LA STRATEGIA DEI CAMALEONTI: COMUNITARISMO E NAZIMAOISMO.
(testo del novembre 2003)
PASQUINELLI, PREVE E I NO-GLOBAL
LA STRATEGIA DEI CAMALEONTI: COMUNITARISMO E NAZIMAOISMO. (testo del novembre 2003) INTRODUZIONE. Il fenomeno del cosiddetto .nazimaoismo. non è mai stato sufficientemente approfondito né dagli storiografi del neofascismo, né dai politici e dai militanti della sinistra. La .simpatia. che certi settori della destra estrema hanno spesso rivolto a contenuti ed associazioni di sinistra è però qualcosa da tenere d.occhio, perché può dare luogo anche a situazioni pericolose per chi milita in certi settori. Già negli anni .20 in Germania si sviluppò il movimento dei .nazionalbolscevichi., che abbracciava problematiche di sinistra con indicazioni nazionaliste (praticamente quello che ha detto ai tempi nostri Jean-Marie Le Pen, dopo avere vinto le .primarie. in Francia: ossia che è .socialmente a sinistra, economicamente a destra e nazionalista francese.); vagheggiavano,tra l’altro, un.alleanza con l.Unione Sovietica. Furono eliminati dal nazismo, né più né meno che gli oppositori del regime. (Marco Rossi, .I fantasmi di Weimar., ed. Zeroincondotta, 2001). Dopo varie peripezie, che narreremo brevemente più avanti, a partire dall.anno 2000 gli eredi di questi nazionalbolscevichi (.comunitaristi. e .comunisti nazionalitari.) hanno iniziato a frequentare ed a cercare contatti con gli ambienti della sinistra antimperialista ed internazionalista, i cui militanti molto spesso, o per non conoscenza, o per un malinteso pragmatismo, non hanno preso le distanze da loro.I risultati di questa attività che osiamo definire di entrismo non li abbiamo ancora visti, tranne il fatto che il movimento internazionalista italiano si sta spaccando su queste cose. Al momento in cui scriviamo queste righe, è in corso, soprattutto in rete (sulla carta stampata ben poco appare sull.argomento), una polemica sull.organizzazione della manifestazione di solidarietà con il popolo iracheno indetta per il 6 dicembre 2003, dato che tra i firmatari dell.appello qualcuno ha trovato dei nomi di persone con un passato che viene ritenuto quantomeno ambiguo. Di fronte a questa polemica, il gruppo di Voce operaia, che è tra i promotori, ha dichiarato .a noi non risulta alcun fascista tra i 700 firmatari dell.appello con il popolo iracheno che resiste e nel caso vi fossero noi le cancelleremo.; ed ancora, riguardo alle prese di posizione di Fulvio Grimaldi e di altri: .il giornalista è sfidato a portare le prove del .sodalizio. coi fascisti, non davanti al branco di scellerati committenti che lo istiga, ma davanti ad un Tribunale che, per quanto borghese deve pur rispettare la Costituzione e considera .fascista. un insulto grave, lesivo della dignità del cittadino che ne è colpito.
I CAMPI ANTI-IMPERIALISTI. Parliamo ora dei campi antimperialisti dell.Umbria, organizzati da alcuni anni a questa parte dal gruppo facente riferimento alla rivista Voce Operaia, diretta da Moreno Pasquinelli (recentemente questa rivista viene indicata come bollettino di Direzione 17): si tratta di convegni ai quali intervengono diversi raggruppamenti, provenienti da tutto il mondo, che hanno in comune la lotta all.imperialismo. Quanto segue è un.analisi della questione che abbiamo trovato in rete, ma della quale non siamo riusciti a risalire alla paternità. “Il Campo antimperialista è un campeggio estivo che vede riunirsi, ormai da diversi anni, gruppi, collettivi e organizzazioni italiane ed estere che si pongono sul terreno dell.anticapitalismo. Un anticapitalismo inteso in senso oltremodo generico e nominale - dunque frainteso - tanto che nel 2000 i nazional-bolscevichi di Comunitarismo, ossia neofascisti di sinistra, hanno avuto la possibilità di parteciparvi senza alcun problema. In realtà, però, a ben guardare, tutto ciò non sorprende affatto. Questo perché fino all.anno scorso era Voce Operaia a promuovere questi Campi, e Voce Operaia, al di là di un richiamo formale all.internazionalismo proletario, ha sempre assunto posizioni antioccidentali e nazionaliste, schierandosi a fianco di tutte quelle nazioni, dalla Serbia alla Palestina in fieri, portatrici di interessi contrapposti a quelli dell.imperialismo NATO. L.antimperialismo di Voce Operaia, insomma, è sempre stato un parteggiare con il fronte borghese più debole, confondendo la solidarietà proletaria internazionale con la difesa delle nazioni aggredite, rimanendo così assolutamente dentro alla logica imperialista stessa. A maggio (2001, n.d.r.) Voce Operaia s.è sciolta per indirizzarsi al meglio sulla via del .Fronte di Liberazione. (sic), .un’organizzazione ampia, inclusiva, democratica, centralista ma pluralista. Una federazione delle forze antagonistiche.... (dalla Dichiarazione di scioglimento di Voce Operaia). Durante il corteo nazionale di Rifondazione comunista svoltosi a Roma sabato 29 settembre, è stato distribuito un volantino recante il seguente titolo: .una Costituente per un movimento politico sociale contro la globalizzazione, il capitalismo e l’imperialismo - Lettera aperta al Movimento.. Firmato: .I Promotori, riuniti ad Assisi durante il Campo Antimperialista, agosto 2001., i quali, nella Lettera, dichiarano di voler costituire dentro il movimento un terzo polo, alternativo sia a quello pacifista (Agnoletto & Co.) che a quello ribellista (Black Bloc & Co.). Il movimento in questione è, ovviamente, quello anti-global. Un movimento che viene definito .anticapitalista, più ancora che per il coraggio delle forme di lotta, per la radicalità dei suoi contenuti.. (.) In sostanza, quindi, bisogna lavorare per far sì che il segmentato fronte proletario riesca finalmente a compattarsi su un terreno di classe. Il che è sacrosanto. Ciò che la Lettera non dice, però, è che per coinvolgere il proletariato nella lotta politica anticapitalista, è assolutamente necessario che il conflitto si sposti dalle piazze ai luoghi di lavoro, alle fabbriche, al territorio, laddove girano gli ingranaggi sociali ed economici del capitale, e laddove la classe rivoluzionaria non è ancora ingannevolmente diluita nel liquido mortale della cittadinanza. E il comunismo? Niente, neanche un accenno. Neanche una perifrasi. Quale sarebbe dunque l.alternativa alla globalizzazione capitalista che si vuole combattere e distruggere? Come ci si può opporre in modo coerente al sistema che domina il mondo senza dire neanche mezza parola su quella che dovrebbe essere la via d.uscita, la strada da percorrere per costruire una società senza capitalismo? (lettera, diffusa in rete, di risposta alla lettera di Voce operaia. Spiace dover costatare che le critiche che vengono mosse all.idea movimentista di Voce Operaia, possano adattarsi bene anche a quanto viene dibattuto da un paio d.anni a questa parte all.interno del partito di Rifondazione comunista.) Ma sentiamo anche la campana di Voce Operaia. “Il fascismo e i fascisti sono oggi il nostro nemico principale? Assolutamente no. Mi pare davvero pleonastico dovere spiegare su una lista di antiamericanisti e antimperialisti chi sia oggi il nemico principale. Questo significa forse essere indulgenti verso i fascisti? Certo che no. I fascisti sono tutti schiacciati sulle posizioni di Forza Nuova? Assolutamente no. C.è in quest.area un grande fermento, una accesa discussione non solo politica, ma teorica. Dobbiamo seguire con attenzione questa discussione? O ci pisciamo sopra? Penso dobbiamo seguirla. Anzitutto per non essere colti impreparati (come è successo ai compagni francesi, che davanti al demonio Le Pen, hanno finito per votare in massa... il diavolo Chirac!!). Mai fare spallucce a fenomeni minoritari, poiché domani potrebbero non esserlo. Mi riferisco in particolare a due testate della destra radicale, il quotidiano Rinascita e Italicum. Quest.area, per chi non lo sapesse, si schiera contro l.imperialismo americano, considera Berlusconi il nemico principale, e l.Ulivo il male minore (nelle recenti elezioni friulane hanno votato per Illy!!)” (e-mail di Moreno Pasquinelli diffusa in rete nell.estate 2003) Spulciando il programma del campo anti-imperialista del 2003, dove troviamo, tra le altre, le seguenti iniziative: .Oltre Porto Alegre forum sociale mondiale e le prospettive del movimento contro la globalizzazione.. Dibattito con: Piero Bernocchi, Costanzo Preve, Leonardo Mazzei; presiede Moreno Pasquinelli. .”Armageddon: il fondamentalismo politico e religioso negli USA”.. Incontro con Miguel Martinez e Roberto Giammanco. “Per un movimento di resistenza all.impero americano. Quale alternativa alla deriva imperialista della sinistra occidentale”., con Miguel Martinez, Costanzo Preve, Roberto Giammanco, presiede Alessia Monteverdi.
LA PAROLA A COSTANZO PREVE. Ma vediamo quali motivazioni ha addotto il .filosofo. (ma vi siete mai chiesti quanti .filosofi. esistano in Italia al giorno d’oggi? o ha ragione Ivano Fossati quando canta che ogni insegnante di filosofia oggi è un filosofo?) Costanzo Preve, che in tempi ormai lontani era vicino alle posizioni di Democrazia Proletaria, per avvicinarsi oggi ad una collaborazione con l’area comunitarista. “La rottura emotiva per me risale al marzo 1999, quando i bombardieri americani e dei loro servi europei della NATO (con la lodevole eccezione della Grecia, patria della filosofia) cominciarono a cospargere di uranio radioattivo la Jugoslavia. Da vecchio conoscitore dei Balcani, sapevo perfettamente che non c.era in corso nessun genocidio e neppure nessuna pulizia etnica (cioè espulsione etnica di massa da un territorio), ma solo una repressione armata di un movimento armato indipendentista (una situazione comune ad almeno cinquanta paesi al mondo). Sapevo anche che il movimento armato indipendentista albanese UCK perseguiva la pulizia etnica dei serbi, mentre Milosevic non perseguiva quella degli albanesi. Sapevo anche che gli americani erano del tutto indifferenti ai cosiddetti motivi umanitari, e volevano invece un insediamento militare geopolitico nei Balcani (l.odierno Camp Bondesteel). Sapevo anche che i cosiddetti colloqui di Rambouillet erano stati una trappola pianificata dalla Albright. Bene, tutto questa era largamente noto, ed invece vidi la sinistra che appoggiava la guerra americana, Veltroni che sfilava in suo appoggio, Sofri che inneggiava sulle colonne del giornale-partito La Repubblica, Bobbio che prestava il suo nome alla cosiddetta Operazione Arcobaleno, eccetera. In quel momento in me si ruppe qualcosa. Poi lessi che la rivista Diorama Letterario di Tarchi si era invece impegnata contro la guerra con contributi pacati ed equilibrati, ed allora decisi che il tabù dell’impurità avrebbe dovuto essere rotto proprio per preservare la mia salute mentale e la mia dignità personale di studioso. E l’ho fatto. (….) Esaminiamo brevemente questi punti programmatici, che sono appunto al di là della dicotomia tra sinistra e destra. In primo luogo, il comunitarismo moderno è oggi in grado, a mio avviso, di correggere radicalmente l.errore mortale del vecchio comunitarismo ottocentesco e primonovecentesco, e cioè l.organicismo (in altre parole, la Gemeinschaft contro la Gesellschaft). Oggi il comunitarismo, correttamente inteso ed elaborato, è in grado di accogliere le buone ragioni del migliore individualismo, e cioè la tolleranza degli stili di vita minoritari, il diritto alla libera espressione artistica, filosofica e religiosa, eccetera. Io penso sinceramente che il migliore comunitarismo può accogliere le lezioni filosofiche di Spinoza e di Marx. Il terreno dell’ individualismo, invece, è oggi il terreno filosofico comune dell.incontro del nuovo capitalismo globalizzato dei consumi mirati (ed appunto individualizzati e non più fordisti e serializzati) con la sinistra snob e politicamente corretta. Potrei fare mille esempi tratti dalla quotidianità, ma credo che il concetto sia già chiaro abbastanza. In secondo luogo, lo stato nazionale fondato su di una democrazia nazionalitaria (e rimando qui alle analisi svolte da parecchi anni dalla rivista Indipendenza, cui onoro di collaborare) non ha più nulla a che vedere con i vecchi stati-nazione imperialisti, che Toni Negri continua a scambiare in pittoresca e irritante confusione. Oggi questo Stato-nazione è soprattutto un fattore di resistenza all’impero americano. Per questo Chàvez è buono in Venezuela. Chevènement è buono in Francia. La giunta militare della Birmania, sputacchiata da tutti i giornalisti di sinistra è ottima, e forse risparmierà al suo popolo buddista di diventare un bordello per pedofili europei e giapponesi come la vicina Tailandia. La Cina è buona, finché resta forte ed indipendente. E potremo continuare, ma il lettore avrà già perfettamente capito. Abbiamo bisogno di una rivoluzione culturale di 180°, ed essa purtroppo non verrà presto. So perfettamente che agli occhi di un sinistro politicamente corretto quanto ho scritto non è inglese o tedesco, cioè in parte comprensibile, ma armeno e turco cioè completamente incomprensibile. Non importa. Chi ha buone ragioni deve andare avanti. E noi sappiamo che le nostre ragioni sono ottime” (Intervento tratto dal sito .socialismo e liberazione.) Noi non pretendiamo di dare delle risposte né filosofiche, né di alta strategia politica, sia ben chiaro. Però vogliamo parlare col cuore in mano, come si dice. Ebbene, forse da un punto di vista emozionale Preve può anche avere ragione. Però le strategie politiche non si decidono sulle basi emozionali, e quando si decide di iniziare un percorso politico comune con un.altra entità politica, bisogna valutare innanzitutto quali sono le finalità che si hanno in comune, quali i metodi e chi sono le persone con le quali si va a lavorare. E le persone con le quali si starebbe creando questa liaison internazionalista, a noi non sembrano dei buoni compagni di viaggio, con buona pace di Preve e di Pasquinelli. In quanto firmatari dell.appello per la manifestazione del 6 dicembre, ed additati come .fascisti., sia Maurizio Neri che Miguel Martinez hanno risposto di essere stati militanti di destra in passato e di avere poi cambiato idea. Non entriamo qui nel merito dei cambiamenti .ideologici. dei singoli (anche se non ci sono ben chiare le finalità politiche attuali dei due in questione), perché siamo ben consci del fatto che non necessariamente un fascista debba restare tale all.infinito, così come anche un comunista può cambiare idea politica. Quello che ci sembra curioso, è che in contemporanea con il ravvedimento di Neri e Martinez, anche altre persone (che invece continuano a fare riferimento ad ideologie di destra . anche se comunitariste) si siano avvicinate agli ambienti politici .di sinistra. con i quali collaborano, su tematiche internazionaliste, Neri e Martinez.
Tutto questo va inserito nel panorama delle concezioni politiche/non politiche del movimento cosiddetto no-global (o new global), che parla soltanto di superare il capitalismo e non dice come attuare questo superamento, perché bisogna abbandonare le ideologie ed anche il marxismo leninismo (desolante a questo proposito il dibattito che si è instaurato anche all.interno del partito di Rifondazione comunista). I militanti di questo movimento si dichiarano .né di destra né di sinistra., (affermazione che abbiamo sentito fare spesso negli anni passati sia da militanti della Fiamma tricolore che da rappresentanti di Ya basta) ma .società civile. (brutto termine, secondo noi, che troviamo usato nel Piano di rinascita democratica della P2); come nemico si vede un non meglio identificato .impero. e non si parla più invece di imperialismo, categoria che si ritiene, a torto, superata (concetto questo che impedisce di creare una seria opposizione contro di esso), ed a questo .impero. non si sa bene quale tipo di società si intenderebbe sostituire, visto che di comunismo non vuole parlare più nessuno e tanto meno ci si occupa di analizzare marxisticamente la situazione dell.evoluzione del capitalismo. In questo vuoto ideologico qualunquista, dove basta dichiararsi .no global. antimondialisti, contrari alla NATO ed agli USA, ma senza un modello alternativo di sviluppo, per entrare a pieno titolo in un non ben chiarito .movimento sociale. (che brutta definizione, che però sembra andare piacere molto, invece di rievocare un passato di neofascismo), sono molto alti i rischi di strani connubi, infiltrazioni e, perché no, provocazioni di cui è piena la storia dei movimenti di sinistra. Claudia Cernigoi http://www.nuovaalabarda.org/dossier/comunitaristi_e_nazimaoisti.pdf
www.nuovaalabarda.org/dossier/comunitaristi_e_nazimaoisti.pdf
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