DAX VIVE NELLA LOTTA
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Il 16 marzo 2003: una notte nera per Milano. In via Brioschi nel quartiere Ticinese, un gruppo di nazi-fascisti aggredisce a coltellate alcuni compagni ferendone tre. Uno di loro, Davide “Dax” rimane a terra, assassinato.Gli amici e i compagni accorsi all’ospedale San Paolo per avere notizie trovano ad aspettarli numerose pattuglie di polizia e carabinieri. La presenza pressante e provocatoria delle forze dell’ordine sfocia ben presto in brutali cariche sia all’interno che all’esterno del pronto soccorso. Una notte di lame, di sangue, di botte, di terrore. La notte in cui abbiamo perso Dax.
Nel terzo anniversario vogliamo continuare a ricordare quei fatti perché rimangano impressi nella memoria di tutti. Ma non basta fermarci a quella notte. Per non dimenticare Dax, per rendere onore alla sua memoria bisogna dare continuità all’antifascismo, alle idee di libertà e lotta contro le ingiustizie sociali che animavano i suoi passi. Il trascorrere del tempo non può far rimarginare questa ferita, il peso dell’assenza si fa sentire giorno dopo giorno. L’unica cosa che possiamo fare è proseguire sulla strada che abbiamo intrapreso insieme, senza rassegnarci, senza arrenderci.
Negli ultimi tre anni si è assistito a una preoccupante trasformazione dello scenario politico. La violenza squadrista si è presentata con rinnovata regolarità: attraverso il 2004, il 2005 fino ai primi mesi del 2006 si registrano una successione di incendi, agguati, accoltellamenti, pestaggi e intimidazioni. Per citare solo gli ultimi episodi l’incendio al CS “La sede” di Vigevano, l’aggressione a danno degli studenti del liceo Agnesi a Milano e i ripetuti assalti ai compagni di Roma. La provocazione e le aggressioni rappresentano il terreno privilegiato dei fascisti. La destra radicale e xenofoba tenta di crescere in termini di aggregazione, incrementando la presenza e la propaganda nei territori. Ma gli accordi elettorali stipulati da tutti i partiti neofascisti, Fiamma Tricolore, il nuovo MSI di Saya, il MIS di Rauti, il cartello Alternativa Sociale (Forza Nuova, Azione Sociale e il Fronte Nazionale) con la Casa delle Libertà rappresentano un ulteriore sviluppo: è la legittimazione politica e istituzionale di queste formazioni che gli garantisce uno spazio di agibilità ed espressione fin ora inedito. D’altra parte i confini tra la destra istituzionale e di governo e il putrido arcipelago nero tendono a scomparire nel condiviso terreno di proposte e di azione politica. La necessità forte è di autorganizzare una resistenza antifascista capace d’incidere e contrastare, da un punto di vista teorico e pratico, i processi di riemersione delle destre e il dilagare d’istanze razziste e intolleranti in settori significativi della società. Di fronte anche a una sostanziale apatia dei partiti e delle organizzazioni tradizionali della sinistra interessate a rincorrere gli avversari delle Casa della Libertà piuttosto che a contrastare la deriva autoritaria e reazionaria che investe il nostro paese. Proprio l’11 marzo la Fiamma, l’organizzazione attualmente più attiva del panorama xenofobo, ha annunciato un corteo nazionale a Milano. A cinque giorni dal terzo anniversario saremo impegnati in una mobilitazione per impedire l’iniziativa neofascista e per segnalare alla città quanto la presenza di questo partito sia inaccettabile.
Il marzo 2006 vedrà anche l’epilogo del processo per i “fatti” dell’ospedale S.Paolo Sul banco degli imputati da una parte quattro compagni accusati di resistenza, lesioni e danneggiamento, dall’altra un poliziotto e due carabinieri (colti in fragranza da un video amatore che ha ripreso un pestaggio) a cui vengono contestate lesioni, porto d’arma impropria (mazze da baseball) e abuso di ufficio. Proprio nella mattina del 16 marzo si terrà l’udienza finale, mentre la sentenza è fissata per la settimana successiva, il 23. Ironia della sorte anche il 16 marzo dell’anno scorso eravamo in tribunale a Genova dove veniva pronunciata una dura sentenza di condanna, per un totale di 7 anni e 6 mesi, a carico di alcuni militanti antifascisti milanesi bersagli di una montatura giudiziaria. Saremo presenti in tribunale aspettando il verdetto dei giudici, ma poco c’interessa il modo in cui la corte risolverà questa scabrosa vicenda. L’ipotesi che condannino qualche rappresentante delle forze dell’ordine, o perché ripreso fortuitamente da un video amatoriale o perché le testimonianze del personale medico sanitario ne hanno inchiodato la condotta, per noi ha ben poco importanza. Ci portiamo negli occhi la verità di quella notte, di quel massacro eseguito dall’intero corpo di polizia e dall’arma dei carabinieri presenti sul posto. Un’aggressione violentissima mossa dalla volontà politica di affermare il pieno potere su quello che accade in città; annientarci fisicamente: spaccare denti, ossa, teste, volti doveva servire a lasciarci inermi di fronte al vile omicidio. Dopo le lame fasciste (in palese consequenzialità a queste) sono intervenuti i manganelli dello Stato e al sangue si è sommato sangue. Dobbiamo riflettere su quello che è successo al San Paolo, ma superare il fatto specifico che risulta inserirsi quale ennesimo esempio di un’involuzione autoritaria nella gestione dell’ordine pubblico. Un filo conduttore unisce gli scenari repressivi di Napoli 2001 e della caserma Raniero, con Genova, la Diaz e Bolzaneto, passando per le brutalità perpetrate nelle carceri (un esempio: San Sebastiano a Sassari), fino alle cariche in Val di Susa nel dicembre 2005. La ferocia delle polizie non si rivolge solo contro i movimenti ma investe anche l’intero corpo sociale accanendosi su tutti coloro che non sono inseriti nelle "normali” strutture di vita e produzione: i soggetti definiti “devianti”, la comunità immigrata, gli anelli meno “garantiti” della scala sociale. Il video amatoriale del pestaggio dei CC a Sassuolo a danni di un immigrato ha riportato agli occhi di tutti l’operato razzista e brutale come norma, legittimata dal potere politico con le dichiarazioni del ministro degli interni Pisanu. Insieme a Davide ricordiamo sempre tutte quelle persone che la violenza della polizia uccide, come Marcello Lonzi picchiato a morte nel carcere di le Sughere a Livorno, Federico Aldrovandi ammazzato di botte da agenti delle forze dell’ordine nelle strade di Ferrara o Carlo Giuliani ucciso da un carabiniere durante il G8 di Genova. Da un punto di vista giudiziario questi casi o si sono risolti con archiviazioni clamorose, come per Marcello, o si stanno sviluppando nella menzogna e nella falsità più spudorata, come per Federico. Ma ciò ormai non può stupirci, essendo la dimostrazione della impunità totale e della copertura politica accordata alle forze di polizia, le quali si sentono legittimate ad operare in modo sempre più autoritario. Il monopolio della violenza da parte dello Stato si conferma come elemento strutturale che garantisce il sistema di dominio e di oppressione vigente.
Sabato 18 marzo abbiamo indetto una manifestazione che partirà dalle colonne di S.Lorenzo e arriverà sotto il carcere di S. Vittore. Le colonne di S.Lorenzo sono diventate negli ultimi anni un luogo simbolo per diverse ragioni: è' inserito in una parte del quartiere Ticinese dove storicamente si ritrovano personaggi legati ad ambienti neofascisti e neonazisti e dove si sono consumate gravi aggressioni nei confronti di compagni. E' anche una zona particolarmente trasformata dalle politiche di controllo e di repressione sociale lanciate con vigore a livello nazionale e messe in atto dalle amministrazioni locali con la videosorveglianza e la presenza costante di camionette delle forze dell’ordine… E’ proprio nelle nostre città che ritroviamo alcuni aspetti spesso poco visibili della guerra permanente che si è sviluppata a livello mondiale. Quel fronte interno che è fatto della negazione sostanziale dei diritti fondamentali, della repressione che investe i movimenti e le varie forme di ribellione e di incompatibilità al sistema, di una libertà insomma che è sempre più falsa e fintamente democratica. Il fronte esterno cioè la guerra, che oggi ha lo scenario principale in Iraq, con i morti, la resistenza, le rappresaglie, le occupazioni, gli embarghi, la violenza degli eserciti privati delle multinazionali… si lega con il fronte interno e tutto ciò si ripercuote anche nelle nostre condizioni di vita e di lavoro. Il vero motivo dell’aggressione all’Iraq è evidente: è il controllo di una zona strategica, per le risorse energetiche, per la posizione centrale nella polveriera mediorientale, per i mercati e infine per rilanciare la propria economia, tramite le spese militari incrementate, ma anche gli affari della ricostruzione post-bellica. Anche l’Italia partecipando alla guerra si è assicurata un posto da protagonista. Per esempio l' ENI, la ditta petrolifera italiana che in Iraq ha investito moltissimo per il petrolio estratto ed è disposta a occupare e difendere i propri interessi con il sangue degli iracheni. Così come le ditte di mercenari, chiamate oggi “contractors”, che prestano protezione privata al fianco degli eserciti. La manifestazione arriverà quindi sotto il carcere di S.Vittore, un inferno nel centro di Milano. Per noi la necessità delle carcere non è un assioma, ma un paradigma da abbattere, fisicamente e teoricamente. Il carcere ha un ruolo cardine nel sistema di dominio vigente. Una funzione preventiva più velata ed intimidatorie che cerca di costringerci ad accettare le condizioni imposte e una funzione “correttiva” (ma sarebbe meglio dire alienante) che punisce chi non si adegua e tenta di condizionarne la vita per impedire che ogni forma di “anti-socialità” si ripeta o si diffonda Vogliamo con questo corteo provare a lacerare il silenzio e l’indifferenza che avvolge questi luoghi, rompere l’isolamento per portare solidarietà attiva ai detenuti/e.
Non ci resta quindi che aprire il corteo e la sua costruzione a tutte le soggettività e le realtà che sentano proprie le idee e le lotte che erano di Dax e che sono nostre, per dimostrare che esse sono più vive che mai e che nessuno ci potrà portar via il ricordo di Davide, che continua ad esistere nei nostri cuori e nelle nostre lotte, ogni giorno.
CON DAX NEL CUORE SOLO LA LOTTA PAGA i compagni e le compagne di Dax
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