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I poliziotti del silp: «la nuova legge sulle droghe e' un errore»
Intervista a Claudio Giardullo, segretario del terzo sindacato di polizia per numero di iscritti: «L’ennesima patacca elettorale» articolo - italia - Liberazione - - War on Drugs all'italiana - [05/03/06]
Sulle droghe stiamo assistendo all’ennesima pataccata elettorale. La nuova legge è sbagliata nell’approccio, e l’approvazione senza le tabelle, senza quindi la possibilità per il Parlamento di discutere le quantità minime, non ha precedenti. E’ ovvio che avevano fretta».
A parlare è Claudio Giardullo, segretario del Silp, il terzo sindacato della polizia di Stato per numero di iscritti, oggi in prima fila nella critica al nuovo piano di intervento sulle droghe dettato dallo stralcio della legge Fini-Giovanardi. «Un fallimento» documentato dalle parole di chi è chiamato ogni giorno ad intervenire sugli effetti di una legge «repressiva» che «colpisce il consumo» che «allontana risorse dalla lotta al traffico e allo spaccio internazionale».
Il sottosegretario alla Salute,Cesare Cursi,ha detto « che al più presto verranno compilate le famose tabelle per stabilire la quantità minima tollerata,oltre la quale configurare lo spaccio. Nel frattempo,però,la legge è già entrata in vigore. Questo potrebbe creare difficoltà nell’applicazione data l’eccessiva discrezionalità concessa?
Ovviamente il nostro compito è l’applicazione della legge, ma io confido molto nella professionalità degli operatori di polizia.
Professionalità?
Rispetto delle norme senza furori ideologici. Non certo con la repressione selvaggia che non sa distinguere tra consumatori e spacciatori, tra giovani assuntori e pericolosi criminali. La repressione non ha mai ripagato nessuno. La minaccia della repressione non contempla il disagio che delle volte si nasconde dietro l’utilizzo di certe sostanze.
Ma il sindacato come giudica il provvedimento?
Siamo di fronte ad una anomalia tutta italiana. Una legge sulle droghe non può essere approvata senza che siano state compilate le tabelle che fissano i limiti tra ciò che è penale e ciò che non lo è. Come si fa a valutare una legge su un tema così delicato senza che il Parlamento possa pronunciarsi su una cosa così fondamentale. Altra cosa incredibile è che questo compito venga affidato al ministero della Salute, per decreto. In pratica, viene dato ad un uomo il compito di stabilire il confine tra ciò che è bene e ciò che male. Le semplificazioni su un tema così importante sono sempre sbagliate. Per quanto mi riguarda sono contrario all’utilizzo di qualunque sostanza stupefacente. Riesco, però a distinguere tra ciò che è criminale e ciò che non lo è. Quando penso alla droga preferisco riferirmi ad un fenomeno non prettamente individuale, ma di sistema. Liberalizzare le droghe, penso, possa rappresentare un disvalore per i giovani che potrebbe portare a conseguenze non positive per il loro futuro. Questo però non significa trattare tutti come delinquenti. C’è differenza tra chi consuma solamente e chi alimenta circuiti criminali.
Quali possibili effetti collaterali possono manifestarsi con questo giro di vite proibizionista?
Il giro di vite alimenta il circuito penale con spreco di risorse e spostamento di forze dalla prevenzione alla repressione. Ormai l’uso di sostanze stupefacenti non riguarda più una sparuta minoranza, bensì stiamo parlando di un vero e proprio fenomeno sociale difficile da controllare e per di più inutile da reprimere. Non posso impiegare risorse per perseguire un giovane che ha indosso qualche spinello trascinandolo in un mondo criminale dal quale non uscirà più, mentre dietro l’angolo la criminalità organizzata continua i suoi traffici. Questo è il vero problema.
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