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Olmert vuole annettere i Territori Occupati
by mazzetta Wednesday, Mar. 08, 2006 at 10:16 AM mail:

OLMERT A CACCIA DEI TERRITORI Mercoledì, 08 Marzo 2006 - 00:34 - di mazzetta





OLMERT A CACCIA DEI TERRITORI
Mercoledì, 08 Marzo 2006 - 00:34 -
di mazzetta

Olmert La Road Map è morta, Israele "deve prendere l'iniziativa da sé, dice Avi Ditcher alla Reuters, commentando i programmi che il premier Ehud Olmert ha annunciato in vista della prossima campagna elettorale. Con Sharon ancora immobilizzato in ospedale il suo successore accoglie i piani che si erano già intuiti dietro alle azioni del suo predecessore; piani che consistono, per andare al nocciolo, nell'annessione di una buona parte dei territori occupati.
Dai nostri giornali e telegiornali la notizia che passa è quella che il governo israeliano avrebbe deciso di continuare la "coraggiosa" politica di sgombero delle colonie; ma si tratta esattamente del contrario. I nostri media "vedono" la notizia dello sgombero di alcune piccole colonie isolate, ma si "distraggono" e non registrano l'intenzione israeliana di rinunciare a qualsiasi accordo e di procedere unilateralmente ad un'annessione di gran parte del Territori Occupati.

Israele prende a pretesto la presenza di Hamas a capo del governo palestinese per annunciare al mondo che farà di testa sua, ignorando le risoluzioni dell'ONU e anche le impacciate dichiarazioni e gli ipocriti piani messi sul tavolo dalla comunità internazionale, Ue e Usa compresi.

Israele farà di testa sua e se è vero che sgombererà qualche avamposto colonico, è anche vero che Olmert mira all'annessione di oltre un terzo della West Bank. Olmert vuole conservare le colonie di Maale Adumim e di Ariel ed annettersi la valle del Giordano ad Israele. Chi si chiedeva perché il muro della vergogna corresse attraverso i territori occupati e non sul confine tra i due paesi, adesso è servito: la sua funzione è quella di annettere ad Israele i territori che lo steso Israele ha deciso di tenersi alla faccia di qualsiasi trattativa o arbitrato internazionale. Come da molti previsto lo sgombero di alcune colonie serviva solo a concentrare la protezione sui territori che Israele vuole acquisire in via definitiva ad ogni costo, anche a quello di forzare la mano agli alleati occidentali; forse fidando sulla convinzione che la vulgata antislamica abbia dato a Tel Aviv la licenza di fare quello che vuole.

Lo sgombero di Gaza, letto oggi, non era quindi un gesto verso la pace, ma un preparativo per un ridispiegamento in vista di una vera e propria aggressione ai territori palestinesi più interessanti e di maggior valore. Le scene strappalacrime che abbiamo visto da Gaza e che volevano mostrarci la "sofferenza" israeliana nel perseguire la pace, erano invece una pantomima che faceva parte di un piano per continuare a nascondere le sofferenza del popolo palestinese, come le indegne intenzioni che si nascondevano dietro la sofferenza troppo esibita di qualche fanatico; un gioco delle parti che alla gran parte dei commentatori internazionali è bastato per esplodere in lodi ed apprezzamenti al piano "di pace" del falco Sharon.

Ipocrisia quindi. Un'ipocrisia assecondata dalla politica e dai media occidentali, che ancora una volta scelgono di stare dalla parte di chi persegue la guerra e impegnano il loro tempo chiedendo credenziali di buona volontà ad Hamas, mentre Israele continua ad avere piena libertà di rubare terreni e vite palestinesi. Tutto questo è possibile grazie all'affermazione di un solido presupposto, fortificato con anni di propaganda: Israele uccide per difendersi, i palestinesi per seminare il terrore. Israele quindi è, a prescindere, dalla parte del diritto, i palestinesi invece sono "terroristi", anche quando attaccano avamposti militari.

Hamas non ha ovviamente accolto con favore la notizia di una tale rottura di indugi da parte israeliana, il suo portavoce, Sami Abu Zuhri, ha dichiarato che "l'obbiettivo è imporre nuove realtà sul terreno; allo stesso modo il capo-negoziatore palestinese Saeb Erekat dice che questo"..è un diktat, non un negoziato".

Non è possibile dare torto ai palestinesi, il piano di Olmert è uno schiaffo a tutta la comunità internazionale e a quanti si sono negli anni adoperati per una soluzione tra i due paesi; ora Israele mette i piedi nel piatto, i media occidentali tacciono e si preparano a battere la grancassa del "terrorismo" non appena i palestinesi proveranno a resistere a questo ennesimo abuso e al tentativo di sottrarre loro definitivamente quei territori che da anni Israele occupa illegalmente, fidando sulla sua superiorità militare e sulla complicità dell'Occidente.

La comunità internazionale si trova di fronte ad un bivio: dovrà decidere se continuare la vecchia politica, coprendo questo ennesimo crimine israeliano e rischiando di scavare ancora di più le differenze con il mondo islamico, oppure se fermare i piani irresponsabili che sono stati appena annunciati.

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Eggia'.....
by porc'adonai Wednesday, Mar. 08, 2006 at 12:10 PM mail:

Questa e' l'eloquente risposta a quanti s'erano illusi che
con l'uscita di scena di sharon-il-boia le cose si sarebbero un po' aggiustate da quelle parti.

Pare che si tratti di un piano preordinato per spingere Hamas ad azioni eclatanti e avere cosi' le mani "teoricamente" libere per ulteriori nefandezze.

BEATO UN MONDO LIBERO DAL ZIONISMO.

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più precisamente
by mazzetta Wednesday, Mar. 08, 2006 at 1:15 PM mail:

Il primo ministro israeliano ad interim Ehud Olmert, il cui partito Kadima (fondato da Ariel Sharon) stando ai sondaggi sembra destinato a vincere le elezioni parlamentari del prossimo 28 marzo in Israele, ha intenzione di procedere ad un ulteriore ritiro unilaterale da almeno 17 insediamenti israeliani in Cisgiordania.

Secondo Olmert, se dovesse chiudersi ogni possibilità concreta di negoziato con le controparti palestinesi (che alla fine di gennaio hanno votato a larga maggioranza il gruppo jihadista Hamas che si rifiuta di riconoscere Israele), allora Israele dovrebbe fissare in modo unilaterale i propri confini, come fece Sharon la scorsa estate quando procedette allo sgombero dalla striscia di Gaza e da quattro insediamenti nella Cisgiordania settentrionale.

Avi Dichter, già capo della sicurezza, oggi importante esponente del Kadima, ha dichiarato domenica che un governo israeliano guidato da Kadima procederebbe allo sgombero di civili israeliani dalle zone più isolate della Cisgiordania, spostandoli verso i blocchi di insediamenti a ridosso dell’ex linea armistiziale che Israele conta di mantenere anche dopo un futuro accordo di pace. Secondo Dichter, lo sgombero in questo caso riguarderebbe i civili, mentre l’esercito continuerebbe a mantenere per ragioni di sicurezza il controllo delle zone sgomberate. “E’ importante distinguere fra disimpegno civile e disimpegno militare – ha spiegato Dichter – Quelle aree resterebbero nelle mani delle Forze di Difesa israeliane anche dopo il ritiro unilaterale dei civili”, in attesa di un accordo con la controparte. “Non abbiamo intenzione di attuare un disimpegno militare perché non vediamo dall’altra parte un interlocutore che combatta il terrorismo – ha specificato Dichter – La fase del trasferimento completo di territori avrà luogo solo quando vi sarà un’Autorità Palestinese che abbia dimostrato di voler e poter combattere il terrorismo”.
“La Road Map resta lettera morta se non è applicata da entrambe le parti” ha detto Dichter al Jerusalem Post.
Dichter non ha indicato confini precisi, ma ha detto che “stiamo parlando di linee di sicurezza che inizieremo a pianificare quando sarà formato il nuovo governo, insieme ai partner di quella che sarà la coalizione di maggioranza e in collaborazione con i rappresentanti degli israeliani che vivono negli insediamenti. Il senso è che intendiamo trasferire gli insediamenti sgomberati dentro i blocchi di insediamenti” da mantenere.
Dichter ha nominato una decina di insediamenti che sarebbero interessati dal piano di sgombero unilaterale: Elon Moreh, Yitzhar, Itamar, Shiloh, Psagot, Tekoa, Nokdim, Pnei Hever, Ma'on e Otniel.

Secondo un servizio di Yedioth Aharanot in gran parte confermato da Dichter, altri insediamenti interessati dal piano di sgombero unilaterale potrebbero essere Tapuah, Har Bracha, Eli, Ateret, Halamish, Ma’aleh Amos, Meitzad, Carmel, Atanel.

I progetti concreti di sgombero riguarderebbero almeno 17 insediamenti, comportando il trasferimento di circa 15.000 civili israeliani (su un totale di 235.000 che attualmente vivono in Cisgiordania). La scorsa estate erano stati circa 8.000 i civili sgomberati con il ritiro unilaterale dalla striscia di Gaza.

Recentemente il primo ministro israeliano ad interim Ehud Olmert aveva ribadito l’intenzione di Israele di mantenere in ogni caso il controllo su tre principali blocchi di insediamenti (Ariel, Gush Etzion, Ma'aleh Adumim) oltre a un controllo di sicurezza nella Valle del Giordano. A parte Ariel, che si trova a 17 km dall’ex linea armistiziale, tutti gli altri insediamenti dei blocchi in questione sorgono a ridosso dell’ex linea verde. Secondo esponenti di Kadima, Israele intenderebbe mantenere anche altre tre aree minori e cioè i blocchi Shomron-Kedumim, Ofrah-Beit El e i quartieri ebraici di Hebron con la vicina Kiryat Arba.

Secondo Ha’aretz, Olmert intende convincere l’amministrazione Usa e i principali protagonisti della comunità internazionale che, se Hamas non modifica le sue posizioni, sarà doveroso sostenere la decisione israeliana di procedere a fissare in modo unilaterale i confini della Cisgiordania. In questa prospettiva, Israele è riuscito a raccogliere un ampio sostegno internazionale intorno alle condizioni minime che è necessario porre a un governo Hamas, ed ora occorre mantenere questo consenso fino alle elezioni. Solo allora si inizierà a promuovere l’iniziativa unilaterale.

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per il tizio che cerca di confendere usando lo stesso nick
by mazzetta Wednesday, Mar. 08, 2006 at 3:58 PM mail:

in quello che hai copiato c'è scritto:

"Il senso è che intendiamo trasferire gli insediamenti sgomberati dentro i blocchi di insediamenti”"

Il che conferma in pieno la mia valutazione, peraltro condivisa anche da Repubblica (pagina 20, non una grande evidenza, chissà perchè), più di quanto il tuo collage firmato a mio nome riesca a dimostrarlo infondato.

Complimenti per lo stile inimitabile quanto stravisto

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Un furtivo disimpegno
by peace Wednesday, Mar. 08, 2006 at 6:23 PM mail:

Israele - Palestina - 08.3.2006
Un furtivo disimpegno
Mentre Olmert parla di ulteriori disimpegni, Israele annette la valle del Giordano









Il sostituto di Sharon, Ehud Olmert, in vista delle prossime elezioni in Israele, ha rilasciato diverse dichiarazioni che prospettano ulteriori ritiri unilaterali dai territori occupati in Cisgiordania. Sono le nuove strategie con cui il ministero della Difesa intende determinare i nuovi confini di Israele, senza passare per la Road Map e senza il bisogno di interloquire con la nuova leadership dell’Autorità Palestinese.
Colona con figlio durante lo sgombero da Gaza
Disimpegno? I progetti di disimpegno che Olmert ha paventato, in caso di vittoria alle elezioni di fine mese, sono ben lungi dall’essere una “ritirata” come quella dalla Striscia di Gaza, che per molti israeliani ha provocato la vittoria di Hamas. Olmert ha sì annunciato il ritiro da alcuni piccoli insediamenti della Cisgiordania, ma al solo scopo di concentrare e rendere permanente la presenza israeliana nei blocchi di colonie di Ariel, Ba’al Hatzor, Gush Etzion, Maale Adumim, oltre agli insediamenti dentro e attorno la città di Hebron. A
nche rispetto all’abbandono delle diciassette piccole colonie, il ministero della difesa ha raccomandato di mantenere il controllo, almeno militare, sugli insediamenti strategici per il controllo delle risorse d’acqua. “Sarà un disimpegno civile, non militare” ha dichiarato Avi Dichter, ex capo dello Shin Beth. I circa 15 mila abitanti dei centri da sgomberare confluiranno con ogni probabilità nei blocchi di grandi insediamenti, che già oggi ospitano 250 mila coloni in piena Cisgiordania. Il risultato di questo processo, che dovrebbe avvenire nei prossimi quattro anni, non sarà quindi un disimpegno, ma un forte consolidamento della presenza israeliana in Cisgiordania, che nessuna Road Map potrà più mettere in discussione.

Mappa della Cisgiordania, in azzurro la valle del GiordanoLa valle del Giordano. Recentemente, l’organizzazione per i diritti umani israeliana B’Tselem ha pubblicato una ricerca che offre su quei piani un punto di vista radicalmente diverso. Secondo B’Tselem, Israele avrebbe già annesso di fatto tutta la fascia orientale della Cisgiordania, che corre da nord a sud lungo il fiume Giordano fino al mar Morto. In questa fascia dei Territori Occupati si trovano una trentina di colonie, che ospitano circa ottomila residenti, a fronte dei 50 mila palestinesi che risiedono nei villaggi e nei centri abitati dell’area. Quando venne progettato il muro di separazione lungo la linea Verde ( in molti punti anche all’interno, ndr ) tra la Cisgiordania e Israele, le autorità intendevano costruirne uno uguale anche a est, tra la Cisgiordania e la Giordania, ma il progetto venne bloccato dall’Alta Corte Israeliana e dalle proteste internazionali. “É evidente - si sostiene nelle conclusioni della ricerca - che l’effetto di una barriera di separazione si può ottenere anche in altri modi. Per mesi infatti, Israele ha istituito in quelle aree un regime di permessi e severe restrizioni al movimento”. Oggi per i check point della zona possono transitare solo i palestinesi residenti e quelli con un permesso speciale dell’Amministrazione Civile Israeliana. Solo Gerico rimarrà accessibile, ma una volta in città non sarà possibile spostarsi. “I palestinesi che verranno scoperti nella valle del Giordano – ha dichiarato il portavoce dell’esercito israeliano – saranno arrestati”. Questo significa che in modo informale, senza cioè un voto della Knesset e un dibattito pubblico, si è creata una distinzione di status tra le parti della Cisgiordania: da una parte i territori di Giudea e Samaria, dall’altra la valle del Giordano. Questa annessione di fatto viola i diritti dei palestinesi, perché limita fortemente l’accesso al ponte Allenby, varco di frontiera con la Giordania, separa intere famiglie dai parenti che vivono poco lontano e limita agli agricoltori della zona l’accesso a numerosi terreni coltivati. Israele ha anche interdetto l’accesso palestinese a tutta la parte meridionale della valle, l’unico sbocco sul mar Morto, appropriandosi così di una importante risorsa economica per l’industria e il turismo. L’impressione che se ne trae, conclude B’Tselem, è “che queste politiche non siano motivate da questioni di sicurezza, ma da valutazioni politiche".
Blocchi stradali per accedere a Hebron. Foto: Naoki Tomasini
Gerusalemme isolata. Israele pianifica anche di costruire un tratto di barriera anche attorno a cinque villaggi alle porte di Gerusalemme, tra cui Beith Hanina, e Qalandia, nodi di passaggio verso Ramallah. Il nuovo tratto creerà enormi disagi ai 15 mila abitanti della zona, che si troveranno isolati dalla vicina Gerusalemme e saranno costretti a lunghe e tortuose deviazioni. In questo tratto si prevede che il muro di separazione correrà all’interno di tre by pass roads, importanti vie di comunicazione che saranno riservate ai coloni. Per la mobilità dei palestinesi è stata annunciata la futura costruzione di strade alternative, ma si tratterebbe di un progetto costoso e di lunga realizzazione che, visti i precedenti, difficilmente verrà realizzato. La motivazione principale per la segregazione dei cinque villaggi è quella di separare Gerusalemme dalla Cisgiordania, marginalizzandone sempre più l’identità araba. Ma, ancora una volta, questa scelta strategica determinerà molti e gravi disagi per la popolazione. Innanzitutto perché molti dei residenti dell’area, che sono in possesso di documenti di identità israeliani, non potranno più raggiungere i posti di lavoro a Gerusalemme. Molte famiglie verranno divise e molti agricoltori perderanno l’accesso ai campi. Le fabbriche e le botteghe artigianali della zona si troveranno improvvisamente di fronte un mercato chiuso e i malati potranno ricevere cure solo nel piccolo ospedale di Ramallah. Il paradosso urbanistico culmina nel villaggio di Baith Hanina, che verrà diviso in due: da una parte della barriera rimarrà la scuola maschile, dall’altra quella femminile.
Naoki Tomasini
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MO: Israele fisserà frontiere in modo definitivo, Olmert
by grande israele Thursday, Mar. 09, 2006 at 11:29 AM mail:

MO: Israele fisserà frontiere in modo definitivo, Olmert

GERUSALEMME - Se vinceremo le elezioni del 28 marzo fisseremo i confini definitivi di Israele fino al 2010. Lo ha detto il premier israeliano a interim Ehud Olmert in una intervista pubblicata parzialmente da Gerusalem Post. Olmert ha dichiarato che se andrà al potere "Israele farà in modo che le sue frontiere permanenti lo separino dalla maggioranza della popolazione palestinese e gli conservino una rilevante e stabile maggioranza ebraica".

Il primo ministro non ha precisato il tracciato dei confini, ma ha detto che a grandi linee dovrebbero includere in Cisgiordania colonie come Gush Etzion, i dintorni di Gerusalemme, le colonie di Ariel e Maalè Adumin, oltre a una fascia di sicurezza nella valle del Giordano.

SDA-ATS
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