ieri sera è nato ufficialmente il comitato verità e giustizia per Aldro Bologna
Bologna: Nasce un "Comitato Verità per Aldro"
Iniziativa a Bologna, martedì 7 marzo alle 21, con gli interventi di Stefano Tassinari, Cecchino Antonini (Liberazione), Carlo Lucarelli, Dean Buletti (Chi l'ha visto?) e Patrizia Moretti (Madre di Federico) Fonte: Comitato Verità per Aldro 2 marzo 2006
Sono passati ormai più di cinque mesi da quel 25 settembre 2005, quando Federico Aldrovandi è stato fermato dalla polizia in via dell'Ippodromo a Ferrara.
Un fermo dal quale non ritornerà mai più.
Cosa sia successo quella mattina, tra le 5,45 e le 6,05, lui non potrà più raccontarlo. La sua giovane vita è stata spezzata a soli 18 anni, poco distante da casa sua, dopo una nottata di fine estate trascorsa con i suoi amici, come tanti, forse tutti i ragazzi di quell'età.
Chi può raccontarcelo invece sono gli attori di quei concitati momenti o i testimoni intimoriti da possibili ritorsioni. Sono gli agenti di polizia che hanno operato il fermo a dovercelo dire o i loro superiori, Questore in primis che oltre ogni umano tentativo di giustificazione dell'accaduto, sono finiti col mistificare la realtà, dando versioni non combacianti e distorte del fatto, fino a produrre una verità "ufficiale" che getta fango sulla memoria di Federico, sulla sua famiglia, i suoi amici e la sua città, sull'intero corpo di Polizia.
Quella mattina la Questura fornì una versione dei fatti che parlava della morte di Federico dovuta a un "malore" in circostanze non violente, i giornali locali, a caldo, sembrano alludere a un'overdose da droga.
Da subito vengono fuori particolari inquietanti e molte contraddizioni tra la versione ufficiale della Questura e le relazioni di servizio della Squadra Mobile, i Carabinieri e le testimonianze dei sanitari del 118 intervenuti sul posto che hanno trovato il ragazzo già morto, ammanettato con le mani dietro la schiena di faccia a terra.
Solo al Parlamento, in risposta ad un'interrogazione viene ammesso l'uso violento dei manganelli, ne vengono riconsegnati due rotti.
Fatto sta che chiunque ha visto il corpo del giovane non riuscirà più a credere ad una sola parola della versione ufficiale.
Neanche la perizia medico-legale che dopo cinque mesi e due rinvii, è stata depositata in Procura può sostenere la certezza di quella versione, ammettendo il trattamento violento su quel corpo.
Esiste un'altra perizia, altrettanto autorevole che stabilisce con rigore scientifico le cause del decesso, dovuto alla restrizione fisica del soggetto in posizione prona ammanettato dietro la schiena, condizione che limita la capacità respiratoria.
Qualcuno o più di qualcuno gli schiacciava petto, ventre e faccia a terra, dopo essere stato picchiato e ammanettato.
http://www.reti-invisibili.net/aldrovandi/articles/art_6042.html qui la registrazione audio delgli interventi dell'incontro
|