L'editoriale di Pesci sembra proprio una calata di breghe dopo l'annuncio dell'indagine per vilipendio della Procura.
La Nuova Ferrara e i vecchi metodi di LaNuova
La morte di Federico Aldrovandi, da qualunque parte la si guardi, è un grosso macigno piombato sulla comunità ferrarese, che verrà rimosso solo giungendo alla «vera verità» su questa tragedia. Intanto la procura entra in redazione La Procura ha aperto un’indagine penale nei confronti del quotidiano la Nuova Ferrara e di alcuni cronisti, visto «il contenuto offensivo e diffamatorio verso le autorità» di alcuni articoli sul caso di Federico Aldrovandi. Il 25 settembre a Ferrara muore nella notte Federico Aldrovandi, diciotto anni. Qualche mese dopo, la mamma apre il blog per chiedere che si faccia luce sulla vicenda. L'inchiesta è in corso. Secondo gli accertamenti degli esperti di parte, Federico sarebbe stato ucciso da "un'immobilizzazione forzata" da parte dei poliziotti. Lo schiacciamento del torace gli avrebbe impedito di respirare. Nelle ore in cui veniva depositata la perizia medico-legale disposta dal pm (con conclusioni contrastanti con quella di parte) la madre pubblicava la foto del cadavere sul blog. Ora la procura ferrarese ha aperto un'indagine penale contro gli articolisti del quotidiano La Nuova Ferrara, visto «il contenuto offensivo e diffamatorio verso le autorità» dei pezzi sul caso. Il direttore de La Nuova Ferrara ha risposto oggi con un editoriale.
Editoriale. Caso Aldrovandi, si volti pagina
La morte di Federico Aldrovandi, da qualunque parte la si guardi, è un grosso macigno piombato sulla comunità ferrarese, che verrà rimosso solo giungendo alla «vera verità» su questa tragedia. Ma non si può spostare un macigno con le congetture, le accuse, i sospetti, le delegittimazioni, la diffidenza, seminando dubbi e veleni. Si rimuove con la leva dei risultati dell’inchiesta, attraverso perizie, testimonianze, consulenze. Nel rigore più assoluto. La verità è come un frutto che matura a tempo debito. L’attesa può essere lunga e anche snervante ma i tempi non devono essere scanditi, giorno dopo giorno, da scontri devastanti. Ci pare che sia stata fatta terra bruciata del rispetto dei ruoli; di fiducia gli uni verso gli altri non ne è rimasta neanche un briciolo. Non ci interessa colpevolizzare. L’elenco dei responsabili è lungo e chi scrive questa nota si mette nel mazzo. Però, adesso, dice basta per quel che riguarda questo giornale. Che si siano oltrepassati i limiti, lo testimonia una iniziativa della Procura, straordinaria per Ferrara. La Procura ha chiesto i dati sugli estensori degli articoli pubblicati da la Nuova Ferrara perché ha aperto un’indagine penale, d’ufficio, visto «il contenuto offensivo e diffamatorio verso le autorità» che secondo la tesi accusatoria, il nostro giornale, come tanti altri, ha offerto ai suoi lettori, nei numerosi servizi giornalistici sul caso Aldrovandi.
Comunque la si voglia leggere questa iniziativa è un forte richiamo a stare nelle regole, a non superare certi limiti, tutti, chi più chi meno. Noi nelle regole vogliamo continuare a restarci con lo stesso impegno e rigore, ed equidistanza, che ci ha contraddistinto sempre. Continueremo a pubblicare solo e soltanto dichiarazioni che abbiano una paternità. Basta a balletti di accuse anonime, da noi mai comparsi. Niente «veline» ma neanche indiscrezioni, nessun sentito dire, solo e soltanto atti depositati in procura o negli uffici dei legali, di cui esigeremo di avere copia.
Niente attacchi faziosi, daremo solo notizie, quelle che scoveremo noi, e le pubblicheremo come abbiamo sempre fatto, senza guardare in faccia nessuno e con la stessa onestà professionale e intellettuale che ci è stata riconosciuta più volte (e registrata) dagli avvocati della famiglia. Una scelta di campo, decisa, perché occorre che qualcuno inizi a fare un passo indietro, tornando a rispettare le regole e riportare serenità in una vicenda che ha assunto toni troppo esasperati, per far lavorare tutti (magistrati, avvocati, giornalisti e poliziotti) senza sentirsi condizionati o sotto esame per qualsiasi cosa si faccia, anche la più banale. Benvengano le riflessioni, così come i dubbi, che i lettori vorranno inviarci. Riflessioni serene (come quella che pubblichiamo oggi assieme a una replica della mamma di Federico) non faziose, e firmate. E’ il rispetto per le regole del diritto, affermate dagli stessi avvocati della famiglia Aldrovandi: «I processi non si fanno sui giornali, ma in tribunale».
Bene, noi da oggi ci atterremo a ciò con più rigore. Chi sceglierà il nostro giornale non troverà il chiacchiericcio, le polemiche, i veleni, le accuse a senso unico, il linciaggio istituzionale e quello dei giornalisti. Vogliamo lavorare sereni e bene, come sappiamo fare. Senza guardare in faccia nessuno.
Valentino Pesci 26 febbraio 2006
Fonte: http://www.ilbarbieredellasera.com/article.php?sid=15143
PS: questo è il commento di un'utente.
La Nuova Ferrara e i vecchi metodi Grullo - 01.03.2006 Curiosità: sono l'unico che nell'editoriale, più che un battagliero richiamo ai principi della professione, ci legge una piccola calata di braghe ed un grido d'allarme?
A giudicare dai pezzi successivi, la "Nuova" pare aver recepito l'intimidazione.
Vorrei umilmente aggiungere alcuni dettagli che forse non sono stati tenuti in sufficiente considerazione nel dibattito: fatto fondamentale, la vicenda di un ragazzo morto in circostanze sospette è stata ignorata per mesi. E' salita alla ribalta solo dopo l'apertura del blog della madre, con conseguente passaparola. I due quotidiani locali, prima, non hanno indagato granchè, ed hanno prevalentmente riportato la versione ufficiale senza evidenziare troppo le incongruenze. L'autopsia smentisce categoricamente la prima verione ufficiale, compreso il presunto atto di autolesionismo. La notizia non è solo la morte violenta del ragazzo e le sue modalità, ma anche la copertura, il silenzio, il clima "omertoso". La paura dei compagni di classe, la lunga carenza di testimoni in un luogo a ridosso delle case, in cui, a detta dei residenti, "si sente tutto". La notizia dei due manganelli rotti è emersa solo recentemente dall'interrogazione parlamentare al ministro Pisanu. La famiglia ed il neonato comitato (http://www.veritaperaldro.it/) si sono comportati con grandissima dignità e correttezza. Nessuno ha generalizzato e gridato alla "polizia assassina", tutt'altro.
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