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[Milano] L’antifascismo militante e quello di maniera
by Dibattito da Bellaciao Tuesday, Mar. 14, 2006 at 6:42 PM mail:

In tutti i sensi dopo sto casino l' arma e la medicina migliore sará sicuramente un coraggioso dibattito. Che é cosa ben diversa, naturalmente, da chiacchiere, sproloqui e pettegolezzi fuori luogo.

http://www.bellaciao.org/it/article.php3?id_article=12850

lunedì 13 marzo 2006 (23h56):

L’antifascismo militante e quello di maniera

+ 9 commenti all'articolo.

di Enrico Campofreda

Corso Buenos Aires, il Boulevard commerciale milanese, sottoposto a guerriglia urbana dai giovani dei centri sociali che presidiano le strade contro le funeree sfilate nostalgiche (autorizzate dalla Questura) dell’alleato berlusconiano Fiamma Tricolore. Accade a meno d’un mese dalle elezioni in una città medaglia d’oro della Resistenza che espose il cadavere del duce alla fine d’una tragedia cercata con accanimento per un quarto di secolo dal sedicente “uomo del destino”. Alcuni mercanti e cittadini “modello” mostrano rabbia verso i manifestanti e cercano di aggredirli dopo che una polizia iper repressiva opera oltre 40 arresti. Tutto ciò perché il sabato commerciale del villaggio è stato compromesso e con lui la certezza dell’incasso. L’opposizione fino a Rifondazione si smarca sostenendo di non aver nulla che fare coi violenti.

Ciascuno ragiona sugli effetti, nessuno sulla causa: le lugubri bandiere d’un passato criminale che sciagurati del Terzo Millennio portano in giro al grido di “Heil Hitler!” salutando romanamente. E allora sono violenti i giovani antifascisti dei centri sociali o diventa disattento e pusillanime chi non scende in piazza per evitare il raduno fascista, magari senza bisogno di danneggiare un Mc Donald’s? L’antifascismo non è mai stato parolaio. Durante il Ventennio anche sul fronte liberale si distingueva chiaramente lo spirito di vera opposizione d’un Godetti dalle melliflue prese di distanza d’un Benedetto Croce che tacciava la prima dittatura del Novecento europeo di “malattia dello spirito”. Che l’antifascismo non si facesse a parole lo impararono a proprie spese tanti militanti socialisti: seguendo il riformismo turatiano, che blaterava di non accettare le provocazioni squadriste, finivano arrostiti nelle Case del Popolo incendiate dai seguaci di Farinacci.

L’antifascismo non è mai stato di maniera né durante la lotta di Liberazione, come ha insegnato la lezione partigiana, né negli anni a venire durante la recrudescenza nera che dal governo Tambroni giunge alla strategia della tensione. Periodo in cui il movimento operaio e studentesco conservava con la militanza di piazza l’agibilità politica dei luoghi pubblici insanguinati dagli squadristi di Almirante e Fini e delle associazioni parallele foraggiate dai Servizi, protette dalle forze dell’ordine, coperte dalla Democrazia Cristiana. Non vanno dimenticati centinaia di morti da Piazza Fontana al rapido 904. L’antifascismo di quegli anni non si faceva né si poteva fare con le parole, serviva una presenza puntuale, decisa, ferma anche se a volte conduceva su un terreno violento.

La violenza di chi si difende non è mai paragonabile a quella dell’aggressore e le campagne antifasciste d’un tempo e le nuove che dovranno ripartire difendono i singoli e la collettività da chi, emarginato dalla Storia, ripropone solo antiche e catastrofiche pratiche di fanatismo. Altro che asilo politico ai fascisti, di cui qualche raglio parla oggi, il proprio diritto politico il fascismo l’ha perduto trascinando il Paese alla rovina e quel passato non può e non deve tornare. Mai. La stessa Sinistra riformista degli anni Settanta ammetteva che indietro non si poteva guardare mentre ora abbassa paurosamente la guardia parlando di dignità dei “ragazzi di Salò” e altre scempiaggini antistoriche. C’è necessità di tenere saldi nella memoria i princìpi con cui la Storia ha condannato inesorabilmente il nazifascismo.

Se questo Centrosinistra, tutto - dai boselliani ai bertinottiani - sabato avesse chiamato a raccolta il popolo, i suoi militanti, gli elettori e simpatizzanti, Corso Buenos Aires sarebbe stato invaso dalla marea democratica che vuol cambiare l’Italia. La quale magari avrebbe potuto tirar fiori anziché sassi ai fascisti e ai celerini. Con una mobilitazione di massa nessun giovane avrebbe incendiato cassonetti e gli squallidi e sparuti militanti della Fiamma Tricolore non si sarebbero neppure affacciati in piazza. L’Unione tutta, prima di predicare e biasimare, dovrebbe riflettere sulla sua assenza dall’assolvimento d’un compito sancito dalla Costituzione Repubblicana che recita “E’ vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”.

E’ la gravissima mancanza oltreché l’insostenibile vuoto politico di queste ore di Prodi e dei suoi alleati.



Di : enrico campofreda
lunedì 13 marzo 2006

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Forum dell' articolo

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>>> L’antifascismo militante e quello di maniera

14 marzo 2006 - 06h21 -

Di 213.**.102.***

Che l’ antifascismo consista nello scontro di piazza mi sembra una cavolata: ci sono per caso meno fascisti, oggi, grazie agli scontri avvenuti a Milano?
Ci sono più antifascisti o c’è più gente incazzata contro la sinistra?

Temo che sia infondata -inoltre- l’ ipotesi secondo cui la partecipazione dell’ Unione sarebbe bastata a tramutare i sassi in fiori: li avrebbero tirati lo stesso.

E allora in quale modo l’ Unione avrebbe potuto smarcarsi da quella stupida, inutile violenza?

Egalité

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>>> L’antifascismo militante e quello di maniera

14 marzo 2006 - 08h09

Di 81.***.83.***

E’ veramente curioso il fatto che anche persone di innegabile sensibilita’ antifascista ed antiberlusconiana poi si facciano fuorviare dalla propaganda del tg di regime.

E’ l’evidentissimo caso del commento precedente.

Che ingigantisce, proprio come i tg, i termini della canea forcaiola.

Scambiare un pugno di ricchi commercianti di Corso Buenos Aires, non difficili da immaginare come leghisti o berlusconiani e certamente speculatori ed evasori fiscali, per la "città di Milano" significa fare pari pari la stessa operazione dei Mimun e dei Rossella ( per non parlare di Fede).

Nei mesi scorsi a Roma, in un paio di occasioni, è stato fatto pari pari quello che proponeva Enrico e le manifestazioni naziste sono saltate senza che vi sia stato nessun serio incidente, se non, in misura minima, da parte degli stessi neonazisti.

Che in Corso Buenos Aires siano state fatte "cappellate", anche in una logica strettamente "militare", appare come cosa del tutto evidente.

Pretendere di occupare in duecento la piazza della manifestazione nazista, addirittura tre ore prima della stessa manifestazione, assume indubbiamente un carattere al limite del demenziale.

Ma questi ragazzi, dagli esponenti di tre centri sociali "duri" della piazza milanese fino ad aggregazioni giovanili con caratteri "prepolitici" come i redskins o frange del tifo milanista, erano stati gia’ lasciati soli in occasione dell’uccisione di uno di loro, Davide Cesare detto "Dax", giovane camionista, ucciso qualche anno fa da una improvvisata squadraccia malavitoso/fascista.

Ed erano stati lasciati soli anche quando, la sera stessa della uccisione di Dax, erano stati massacrati con le mazze da baseball dai carabinieri, fuori dal pronto soccorso dell’ospedale dove il loro compagno stava morendo.

La rabbia per certi avvenimenti e per la solitudine e l’isolamento da parte di chi avrebbe invece dovuto solidarizzare fa sedimentare un odio che prima o poi finisce per esplodere nel modo peggiore.

E precisamente quello che è successo sabato ma era cosa del tutto prevedibile.

Ma poi le avete viste le foto del corteo neonazista, gli striscioni per la liberazione di Priebke, boia delle Ardeatine, gli inneggiamenti ad Hitler, gli interventi pesantemente antisemiti al comizio finale ?

Puo’ essere tutto questo soltanto un problema di duecento ragazzotti politicamente e fisicamente un po’ suicidi ?

Puo’ essere tutto questo visto esclusivamente in una logica di contingenza elettorale ?

Keoma

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>>> L’antifascismo militante e quello di maniera

14 marzo 2006 - 10h11

Di 82.**.35.***

ORA E SEMPRE RESISTENZA

Le considerazioni di Campofredo sono condivisibili.

Tranne che nella parte finale.

Infatti al compagno sfugge il fattore fondamentale della questione.
In quanto il centrosinistra tutto non ha alcuna intenzione di chiamare a raccolta il popolo, sull’antifascismo poi!
a parte che non ha intenzione di chiamarlo a raccolta su niente: la sua volontà è solo quella di pigliare il governo al posto di Berlusconi e basta.

Si tratta quindi di mera strumentalizzazione del popolo e basta.

Tutti sappiamo, e specialmente il popolo, per chi lo frequenta e sopratutto per chi ne fa parte, che la situazione è talmente deteriorata, la crisi economica è talmente ad un punto di non ritorno per i ceti subalterni che, il popolo dà per scontato che chi va al governo o destri o "sinistri" saranno lacrime e sangue in ogni caso.

Del resto dal lavoro, alla sanità, alla guerra, ai Cpt, i programmi sono gli stessi,nella sostanza reale: già si è visto.

Si è visto pure che oltre ad aver "pappalardato" i Carabinieri, il centro sinistra, quando è stato al governo non ha nemmeno risolto "il conflitto d’interessi Berlusconiano". Si è visto che ha "sussunto", come si usa dire la Lega considerata "costola di sinistra"; e certo nessuno si meraviglierà se i "sinistri" imbarcheranno un’altra volta la Lega che ha già detto che se le elezioni vanno male vuole "mani libere".Del resto per racimolare un pugno di voti di bottegai padovani,i "sinistri" si sono inventati una "questione settentrionale":

Ora pare che questi discorsi non ci entrano un tubo col problema dei fasci, ma pare solamente.
Perché in effetti alla base di certe scelte c’è il buttare al macero tutti i principi comunisti e marxisti e tutti i principi e le modalità rivoluzionarie.
Il cretinismo parlamentare impera, fino all’idiozia parlamentare veramente.

Bisogna anche dirsi chiaramente che questa non è una cosa nuova, Keoma, che forse è poco più giovane di me, dovrebbe ricordarsi che la stessa cosa è accaduta negli anni settanta con PCI:

Il copione si ripete ora coi DS e con Rifo e con tutta l’accozzaglia di cani e porci e mortadelle che è l’unione.

Prendiamo quello che è diventato il discrimine fondamentale LA VIOLENZA:

Ebbene la violenza proletaria è stata sempre praticata contro la violenza dello Stato Borghese, senza alcun pudore alcuna giustificazione.

ERA E PER ALCUNI RESTA LOTTA DI CLASSE.

Chi ha la mia età sa che i cortei combattivi che si facevano dalla caduta del fascismo fino agli anni settanta erano cortei di massa, con donne bambini, pensionati, lavoratori e con frange militanti che erano protetti dal corteo e che contemporaneamente proteggevano il corteo.
C’era una osmosi fra settori militanti e popolo che scendeva in massa.

Questa osmosi è stata rotta non solo dalla ridefinizione del mercato del lavoro, dallo smantellamento della classe lavoratrice, ma anche dalla negazione di certi principi cardine che i traditori della classe degli sfruttati hanno sparso abbondantemente.

La cosa negli ultimi tempi è diventata particolarmente spudorata e vergognosa, da Genova in poi, per dirla chiara, perché di fronte a compagni inquisiti per "devastazione e saccheggio" (veramente io sul faldone del Sud Ribelle mi sono trovata attribuita pure strage!!!").

I "sinistri", ma sinistri sul serio, hanno incominciato ad infamare i "devastatori ed i saccheggiatori", arrivando al punto di dire che erano "provocatori", "infiltrati", fino ad arrivare a dire "ma perché non arrestate loro invece di menare noi"??!!!!.

Questi sono i fatti, schifosi in verità.

E’ stato messo un cordone sanitario verso i brutti sporchi e cattivi, verso cioè tutti coloro che vogliono esprimere la loro radicalità, il loro rifiuto totale al sistema del capitale.

Di fronte a questi fatti alla parte radicale non resta altro che prendere atto che si è soli rispetto a questo ceto politico di infami.
Attenzione però, soli rispetto a questo ceto politico, se no perché ci sono migliaia di inquisiti ed arrestati in tutta Italia?

perché hanno paura di una saldatura tra questi teppisti e le masse sempre più sull’orlo della insopportabilità verso il sistema.

A questo punto non resta altro che portare, con ONORE, la qualifica di teppisti, perché signori miei, pare che il mondo si sta riempiendo di teppisti, da Parigi, a Milano a Pechino.....

LOTTA DI CLASSE
ORA E SEMPRE RESISTENZA
FASCISTI CAROGNE TORNATE NELLE FOGNE
ONORE E DIGNITA’ PER TUTTI I COMPAGNI CADUTI CONTRO LO STATO E IL CAPITALE

dai Partigiani a Lo Russo dal sindacalista Carnavale a Dax
a TUTTI

Vittoria Oliva
L’avamposto degli Incompatibili
http://www.controappunto.org

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>>> L’antifascismo militante e quello di maniera

14 marzo 2006 - 11h11

Di 87.*.230.***

Non sono d’accordo con la linea generale dell’articolo. Si può dire quello che si vuole, usando parole vecchie o un vestito nuovo, ma io abito a Milano e conosco quella zona. So che quasi tutti i giorni c’è un banchetto di Forza Nuova o simili da quelle parti, così come sapevo della "manifestazione" fascista. Però incendiare e sfasciare negozi, bruciare automobili e fare i teppisti non è una risposta politica: nel 2006 tutto questo si chiama semplicemente vandalismo. E fare irruzione in una nuova sede di AN devastando tutto è, altrettanto semplicemente, fascista.

Essere comunisti oggi significa soprattutto aver rinunciato alla violenza e avere la dignità di portare avanti le proprie idee a volto scoperto.

Luca

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>>> L’antifascismo militante e quello di maniera

14 marzo 2006 - 11h23

Di 82.**.35.***

grassssssie Luca

per la conferma
non richiesta che mi hai dato ;-))))))))))
vittoria

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>>> L’antifascismo militante e quello di maniera

14 marzo 2006 - 11h24

Di 217.***.71.***

Nulla di nuovo sotto il sole.

Vittoria ha sicuramente ragione nell’analisi piu’ generale.

Ma, senza offesa, il suo linguaggio, il suo modo di porsi sloganistico sono il classico atteggiamento che non contribuisce a fare chiarezza.

E’ innegabile che dai settanta ad oggi di acqua sotto i ponti ne e’ passata parecchia e che certe consapevolezze di massa non sono piu’ cosi’ diffuse ; basti pensare, per chi frequenta Indymedia, a quanti compagnucci in perfetta buona fede, spesso anche "estremisti" nelle posizioni, poi indulgono pesantemente a credere alle cazzate macroscopiche di presunti "storici" che leggono le storie degli anni settanta come "provocazione".

E allora penso che, per farsi capire, bisogna usare un altro linguaggio, magari terra terra magari semplicemente "umano".

E allora l’immagine reale, tracciata sia da Enrico che da Keoma, di questo pugno di ragazzotti dell’estrema periferia milanese, dei compagni di Dax, di quelli che da mesi si prendono, nell’indifferenza generale pure della sinistra istituzionale, le coltellate dei fascisti e le mazzate dei carabinieri e’ molto piu’ utile ed efficace di un proclama politico sulla storia del movimento di classe e sull’infamia storica innegabile del Pci e di quanto gli girava intorno.

Anche il paragone che qualcuno fa tra i ragazzotti di Corso Buenos Aires e i cosiddetti "black blok" di Genova regge poco ; li’ c’era una tattica precisa, si portavano a termine azioni sicuramente discutibili evitando come la peste il contatto con le cosiddette forze dell’ordine.

E cosa ancora peggiore, ci si faceva scudo di un enorme corteo di oltre centomila persone.

I ragazzotti di Milano invece sono andati maldestramente ma anche coscientemente allo scontro frontale. sono andati scientemente al massacro, facendosi arrestare alla media allucinante di uno su quattro.

Solo per questo meriterebbero un maggiore rispetto, perlomeno "umano", da parte di tanti facili critici moralisteggianti. Oltre che una piena e totale solidarieta’, sempre "umana" prima ancora che politica.

Poi ovviamente, sarebbe stupido negarlo, non puo’ essere quella la pratica quotidiana, non si puo’ invocare il martirio come prassi politica.

Ma certo non possono ergersi a maestri di antifascismo quelli che hanno scientemente deciso di non contrastare minimamente una immonda manifestazione di nazisti come quella di sabato pomeriggio a Milano.

Pure io sono uno di quelli che votera’ il 9 aprile ma non puo’ esserci tattica elettorale che tenga rispetto ad una infamia di questo tipo.

Liberta’ per i compagni arrestati ! Nessuno spazio ai fascisti !

Vanni

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>>> L’antifascismo militante e quello di maniera

14 marzo 2006 - 11h56

Di 82.**.35.***

Vedi Vanni.

Il fatto che tu dica che il mio linguaggio sloganistico eccc...eccc... è indicativo del un fatto.
che si è perduta pure al cognizione che gli slogan
sono un modo di sintetizzare quello che si sente.
Del resto mi pare che gli slogan continuano a correre, perché non dire chiaramente che sono solo certi slogan che fanno richiamo ad una tradizione ad una memoria, ad un filo rosso danno fastidio?
per i motivi che ho esposto prima.
Intanto a me suona poco umano il termine "pugno di ragazzotti".
Io li chiamo COMPAGNI.
Perché qui se permetti ci sono ragazzotto veramente come Caruso che parla di resistenza passiva di fronte ai NAZI, che merita il termine di ragazzotto, per me pure peggio in verità!!!

Detto questo, io convengo pure che lì è stato fatto un errore di valutazione di forze reale, però cosa si poteva fare di fronte ad un corteo provocatore di fascisti?
Sinceramente io dichiaro tutta la mia complicità con questi compagni e se avessi avuto la salute, visto che non è una questione di età, sarei stata con loro pure io.
Perché io, già, l’ho detto diverse volte, ma sono veramente scocciata di sentire tutte ste pippe ogni volta che si "devasta" quando qui le devastazione vere sono ben altre!!!

Anche perché il problema reale e vero, è un altro che 35 compagni stanno dentro per permettere a dei NAZISTI di poter fare la loro pagliacciata di sfilata, e i sinistri andranno a sfilare insieme ai cosiddetti bottegai, il giovedì mi pare, giorno di chiusura delle botteghe,-))))))).

Tra l’altro è pure inesatto il fatto che dici tu che a Genova i BB evitavano il contatto come la peste se ti vedi Detour ti accorgi che la tattica era di andargli tanto sotto che non potevano caricare!

Comunque io sono convinta che questi compagni non hanno bisogno di essere considerati come poveri ragazzotti, ma solo che si continui a lottare contro il fascismo ancora e sempre,; insomma non hanno bisogno di rispetto "umano" fra virgolette pure, ma di rispetto politico

vittoria
e chiudo qui

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>>> L’antifascismo militante e quello di maniera

14 marzo 2006 - 12h20

Di 217.***.71.***

Vabbe’, è diverso l’approccio.

Cosi’ diverso da farla sembrare una polemica.

Io sono convinto che nell’era della comunicazione globale la forma è spesso pure sostanza.

E, come dice uno come Scalzone - che certo col novecento c’entra parecchio - in un altro articolo di Bellaciao, credo che il linguaggio e gli stereotipi novecenteschi non servano ad un cazzo, che siano anzi controproducenti.

Nel merito, pero’, mi sembra che siamo d’accordo.

P.s. quando dicevo "umano" tra virgolette era per sottolineare la cosa, non per sminuirla.

Vanni

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>>> L’antifascismo militante e quello di maniera

14 marzo 2006 - 18h05

Di 151.**.162.***

facciamo un po’ di analisi?

La violenza è componente della politica perbacco , è vero : la violenza dei partigiani contro i nazi fascisti, dei cortei dei lavoratori organizzati dal sindacato contro le cariche della polizia, , degli studenti contro gli attacchi dei fascisti del FUAN o della Giovane Italia o contro la polizia che manu militari voleva sgomberare le scuole . Ma la violenza, come tutto in storia ed in politica ha i suoi tempi e le sue ragioni : in caso contrario è teppismo, cari compagni , è infantilismo , è un cadere nelle provocazioni senza alcuna giustificazione , è un creare dei problemi agli altri compagni. A questo punto mi e vi chiedo; la manifestazione di quei quattro naziskin di Forza Nuova , manifestazione di nessun peso nè politico era tale da meritare una risposta miltare siffatta? Da portare un mucchio di ragazzi giovani a cadere in una provocazione che era palese ci sarebbe stata, stante il clima elettorale , perchè tutti avevano capito che non si aspettava che un bell’assalto all’arma bianca senza tanto cervello per scatenare una reazione da parte della polizia e della politica di destra. O perchè era vamo vicini all’anniversario di qualche cosa, perchè , compagni, in ogni giornoi dell’anno siamo vocini all’anniversario di qualche fatto significativo avvenuto. Ma insomma, perchè all’alba del secolo ventuno dobbiamo ancora spiegare a compagni a cui prudono le mani che è imbecille mettersi e mettere tutti nei guai per soddisfare la loro voglia un po’ dannunziana del bel gesto? Certo i nazi quando possono ti fanno del male e ti saltano addosso, come han sempre fatto i fascisti, ed allora la violenza è indispensabile ; ma in qualche modo fare teorizzazioni sulla violenza componente essenziale della società capitalistica dalla quale non può che nascere la sana violenza del ribelle è francamente molto infantile. Non è che a qualche compagno in fondo gli piace menare? E che stiamo qui a spaccarci la testa per capire le ragioni di soggetti per i quali picchiarsi con la polizia in piazza o allo stadio è la stessa cosa? Pensiamoci un po’ tutti , perchè se si giustifica in qualche misura una sorta di violenza preventiva, bisogna trarre da questo ragionamento conseguenze che sono semplici ma ineluttabili.

Buster Brown

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