Milano,34 autonomi restano in cella Arresti convalidati per scontri B.Aires Solo un giovane dei 35 autonomi, arrestati per gli scontri di sabato in Corso Buenos Aires a Milano, è stato scarcerato. Tutti i 17 del primo gruppo esaminato dal gip Mariolina Panasiti restano in cella, così come altri 17 dei 18 valutati dall'altro giudice Enrico Manzi. Il quale ha ritenuto di far rilasciare una persona incensuarata, senza precedenti di polizia e regolarmente occupata. Il legale annuncia ricorso. Pericolo che ripetano il reato La ragione della convalida dell'arresto in carcere sta, scrive il giudice per le indagini preliminari, nel rischio della reiterazione del reato: "Deve considerarsi - scrive Mariolina Panasiti - specificamente sussistente nella sua estensione massima la esigenza cautelare specificamente connessa alla necessità di scongiurare la reiterazione ad opera degli arrestati di ulteriori azioni delittuose dello stesso genere di quella per la quale si è verificato l'arresto". Secondo il gip i 17 giovani "hanno palesato particolare intensa radicata volontà aggressiva e totale disprezzo per la pubblica incolumità e i beni altrui". E "anche una eccezionale singolare volontà di contrasto alle autorità, all'ordine costituito alle leggi alla pacifica convivenza". Il gip afferma inoltre: "Tutti gli indagati devomo ritenersi raggiunti da univoci elementi di colpevolezza in riferimento alle singole incolpazioni come a ciascuno di essi ascritte... Le azioni devono ritenersi anche specificamente programmate". Analoga motivazione per l'altro giudice Enrico Manzi: "I fatti descritti nelle relazioni di servizio e negli atti di p.g. sono di estrema gravità e denotano la pericolosità sociale dei soggetti che ne sono responsabili". Secondo il magistrato "non appare attenuato il giudizio sulla loro pericolosità, essendo evidente la loro accettazione di un metodo di lotta politica violenta e la conseguente partecipazione a futuri, possibili, gravi episodi di attentato all'ordine pubblico e all'incolumità dei cittadini".
Il legale difensore: "Un provvedimento sconcertante" Subito dopo la decisione, l'avvocato Mirko Mazzali, ha definito l'atto "Un provvedimento sconcertante". In particolare, dice Mazzali "sconcerta il fatto che il gip abbia emesso un provvedimento unitario rispetto sia ai gravi indizi sia alle esigenze cautelari in una situazione che meritava un diverso e specifico approfondimento individualizzato". Il legale ha annunciato il ricorso al Tribunale del Riesame contro il provvedimento del giudice Panasiti.
Le accuse I giovani sono accusati di concorso morale e materiale in devastazione e incendio. Alcuni rispondono anche di resistenza a pubblico ufficiale. Negli interrogatori molti hanno detto di aver partecipato al presidio antifascista, sfociato negli incidenti e negli scontri, ma che non avevano immaginato quello che poi sarebbe successo in quel drammatico sabato mattina milanese. Altri hanno raccontato che nel presidio nemmeno c'erano e sono stati presi nelle vie laterali, dove si trovavano per motivi diversi dalla manifestazione contro il corteo della Fiamma Tricolore, anche solo per fare shopping.
Le prove Saranno soprattutto i filmati girati dalle forze dell'ordine a chiarire chi tra i 35 arrestati per gli incidenti in corso Buenos Aires a Milano debba rimanere in carcere o meno. Gran parte dei ragazzi si sono fatti interrogare, mentre alcuni hanno preferito fare dichiarazioni spontanee. Hanno dichiarato di essere convinti di partecipare a una manifestazione "dichiaratamente antifascista" ma che credevano si sarebbe svolta pacificamente. "Violenze che non condividiamo" quelle di sabato, tant'e vero che, hanno spiegato, si erano allontanati quasi subito dopo il lancio di pietre e altro verso poliziotti e carabinieri. Qualcuno ha anche spiegato che è stato fatto un "grave danno, ingiusto" alla città, altri hanno pianto. Molte anche le domande dei magistrati (all'interrogatorio hanno partecipato anche i pm Piero Basilone e Ilda Boccassini) su come erano venuti a sapere del presidio. I più lo hanno saputo con il passaparola e hanno sostenuto di non appartenere ai centri sociali Transiti, Panetteria occupata, Villa Litta e altri che c'erano il primo marzo all'assemblea nel Pergola durante la quale, secondo la relazione dei funzionari della Digos, furono stabiliti "modalita' e appuntamento". Anzi, molti hanno detto di non appartenere ad alcun centro sociale in particolare, ma di avere degli amici che li frequentano. La difesa I legali degli arrestati hanno, invece, chiesto la scarcerazione o, in subordine, gli arresti domiciliari. Sono convinti che i filmati, che saranno valutati in questi giorni dai pm, daranno loro ragione e hanno chiesto di poterli vedere. "Alcuni pensavano che si sarebbe tenuta una conferenza stampa - ha spiegato l'avvocato Mazzali -. Le forze dell'ordine hanno sostenuto di averli tenuti d'occhio durante gli incidenti, di averli poi riconosciuti e arrestati, ma dai filmati sarà chiaro che questo non era possibile".
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