Dieci condanne e un’assoluzione per i naziskin accoltellatori.
Dieci condanne e un’assoluzione per i naziskin accoltellatori. Gli sconti di pena del rito abbreviato, l’età giovanissima e l’esclusione del reato-cornice di associazione per delinquere hanno ridotto la gravità della sentenza che ieri ha dichiarato dieci ventenni dell’estrema destra milanese colpevoli di due tentati omicidi, nonché di lesioni gravi, risse e aggressioni ai danni di giovani di sinistra. Condanne fino a 4 anni e 8 mesi di reclusione hanno colpito i naziskin che il 7 agosto 2004 accoltellarono sei frequentatori del centro sociale «Conchetta», ferendone due molto gravemente. I due imputati meno coinvolti hanno patteggiato condanne ridotte fino a un minimo di un anno e 4 mesi. La sentenza del gup Antonella Brambilla considera pienamente provati tutti i raid di matrice politica contestati dal pm Luisa Zanetti, che aveva chiesto condanne superiori ai 6 anni. Il giudice ha invece ritenuto insufficienti le prove che i dieci naziskin fossero organizzati come una vera associazione criminale. Prima e dopo ogni raid, comunque, i picchiatori-accoltellatori facevano base allo «Spazio skinheads» di via Cannero. L’assoluzione riguarda l’unico imputato che era chiamato in causa solo da alcune intercettazioni: la difesa aveva messo in dubbio che quella voce fosse effettivamente la sua. Tra gli altri casi di violenza politica ricostruiti dall’accusa spiccano due risse tra i naziskin e i giovani punk sempre tra il 2004 e il 2005 sui Navigli e a Bergamo Alta. Le condanne più gravi sono state inflitte a Giacomo Pedrazzoli, Vito Schironi e Stefano Del Miglio, i tre estremisti di destra che erano stati arrestati dopo i due tentati omicidi dell’agosto 2004. Nelle telefonate intercettate dalla polizia, i naziskin spiegavano i loro agguati con frasi cariche di odio e di razzismo contro «rossi, arabi e negri». L’inchiesta ha documentato un’escalation: i condannati hanno commesso i primi reati quand’erano ancora minorenni. «Fino a due anni fa non l’avrei accoltellato», confessava un naziskin, mentre un altro si vantava di averne «lamati (feriti) venti».
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