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L'eversione bolognese nasce in alto e colpisce in basso
by mazzetta Saturday, Apr. 22, 2006 at 12:43 PM mail:

Un Procura un pò così per una città un pò così.



Sembra sfilare nell'indifferenza, trasformato in uno scontro tra "estremisti" e agitati forzitalioti un grave problema cittadino. Da tempo la Procura della Repubblica persegue alcuni bolognesi impegnati nel conflitto sociale con accuse lunari, tirando in ballo l'eversione, un'accusa gravissima che per il solo fatto di essere pronunciata espone gli accusati ad un calvario assolutamente ingiustificato.

La reazione a questo bizzarro fenomeno da parte di alcuni rappresentanti politici della sinistra è stata stigmatizzata da molti, anche a sinistra, come un indebito intervento sulla magistratura e sulla sua libertà. Come cittadino non posso che dirmi allibito di tale superficialità, che assume l'aspetto di una preoccupazione ulteriore che va ad aggiungersi alla cattiva impressione generata dai provvedimenti criticati.

La posta in gioco è altissima, al centro della questione c'è la libertà di praticare il dissenso nelle forme previste dalla costituzione. Questa e la sotanza in gioco, anche senza parlare del fatto che i comportamenti della Procura fanno sorgere la preoccupazione di una scarsa preparazione tecnica o di un uso -particulare- del procedimento penale.

Inquieta che la Procura non tenga conto di una giurisprudenza consolidata ( che ad esempio non ha mai perseguito usando tale aggravante le decine di autoriduzioni nelle messe universitarie, avvenute in passato), che non tenga conto dell'autorevole smentita ricevuta dalla Cassazione e dal tribunale del Riesame ad iniziative analoghe della stessa Procura, e infine che non tenga conto di uno dei principi cardine del diritto penale, cioè quello dell'effettività; principio secondo il quale la condotta del reo deve avere la capacità reale di produrre l'eversione, perchè il reato possa dirsi compiuto.

Principio per il quale, ad esempio, non vi può essere eversione nell'occupare una mensa, o nel contrattare l'ingresso scontato a un cinema, o l'autoriduzione in un supermercato, o ancora un passaggio in treno per raggiungere una manifestazione o fotocopiare i libri "illegalmente" in piazza, semplicemente perchè sono condotte incapaci di provocare l'eversione di alcunchè; figurarsi poi quella dell'ordinamento economico o statale.

A queste solari evidenze la Procura oppone un'nterpretazione personale, un'interpretazione legittima fino a che non si risolve nel cieco reiterare provvedimenti simili ad altri già cassati e autorevolmente destituiti di fondamento. Quale sia la motivazione che spinge la Procura in questo senso non ha importanza; il sospetto avanzato da alcuni che si tratti di un uso "politico" dell'azione penale non esclude altre ipotesi che potrebbero animare i promotori e i sostenitori di queste azioni giudiziarie.

Potrebbe non esserci alcuno scopo occulto, e il personale giudiziario potrebbe semplicemente essere incorso in un errore enorme che ora, pervicacemente quanto inconsciamente, rifiuta di riconoscere; potrebbe altresì essere la
semplice ambizione personale a muovere certe determinazioni, visto che nel nostro paese per molti giudici law&order si è aperta in passato la via alla politica.

Ipotesi campate in aria, ma ipotesi sgradevoli e inevitabili
quando professionisti del diritto difendono tanto caparbiamente errori di diritto. Che siano errori non è un giudizio politico o personale, ma tecnico, certificato dalla Cassazione che è gerarchicamente superiore alla Procura, sentenze che sono l'evidenza alla quale fa riferimento chi critica la Procura bolognese. Se ancora non fosse chiaro, dare ragione all'interpretazione della procura vorrebbe dire bollare come "eversiva" qualsiasi manifestazione di dissenso, anche un mercatino informale potrebbe essere eversivo" qualora si accogliesse la new wave giudiziaria bolognese.

Il magistrato dovrebbe parlare solo attraverso le sentenze, e invece la polemica è alimentato dalla stessa autodifesa della Procura attraverso dichiarazioni alla stampa, nelle quali si ripete all'infinito che si è nel giusto, pur
concedendo che si potrebbe essere nell'errore, non trascurando di "avvertire" chi avesse in mente certe manifestazioni che l'aggravante continuerà ad essere
riproposta nel più totale autismo.

Anche trascurando del tutto le possibili motivazioni della Procura, resta ai cittadini lo spettacolo di una raffica di provvedimenti e della loro emissione continuata in virtù del mero "convincimento" degli stessi estensori, la moltiplicazione di provvedimenti inutili e lo svilimento della stessa immagine della magistratura; nonchè l'evidenza del mancato rispetto delle sentenze della Cassazione.

La Procura di Bologna ha sicuramente di meglio da fare che rovinare la vita a decine di attivisti e cittadini comuni accusandoli di reati che comportano condanne pesantissime a numerosi anni di carcerazione, nonchè la scomoda classificazione di "eversore", molto simile e spesso traslata, attraverso automatismi abbastanza diffusi, in quella di "terrorista" tout court.

Stupisce che questa attività non sollevi reazioni che in parte della sinistra e nessuna a destra; un paese garantista all'impossibile quando si tratta di imputati eccellenti, abbandona la difesa delle libertà fondamentali per schierarsi dalla parte della legalità senza accorgersi che la legalità è altrove, cioè nelle pronunce della Cassazione e in quelle del Riesame.

Tacciono i democratici, tacciono i repubblicani, i radicali, i socialisti, i cattolici, i benpensanti, le parrocchie e le sezioni, e questo silenzio è più inquietante del trambusto che proviene dalla Procura, perchè segnala un grave deficit d'attenzione e di cultura democratica e giuridica.
Fino a quando parrà normale, a Bologna, che parte della magistratura possa accusare i cittadini di reati impossibili, bombardando la Cassazione di procedimenti
identici a quelli già respinti e vessando cittadini per nulla pericolosi con accuse infondate?

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è cosi
by il Saturday, Apr. 22, 2006 at 3:39 PM mail:

Bravo Mazzetta,credo tu abbia colto nel segno, o perlomeno penso tu abbia messo insieme alcuni ragionamenti validi e condivisibili.
Ciò che pesa di più è il silenzio devastante dei cosiddetti democratici e garantisti, sempre pronti ad andare a trovare Ricucci in carcere (comportamento peraltro leggitimo),ma ben lontani da prendere posizione su queste questioni.Anzi, Anzi.
E' in ballo qualcosa di più delle pendenze di numerosi attivisti politici, e te lo dice un "plurieversore" sempre secondo la Procura di Bologna.
Desta comunque più di qualche sospetto la solidarietà immediata dei ds verso i magistrati bolognesi.
Fanno parte della stessa Grande Famiglia.
Sarà una dura battaglia, da combattere anche e soprattutto sul piano culturale e politico, oltre che giudiziario, ma da cui dipenderà molto del futuro democratico di questa città.

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Dubbio
by Scavenger Saturday, Apr. 22, 2006 at 4:38 PM mail:

Vorrei ben capire: l'auto-riduzione del costo delle vivande della mensa universitaria è stata imputata di "eversione"?

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esatto
by si Saturday, Apr. 22, 2006 at 4:41 PM mail:

ciò dovrebbe bastare a dare la misura del delirio della Procura

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Corriere
by press Saturday, Apr. 22, 2006 at 5:14 PM mail:


Cofferati: l’autonomia della magistratura è un valore. Attacco al magistrato del caso Biagi per le indagini sui no-global, accusati di eversione dopo l’autoriduzione alla mensa. No di Ds e Polo.

BOLOGNA - Tra i gravosi compiti che aspettano il nuovo governo di centrosinistra c’è anche quello della riduzione del danno, dove per danno si deve intendere un magistrato bolognese, Paolo Giovagnoli. A Valerio Monteventi la battuta pare buona anche tre giorni dopo. «Esprime esattamente i concetti che avevo in testa». Il consigliere comunale di Rifondazione comunista è un tipo così, ex giocatore di rugby, uno per cui il ’77 non è mai finito, che rappresenta la cerniera tra partito e Movimenti cittadini. Questa volta non era da solo. Alla conferenza stampa del Collettivo Rete universitaria c’era anche il suo segretario, Tiziano Loreti, deciso a chiedere aiuti dall’alto per fermare questo magistrato, sempre debitamente indicato con nome e cognome. «Deve intervenire l’Unione a livello nazionale, il caso Giovagnoli sta andando oltre ogni prospettiva».
A Bologna la cronaca ci mette poco per diventare politica. Il 19 aprile di un anno fa Rete universitaria promuove un’autoriduzione alla mensa che serve gli studenti. Prezzo politico di un euro, 4.80 euro in meno rispetto alla tariffa normale. L’intenzione è quella di denunciare le carenze di una struttura dove riescono a trovare posto soltanto in duecento su oltre centomila iscritti. Un anno dopo arrivano gli avvisi di chiusura delle indagini. A undici promotori dell’iniziativa, tra i quali anche Loreti, viene contestata l’accusa di manifestazione non autorizzata. Per altri nove c’è il reato di violenza privata con l’aggravante di eversione dell’ordine democratico. E Rifondazione (con i Verdi) decide di farne una questione privata, attribuendo al Giovagnoli, il pm che firma questi provvedimenti, «un uso politico dell’aggravante dell’eversione», concetto poi semplificato in un classicissimo «uso politico della magistratura».
È la quinta volta che succede. Prima c’erano stati l’occupazione di un immobile privato e dei binari della ferrovia, l’autoriduzione su un treno e al cinema. La linea della Procura di Bologna è nota, e la ribadisce il suo capo, Enrico De Nicola: «Ogni qual volta si perseguono obiettivi politici con l’uso della forza, noi ravvediamo l’aggravante delle finalità eversive». La scelta della Procura di contestare anche le finalità eversive fu il segnale di partenza della rissa sulla legalità. Romano, da anni a Bologna, Paolo Giovagnoli ha legato il suo nome alle indagini sull’omicidio di Marco Biagi. È stato soltanto l’anno scorso che si è saputo che i due erano amici, quando il magistrato si commosse ricordando il giuslavorista mentre chiedeva la condanna dei brigatisti che l’avevano ucciso. E proprio da Biagi che sono partiti i Ds per attaccare le parole di Rifondazione contro Giovagnoli. «Questa è una città particolare - dice il capogruppo Claudio Merighi -. Qui è stato ammazzato Biagi, qui arrivano pacchi bomba di ogni genere. Certe parole che identificano dei singoli nemici sono molto pericolose. Altrimenti si è degli irresponsabili».
Sergio Cofferati ha fatto notare che ci sarebbe da tenere in conto la questione della separazione dei poteri: «L’autonomia della magistratura è un valore, sempre». Anche l’assessore agli Affari costituzionali Libero Mancuso non l’ha presa bene: «Parole inammissibili, delegittimanti e intimidatorie». Nella sua vita precedente, Mancuso era stato il «giudice a Berlino» applaudito da Rifondazione per aver cassato le accuse di eversione contro i Disobbedienti che avevano occupato uno stabile. In Consiglio comunale sono volati gli stracci. Rifondazione e Verdi hanno rispolverato un ordine del giorno nel quale chiedevano la solidarietà ai militanti indagati da Giovagnoli per aver occupato i binari della stazione. Un modo indiretto per avere una presa di posizione ufficiale sulla vicenda della mensa «eversiva». La mozione è stata respinta da Forza Italia, Alleanza Nazionale, Ds (tre consiglieri del Correntone si sono astenuti) e Margherita, che per l’occasione hanno votato insieme.
Monteventi non indietreggia e ci mette un altro carico: «Giovagnoli va fermato, usa le legge in modo pericoloso». In virtù della sua carica politica, Loreti invece abbassa i toni facendo una sottile distinzione: «Io mi sono appellato ai partiti dell’Unione, e non al governo dell’Unione. Nulla di personale contro Giovagnoli, ma vorrei che qualcuno mi dicesse se è giusto che un ragazzino che occupa una mensa venga accusato di voler sovvertire l’ordine democratico». La vicenda ovviamente ha lasciato qualche leggerissimo strascico tra i due principali partiti della sinistra. «Tirare in ballo Biagi è allucinante. Tipico atteggiamento minaccioso e totalitario», dice Loreti. «Stalinisti» aggiunge Monteventi. «Atteggiamenti sulla giustizia che ricalcano quelli della peggior destra» è la replica Ds. Se Bologna è davvero la città laboratorio del governo di centrosinistra, aprire gli ombrelli.


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il Carlino
by press Saturday, Apr. 22, 2006 at 5:17 PM mail:

FORZA ITALIA

'Avvertimenti inaccettabili a Giovagnoli'

Durissimo il commento del consigliere regionale azzurro, Ubaldo Salomoni, dopo le pressioni di Rifondazione sul pm di Bologna

Bologna, 20 aprile 2006 - ''Gli avvertimenti che ieri i dirigenti di Rifondazione comunista hanno lanciato nei confronti della magistratura bolognese, e in particolare del pm Giovagnoli per le indagini che sta compiendo sui collettivi e le loro occupazioni, sono quanto di piu' inaccettabile si possa udire da esponenti politici di cui si dovrebbe sempre presumere il senso di responsabilita'''.

E' duro Ubaldo Salomoni, consigliere regionale e componente del coordinamento provinciale di Forza Italia, nel commentare le dichiarazioni contro il Pm Paolo Giovagnoli del segretario provinciale di Bologna del Prc Tiziano Loreti e del consigliere comunale Valerio Monteventi.

''I toni e la sostanza delle loro parole - sottolinea Salomoni - sono da Unione Sovietica anni '30, da campo di rieducazione staliniano. Chi osa mettere i bastoni tra le ruote dei loro amici, facendo semplicemente il proprio dovere e indagando sulle violazioni alla legge, viene colpito da intimidazioni e minacce vere e proprie''.

''Sembra che qualcuno non sappia ancora che certi termini possono trasformarsi, nella mente di qualche balordo - dice l' esponente di Forza Italia - in pretesti per mettere in pratica azioni violente fisicamente. Se poi penso che questa forza politica, caratterizzata da una cultura che conosce il rispetto delle istituzioni soltanto a corrente alternata, viene mandata a governare il Paese, mi tremano i polsi. E mi pare che le stesse condanne alle accuse di Rifondazione giunte dal senatore Vitali siano piuttosto deboli. Anche da questi episodi, giacche' e' stato affermato che quanto successo a Bologna deve diventare un caso nazionale, si intuiscono le enormi difficolta' di sopravvivenza che incontrera' il governicchio Prodi''

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L'azione alla mensa
by press Saturday, Apr. 22, 2006 at 5:22 PM mail:

Bologna: autoriduzione in mensa, 9 no global accusati di eversione

14/04/2006 19:07

Bologna, 14 apr. - (Adnkronos) - Sono accusati anche di eversione dell'ordine democratico i nove appartenenti della "Rete universitaria studentesca" che il 19 aprile dell'anno scorso parteciparono all'azione di autoriduzione del prezzo in una mensa nella zona universitaria di Bologna. Negli avvisi di fine indagine inviati a 20 no global, per 9 e' contestata la violenza privata con l'aggravante dell'eversione, sedici sono accusati di aver promosso una manifestazione non autorizzata - il corteo successivo all'azione in mensa - e uno deve invece rispondere di deturpamento e imbrattamento di cose altrui, per una scritta a spray. Non e' la prima volta che la Procura felsinea contesta l'eversione a fatti del genere e in un caso, l'occupazione di via del Guasto dell'aprile dell'anno scorso, ha avuto torto sia dal Riesame che dalla Cassazione.

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tanto per la precisione
by 3 Saturday, Apr. 22, 2006 at 8:31 PM mail:

non è stata contestata l'eversione
ma è stata contestata l'accusa di violenza e minaccia privata con l'aggravante dell'eversione dell'ordine democratico.
in poche parole questa è quella che viene chiamata l'attività di supplenza della magistratura, la dove non è presente un reato specifico per una detterminata attività che viene considerata delittuosa i magistrati si inventano una formula per poterla sussumere.
Naturalmente i presupposti di questo sono una forte spinta politica a criminalizzare detterminati fatti e una notevole mancanza di forza del movimento che non riesce ad esprimere una reale solidarietà scendendo per esempio in piazza, il tutto crea una situazione di completa prevvalenza delle forze reazionarie.
è un problema molto più grave di quanto già non sembri perchè passando questa linea (è questa linea può passare solo se riesce a vincere queste prime battaglie) si potrebbe arrivare al punto che nessuno si troverà più al sicuro al momento di effettuare anche una pur minima rivendicazione e anche nelle maniere più pacifiche possibili.
il problema che che ne dicano partiti e giornali non è naturalmente di ordine pubblico (giacche è chiaro a tutti che non ci sono reali problemi di ordine pubblico) ma squisitamente politico, ma può essere anche un'occasione vista la palese abnormità delle accuse rispetto ai fatti contestati di risollevare la paurosa china in cui stiamo precipitando...
Tra parentesi fanno molto ridere i commenti entusiasti dei radical chic italiani alla situazione francese con tanto di interviste ai capi del movimento studentesco, che in italia visto l'arietta serebbero stati probabilmente unanimemente lapidati in pubblica piazza (non a bologna che piazze pubbliche non c'è ne più)

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Conflitti di poteri
by fiore Sunday, Apr. 23, 2006 at 12:14 PM mail:

Conflitti di poteri
A Bologna una mozione consiliare di accusa alla Procura della Repubblica. Perché la politica si occupa di ciò che non le compete?
sabato 22 aprile 2006.
http://www.lavocedifiore.org/SPIP/article.php3?id_article=551



Prendiamo in mano un testo della Costituzione italiana e leggiamo l’articolo 104: la magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere; o l’articolo 101: i giudici sono soggetti soltanto alla legge. Ciò basterebbe per provare sconcerto di fronte ad alcuni comportamenti istituzionalmente scorretti e politicamente infantili che mettono in cattiva luce la politica e rischiano di screditare la magistratura. Parlo della recente mozione con cui a Bologna i consiglieri comunali di Rifondazione e Verdi, chiedendo solidarietà per gli indagati, mettono sotto accusa la Procura della Repubblica, nella persona di Paolo Giovagnoli, “reo” di aver ipotizzato il reato di eversione per alcuni ragazzi no global che un anno fa si autoridussero il prezzo della mensa universitaria. La linea scelta dal sostituto procuratore viene bollata come un “uso politico della magistratura”. In realtà, è la linea scelta dai consiglieri comunali da bollare, a mio parere, come uso personalistico del diritto e improprio del politica, delegittimazione del potere giurisdizionale e teorizzazione della mala fede. Non bastando le continue insinuazioni contro le toghe cosiddette rosse, c’è bisogno di fare altrettanto con un colore più scuro! In Italia difatti c’è questo mal costume di confondere i poteri, mettere gli uni contro gli altri, praticare lo scontro sempre e comunque, non pensando che a perderci è proprio lo Stato e la sua comunità. Da una parte presidenti di consiglio che vedono rosso ovunque, specie nei tribunali, dall’altra consiglieri comunali che invece di occuparsi della politica locale si intromettono in un campo (quello della legge) che non compete loro. La solidarietà, al posto di scriverla in una mozione (fuori luogo), va praticata nella politica. Se si hanno a cuore le sorti dei giovani affinché non abbiano mai a varcare le porte di una galera, si deve fare in modo che non commettano reato, cercando con tutti gli strumenti possibili di accogliere le loro istanze di giustizia, se le ritengono tali. Il problema dell’eccessiva onerosità dei pasti è vecchio come l’università e pertanto va affrontato. La solidarietà non deve essere solo un nome. O - cosa più grave - una clava con cui bastonare indebitamente un Pm che applica la legge. Spesso ciò che manca è il buon senso.

Vincenzo Tiano

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questo pm
by 3 Sunday, Apr. 23, 2006 at 4:02 PM mail:

inventa la legge non la applica

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e Travaglio non capisce un cazzo
by riotto Sunday, Apr. 23, 2006 at 5:19 PM mail:

Ed ecco la vera anima di travaglio, che metterebbe tuti in galera senza sapere perchè, e che da del berluschino a vanvera, visto che è evidente come non si renda conto del merito della vicenda.

Se per Travaglio le vicende della Juventus e i diritti civili sono la stessa cosa, vuol dire che è un imbecille oppure che è in malafede. Per non dire poi della credibilità che dimostra Cofferati, la sua giunta ha presentato addirittura la proposta di fare l'esame del DNA alle cacche dei cani, pur di applicare la "legalità" da bottegai che piace ai diessini. Inutile dire che si sono fatti ridere dietro dal mondo.

L'intervista a Marco Travaglio
«Contagiati dal virus del berlusconismo»
L'accusa: «È incivile che la politica locale possa pensare di condizionare l'operato di un magistrato. Lui ha fatto il suo lavoro»




«Qui qualcuno si è fatto contagiare dal virus del berlusconismo».
Solo che i proseliti stavolta sono dall’altra parte.
«E questo è grave, perché sembra significare: la legge si applica ai nemici e non agli amici». Editorialista dell’ Unità e «studioso» di Silvio Berlusconi cui ha dedicato articoli, libri e durissime critiche (molte finite in tribunale), Marco Travaglio dimostra altrettanta durezza con i consiglieri comunali bolognesi di Rifondazione comunista per il loro attacco al magistrato Paolo Giovagnoli, «reo» di aver ipotizzato il reato di eversione per 9 noglobal che un anno fa si autoridussero il prezzo della mensa universitaria.
È legittimo il documento proposto da Valerio Monteventi, indipendente di Rifondazione?
«Io lo trovo assurdo! E anche incivile. Ma le pare che un ente locale si mette a votare su un’iniziativa presa da un magistrato che applica il codice penale? Lui ha fatto il suo lavoro, nessuno è stato condannato né incarcerato prima del tempo mi pare, un’inchiesta stabilirà se il reato è stato commesso o meno. Ma è assurdo che la politica locale possa pensare di condizionare l’operato di un magistrato».
Ed è qui il berlusconismo?
«Sì, perché ormai è invalsa l’abitudine di trattare il codice penale come se si fosse al supermercato, dove ognuno si sceglie i reati che piacciono di più e attacca il magistrato di turno che si limita ad applicare la legge».
Anche a sinistra?
«Anche a sinistra. Ricordo dei deputati di sinistra che fecero un’interrogazione parlamentare per sapere perché i giudici avevano condannato il medico della Juventus. Dà fastidio questo doppiopesismo nei confronti dei magistrati, che di volta in volta porta a parlare di "toghe rosse" o "toghe nere", a seconda che si vogliano difendere gli "amici" o attaccare i "nemici"».
Il segretario bolognese di Rifondazione Tiziano Loreti dice che non volevano interferire con l’operato del pm, ma hanno «sentito l’esigenza di affrontare il tema dell’intensificazione della repressione di tipo penale»...
«Ma di che parla? È "repressione" quando i poliziotti picchiano i manifestanti al G8 di Genova. Qui un pm ha aperto un’indagine su alcuni cittadini che non hanno rispettato le leggi, se c’è un’ipotesi di reato significa che il codice lo prevede. È imbarazzante dover dire queste banalità, ma certe persone hanno dimenticato che la legge non vale solo per alcuni».
Loreti parla poi di «punti diversi sul conflitto e sulla legalità dentro l’Unione»...
«A Bologna, Cofferati dimostra credibilità perché parla di legalità. E lo fa proprio lui che ieri ha fatto la battaglia contro l’articolo 18, cioè contro l’illegalità dei datori di lavoro, e oggi dimostra coerenza, perché applica la legalità a tutti».
Buon segno quindi che Ds e Margherita abbiano bocciato Monteventi?
«Per la sinistra certo. Ora però mi aspetto che Ds e Margherita riportino le pene alte nel falso in bilancio».
Claudia Voltattorni
22 aprile 2006

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Sansonetti
by Liberazione Monday, Apr. 24, 2006 at 10:58 AM mail:

Vorrei brevemente, e senza eccessiva malizia, raccontarvi la storia di un mio vecchio amico, e poi polemizzare con un altro mio amico più recente. I nomi di queste due persone sono da un po’ di tempo alla ribalta della cronaca: il giudice Paolo Giovagnoli di Bologna e Marco Travaglio.
Cominciamo con la polemica, che è con Marco Travaglio. Giornalista di grande bravura, arguto, pieno di informazioni, forte di una memoria d’acciaio, polemista di notevoli capacità (maturate alla scuola pungente e molto aggressiva di Indro Montanelli) ma - da sempre (come del resto il suo maestro) - di idee alquanto reazionarie. Travaglio è un liberale di stampo asburgico. Ed è un personaggio un po’ originale, non per le sue posizioni - che io trovo quasi abominevoli, lo dico con affetto, e tuttavia sono legittimissime e molto lineari - ma perché gli scherzi della vita lo hanno collocato, nella geografia della politica e della intellettualità italiana in un luogo a lui del tutto inadatto: a sinistra.
Da diversi anni Marco è diventato quasi un idolo di un “pezzo” di sinistra italiana, ed è stato leader indiscusso del cosiddetto movimento dei “girotondi”, e cioè anche di ragazzetti - orrore, orrore - che indossavano magliette col volto di Che Guevara o che portavano al collo la kefiah di Arafat. Eppure lui, onestamente, non lo ha mai negato: «Sono di destra - dice spesso -, lo giuro, sono di destra».
Come è successo questo fraintendimento? Colpa di Berlusconi. Travaglio, liberale e asburgico, è molto legalitario, e non sopporta l’illegalismo berlusconiano. Questo ha spinto tutti all’equivoco. Ma Travaglio non ce l’ha mai avuta con Berlusconi - come succede a noi - perché Berlusconi è ricco e reazionario: ce l’ha avuta e ce l’ha con Berlusconi, e non lo molla di un centimetro, perchè Berlusconi gabba la legge. E se la legge la gabba un poveretto, un bimbo rom, uno studente ribelle, o una nonna povera, per Travaglio (un po’ come per Cofferati) è esattamente la stessa cosa. E grida: «In prigione, in prigione...».
Ieri, in un’intervista al Corriere della Sera, Marco si è indignato per le proteste avanzate della sinistra bolognese contro il giudice Giovagnoli, cioè quello che ha incriminato per eversione alcuni studenti che si erano autoridotti il costo del pranzo alla mensa universitaria.
E’ inammissibile - ha detto Travaglio-: «la legge è legge, deve essere uguale per tutti, per Previti e per gli studenti». Non si possono fare favoritismi. E’ una protesta curiosa: Travaglio saprà - perché, appunto, ha un archivio molto ricco - che le carceri sono strapiene di poveracci, specialmente di giovanetti e di migranti, e sono quasi prive di ospiti altolocati - avvocati, medici o ricconi - se si fa l’eccezione del povero Ricucci. E dunque la sua polemica è un po’ stonata: stia tranquillo, perché è raro che la magistratura chiuda un occhio a favore del disgraziato per accanirsi sul potente. E’ raro, è molto raro.
Ma chi è questo giudice Giovagnoli che sospetta che quei ragazzi di Bologna volessero sovvertire le istituzioni e prendere illegittimamente il potere (eversione, se ho capito bene, più o meno vuol dire questo...)?
Lo conosco Giovagnoli, e tanti anni fa eravamo amici, andavamo all’università insieme, spesso anche a prendere la pizza (a San Lorenzo, a Roma, costava 500 lire, compresa la birra), e militavamo nella sezione universitaria del Pci. Ci occupammo, qualche volta, anche della mensa universitaria, che si trovava alla casa dello studente, a via de Lollis, e dove il pasto completo costava 300 lire. Mi ricordo che una volta, insieme, e insieme a molti altri compagni della sezione, bloccammo la mensa e imponemmo il prezzo politico di 100 lire. Arrivò la polizia, ci fu un po’ di bordello.
Non vorrei adesso avere messo nei guai Paolo, con questo racconto, che è quasi una confessione. E non vorrei neanche avere messo nei guai me stesso. Però sono passati quasi tret’anni, e io penso che - specie dopo la legge Cirielli - sia scattata la prescrizione. Ammenochè - mi viene improvvisamente il sospetto - un reato grave come quello di eversione non sia escluso dai benefici della prescrizione. Se è così ho fatto un bel guaio...

Polemiche in città dopo la richiesta del Prc di una riflessione pubblica sulla libertà di movimento, dopo l’ennesimo ricorso di un pm all’aggravante di eversione contro 9 studenti che si sono autoridotti la mensa. Bologna, assedio al Prc. Cofferati, ulivo e destre fanno quadrato attorno alla Procura Checchino Antonini
Una domanda si aggira per Bologna: è giusto appiccicare l’aggravante di eversione - inventata (e già allora discutibilissima) da Cossiga 35 anni fa - a 9 universitari che si sono autoridotti la mensa?
E’ la quinta volta che la Procura all’ombra delle Due Torri la contesta per reati «“bagattellari”, di nessun allarme sociale», ricorda a Liberazione Marina Prosperi, dei Giuristi democratici. Quella di eversione dell’ordine democratico è un’«aggravante generica - continua la giurista - può essere cucita su qualsiasi reato, ne aumenta la pena della metà e impedisce il conteggio delle attenuanti». La “nostalgia” per le leggi speciali, finora, ha investito precari che protestavano contro il caro-cinema, studenti “no-copyright” e perfino i 40 bolognesi che si precipitarono sui binari della stazione, tra la simpatia generale di passeggeri e ferrovieri, la sera che scoppiò la guerra in Iraq.
Quella “nostalgia” è «l’anomalia bolognese», di cui prendono atto convegni di penalisti (il più recente s’è svolto a Roma, promosso da Magistratura democratica col titolo “Verso un diritto penale del nemico? ”). Ma se si prova a formulare dubbi sotto le Due Torri, apriti cielo. Così, dopo una conferenza stampa con cui Rifondazione poneva all’Unione il problema di una riflessione pubblica sulla libertà di movimento ha innescato, da tre giorni, le reazioni scomposte contro un inesistente attacco alla magistratura. Cofferati preannuncia un nuovo sermone sulla legalità dal palco del primo maggio. Sguazza Forza Italia e il Carlino mette in campo una sua grande firma per accusare il Prc di ignoranza e disprezzo per le istituzioni.
Claudio Merighi, capogruppo ds a Palazzo D’Accursio, dirà più o meno che Giovagnoli, il pm in questione, non si tocca perché è quello che ha sbattuto dentro gli assassini di Biagi e gli anarcoinsurrezionalisti. Film già visto nei plumbei Seventies, che lotta armata e proteste alla luce del sole pari sono. Gli risponde con una lettera aperta il mediattivista Marco Trotta: «Pensare che è un problema Prc-Procura elude la questione di fondo. Le istanze dei movimenti sono collegate a bisogni reali. Ma per ascoltarle ci vuole un dibattito serio in città che forse sarebbe maggiormente favorito da ben altra attenzione dei media e delle persone che come te hanno un ruolo istituzionale».
La polemica cittadina e quella nazionale contro il prossimo governo si intrecciano. A questo punto il procuratore generale rivendica tutto sorvolando sulla sonora bocciatura del teorema inflitta dalla Cassazione che ha già depennato l’aggravante ai tre disobbedienti arrestati per l’occupazione di un negozio vuoto dove volevano aprire una copisteria gratuita. Era la primavera 2005 e il Riesame li tirò fuori di galera perché non trovò particolari problemi per l’assetto democratico e costituzionale, condizione che avrebbe fatto scattare l’aggravante. Però, chi firmò il rilascio, il magistrato Mancuso, ora è assessore comunale e sembra non essere più così attento. Ribadisce Tiziano Loreti, segretario provinciale Prc: «Mai stata in discussione l’autonomia della magistratura e il principio della separazione dei poteri. Ma sono in gioco gli spazi di agibilità delle lotte. Ci faremo promotori di un’iniziativa pubblica su temi così importanti e, in quell’occasione, chiederemo l’abrogazione delle leggi speciali». Quanto a Biagi, «chi l’ha ucciso, ha anche impedito di confrontarci con lui. Fu un attentato contro i movimenti».
Intanto, la querelle si ripercuote su un ordine del giorno di solidarietà coi 40 “eversori” pacifisti. Il documento, presentato da Sergio Spina, Prc, passa senza problemi in Provincia ma irrita Cofferati che giura: «A Palazzo D’Accursio non accadrà». Così, Valerio Monteventi, consigliere comunale eletto col Prc, deve impuntarsi perché quell’Odg riappaia, giovedì, nel calendario del consiglio. Ma stavolta quercia e margherita, con sporadiche eccezioni della sinistra ds, si accodano alla Casa delle libertà e trovano non degna di appoggio la protesta contro i massacri iracheni.

Nelle sale italiane il documentario che racconta l’attività decennale dell’American Ballroom Theater, l’associazione che promuove corsi gratuiti di danza nelle scuole pubbliche e nei quartieri dell’immigrazione “Siamo tutti in ballo!” nei ghetti di New York Federico Raponi
E’ piacevolmente sorprendente che nel cuore dell’Impero USA, patria trainante delle privatizzazioni dei diritti e dei servizi, si manifestino piccoli ma importanti segnali di controtendenza. Citiamo in proposito un nobile progetto, quello dell’organizzazione no profit American Ballroom Theater, che promuove corsi gratuiti di danza (merengue, rumba, tango, foxtrot, swing) nelle scuole pubbliche di New York. Iniziata nel 1994, l’attività dell’Abt ora coinvolge una sessantina di istituti.
La scrittrice, giornalista e pittrice Amy Sewell dedicò a quest’esperienza un articolo su un giornale locale e poi, entusiasta, per valorizzarla in una testimonianza più articolata ha coinvolto l’amica Marilyn Agrelo (autrice di spot, produttrice di film indipendenti e organizzatrice di raccolte di fondi umanitari). Le due - l’una in veste di co-produttrice e sceneggiatrice, l’altra al debutto registico nel lungometraggio - si sono focalizzate su tre scuole, delle venti visitate: la multiculturale 150 di Tribeca, la 115 di Washington Heights, quartiere d’immigrazione dalla Repubblica Dominicana in cui il tasso di povertà raggiunge il 97%, la 112 di Bensonhurst, Brooklyn, zona dove la popolazione è per metà d’origine italiana e per metà di provenienza asiatica.
Il lavoro si è strutturato in interviste al corpo insegnante, ai protagonisti - età media 11 anni - ripresi in gruppetti, con la maggiorparte delle riprese riservate ai momenti di lezione e vita sociale, fino al gran giorno della gara finale. Il risultato, sintesi di 150 ore di girato, è un pluripremiato documentario, apprezzato proprio negli States (miglior film ai festival di Philadelphia, Cleveland, Chicago), e da ieri anche nelle sale italiane, con il titolo di Siamo tutti in ballo! .
Nel film ascoltiamo i piccoli aprirsi, confidare che spesso i genitori non si occupano di loro, le femmine in particolare raccontano della paura provata quando tornano a casa la sera con «gli ubriachi che ti guardano strano», o sperano, da grandi, in un fidanzato istruito, rispettoso, «che non venda droga». Non mancano momenti comici, a proposito dei matrimoni gay ad esempio, «la Bibbia dice che ci si può sposare, non dice con chi».
Molteplici le qualità educative e benefiche della musica e del ballo secondo il bagaglio dei maestri e l’esempio dei ragazzi, i quali hanno così l’opportunità di salvarsi dall’abituale destino della strada, superare i ghetti delle comunità di appartenenza («a loro non importa se io sono di un altro paese», dice uno dei giovani), conoscere altre culture e essere introdotti all’arte. L’intento è farli uscire dal loro guscio, renderli orgogliosi di se stessi e delle proprie radici, capaci di disciplinarsi. Possono in tal modo stringere nuove amicizie - vediamo che quando qualcuno non conosce la lingua tutti lo aiutano -, che vanno pure oltre la separazione tra maschi e femmine - tipica della loro età - trovando la chimica della coppia giusta, per poi guardare l’altro «come fosse l’ultima volta» e trasmettersi emozioni, «rendere contento il partner».
Vengono premiati la partecipazione, l’impegno, e ci si prepara alle sconfitte della vita, contenti per chi vince purché «non si vanti, perché farebbe sentire gli altri delle nullità». Il tutto attraverso un’attività definita divertente, che fa sentire bene e pieni di energia. Infatti la vitalità, l’eccitazione, il nervosismo dei ragazzi si diffonde, e seguendoli nel cambiamento in ladies e gentlemen, nei preparativi con acconciature e vestiti eleganti sotto gli occhi protettivi dei familiari, o consolandoli per il mancato passaggio delle eliminatorie, gli insegnanti si commuovono. E non solo loro.

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Berty e co...
by corriere Monday, Apr. 24, 2006 at 4:44 PM mail:

Il caso di Bologna. La Procura: «Chi interviene nel dibattito finge di non capire che il vero problema sono le minacce per fare politica» Gli anni ’70 e l’autoriduzione, due amici contro Sansonetti: c’eri pure tu. Il magistrato: è falso Il direttore di «Liberazione» chiama in causa Giovagnoli. La replica: sbaglia o mente
Vecchi amici, come no. Per celebrare adeguatamente il nobile sentimento che lo lega al magistrato Paolo Giovagnoli, il giornalista Piero Sansonetti scrive un editoriale sul giornale da lui diretto, Liberazione , quotidiano di Rifondazione Comunista, per dire con dichiarata malizia che da ragazzi andavano insieme all’università, sono entrambi romani, spesso prendevano la pizza insieme - 500 lire birra compresa a San Lorenzo - e una volta addirittura «bloccammo la mensa e imponemmo il prezzo politico di 100 lire... arrivò la polizia, ci fu po’ di bordello». L’altra campana, ovvero il magistrato, è meno espansiva, e ha ricordi diversi: «Mi dispiace che si raccontino fatti completamente falsi e inventati per trattare un tema serio, che meriterebbe di essere discusso politicamente». Interpellato, Giovagnoli smentisce, piuttosto indignato. Dice di avere buona memoria. Non nega la passata amicizia con Sansonetti, spiega che entrambi frequentavano la segreteria della sezione universitaria del Pci, ovviamente non nasconde la sua passata militanza di sinistra, ricorda tanti episodi sulle lotte tra rossi e neri, ma la storia della mensa, proprio no. Riconosce che Sansonetti non abusa del termine «vecchio amico», nel senso che lo erano davvero, ma sul punto «sbaglia, oppure mente».
Il chissenefrega sarebbe doveroso, se la vedessero loro e basta con questi amarcord generazionali. Piccolo dettaglio, che ovviamente non sfugge a nessuno e tantomeno a Sansonetti quando scrive di questo revival privato: il suo vecchio amico Giovagnoli è il magistrato che ha indagato alcuni militanti del Movimento (quello di oggi) per l’occupazione e l’autoriduzione in una mensa universitaria di Bologna, contestandogli anche l’aggravante dell’eversione. Il segretario cittadino di Rifondazione Comunista e alcuni consiglieri ne hanno fatto una questione personale, attaccando Giovagnoli e chiedendo provvedimenti nei suoi confronti al governo che verrà, atteggiamento definito «berlusconiano» dai Ds bolognesi. La faccenda sta provocando qualche imbarazzo, perché impila una serie di questioni aperte sul rapporto tra sinistra radicale e magistratura. Sansonetti non entra nel merito, ma si limita a ricordare che da giovane quel magistrato faceva le cose che oggi condanna con accuse piuttosto pesanti. «Non vorrei aver messo nei guai Paolo con questo racconto che è quasi una confessione» è il rovello del direttore di Liberazione .
Giovagnoli più di questo non può dire. Nuovamente tirato in ballo, stavolta a mezzo stampa, smentisce che quell’episodio sia mai avvenuto. I vertici della Procura di Bologna tirano le conclusioni di giornata, con replica a Sansonetti e Fausto Bertinotti («La magistratura ha sbagliato»): «Tutti quelli che intervengono nel dibattito fingono di non capire che il problema non è l’aggravante dell’eversione ma l’impiego delle minacce per fare politica». Rimane il dubbio su quale dei due vecchi amici disponga della miglior memoria. Ma così, a spanne, non sembra essere il punto fondamentale della storia. Quella attuale.

Bertinotti «La magistratura? Sbaglia, ma va difesa la sua autonomia»
«Credo che in questo caso la magistratura sia intervenuta ingigantendo un conflitto sociale, quindi incorrendo in un errore. Ma mi guarderei bene dal partire da questa considerazione per mettere in pregiudicato l’autonomia della magistratura». Lo ha detto il segretario di Rifondazione Fausto Bertinotti, parlando a «In ? ora» della mozione di Verdi e Rifondazione Comunista a Bologna, che mette sotto accusa il pubblico ministero Paolo Giovagnoli per aver ipotizzato il reato di eversione ai danni di alcuni no global bolognesi che un anno fa si autoridussero il prezzo della mensa universitaria.
È il primo intervento del presidente della Camera in pectore sulla vicenda. Probabilmente non l’ultimo, perché viene interpretato in modo diametralmente opposto. Tiziano Loreti, segretario bolognese di Rifondazione, sostiene che le parole di Bertinotti «dimostrano come il segretario nazionale ci dia ragione e appoggi la nostra linea». Le critiche degli ultimi giorni non gli hanno fatto cambiare idea: «Noi abbiamo soltanto contestato il modo che usa Giovagnoli per applicare la giustizia». I Ds bolognesi, che in questi giorni hanno scambiato parole pesanti con Rifondazione, la vedono in modo diverso: «Leggendo bene la seconda parte della frase di Bertinotti, quella sull’autonomia della magistratura, appare chiaro che la linea tenuta da Loreti viene sconfessata».
In attesa di nuovi round, si schiera l’Udeur, con una nota ufficiale. «Ci preoccupa non poco quanto sta avvenendo a Bologna dove Rifondazione Comunista e Verdi sono intervenuti politicamente nell’inchiesta giudiziaria che coinvolge disobbedienti e no global. Noi stiamo dalla parte del magistrato bolognese, al quale va la nostra piena solidarietà, e giudichiamo pericoloso il tentativo della sinistra più radicale di piegare la giustizia alla politica quando c’è di mezzo qualche disobbediente alla Caruso». Il tono della nota è duro: «La magistratura infatti è e deve restare sempre autonoma. O questo criterio viene condiviso da tutte le forze politiche della coalizione o il cammino dell’Unione in questa quindicesima legislatura diventa difficile, sempre più difficile».

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