I cori degli autonomi contro i soldati in Iraq. Lo slogan «Dieci, cento, mille Nassiriya» durante il corteo.
Insulti, fischi e gesti osceni. E’ stata la contestazione di un gruppo del popolo del MayDay Parade al vicesindaco Riccardo De Corato, quando il corteo è sfilato in piazza Cordusio dov’era sistemato il gazebo elettorale per le prossime elezioni comunali. Ma è tornato a farsi sentire anche lo slogan «Dieci, cento, mille Nassiriya». Lo hanno urlato poche decine di manifestanti, alzando il pugno chiuso al cielo e all’indirizzo dei carabinieri in assetto antisommossa. A farli smettere ci ha pensato proprio uno dei leader storici del centro sociale Leoncavallo, Daniele Farina, consigliere comunale e neoeletto parlamentare di Rifondazione comunista. Gli è bastato avvicinarsi ai giovani e, senza mezzi termini e con tono energico, li ha invitati a seguire il corteo: «Basta con quelle parole d’ordine». Questo però non è bastato a placare l’ira di De Corato. Ha chiesto al comandante dei vigili «che tutte le telecamere montate nei punti strategici della città siano attive e che le registrazioni vengano tenute il tempo necessario per presentare eventuali denunce». E poi ha rincarato la dose: «Stiano attenti, i giovani incappucciati che mettono fuori uso le telecamere, perché le immagini vengono trasmesse in tempo reale a registratori remoti e il danneggiamento del terminale non impedisce l’invio dei dati che si riferiscono a momenti precedenti. Non vorrei il prossimo 2 maggio leggere quello che ho letto il 2 maggio del 2003, del 2004, del 2005». Il resto è festa. Una kermesse di strada fra tromboni e giocolieri, rap, hip pop. Non solo canzoni partigiane.
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