da "il manifesto" del 07 Maggio 2006 Roma Marcia sull'erba che guarisce
In 15mila sfilano per la depenalizzazione della marijuana e per il suo uso terapeutico Eleonora Martini
I suoni, i colori e gli odori della Million marijuana march hanno invaso ieri le strade del centro di Roma. In migliaia (quindicimila, secondo gli organizzatori) si sono idealmente uniti, per il sesto anno consecutivo, agli altri 198 cortei che in tutto il mondo hanno attraversato contemporaneamente altrettante città. Giocando e divertendosi, chiedono, prima di tutto, la fine della persecuzione per i consumatori, a cominciare da Marc Emery, un canadese incriminato negli Stati uniti per aver venduto attraverso il suo sito internet milioni di semi di marijuana a cittadini americani e su cui pende la richiesta di estradizione da parte della Dea. Ma la peculiarità in questa nona edizione mondiale sta nella solidarietà espressa a quei malati che, rivendicando la libertà di scegliere come curarsi, chiedono di poter usare a scopo medico - e coltivare in proprio - la pianta di marijuana. Nulla di nuovo, naturalmente, ma con una spinta in più quest'anno, impressa forse dal proliferare in tutto il mondo di studi scientifici e medici che riconoscono le proprietà terapeutiche della cannabis. E anche se per i giovanissimi, che si confermano essere in Italia il nucleo di questa marcia antiproibizionista, l'interesse non sta certo nell'uso terapeutico, la street romana di quest'anno era fortemente caratterizzata dalla presenza dei pazienti «impazienti» dell'associazione Pic, anche perché attorno a loro ha ruotato il convegno dal titolo «Terapeuticattiva, cannabis terapeutica e non solo» con il quale gli organizzatori della manifestazione antiproibizionista hanno voluto aprire la giornata. «Perché rivendichiamo l'uso ludico della canapa, ma non solo», dice Alessandro «Mefisto» Buccolieri, del Movimento di massa antiproibizionista (Mdma). Ma c'è di più: la rete antipro italiana che ieri ha dato vita alla giornata di mobilitazione - la seconda nel giro di un paio di mesi, dopo i 50 mila che l'11 marzo scorso hanno chiesto a gran voce la cancellazione della legge Fini-Giovanardi, una delle più repressive al mondo verso i consumatori di cannabis - presenta ora il conto al governo dell'Unione. «Chiediamo al più presto un incontro con Romano Prodi - continua Mefisto - perché la legge 49/06 deve essere abrogata subito per decreto, per evitare che si ripeta lo stillicidio di giovani vite che ha caratterizzato il triennio 1990-1993, prima che il referendum rendesse meno pericolosa la legge Iervolino-Vassalli che, come c'è scritto sulla stesso programma dell'Unione, deve essere comunque superata». «Bisogna però convocare entro il 2006 una Conferenza governativa a cui possano partecipare tutti, consumatori, associazioni, operatori del settore pubblico e del privato sociale - dice Daniele Farina, portavoce del Leoncavallo e neo eletto deputato del Prc - per preparare una nuova legge sulle sostanze stupefacenti partecipata dal basso. Proposte di legge come quelle che il centrosinistra ha presentato in questi anni non servono e spezzano invece il legame con un movimento che in questi ultimi anni sta crescendo e si sta arricchendo, in numeri e contenuti». E infatti nel grande rave che da piazza della Repubblica ha attraversato ieri Roma per concludersi poco prima di mezzanotte a piazza Bocca della Verità, non c'era solo la musica a tutto volume sparata dal sound system di 10 metri della Italian million marijuana march che apriva il varco a tutti gli altri mega carri - prima i «reggae» e poi i «tecno» - , non solo le biciclette e i fantaveicoli ecologici ricostruiti sotto gli occhi ammirati dei presenti dai loro fantasiosi ideatori, non solo giocolieri e danzatori. Sotto gli occhi vigili degli attivisti del Livello 57 di Bologna e delle cooperative romane del Cnca, che con le loro immancabili unità di strada vegliavano sulla salute di tutti, c'erano, ad esempio, anche Elena Bentivegna, Giuseppe Gucci, Fabrizio Pellegrini o Anna Di Biagio, per citarne solo alcuni, cioè persone malate che potrebbero migliorare le loro condizioni di salute se fossero liberi di usare la cannabis e che invece pagano sulla loro pelle le politiche ideologiche e proibizioniste dei nostri governi. «Sono malato di sclerosi multipla dal 1998 - racconta Giuseppe Gucci - ho usato tanti farmaci diversi per combattere la spasticità alle gambe, ma i risultati non c'erano, anzi, peggioravo. Fino a quando una puntata di Report mi ha informato che altri malati come me si curavano con la canapa. E così ho scoperto che è un'ottima medicina, proprio io che non ho mai fumato. Se dovessi finire in galera sappiate che faccio una vita normale, ho una moglie e una figlia e un mutuo da pagare». Le storie sono tante, come quella di Fabrizio Pellegrini che il 4 maggio scorso è stato condannato a 12 mesi di reclusione con la condizionale per la detenzione di 8 piccole piantine di marijuana nate appena da 3 giorni. http://www.ilmanifesto.it/g8/dopogenova/445f789fe8ae3.html
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