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Grandi novità quest'anno a Bergamo in occasione del 25 aprile: siamo sempre stati abituati al corteo istituzionale, importante per tutto ciò che riguarda la memoria storica di un paese e il fondamento dei suoi rapporti sociali, la costituzione; riteniamo però che ci sia altro da dire e in altre forme all'interno del momento simbolico di questa festa, crediamo che sia importante offrire chiavi di lettura altre, proposte interpretative diverse, forme di comunicazione nuove. Quest'anno a Bergamo, da piazzetta S.Spirito, si darà vita a una "scorribanda antifascista", non un corteo, ma una presenza cre-attiva di uomini e donne che attraversando luoghi particolarmente simbolici della nostra città, andranno a ribadire in quali ambiti e contesti la parola antifascismo può avere oggi un senso storicamente collocabile: le lotte al fianco dei fratelli e delle sorelle migranti, anello debole della catena produttiva post-moderna, tanto nella patinata vetrina bergamasca (via XX settembre), quanto nei quartieri ghetto in cui sono rinchiusi e monitorati (via Quarenghi); le campagne per la liberazione dei fratelli e delle sorelle arrestati l'11 marzo scorso a Milano e ancora, a distanza di quasi due mesi, assurdamente incarcerati perchè "nemici" di quel quieto vivere bi-partisan tanto caro a sceriffi leghisti e giustizialisti democratici; la richiesta di ritiro immediato delle truppe italiane impegnate nei vari teatri della guerra permanente neoliberista, perchè sono queste operazioni di polizia globale che determinano l'innescarsi delle spirali dell'odio e della violenza. Ma le novità non sono finite qui, ahimè: a qualcuno tutto questo pare non andare bene; a qualcuno, il fatto che possano esistere connotazioni diverse di una festa che dovrebbe celebrare, e non commemorare, unire, e non dividere, dà fastidio; forse per una presunta "paternità" della ricorrenza, forse per una volontà di completa "gestione simbolica" della piazza, forse per paura dei soliti "cattivi&violenti", forse per qualche altra ragione che a noi sfugge. Ma il fatto rimane. Rimane che, tramite pressioni sulla questura,"qualcuno" ha impedito di fatto un contatto fra le due iniziative, un contatto che, ci teniamo a sottolineare, nelle nostre letture era assolutamente inteso come positivo, di scambio e rivendicazione di pratiche nuove; rimane che, senza nulla voler togliere a chi per la libertà combattè per davvero, è impensabile a Bergamo proporre novità e cambiamento, anche nel rispetto, e anzi, nella riaffermazione di quella memoria storica che da anni sta subendo attacchi da ogni parte. Assistiamo a riappacificazioni storiche con eroi gassatori di popolazioni civili inermi e con repubblichini che, se pur "animati da sacro fuoco", nella pratica si distinsero per eroici gesti di torture e sevizie. Ci chiediamo allora in che modo questo "qualcuno" ha in mente di costruire socialità e relazioni alternative, con quali forme intende dare vita al quel "mondo diverso possibile" con cui tanto ci si riempie la bocca.
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