Non si contano più le aggressioni violente nei confronti di militanti politici, immigrati, senza casa, prostitute; all’ordine del giorno gli attentati a sedi politiche e sindacali, centri sociali, case occupate. Intorno, fragoroso, il silenzio.
Questi episodi, sempre più numerosi, sempre più gravi, vengono relegati ai margini della cronaca nera, ridotti a scontri tra bande, a scorribande giovanili. Eppure l’assassinio di Dax il 16 marzo 2003 a Milano, i tentati omicidi del 3 giugno 2005 a Roma, dell’11 giugno a Torino, del luglio 2005 a Verona… non sono che alcuni episodi, i più noti, tra i tanti, che segnano la lunga teoria di violenze che vedono protagonisti i fascisti. Le truppe di complemento che svolgono il lavoro sporco che le forze del (dis)ordine statale non possono (ancora) fare. Nel 2005, e sono dati certamente parziali, ci sono stati 26 attacchi a centri sociali, case occupate, sedi di partito, di sindacato e associazioni partigiane; 45 aggressioni contro militanti politici, frequentatori di sedi e centri sociali, antifascisti, politici, giornalisti, omosessuali, immigrati, testimoni di Geova; 28 attentati (con bombe incendiarie o attuati da squadracce armate di bastoni e spranghe) a sedi politiche e centri sociali, campi nomadi, negozi gesti da immigrati, associazioni omosessuali… Nel 2006 sino a maggio sono 40 le aggressioni e 18 gli atti vandalici e gli attentati di marca fascista. Una escalation impressionante, che vede la destra istituzionale sin troppo propensa a coprire e minimizzare le imprese dei giovanotti troppo esuberanti con cui ha stretto alleanza elettorale alle elezioni politiche dell’8 e 9 aprile del 2005.
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