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Investimenti israeliani in Sardegna da boicottare
Anche gli israeliani da Tiscali
Un centro di ricerca e sviluppo di tecnologie sofisticate, che porterà in città cento assunzioni entro il 2008 (il 90 per cento di sardi) e che dovrebbe contribuire ad alimentare la vocazione per le nuove tecnologie legate all'informazione (l'inglese information technology) di Sa Illetta.È stata inaugurata ieri la nuova base operativa di Télit, azienda israeliana con un passato italiano, specializzata nello studio di soluzioni wireless e machine to machine, ovvero comunicazioni senza bisogno di cavi da un apparecchio all'altro. Un esempio sono i distributori automatici che trasmettono dati sulle borse, gli elettrodomestici che possono essere attivati dal telefonino, il monitoraggio a distanza per servizi pubblici. E ancora: assistenza automatica per auto e pc portatili che non hanno bisogno di cavi per navigare sul web. IL POLO CAGLIARITANO andrà ad aggiungersi ai centri Télit già attivi a Trieste e Seul e il governatore Renato Soru non nasconde l'entusiasmo. «Sappiamo quanto sia difficile fare impresa in Sardegna - si è rivolto direttamente all'amministratore delegato, l'israeliano Oozi Cats - . Ora una società israeliana ha deciso di investire da noi. Si aprono serie prospettive di crescita». Da parte loro, i vertici di Télit hanno dato qualche spiegazione, in un rimbalzo di complimenti. «Abbiamo scelto la Sardegna come base per il nostro nuovo centro perché siamo convinti che rappresenti un importante polo della tecnologia dell'informazione italiano e non», ha dichiato Cats, «grazie alle innovative realtà locali con le quali ci auguriamo di poter collaborare, all?eccellenza della sua comunità accademicoscientifica, alla cultura locale della ricerca e sperimentazione, nonché dalle infrastrutture offerte, la Sardegna è il luogo ideale da cui far partire i nostri nuovi progetti». I fondi per l'apertura del centro (25,5 milioni di euro) arrivano dal decreto per i Pacchetti integrati di agevolazione Innovazione, del ministero dello Sviluppo economico. Chiusura dell'incontro per Chicco Testa, amministatore delegato a Télit ed ex presidente Enel. Per lui la Sardegna è «una delle realtà più competenti e professionali dell'Ict».
Un gioiello svenduto Télit, ovvero come svendere all'estero una perla italiana della tecnologia. Per poi farla rientrare in Italia, dalla Sardegna, come ospite, da ditta straniera che ottiene 25 milioni di euro dal ministero dell'Industria, per creare lavoro. Nel gennaio 2003, l'unica società di telefonia cellulare dello Stivale entra in liquidazione volontaria: nel 2002 ha fatturato "so l t a n to" 60 milioni di euro, ovvero il 3 per cento del mercato dei cellulari in Italia. Allora la società proprietaria, la Finmek - il colosso i cui vertici sono sotto accusa per bancarotta - decide di sbarazzarsene. La Télit resterà in mano alla proprietaria di Dai telekom, la israeliana Polar Investments, fino al 2008. Intanto, il gruppo Finmek è in amministrazione straordinaria per bancarotta. Pare proprio che l'elettronica italiana non possa concorrere in un mercato nazionale, né internazionale. E che solo l'ingresso di capitali e management stranieri assicuri un futuro a chi ci lavora.
da "Il giornale di Sardegna" del 8 luglio 2006
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