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by 5am Wednesday, Aug. 30, 2006 at 2:57 PM mail:

focene

Mercoledì 30 Agosto 2006





Interrogati nuovamente i testimoni. Renato Biagetti, 26 anni, ucciso a coltellate. Ore contate per il secondo ricercato. Rinviato il funerale


Sotto torchio “il moretto” per il delitto di Focene





Il ragazzo ha 19 anni e abita vicino al Buena Onda. Da chiarire il suo ruolo nell’omicidio







di PAOLA VUOLO

e MARCO DE RISI

Ha 19 il giovane sospettato di essere coinvolto nell’omicidio di Renato Biagetti, sarebbe stato riconosciuto dai ragazzi del centro sociale e dagli amici dell’ingegnere sopravvissuti alle coltellate. Il ragazzo corrisponde alla descrizione dei testimoni del delitto, «è moretto e zoppicava», e i carabinieri stanno per arrivare anche al secondo complice, «un ragazzo grosso e massiccio, alto almeno 1,80, capelli mori e corti». Secondo le testimonianze sarebbe stato lui, «il giovane massiccio», a pugnalare a morte Renato Biagetti, ma i racconti sono ancora confusi. E anche se gli inquirenti ritengono che il ragazzo rimasto sotto torchio tutta la notte sia responsabile dell’aggressione ai tre amici, restano da chiarire la dinamica e i ruoli. Il ”moretto” abita a Focene, poco lontano dal chiosco ”Buena Onda”, ed ha anche una golf grigio metallizzata. La macchina degli aggressori descritta dai testimoni era appunto una golf grigia.
C’era stata una festa pacifista domenica notte, sulla spiaggia di Focene, a due passi dal chiosco ”Buena Onda”. Renato Biagetti, 26 anni, che frequentava il centro sociale Acrobax, è lì con due amici, un ragazzo e una ragazza, sono le 5 del mattino. Due giovani con una Golf grigia metallizzata li aggrediscono. Dicono che la festa è finita e loro non devono più stare lì, «questa è zona nostra». I giovani sono armati di coltello, e pugnalano l’ingegnere e i suoi amici. Renato Biagetti viene colpito al petto tre, quattro volte, una coltellata gli raggiunge il cuore. L’ingegnere muore all’ospedale di Ostia, il ”Grassi”, dove viene trasportato in condizioni disperate, ma ancora vivo. E sullo sfondo della tragedia c’è però una polemica: dai tempi di arrivo e partenza dell’ambulanza, ai tempi di intervento al pronto soccorso.
Ieri notte gli amici di Renato dell’Acrobax hanno presidiato la caserma dei carabinieri. «Questa è una lunga notte, dicono, «è la notte della verità, vogliamo sapere cosa è successo davvero, perché Renato è stato ucciso, perché è morto in quel modo».
Per ora gli inquirenti non ritengono che l’aggressione all’ingegnere sia stata motivata da questioni politiche.
Da parte sua il sindaco Walter Veltroni si augura, «che si arrivi presto fino in fondo».
C’è un testimone chiave dell’omicidio, un gestore del chiosco, che non riesce a darsi pace: «Non chiudo occhio da giorni, se penso che potevo colpirli, che potevo dargli una bastonata, che forse quei due sarebbero scappati e che renato così si sarebbe salvato. L’ho visto bene l’assassino alto e massiccio, l’altro zoppicava». Il giorno prima del delitto qualcuno ha tagliato le gomme della sua auto. Da un anno l’uomo riceve minacce e avvertimenti.
I carabinieri hanno subito tracciato l’identikit dei due giovani, e sin dal primo momento si sono convinti che era gente del posto, e che in zono più di qualcuno li conosceva. I fatti sono andati davvero così come raccontano i testimoni? Chi ha colpito a morte l’ingegnere, «il moretto che zoppicava», o «il giovane alto e massiccio?». Gli inquirenti ritengono di essere a un passo dalla soluzione e anche sul nome del secondo aggressore ci sono già dei sospetti.
Sono stati rimandati i funerali di Renato Biagetti, che saranno organizzati all’Acrobax: «Un funerale a modo nostro», dicono gli amici, «pieno di amore e di ricordi, che solo chi conosceva renato può capire».
Anche la famiglia ha accettato che i funerali si svolgano al centro sociale: «Ho sempre rispettato le idee di mio figliolo», dice la madre, «proprio per questo il funerale verrà celebrato al centro sociale».

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