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"Una lite banale finita con un omicidio"
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Roma One Wednesday, Aug. 30, 2006 at 4:37 PM |
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Un ragazzo di 19 anni e uno di 17, incensurati, sono in stato di fermo con l'accusa di omicidio volontario per la morte di Renato Biagetti, accoltellato a Focene. "Una domanda fraintesa e un bicchiere di troppo"
Roma, 30 agosto 2006 - Due giovani di 17 e 19 anni, il primo studente e il secondo lavoratore saltuario, sono stati fermati ieri notte dalla compagnia dei carabinieri di Ostia, con l'accusa di omicidio volontario nei confronti di Renato Biagetti, il tecnico del suono ucciso domenica scorsa all'alba mentre usciva da un locale sul litorale romano.
Negli interrogatori durati tutta la notte, i due avrebbero ammesso le rispettive responsabilità. Ad accoltellare Biagetti sarebbe stato il ragazzo di 19 anni, incensurato. La lite è stata scatenata da un banale motivo. I due aggressori avrebbero avvicinato Biagetti all'uscita del locale dove la vittima aveva trascorso la serata. "Una domanda fraintesa e qualche bicchiere di troppo - ha dichiarato il comandante del nucleo operativo - Con una notte sulle spalle lo scontro fisico si è trasformato in un omicidio".
Viene dunque escluso il movente politico, come era apparso in un primo momento. Le indagini si sono basate sulla ricostruzione dei fatti attraverso numerose testimonianze, molte spontanee. Gli inquirenti sono riusciti a ricostruire la targa di uno dei due giovani e a risalire alla sua identità. Il diciannovenne è stato fermato nei pressi di Ostia, mentre girava con la golf grigia segnalata. Il diciassettenne è invece stato prelevato dalla casa dei genitori durante la notte. Ritrovato anche il coltello utilizzato per l'omicidio: è stato occultato dal giovane in un giardino poco distante dal locale.
Il maggiorenne attualmente si trova in stato di fermo presso la casa circondariale di Civitavecchia. Il diciassettenne invece nel centro di Prima Accoglienza di Roma. Le indagini sono guidate dai Pm Pinto e Filogamo.
redazione.romaone.it/4Daction/Web_RubricaNuova?ID=77731&doc=si
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da repubblica
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rep Wednesday, Aug. 30, 2006 at 4:55 PM |
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CRONACA InviaStampaRisiedono entrambi a Fiumicino i presunti assassini di Renato Biagetti "Ci dispiace. Abbiamo appreso dai giornali che il giovane era morto" Omicidio Focene, due arrestati Uno ha 17 anni, l'altro 19
Il luogo dell'omicidio ROMA - Sarebbero due giovani, uno di 17 e uno di 19 anni, residenti a Fiumicino, in località Focene, i presunti assassini di Renato Biagetti, l'ingegnere accoltellato domenica scorsa all'alba vicino allo stabilimento balnerare Buena Onda, situato proprio a Focene. "L'abbiamo appreso dai giornali che il giovane era morto, ci dispiace" hanno detto agli investigatori.
I carabinieri della compagnia di Ostia li hanno sottoposti a fermo con l'accusa di concorso in omicidio volontario. Ad accoltellare Biagetti, 26 anni, sarebbe stato il più grande dei due, probabilmente sotto l'effetto dell'alcool. Sembrano confermarlo le impronte scoperte sull'arma ritrovata in un giardino a poca distanza dal luogo del delitto. Il ragazzo è stato rintracciato dai carabineiri grazie alla targa dell'auto, la Golf grigia che alcuni testimoni avevano visto allontanarsi dopo il ferimento dell'ingegnere.
Ancora sconosciute le cause dell'omicidio. Biagetti e due suoi amici, un ragazzo e una ragazza, sarebbero stati avvicinati dall'auto con a bordo i presunti assassini dopo una notte trascorsa a una festa sul litorale romano. "E' tardi, tornatevene a casa" avevano detto i due alla comitiva. Secondo la ricostruzione fatta dai carabinieri si sarebbero presi a pugni con Biagetti e l'amico per motivi futili; poi il diciannovenne sarebbe andato in macchina a prendere il coltello e avrebbe colpito più volte l'ingegnere, di striscio l'altro ragazzo, un pugno anche alla giovane che stava cercando di calmare gli animi. Subito dopo la macchina su cui si trovavano si era allontanata.
Secondo uno degli attivisti del centro sociale Acrobax frequentato da Biagetti però il motivo dell'accoltellamento è ben preciso: "Noi non conosciamo il volto dei due ragazzi arrestati, ma pensiamo e riteniamo che l'aggressione sia stata di chiara matrice culturale fascista. Tentare di far passare l'omicidio come una rissa tra balordi come accaduto molte volte fuori dalle discoteche, magari per motivi passionali, è qualcosa che respingiamo fermamente".
(30 agosto 2006) Torna su
http://www.repubblica.it/2006/08/sezioni/cronaca/prof-senza-veli/prof-senza-veli/prof-senza-veli.html
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AGGRESSIONE;NON RISSA!!
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Aggressione,non "rissa"!! Wednesday, Aug. 30, 2006 at 5:18 PM |
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LETTERA APERTA by gli amici e le amiche di renato Wednesday, Aug. 30, 2006 at 4:46 PM mail:
LETTERA APERTA
Leggiamo gli articoli su Renato ma sembra che non parlino di lui né di quello che è realmente accaduto. Allibiti e sconcertati dai mezzi di informazione nazionale abbiamo sentito la necessità di parlarvi davvero di Renato e di quello che ha vissuto. Sull'Unita del 29-8-2006 Angela Camuso ha scritto un articolo sconcertante che fornisce una ricostruzione erronea dei fatti, non capiamo come la verità possa essere travisata in questo modo: non è stata una rissa è stata un'aggressione. Sulla Repubblica del 28-08-2006 è stato scritto "rissa tra balordi" : non è stata una rissa è stata un'aggressione. Quando li abbiamo incontrati a casa di Renato, abbiamo chiesto ai giornalisti di non parlare di rissa, ma hanno deciso ugualmente di interpretare la storia a modo loro; Renato aveva il valore della non violenza: non è stata una rissa è stata un'aggressione.
Nessuno si preoccupa invece di sottolineare che c'erano due ragazzi armati di coltello, alle cinque di mattina, parcheggiati in macchina fuori da una dance hall al termine di una strada chiusa, senza neanche essere andati alla festa: questa non è stata una rissa, è stata un'aggressione. Renato non ha nemmeno cercato di difendersi, ha chiesto al suo aggressore soltanto di "levare quella lama", di rendersi conto di cosa stesse facendo. Non è stato un tentativo di rapina, non è stata una rissa tra balordi, è stata un'aggressione. I testimoni e le deposizioni confermano, lo stesso Renato prima di morire ha raccontato cosa gli è accaduto: è stato aggredito.
Noi non c'eravamo ma sappiamo, abbiamo le testimonianze che è stata questa la reazione di Renato, ce lo raccontano gli anni di vita passati insieme che sono l'unica vera testimonianza che noi possiamo offrire. Qualche anno fa', ad Acrobax, un ragazzino gli ha lanciato un posacenere in fronte causandogli una ferita da 5 punti e nonostante ciò non eravamo noi a calmare lui ma lui a calmare noi:"vabbé dai non è successo niente, l'importante è questo" ci ha detto.
Noi sappiamo di Renato che odiava la violenza, aveva il valore della vita e la sua scelta politica è stata sempre quella di rispettarla ad ogni condizione nelle sue azioni di tutti i giorni.Non era un attivista politico né era un militante ma sceglieva di frequentare posti in cui il suo impegno sociale era condiviso e poteva esprimersi con la collaborazione partecipata cosi come con il divertimento.
Non vogliamo che il suo ricordo venga strumentalizzato, non vogliamo che il suo ricordo sia utilizzato cioè come uno strumento di potere.Vogliamo che tutti sappiano che quello che è successo a Renato sarebbe potuto capitare a chiunque. Vogliamo che l'assurdità della realtà in cui viviamo vi colpisca come una pugnalata in petto senza possibilità di nascondersi dietro generalizzazioni di circostanza utilizzate dai media del tipo "era un frequentatore di centri sociali". Renato era anche, anzi sopratutto, qualcos'altro. e noi lo sappiamo. e sabato sera era andato a ballare al "Buena Onda" a Focene con Laura e Paolo a differenza di quei due ragazzi che stavano fuori dalla dance hall con un coltello in tasca.
Tutto ciò ci lascia disorientati, siamo arrivati ad un punto in cui la violenza gratuita ti aspetta in macchina per non farti ritornare a casa mai più. Gli amici di una vita, quella di Renato, qui attorno al tavolo della tristezza, se lo ricordano sempre sorridente e si domandano addirittura se qualcuno l'abbia mai visto incazzato Partecipando con lo stesso entusiasmo ai momenti tragici come a quelli di gioia estremi ci ha insegnato come incanalare la nostra rabbia, affinché ci scorra attraverso le vene e ci renda più consapevoli. Perchè la nostra risposta non sarà violenta; la sua non lo è mai stata.
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