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Gaza: dopo i netturbini scendono in sciopero gli insegnanti
by ............ Saturday, Sep. 02, 2006 at 2:12 PM mail:

Gaza: dopo i netturbini scendono in sciopero gli insegnanti

Mentre nelle strade di Gaza si accumulano pile di immondizia, in seguito ad uno sciopero ad oltranza dei netturbini, il premier palestinese Ismail (Hamas) ha voluto dare oggi un esempio personale ed e' sceso in strada con una scopa, assistito da alcuni dirigenti palestinesi.
Negli ultimi giorni si propagano gli scioperi nei Territori, in particolare fra i dipendenti statali che da marzo non percepiscono affatto, oppure solo in parte, i loro gia' modesti stipendi. Alcuni giornali avvertono che c'e' il rischio di una paralisi. La sensazione di Hamas e' che questi scioperi non siano spontanei e che anche anzi dietro le quinte siano i rivali politici di al-Fatah ad istigare le proteste. Mentre il presidente Abu Mazen e' impegnato in una nuova tornata di contatti nel tentativo di mettere assieme un governo di unita' nazionale, Hamas ed al-Fatah sono impegnati a scambiarsi
invettive sempre piu' dure.
La crisi a Gaza e' iniziata il 23 agosto quando i 1.800 netturbini hanno fatto sapere che non possono continuare a lavorare gratis e hanno incrociato le braccia. Presto pile di rifiuti si sono accumulate nelle strade, anche nei pressi di ospedali, scuole, istituti pubblici. ''Esiste il rischio di un disastro umanitario'' ha avvertito l'organizzazione Pchr-Gaza.
''Il diritto di sciopero e' sacro, ma anche l'igiene pubblica lo e'. Se non ci sono i netturbini, allora forse e' il caso di organizzare 'comitati di emergenza' per la raccolta dei rifiuti''.
Haniyeh che presiede un governo meta' del quale si trova agli arresti in Israele - non aveva fatto ancora in tempo ad affrontare questa emergenza che ha appreso dal sindacato degli insegnanti che domani le scuole non riapriranno, al termine delle vacanza estive. Anche in questo caso ci sono stipendi da pagare e le casse sono vuote. Al premier non e' rimasto che fare appello al senso nazionale degli insegnanti: ''Israele ha fatto notare loro non chiede di meglio che vedere nei
Territori uno stato di anarchia''.
Ma fra le fila di Hamas la collera verso al-Fatah non conosce limiti. Il ministro degli esteri Mahmud a-Zahar (Hamas) ha dato del ''terrorista'' a un suo dipendente, di al-Fatah. E il portavoce del ministero degli interni Khaled Abu Hilal ha polemizzato con ''certi partiti che hanno intenzione di
sabotare, e attaccano istituzioni private e pubbliche sotto il pretesto della questione dei salari''.
Nel suo sito internet Palestine-Info Hamas rileva che ''quanti fanno appelli per uno sciopero generale e per la sospensione del lavoro sono affiliati con una sola formazione politica'': vale a dire al-Fatah.
Un portavoce di al-Fatah, Jamal Nazal, ha subito risposto al fuoco imputando a Hamas e alla sua inflessibile politica estera la causa prima dei mali della economia palestinese. ''Il governo diretto da Hamas ha detto Nazal dovrebbe cominciare a rispettare la legalita' internazionale e le iniziative arabe'': fra queste la iniziativa di pace del Vertice arabo di Beirut, nel 2002, che prevedeva una formula di pace con Israele. Hamas, che respinge lo stesso diritto alla esistenza di Israele, non puo' dunque adottarla. La linea di Hamas, ha ammonito Nazal, avra' come conseguenza di perpetuare l'isolamento internazionale dei palestinesi.
La risposta di Hamas non si e' fatta attendere. I mali della economia palestinese, ha replicato Mahmud a-Zahar, vanno addebitati solo e soltanto alla gestione del governo di Abu Ala (al Fatah) e ai suoi sperperi. ''Due miliardi di dollari di debiti ha esclamato a-Zahar sono quanto il governo Hamas ha ereditato dai suoi predecessori di al-Fatah''.
Mentre i principali movimenti politici dei Territori sono impegnati in una rissa Abu Mazen spera ancora di poter placare gli animi e gettare le basi di un governo di unita' nazionale.
E' da maggio che ci prova, e finora ha avuto scarse soddisfazioni. Il quotidiano al-Ayam scrive oggi che Abu Mazen ha in mente un nuovo regime presidenziale, ''come in Libano''.
Ma innanzi tutto, scrive al-Ayam, ha bisogno di ricevere dalle formazioni armate della intifada l'impegno solenne che non prendano iniziative al di fuori del consenso nazionale.

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