un articolo interessante sulla nuova guerra in libano
Gli obiettivi della cosiddetta "forza d'interposizione" nel sud del Libano.
Intervista* a Stefano Chiarini di Mila Pernice. http://www.radiocittaperta.it
Per comprendere la situazione attuale nel sud del Libano, partiamo da un ragionamento sugli obiettivi della cosiddetta "forza d'interposizione". Servirà a portare avanti gli interessi di Israele nella regione?
Credo proprio di si, nel senso che la risoluzione Onu 1701 sulla base della quale è stato deciso di formare questa forza, stabilisce che si crei una fascia di sicurezza all'interno del territorio libanese, quindi neppure a cavallo del confine tra i due paesi, ma all'interno, nella quale non potrà operare la rssistenza. Quindi priva i libanesi del diritto di continuare la loro lotta per la liberazione delle Fattorie di Sheeba occupate da Israele nel '67e per la liberazione dei prigionieri palestinesi e libanesi nelle carceri israeliane. Inoltre, cosa piuttosto grave secondo me, la risoluzione, checché ne dica il governo Prodi, stabilisce che queste forze multinazionali dovranno impedire sostanzialmente l'uso del Libano meridionale alla rsistenza. Quindi è evidente che si configura come il sostegno all'occupazione israeliana delle Fattorie di Sheeba e il tentativo di sottrarre al Libano la sua sovranità. Il modo in cui il Libano decide di difendere il proprio territorio è tra i libanesi stessi, non lo può decidere l'Onu o altri paesi. La risoluzione 1559 chiede il disarmo delle milizie ma, a differenza di quanto sostiene questa risoluzione 1701, la 1559 non può applicarsi agli Hezbollah perché quella resistenza libanese non è una milizia di partito ma sono forze che operano per difendere il paese, quindi hanno un ruolo "nazionale"; e quindi non devono rientrare nella 1559 e hanno il diritto di non disarmare. Questa posizione è sostenuta non solo dal presidente libanese Emile Lahoud ma anche, per esempio, dal piu' importante esponente dell'opposizione cristiano-maronita, che è l'ex generale Michelle Lahoud. Al di là delle buone intenzioni, per cui c'è chi dice che non andiamo in Libano per disarmare Hezbollah, quello sarà il compito che dovranno assolvere.
L'Italia sarà complice, insieme all'Unione Europea, di questi obiettivi che vanno a favorire gli interessi di Israele. Senza dimenticare il ruolo della Francia...
Soprattutto direi, nel senso che la Francia sta operando, e la risoluzione 1701 apre la strada a questo, per ottenere di nuovo un mandato coloniale sul Libano insieme agli Stati Uniti. Si tratta di una sorta di colpo di stato sunnita filoamericano, attraverso il premier Fouad Siniora, con la cacciata degli Hezbollah, delle altre forze sciite e di quelle forze che non sono d'accordo sul disarmo della resistenza, dal governo. Quindi è un'operazione appoggiata dalle truppe francesi e noi in qualche modo ci troveremo coinvolti non solo nella repressione della resistenza ma anche nel tentativo di creare un governo nel Libano simile a quello che c'è in Iraq, simile a quello che c'è in Afghanistan, cioè un fantoccio degli Stati Uniti e in questo caso anche della Francia. Quindi c'è anche un aspetto assolutamente negativo per quanto riguarda la vita politica interna del Libano perché chiedere il disarmo di Hezbollah significa voler destabilizzare il governo libanese, farlo cadere, significa voler mettere in discussione quegli accordi che posero fine alla guerra civile. Quindi assolutamente ne potrebbe derivare una vera e propria "irachizzazione" della situazione libanese.
Un altro aspetto da considerare riguarda la missione dell'esercito libanese nel sud che già ha mandato le prime truppe. Sulle pagine del Manifesto hai avviato un'analisi sugli obiettivi di questa missione strettamente collegati alla composizione dell'esercito stesso. Come si porranno i soldati libanesi nei confronti di Hezbollah, che dal 2000 controlla i confini del sud?
Anche qui c'è una contraddizione di fondo, nel senso che l'esercito libanese risponde al governo libanese, quindi dipende dagli equilibri che ci sono nel governo libanese. Se l'esercito libanese vorrà disarmare Hezbollah il governo libanese cadrà, su questo non ci sono dubbi. Sembra che ci sia per il momento una sorta di intesa per cui l'esercito va al sud ma "ignora" gli Hezbollah nella fascia meridionale. Il problema, quando arriveranno le truppe francesi e multinazionali, visto che risoluzione chiede il disarmo di Hezbollah, è che si aprirà una contraddizione perché poi queste forze chiederanno all'esercito libanese di compiere quest'operazione e quindi nuovo si destabilizzerà il paese. Poi c'è un grosso rischio anche per i soldati italiani, perché vanno lì per una funzione che non è d'interposizoone come ripetono molti anche a sinistra. Non sta scritto da nessuna parte che sono truppe d'interposizione, sono truppe che hanno il compito di far sì che il Libano del sud non sia usato per alcuna azione ostile intendendo per "azione ostile" qualsiasi iniziativa militare di resistenza contro l'occupazione israeliana delle Fattorie di Sheba.
Il 27 luglio c'è stata una manifestazione a Roma molto partecipata dalle comunità libanesi in Italia. Le richieste dei movimenti di solidarietà alla resistenza dei popoli del Medio Oriente, e dei rappresentanti delle comunità libanesi ma anche palestinesi (ricordiamo che prosegue l'occupazione in Palestina che ogni giorno genera nuove vittime) riguardavano la complicità italiana e la necessità di sanzioni economiche e politiche nei confronti di Israele. Richieste che avranno motivo di essere anche nelle prossime settimane quando, come hai scritto tu, "nel sud del Libano opereranno tre eserciti - Hezbollah, l'esercito libanese e le forze multinazionali - di fonte al sempre presente esercito di Tel Aviv".
Si, ognuno con un'agenda diversa da quelle degli altri e spesso anche in contrasto. La zona poi non è grandissima, sonno 800 km quadrati, è un terzo del Libano...e chiaramente questa situazione è anche molto pericolosa perché dipende da cosa faranno, se si passerà o no al disarmo di Hezbollah. Inoltre Israele ha anche un ruolo attivo: non si è ancora ritirato e non ha alcuna intenzione di lasciare le Fattorie di Sheba. C'è da notare poi che c'è anche un contingente francese che è sulle navi e che però la Francia tiene in zona - sono circa 1700 uomini - e che risponde solo al comando francese che non si capisce bene come voglia utilizzarlo. Anche questa è una incognita preoccupante. In tutto ciò la fretta di mandare le truppe italiane lì direi che è un atteggiamento molto velleitario, avventuristico e pericoloso da parte del nostro governo.
*Intervista realizzata il 18/08/2006
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