La prevaricazione del genere maschile su quello femminile è trasversale alle culture e alle religioni.
L’articolo pubblicato giorni fa su Il Giornale dell’Umbria relativo all’incidenza e alla tipologia di stupri nella nostra regione, riportando i dati forniti a livello nazionale e locale dall’Istat, contribuisce a rompere il silenzio mediatico circa i numeri e l’oggettiva entità del fenomeno in questione. I dati forniti dall’Istat riflettono pienamente quelli emersi da una ricerca del consiglio d’Europa, che rivela come la prima causa di mortalità delle donne sia la violenza di un uomo “vicino”, padre, compagno o conoscente. L’urgenza di trattare il tema della violenza di genere deriva non tanto e non solo dai molteplici casi di attualità, quanto dalla consapevolezza che questi fenomeni sono la punta visibile di un fenomeno che ha prevalentemente per sfondo non il migrante, il pericolo che viene dalla strada, ma la famiglia e le mura domestiche, la rete delle conoscenze e in definitiva il rapporto tra i sessi. Affermare che il patriarcato sia frutto “dell’incontro disperato dell’Islam con la modernità” ( Il Foglio, 21.08.06) non rappresenta altro che un malcelato tentativo di occultare tanta parte della nostra storia- che come quella di altre civiltà- ha tra le sue fondamenta la prevaricazione del genere maschile su quello femminile. Libertà, diritti scritti su carta faticano ad uscire dalla dimensione della pura e astratta enunciazione di principio e si scontrano con un sistema socio- economico in cui diritti che sembravano acquisiti vengono sistematicamente attaccati e questo a partire dalle condizioni materiali che caratterizzano il nostro presente, come la precarietà che in Umbria, in modo maggiore rispetto ad altre realtà regionali, si declina come giovane, donna e laureata, o la mancanza di parità salariale che è dappertutto un lontano miraggio, ma è in un paese come il nostro dove l’occupazione femminile è al di sotto degli standard e dove ai vertici le donne sono considerate “simpatiche eccezioni” che il gap aumenta. Lo stesso diritto all’autodeterminazione sta subendo un'escalation senza precedenti. La legge 40 in materia di fecondazione assistita fa parte di questo disegno così come il tentativo di aprire i consultori pubblici al Movimento per la vita, o la tendenza a normare la sessualità e le relazioni di coppia. I punti del pacchetto proposto dalla ministra per le Pari Opportunità, per contrastare la cosiddetta emergenza stupri, sono ormai noti: innalzare il minimo della pena prevista per i violentatori, l’istituzione di un osservatorio permanente, la richiesta di dedicare un apposito capitolo della finanziaria alla prevenzione della violenza; questo ultimo punto potrà concretizzarsi solo all’interno di una finanziaria che non si basi sui tagli ai grandi capitoli della spesa sociale, rispettando dunque il programma con cui l’Unione ha ricevuto il mandato a governare dai propri elettori. Per quanto riguarda le misure legislative da adottare, più che l’inasprimento delle pene,credo sia necessaria la creazione di nuove fattispecie di reato, che permettano di evitare che le molte forme di persecuzione (stalking),oggi non punibili penalmente, non conducano alla morte delle vittime. Considerando,inoltre,che i centri e le associazioni anti-violenza in Italia ormai rappresentano un servizio a tutti gli effetti, ma ancora vivono sul volontariato e senza fondi, si spera che il lavoro della ministra sia finalizzato anche alla garanzia di un finanziamento stabile a queste strutture. In conclusione, riflettendo sull’appello relativo all’esigenza di una presa di parola pubblica e di assunzione di responsabilità da parte maschile, pubblicato su vari quotidiani nazionali e firmato da uomini provenienti dai più diversi percorsi politici, culturali e religiosi, penso che se ai maschi spetta di destrutturare la radicata idea di dominio sulle donne, è altrettanto vero che tocca alle donne prendere in mano la situazione. Un'occasione in questo senso sarà il convegno“Violenza e patriarcato”organizzato a Trieste (6-7 Ottobre) da El-fem, la rete delle donne della Sinistra europea. Anche a livello regionale credo sia necessario riprendere lo slancio dei mesi antecedenti la grande mobilitazione di Milano,allorché le donne umbre del mondo dell'associazionismo,del sindacato e dei partiti dell'Unione organizzarono la partecipa assemblea alla Sala dei Notari, in cui donne e uomini di diverse generazioni si sono confrontati su temi di urgente attualità come la difesa del diritto all'autodeterminazione. La possibilità per il movimento delle donne umbre di riuscire anche in futuro a scrivere pagine importanti di un rinato protagonismo femminile e femminista nella nostra regione, passa per la ricostituzione di occasioni di confronto e di elaborazione, di un luogo partecipato da molteplici soggettività e trasversale rispetto a organizzazioni politiche, società e istituzioni.
Adelaide Coletti Responsabile regionale politiche di genere e associazionismo PRC-SE
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