Grande fanfara con onorevoli presenti all' inaugurazione della nuova sede ARCIGay di Padova, ma poca attenzione per i problemi più gravi.
Ieri, 7 ottobre 2006, si è svolta l’ inaugurazione della nuova sede dell’ ARCIGay a Padova, ora ospitato nell’ edificio delle “ex Barriere” in Corso Garibaldi, visibilissimo e centrale. È un risultato importante: non dimentichiamo che Padova resta una città non facile per chi cerca di vivere serenamente la propria omosessualità o la propria condizione transessuale.
Molti sono stati i ringraziamenti reciproci dei relatori, poche però le parole spese per ricordare i problemi attuali delle persone GBLT. Anzi, nella relazione del presidente provinciale di ARCIGay si è notata una certa disinvoltura formale, e nel suo discorso (letto) le persone transessuali sono state nominate solo tre volte. Eppure, a Padova non esiste un punto di riferimento per le donne e gli uomini transessuali, un consultorio psicologico e medico specializzato come esiste a Bologna e a Roma. Era stata ventilata la possibilità che la nuova sede ARCIGay potesse offrire un servizio simile per le persone transessuali, ma l’ idea sembra essersi persa.
Forse più che un ambiente accogliente serve una precisa volontà di lottare contro gli abusi che quotidianamente vengono commessi contro persone GBLT, dal mobbing sul posto di lavoro, agli insulti, intimidazione e minacce da parte delle forze dell’ ordine. Notevole la presenza di ben quattro macchine dei Carabinieri che circolavano attorno all’ edificio ex-Barriere nei momenti immediatamente precedenti la cerimonia di inaugurazione (avvenuta all’ aperto davanti al palazzo). E chi non si ricorda il Gay Pride 2002 tenutosi a Padova, con i poliziotti che sembravano così preoccupati di individuare i manifestanti? E i volantini appesi nel centro di Padova che allora associavano gli omosessuali alla sparizione dei bambini?
E che dire, soprattutto, dell’ atteggiamento di due relatori? Il consigliere comunale presidente regionale dell’ ARCIGay ha ignorato nei mesi scorsi segnalazioni di violenze contro una donna transessuale che sono state poi oggetto di denuncia penale alla magistratura. E la presidentessa del consiglio comunale, che si è spesa in gesti che possono essere interpretati lesivi della dignità delle persone, e inneggianti a mutilazioni e alla lobotomizzazione? Per loro, la volontà di lottare di difendere i diritti di tutti (così ampliamente ribadita all’ inaugurazione) c’ è forse solo a parole. Magari preferiscono non dare fastidio per non perdere il supporto e i fondi pubblici. O per evitare che la città appaia per quello che è.
Che cosa sarà dunque la nuova sede ARCIGay? Un punto di incontro, di aiuto concreto per chi ha problemi spesso impossibili da risolvere senza una critica del tessuto sociale? O uno specchietto per le allodole, dove chi vive in ambienti profondamente omofobi viene ignorato perché dà fastidio? Se così fosse, l' ARCIGay non fornirà un ambiente diverso da uno Judenrat di infame memoria, dove venivano scelti gli ebrei dei ghetti che andavano a morire per primi.
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