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una cosa di sinistra
by meglio tardi.. Monday, Oct. 09, 2006 at 10:23 AM mail:

Politiche di integrazione dei migranti: ribaltare la Bossi-Fini, produce clandestinità. Lavoro in nero: denunciabile lo sfruttatore senza rischio espulsione. Misure anti segregazione e auto-segregazione. Alloggi diffusi sul territorio contro la ghettizzazione immobiliare. Inserimento guidato immigrati. Corsi di lingua italiana diversificati donne/uomini. Intervista al ministro Ferrero. Dal corriere on-line.

http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2006/10_Ottobre/09/mangiarotti.shtml

Meglio tardi che mai.

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Che cos'è l'interculturalismo
by politiche immigrazione Monday, Oct. 09, 2006 at 10:44 AM mail:

Che cos'è l'intercul...
velo.jpg, image/jpeg, 333x500

Per un superamento dell'approccio assimilatorio e multiculturale.

L'interculturalismo

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il burqa arcobaleno
by uno Monday, Oct. 09, 2006 at 11:40 AM mail:

Ha anche accettato di indossare abiti a più colori anziché solo neri

La donna tunisina si toglierà il velo all'entrata della scuola quando accompagna la figlia ma solo in prosenza di personale femminile

COMO - Si toglierà il burqa all'ingresso della scuola, ma solo in presenza di personale scolastico femminile. È stato trovato un compromesso tra una donna tunisina, che si presenta con il burqa quando accompagna la figlia a scuola, e la direttrice scolastica della scuola elementare di Como frequentata dalla bambina, dopo le proteste dei genitori degli altri bambini. La tunisina 40enne, di stretta osservanza islamica, quando esce di casa indossa un velo nero che la copre sino ai piedi, lasciando solo una fessura per gli occhi, in modo tale da non essere vita da nessun uomo che non sia il marito. E questo abbiagliamento lo utilizza anche per accompagnare la figlia alle scuole elementari di via Viganò a Como. Il caso ha suscitato le proteste dei genitori degli altri alunni, che temono che i bambini si spaventino vedendo una persona completamente ricoperta da un velo nero. La protesta è stata appoggiata nei giorni scorsi dal sindaco di Como, Stefano Bruni, secondo il quale una sentenza della Cassazione vieta espressamente mascheramenti tali da rendere non identificabile una persona. Invece secondo il questore di Como, Angelo Caldarola, nessuna legge vieta di andare in giro con il volto coperto.

COMPROMESSO - L'islamica aveva dichiarato che se le fosse stato impedito di accompagnare in burqa la figlia a scuola, non avrebbe più mandato la bambina alle lezioni. Alla fine è stato trovato un compromesso con la direttrice scolastica, Armanda Selva. La donna solleverà il velo per consentire al personale scolastico di accertare la sua identità, ma solo se a farlo saranno altre donne, inoltre ha anche accettato di indossare un abito islamico a più colori anziché solo nero.

24 settembre 2006


http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2006/09_Settembre/23/burqa.shtml

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dubbio
by piero Monday, Oct. 09, 2006 at 11:51 AM mail:

Non sarà che il burqa serve a nascondere un viso schifoso?

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G.Amato
by ghetti e proprietari immobiliari Monday, Oct. 09, 2006 at 1:21 PM mail:

(...)

Lei è un socialista, un riformista, e quindi indica come rimuovere le cause dei mali sociali. Ma in attesa gli effetti sono devastanti...

«Ma quale attesa! Ci mancherebbe altro. Le forze dell'ordine combattono quotidianamente».

Ma intanto si arriva a costruire i muri come quello di Padova.

«Questo è un altro capitolo, rappresentato dalle politiche urbaniste che debbono accompagnare l'inserimento delle comunità di immigrati e dovrebbero prevenire il fenomeno banlieu, dove le forze dell'ordine possono solo spegnere gli incendi. Si tratta di decongestionare questo eccesso di presenze. Vuole che le dica una cosa socialista?».

Prego.

«Questi fenomeni li crea l'ingordigia di alcuni proprietari di immobili i quali all'affitto di una famiglia preferiscono sei studenti o ancora meglio sedici immigrati che vengono messi a centimetri quadrati, realizzando un profitto fuori di misura. Via Anelli è figlia di questo. Due bravi sindaci, una di centrodestra prima e uno di centrosinistra poi, si sono adoprati per decongestionare le due concentrazioni etniche che si sono formate. Ma se non si fa in tempo, prima le forze dell'ordine debbono sbrogliare la matassa, poi ci si mette un muro per evitare che si riaggrovigli».

Il muro per il momento sta lì.

«Verrà tolto quando l'operazione di decongestionamento sarà completata. Non vediamo l'Italia all'ombra di quel muro. Nella maggior parte delle nostre città le comunità di immigrati vivono in realtà sufficientemente integrate. I fenomeni sono diversi. A Milano c'è un'insofferenza verso gli immigrati che è legata all'intensità del mercato del lavoro nero, figlio della ricchezza della città, e al conseguente fatto che la criminalità di extracomunitari supera di gran lunga la media nazionale. Al contrario, a Napoli il tasso di criminalità è prevalentemente locale».

A Napoli gli scippi e le rapine sono opera dei guaglioni. Ma che intendete fare per l'emergenza criminalità nel capoluogo partenopeo?

«Un lavoro di pubblica sicurezza che è fondamentale per garantire una visibile presenza delle forze dell'ordine. C'è già il più alto concentrato di poliziotti».

Forse non bastano.

«Non è questo il punto. Come hanno fatto gli americani ad Harlem o a sud di Washington Square, dove un tempo non si poteva neppure entrare, va creata una vita sana dove ora c'è degrado. Io sto riducendo da venti a dieci i commissariati in città, in modo da togliere gli uomini dagli uffici e raddoppiare le pattuglie in strada, ma la cosa più utile che sto facendo è dare il via alla cittadella della polizia. Cambierà un quartiere, creerà attività che poi ne genereranno altre in un circuito virtuoso».

Tornando all'immigrazione, un'inchiesta del Corriere ha evidenziato che stanno nascendo nuovi ghetti. È il caso del quartiere Braida, a Sassuolo.

«Il sindaco è stato da me una settimana fa. Anche lì si lavora al decongestionamento».

Ma l'Italia si deve adattare a tanta immigrazione?

«Secoli fa, a Venezia un Moro dominava. Poi siamo diventati tendenzialmente bianchi e cristiani, con qualche ebreo che abbiamo vergognosamente ritenuto di troppo. Ora il mondo entra anche da noi. La viviamo come un'invasione intollerabile, come qualcosa che deve finire. Tendiamo a difendercene invece di affrontarla come fecero gli italiani dei tempi delle repubbliche marinare. Non è una risposta da ministro dell'Interno ma è l'unica che si possa dare. E allora uno deve dire: forza italiani, guardate al futuro. E non abbiate paura degli immigrati, chiedete a me di difendervi dai criminali».

Entro ottobre lei presenterà il disegno di legge che modificherà la Bossi-Fini. Sarà scontro con l'opposizione?

«Vorrei che su un tema epocale come questo le forze politiche avessero delle linee guida condivise. Spero che vinca la ragione ma temo che lo sfruttamento dell'emotività e le pregiudiziali ideologiche possano prevalere».

Qual è la più grossa differenza tra il suo progetto e la legge attuale?

«Il mio progetto dovrà aiutarci a tenere distinti con maggior rigore gli immigrati regolari da quelli clandestini e dovrà evitare ai primi le inutili vessazioni alle quali l'attuale legge in più casi li assoggetta».

Legata all'immigrazione clandestina, c'è la prostituzione. Strade di periferia invase da nigeriane e ragazze dell'Est. In un trionfo dell'ipocrisia del quale a farne le spese sono solo le schiave del sesso. Ma non sarebbe il caso o di riaprire le case chiuse o di punire anche i clienti?

«Non ho alcuna obiezione a prendersela con i clienti. Quando si cita la privacy a difesa di uno squallido maschio che gira per la Salaria alla ricerca di ragazze dalle quali ottenere a pagamento ciò che non sa ottenere altrimenti, beh, della sua privacy mi interessa ben poco».

Islam. Lei è accusato di essere un tollerante buonista.

«È la cosa che mi diverte di più. Io sono tollerante nei confronti di tutte le religioni. Chi è intollerante nei confronti dell'Islam è uno sciagurato al quale conviene leggere i vangeli ed apprendere il significato dei valori cristiani. Sono anche uno dei pochi che ha denunciato le scuse fatte per paura che rischiano di sostituire il dialogo tra le religioni. Continuo a ritenere che dobbiamo fare non la guerra alle religioni ma la guerra all'estremismo. Non la guerra ad Allah ma a chi fa perdurare un oscurantismo dogmatico nell'Islam. In passato il rapporto tra fede e ragione è stato offuscato anche dalla cristianità. Anche noi abbiamo fatto guerre sante e l'odio verso gli ebrei, accusati di aver ucciso Cristo, ha portato la cristianità a perseguitare altri così come oggi dei folli, in nome di Allah, perseguitano i cristiani».

Ma l'Ucoii non è un'organizzazione estremista, quasi da mettere fuorilegge?

«Non ci risultano ragioni per metterla fuori legge, ma è certo che tende non all'integrazione, ma alla preservazione di una identità separata che è quella su cui fa leva il fondamentalismo. In ogni caso non coincide con la Consulta islamica e rappresenta in essa una posizione minoritaria. La Consulta, e non l'Ucoii, ha offerto una cena islamica nel corso del Ramadan, sulla base di una decisione presa in passato, che prevede anche l'offerta di una cena cristiana da parte nostra in prossimità del Natale».

Lei è tra coloro che puntano tutto sull'Islam moderato. Non crede che alla fine bisognerà comunque prendere la spada contro la scimitarra?

«Il mondo islamico ha dentro di sé delle tensioni irrazionali ed estremiste forti. Non si può prevenire il trionfo del fanatismo islamico ricreando un fanatismo cristiano. Occidente svegliati, è un qualcosa che anch'io mi sento di dire. Ma non per riorganizzare la crociata. L'Occidente è anche gli Stati Uniti, che sono quello che sono — tanti estremisti nostrani amici dell'America lo dimenticano — perché hanno integrato e integrano le etnie e le religioni più diverse e che oggi sembrano una babele di lingue, ma contano già sul ritorno al dominio dell'inglese fra alcuni anni, proprio grazie all'integrazione delle nuove generazioni. L'Occidente è quello che è perché ha saputo essere la casa dei cristiani, ma anche degli altri. L'Occidente non è quello che alzava la croce contro la scimitarra, né è quello che metteva al rogo chi rifiutava la sua fede».

Ma ci sono pericoli di terrorismo in Italia?

«Non ci sono segnali accentuati. Ma chi deve farlo, tiene gli occhi aperti».

(...)

Marco Cianca

(stralcio dall'intervista del corriere a Giuliano Amato)

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