* L'Esercito italiano resta uno strumento per la pace
* Ci addestriamo all'uso delle armi non certo col desiderio di usarle.
* militari in assetto anti-sommossa sono sbarcati dagli elicotteri per disperdere una folla ostile di manifestanti
* [Forlì] dal giugno prossimo, e per un intero semestre, sarà a disposizione dell'alleanza atlantica per intervenire in ogni angolo del mondo nelle situazioni di estrema emergenza
* L'Esercito italiano resta uno strumento per la pace * Ci addestriamo all'uso delle armi non certo col desiderio di usarle. * militari in assetto anti-sommossa sono sbarcati dagli elicotteri per disperdere una folla ostile di manifestanti * [Forlì] dal giugno prossimo, e per un intero semestre, sarà a disposizione dell'alleanza atlantica per intervenire in ogni angolo del mondo nelle situazioni di estrema emergenza
Sono solo alcuni degli elementi che balzano immediatamente agli occhi leggendo l'incredibile reportage di guerra apparso oggi sul Corriere Romagna. Quello che una volta doveva essere mantenuto segreto (vedi l'addestramento di militari da usare per compiti di piazza, cioè disperdere manifestanti, ovviamente civili) adesso è addirittura motivo di vanto per i militari italiani e forlivesi. In tempo di "missioni umanitarie" targate centrosinistra non c'è più paura di dire e fare niente, nemmeno le più infami porcherie. E allora noi cosa facciamo?
Ecco l'articolo integrale e relativi box...
--------------------------------------------------------------------------------------------- Il 66º "Trieste" a disposizione della Nato (dal corriere romagna del 13 ottobre 2006)
dal nostro inviato Gaetano Foggetti VITERBO. La Nato guarda a Forlì, al 66º Reggimento fanteria aeromobile "Trieste" di stanza nella caserma "De Gennaro", inquadrato in quella Brigata "Friuli" - forte anche degli elicotteri del 7º "Vega" di Rimini, del 5º "Rigel" a Casarsa e del Reggimento "Savoia Cavalleria" a Grosseto - che dal giugno prossimo, e per un intero semestre, sarà a disposizione dell'alleanza atlantica per intervenire in ogni angolo del mondo nelle situazioni di estrema emergenza. Si tratta della cosiddetta "Nato response force", alla quale i paesi aderenti danno a rotazione la loro disponibilità e per la quale anche gli uomini e le donne in divisa del 66º si stanno preparando duramente.Si è svolta mercoledì scorso, infatti, l'esercitazione "Blue Storm" che - nell'enorme poligono di Monte Romano in provincia di Viterbo - ha visto coinvolti 463 militari, 404 provenienti dal capoluogo romagnolo, e 70 mezzi, impegnati nel ricreare situazioni di pronto intervento fedeli alla realtà e che, non a caso, vedono già protagonista l'esercito italiano in Libano, Iraq e Afghanistan. Proprio nel paese asiatico, dallo scorso 21 settembre, è operativa la 1ª Compagnia "Cobra" del 66º, comandata dal capitano Matteo Luciani, e schierata nella regione nord occidentale di Herat. La particolare attivazione di questa spedizione di 90 militari, tra i quali 5 donne, è stata ricordata nella riunione che ha preceduto l'esercitazione, svoltasi tra i comandanti del "Trieste", colonnello Antonio Bettelli e della Brigata "Friuli", generale Giangiacomo Calligaris, insieme al comandante delle forze operative terrestri, generale di corpo d'armata Bruno Iob, al generale Paolo Reghenspurgher, vice comandante delle forze operative di difesa a Vittorio Veneto, e al pari grado Enzo Stefanini, comandante dell'aviazione dell'esercito. «L'invio di una nostra compagnia in Afghanistan - ha ricordato il colonnello Bettelli - è stato emblematico di quanto il 66º è in grado di garantire in termini di pronta operatività. Chiamati il 14 agosto scorso, il 21 settembre eravamo presenti in loco con uomini e mezzi».L'efficienza dell'intera Brigata "Friuli" sarà testata prima nell'esercitazione congiunta in programma a dicembre e poi, a giugno del prossimo anno, nel vero e proprio "esame di maturità" che si svolgerà in ambito internazionale e dal quale dovrà arrivare il nulla osta per operare agli ordini della Nato. I militari del 66º saranno di ritorno questa mattina, dopo essere stati trasportati nel poligono di Monte Romano il 2 ottobre scorso con 12 elicotteri dei reparti di Rimini e Casarsa, in provincia di Pordenone. Impiego di velivoli che ha segnato l'inizio della simulazione di un intervento nell'ambito della zona cuscinetto tra due stati in crisi. Scenario che, inevitabilmente, richiama quello recente tra Israele e Libano, tra i quali l'Onu ha frapposto una forza internazionale di caschi blu della quale fanno parte ben 2mila militari italiani. Preceduta da un'esercitazione notturna, con speciali strumentazioni e visori, la dimostrazione di mercoledì si è sviluppata nell'arco dell'intera mattinata, divisa in differenti segmenti. Tre batterie di mortai hanno difeso la base da un improvviso attacco; militari in assetto anti-sommossa sono sbarcati dagli elicotteri per disperdere una folla ostile di manifestanti; una colonna di mezzi è stata oggetto di un'imboscata tramite lo scoppio di un ordigno al passaggio del convoglio, con conseguente recupero ed evacuazione di un ferito grave, sempre con l'ausilio di velivoli; intervento in campo aperto di unità corazzate (Blindo Centauro) a supporto di un plotone attaccato e, infine, l'attivazione di un plotone mortai aeromobile formato da tre squadre sbarcate dagli elicotteri ed operative in poco meno di un minuto, col successivo loro recupero una volta terminata l'operazione. L'ampia area del demanio militare, isolata nella campagna della Tuscia ed estesa per migliaia di ettari, ha visto presidiare il teatro delle operazioni da due elicotteri "Mangusta" e da altrettanti caccia Tornado, provenienti dalla base di Ghedi a Brescia. In volo anche gli aeromobili in dotazione alla Brigata e l'aereo "Dornier", dell'aviazione militare, che ha effettuato un lancio di materiale.Spettacolare l'intervento di una coppia di elicotteri Chinook Ch-47 a doppia elica che hanno scaricato due squadre di fucilieri e altrettante Land Rover Ar90.Sul terreno i militari hanno sviluppato, come da copione, la loro "partita a scacchi", anche sotto gli occhi di alcuni ufficiali dell'esercito giordano nelle vesti di osservatori. Proprio nel deserto del paese mediorientale, infatti, la "Friuli" fu impegnata nel settembre dell'anno scorso nell'esercitazione "Eastern desert" insieme ai militari del re Abdallah.«L'impegno sul campo - ha ricordato il comandante del 66º, colonnello Bettelli - dovrebbe essere anche il premio all'impegno addestrativo. Ci auguriamo che questo possa accadere». ----------------------
«Esercito per la pace»«L'Esercito italiano resta uno strumento per la pace, in grado di dare, col suo profondo rinnovamento, un ruolo importante al nostro paese sulla scena politica internazionale». Netta l'opinione del generale Bruno Iob, comandante delle forze operative terrestri, che non nasconde certo le insidie del mestiere. "Ogni perdita subita ci spinge a chiederci se abbiamo fatto tutto il possibile per evitarla e ad impegnarci ulteriormente, in futuro, affinchè non debba più ripetersi».
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«Rifiutiamo la guerra»«Chi contesta il nostro lavoro è semplicemente perché non ci conosce». Tende la mano agli antimilitaristi, nelle loro varie espressioni, il comandante della Brigata "Friuli", generale Giangiacomo Calligaris. «Ci addestriamo all'uso delle armi non certo col desiderio di usarle. Nessuno dei miei soldati si dichiarerà mai contento o desideroso di andare in guerra. Siamo professionisti e, come tali, chiediamo rispetto e risorse economiche per svolgere al meglio i nostri compiti».
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