OSSERVAZIONI SULLA PROPOSTA DI INSEDIAMENTO DI UNA NUOVA BASE USA IN VICENZA AEROPORTO “T. DAL MOLIN”
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“Vicenza – Quale futuro per la città ?”
OSSERVAZIONI SULLA PROPOSTA DI INSEDIAMENTO DI UNA NUOVA BASE USA IN VICENZA AEROPORTO “T. DAL MOLIN”
PREMESSA La richiesta di realizzare una nuova base USA in Vicenza è dettata dalle seguenti necessità, dichiarate e non: • Il governo degli Stati Uniti d’America ha rivisto il proprio dispiegamento nello scacchiere non solo europeo , ma mondiale. • Ricerca di migliorare l’efficienza e l’efficacia delle attività nonché la ricerca di fornire migliori condizioni operative e di vita per rendere attrattivo il “mestiere” di militare. • Da ciò deriva: - la riunificazione della 173ª brigata aerotrasportata in Vicenza con l’aumento di 1600 militari più i civili (totali 2000 unità), ora dislocati in Germania (Bamberga e Schweinfurt), con le relative famiglie; - gli standard abitativi dei militari sono stati migliorati con la sostituzione dalle attuali camere con 3 o 4 letti a camere singole dotate di servizi personali; - miglioramento della qualità della vita in base con aumento delle aree verdi e pedonali; - forte contrazione, tendente all’annullamento, degli attuali contratti di affitto sia in uso alla base sia ai militari e/o civili che vi operano, nonché delle sistemazioni alberghiere all’esterno della base. L’analisi costi/benefici è fondata su conoscenze parziali sia perché a volte mancano totalmente i progetti, sia perché le informazioni ottenute sono frammentarie, ma soprattutto manca una tempistica, al fine di effettuare una corretta attualizzazione costi/benefici. Manca una chiarezza di obiettivi che solo chi è al vertice conosce. Nonostante queste difficoltà, usando il metodo del confronto con altre realtà, siamo già in grado di fornire una prima riflessione. L’attività proseguirà nel prossimo futuro onde colmare gli inevitabili vuoti e/o imprecisioni. Premettiamo che l’analisi è fondata esclusivamente su dati ufficiali statunitensi come quelli presentati nel corso del Consiglio Comunale del 25/5/2006 e sulla notizia apparsa sul giornale delle FF.AA. “Stars and Stripes” e non tengono in considerazione “voci” e/o “si dice” locali. Nell’edizione di domenica 3 settembre 2006 l’articolista di “Stars and Stripes” , non precisando le fonti, informa che, qualsiasi sia l’epilogo della vicenda “Dal Molin”, la struttura dell’attuale “Ederle” rimarrà in Vicenza. E’ evidente che il rischio di un abbandono esiste sempre anche qualora fosse operante il “Dal Molin” in quanto, chi ha il potere di decidere non è certamente il cittadino italiano bensì chi segue le proprie logiche e gli interessi del proprio Paese; pertanto il nostro potere di influenzare qualsiasi decisione è e rimarrà sempre pressochè nullo. Da notare ,infine, che abbiamo utilizzato il concetto di probabilità che un evento accada, per cui il fattore tempo è determinante; ne deriva, quindi, che quanto più ravvicinato è un evento tanto più è probabile che accada e viceversa. Queste considerazioni sono indispensabili quando si parla di investimenti, ed in particolar modo in questo caso, soprattutto se l’arco temporale è di 13 anni (2007÷2019).
ANALISI ECONOMICA Da quanto presentato nella seduta del Consiglio Comunale del 25 Maggio 2006, e ripresa dalla stampa locale il 10 Agosto 2006 risultano i seguenti valori economici. Dollari Euro Programma di costruzione c/o T. Dal Molin 150.000.000 Nuovo villaggio residenziale a Quinto Vicentino 130.000.000 Nuovo ospedale, albergo, centro assistenza famiglie, scuole 132.000.000 Ristrutturazione della Ederle a completamento Dal molin 800.000.000 Totale (cambio euro/usd 1,27) 1.212.000.000 954.337.000 In modo analogo veniva presentato un riepilogo di quanto attualmente spende la base “Ederle” annualmente : Dollari Euro Appartamenti in affitto al governo 10.000.000 Appartamenti in affitto da privati 24.400.000 Fornitura beni e servizi 150.000.000 Stipendi ai dipendenti italiani 30.000.000 Spese per infrastrutture 12.500.000 Totale annuo (cambio euro/usd 1,27) 226.900.000 178.661.000
INVESTIMENTI L’intervento edilizio al “ Dal Molin” consiste nel realizzare edifici per 707.000 mc pari a 167.000 mq più 37.000 mq di sottotetti, il tutto su una superficie di 550.000 mq. Un nuovo villaggio residenziale da realizzare nel comune limitrofo a Vicenza, Quinto Vicentino, per costruire 215 villette prima e 400 poi per alloggiare le famiglie dei militari. Ciò è necessario perché verranno demolite circa 100 residenze nell’attuale “housing area” della “Ederle” per far posto alla costruzione di scuole. Inoltre le nuove villette di Quinto Vicentino dovrebbero consentire l’azzeramento dei contratti di affitto in città. Il nuovo ospedale verrà realizzato all’interno della “Ederle” e si svilupperà su 3 piani per accorpare le varie specialità ora sparse all’interno della base, tendendo pertanto a razionalizzare l’offerta. L’albergo sempre all’interno della “ Ederle” per ridurre drasticamente le attuali spese presso gli alberghi cittadini. L’attuale base “Ederle” è costituita da edifici realizzati nel corso dei 50 anni dalla sua creazione per cui sono spesso non funzionali ed edificati frequentemente su 1 o 2 piani; in alcuni casi addirittura si sono riadattati i locali adibiti a stalle con interventi di tamponamento. L’intervento previsto, che si dovrebbe esaurire nel 2019, consiste nel rifacimento di circa l’80% degli attuali edifici. La base occupa una area di 612.000 mq e vi insistono edifici per 1.500.000 piedi quadrati pari a 150.000 mq. Un dato appare eclatante : dei 1.212 milioni di dollari previsti in investimento 800 milioni sono afferenti alla “ Ederle” cioè circa 2/3 del totale. Balza all’occhio che l’edificazione al “Dal Molin” interessa 167.000 mq di edificato, mentre quella della “Ederle” solo 150.000 mq dei quali più del 20 % non sarà interessato per cui rimangono soggetti ad intervento “solamente” meno di 120.000 mq. E’ vero che abbattere e ricostruire costa il 20% in più rispetto al nuovo, è vero che la superficie adibita a verde è più ampia nella “Ederle” ( 62.000 mq di superficie in più), ma è anche altrettanto vero che la superficie edificata interessata è il 30% in meno. In considerazione di quanto finora esposto ed a parità di costi di costruzione al mq, ( trattasi di edifici omologhi in aree omologhe), i costi dovrebbero essere gli stessi se non addirittura inferiori. A giustificazione si può dire che non esistono alla data attuale progetti, però commettere errori, nella valutazione, di simile portata è quanto meno sospetto. La fase di realizzazione per la costruzione del nuovo villaggio residenziale è stata avviata; infatti è notizia di questi giorni che la prima “tranche” era stata affidata alla ditta Pizzarotto S.p.A.di Parma per 50 milioni di euro (63,5 milioni di dollari). Attualmente è in fase di definizione l’appalto per 132 milioni di dollari delle scuole, dell’ospedale, dell’albergo e del centro assistenza famiglie. La probabilità che si esegua l’intervento è molto alta per quanto detto in premessa, mentre quella che si eseguano gli ulteriori interventi presso la “Ederle” è già più bassa , ma anche in questo caso vale quanto detto circa il miglioramento della qualità della vita in base e comunque l’incertezza data dalla variabile tempo è significativa. Riteniamo di assegnare un indice di probabilità del 60%. Da tutto quanto detto e presi per buoni tutti gli altri valori, l’investimento si riduce da 1212 milioni di dollari a soli 562 milioni di dollari ( 442,520 milioni di euro) a cui bisogna sottrarre i 132 milioni di dollari in appalto, i 130 milioni di dollari per il nuovo villaggio ed il 60% dei 150 milioni di dollari della “Ederle”. Al termine di queste operazioni, rimangono 210 milioni di dollari, pari a 165,354 milioni di euro. Abbiamo operato la attualizzazione di detti investimenti ponendo l’utilizzo della prima “tranche” del “Dal Molin” al 2010 ed al 2014, come riportato dal verbale della seduta del Consiglio Comunale del 25/5/2006, l’utilizzo della prima tranche della nuova “housing area” nel 2009, la riedificazione della “Ederle” nel medio/lungo termine ed un tasso di attualizzazione del 6%. L’investimento attualizzato si riduce a 159,13 milioni di dollari pari a 125,3 milioni di euro. Ulteriori perplessità derivano, da quanto verbalizzato nella citata seduta del 25/5, sul fatto che tutto ciò possa ricadere totalmente sull’economia vicentina. Può essere un caso, ma già la prima realizzazione è già stata affidata a ditta non vicentina; comunque interventi di dette entità necessitano di bandi europei per cui il garantire, come si rileva dai documenti americani, che saranno solo imprese italiane a beneficiarne è quantomeno azzardato e per nulla certo. Molto probabile è che siamo ditte di “fiducia” e cioè che già abbiano realizzato strutture particolari come sono appunto le basi statunitensi. Ritornando alle ricadute sulle imprese vicentine è molto improbabile che l’aggiudicataria possa essere un’impresa di casa nostra per cui chi si aggiudicherà ricorrerà, forse, ai subappalti che per una certa parte potranno che essere locali. Un subappalto generoso prevede che il 30% del valore dell’opera rimanga all’aggiudicatario per spese generali, coordinamenti interventi, responsabilità verso il committente, utile d’impresa, etc, mentre il rimanente 70% vada ai subappaltanti. Costoro saranno solo vicentini? Impossibile, sarebbe già accettabile un 50% del rimanente 70% anche perché l’aggiudicatario dovrà pur esperire qualche attività realizzativa e non solo di coordinamento lavori. I conti sono ora presto fatti : • 125,3 milioni di euro per l’investimento attualizzato (vedi sopra). • 48,58 milioni da detrarre, per la prima tranche della nuova “housing area” a Quinto Vicentino. • 76,72 milioni di euro è l’importo che rimane. • 26,85 milioni di euro, cioè il 35%, potrebbe andare alle aziende vicentine. Ribadiamo che rimane elevata l’incertezza data dalla variabile tempo in quanto tutti gli interventi si esauriranno nel 2019; nel lasso di tempo di 13 anni nessuno può garantire nulla e pertanto l’intervento ha costi certi iniziali a fronte di benefici fortemente incerti e che comunque sfuggono al controllo nazionale. Il buon senso e la logica imporrebbero a questo punto estrema prudenza ed attenta riflessione. Finora abbiamo parlato di utilità, ma le passività del progetto quali sono? Dall’interrogazione del 13 Luglio 2006 del senatore Bulgarelli si evince che “… nel 1999 il Governo italiano ha versato a quello americano 480 milioni di euro all’anno, mentre nel 2002 il contributo sarebbe ammontato a 326 milioni di euro, viene usata la definizione molto elegante di ‘condivisione del peso’, che riguarda le basi presenti sul territorio italiano”. Non ci è dato di conoscere quanto versiamo per la “Ederle”, ma sappiamo che la cifra del 2002 era riferita ai 16.000 militari americani e relativi famigliari in Italia, di cui 2.000 dislocati a Vicenza. Il contributo probabile è di 1/8 e cioè di oltre 40,75 milioni di euro all’anno. Con la stessa logica pensiamo al “Dal Molin” per cui i 2000 nuovi arrivi, militari e non, costeranno 40,75 milioni di euro che estesi fino al 2019 e cioè per 10 anni danno luogo ad un contributo complessivo attualizzato di 317,76 milioni di euro. Circa le nuove assunzioni nel documento del 25/5/2006 non viene indicata nessuna cifra, ma un semplice “posti di lavoro diretti, più indotto, fornitura materiali….” Ipotizzandone circa metà di quella attuale, in quanto certe funzioni resteranno centralizzate ed inoltre ci sarà una riconversione per esempio dell’ufficio alloggi, il costo per il personale sarà incrementato di 15 milioni di dollari annuo: attualizzato a 10 anni sarà di 116,6 milioni di dollari pari a 91,81 milioni di euro. La redditività dell’intero progetto risulta pertanto negativa per almeno 199,1 milioni di euro. Per finire Vicenza subirebbe un’ulteriore perdita derivante dallo “svendere” il diritto di superficie del “Dal Molin” per 40 milioni di euro, quando, con quella edificabilità, è di almeno 165 milioni di euro. La perdita complessiva, se tutto va bene, è di 364,1 milioni di euro. Sottolineiamo il “se tutto va bene” perché potrebbe essere, e non è improbabile, che la sperata ricaduta sulle imprese vicentine sia quasi nulla. La ricaduta sul vicentino di 980 milioni di euro, come si è sentito spesso dire, si concretizzerebbe in una perdita di 364,1 milioni di euro sull’intero progetto. Da questa analisi mancano ancora gli approfondimenti che stiamo facendo sui sottoservizi che sicuramente genereranno ulteriori aggravi alla collettività vicentina, ed in particolare cittadina, per cifre dell’ordine dei milioni di euro. Ulteriore costo non calcolato è quanto tutto ciò peggiora la qualità della vita in città che, senza voler far polemica, va a beneficio del miglioramento degli standard di vita nelle basi americane. In ogni caso congestione del traffico, inquinamento, etc. possono solo generare aumenti dei costi individuali e sociali o, per questi ultimi, scadimento dei servizi a parità di spesa. Un primo esempio sono le circa 50 residenze di via S. Antonino e via Cresolella che a causa dell’altezza degli edifici e della loro vicinanza durante i 3 mesi invernali saranno private totalmente del sole di sud-ovest (considerato il migliore) ed in parte di esso nelle due stagioni intermedie. Segnaliamo, che il rilascio delle basi allo Stato in cui sono insediate è sempre a titolo oneroso, in quanto vengono ceduti degli immobili con conseguente valorizzazione dell’area. Anche in questo caso non conosciamo l’entità dell’onere ed il tempo di rilascio per cui non è stata computata tra le passività degli investimenti. Altro fattore non conteggiato, in quanto non quantificabile, e’ l’inquinamento dell’area e quindi gli oneri per il disinquinamento.
BENIFICI dell’attuale “Ederle” La realizzazione “Dal Molin” porterà, come detto in premessa, un quasi azzeramento degli affitti nonché un riduzione dei ricavi per servizi derivanti dalla presenza dell’albergo all’interno della base e l’inevitabile riduzione dei costi di manutenzione in quanto trattasi di nuove strutture. Si passerà pertanto dagli attuali 178,661 milioni di euro/anno a circa 143,00 milioni di euro/anno. A ciò bisogna detrarre i costi per la “condivisione del peso” di 40,75 milioni di euro per cui rimangono circa 104,75 milioni di euro. Gli stipendi al personale italiano sono di 30 milioni di dollari, infatti sono coerenti con i 745 dipendenti che percepirebbero mediamente 31.700 €/anno per cui sembrano mancare gli oneri a carico datore di lavoro. Questi infatti sono pari al 50% dello stipendio lordo annuo percepito dal dipendente per cui sarebbero di 15 milioni/anno (11,8 milioni di euro/anno) che presumiamo inseriti nei 150 milioni di dollari relativi alla fornitura beni e servizi. Facciamo notare che la cifra di 150 milioni di dollari rappresenta i 2/3 del totale ed anche in questo caso non è disponibile un dettaglio della spesa e quindi risulta di difficile analisi. Siamo comunque a conoscenza che in questa cifra rientrano le spese per l’energia elettrica, il gasolio, i carburanti ed altri pubblici servizi. Esiste un accordo internazionale “Accordo di Londra 1957/58” (stiamo ancora verificando che sia proprio questa l’esatta identificazione) dove si concorda che servizi siano resi al costo. In particolare i carburanti e l’energia sono esenti da qualsiasi tassazione tipo IVA, accise etc.: ciò è confermato da una sentenza del Consiglio di Stato sul contenzioso Enel/Base di Aviano. Analogamente l’acquisto di qualsiasi bene o prodotto, sia da parte della base che dei militari, avviene in esenzione IVA. I beni ed i servizi resi al costo non possono essere considerati con ricaduta positiva sulla società civile, anzi devono essere considerarti, in parte, una perdita. L’entità stimata in modo empirico, rapportandola al confort ambientale ed agli standard di vita a cui sono abituati i cittadini statunitensi, ci porta a considerare una decurtazione di almeno 50/60 milioni di euro. I benefici pertanto si ridurrebbero a meno di 29 milioni di euro a cui vanno tolti i costi derivanti, e non ancora quantificati, dal peggioramento della qualità della vita e dall’inquinamento. Ulteriore costo non ancora quantificato è l’utilizzo di una parte rilevante di territorio di cui la società civile non può più disporre. La superficie occupata dalla “Ederle” più la “housing area” è di 910.000 mq a cui andrebbero ad aggiungersi 550.000 mq del “Dal Molin” per totale di 1.460.000 mq che risulterebbero pari alla zona industriale della città di Vicenza. I rimanenti 770.000 mq del “Dal Molin”, che si renderanno disponibili dall’1/1/2008, se ricadessero all’interno della nuova base porterebbero a 2.230.000 i mq inutilizzabili. Alla città rimarrebbero ben poche aree di sviluppo per cui qualsiasi opportunità che si venisse creare in futuro (nell’arco temporale di decenni) verrebbe inevitabilmente compromessa.
CONSIDERAZIONI Dai costi/benefici si evince che il progetto comporta una forte perdita economica che sarebbe a totale carico della collettività. Qualcuno però ne beneficerebbe : - in primis sarebbe il governo americano che potrebbe realizzare il miglioramento degli standard di vita dei suoi cittadini; - secondi i vari imprenditori che, forse, solo in parte e nella migliore delle ipotesi sarebbero vicentini; in questo caso avremmo operato un trasferimento di ricchezza dalla collettività a “pochi” mentre a molti avremmo aumentato costi personali e sociali e gravemente compromesso, per decenni, lo sviluppo della città.
PROPOSTE A tutti noi piacerebbe vivere in un ambiente confortevole e contornato di bel verde, ma è solo un sogno o comunque un privilegio di pochi. La ristrutturazione della “Ederle”, completata dal “Dal Molin”, darebbe adeguati standard di confort al militare e tanto verde in più alla comunità americana. Qualora tutta la 173ª brigata venisse concentrata in un unico sito sicuramente il governo americano avrebbe i costi di gestione ridotti al minimo ricavandone maggiore efficienza ed efficacia operativa oltre ad un miglior utilizzo dei propri investimenti. Come detto la “Ederle” attualmente presenta una superficie edificata (150.000 mq) inferiore a quella che si vorrebbe realizzare al “Dal Molin” (167.000 mq), per contro però presenta un’area superiore di 67.000mq ed edifici spesso di 1 o 2 piani. Nell’ambito della prevista razionalizzazione della “Ederle”, portando gli edifici alla stessa altezza di quelli civili esistenti, la brigata potrebbe trovare la soluzione ai propri bisogni. Una simile soluzione sembra sia stata avanzata, ma sembra che la difficoltà e non l’impossibilità, di realizzare due silos per parcheggi abbia fatto accantonare il progetto. Una simile proposta sembra in grado di rispondere a molte perplessità di tipo economico, ambientale, e di utilizzo del territorio “Dal Molin” da parte della città. Analizziamo con ordine.
BENEFICI della PROPOSTA - per il governo americano riduzione dei costi di gestione e massimizzazione degli investimenti; - riduzione a livelli fisiologici della conflittualità con la città; - tempi di esecuzione certi e gestiti all’interno della struttura; - conservazione in “mani” italiane del patrimonio di 1.320.000 mq di area in posizione centrale; - massimizzazione degli investimenti e dei posti di lavoro per l’area vicentina; - nessuna perdita dei 40 milioni di euro alla città in quanto il richiedente viene soddisfatto; - riduzione dei costi per adeguare i servizi a rete se necessari (da verificare); - riduzione degli agenti inquinanti. COSTI della PROPOSTA - per il momento non identificabili. PROPOSTE DI POSSIBILE UTILIZZO DELL’AREA “DAL MOLIN” Le aree attualmente utilizzate lato via S. Antonino possono mantenere l’attuale destinazione. Le aree e le strutture in viale Ferrarin potrebbero essere adibite a : - come indicato dall’Assessore regionale Donazzan a Direzione del Veneto per il Corpo Forestale e Protezione civile; - gli impianti sportivi attualmente presenti , ed in particolare le piscine, a polo sportivo ed a parco acquatico con risoluzione dell’attuale contenzioso con gli abitanti di via Forlanini; - campus universitario per alleggerire la sovraffollata Università di Padova; realizzare un polo di ricerca e sviluppo che fornisca servizi alle nostre imprese, in particolare alle piccole, che soffrono l’incapacità di effettuare massicci investimenti in ricerca. In altre parole si tratta di rendere difendibili ed ampliare ulteriormente i vantaggi acquisiti e colmare i ritardi accumulati in passato dalle nostre imprese, tutelando così i posti di lavoro. L’attività di ricerca sarà orientata sia ad incrementare il valore del prodotto che la sua riprogettazione. Nel settore della biomedica sarebbe opportuno consociarsi con l’Università di Padova, per esempio, con nuovi corsi e per scuole di specializzazione (p.e. aerospaziale) Nell’ambito della biotecnologia sviluppare la ricerca di nuovi materiali, di nuova strumentazione,etc. Quest’ultima attività si ottiene facendo convergere l’esperienza clinica con la conoscenza ingegneristica dei prodotti/materiali, quindi convergenza tra facoltà di medicina e quella di ingegneria. Per rendere attuabili le proposte saranno necessari approfondimenti con le Associazioni di categoria, l’Università, Amministratori per individuare le aree lasciate scoperte dagli attuali Parchi Scientifici e Tecnologici di Padova, Verona e Venezia e quindi costituire un Consorzio, o altro soggetto, che possa accedere ai contributi europei previsti per esempio nel 6° programma quadro, nonché ai fondi regionali specifici. Ing. Eugenio Vivian
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