il CANTIERE
il CANTIERE FOGLIO MURALE COMUNISTA Ottobre 2006
SULL’USO DEL PUNTO
Quattro mesi dopo aver diligentemente apposto una crocetta -o varie libere espressioni del pensiero- su quel tanto familiare pezzo di carta, qualcuno si domanderà perché quella domenica non sia andato piuttosto alla sagra del frutto tipico o perché dal lunedì sera non abbia affittato la saga fantozziana nella sua totalità… In entrambi i casi avrebbe dato un contributo alla vita politica del nostro paese assai maggiore di quello dato dai vari nani, mortadelle, capre del Kashmir e seguito. Quattro mesi dopo la crocetta, forse, necessita un punto -di partenza, di arrivo, di sosta, fermo e chiaro- per regolare la nostra ordinaria quotidianità. Perché in questa sconcertante fase di stallo quel rantolo che riusciamo ad avvertire non risulta affatto rassicurante. Ma neanche il punto ci soddisfa: non risolve, non lo sappiamo esaminare oltre la superficie, ci confonde la sua sfericità, non coinvolge più. Forse perché il punto non è conoscere a posteriori i mandanti, fermare a priori i maghrebini, scovare gli scafisti tra i detenuti nei CPT; non è la missione armata di pace e di buone intenzioni, i cento giorni del centro, una finanziaria spalmabile o insolubile, il gioco del ‘superamento’ delle vecchie leggi; non è ancora rispettare moderate istanze, non nominare i padri fondatori Zecchino e Treu -senza i quali Moratti e Biagi non avrebbero saputo come esordire-. Forse il punto non è il Castro countdown -chi lo fa e chi lo teme-. Il punto è parziale, può essere un inizio, un arrivo, non un percorso. Qui è la scelta, il modo d’uso del punto. …ridefinire la categoria dei reati, riconoscere il primato della cultura sul credito, non dover lavorare per vivere né vivere per lavorare, non promuovere la sopraffazione, non condannare la resistenza, aprire le frontiere… Non basta, ma è un punto d’inizio.
AULA ‘CARLO GIULIANI’
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