Israele, l’arte… la vita….
E Israele la guerra, l’occupazione… la morte?
(19 ottobre 2006)
E come potevamo noi cantare con il piede straniero sopra il cuore fra i morti abbandonati nelle piazze sull’erba dura di ghiaccio, al lamento d’agnello dei fanciulli… (Salvatore Quasimodo)
Dal 18 ottobre per quasi tre mesi il Palazzo Reale di Milano ospiterà la mostra “Israele arte e vita dal 1906 al 2006”. Una mostra patrocinata da tutte le principali istituzioni (dal Comune alla Provincia fino all’alto patrocinio della Presidenza della Repubblica) che vuole “celebrare un secolo di arte israeliana”, anche attraverso “eventi collaterali che daranno una grande visibilità a Israele in tutti i suoi aspetti culturali, scientifici, tecnologici”.
Noi che in questi anni ci siamo mobilitati per una pace giusta in Palestina/Israele non vogliamo in alcun modo “contestare” una mostra d’ rte – perché pensiamo che le espressioni di un popolo non devono mai essere rimosse o cancellate, ma debbano essere il punto di partenza per l’incontro e la costruzione della convivenza. Pensiamo all’arte e alla cultura come gestione del conflitto, non come negazione e distruzione dell’altro.
Per questo non condividiamo l’impostazione di un “evento” che – mentre glorifica l’arte israeliana come “laboratorio di sintesi fra culture di tutto il mondo, alla continua ricerca di un equilibrio tra l’Occidente e il Medio Oriente”, dimentica di raccontarci che un altro volto di questa sintesi e’ la cancellazione e la distruzione della vita, della memoria, della cultura dei palestinesi (un importante esponente della cultura israeliana, Baruch Kimmerling, ha parlato di “politicidio”; altri di “sociocidio”). I palestinesi nella presentazione dell’evento compaiono una sola volta quando si dice che “le difficoltà possano incrementare la creatività”: i palestinesi sono “le difficoltà”!
Ancora una volta attraverso la glorificazione del mito della terra senza popolo, la popolazione indigena palestinese viene esclusa e negata con la stessa determinazione con la quale gli strateghi politici hanno eliminato fisicamente e costretto all'esilio i suoi intellettuali più acuti e i poeti più amati e oggi pianificano la sua sparizione dietro muri di cemento. Mentre i palestinesi cittadini di Israele – in particolare le popolazioni beduine del Negev - sono sempre più considerati cittadini di serie B.
Siamo in particolare profondamente indignati che tra gli eventi collaterali – insieme a un concerto di una cantante come Noa, che si è pubblicamente impegnata per la promozione della pace - possa essere ospitata la “Orchestra IDF”: IDF vuol dire “Israeli Defense Force”, quelle forze armate israeliane responsabili dei 33 giorni di crimini di guerra in Libano e delle continue morti e distruzioni in Palestina. Le istituzioni patrocinanti chiederanno ai bravi musicisti dell'esercito quale sinfonia pensano di suonare, magari attraverso le migliaia di cluster bombs disseminate nelle campagne e nelle valli libanesi, oppure attraverso le nuove micidiali armi sperimentate in queste settimane sui civili di Gaza e denunciate dalle organizzazioni internazionali?
Oggi è una gara a far entrare Israele in Europa e nelle sue istituzioni. Per questo si firmano accordi militari (come ha fatto il parlamento italiano nel 2005); per questo l’aviazione israeliana partecipa alle manovre della Nato (in Sardegna lo scorso giugno); per questo la Regione Lazio o la Provincia di Milano firmano accordi per la ricerca e la scienza. Queste stesse istituzioni cosa dicono dell’embargo che colpisce la popolazione palestinese, del “Muro dell’apartheid” che viene costruito in disprezzo della sentenza della Corte Internazionale de L’Aia, dell’ espulsione dei palestinesi da Gerusalemme (una città che dovrebbe essere “equilibrio tra l’Occidente e il Medio Oriente”e che sarà invece città “etnicamente pulita”); cosa dicono della perdurante occupazione dei territori palestinesi, contro decine di risoluzioni dell’Onu???
Mentre salutate l’arte e la vita d’Israele provate a ricordarvi dell’ impossibilità di vivere in Palestina; provate a ricordare che il ruolo delle istituzioni è quello del rispetto e dell’invito al rispetto del diritto internazionale – la più alta forma di cultura elaborata dalle donne e dagli uomini dopo la seconda guerra mondiale.
Action for Peace – Milano (Amal - Bambini per la pace, Arci, Associazione Italia-Palestina, Associazione Jalla, CRIC, Donne in nero, Ebrei contro l’ occupazione, Fiom, Guerre & Pace, Gruppo Bastaguerra, Pax Christi, Rete Radiè Resch, Servizio Civile Internazionale, Salaam ragazzi dell’olivo)
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