Collettivo “a Pugno Chiuso” a P. C.
L’ennesima guerra di invasione e di aggressione si è consumata sotto i nostri occhi negli ultimi mesi: l’aggressione di Israele nei confronti del popolo libanese. Questo conflitto si inserisce nel quadro storico dell’espansionismo israeliano e del conflitto israelo-palestinese: fin da prima della sua nascita, Israele ha fatto dell’oppressione dei palestinesi e della guerra agli stati arabi confinanti la sua bandiera!
Abbiamo assistito al sanguinario sforzo bellico di Israele, finalizzato a mettere in ginocchio l’economia del Libano. Un paese scomodo perché non allineato, scomodo perché in via di sviluppo, scomodo perché esempio storico di convivenza di culture e religioni diverse, scomodo perché ospita la resistenza più forte ed organizzata dell’area: Hezbollah.
Abbiamo assistito al solito assalto mediatico, che ha dipinto Israele come paladino della democrazia e Hezbollah, che è sostenuta da più di un terzo del popolo libanese, come terrorista e non come legittima forza di resistenza. Quella resistenza dell’intero popolo libanese, dalle forze religiose, a quelle laiche come il Partito Comunista Libanese o il Fronte Popolare palestinese. Hezbollah ne è stata sicuramente la forza egemone, ma rinunciando alla creazione di uno stato islamico, ha rafforzato la resistenza nazionale contro gli imperialisti. Hezbollah è una forza sociale, che costruisce e gestisce scuole e ospedali, che ha fatto sue le istanze di liberazione dell’intera popolazione, dai musulmani, ai cristiani, ai laici.
Alla fine quest’eroica resistenza ha costretto Israele al ritiro.
E qui entra in gioco l’ONU: dove Israele non è riuscita, si schierano le forze internazionali che, con la scusa di voler pacificare l’area, vanno a compiere un’operazione di polizia, finalizzata al disarmo della resistenza. E’ questa infatti la sostanza della risoluzione ONU che ha dato il via alla missione Unifil.
In testa alla missione si schierano le forze europee che, alla faccia della neutralità, vanno a piazzarsi sul territorio libanese e non sul confine, come logicamente dovrebbe fare una forza di interposizione. Contemporaneamente Israele già viola più volte gli accordi, sconfinando in Libano. E non dimentichiamo che l’ultimo intervento internazionale in Libano, dopo la guerra israelo-libanese dell’82, vide gli eserciti inglese e francese lasciare mano libera ai massacratori di Sabra e Shatila, due campi profughi palestinesi, dove migliaia di uomini, donne e bambini furono trucidati dai mercenari al servizio di Israele.
In testa alla missione troviamo il nostro paese, l’Italia del governo “di sinistra” e “pacifista”. Un governo che ha votato il rifinanziamento di tutte le missioni militari per un ammontare complessivo di 25mld di euro. Un governo che prepara una finanziaria di sacrifici nel nome della ripresa; una finanziaria di tagli alla scuola, alla sanità, ai servizi pubblici, giustificati con la difficile situazione economica. Ma allora, ci chiediamo, perché imbarcarsi in una missione che, allo stato attuale, già ci costa oltre 1mld di euro?
Il motivo è semplice a nostro avviso.
La missione in Libano è la prima a guida europea; è il primo atto bellico di questa Europa unita nel segno dell’imperialismo e del militarismo. Un’ Europa che si prefigge di diventare uno dei nuovi poli imperialisti mondiali, di riempire quegli spazi di potere e sfruttamento lasciati vuoti dagli USA. Un’Europa che si unisce sotto l’egida di politiche di sfruttamento, guerra, repressione (pensiamo agli accordi di Schengen sul controllo dei migranti, alla legge Bolkenstein, ai progetti di una polizia ed un esercito europei). E ovviamente in questo progetto i padroni nostrani aspirano a ricoprire un ruolo guida.
Davanti a tutto ciò riteniamo fondamentale ribadire un diritto fondamentale di ogni popolo: il diritto all’autodeterminazione, a scegliere liberamente il proprio governo e il proprio futuro. E riteniamo fondamentale ribadire un altro diritto dei popoli: quello alla resistenza contro ogni invasore ed oppressore, con ogni mezzo e forma che quel popolo scelga. E’ per questo che riteniamo legittima la resistenza Libanese, così come quella Irachena e di qualsiasi altro popolo deciso a difendere la propria indipendenza.
Da parte nostra non possiamo fare altro che invitare tutti quelli che si dichiarano pacifisti a riprendere con forza la mobilitazione contro la guerra e contro l’imperialismo nostrano.
Invitiamo tutti a partecipare al corteo del 18 novembre a Roma per l’abrogazione del trattato militare Italia-Israele, a fianco del popolo palestinese e di tutti i popoli del Medio Oriente che resistono all’imperialismo. Inoltre sosteniamo tutte le iniziative di dibattito, che stimolano una riflessione più approfondita, come quella che si terrà giovedì 19 ottobre, ore 16.30, nell’aula II della facoltà di filosofia.
Per contatti: apugnochiuso@yahoo.it
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