VERTICE A LIONE TRA I MINISTRI DEI SEI PAESI DELL’ARCO ALPINO INTERESSATI AL «CORRIDOIO 5». GLI SVIZZERI PRECISANO: LA NUOVA LINEA NON PASSERA’ NEL NOSTRO TERRITORIO Tav, dalla Francia un «sì» condizionato Passa il progetto della Val Sangone: «Ma nessun ritardo» 21/10/2006 di Maurizio Tropeano
LIONE. Gli one riescono a malapena a celare il disappunto dei francesi per le ultime novità italiane sulla Tav. Non fosse perché sono maestri dell'arte diplomatica gli uomini del governo di Parigi boccerebbero senza appello l'ipotesi di un percorso alternativo a quello previsto dal trattato internazionale. Invece ripercorrendo le orme di Talleyrand si limitano a comunicare lo scarso entusiasmo per la soluzione Val Sangone.
E così Dominique Perben, ministro dei Trasporti, e forse candidato sindaco di Lione, non pronuncia mai un «no» assoluto, si limita ad alcune puntualizzazioni e a porre precise condizioni. Ecco allora le precisazioni: «L’attuale tracciato è stato definito dopo lunghi studi di natura tecnica, ambientale e finanziaria. Non si parla della Val Sangone. Ci sono modifiche minori che possono essere discusse». L’ipotesi Val Sangone è una modifica minore? Nessuno è, al momento, in grado di dare una risposta. Per ora questa alternativa resta solo un’ipotesi da verificare. Parigi allora non sbatte la porta in faccia all’Italia: «Abbiamo piena fiducia nella capacità italiana di risolvere i problemi con le popolazioni locali».
Però fissa paletti invalicabili: «La Francia non crede che sia un bene accumulare ritardi o aumentare i costi anche perché in ballo ci sono i fondi comunitari per il periodo 2007-2013». Perben detta le condizioni francesi nel corso della Conferenza stampa che conclude la terza conferenza del «gruppo di Zurigo» che cerca di coordinare le politiche di attraversamento dei valichi alpini di Francia, Svizzera, Germania, Italia, Austria e Slovenia. Quei paletti possono suonare come un no perché i tecnici francesi e anche Ltf si dicono convinti che ci vorrebbero almeno tre anni per rifare tutte le procedure e che i costi aggiuntivi potrebbero salire di almeno 20 milioni.
Anche in questo caso si tratta di ipotesi. Mario Virano, commissario straordinario della Torino-Lione, spiega: «In linea teorica potrebbero esserci dei ritardi, l’aumento dei costi è da verificare, ma l’alternativa è stare fermi, impantanati. Dobbiamo uscire dalla palude di Venaus». Così Perben ripete: «Abbiamo fiducia nelle capacità del governo italiano». Del resto non potrebbe fare diversamente anche perché per la Francia la Torino-Lione è una necessità strategica e senza alternative. Spiega il ministro: «Noi siamo di fronte ad un costante e crescente aumento degli scambi verso Est trascinato dalla forte capacità espansiva del mercato spagnolo. Scambi che adesso passano da Nizza con la creazione di strozzature». Aggiunge: «Noi abbiamo interesse a dirottare il traffico sulla Lione-Torino».
E che non ci siano alternative lo spiega il presidente della Confederazione Elvetica, Moritz Leuenberger: «Noi stiamo realizzando i corridoi di scorrimento Nord-Sud. I collegamenti Ovest-Est non passeranno mai dalla Svizzera o passano da Lione e da Torino oppure, nel caso non si dovesse mai realizzare il corridoio 5, transiteranno a Nord della nostra Confederazione». Anche l’Unione Europea parte dalla Torino-Lione. Jacques Barrot, vicepresidente della Commissione Ue, seduto a fianco del ministro Perben, spiega: «Bruxelles è pronta a cofinanziare la Tav fino ad un massimo del 20 per cento». Certo, per assegnare il contributo è necessario che il Consiglio dei ministri dell’Ue e l’Europarlamento approvino il regolamento finanziario e poi che si conosca «l’entità dei finanziamenti messi in campo dai due governi». In ogni caso il finanziamento comunitario - che può arrivare ad un massimo del 30 per cento - sarà concesso in base «all’avanzamento dei lavori». Lavori che in Francia vanno avanti e che in Italia, invece, sono bloccati. Che farà l’Ue, taglierà? «Siamo lungi dal voler mettere in discussione l’erogazione dei fondi e confidiamo che il governo italiano riesca nel miglior modo possibile e soprattutto rapidamente a risolvere i problemi con la Val di Susa».
Barrot non fissa un limite di tempo, si consulta con l’ambasciatore Vinci Giacchi, che rappresenta il ministro dei Trasporti, Alessandro Bianchi, assente ufficialmente a causa dell’incidente al metrò di Roma, e precisa: «Confidiamo che il dialogo prosegua in modo attivo e che si concluda rapidamente».
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