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L'APPELLO DELL'AVVOCATO TRUPIANO PER PAOLO IN SCIOPERO DELLA FAME DA UN MESE
by AVae-m Sunday, Oct. 22, 2006 at 3:58 PM mail: info@avae-m.org

Sciopero della fame di Paolo Dorigo: i motivi, i pericoli

Oggi è esattamente un mese che Paolo Dorigo, sequestrato nelle patrie galere per quasi 12 anni a seguito di un processo che di "giusto" non ebbe nemmeno la parvenza, digiuna.

Visibilmente dimagrito, ma ancora sufficientemente lucido, rischia seriamente la morte, in primo luogo, perchè già in passato, quando era detenuto e pestato, ha attuato analoghe manifestazioni di protesta. Il suo stato fisico, quindi, è già seriamente minato.

In secondo luogo perchè questa volta non ha alcuna intenzione di interrompere la protesta.

Il silenzio mediatico che circonda questa tragedia umana, salvo qualche rarissima eccezione, è sintomatico del disinteresse per la sua sorte.

Ricordate quelle file di deputati, senatori, consiglieri regionali che si affrettavano a portargli solidarietà quando era detenuto e quando si parlava solo di Consiglio d'Europa, Corte Europea e giusto processo?

Di quella "pattuglia" è rimasto solo il Senatore Giovanni Russo Spena, resosi, peraltro, protagonista pure di appposita interrogazione parlamentare sul vero problema che oggi sta a cuore a Dorigo: il suo diritto alla salute, costituzionalmente garantito, e di fatto negatogli con divieto di espatrio dalla Questura di Venezia, nonostante che lo stesso si trovi in sospensione di pena.

Paolo, infatti, ha trovato una clinica in cui gli sarà possibile ottenere l'intervento chirurgico, solo che è all'estero, non perchè in Italia non ve ne siano, anzi, ma perchè qui il timore che la sua denuncia di introduzione di chips nel condotto uditivo, forma di tortura giusto per minimizzare già consacrata ed attestata anche in un pubblico rapporto dell'allora Presidente Clinton, allo scopo di monitorarne il pensiero, anche ciò comprovato in quel rapporto, leva il sonno a parecchi ingiusti.

Ora, francamente, ipotizzare che un ex detenuto politico, dopo aver espiato un'ingiusta condanna per ben 12 anni, ed al quale rimarrebbe da scontare si e no un anno ancora di pena, si possa dare alla fuga è "fanta-prevenzione", anche in considerazione che gli basterebbe chiedere (cosa che non farà) il beneficio della liberazione anticipata per buona condotta per chiudere ogni conto.

Inoltre, si consideri che un medico di un ASL, il Dott. Stevanato, ha stilato un lungo referto in questi giorni, (disponibile in copia presso il ns. studio legale) a proposito di ciò che si evidenzia nel cranio di Dorigo già attraverso i normali mezzi di controllo, come tac ed rnm, ciò, infatti, ha fatto si che all'estero un'efficiente struttura clinica si sia dichiarata disposta ad intervenire chirurgicamente.

Solo chi teme che possa venir fuori qualcosa di losco ed immaginabile sta cercando di ostacolare in ogni modo l'accertamento della verità, dando, peraltro così, indirettamente prova della fondatezza della denuncia di Paolo.

Eppure la loro miopia è senza limiti: se Paolo non avesse niente, sarebbe troppo facile additarlo come pazzo e calunniatore, evidentemente così non è, ed allora è meglio che muoia, ecco perchè sono scomparsi tutti, ad eccezione della "base" mai così prodiga di solidarietà.

Evitiamo che un uomo che già ha subito un torto mastodontico ed irreparabile, subisca ora quello contro cui non è possibile proporre appello: la morte.

Dietro le pubbliche denuncie di Paolo si cela e prospera una potente "Gladio" carceraria, anche per questo lo hanno "scaricato".

Il Difensore
Avv. Vittorio Trupiano


Alleghiamo anche, dal sito http://www.paolodorigo.it, una memoria di Paolo sull'Avv.Emanuele Battain, che con Trupiano ha condiviso la difesa di Paolo in questi ultimi 4 anni.

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x Battain da Paolo
by AVae-m Sunday, Oct. 22, 2006 at 4:00 PM mail: info@avae-m.org

http://www.paolodorigo.it/2006_RicordoDiEmanueleBattain.htm
Quando è morto, in una data a me nota per coincidenti passate provocazioni, il Compagno Emanuele Battain, di professione Avvocato, di natura e stile Antifascista e Solidale, in essenza Uomo e galantuomo, come si suol dire, aveva ripreso da alcuni anni a difendermi, dopo che per circa una quindicina di anni la mia ostilità verso i dissociati che in alcuni casi lui aveva difeso con la volontà non di condividerne le scelte ma di trarli dal carcere prima possibile, mi aveva permesso solo sporadici incontri con lui ma senza particolari incarichi di difesa.

Mi difese, con altri suoi colleghi del tempo che a Venezia non mancavano, figli della Resistenza, e tuttaltro che successivamente revisionisti (in materia di antifascismo, ché di revisionismo ce n’è un altro che prospera più o meno indisturbato grazie alle polizie di questo stato), una prima volta nel 1975, quando buttammo fuori dal liceo Benedetti di Venezia, una pattuglia di fascisti e accoltellatori. Il tribunale era un consiglio di disciplina, la nostra età veramente giovane.

Una seconda volta, e poi altre ancora, quando mi arrestarono per un incendio mentre un gruppo di compagni in uno scantinato stavamo, dissero, preparando ordigni micidiali di natura chimica (1977).

Di lui voglio ricordare lo spirito ALTO, la disponibilità ed il METODO. Emanuele Battain, con tutti i pro e i contro che si possono attribuire ad un militante della “4° Internazionale” (trotskisti), era l’avvocato che per disponibilità più si avvicinava a quella Proposta, che scrissi nel 2004, per un Nuovo Movimento di Avvocati legati al futuro Fronte rivoluzionario delle Masse Proletarie e Popolari ( http://www.paolodorigo.it/Avvocati.zip )che dovrà necessariamente far piazza pulita sul campo degli orticelli, e dare organizzazione alle masse nell’inevitabile sviluppo della guerra popolare.

Dicevo del suo trotskismo, acquisito dopo la Resistenza (militò in Giustizia e Libertà, che era un gruppo repubblicano antifascista ma non anticomunista a priori), quando in Italia, a parte le azioni della Volante Rossa e i tentativi di riavviare il movimento partigiano in Piemonte, essere “comunisti” significava essere seguaci di Togliatti. Non posso volergliene, ad Emanuele. Togliatti è stato il primo esponente significativo del revisionismo 2° maniera (la prima quella di Kautsky e Bernstein), ed è stato un autentico distruttore di compagni e militanze, un distruttore di ardori rivoluzionari e di speranze delle masse, uno che invitava alla pace mentre sulle strade d’Italia contadini ed operai pagavano in fiumi di sangue le proprie lotte per indispensabili bisogni di sopravvivenza e dignità.

Ed anzi debbo dire, che lo schieramento contro Bertinotti al congresso del cinema del Lido, che “rifondazione comunista” tenne alla “Biennale del cinema” e non al Capannone del Petrolchimico (vergognosi, non fosse altro che per la spesa !) che commentammo insieme, scherzandoci sopra, e lui con una punta di amarezza, fu un atto nel quale ebbe una rilevante parte lui stesso.

Francesco Moisio, che è sempre stato marxista-leninista e maoista nei 60-70, ed Emanuele Battain, che è sempre stato, da comunista, trotskista, ebbero una parte significativa nella lotta del 2004, che come adesso, era diretta a sputtanare e dimostrare le pratiche torturatorie, che siano di polizie di destra e di sinistra insieme non ha importanza, sono dello “stato”, di quello stesso stato che certo Emanuele non amò all’epoca delle leggi speciali tuttora perduranti.

Oggi voglio ricordare che Emanuele, alla sua bella età, venne da Venezia a Biella per perorare la continuazione della istruttoria contro le guardie GOM di Biella da me promossa con denunce, e poi venne fino a Spoleto, a trovarmi, complimentandosi del movimento che “avevo” secondo lui messo in piedi, e che invece era il frutto buono di 20 anni e passa di battaglie a fianco dei prigionieri rivoluzionari in lotta nelle galere.

E che odiasse la vostra emergenza da paggetti, signori Giudici che vi siete permessi di cerebrarlo, è un dato storico, tant’è che scelse di far parte con orgoglio del collegio difensivo degli Operai di Trento della IGNIS-IRET che misero alla gogna direttori di fabbrice e fascisti nel luglio (se non erro) 1970. All’epoca forse il pm politico casson aveva i moccoli al naso. Io certo avevo 11 anni, ma già mi piacevano gli operai, e non i giudici e le loro emergenze.

Ed Emanuele questa emergenza, iniziata a Piazza Fontana ed intrigata di inciuci fascisti e militari, la odiava, ma in silenzio, finché non si innalzava la sua dialettica nelle appassionate arringhe e nella brillante logica didattica con cui discuteva senza problemi con (quasi) chiunque.

Era avvocato, non guerrigliero.

Ma la odiava.



Paolo Dorigo

22-10-2006

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