Il circolo Indo Mariani di Spoleto si scioglie, gli iscritti si autoespellono dal peratito e entrano in asseblea autoconvocata
Giancarlo Donati e Antonio Briguori
L'assemblea degli iscritti al Circolo "Indo Mariani" del Prc di Spoleto, riunitasi il 25 ottobre 2006 alle ore 18.00, ha deciso di non rinnovare il contratto di comodato d'uso gratuito, scaduto il 31 dicembre 2005, riproposto già da alcune settimane dalla Cooperativa Casa Rossa, proprietaria dei locali. L'assemblea degli iscritti, ritenendo che anche il compagno Indo Mariani avrebbe condiviso questa scelta, ha deciso, prima della riconsegna delle tessere, che il circolo non gli fosse più intitolato. L'assemblea ha poi approvato a maggioranza (diciassette compagni dei diciannove presenti al momento della votazione) un documento che sancisce la loro uscita dal Prc. Questo il testo del documento approvato dall'assemblea:
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Cari compagni, siamo giunti, nostro malgrado, ad un momento cruciale nella storia del nostro Circolo. Molti di noi hanno sempre avuto perplessità circa il coinvolgimento del Prc in un governo che non mette minimamente in discussione le politiche che, ormai da oltre un decennio, accomunano tanto il centro destra che il centro sinistra. Il timore riguardava anche il ruolo che il Prc avrebbe potuto esercitare all'interno della compagine governativa. In occasione di un Comitato Politico Regionale, il compagno Stefano Vinti si è preoccupato di chiarire questo dubbio, rivendicando per il Prc il ruolo di garante dell'osservanza di un programma che contempla tra le altre perle anche una "alleanza leale con gli Stati Uniti". Nonostante questo, in occasione delle ultime elezioni politiche, ci siamo comunque impegnati perché fosse sconfitto Berlusconi e con lui tutte le politiche liberiste e berlusconiane. Subito, dopo la nascita del Governo Prodi, puntualmente, però, sono cominciate ad arrivate le prime conferme ai nostri timori. Con il voto favorevole al rifinanziamento delle missioni militari, a partire dall'Afghanistan, il Prc ha negato alla radice un punto centrale della propria storia e della propria identita. Con il voto favorevole sull'indulto, che ricomprende i reati finanziari, societari e di corruzione, diventa manifesto il patto tra forze politiche solo in apparenza antagoniste (Previti ne è uno dei beneficiari). Con il sostegno alla legge finanziaria del 2007, arriva ora un ulteriore, pesantissimo, segno della deriva governativa del Prc. Le classi conservatrici, essendo riuscite a coinvolgere nel loro disegno di riorganizzazione della società italiana, su posizioni che giudichiamo estremamente pericolose, anche una forza politica come il Prc che pure si era proposta in passato con un'idea alternativa di società, marcano, così, oggi, il punto più alto della loro egemonia. Per non scontentare le previsioni dell'Europa di Maastricht, si accetta, senza metterlo in alcun modo in discussione, il patto di stabilità, e si scarica ancora una volta sui soliti noti l'onere del risanamento finanziario del Paese. Con il taglio di cinque punti del cuneo fiscale (di cui il 60% alle imprese e solo il 40% ai lavoratori) le aziende ricaveranno, solo nel 2007, circa 7 miliardi di euro mentre per i lavoratori dipendenti, ci saranno solo le briciole. Infatti, i circa 4,7 miliardi di euro loro destinati dovrebbero essere distribuiti tra tutti i contribuenti, ivi compresi dunque quei commercianti, lavoratori autonomi, professionisti e artigiani che dichiarano al fisco cifre di molto inferiori a quelle dei lavoratori loro dipendenti. Contrariamente a quanto sostenuto in passato da Bertinotti, che indicava nell'aumentata ricchezza prodotta la risorsa cui attingere per assicurare, anche alle future generazioni, pensioni dignitose, il governo Prodi accelera sul dirottamento del Tfr verso i fondi pensione. Il Governo prevede inoltre l'avvio di un tavolo di confronto con le parti sociali (sulla base di un memorandum, concordato con Cgil, Cisl e Uil) che prevede: l'aumento dell'età pensionabile, la riduzione dei coefficienti del calcolo della pensione, l'estensione a tutti del sistema contributivo. E che dire delle disposizioni "in favore" dei precari ? I provvedimenti che il Governo intende prendere sono assolutamente insufficienti: coinvolgono un numero limitato di lavoratori, solo quelli che abbiano prestato servizio a tempo determinato o con contratto di formazione lavoro (cioè meno di 120.000 unità) ed escludono proprio quelle tipologie di contratti precari oggi i più diffusi e meno tutelati, interinali, lavoratori socialmente utili e Co.Co.Co. (cioè oltre 150.000 unità). La copertura economica, assolutamente inadeguata, permetterà inoltre di stabilizzare solo un misero 2,5% dei 260.0000 precari in servizio cioè circa 6000 persone. In contraddizione con le posizioni pacifiste sostenute da Bertinotti, e con lo stesso programma dell'Unione nel quale si dichiarava: "l'Unione si impegna, nell'ambito della cooperazione europea, a sostenere una politica che consenta la riduzione delle spese per armamenti", la finanziaria 2007 stanzia enormi risorse economiche per le spese militari. Ai circa 18 miliardi di euro stanziati ogni anno, e che equivalgono ad 1 punto percentuale del PIL, si prevedono risorse aggiuntive per oltre 9 miliardi. Sul versante della sanità, con un inversione di rotta di 180 gradi, si condivide la maggiorazione dei tickets sulle prestazioni sanitarie e nuovi tickets per il pronto soccorso. Gli sgravi fiscali saranno una misera mancia e se è vero che aumenta l'importo degli assegni familiari è altrettanto vero che l'aliquota IRPEF per i redditi compresi tra 15.000 e 28.000 euro l'anno (fascia in cui è concentrato quasi tutto il lavoro dipendente) passerà dal 23 al 27%. In ogni caso, se con una mano si da qualcosa, con quell'altra ci se la riprende. Infatti, il taglio di 2 miliardi e 800 milioni di euro ai comuni determinerà, inevitabilmente, un ulteriore esternalizzazione dei servizi e l'aumento delle tasse locali come le addizionali IRPEF e l'ICI. Sulla scuola la finanziaria 2007 prevede un diverso rapporto alunni/classe che determinerà la cancellazione di 7.682 classi ed il taglio di più di 19.000 docenti e 7.000 Ata. Oltre a tutto questo dobbiamo anche registrare la profonda differenza che abbiamo, rispetto alle Segreterie, Provinciale e Regionale, sulla democrazia interna al partito. Ormai, infatti, sono anni che vengono messi periodicamente in atto maldestri tentativi di delegittimazione del gruppo dirigente del Circolo di Spoleto, riconfermato, ancora una volta, democraticamente, loro malgrado, in occasione dell'ultimo congresso. Ieri si inventa la mancanza di democrazia interna, rigettata al dunque anche da chi in buona fede aveva prestato orecchio a mendaci sirene, ieri l'altro mette in atto un effimero ed illegale tentativo di tesseramento occulto, nel tentativo di predeterminare l'esito del congresso di circolo, oggi si inventa una profonda crisi, sia di proposta politica che di organizzazione, che trova puntuale smentita non solo dall'attenzione e dalla fiducia che i cittadini di S. Chiodo, i lavoratori dello SMMT di Baiano, quelli delle cooperative e le forze ambientaliste della città ripongono nei confronti del nostro Circolo, ma anche dai rapporti che in questo territorio, unico in tutta la Regione, abbiamo saputo creare, partendo dai problemi reali, anche con pezzi della sinistra molto lontani dalle nostre posizioni politiche (persino anche con Uniti a Sinistra). Accade così che mentre Vinti parla di uno spazio politico per un processo di ricomposizione e riaggregazione delle diverse anime della sinistra diffusa, il Circolo di Spoleto quello spazio lo riempie fattivamente e lo dirige affermando le proprie posizioni. E' grazie alla nostra iniziativa se a Spoleto è andata crescendo, persino all'interno degli stessi Democratici di Sinistra, e persino dentro la CGIL, un'opposizione alle politiche attuate dall'Amministrazione Brunini. E' grazie alla nostra iniziativa se anche Vinti, rompendo un silenzio ricco di significato, è oggi costretto ad ammettere che non esistono le condizioni politiche e programmatiche per assumere responsabilità nel governo della città. Ma tutto questo, Vinti, lo sa bene. Ciò che conta per lui è però altro. Conta accreditarsi presso la segreteria nazionale come il dirigente politico che è stato in grado di portare percentuali bulgare alla mozione di maggioranza. Vinti pensa al suo futuro più che a quello del Partito. Occorre allora ingraziarsi la governatrice Lorenzetti e non fare troppo rumore nella premiata sartoria dell'Umbria. Vinti ha realizzato, in questi anni, un partito autoritario, burocratico, con una organizzazione interna di stampo gerarchico e plebiscitario. Non a caso gli attacchi non sono stati portati solo contro il Circolo di Spoleto ma anche verso tutte le altre realtà umbre del Partito che non erano, o non sono, ancora omologate: Città della Pieve, Orvieto (S. Venanzo), Trevi e, da domani, Bastia. Ad Assisi dove, nelle ultime elezioni amministrative, Vinti, impone i suoi candidati, escludendo quello della minoranza, ben conosciuto e stimato nel territorio, riporta però una bruciante perdita di consensi. Riguardo al dissenso alla linea politica del Prc vogliamo dire che sappiamo bene come la scelta della costituzione della Sinistra Europea sia stata approvata dal Congresso di Venezia e vogliamo pure dire che pur non condividendola, mai però abbiamo contrastato le iniziative dei compagni che quella scelta hanno invece condiviso. Non ci si può però rimproverare di non avere sostenuto quella scelta o di aver lavorato, all'interno del Prc , perchè vi fosse una profonda riflessione critica. Così non è stato. E' dunque così venuta meno la possibilità di quella pluralità di posizioni indicata come l'essenza della vita democratica del partito (art. 7 dello Statuto). Ma, si sa, il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. Anche se ancora non si è pienamente manifestata, cova sotto la cenere un diffuso malcontento ai metodi del Segretario Regionale, anche da parte di chi condivide la scelta della Sinistra Europea. Nel momento in cui riconosciamo impossibile continuare a militare in un Partito che ha tradito le ragioni stesse per le quali era nato, auguriamo perciò a questa parte del Prc di ritrovare al suo interno almeno le ragioni vere del fare Politica. Un partito insomma che sia strumento e non fine dell'agire politico. Infine, in questo stesso momento, al di la delle diverse scelte che i compagni faranno riguardo l'adesione o meno ad un'altra organizzazione o ad un altro Partito, rinnoviamo di fronte alla Città il nostro impegno a proseguire con la stessa determinazione nelle battaglie che ci hanno contraddistinto. Pertanto, già oggi ci autoconvochiamo per mercoledì 8 novembre alle ore 18.00 c/o i locali della Cooperativa Casa Rossa in Via XIV Giugno n. 26 con l'intenzione di dare vita ad un'associazione che funga da contenitore per tutti così da per dare concretezza alle idee che abbiano sempre espresso. Qualsiasi sia la collocazione personale, il gruppo che oggi esce dal Prc rimarrà ancora unito e compatto.
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