La breve e intensa vita d’un animatore di Indymedia. E di molto altro ancora
Brad, un mediattivista innamorato dei popoli e delle loro lotte
di Francesca Bria
«Cosa si può dire di questo movimento di Oaxaca, di questo movimento rivoluzionario? Sappiamo che si sta costruendo, sta crescendo, sta prendendo forma, sta cercando disperatamente una strada verso la democrazia diretta… la gente è stanca dei regimi autoritari, in questa lotta, in queste strade non puoi non sentire il messaggio della Selva Lacandona. Vedo le loro facce, indigeni, donne, bambini, così coraggiosi, sempre combattivi e risoluti… Oggi c’è stato un nuovo morto, un martire in più in questa guerra sporca, una volta ancora per piangere e soffrire, una volta ancora per conoscere il potere e la sua brutta faccia, un nuovo proiettile nella notte, un’altra notte sulle barricate». Queste alcuni frasi tratte dall’ultimo reportage che Brad Will, il video reporter di Indymedia di 36 anni, ha scritto da Oaxaca dove si trovava quando è stato ferito a morte dai paramilitari messicani il 27 ottobre. L’ultimo reportage scritto da Brad dal titolo premonitore “Morte a Oaxaca”, raccontava l’assassinio dell’attivista messicano Alejandro García Hernández, ucciso sulle barricate durante un’azione organizzata dall’Assemblea popolare del Popolo di Oaxaca, organizzazione formata da contadini, indigeni, sindacalisti, insegnanti, comitati di quartiere e gruppi di base.
Brad si trovava in Messico da gennaio di quest’anno per documentare la carovana della “Otra campagna”, seguendo il Subcomandante Marcos dal Chiapas fino a Città del Messico.
Nei primi di ottobre si era poi spostato ad Oaxaca e aveva continuato a fare il proprio lavoro anche quando era rimasto l’unico giornalista straniero presente sul posto e quando la situazione era diventata molto tesa. Quasi ogni giorno mandava su Indymedia reportage, foto e video anche se riusciva a fatica a trovare una connesione internet per uploadare le i suoi materiali.
Era con la sua telecamera in mano quando è stato ucciso. La telecamera più che un semplice strumento di lavoro era quasi una protesi per Brad e lo accompagnava sempre in tutte le sue avventure. La sua vita da attivista Brad ce l’ha raccontata attraverso le immagini, attraverso i suoi video girati in posti e situazioni dove molti di noi non andrebbero mai, dove i giornalisti che lavorano per le grandi testate non arrivano. A Brad piaceva parlare delle storie della gente, delle lotte organizzate dal basso, della possibilità di trasformare la società e non è un mistero che amasse il rischio e le situazioni estreme.
Dal 1999 era parte attiva di Indymedia, network globale di giornalisti indipendenti. E da Seattle in poi aveva dato vita con i suoi compagni a quello che diventerà un nuovo modo di fare giornalismo, inventandosi un media partecipato dove tutti possono pubblicare le proprie foto, i video e i reportage. Un giornalismo fatto attraverso la partecipazione, la cooperazione e la condivisione delle informazioni. Brad amava ripetere lo slogan fondante di Indymedia: “Don't hate the media, Be the media”, non odiare i media ma diventa tu stesso il Media. E ne aveva fatto una pratica di vita.
Ha contribuito alla fondazione di vari centri di media indipendenti a Seattle, in Messico, in Argentina e a New York. Da Seattle in poi lo abbiamo incontrato spesso: a Praga contro la Banca Mondiale, a Genova contro il G8, a Porto Alegre per il social forum, in Argentina durante la rivolta del 2001, in Equador contro la costruzione dell'oleodotto, a Miami contro l’area di libero commercio delle Americhe (Ftaa), in Bolivia contro la privatizzazione dell’acqua, del petrolio e del gas, in Brasile a fianco del Movimento Sim Terra, a New Orleans dopo l’uragano Katrina.
Tra i suoi ultimi video ricordiamo “The Miami Model”, video sulla protesta di Miami contro l’Ftaa, i video reportage sulle azioni di occupazione di terre del Mst a Goiania, in Brasile; e i reportage da New Orleans, dove Brad era stato per documentare il disastro ambientale ma anche per portare soccorsi alle famiglie colpite.
Nella sede di Indymedia New York Brad aveva la sua base operativa e viene ricordato dai suoi compagni come filmaker appassionato e ambientalista convinto. Oltre al suo computer e alla sua inseparabile telecamera portava con sè in ufficio anche materiale riciclato: riciclava un pò di tutto, cibo e verdura, a volte infatti riceveva le lamentele dei suoi colleghi per il cattivo odore che lasciava in giro.
L’ecologia e l’ambientalismo erano alla base della sua idea di attivismo. Dalla fine degli anni ‘90 era stato impegnato nella campagna contro il cambiamento del clima lavorando per una rete di Ong ambientaliste, girava solamente in bicicletta ed era uno degli animatori delle partecipatissime Critical Mass, ovvero raduni di ciclisti che promuovono un’alternativa sostenibile alla cultura delle macchine, del petrolio e dell’ingiustizia ambientale.
Per Brad la critica al capitalismo aveva senso solo in una prospettiva di cambio radicale, a partire dalla propria vita e da parziali esperienze di cambiamento locale inserite in una dimensione globale. Per questo motivo nel 1999 insieme ad Earth First, organizzazione ambientalista inglese, aveva dato vita ai Reclaim the Streets, le prime Street parade anticapitaliste, e alle azioni di “guerrilla gardening”, pratica degli ambientalisti che consiste nel piantare alberi, fiori e semi in strade e piazze contro l’inquinamento.
A New York, oltre alla sua attività di filmaker e giornalista indipendente, Brad lavorava come volontario al “Blackout Bookstore and Info-Shop”, libreria anarchica e centro sociale gestito insieme ad alcuni compagni e artisti nel Lower East Side di New York. Qui si trova il mondo culturale di Brad: dalle ultime teorie sulla globalizzazione economica, a libri ambientalisti, riviste specializzate in teorie sociali fino alle ultime funzine anarchiche e archivi di video indipendenti. Ma la caratteristica di questo posto è che più una libreria è un luogo integrato nella comunità: ed è questo il motivo per cui Brad contribuiva alla riuscita di questo progetto, per lui un centro di aggregazione, uno spazio dove organizzare video proiezioni, dibattiti, azioni e cene sociali.
Alla festa di inaugurazione della libreria nel 1994, dove Brad era presente, è stato presentato il libro “Zapatisti” della casa editrice Autonomedia. E’ proprio il movimento zapatista che ha ispirato la nascita del centro sociale di Brad e la sua intera vita politica. E sono le parole e le azioni del subcomandante Marcos e delle comunità messicane che Brad ha seguito come esempio di ribellione, fino alla sua morte.
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