L'Associazione antigone ha reseo noto il rapporto biennale sulle carceri italiane.Ancora una volta il sud si aggiudica il primato per i peggiori istituti di detenzione.Catania è al secondo posto.
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“L’istituto presenta livelli di evidente degrado: fatiscente nelle strutture, la situazione è aggravata dallo stato di sovraffollamento e di insufficienza di spazi. La scarsa offerta di interventi trattamentali e l’assistenza sanitaria carente qualificano questo carcere come uno dei peggiori d’Italia”. Con queste parole che hanno il peso di una sentenza, l’ associazione Antigone ha collocato il carcere catanese di Piazza Lanza al secondo posto nella classifica delle peggiori strutture carcerarie d’ Italia. L’ associazione diretta da Patrizio Gonnella ha effettuato una ricerca prendendo in esame le 208 strutture carcerarie presenti nel Paese, per verificare l’ effettivo stato del sistema di detenzione dopo l’indulto. Da questo lavoro certosino è venuto fuori un libro, “Dentro ogni carcere”, Carrocci editore . Sono 206 pagine le che descrivono con parole e cifre pregi e inadempienze degli istituti di reclusione esaminati. Nel comunicato di Antigone , Patrizio Gonnella riassume così il contenuto della pubblicazione biennale: “Nel volume oltre ad un'analisi dei dati sulla popolazione carceraria e sulle condizioni di vita all'interno degli istituti di pena, si affrontano anche possibili strategie politiche per fronteggiare una situazione critica. Il recente indulto è stato un atto necessario di giustizia sostanziale e di grande valore umanitario, ma è un atto che richiede ora uno sforzo riformatore per evitare di essere vanificato”.
Dal rapporto emerge una realtà fortemente disomogenea. Gli istituti migliori sono quelli di Milano Bollate ,Laureana di Borrello, Civitavecchia e Spoleto. I peggiori si trovano al Sud: Nuoro e Sassari al primo posto, Catania al secondo, Sulmona, Napoli, Favignana e Taranto.
A Piazza Lanza la situazione è particolarmente disagiata. La struttura risale al 1890 e proprio per la sua antichità sono necessari continui interventi di manutenzione e ristrutturazione, specialmente al reparto di media sicurezza che è il più recente. Secondo il dossier presentato i dati peggiori sarebbero diversi. “Le celle sono sovraffollate (8 persone), i gabinetti e le docce sporchi, gli spazi per la socialità inesistenti, la cappella funge anche da laboratorio per iniziative trattamentali. Ci sono zone di isolamento dove si rinchiudono anche i malati mentali. Reclami e “domandine” spesso non risultano evase, se vengono giudicate pretestuose.”
Sarebbero state registrate delle irregolarità sulla fornitura dei medicinali, dovute all’ esiguità del budget stanziato. Paradossalmente però si registrano ancora casi di abuso nella somministrazione di psicofarmaci ai detenuti con disturbi mentali per i quali non è previsto un adeguato programma di cura. Scarse anche le opportunità di lavoro offerte ai reclusi. Il rapporto non ha rilevato corsi di formazione professionale né altre attività integrative. L’ unica scuola presente è quella elementare. Inoltre la scheda afferma che “Non esiste alcun lavoro se non lo stretto necessario di quelli domestici, per i quali resta imprecisato il numero delle ore giornaliere retribuite”.
In una recente intervista pubblicata dal periodico mensile ufficiale dell’ amministrazione penitenziaria “Le Due Città”, il direttore della casa circondariale Rosario Tortorella descriveva così la situazione interna della sua struttura:
«Abbiamo il reparto di alta sicurezza, con detenuti appartenenti alla criminalità organizzata, il reparto di media sicurezza, con detenuti ristretti per reati comuni e un reparto femminile. Ci troviamo a confrontarci con una tipologia difficile da gestire, con detenuti per reati sessuali, con problematiche psichiatriche, detenuti per reati verso i quali gli altri detenuti hanno una forma di avversione, soprattutto per chi si è macchiato di violenze contro i minori. Gestire simili situazioni in un regime di circondariale, quindi in attesa che poi siano definite le loro situazioni processuali e che poi siano trasferiti verso altri istituti, impone delle cautele. In tutto questo gli operatori penitenziari, sia il personale di Polizia sia quello dell’Area trattamentale, svolgono un’attività intensa in coordinamento costante. Non possiamo immaginare delle attività trattamentali di lungo periodo perché appunto la permanenza è limitata. Ciò comporta la necessità di realizzare dei progetti che tengano conto della gestione del tempo penitenziario sia dell’acquisizione di una consapevolezza del reato e degli sforzi personali che ciascun detenuto deve fare per reintegrarsi, tutto questo deve essere realizzato in tempi brevi e, tra l’altro, in un contesto caratterizzato dalla presenza della criminalità‚ organizzata.”
Sulle conseguenze dell’ indulto di questa estate e sui problemi di organizzazione di Piazza Lanza il direttore Tortorella aveva rilasciato delle dichiarazioni ottimistiche. “Il recente indulto e la conseguente deflazione del sovraffollamento penitenziario ci danno la possibilità di perseguire meglio i nostri obiettivi. Ma dall’altra parte questo provvedimento ci ha messo nella necessità di incrementare i rapporti con l’esterno, con la realtà sociale, con il volontariato, attraverso una serie di progetti nuovi. Far dialogare tutte queste “anime” e i loro operatori è un’impresa difficile ma non impossibile e io devo ammettere di aver ottenuto dei buoni risultati a livello di comunicazione e collaborazione interna. Per tutto questo sono molto soddisfatto”.
Andrea Di Grazia
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