Almeno un milione e mezzo di lavoratori/trici in sciopero e più di trecentomila in piazza in 27 città (con punte di particolare rilievo a Roma, Milano, Napoli e Torino) insieme a studenti, giovani precari, immigrati e centri sociali
UN MILIONE E MEZZO IN SCIOPERO, TRECENTOMILA IN PIAZZA
Almeno un milione e mezzo di lavoratori/trici in sciopero e più di trecentomila in piazza in 27 città (con punte di particolare rilievo a Roma, Milano, Napoli e Torino) insieme a studenti, giovani precari, immigrati e centri sociali: questo il risultato, superiore ad ogni aspettativa, dello sciopero convocato oggi dai COBAS, dalla CUB/RdB e da altri sindacati alternativi a Cgil-Cisl-Uil.
Dopo il grande successo della manifestazione anti-precarietà del 4 novembre e la forte contestazione alla Finanziaria e alla politica economica e sociale del governo Prodi e dei ministri Padoa Schioppa e Damiano (che li ha visti precipitare nel gradimento degli italiani secondo il sondaggio pubblicato oggi dal quotidiano La Repubblica: Damiano è addirittura il ministro più sgradito), abbiamo avuto oggi unaltra dimostrazione della diffusa opposizione dei lavoratori/trici e di vasti settori popolari ad una Finanziaria, che premia solo i padroni di Confindustria e le missioni di guerra, e ad una politica economica e sociale che non rompe affatto con il berlusconismo.
Allo sciopero di oggi hanno partecipato anche tantissimi lavoratori/trici di Cgil-Cisl-Uil, in dissenso con i loro sindacati che si comportano come se fossero un partito al governo, per protestare contro una Finanziaria che taglia i servizi pubblici (scuola e sanità in primo luogo) e i fondi ai Comuni, che impedisce il rinnovo dei contratti del pubblico impiego nel biennio 2006-2007, che stabilizza solo 8 mila dei 350 mila precari della Pubblica amministrazione, che aumenta le spese militari (che per la prima volta pareggiano la spesa sociale) e per le missioni di guerra, nonché i finanziamenti alle scuole private.
Oggi in piazza striscioni, slogan e discorsi hanno chiesto la fine delle politiche liberiste, labrogazione della Legge 30, del pacchetto Treu, delle leggi Moratti e della Bossi/Fini (e la chiusura dei CPT), la stabilizzazione dei lavoratori precari ed esternalizzati, la garanzia del lavoro e della continuità del reddito, il ripristino della scala mobile, la difesa delle pensioni e del TFR contro ogni scippo, il taglio delle spese militari e la loro riconversione in spese sociali, il ritiro delle truppe da tutti i fronti di guerra, la fine del monopolio di Cgil-Cisl-Uil sui diritti sindacali e la restituzione del diritto di assemblea nei luoghi di lavoro a tutti i lavoratori/trici.
Particolarmente rilevante è stata la presenza della scuola, che per la prima volta ha scioperato tutta (con circa il 50% delle scuole rimaste chiuse), dalla materna allUniversità, per labrogazione delle leggi Moratti, contro i tagli della Finanziaria, per massicci investimenti, lassunzione dei precari, il rinnovo immediato dei contratti verso salari europei, la fine dei finanziamenti alle scuole private.
Non abbiamo governi amici, si è ripetuto in 27 piazze: e lopposizione diverrà sempre più dura in coincidenza dellapertura a gennaio-febbraio del tavolo di concertazione tra governo e Cgil-Cisl-Uil su pensioni, TFR, contratti e precarietà, a meno di una drastica, e per ora improbabile, virata di rotta del governo Prodi.
Piero Bernocchi
Confederazione COBAS
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