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[Post Dinamico] Il sangue di Roma
by imc roma Tuesday, Nov. 21, 2006 at 11:56 AM mail:

Post dedicato a commenti, aggiornamenti, comunicati e notizie sulla feature "Il sangue di Roma"

leggi la feature: Il sangue di Roma.

:: post dinamici - how to ::

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[MORTI BIANCHE] CAPIAMOCI QUALCHE COSA:
by OPERAIO EDILE Tuesday, Nov. 21, 2006 at 8:29 PM mail:

QUI' DI SEGUITO ALCUNI LINK SUI DATI PREOCCUPANTI DEGLI INCIDENTI SUL LAVORO, SOPRATTUTTO NELL'EDILIZIA E NELL'AGRICULTURA, MA NON DA MENO NEL SETTORE MECCANICO, METALMECCANICO, E PER CAPIRE QUALI E QUANTI PASSI AVANTI LA "POLITICA" STA' ATTUANDO PER CONTRASTARE QUESTO FENOMENO IN CONTINUA CRESCITA, E PER CAPIRE, O SCHIARIRE LE IDEE CHE DI LAVORO SI MUORE E SI PUO' MORIRE ....

http://www.filleacgil.it/ufficio%20stampa/C_Stampa/infortuni231mortali2004.htm

http://www.repubblica.it/2006/08/sezioni/cronaca/morti-bianche-rapporto/morti-bianche-rapporto/morti-bianche-rapporto.html

http://www.rassegna.it/2002/sicurezza/articoli/oil2.htm

http://www.aprileonline.info/632/morti-bianche-occorre-agire-e-agire-presto

http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=57535

http://www.strettoindispensabile.it/?p=2109

http://www.ambiente.it/sicurezza/legislazione/leggi/2006/deliberazione18-10-06.htm

http://www.pmli.it/mortibianchenapoli.htm

http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2006/06_Giugno/28/napolitano.shtml

http://www.ilsensodellamisura.com/2006/10/morti_bianche_l.html


http://noborder.spaghettiblog.com/immigrazione/2006/11/07/morti-bianche-e-lavoro-nero-kristian-racconta%E2%80%9Dvoglio-denunciare-il-mio-capo%E2%80%9D/

http://www.temporis.org/ni_mortibianche.htm

http://www.edilone.it/sicurezza/index.php?page=details&id=30&canale=

http://italy.indymedia.org/news/2006/06/1099746.php

http://www.dadamag.it/default.asp?scheda=368

http://prcmarignano.blogspot.com/2006/05/morti-bianche.html

http://gazzette.comune.jesi.an.it/2006/248/2.htm

http://www.liberazione.it/giornale/060824/LB12D693.asp

http://www.articolo21.info/notizia.php?id=3931

http://www.italia.gov.it/servlet/ContentServer?pagename=e-Italia/news3&id=1153722762545

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Reddito garantito e lotta al lavoro nero
by eddito e lotta alle morti bianche Tuesday, Nov. 21, 2006 at 11:33 PM mail:

Reddito garantito e lotta al lavoro nero


Sia le statistiche ufficiali sia i dati amministrativi dei Centri per l’Impiego indicano nella precarietà una delle maggiori criticità del mercato del lavoro regionale. Nel Lazio è sempre più elevato il numero di coloro che si collocano trasversalmente rispetto al binomio occupazione-disoccupazione, in una sorta di “zona grigia” tra le aree del lavoro e del non lavoro. Per questo è urgente che le istituzioni tutte, a cominciare dalla Regione, approntino quanto prima una “terapia d’urto” contro questo fenomeno, che non solo genera nuovi disagi sociali e nuove povertà, ma che crea, tra i soggetti che ne sono investiti, un senso di estraneità alla società per la mancata partecipazione ai diritti di cittadinanza.
La Regione Lazio sta predisponendo alcuni importanti provvedimenti legislativi tesi a contrastare la precarietà ed a creare un nuovo modello di welfare inclusivo e di sviluppo, basato sulla partecipazione di tutte e tutti le cittadine ed i cittadini della regione. Questo livello di intervento per essere del tutto efficace dovrà necessariamente interagire con quello delle Province, da cui dipendono i Centri per l’Impiego, e con l’azione di governo nazionale. Per tale motivo è importante che il Governo Prodi superi quanto prima la legge 30 del 2003 e riscriva la legislazione sul lavoro in tutti quegli aspetti che non garantiscono un adeguato contrasto alle morti bianche ed agli incidenti sul lavoro, al lavoro nero, alla perdita di potere d’acquisto dei salari, alla flessibilità selvaggia negli orari ed al peggioramento delle condizioni di lavoro.
Nell’immediato, come Assessorato Regionale al Lavoro, stiamo mettendo a punto due leggi quadro sulle tematiche del lavoro che diventeranno operative entro la fine dell’anno: la prima sul reddito garantito, l’altra contro il lavoro nero.
La legge sul reddito garantito è frutto di un'ampia interlocuzione, partita fin dall’inizio di questa legislatura, non solo con gli altri assessorati e le organizzazioni sindacali, ma soprattutto con i movimenti e le associazioni attive su questi temi e con un’ampia rete di lavoratori precari e disoccupati. Il provvedimento nella sua fase sperimentale, per cui sono già disponibili trenta milioni di euro, interesserà alcune migliaia di donne e giovani. Questi soggetti beneficeranno di un reddito diretto, ossia monetario, e di uno indiretto, inteso come fornitura di servizi. Successivamente, disponendo di maggiori risorse finanziarie, estenderemo questa formula ad altri settori deboli della società. Siamo convinti che la lotta contro la precarietà imponga la necessità di estendere la tutela dei diritti sociali – diritto alla casa, alla sanità ed alla formazione - e di introdurre forme universali di garanzia e continuità del reddito, sia attraverso trasferimenti monetari sia con servizi gratuiti, in particolare formazione, salute, trasporti e cultura.
Il secondo provvedimento legislativo interesserà soprattutto le aree maggiormente investite dalla piaga del lavoro nero, ossia i servizi e l’agricoltura.
Come Amministrazione Regionale vogliamo condurre un’efficace lotta alle morti ed agli incidenti sul lavoro anche dal punto di vista legislativo, stabilendo, ad esempio, degli “indici di congruità" per le aziende, in modo da premiare i comportamenti virtuosi e penalizzare gli altri. In concreto vogliamo stabilire un nuovo strumento di lettura e di verifica delle reali dimensioni delle imprese che definisca un rapporto “congruo” tra servizi e beni prodotti e lavoratori impiegati dall’impresa. Il rispetto di tali indici rappresenterà la principale condizione per poter godere di qualsiasi beneficio economico e normativo.
Queste due importanti leggi dovranno successivamente coordinarsi con le future disposizioni legislative nazionali e regionali in materia – come Assessorato Regionale al Lavoro stiamo predisponendo per il prossimo anno un Testo Unico per appalti, forniture e servizi - in modo da regolamentare un mercato del lavoro che garantisca più opportunità, diritti e tutele ai soggetti oggi esclusi o penalizzati dal mercato del lavoro.


http://www.portalavoro.regione.lazio.it/default.asp?id=594

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basta baggianate
by NO AL CAPORALATO -NO ALLA L.30/03 Wednesday, Nov. 22, 2006 at 6:17 AM mail:

L'INCHIESTA DI REPORT SULL'OSPEDALE SANT'ANDREA HA DIMOSTRATO CHIARAMENTE CHE LA REGIONE LAZIO GESTISCE UNA RETE DI FINTI APPALTI E USA IL CAPORALATO PER SFRUTTARE I LAVORATORI!
LE CHIACCHIERE SULLA LOTTA ALLA PRECARIETA' ANDATELE A FARE DA UN'ALTRA PARTE,QUESTA DEMAGOGIA NON ATTACCA PIU'...

LA REGIONE LAZIO HA SUPERATO ABBONDANDEMENTE LA L.30-DLGS 276/03 E' SOTTO GLI OCCHI DI TUTTI, COSì COME L'HA SUPERATA IL MINISTRO DAMIANO CON L'ART 178 DELLA FINANZIARIA.

LA LOTTA ALLA PRECARIETA' E' UNA PRESA PER IL CULO CHE NON FUNZIONA PIU' - SE LA MAGGIORANZA DI CENTROSINISTRA NON ABROGA LA LEGGE 30-L 276/03 SI PUO STARE SICURI CHE NON RESTERA' AL GOVERNO PER MOLTO - SE LA REGIONE LAZIO NON ELIMINA IMMEDIATAMENTE IL CAPORALATO E ASSUME I LAVORATORI
AI SENSI DELLA L.1369/60 IDEM!

ABOLIZIONE DELLE LEGGI DEL PRECARIATO E DEL NEOSCHIAVISMO!

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la Regione Lazio usa una rete di appalti illegali per sfruttare i lavoratori della sanità
by Report Wednesday, Nov. 22, 2006 at 12:33 PM mail:

l'inchiesta di Report ha messo a fuoco quello che è sotto gli occhi di tutti:
la Regione gestisce una rete di appalti illegali,violando anche la Legge 30, usando il caporalato di finte coop per sfruttare i lavoratori!

Assunzione per tutti i lavoratori degli appalti illegali delle Aziende Sanitarie Locali, a norma della L.1369/60!

No al caporalato!

Le leggi sul lavoro nero ci sono è prevedono l'obbligo di assunzione a tempo indeterminato dei lavoratori ,oltre alle sanzioni penali e pecuniarie a carico del datore di lavoro.

Basta demagogia.

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Cento operai morti ogni mese
by attilio bolzoni Wednesday, Nov. 22, 2006 at 12:54 PM mail:


"Più vittime qui che a Bagdad"

di ATTILIO BOLZONI – La Repubblica 21 novembre 2006

IN TUTTO il mondo, ogni anno ne muoiono più che in guerra. E in Italia più dei marines a Bagdad. Da tre a quattro al giorno. Se ne vanno in silenzio, nell'indifferenza. Se poi sono rumeni o moldavi o magrebini, a volte non fanno neanche statistica. Li raccolgono come sacchi e li buttano. Da Milano a Palermo i caduti sul lavoro dal 2001 sono stati più di 7 mila, gli incidenti quasi 5 milioni.

E' quando comincia la settimana che il rischio è estremo, il lunedì. Verso le dieci del mattino *nei campi, poco prima dell'ora di pranzo nei cantieri edili.

E' una strage che non finisce mai. Al Sud, a Roma, in Veneto e in Lombardia e in Emilia Romagna, regioni che hanno il primato delle tragedie conosciute e legalmente riconosciute. Poi ci sono le altre, le tragedie fantasma. Gli immigrati che spariscono all'improvviso, che volano giù da un'impalcatura e vengono abbandonati in una discarica oppure li lasciano lì, in agonia sotto le macerie. E' accaduto nemmeno due mesi fa davanti al mare di Licata, in provincia di Agrigento.

Sono in spaventoso aumento, secondo sindacati e organizzazioni onlus. E soprattutto per l'Associazione nazionale mutilati e invalidi sul lavoro. Sono in calo, secondo l'Inail. Nei primi tre mesi del 2006 l'istituto per le assicurazioni contro gli infortuni ha certificato che gli incidenti sono stati settemila in più rispetto all'anno scorso. A fine marzo erano già 222 mila. Ma a ottobre sarebbero scesi del 9 per cento. I dati dell'Inail parlano di "un risparmio di vite" nel quinquennio precedente, i suoi rapporti più recenti sostengono che ogni annata va sempre meglio di quella prima e che dal 2000 c'è "una tendenza complessiva al ribasso". Dati e valutazioni contestatissimi. È la "guerra dei numeri" su quei morti.

Tanti sono ragazzini. Bambini anche. Soltanto nel 2005, in Italia, sono stati 8.530 quelli che non avevano ancora 17 anni e sono rimasti vittime di una "disgrazia" sul lavoro. Dalla perdita della falange di un dito della mano sinistra all'infermità totale. La falange di un dito vale 3 mila euro l'anno di "rendita", 250 al mese. Nel linguaggio burocratico dell'Inail l'indennizzo ha proprio quel brutto nome: rendita.

I numeri raccontano tanto ma non raccontano tutto. "E noi quelli dell'Inail li critichiamo sempre perché ci lasciano stupiti, sono fluttuanti, disomogenei", accusa Sandro Giovannelli, il direttore dell'Anmil, l'Associazione mutilati e invalidi sul lavoro. Spiega: "Non ci importa di segnalare se c'è una vittima in più o in meno, sono comunque sempre tante, troppe. E non giustificano mai i toni così ottimistici dell'Inail". I dati che diffonde l'Inail non possono essere considerati "consolidati" se non passa almeno qualche mese, è questa una delle ragioni della distanza fra i suoi numeri e quelli di tutti gli altri. Una divergenza che accende furiose polemiche, anno dopo anno e report dopo report.

Per scoprire come si contano i morti e come si sfornano tabelle e grafici e si azzardano persino previsioni, venerdì scorso siamo andati in via Morgagni negli uffici della Fillea, il sindacato degli edili della Cgil. Abbiamo incrociato i dati da fonti diverse. E' stata una prova rivelatrice per il riscontro dell'andamento degli infortuni in Italia, dei processi di stima e della loro attendibilità.

Secondo l'Inail, nei primi sei mesi di quest'anno, gli incidenti sul lavoro nel settore delle costruzioni hanno subito una flessione dell'0,8 per cento. Ma alla Fillea, dove quotidianamente raccolgono le segnalazioni e le denunce di tutte le sciagure nei cantieri, al 15 novembre avevano registrato 228 incidenti mortali, 47 in più dello stesso periodo dell'anno precedente e già 37 in più di tutto il 2005. Da un meno 0,8 per cento dell'Inail a un più 26 per cento della Fillea Cgil. Due verità, due Italie.

"Quello che ci preoccupa è che le statistiche fotografano solo il lavoro regolare, quella vastissima area di sommerso nelle costruzioni arriva a punte del 50 per cento e sfugge a qualsiasi controllo", denuncia Franco Martini, il segretario generale degli edili. Uno su cinque dei 191 edili ammazzati sul lavoro nel 2005 era immigrato, i lavoratori stranieri morti quest'anno nei cantieri sono già quasi il doppio, 52. E due erano minorenni. In testa alla luttuosa classifica del settore delle costruzioni c'è la Lombardia, subito dopo il Lazio. Le cause più frequenti di morte: caduta dall'alto; travolto da gru o ruspa; crollo di una struttura; colpiti da materiale, ribaltamento di mezzo; folgorato.

Dossier e contro dossier. L'ultimo è dell'Associazione mutilati e invalidi sul lavoro: nei primi sei mesi dell'anno 583 gli incidenti mortali. "La situazione è drammatica", dice ancora il direttore dell'Anmil Sandro Giovannelli. E aggiunge: "La tutela degli infortunati è diminuita, le aziende pagano troppo e i lavoratori ricevono poco. Nel 2000, in verità, il governo di centrosinistra aveva avviato una campagna per la sicurezza sul lavoro, però poi con Berlusconi si è fermato tutto". E attacca il presidente dell'Anmil Pietro Mercandelli, che da ragazzino faceva l'idraulico e a 18 anni ha perso una parte di gamba: "E' un'ecatombe quotidiana, ci vogliono più controlli, i costi delle sicurezza non possono essere considerati costi aggiuntivi e l'Inail continua incredibilmente a ridurre il fenomeno".

Uno sterminio con morti invisibili. C'era stato il grido di dolore del presidente Giorgio Napolitano a fine giugno, quando un ragazzo messinese se n'era andato mentre stava tirando su i piloni dell'autostrada per Siracusa. Ai funerali di Antonio Veneziano c'era la corona di fiori del Quirinale, c'era un deputato della Regione siciliana che prima faceva il sindacalista e poi in chiesa solo panche vuote. Né un consigliere comunale, un rappresentante del governo, uno della Provincia. Ed era italiano Antonio.

"Degli altri spesso non sappiamo nulla, spesso non arrivano nemmeno in ospedale e quando ci arrivano non risultano vittime di incidenti sul lavoro", racconta Gino Rotella, responsabile del dipartimento del mercato del lavoro e immigrazione della Flai Cgil. Svela il sindacalista: "C'è un mondo parallelo e anche un sistema sanitario parallelo per quei disgraziati".

Chi si fa male sul lavoro ed è un irregolare, se gli va bene viene portato in un ambulatorio clandestino. Ogni gruppo etnico ha i suoi ospedali volanti e i suoi medici. E' l'altra Italia, quella che nelle tabelle non compare mai. L'Italia della vergogna. Come quella dei morti di amianto. Come quella dei morti degli stabilimenti petrolchimici.

Chi lo sa quanti sono stati e quanti sono ancora i casi di tumore in quelle 13 aree a rischio ambientale, che vanno da Porto Marghera fino a Marina di Melilli? E quante sono le industrie killer che buttano sempre i loro fumi e i loro veleni? Si fa calcolo con certezza solo per quei cadaveri ancora caldi, il lunedì mattina, il giorno più carogna sul lavoro.

(21 novembre 2006)


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“Vi faccio vedere come muore un muratore...”
by christian raimo Wednesday, Nov. 22, 2006 at 3:29 PM mail:

Un milione di incidenti sul lavoro all’anno, cento morti al mese, solo in Italia. Sono dati ufficiali. Dimostrano che la necessità di profitti delle aziende, che risparmiano sulle misure di sicurezza, costano a noi, in termini di vite umane, più di quanto stia costando agli Stati Uniti la guerra in Iraq.

Christian Raimo
Beati quelli che precipitano dal tetto di un capannone che cede all’improvviso, beati quelli che vengono schiacciati dal carrellino elevatore che stavano guidando, beati coloro che vengono investiti da frane di materiale edilizio nei cantieri abusivi, beati coloro che vengono trascinati e stritolati dai nastri trasportatori, beati i camionisti che rimangono ustionati mentre controllano l’olio, quelli schiacciati tra la motrice e il proprio mezzo, beati coloro che scendono nei pozzi per lo scarico delle acque reflue e soffocano a causa delle esalazioni tossiche, beati i soffocati da un incendio improvviso in una fabbrica-garage di materassi, beati i bruciati vivi, beati gli affogati in una tramoggia di olio di sansa, beati quelli che non entrano nelle statistiche perché muoiono per incidenti stradali avvenuti per la stanchezza conseguente al lavoro appena finito, beate le vittime di esposizioni ad agenti cancerogeni e tossici, beati quelli sopravvissuti miracolosamente a scariche di ventimila volt sprigionatesi da cavi elettrici pendenti, beati coloro che mentre montano luminarie per una festa paesana sfiorano i fili dell’alta tensione, beati coloro che muoiono all’istante, beati quelli per cui sono inutili tutti i tentativi di rianimazione, beati coloro che issati con un argano su un silos alto venti metri precipitano nel vuoto, beati quelli con fratture e lesioni diffuse su tutto il corpo, quelli che si spengono durante il tragitto in ambulanza, beati quelli con il torace schiacciato, beati i licenziati per “eccesso di infortuni”, beati coloro che scivolano mentre stavano riparando una grondaia, beati gli schiacciati dal proprio trattore, beati quelli contro i quali si aprono all’improvviso portelloni d’acciaio, beati i colpiti da un cilindro idraulico, beati coloro che rimangono asfissiati in laboratori colmi di materiali sintetici, stoffe e solventi, beati quelli che vengono travolti da un’ondata di acqua e liquami mentre riparano un guasto alla rete fognaria, beati coloro che esplodono in una fabbrica di fuochi d’artificio, beati quelli che mentre cercavano di disincastrare i cavi che tenevano fermo il carico cadono dal portabagagli del proprio furgone e battono la testa sul selciato, beati gli agonizzanti tra i carrelli del reparto lamieratoio, beati coloro che vengono estratti troppo tardi, beati quelli che vengono sbalzati contro le pareti da uno spostamento d’aria, beati gli investiti dai muletti in retromarcia, beati coloro che controllavano il carico quando il cavo della gru a cui era fissata la piattaforma si è spaccato, beati coloro che stavano pulendo le canalette sull’autostrada quando sono stati investiti da un autoarticolato, beati quelli che vengono sbattuti a terra dalla sovrappressione delle camere stagne della cisterna che stavano testando, beati coloro che erano intenti a riparare le infiltrazioni d’acqua di un campanile quando sono scivolati a causa dell’inclinatura del carrello della gru che non era chiuso con l’apposito fermo, beati quelli travolti da un enorme ponteggio di ferro e cemento crollato da venti metri d’altezza, beati coloro che rimangono incastrati con il giaccone a un gradino mentre scendevano dal locomotore di un treno merci, beati coloro che vengono trovati sotto tre casse di lastre di vetro del peso complessivo di sei tonnellate, beati coloro che cadono in due tempi: prima sul tetto dello spogliatoio della fabbrica e quindi sull’asfalto, beati quelli con un polmone perforato da una scheggia di metallo schizzata da una tagliatrice, beati coloro che pulivano lo scivolo in cui viene versata la malta quando un carrello per il trasporto del materiale li ha colpiti alle spalle, beati coloro che si trovavano all’interno della fabbrica di acetilene al momento della deflagrazione, beati coloro che si occupano della demolizione degli impianti dimessi e vengono ricoperti all’improvviso da travi staccatesi dal soffitto e pezzi di solaio, beati coloro che cadono nel vano ascensore durante gli usuali lavori di manutenzione, beati coloro che vengono infilzati da un pistone partito dal macchinario sul quale stavano sistemando del silicone, beati quelli il cui braccio rimane intrappolato tra i rulli di una macchina raffinatrice per impasti, beati gli infartuati in un cantiere per un’insolazione, beati coloro che restano ustionati al volto dall’esplosione del quadro elettrico, beati quelli che stavano in bilico su una serie di balle di tessuto da cinquecento chili l’una, beati coloro che finiscono sotto le ruote gemellari del rimorchio di una gru, beati quelli colpiti alla nuca dal braccio di una pala meccanica, beati quelli con un quadro clinico da subito critico, beati quelli che stavano lavorando alla sostituzione di un impianto di refrigerazione, beati i rimasti sepolti vivi dentro la fossa nella quale stavano lavorando, beati i rumeni morti sul colpo scivolando dal tetto alle 14 e 30 del primo giorno di lavoro mentre stavano operando in un capannone da mettere in sicurezza nella frazione dei Quercioli a Massa, che sarebbero rimasti a lavorare nella provincia apuana per circa due anni, per mandare soldi alla famiglia, moglie e tre figli, moglie e figli ancora in attesa dei risultati dell’inchiesta della magistratura.
Christian Raimo (mercoledì 22 novembre)

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IL SANGUE DEGLI INNOCENTI
by Vittorio Tuesday, Nov. 28, 2006 at 5:40 PM mail:

Basterebbe insinuare che uno soltanto di quei "morti bianchi" è stato vittima di un Imam che gli ha segato la scala, per avere domattina un corpo di polizia formato da specialisti di sicurezza del lavoro e richiesto a gran voce dai nostri crociati da editoriale.

Ci sono morti che servono ai vivi per vendere libri e per acquisire potere, e morti che si buttano via nel cestino della cronaca.

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