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Messico: impunità e diritti umani
by Clara Saturday, Nov. 25, 2006 at 2:56 AM mail:

Sabato 25 novembre, giorno internazionale contro la violenza sulle donne.

In Messico c'è ben poco da stare allegri: i femminicidi a Ciudad Juárez ascendono ormai a 464, di cui 22 nel 2006. E il fenomeno si sta drammaticamente diffondendo anche in altri stati (Stato del Messico, Veracruz) e paesi (Guatemala, per esempio). Alle ipotesi di omicidi seriali si affiancano anche quelle di traffico di video snuff, di sequestri per fini sessuali e di organizzazioni transnazionali legate al narcotraffico. Alcuni giornalisti che si sono dedicati al tema, come Sergio González Rodríguez, parlano di persone molto vicine al presidente Fox (amici e sostenitori della sua candidatura nelle elezioni del 2000) coinvolte in questa orribile storia. A nulla servono, dunque, le campagne di prevenzione alla violenza sulla donna e le numerose richieste di giustizia da parte dei familiari delle vittime e della società. Con la stessa strategia impiegata in politica nazionale di negazione dei conflitti sociali e politici, il governo foxista si ostina a dichiarare che il problema è stato in gran parte risolto arrestando varie persone, in realtà probabili innocenti utilizzati come capri espiatori. Nel frattempo, il ministro degli interni, Carlos Abascal, chiede pubblicamente perdono a dio per non aver potuto risolvere il problema durante il sessenio che sta per finire, per buona pace della sua coscienza cattolica integralista.

Ma non sono solo le operaie della zona di frontiera con gli Stati Uniti il bersaglio della violenza: negli ultimi mesi sono state riportate più di una ventina di aggressioni nei confronti di senza tetto a Culiacán, nello stato settentrionale di Sinaloa ad opera di una quindicina di giovani borghesi narcotrafficanti (chiamati narcojuniors). L'altro ieri si sono spinti oltre ed hanno bruciato vivo il quarantunenne Ignacio Franco, deceduto poche ore dopo.

Preoccupante è anche il fenomeno di omicidi per omofobia: dal 1995 al 2004 sono stati assassinati 332 omosessuali tra i 21 e i 30 anni per omofobia, dei quali 317 uomini e 15 donne, concentrati soprattutto nel Distretto Federale (Città del Messico), nello Stato del Messico, in quello di Veracruz, di Michoacán e dello Yucatán. Si stima, però, che per ogni caso denunciato ne esistano altri 3 non denunciati come crimini per omofobia, per cui il numero ascenderebbe a 996, circa un centinaio all'anno.

Anche in questo paese, inoltre, si verificano frequentemente violenze sull'infanzia, spesso di natura sessuale. La giornalista Lydia Cacho è stata detenuta, minacciata e quasi violentata per aver pubblicato il libro Los demonios del Edén, in cui denunciava una rete di pedofili che coinvolgeva anche il governatore priista dello Stato di Puebla Mario Marín, l'imprenditore Kamel Nacif (re del jeans) e Succar Kuri. Il clero messicano, in particolare il cardinale Norberto Rivera Carrera, è direttamente accusato di insabbiare i casi di pederastia e pedofilia del prete Nicolás Aguilar Rivera, un sacerdote poblano già denunciato per le stesse ragioni negli Stati Uniti dove praticava negli anni '80, ma che, grazie all'opera di giustificazione e copertura della chiesa, ha potuto continuare a praticare come sacerdote e, quindi, abusare di vari minorenni in Messico negli anni '90. Tutte le denunce sono state insabbiate, i testimoni e i familiari minacciati, le testimonianze messe in discussione e contestate. Adesso pesa su di lui una condanna negli Stati Uniti, ma nessuno sa dove si trovi, nemmeno la stessa chiesa che l'ha sempre tenuto sotto le proprie ali e che si rifiuta di collaborare con la giustizia!

Il rispetto ai diritti umani, tanto ostentato dall'attuale governo, è solo una lontana chimera per i messicani: le carceri pullulano di detenuti politici, incriminati solo per essere simpatizzanti di un'organizzazione radicale anche se non violenta, per essere stati presenti ad una manifestazione politico-sociale (come nel caso di San Salvador Atenco, dove 32 donne sono state arrestate, picchiate, violentate e minacciate dalla polizia) o semplicemente perché sussiste il sospetto di un qualsivoglia vincolo con organizzazioni ribelli o terroriste (vedasi il caso dei fratelli Cerezo, richiusi in carcere dal 2002 come responsabili dell'esplosione di alcuni petardi presso varie filiali bancarie e per la loro presunta appartenenza all'EPR, mai dimostrata). Non si dica il caso scottante dei detenuti a Oaxaca degli ultimi sei mesi. Violenze, torture e probabilmente anche assassinii sono all'ordine del giorno all'interno del carcere.

Un altro fenomeno di violenza assai preoccupante è il sistematico attacco a vari giornalisti, che si occupano per lo più di questioni legate al narcotraffico. Nonostante le varie esortazioni al governo messicano anche da parte delle Nazioni Unite per dare maggiori garanzie ai giornalisti, sempre più vittime di assassinii e sparizioni, le condizioni di sicurezza di questa categoria non migliorano: solo nel 2006 sono stati registrati sei crimini nei loro confronti, raggiungendo così la quota di 20 giornalisti uccisi nel presente sessennio (includendo il giornalista di indymedia Brad Will).

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