LA POLIZIA FEDERALE ATTACCA E REPRIME LA SETTIMA MEGAMARCHA CONVOCATA DALLA APPO
ARDE OAXACA 26 Novembre 2006
La marcia é iniziata la mattina del 25 Novembre, partendo da Santamaría Coyotepec, dove il 27 Ottobre fu represso il presidio dei maestri presso il palazzo di Governo. Quel giorno i professori del settore della Costa, i manifestanti e gli abitanti furono attaccati dalla polizia ministeriale e da gruppi paramilitari priisti e feriti con armi bianche, come machete, e con armi da fuoco. Una storia che fino ad oggi non é stata chiarita ma che tuttora esige giustizia.
La 7 Mega Marcha é stata convocata con l'intenzione di arrivare al centro storico di Oaxaca e lí realizzare un accerchiamento umano attorno alla Polizia Federal Preventiva, che da quasi un mese ormai occupa lo Zocalo capitolino. Progressivamente, la marcia aumentava di dimensione, e la gente per strada sosteneva i manifestanti con applausi, ma anche regalando acqua, fruta e sali minerali.
Dopo circa 10 km di cammino, la marcia arrivava al centro storico, e ciascun contingente si posizionava, come accordato in precedenza, per bloccare le vie d'accesso al zocalo, e tagliare quindi i rifornimenti alle forze federali. I cordoni umani si trovavano a due isolati dalla Policia Federal Preventiva (PFP), per evitare di arrivare ad una scontro. Cosí le strade Garcia Vigil, av. Hidalgo, Valerio Trujano, Macedonio Alcalá, Flores Magon y Bustamante venivano bloccate, mettendo faccia a faccia il la PFP ed il popolo che da varie settimane esige il suo ritiro. L'ambiente era tenso e giá all'incorcio tra Bustamante y Trujado venivano individuati cecchini e altri agenti in borghiese che dai tetti, iniziavano a lanciare biglie di vetro sui manifestanti. Ció nonostante, e nonostante il rischio di una imminente repressione, la gente rimaneva ai suoi posti nella speranza di riuscire a raggiungere l'obiettivo di mantenere l'accerchiamento pacifico alla PFP per 48 ore.
Verso le 4 pm, all'altezza della Calle de Alcalá, la PFP cominciava a lanciare le prime bombe lacrimogene, anche se la gente si manteneva unita e resisteva all'aggressione poliziesca.
Tra le 6 e le 6:22 pm, la PFP riusciva a fare retrocedere per tre isolati il contingente stazionato su Macedonio Alcalá, e poco a poco riusciva ad arrivare fino alla piazza di Santo Domingo. La ritirata dei manifestanti era spesso caotica e disordinata, sotto una fitta pioggia di lacrimogeni, biglie di vetro e pietre.
Verso le 6:30 pm, la PFP entrava a Sto Domingo dove venivano arrestate circa una ventina di persone.
Alle 6:42 pm, la gente che resisteva nelle barricate con petardi, molotovs e pietre, erano costrete a ritirarsi ancora un'isolato, retrocedendo fino all'angolo Gómez Farias.
Questo era il ritmo della resistenza, mentre nelle altre strade dove si era stabilito il cerchio umano, la polizia aveva lanciato bombe lacrimogene di alto calibro i cui gas si spargevano per vari isolati, intossicando qualsiasi persona che transitava per le strade o che si affacciava per vedere cosa stava succedendo. Tutti si coprivano la bocca e il naso per via di quella insopportabile sensazione di bruciore e soffocamento.
Verso le 8 di sera, veniva dato fuoco al Tribunal Superior de Justicia e al Teatro Juarez che funzionava come sede provvisoria del Ufficio Statale di Turismo.
La repressione piú forte avveniva nelle strade Alcalá e 5 de Mayo, dove la battaglia durava da piú di 5 ore e dove varie automobili e camion venivano bruciati per frenare l'avanzata della PFP che arrivava per la prima volta dal suo ingresso nella cittá a violare la piazza di Sto Domingo, occupata dal presidio APPO. Ogni passo della polizia era precedeuto da una pioggia di lacrimogeni e spari di proiettili sia di gomma che da armi da fuoco da parte di polizia e paramilitari. Varie persone riportavano ferite da armi da fuoco o intossicazione per la quantitá di gas ingerito.
Mentre il popolo era retrocesso fino alla Calzada Héroes de Chapúltepec la PFP bruciava il campamento della APPO, picchiava e arrestava con tutta la furia possibile, tutte le persone che si trovavano sul loro cammino.
Era un vero e proprio campo di battaglia, anche se lo sconfitto questa volta era il popolo, e per le strade del centro storico solo si intuivano le ombre in quanto i lampioni erano stati spenti e l'unico bagliore veniva dalle barricate incendiate.
Nel frattempo, all'altezza dell'Avenida Chapúltepec la gente si riorganizzava, bloccando la strada con tre trailers, ma i correva voce che la Polizia Ministeriale stava arrivando per distruggere le barricate, voce che presto era confermata dall'irruzione improvvisa della PM, che con violenza inaudita si accaniva contro la gente sul posto. Delle adolescenti raccontano di come riuscivano a nascondersi in un parcheggio mentre vedevano come arrestavano i loro fratelli. La gente fuggiva e si nascondeva come poteva, in strade e case, anche se alcuni non avevano questa fortuna e venivano arrestati da pattuglie che per tutta la notte realizzavano rastrellamenti. Una notte piena di tensioni e paure, con la polizia che si raggruppava nelle varie colonie per realizzare ulteriori rastrellamenti nelle case. Nella notte si potevano ascoltare diversi spari e raffiche di armi di alto calibro.
Oggi, domenica 26 le cose non sono migliorate. Al momento si parla di 90 desaparecidos, e i rastrellamenti si sono intensificati con le segnalazioni a radio "mapache" che i vicini a denunciare le case dei membri della APPO o di qualsiasi persona sospetta.
Continua inoltre il rischio che venga infranta l'autonomia Universitaria e che venga sloggiata la Universidad Autonoma Benito Juarez e la Radio Universidad che fino ad oggi hanno svolto il compito di informare il popolo e coordinare le sue azioni.
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