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L'AREA PROGRAMMATICA PROGETTO COMUNISTA ESCE DAL PRC
by UNITA' COMUNISTA Tuesday, Nov. 28, 2006 at 12:37 AM mail: unitacom@yahoo.it

LETTERA DI DIMISSIONI DAL PRC DELLE/I COMPAGNE/I DELL'AREA PROGRAMMATICA PROGETTO COMUNISTA (PRIMI FIRMATARI)

All'attenzione della segreteria nazionale del Prc
alla Direzione Nazionale
al Comitato Politico Nazionale
all’Esecutivo Nazionale Giovani Comunisti
al Coordinamento Nazionale Giovani Comunisti
alla segreteria provinciale di Napoli
al Comitato Politico Federale di Napoli
alla segreteria regionale della Campania
al Comitato Politico Regionale
all’Esecutivo e al Coordinamento Regionale GC
all’Esecutivo e al Coordinamento provinciale GC

OGGETTO: DIMISSIONI DAL PRC-SE

Fin dalla sua nascita, il Partito della Rifondazione Comunista ha rappresentato una speranza e un'opportunità per tutti coloro che ritenevano ancora attuale e necessaria l'esistenza di un soggetto politico comunista in Italia. Per questa ragione, pur con tanti "se" e con tantissimi "ma", abbiamo sempre dato il nostro contributo alla costruzione del Prc.
Da sempre ci siamo battuti all'interno del partito contro la politica del gruppo dirigente, che di congresso in congresso diveniva sempre più subalterna al Centro-Sinistra e sempre più lontana dai compiti e dagli obiettivi di una vera Rifondazione Comunista. Per queste ragioni, nel 1997 abbiamo dato vita ad un Area Programmatica (Progetto Comunista), con l'intento di fermare le derive governiste ed istituzionaliste, ma anche con la convinzione che il Prc, nonostante tutto, continuava ad essere il pricipale punto di riferimento nel nostro paese per migliaia di lavoratori e di sinceri comunisti.
Oggi quel punto di riferimento viene inequivocabilmente a mancare
Quella Rifondazione nata in opposizione alla Bolognina di Occhetto al fine di preservare, seppur con innumerevoli contraddizioni, la storia e il patrimonio del movimento operaio e comunista, non esiste più.
Così come non esiste più quel partito che quasi dieci anni fà ebbe il coraggio di prendere le distanze e rompere col primo governo Prodi, pagando il prezzo di una scissione, ma al contempo suscitando una nuova ondata di entusiasmo ed orgoglio nel suo corpo militante, fiero di appartenere ad un partito che non abbassava la testa di fronte a un centrosinistra che già allora si dimostrava pienamente organico al grande capitale e ai poteri forti dell'economia italiana ed europea.

Dopo dieci anni, il centrosinistra si ripresenta al governo con gli stessi obiettivi (difesa dei privilegi della classe dominante), la stessa strategia (puntare ad ammortizzare il conflitto cooptando nel quadro delle riforme tutte le principali organizzazioni politiche e sindacali di sinistra), e gli stessi strumenti (tagli allo stato sociale, privatizzazioni, precarietà del lavoro, aggressioni militari, il tutto nel rispetto ossequioso dei dogmi dell'imperialismo europeo).

Ad essere radicalmente cambiato è invece il Prc, il quale oggi è non solo alleato, bensì parte integrante del governo dell'Unione, al punto di divenire principale sponsor politico di Romano Prodi.
Con il VI Congresso la deriva governista è stata portata a termine: ne hanno fatto le spese i riferimenti ideali, i valori, la storia, e finanche la stessa composizione di classe del partito, il quale diviene ogni giorno di più terreno di conquista di burocrati ed arrivisti senza scrupoli, che nulla hanno mai avuto a che fare con il movimento comunista, e allo stesso tempo sempre più distante dai lavoratori e da chi è sfruttato; il conflitto capitale- lavoro è stato del tutto estirpato dal Dna del partito, e sostituito con un vago progressismo da salotto. Analoga fine è stata riservata ai valori della resistenza e dell'antimperialismo, sostituiti con i dogmi cristiani della nonviolenza e di uno sterile ed ipocrita pacifismo senza pace.

Questa vera e propria mutazione genetica, riconosciuta come tale finanche dai giornali borghesi, ha trovato il suo coronamento nella Sinistra Europea, un soggetto politico leggero e di opinione, un comitato elettorale permanente, divorato da scontri di potere tra lobby di interessi estranei alle lotte e ai movimenti, e nel quale di fatto si scioglie quel che resta del Prc.
I primi a farne le spese sono stati i circoli di base, gran parte dei quali sono oramai abbandonati a loro stessi, delegittimati e privati delle loro prerogative, e quindi avviati ad una lenta ed inesorabile estinzione. La presenza militante sui territori, da sempre fiore all'occhiello della sinistra di classe, nel Prc- SE si è trasformata in uso clientelare dei territori ad opera di un'esercito di amministratori e assessori locali tanto spregiudicati nelle manovre di palazzo quanto incapaci di spostare a sinistra gli orientamenti delle giunte locali.

Il PRC in questi mesi ha scelto di imboccare una via che è senza ritorno: divenire l'appendice subalterna di DS, Margherita e Mastella vari, collocandosi programmaticamente fuori e contro la storia del movimento operaio e comunista. I compagni più combattivi vengono ridotti al silenzio o emarginati, prorpio nel mentre si aprono le porte e si accolgono in pompa magna rottami di ceto politico in libera uscita dai DS.

La condotta del PRC-SE di questi primi mesi di governo ci lascia esterrefatti: prima il voto a favore del Dpef, poi lo scandaloso sostegno alla guerra imperialista in Afghanistan, quindi l'appoggio all'invio di un contingente italiano in Libano, ora infine il si incondizionato a una finanziaria di nuovi tagli e nuova precarietà.
Una legge di bilancio che prevede tagli indiscriminati a sanità, enti locali, università, ricerca, pubblica amministrazione, previdenza, ecc., non è e non sarà mai una finanziaria "di sinistra". Se si dice ciò si mente, sapendo di mentire. Una manovra di tagli alle spese sociali, così come una missione di guerra, sarà sempre funzionale al profitto e ai padroni, e contro i lavoratori, a prescindere da chi la vota.
Chi, come il Prc-SE, appoggia simili provvedimenti, non solo non può dirsi comunista, ma mette in dubbio finanche il suo essere genericamente "di sinistra".

Giunge così a compimento quella che già in tempi non sospetti avevamo definito la Bolognina di Rifondazione.

Per oltre dieci anni abbiamo lottatto per orientare Rifondazione come forza autonoma dal centro-sinistra liberale. Solo pochi mesi orsono abbiamo preso parte alla conferenza nazionale dei Giovani Comunisti presentando un nostro documento congressuale (“Giovani Comunisti: il cuore dell’Opposizione”), nella speranza che almeno l’organizzazione giovanile fosse ancora un minimo estranea all’arrivismo e al burocratismo imperante nel partito adulto: abbiamo al contrario avuto in quella sede l’ennesima dimostrazione di come il Prc sia oramai un’organizzazione irriformabile a tutti i livelli. Il relativo successo del nostro documento (3,1% a livello nazionale partendo da zero, 5% circa nel centro-sud, 12,5% a Napoli) ci è di magra consolazione. La vittoria della maggioranza alla conferenza nazionale GC con percentuali ancora più alte di quelle del VI congresso nazionale ci induce a prendere atto del carattere definitivo ed irreversibile della svolta governista.


Alla luce di ciò, ci sembra evidente come la nostra storia e le nostre idee di trasformazione rivoluzionaria dell'esistente si rivelino del tutto incompatibili con un siffatto soggetto politico.

Siamo fortemente convinti che in Italia ci sia una sempre più urgente necessità di dar vita ad una forza comunista e di opposizione, che dia voce al malessere sociale di milioni di lavoratori e di sfruttati, di coloro che vivono sulla loro pelle, quotidianamente, gli effetti delle politiche di fame e miseria imposte dal sistema di produzione capitalistico per salvaguardare la mole sempre più ingente dei profitti finiti nelle tasche dei padroni.

Siamo fortemente convinti che il capitalismo del nuovo secolo, pur mutando aspetto e caratteristiche del modo di produzione, continua a fondarsi sulla schiavitù del lavoro salariato, alimentando forme sempre più acute di precarietà, miseria e barbarie. Per questo riteniamo che la classe lavoratrice, e in primo luogo gli operai, siano ancora il fulcro di ogni contraddizione di oggi e il motore di ogni processo di trasformazione reale.

Finchè ci sarà anche un solo capitalista, il suo principale oppositore sarà la classe operaia. Finchè esisterà una classe oppressa, ci sarà bisogno di un partito comunista che la rappresenti con coraggio e coerenza: ed è in questa prospettiva che continueremo a militare e a lottare.
In questi mesi abbiamo aperto un confronto orizzontale con tutti i compagni che negli anni hanno condiviso il nostro percorso e le nostre battaglie.
Tale percorso ha avuto come suo approdo l’Assemblea nazionale della nostra Area dello scorso 11 novembre, cui hanno preso parte circa un centinaio di attivisti e simpatizzanti da tutta Italia, e da cui è emersa all’unanimità la consapevolezza di non poter più rimanere nel PRC-SE, e la necessità di dotarci fin da ora di una forma organizzativa ad esso autonoma, un’associazione nazionale avente come suo scopo quello della riunificazione di tutti i comunisti senza partito che come noi non intendono “morire democristiani”: tale associazione si chiamerà (e non a caso) UNITA’ COMUNISTA.

Pertanto, con rammarico ma allo stesso tempo in maniera convinta ed irrevocabile, ci dichiariamo fin da ora estranei al nuovo soggetto politico, che nulla ha a che vedere con quell'idea di Rifondazione Comunista che ci spinse a fondare e a costruire il Prc non senza duri sacrifici, e quindi non rinnoveremo la nostra iscrizione al Prc-Sinistra Europea.

A tale lettera hanno già aderito 120 compagni della federazione di Napoli da diversi circoli: in primo luogo Porto, S.Giuseppe-Porto, Università, Torre Annunziata, S.Giorgio, Qualiano, Vomero, Pozzuoli, Ansaldo..
Numerose altre adesioni ci stanno pervenendo da altri circoli e altre regioni d’Italia.

Promotori:

Peppe D’Alesio (Coordinamento Nazionale GC, CPF Napoli, segretario circolo Università)
Igor Papaleo (CPR Campania, Coord. Regionale GC, segretario circolo S.Giuseppe-Porto)
Peppe Raiola (CPR Campania, segretario circolo Torre Annunziata)
Luigi Izzo (Direzione Provinciale Prc Napoli, CPF Napoli, segretario circolo Porto)
Nadia Palumbo (CPF Napoli)
Peppe Iannaccone (CPF Napoli)
Salvatore Ferraro (Comitato Politico Regionale- Campania)
Adele Fenizia (Coordinamento Provinciale GC Napoli)
Fabio Cristiano (Coordinamento Provinciale GC Napoli)
Fabio Barone (Coordinamento Provinciale GC Napoli)
Stefania Diliddo (Coordinamento Provinciale GC Napoli)
Dario Calzavara (direttivo circolo Ansaldo)
Antonio Pellilli (direttivo circolo Pozzuoli)

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va bene
by però Tuesday, Nov. 28, 2006 at 5:53 AM mail:

Otima analisi, ma ormai non serve chiudere la stalla. Le mucche se ne sono già andate. Lasciate il partito in mano a quei penosi arrivisti d'accatto e fatevi i cazzi vostri, che è meglio.

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Speriamo...
by uno che è rimasto (x ora) Tuesday, Nov. 28, 2006 at 8:27 AM mail:

Speriamo che se ne escano presto anche Sinistra Critica e l'Ernesto,in modo da dare una spalla politica a chi come me vorrebbe andarsene ma nn in qualche micro setta

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non è un partito
by bene Tuesday, Nov. 28, 2006 at 10:16 AM mail:

...rifondamerda non è un Partito e tanto meno comunista....ieri sono usciti 58 compagni dal PDCI a Bologna, oggi si legge di voi....BENE,MA SE NON CAPITE CHE PER CAMBIARE LE COSE BISOGNA FARE VERAMENTE LA RIVOLUZIONE E CHE LA STRADA E'UNA E UNA SOLTANTO...LA VOSTTRA USCITA SERVIRA'A POCO.
REVISIONISTI,OPPORTUNISTI E CONTRORIVOLUZIONARI....PRIMI NEMICI!
RIFONDA AL ROGO!
DEMOCRAZIA E'IL FUCILE IN SPALLA AGLI OPERAI!
LA CLASSE OPERAIA DEVE DIRIGERE TUTTO!
TUTTO IL POTERE DEVE ESSERE OPERAIO!

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avete ragione
by ex-prc Tuesday, Nov. 28, 2006 at 10:24 AM mail:

Il Prc ormai è moribondo.
E poi qual sarebbe la differenza con DS, Margherita, PDCI, ecc.?
I penosi arrivisti se lo tenessero pure. Alle prossime elezioni crolleranno e forse si ricomincerà a fare Politica.

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così da nessuna parte..
by fpajk Tuesday, Nov. 28, 2006 at 3:13 PM mail:

ferrando, ricci, ora izzo..
non mettono insieme nulla...
non sono persone serie..

tre sette che non scriveranno certamente pagine di storia comunista..
e non hanno capito nulla di quello che succederà a sinistra nei prossimi 2-3 anni..
vanno via mentre la Sinistra Europea è fallita e la maggioranza si disgrega lentamente lasciando il campo a nuovi equilibri....
ma..è chiaro..il settarismo è una malattia troppo forte per capire tutto questo

comunque auguri..ma mi pare che la storia ha già scritto la parola fine sul partito-inesistente di ferrando (più piccolo di Pmli e lotta comunista) e sul gruppetto di Ricci (20 persone scarse)..

..l'area di Izzo non mi sembra messa tanto meglio...ed è colpita dallo stesso virus: il minoritarismo e l'estremismo, condito da non chiari riferimenti ideologici (dal maoismo al trotzkismo ...mi sembra che ci passa dnetro di tutto..)

comunque....
affari vostri..

io sono per l'unità dei comunisti..
ma possibilmente in un partito di massa e nel campo delle forze del lavoro, di sinistra e di carattere esteso e nazionale..in un processo che non si costruisce con i colpi di teatro ma tentando una ricomposizione lenta , cucendo pezzi, articolando un capillare intervento tra tutti i soggetti in campo (settori del prc , settori del pdci, rdb ,Cremaschi, settori fiom, rete 28 aprile, rete dei comunisti ecc.)

saluti

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JACOPOOOO
by MA SI SCEMM'? Tuesday, Nov. 28, 2006 at 3:54 PM mail:

JACOPO R. DI FALCE E MARTELLO!

GUARDA CHE SEI SGAMATISSIMO.........

TU E LA TUA SETTA (PER QUESTO IL MESSAGGIO FIRMATO "SDCV" POTREBBE ESSERE STATO SCRITTO DA UNO QUALUNQUE DEI TUOI ADEPTI!!!!) COLLABORAZIONISTA DI SINISTRA!!!!


MA PERCHE' NON VE NE ANDATE NEI DS?!?!?!?


CMQ, CONTINUATE COSI': SIETE SIMPATICISSIMI!!!!

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Parere
by Paolo (Milano) Wednesday, Nov. 29, 2006 at 5:39 PM mail:

Ammetto di non c'entrare niente con dispute varie, sono un comunista poltronaro (militanza poca letture molte) e un pò me ne vergogno( anche se ciò è dovuto a miei particolari problemi fisici) ma ciò che mi ha colpito è stata l'ennesima notizia di compagni fuoriusciti dal PRC(da sinistra) dimostrando ,semmai ce ne fosse ancora bisogno, la svolta governista e liberale intrapresa dal pARTITO di Bertinotti!

Ai compagni che sono fuoriusciti
(nonostante il PRC e da anni che non è più un punto di riferimento per i comunisti (semmai lo sia stato!).Comunque meglio tardi che mai!!)

auguro un "in bocca al lupo" sperando che non si rinchiudano (come dice fpajk) in setta, ma lavorino subito per l'unità di tutte le altre organizzazioni
(comprese quelle citate da fpajk ed escludendo ovviamente l'intero PRC)
come loro orfane di un vero Partito Comunista!

PS
Se è vero che fpajk è di Falce e Martello come dice "Ma si scemm'" (vale la pena firmarsi innanzitutto!!) permettetemi un arringa:

ho avuto modo di comprare il giornale di Falce e Martello (che a parte il prezzo poco proletario mi è risultato tuttosommato interessante!)

dal quale ho avuto modo di constatare che si passa da un' analisi e ad un uso di vocaboli rivoluzionari

(interessanti gli articoli sul Venezuela ma attenzione ai toni trionfalistici: il Venezuela e distante dal Capitalismo almeno quanto lo è dal comunismo!!)

a conclusioni che indirizzano teoria e prassi a rivoluzionare il PRC(magari proponendo Chavez o Alan Woods come segretario nazionale?)permettete la battuta!.

Credo comunque che tra creare sette all'esterno di un partito come il PRC e restare setta(o meno) all'interno di un siffatto partito la prima sembra essere di sicuro più rivoluzionaria, restando il fatto che comunque se non si ricongiunge un "fronte" ampio di più organizzazoni non si va da nesuna parte!!

Chiedo scusa anticipatamente a fpajk nel caso non fosse come dice "ma si scemm'" di Falce e Martello ma vale comunque se qualcheduno di F&M si collegasse!!

Saluti comunisti,
Paolo

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