alcune frasi dal film "(((I)))...
Dicono che l’indymedia center non esista, dobbiamo stampare tutto il materiale..pensano che la pagina web non esista!
..Ma c’è chi non ci sta, chi ha deciso di risultare scomodo. Chi non si lascia vendere, chi non si arrende. In tutto il mondo c’è chi non si lascerà annientare da questa guerra. Sono coloro che hanno deciso di combattere. L’eco continua…le immagini riflesse del possibile e del dimenticato. Un’ eco che diventa molte voci, in una rete di voci…decide di parlare fra le altre, sapendo di essere una e molteplice. Una rete di voci che resistono il potere della guerra le opprime, una rete collettiva fatta di tutte le resistenze locali…Una rete di comunicazione fra tutte le nostre lotte. Una rete intercontinentale per tutta l’umanità.
Quello che sappiamo è che: Centinaia di IMC, Centri media Indipendenti Indymedia esistono. E cosa sono, se sono qualcosa, è una domanda che dovremmo porci. Per osservare questa cosa..avremo bisogno di un microscopio - un telescopio - uno specchio..e di un “io “ (un occhio)
Indymedia nacque due anni fa, ma il vero inizio ci fu lo scorso anno il 19 e il 20 dicembre, fu allora che indymedia divenne un vero movimento..e uno strumento utilizzato da tutti. All’inizio eravamo un gruppo piccolo e non avevamo telecamere o computer. Comunque lo scorso anno presi una telecamera durante un esproprio, lo avuta perché ero I lì in quel momento.. cerco di descrivere le cose dall’interno del movimento, la loro evoluzione, il modo in cui la gente le vive..cerco di mostrare le cose per quello che sono.
La fiction non è finzione, quelli che controllano il passato controllano il presente. E quelli che controllano il presente controllano il futuro. I movimenti che non lasciano alcun documento al loro passaggio..non lasciano alcuna traccia della loro passione.. Le visioni che restano vive solo come memorie…lo fanno in modo fragile per le generazioni future. Probabilmente, ciò che conta di più è chi scrive la storia
Se prendi le cose nelle tue mani e ci lavori, le cose possono cambiare. Non per quello che una persona può fare, visto che sei solo un granello di sabbia. La cosa importante è quanti granelli di sabbia contribuiscono. Se lo puoi usare per questo.. portare queste esperienze in altri posti dove queste cose non stanno accadendo ma possono essere comunque capite.. e le persone possono decidere se condividerle o no..se è possibile fare questo va benissimo!
Non c’è certezza di come siano le cose.. una nuova linea politica, o un movimento già stabilito. Il contro – potere è fondamentalmente una domanda. Come facciamo a fare le cose in un altro modo? Questo è il contro – potere. Sostenere con il corpo fisicamente, il problema di vivere in un altro modo.
L’idea di indymedia è quella di una rete di volontari, nessuno viene pagato per il proprio lavoro, giornalisti e attivisti, gente che si riunisce intorno ad Indymedia escono alla ricerca di notizie, vanno a vedere cosa sta succedendo in un blocco stradale, in una protesta – in un occupazione e cercano di mostrare un punto di vista che i media ufficiali non mostreranno. Con risorse minime quasi con nulla..cerchiamo di fare il possibile, c’è anche la possibilità di pubblicare sul web senza censure. Questo garantisce che ogni persona che prende l’iniziativa o che voglia pubblicare notizie o testimoniare un evento possa mettere le proprie immagini, file audio o un articolo su ciò che ha visto
Ogni cosa ha a che fare con il tutto. Ogni cosa è collegata. E’ il modo in cui la rete è interfacciata togli indymedia e smonti tutto
Indymedia non è affatto l’unica organizzazione di media alternativi nel mondo In Argentina o anche in Buenos Aires. Al centro della mappa di Lali c’è il fatto che tiene in mano una penna. Questa rete è orizzontale e porosa. Individui, stazioni radio e collettivi..entrano ed escano dalle periferie, spariscono qui, ed appaiono altrove.
Se togli questi, indymedia non solo cessa di funzionare…cessa di esistere. Essere un membro è irrilevante
L’idea è quella di coprire tutto minuto per minuto e dare una bella lezione ai media..su come i media alternativi che lavorano fuori dalla censura commerciale possano offrire una copertura mediatica più seria e completa.. di ciò che pensano di fare loro
Indymedia è un’idea che si basa sulla possibilità di lavorare come un network Lavorare come un network e con la rete è la chiave, è come una grande scatola, dove tutti possono mettere o prendere ciò che vogliono. Questo ci aiuta a convivere con diverse idee e impedire che si scontrino. I gruppi di lavoro funzionano su accordi minimi, dopo di che nel quotidiano puoi vedere i punti di vista politici di ognuno.. gli interessi, e le cose su cui si focalizzano, alla fine si tratta di fare le cose, non parlarne e basta. Siamo individui che attraversano un collettivo riunitosi in un progetto che era gia stato creato
Questo non riguarda internet che indymedia abbia sposato il suo perpetuo esperimento di organizzazione con il suo perpetuo esperimento nella comunicazione non è una sorpresa. Le tecnologie infuse in questo network rivelano solo un aspetto di un movimento che è molto più vecchio, al di là delle azioni e degli individui queste lasciano qualcosa, non solo documenti, qualcosa di vivo, qualcosa con un’intelligenza.
Si tratta di creare connessioni che annullano le distanze, per esempio, alcune persone in Germania, hanno fatto una festa, hanno raccolto i soldi e li hanno mandati qui. Sembra una cosa frivola perché si tratta di soldi, ma per loro non è stato difficile organizzare una festa e quei soldi che non erano molti per loro – significavano tanto per noi. Guarda – Nel primo mondo puoi raccogliere risorse più facilmente che nel terzo mentre nel terzo mondo puoi generare immagini idee – motivazioni. Non prendiamoci in giro, se la prendi come una relazione di mercato allora gli attivisti del primo mondo avrebbero bisogno di ciò che succede nel terzo, altrimenti morirebbero di noia. Mentre siamo in questo mondo che va avanti con la globalizzazione e con l’aumento della comunicazione tra la gente.. bene in questo caso siamo una comunità di ribelli. Non si tratta di Primo o Terzo Mondo. Siamo tutti nello stesso mondo.
Prima di sapere di indymedia avrei letto tutti i giornali e non ne avrei creduto a nessuno
Che si tratti di fotocopie o foto l’informazione libera del copyright è informazione virale. La sua duplicazione reinterpretazione e ridondanza ne assicura la sopravvivenza. In questo modo i mediattivisti danno e prendono, guardano con un occhio speciale in posti dove non sono mai stati
Uno dei modi di dire che abbiamo preso da Indymedia Chiapas è quello di essere la voce dei senza voce. Dare spazio a quelli che non hanno spazio da nessuna parte, che sono emarginati, quelli presentati dalla stampa ufficiale come i peggiori dei peggiori, perché sono mascherati o impugnano un bastone di legno. Quando l’unica cosa che hanno per difendersi contro le pallottole è un bastone – per proteggere i bambini e le loro donne non si tratta solo di mostrare le facce mascherate ce bloccano le strade. Si tratta di far vedere cosa fanno nei loro quartieri, dargli una possibilità che nessun altro gli darà
Oggettività è una questione di prospettiva, ma sarebbe un grave errore far finta che non abbia conseguenze. C’è una guerra in corso per oltrepassare questa realtà, una guerra con vincitori e vinti ed eserciti dovunque. Questo sentivo mentre mi affrettavo per le assemblee. Sono qui. Questo ho visto con i miei occhi. E con il mio cuore. Attraverso questo assieme potremmo vedere, un gesto di certo più trasparente di quando un’oscura corporazione parla con voce robotica e spaventosamente ingannatrice – di oggettività. Mentre ti vende uno shampoo o la guerra in un unico respiro.
Quando la classe media del primo mondo si sveglia, sudando paura.
Se facessero vedere più picchetti questo non mi renderebbe meno spettatore. Sarei solo uno spettatore di cose che ritengo migliori.
Per noi, le lotte producono azioni reali e materiali che spostano le cose. Queste non sono ne trasmissibili ne comunicabili. Producono effetti e questi effetti possono tradurre cose solo nelle persone che stanno facendo cose. Quelli che stanno seduti e fanno audience passivamente anche se vedono tutto non capiranno mai – o penseranno di aver capito, le loro opinioni potrebbero cambiare, ma non è importante quello che conta è come può un cambiamento concreto e materiale che accade in un posto provocare un cambiamento concreto in qualche altra parte?
In un mondo di dolore e sofferenza, dove la giustizia e la bellezza sono i nostri obbiettivi, può darsi che alcune parole sia diventate meno utili, notizie, giornalismo e obbiettività sono fra queste e al loro posto? Un salto di fiducia. Qualcos’altro di comunicativo. Una cosa che non sappiamo cosa è. Questa è la prima cosa.
I media manipolano, controllano e portano ad un certo tipo di pensiero, un certo tipo di logica che determina le situazioni nei termini di cattivo buono positivo, identità.
La comunicazione che coopera non è in conflitto con fox news o con il capitale globale – ma con l’idea di risposta unica. Non c’è una grande risposta. Qui ci sono solo visioni locali e specifiche. Il suono di mille pentole e padelle sbattute, invece del ripetuto e unico battito di martello. Non c’è nome per questo.
Vogliamo dirti che da ora in poi quando parli con Indymedia Argentina devi sapere che non stai parlando di Indymedia Argentina, confessiamo di non essere noi stessi. E chi siamo se non siamo noi stessi? Siamo un picchetto, una gomma che brucia – un volto mascherato? Un bastone di legno in mano a qualcuno? Una pallottola che arriva? Siamo una fabbrica occupata? Una macchina che produce magie? O forse siamo un’ assemblea di quartiere. Occhi che si svegliano, ribellione che prende il mondo..
Abbiamo chiesto a tutti il permesso di essere parte di ogni cosa e tutti ci hanno dato il permesso di essere parte di loro. E noi siamo scomparsi
|