da primadanoi.it
Non è uno scherzo, ma il progetto, un pò azzardato e un pò stravagante del "Parco religioso di Sulmona", elaborato da "Blue Klein & Petrus" per conto di Ars, riconducibile al direttore del Nucleo Industriale di Sulmona, Franco Iezzi, ideatore di tutto questo. Il parco dovrebbe sorgere in un ambiente caratteristico e mistico quanto già maltrattato da cave, piste di go-kart, capannoni di fabbriche abbandonate, edifici e «superstrade superflue», come le definiscono da queste parti. Per gli ideatori del progetto, la zona si trasformerà in un luogo dove «vivere esperienze memorabili e uniche» e leggendo nei dettagli l'opera c'è da starne sicuri. Contrari all'iniziativa i credenti e i residenti della zona che hanno inoltrato una lettera aperta al Vescovo di Sulmona Giuseppe Di Falco e organizzato una raccolta di firme di protesta per fermare tutto. Loro, gli oppositori, non lo chiamano neppure "Parco Spirituale" , ma lo definiscono «l'idea bislacca», «un parco-kitsch di cattivo gusto», «il preludio del nuovo scempio che che ridurrà la zona in un mercato del turismo spirituale»
Ma qual è il fine dell'immenso parco che potrebbe risorgere e svilupparsi tra cascate e laghetti artificiali, finte colline e attrazioni varie in puro stile "parco dei divertimenti"? L'obiettivo principale del suo ideatore sarebbe quella di riuscire ad intercettare il turismo religioso e riversarlo sul Monte. L'imput del progetto, c'è da specificarlo, non è poi così mistico. L'esempio, infatti, verrebbe proprio da Disneyland e da altri parchi come Gardaland, Italia in miniatura e Mirabilandia. Niente giostre, meglio chiarirlo, ma veri e propri percorsi di fede. Saranno riprodotti santuari o luoghi della Terrasanta dove far convogliare i pellegrini desiderosi di immergersi completamente negli ambienti fac simile, come un fantastico viaggio nel tempo. Tre i "percorsi mistici" il paleocristiano, (con la vita ai tempi dei primi cristiani), gli Apostoli (l'evangelizzazione mediterranea), la Grecia e Roma (il percorso monastico, con gli amanuensi e le loro trascrizioni, San Benedetto e la vita nell'abbazia; la storia delle religioni in rapporto a quella cattolica). Ma il parco dovrebbe ospitare anche qualcosa di più profano come ad esempio le aree di ristorazione con cibi e diete speciali a seconda delle religioni, vendita di prodotti di qualità «difficilmente reperibili» (così recita il progetto), campi sportivi , infrastrutture per attività di concerti, attività teatrali e grandi liturgie all'aperto, alberghi, ostelli, centro-congressi.
QUANTO COSTA TUTTO QUESTO?
La cifra è ingente e si aggira tra i 70 e gli 80 milioni di euro ma consentirà l'ingresso nel mondo del lavoro ad almeno 950 persone. In tempi di grave crisi occupazionale nella zona il Parco è diventato così un piatto appetitoso Ma chi paga? Viste le ristrettezze economiche della Regione il presidente Del Turco non se la sente di fare promesse ma assicura «la Regione farà la sua parte finanziaria solo se non ci sarà rischio di mercificazione della tradizione spirituale cattolica, elemento unificante dell'Abruzzo». Chi può garantirlo? Le intenzioni sembrano nobili ma nella realtà dei fatti come si vigilerà che il tutto non degeneri in una maxi Las Vegas mistica?
L'ideatore Franco Iezzi, inoltre, avrebbe già ottenuto un primo via libera informale dal vescovo di Sulmona Di Falco e dall'Opera romana pellegrinaggi. Come ha confermato anche al Corriere lo stesso Iezzi «la disponibilità dichiarata dell'Opera a collaborare è di per sé garanzia di successo. In Italia ci sono 25.800 parrocchie. Se ciascuna mandasse un pullman l'anno...».
LE CRITICHE : «IDEA RIDICOLA»
Le critiche più accese arrivano da parte del sociologo sulmonese Mario Setta: «la montagna di Pier da Morrone, il papa dimissionario Celestino V, sembra assistere impotente ad uno scempio che la riduce a terra per turisti da turlupinare». Secondo Setta «è semplicemente ridicolo pensare che un mini-Calvario o una mini-Lourdes possano sostituire la vera Gerusalemme o la vera Lourdes. Un pellegrinaggio non è mai virtuale. Così è per i cristiani». E il rischio che venga sfruttata la sacralità del posto per puro e consumistico marketing è forte: «La frase indicata sul progetto "Il parco religioso di Sulmona è un luogo unico al mondo, capace di offrire spazi per la formazione e la ricreazione" non ha bisogno di commenti. E' patetica. Potrà forse diventare uno slogan pubblicitario, ma è spropositata».
NON C'E' ACQUA…SI ASPETTA IL MIRACOLO.
A pagina 41 dell'analisi del progetto si sostiene inoltre che «l'intera anima del parco seguirà una pianificazione paesaggistica articolata secondo il corso delle acque (…). La componente idrologica sarà parte fondamentale dell'immagine del parco, in quanto una delle principali attrazioni turistiche sarà proprio il Viaggio delle acque». Si ricostruirebbero paesaggi evangelici: Battesimo di Cristo sul fiume Giordano, lago di Tiberiade, torrente Cedron, ovvero l'acqua come simbolo dello Spirito di Dio. «Dal momento che la risorsa idrica è fondamentale per la realizzazione del Progetto», tuona Mario Setta, «nasce la domanda: dove si trova e da dove viene l'acqua? In estate, e non solo, il Morrone è un luogo arido, perché esposto ai raggi del sole da occidente e le pietre si arroventano terribilmente. La zona è priva di alberi d'alto fusto e per avere un po' d'ombra bisognerebbe fare opera di rimboschimento. Il che condurrebbe a procrastinare di decenni la realizzazione del Progetto».
Inoltre nel progetto risultano assenti le persone che abitano nelle frazioni Bagnaturo, S. Pietro, Case Lupi, Badia, Fonte d'Amore, Marane. Che ruolo avrebbero?
LA LETTERA AL VESCOVO DI SULMONA
«Non abbiamo nessuna pregiudiziale ad un progetto che intenda valorizzare il territorio della zona morronese», hanno scritto i fedeli al Vescovo Giuseppe Di Falco, «ma la zona industriale di Sulmona è la fotografia più straziante d'una città in coma profondo e le responsabilità sono anche di chi, oggi, rincorre la carta del turismo religioso. I responsabili del disastro di ieri si trasformano in promotori del disastro di domani». La paura più forte è quella «di poter strumentalizzare il Sacro in funzione commerciale»: «non si può dilapidare un patrimonio umano e culturale di inestimabile valore», scrivono i fedeli e i comuni cittadini, «I luoghi di Pietro da Morrone-Celestino V con l'Eremo e l'Abazia, le case di Fonte d'Amore con le baracche del Campo di concentramento, dove i Prigionieri di Guerra respirarono "lo spirito di Sulmona", la chiesetta di S. Onofrio, il tempio di Ercole Curino e tante altre grandi minuzie storico-artistiche rappresentano un tesoro da tutelare».
Alessandra Lotti 29/11/2006 11.01
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