Catania 19 marzo 2005 Ieri sera , sul treno partito da Catania per la manifestazione nazionale contro la guerra di Roma sono saliti per fare una provocazione dei noti naziskin catanesi di Forza Nuova. Quando alcuni compagni sono andati da loro per invitarli a scendere dal treno è nata una colluttazione durante la quale un compagno è stato colpito da 4 coltellate. Il compagno è stato ricoverato, gli sono stati dati 15 punti di sutura e ora sta bene. Brescia 2 aprile 2005 la scorsa notte siamo usciti in quattro dal c.s. Magazzino 47. abbiamo percorso in macchina via industriale, via milano, via brigata motorizzata e p.le cesare battisti. arrivati davanti al Liceo Calini siamo stati affiancati da un automobile (berlina o sw, non ricordo, comunque non piccola) di colore scuro da cui un topo di fogna dalla testa rasata ci ha urlato due volte “siete usciti dal centro sociale, eh?” colpendo l’automobile con qualcosa che non ho visto. scappiamo per via trento e via leonardo venendo sempre inseguiti dall’automobile scura (che con tutta probabilità era appostata vicino al Mag47 e da lì ci ha seguito) che ci raggiunge e ci supera all’inizio di via volturno. scendono tre o quattro boneheads, uno armato di chinghia e l’altro di qualcos’altro, col chiaro intento di tirarci fuori dalla macchina e colpirci. E’ solo per il sangue freddo di chi guidava la nostra auto che ha fatto retromarcia mentre i nazi ci venivano incontro a piedi riuscendo a svoltare in via gorizia se siamo riusciti a far perdere le nostre tracce e salvarci. cose di questo genere a brescia non succedevano da molto molto tempo. in lombardia (ma non solo) l’aumento della violenza nazifascista anche nei confronti di chi ha solo un aspetto di sinistra o esce da un centro sociale non può e non deve essere presa sottogamba, la situazione è sempre più grave. Vigevano 2 aprile 2005 Un altro vile attacco fascista ha caratterizzato la notte di Vigevano tra il 2 e il 3 di aprile, dove una macchinata di compagni antifascisti, giunti al c.s.a La sede per un concerto è stata violentemente attaccata da alcuni neo-nazisti. Questa la dinamica: conclusosi il concerto i compagni si sono avviati verso casa e sono stati prima inseguiti e poi costretti a fermarsi sul ciglio della strada verso Milano, dove le 5 merde hanno tentato di sfondare i finestrini dell’auto a sprangate, non riuscendoci hanno utilizzato un martello colpendo oltretutto il ragazzo alla guida al costato, ferendo altresì una ragazza seduta al suo fianco la quale ha subito lo scoppio del vetro infrantosi su di lei, un’altra ragazza ha subito forti contusioni da arma contundente su gambe e schiena; questo ha causato il trasporto presso l’unità di pronto soccorso di Vigevano e l’intervento immediato di tutti i compagni della sede avvisati prontamente. Gli ingenti danni alla macchina ma soprattutto il modo in cui questi ragazzi sono stati individuati ed aggrediti fa pensare ad un’operazione squadrista programmata e studiata, realizzata probabilmente per “vendicare” ciò che è successo nel pomeriggio di sabato dove un ragazzo vicino alla sede si è scontrato dopo alcune minacce con un esponente piuttosto noto dell’estrema destra Vigevanese. Altro fatto è il tentativo di bloccare l’accesso al centro sociale di Vigevano dove i compagni giunti nel primo pomeriggio presso la struttura hanno trovato un simpatico catenaccio con relativo lucchetto, reso inutilizzabile dalla rottura della chiave nella serratura, a bloccare il cancello principale. Una serie di fatti gravi, questi, che devono portare ad una concreta risposta antifascista. Totale solidarietà alle compagne e ai compagni colpiti da questo vile attacco e un invito a non abbassare mai la guardia contro questa feccia. Viterbo 8 aprile 2005 Intorno alle ore 01,00 della notte di venerdi 8 aprile alcuni ragazzi che camminavano tranquillamente nel quartiere s.pellegrino a vt venivano brutalmente aggrediti a freddo, senza alcun motivo, da 5 loschi figuri palesemente fascisti (di età non inferiore ai 25 anni e uno più di 30 anni…) I 5 colpivano ripetutamente 2 dei compagni con vari oggetti (chiavi, cinte,ecc..) con tale violenza da provocare lo svenimento di uno di loro (preso a calci ripetutamente anche dopo il suo tracollo) e la frattura del naso più 3 punti alla testa dell’altro. Teniamo a sottolineare che la vile aggressione avviene nell’assenza più totale di provocazione, esclusivamente per colpire i compagni colpevoli di avere un aspetto a loro sgradito. non è più possibile sottostimare queste recrudescenze squadriste bollandole come episodi isolati. Già da diverso tempo assistiamo ad un aumento esponenziale dell’intervento politicizzato e organizzato di gruppi neo fascisti sempre più localmente radicati, appoggiati e foraggiati a diversi livelli dalla destra parlamentare.Destra che ritrova le sue radici nello squadrismo di strada e che da anni prosegue nella sua opera di revisionismo storico, sbandierando insieme alle sinistre i valori di una democrazia divulgata e imposta a suon di bomberepressionecarcere. Roma 16 aprile 2005 Questa notte intorno alla 01,15 una squadraccia di fascisti ha incendiato la porta della sede del Collettivo Antagonista Primavalle, e le porte di due case occupate confinanti con la sede del collettivo. In una delle case vive una famiglia con una bambina di circa un anno.Nell’altra casa ci vive un compagno.Questa mattina alcuni compagni antagonisti di primavalle hanno fatto una trasmissione a Onda Rossa, nella trasmissione si è parlato del rogo nell’appartamento dei Mattei avvenuto il 16 Aprile del 1973. Alla fine della trasmissione è arrivata una telefonata di minacce molto generica” ti rompo il culo” Questa notte l’incendio. Fortunatamente uno degli occupanti era ancora sveglio ed ha visto il fuoco filtrare da sotto la porta ed ha potuto svegliare tutti gli altri. Senso di vendetta, alzare la tensione in quartiere con l’approssimarsi del 16. Non vorremmo che come nelle ultime settimane a Milano i fascisti abbiAno deciso di innalzare il livello dello scontro, aspettando reazioni che possano dare ancora una volta spazio a teorie tipo opposti estremismi, guerre per bande e via dicendo. Come sempre sapremo rispondere a queste provocazioni con la solita determinazione che ci ha accompagnato nel nostro intervento politico nel territorio. Per sabato 16 Aprile avevamo già indetto un presidio presso la sede del collettivo, questo vigliacca aggressione conferma la necessità di mobilitazioni antifasciste per cui invitiamo tutti i compagni e le strutture di movimento alla mobilitazione per sabato 16 alle ore 16,30 presso la sede del collettivo di Primavalle. Roma 21 Aprile 2005 Oggi 21 aprile 2005 all’interno della Facoltà di Scienze Politiche di Roma3 si è verificata la seconda aggressione in 5 mesi da parte degli studenti di Azione Universitaria affiancati da riconoscibili esponenti del Foro 753. Due studenti di Scienze Politiche, mentre attaccavano un manifesto che invitava alla partecipazione all’iniziativa per il 60° anniversario della Liberazione, hanno subito una violenta aggressione alle spalle. Sono stati colpiti duramente sul viso, agli occhi, sulla nuca; uno degli studenti ha riportato un trauma alla mandibola guaribile in 5 giorni. Tutto questo è avvenuto durante l’ennesima provocazione da parte di Azione Universitaria e del Foro 753 che dalla mattina si erano presentati in massa per un’”iniziativa” dal motto “Scancelliamoli”, sulla carta riferita alle scritte sulle mura interne ed esterne alla Facoltà, in pratica riferita agli studenti del Collettivo. Consideriamo questa una grave azione di chiaro stampo squadrista, perciò riteniamo opportuno che tutta la cittadinanza condanni l’accaduto affinchè tali pericolose espressioni di neofascismo, coperto da finte vesti istituzionali, esca definitivamente fuori da ogni luogo pubblico e dalla storia del nostro paese. Comunicato del Collettivo Scienze Politiche di romatre Brescia 23 Aprile 2005 Sventata aggressione fascista davanti all’Istituto per geometri Tartaglia di Brescia. I fascisti, una decina erano armati con cacciaviti, taglierini e coltelli. Solo la ferma risposta dei compagni ha fatto indietreggiare la squadraccia neofascista. I fatti si sono svolti nel seguente modo: alle 12,45 un gruppo di compagni e compagne del CS magazzino 47 ha distribuito un volantino sul 25 aprile in cui si denunciava politicamente la riorganizzazione dei gruppi fascisti e la lunga serie di provocazioni: le aggressioni in varie città della Lombardia, l’attentato incendiario al Magazzino 47 e l’ultimo episodio di 10 giorni fa, quando un giovane fascista della scuola ha cercato di colpire con pugni, calci e con delle cinghiate una ragazza del centro sociale che volantinava davanti alla scuola contro la mostra di armi EXA. Evidentemente avvertiti da qualche studente di estrema destra dell’istituto,verso le 13,20 sono arrivati una decina di fascisti, di un’età tra i 25 e i 45 anni, che si sono avvicinati con cacciaviti, coltelli e taglierini. Erano presenti circa una ventina di antifascisti che si sono compattati ed hanno respinto l’aggressione; gli uomini della DIGOS si sono poi interposti fra gli schieramenti. Roma 23 Aprile 2005 Mentre l’Europa si avvia sempre più a riconoscere i diritti civili delle persone omosessuali e transessuali, in Italia, una campagna moralizzante, fatta di dichiarazioni incaute e intolleranti nei confronti di ogni persona che si discosti da un supposto ‘ordine naturale e religioso’, produce ancora violenza. Ieri, sabato 23 aprile, a Via del Corso, in pieno centro di Roma, due ragazzi sono stati picchiati dai soliti fascisti di Forza Nuova perché ‘davano scandalo tenendosi per mano’. Il Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli da tempo denuncia che a Roma gli episodi di intolleranza e di violenza fascista verso persone della comunità gay lesbica e transessuale si ripetono con inquietante frequenza. Il vero scandalo è consentire a queste persone di continuare a esporre liberamente i loro simboli offensivi e razzisti, inneggianti all’odio. E’ tempo che tutti i cittadini reagiscano per dire basta alla violenza e all’intolleranza e che le istituzioni intervengano con decisione: siamo stufi delle generiche condanne di circostanza a cui non seguono mai atti concreti. Il circolo Mario Mieli mette a disposizione gratuitamente il proprio servizio legale ai due ragazzi aggrediti e annuncia che i propri soci, il prossimo 17 maggio, prima giornata mondiale contro l’omofobia, scenderanno in piazza, tutti mano nella mano. Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli Capriate (BG) 3 Maggio 2005 Capriate stai camminando lungo l’Adda sono dieci minuti che attraversi il bosco su un sentierino senza incontrare nessuno finalmente arrivi al fiume ti chini sull’acqua chissà a cosa stai pensando non immagini nemmeno ciò che sta per succedere qualcuno improvvisamente ti afferra le mani te le blocca dietro la schiena saranno in quattro forse cinque ti avranno seguito dev’essere più di un quarto d’ora che ti seguono e aspettano il momento giusto per saltarti addosso ti prendono la testa e te la infilano nel fiume non respiri credi di morire non sono i tuoi amici che per scherzo ti mettono la testa sotto l’acqua è un gruppo di teste rasate che vuole farti male e non sai quanto non sai quando ti lasceranno tirare fuori la testa e in tanto non hai più aria e il tempo senza aria passa molto più lentamente credi di morire dio santo credi di morire poi l’aria respiri a pieni polmoni ma non è finita le bestie hanno raccolto qualcosa un sasso o un bastone tu sei sempre chinato e non vedi iniziano a squarciarti la schiena tagli su tagli lungo tutta la schiena e si lamentano tra di loro perché l’oggetto che stanno usando non taglia abbastanza vorrebbero farti più male poi botte e insulti ti avevano già aggredito qualche mese fa chissà se sono ancora loro o dei loro amichetti l’altra volta ti avevano lasciato una ferita da diciassette punti nella gamba con un collo di bottiglia ed erano scappati questa volta è diverso questa volta è peggio questa volta credevi di morire poi se ne vanno lasciandoti lì per terra sanguinante bagnato terrorizzato.fascisti di merda. Questo è quello che è successo ad un ragazzo dei Giovani Comunisti martedì scorso alle tre del pomeriggio. Roma 20 Maggio 2005 Esplosione la notte scorsa in un centro sociale a Roma. Un ordigno ad alto potenziale ha parzialmente distrutto i locali del centro Astra, che sono stati dichiarati inagibili. La bomba non avrebbe provocato feriti. (Agr) Questa notte, verso l’una, un attentato fascista ha colpito i locali di Astra19 – spazio pubblico autogestito, in via Capraia 19, nel quartiere del Tufello, a Roma. Una carica d’esplosivo, sistemata all’esterno della sede, ha fatto saltare la porta d’ingresso (in acciaio), causando ingenti danni alle strutture interne. Solo il caso ha voluto che all’interno non ci fosse nessuno: solo un’ora prima, infatti, nella sala erano presenti decine di persone che assistevano alla proiezione di un film. Un atto vigliacco e infame che poteva costare la vita a qualcuno. La matrice fascista è indubbia, anche per la coincidenza poco casuale dell’annniversario dell’assassinio di Auro Bruni, avvenuto il 19 maggio del 1991, durante il rogo che distrusse parte del centro sociale Corto Circuito. Lo scenario è però più inquietante. L’attentato è avvenuto in un giorno importante per i movimenti di lotta per la casa della città: ieri il consiglio comunale ha iniziato l’esame della delibera sulle politiche abitative che raccoglie molte delle proposte delle reti che in questi anni si sono battute contro i processi di cartolarizzazione del patrimonio immobiliare, contro gli sfratti e per il diritto all’abitare. Proprio la scorsa settimana, la Roma ribelle aveva esistito al tentativo di sgombero del palazzo occupato di viale Castrense, ottenendo il blocco temporaneo degli sgomberi e la calendarizzazione della delibera in questione. Sempre ieri, una grande assemblea pubblica promossa da Action, aveva messo a confronto i movimenti di lotta per la casa, i comitati di inquilini e le reti antisfratto, con i segretari nazionali di Rifondazione comunista e Verdi. L’incontro ha messo al centro della discussione il tema del diritto alla casa inteso come “bene comune” e sulle sue modalità di difesa e di riconoscimento politico, trovando una sintonia generale nella condanna di ogni iniziativa giudiziaria che mira a trasformare in reato penale (per altro a carattere “associativo”) la lotta per l’affermazione di un diritto garantito dalla Costituzione. Esattamente ciò che sta accadendo in questi giorni a Bologna, dove sono stati arrestati tre attivisti delle reti dei precari, con l’accusa di “attentato all’ordine democratico”, colpevoli soltanto di aver occupato temporaneamente un locale inutilizzato nei pressi dell’università. L’obiettivo è chiaro: colpire il protagonismo dei movimenti sociali e la loro capacità di connettere la radicalità delle lotte all’apertura di spazi di contrattazione sociale e di sperimentazione di nuove politiche pubbliche sul diritto all’abitare. Un obiettivo che vede oggettivamente convergere i poteri forti della città, economici e politici, la speculazione finanziaria e le destre “sociali” e di governo, fascisti vecchi e nuovi. Noi non ci faremo intimidire: da quasi due anni studenti, precari, migranti e senza casa hanno fatto dell’Astra un laboratorio sociale e politico, in prima fila nelle battaglie per il diritto alla casa, per il reddito, per l’accesso ai saperi e alla conoscenza. Riapriremo da subito i nostri spazi al quartiere e alla città, continueremo le nostre attività sociali e culturali, riprenderemo il cammino insieme a chi, ogni giorno, costruisce e afferma nuovi diritti di cittadinanza. Invitiamo tutti i movimenti, le reti, le forze politiche democratiche, le istituzioni municipali e cittadine alla conferenza stampa che si terrà nei locali di Astra19 alle ore 12, in via Capraia 19. Seriate (MI) 22 Maggio 2005 Domenica notte un compagno del Collettivo Autonomo Antifascista di Seriate è stato brutalmente accoltellato all’addome,con conseguente emoraggia interna(orafuori pericolo). L’agguato,perchè tale è,ha avuto luogo all’esterno di un bar,ritrovo abituale dei compagn* della zona,in un orario in cui la maggior parte di essi,aveva fatto ritorno a casa. 3 nazi-fascisti spuntati da chissà quale fogna,si sono materializzati,individuato l’obiettivo,si sono avvicinati,S. senza farsi intimorire,si è avvicinato anch’esso senza accorgersi che i 3 fasci avevano già l’arma in pugno…il fendente l’ha colpito in pieno addome! Riteniamo che l’attacco a S. non sia stato casuale,ma cercato e voluto,perchè da anni in prima linea nella lotta antifascista anticapitalista. La matrice e la stategia oramai è ben nota,usare la manovalanza fascista e becera con la copertura dei “soliti noti”x annichilire o comunque cancellare tutti i movimenti di lotta e la loro esperienza quasi quarantennale. Questa è la situazione nella ricca e nazi-leghista Lombardia,lo dimostrano gli attacchi ai singoli quanto ai centri sociali o realtà territoriali avvenuti negli ultimi tempi.
Lucca 29 Maggio 2005 buonanotte ragazzi, sono le 2:13 ma vi scrivo lo stesso per dirvi che putroppo questa sera mia sorella, il suo ragazzo (Mc) ed il fratello del suo ragazzo (Ma) sono stati aggrediti da una persona nel pieno centro di Lucca (via S.Paolino per la conosce, a 100mt dai vigili urbani e spesso “controllata” dalle forze dell’ordine). X fortuna i ragazzi (che hanno:El.18anni, Mi.19 e Ma.16anni) si trovavano proprio ad un passo da casa di Mi. e si sono potuti rifugiare correndo nella sua loggia, ma sn stati aggrediti da un individuo armato di coltello perché Ma. indossava una maglietta della Banda Bassotti, acquistata al concerto di questa sera a Marlia dove (con piacere) ho notato alcune dei militanti con le vostre magliette. Per questo ho pensato di scrivervi questa triste triste notizia….Lucca è un posto che soffre veramente di neofascismo, più di molte altre città e questo ennesimo fatto che mi ha toccato personalmente è solo l’ultimo di una lunga serie….è una cosa tristissima.. Proprio in questo momento mio padre è andato a prendere mia sorella..spero tornino presto se volete avere altre informazioni per riportare la notizia contattatemi, se mia sorella sarà disposta a parlarne potremo dire ancora una volta che a Lucca si sta male D. postato sull’e-mail del sito infoantifa@ecn.org Bergamo 1 Giugno 2005 da L’Eco di Bergamo. Rogo doloso al cinema Alba. Un incendio doloso nella notte ha danneggiato la porta d’ingresso del cinema Alba Blobhouse di via Biava a Bergamo. Le fiamme sono partite dallo zerbino in plastica sul quale è stato probabilmente versato liquido infiammabile: il calore ha danneggiato anche la porta. Il cinema ospita questa sera un incontro del gruppo Bergamo antifascista: l’ipotesi di un legame fra il rogo e questo appuntamento potrebbe essere possibile. Tanto che il sindaco di Bergamo, Roberto Bruni, nel pomeriggio ha rilasciato la seguente dichiarazione. «Condanno questo ennesimo atto di violenza vigliacca ed esprimo la preoccupazione mia e dell’intera amministrazione per episodi di questo tipo che cominciano a essere oramai troppo numerosi per una convivenza pacifica in città. Confido che la magistratura faccia piena luce su queste vicende». Tornando al rogo, il calore ha danneggiato anche la porta, rompendo i vetri e deformando gli infissi. Le fiamme sono state segnalate ai vigili del fuoco intorno alle 2.30 del mattino, e sono state spente. Sul posto sono intervenute per le indagini le pattuglie della Digos della Questura. I danni ammontano a circa 1.500 euro, conteggiando anche il muro annerito dal fumo. I responsabili del cinema hanno confermato che l’incontro in programma questa sera alle 21 si terrà regolarmente: interverranno Valerio Marchi (consulente scientifico del Progetto ultrà della Commissione europea sul razzismo), Saverio Ferrari (ricercatore dell’Osservatorio Democratico sulle nuove destre), AntifaUniPd (gruppo antifascista dell’Università di Padova). Il progetto Torretta.Z (centro sociale Pacì Paciana) presenterà la video-inchiesta Istantanea d’altri tempi (in corsa alla rassegna cinematografica Corto Potere). Roma 3 Giugno 2005 Stanotte alle h 01:45 un branco di fascisti ha assaltato il Forte Prenestino: un ragazzo è stato gravemente ferito. Giovedi’ 2 giugno, notte inoltrata, al forte sta finendo una festa, iniziativa tranquilla. Alle ore 1.45 un branco di circa venti persone armate di bastoni penetrano nel piazzale antistante al forte urlando “duce” e aggredendo chiunque si trovi nei paraggi. Dopo essersi accaniti su motorini e automezzi parcheggiati entrano nel tunnel principale: cinque minuti di delirio e furia, lanci di bottiglie sassi nel tentativo di fare male. La resistenza opposta dai primi occupanti riusciti a fronteggiarli impedisce il peggio, ma nella colluttazione un ragazzo resta a terra. Una pugnalata gli ha trapassato la gola. Contesto: per il 4 giugno Forza Nuova ha dichiarato l’intenzione di manifestare nel quartiere di centocelle: corteo e comizio di Roberto Fiore, con la scusa di contrastare l’invasione degli immigrati e salvaguardare i prodotti italiani. Una provocazione vista la coincidenza con la data in cui ricorre la liberazione di Roma dai nazifascisti. Questo intollerabile oltraggio trova la ferma opposizione di una composita rete antifascista che, appoggiata dal municipio locale, indice una manifestazione “gioiosa e colorata” proprio dove i fascisti avrebbero voluto sfilare. Dopo alcuni giorni di pressione la determinazione degli antifascisti impone alla prefettura di recedere l’autorizzazione del corteo di F.N. che era stata rapidamente concessa. Due giorni prima della “gioiosa manifestazione” che festeggia la scacciata dei nazifascisti, eccoli di nuovo, armi alla mano. Dopo la corsa all’ospedale le condizioni del giovane ferito restano gravi, ma fortunatamente e’ fuori pericolo. Resta in osservazione dopo un primo intervento chirurgico. Questo gesto non ci intimidisce, e rende ancora più solida la nostra intenzione di contrastare con ogni mezzo la scellerata strategia della nuova destra, foraggiata da quella vecchia. Per il momento ci limitiamo a chiamare a raccolta tutte le strutture e tutte le individualità antifasciste cittadine oggi, 3 giugno alle ore 19 all’interno del Forte Prenestino, per stabilire collettivamente una risposta adeguata. Una risposta corale per aprire un percorso che ponga fine a queste provocazioni e impedisca che le ideologie alla radice di questo orrore trovino ancora espressione. Non passeranno, MAI. http://www.forteprenestino.net Assalto neofascista questa notte al Forte Prenestino, ferito alla gola un redattore di Radio Onda Rossa Alle ore 01.45 di venerdi 3 giugno ignoti neofascisti hanno dato l’assalto, nel quartiere romano di Centocelle, al Centro Sociale Forte Prenestino. Gli aggressori, una ventina in tutto, armati di bastoni e coltelli, sono penetrati all’interno dell’edificio al grido di “DUCE DUCE”, distruggendo cose e aggredendo le persone che incontravano. Alla fine del raid un redattore di Radio Onda Rossa risultava colpito da una ferita d’arma da taglio alla gola in modo grave, sebbene le sue condizioni non sarebbero più critiche. Bernardo è ora ricoverato presso un nosocomio romano.Nell’esprimere la massima solidarietà ai compagn@ del Forte Prenestino ribadiamo la ferma volontà di contrastare, con ogni mezzo necessario, chi, con la violenza squadrista, vorrebbe mettere a tacere la coscienza antifascista della nostra città. La Radio resta impegnata nel realizzare, a partire dalle prossime ore, ogni forma di denuncia di chi ha voluto rispondere, con questo atto, alle mobilitazioni tese a impedire, nell’anniversario della liberazione della città di Roma, agli aderenti a Forza Nuova di reiterare la loro propaganda neofascista e razzista nel quartiere romano di Centocelle. Abbiamo più volte denunciato dai microfoni della radio, in queste ultime settimane, l’escalation di provocazioni e violenze neofasciste: dal tentativo di incendio dell’abitazione di un compagno di Primavalle, alla bomba al centro sociale Astra, alle aggressioni nel quartiere del Pigneto. Facciamo, oggi, appello a tutte le forze antifasciste a mobilitarsi, nelle prossime ore, per dar vita, nella giornata di sabato, a una prima risposta di massa in piazza. A Bernardo giovane generoso e coraggioso, naturalmente, va tutta la nostra solidarietà e il nostro affetto. La redazione di Radio Onda Rossa Palermo 3 Giugno 2005 Da una testimonianza raccolta da Radio Onda Rossa, siamo venuti a conoscenza di un altro raid fascista:una ventina di persone, pare appartenenti all’area Forzanovista, si sono scagliate con le “solite” tecniche contro un extracomunitario solo! L’intervistato racconta che dopo essere stato riempito di calci e colpi senza pieta’, è stato salvato dall’intervento di un gestore di locale pubblico che l’ha tirato dentro sottraendolo all’aggressione. Il fatto è accaduto in una via centrale di Palermo, via Candelai, e pare molto strano che nessun agente si trovasse in quei paraggi per tutto il tempo in cui questi loschi personaggi han potuto girare tranquillamente minacciando le persone presenti e tirando sedie e tavolini del bar, armati di mazze. Conclude l’intervistato dicendo che la durata dell’aggressione e la presenza del gruppo organizzato per la violenza razzista al primo malcapitato è preoccupante ma, a nostro avviso, lo è ancor di più l’assoluta libertà con cui essi hanno agito, che – ancora una volta – ci induce a pensare a coperture eccellenti. Venerdì notte a Palermo in Via Candelai, una viuzza del centro storico dove coesistono abitazioni invivibili per migliaia di extra-comunitari insieme a pub e locali vari frequentati dai giovani palermitani, un gruppo di una ventina di “teste rasate” ha accerchiato due giovani, un nigeriano di 16 anni ed un amico palermitano di 19. Li hanno prima insultati, con particolare riferimento al colore della pelle del primo, e poi picchiati con pugni e bastoni, lasciandolo doloranti a terra; i due ragazzi portati al pronto soccorso sono stati medicati (con una prognosi di 7-8 giorni) e pare non abbiano subito grossi danni fisici. La notizia è riportata nella cronaca di Palermo del Giornale di Sicilia di oggi, domenica 5 Giugno. dal giornale di sicilia Un pestaggio da sapore razzista, una notte da incubo per un ragazzo nigeriano e un suo amico palermitano aggrediti nella strada della movida da un gruppo di teste rasate. << Sono stati i naziskin a picchiarci>>, hanno raccontato ai poliziotti giunti in loro soccorso dopo la violenta aggressione in via Candelai, la via del centro storico piena di locali notturni dove ogni sera si radunano centinaia di ragazzi. Un racconto sul quale sono in corso accertamenti, visto il pesante profilo sociale della vicenda, in una città che, comunque e’ stata sempre molto tollerante e in cui i casi di razzismo sono piu’ che rari. Gli agenti vogliono vederci chiaroe individuare gli autori del raid, che potrebbero far parte di un gruppo di estrema destra (ma va’? ndc), comprendere a fondo i motivi del pestaggio. In base alla prima ricostruzione dei fatti compiuta dagli agenti, B.S. di 16 anni, africano residente in citta’, e G.M. di 19, venerdi’ sera hanno raggiunto via Candelai per trascorrere una serata all’insegna dell’allegria. Intorno all’una, pero’, qualcosa non e’ andato giusto. Stando alle dichiarazione dei due, poi finiti all’ospedale per essere medicati (hanno prognosi di 7 e 8 giorni), seulla scena sono comparsi una ventina di giovani, alcuni dei quali armati di bastoni, che li hanno accerchiati. Il gruppo di balordi, forse esaltato da un’abbondante bevuta di alcool, ha prima offeso il giovane nigeriano, lanciando pesanti apprezzamenti sul colore della sua pelle, poi e’ passato alle vie di fatto, colpendo il minorenne e il suo amico con calci, pugni e colpi di bastone. Un pestaggio in piena regola al quale i due sono riusciti a sottrarsi: a nulla sono valsi i tentativi di indurre il branco alla ragione. Nè pare esserci stato qualcuno tra i tanti avventori dei locali che ha mosso un dito per mettere in salco i giovani. Messo a segno il raid, gli aggressori si sono dati alla fuga lasciando i ragazzi per terra feriti e doloranti. Solo dopo qualcuno ha lanciato l’allarme alla centrale operativa della questura, che sul posto ha inviato un paio di volanti. I due giovani hanno subito detto di essere stati accerchiati dai naziskin, di essere stati pesantemente offesi con frasi razziste da un gruppo di teste rasate (esaltati che si ispirano alla ideologia hitleriana). Poi sono stati accompagnatia pronto soccorso per essere medicati. Il ragazzo di colore, tra l’altro ha detto, che uno dei giovani lo aveva gia’ pesantemente offeso per strada alcuni giorni prima e che, venerdi’ sera, spalleggiato dai suoi amici ha architettato il pestaggio. Gli investigatori si sono subito messi al lavoro per ricostruire le varie fasi della movimentata notte in via dei Candelai, hanno chiesto ai due feriti una descrizione dei componenti del gruppo di aggressori nel tentativo di individuarli. Non e’ escluso che nelle prossime ore vengano di nuovo ascoltati. Gia’ ieri mattina i poliziotti hanno inviato le indagini negli ambienti giovanili per dare un volto agli autori del pestaggio. Un appello viene rivolto agli eventuali testimoni: <>, dicono in questura, auspicando, ancora una volta, la collaborazione dei cittadini per fare luce su un caso di cronaca nera (sic!).
Lucca 3 Giugno 2005 da http://www.nonsololucca.splinder.com/ Lucca, venerdì sera, circa mezzanotte. Preso a pugni in mezzo a via del Gonfalone, fuori dai locali, davanti a tanti giovani impauriti, inermi e fermi a guardare. L’ennesimo episodio di violenza della nostra città lo racconta Paolo Gaddini, venticinquenne studente universitario e “colpevole” di lavorare in una comunità di accoglienza di minori immigrati e di “essere di sinistra”. Lo racconta serenamente, ma con la convinzione di chi vuole che questa ennesima violenza diventi veramente l’ultima. Gaddini accusa un coetaneo che verrà subito denunciato e querelato dalla vittima. “Era circa mezzanotte – dice – quando mi sono visto arrivare di fronte minacciosamente l’altro giovane, persona da me conosciuta, che mi ha detto che doveva fare due chiacchere. La mia colpa sarebbe stata quella di essermi schierato apertamente contro i picchiatori di Edoardo Seghi, il giovane dell’Asa pestato il giorno di ferragosto dello scorso anno, e contro gli assaltatori della libreria Baroni, la cui vetrina venne devastata e riempita di scritte omofobe per aver ospitato dibattiti sulla cultura omosessuale”. Fatti che hanno fatto discutere e che hanno mobilitato migliaia di persone in manifestazioni di protesta. “Ha iniziato a parlare – racconta Gaddini – e dopo poco ad offendermi mostrandomi ripetutamente nella tasca destra un lungo coltello che portava con sé. Io, conoscendo già il giovane, ho replicato cercando di parlare di rispetto e di spiegargli che il metodo giusto per il confronto fra le persone è quello del dialogo. Mentre un mio amico mi invitata ad andarmene, che tanto questo tizio non sentiva ragioni, mi ha scagliato due pugni all’altezza dello zigomo e nella mandibola. Sono caduto a terra e non ricordo nulla dei trenta secondo successivi. Mi sono trovato appoggiato ad una automobile coperto dal sangue che mi usciva dalla bocca. Intorno c’erano decine di ragazzi e ragazze, ma nessuno si è preoccupato di venire a vedere come stavo. Ho avvertito il clima di omertà e di connivenza nei confronti di questi picchiatori. Mi sono alzato ed ho raggiunto alcuni amici alla vicina fontana del Gonfalone che mi hanno soccorso. Dopo essermi confrontato con loro, verso le tre sono andato all’ospedale dove mi hanno riscontrato un trauma cranico facciale che, senza complicazioni, guarirà in sette giorni”. Per fortuna la radiografia ha escluso frattura ma ancora una volta qualcuno ha rischiato il peggio. Gaddini non fa parte di alcun gruppo di sinistra ma non nasconde le proprie idee, dicendo a chiare lettere che altri giovani subiscono spessissimo lo stesso trattamento senza denunciarlo. “Dopo i polveroni che le violenze dei giovani di estrema destra hanno alzato – dice – niente sembra essere risolto. Pestaggi di questo genere accadono ogni settimana. chi subisce queste violenze, e spessissimo sono immigrati, deve trovare la forza di denunciarli. Lo voglio dire a tutta Lucca: vorrei che nella mia città le persone potessero avere la possibilità di andare in giro tranquille senza paura di avere un’opinione politica o il colore della pelle diversi. Mi piacerebbe che le persone imparassero a dialogare. Io non ho reagito né ho pensato in nessun momento che la violenza potesse risolvere la situazione. A differenza di lui non ho alzato la voce. Vorrei che veramente che le persone potessero scambiarsi le idee pacificamente, rispondere con la violenza non serve a nulla anche se la rabbia è tanta per questo ennesimo gesto, la cui catena si deve spezzare. Non è solo un problema politico ma di convivenza. Spesso si accusano gli opposti estremismi di fomentare la violenza, ma è un’interpretazione sbagliata. Quello che accade nella nostra città è che chi viene definito “estremista di sinistra” lavora a progetti concreti e utili socialmente, chi è all’estrema destra invece alza le mani. Quello che più mi colpisce – dice ancora Gaddini – è che insieme a questi “picchiatori di professione” ci siano ragazzini adolescenti che li seguono ed imitano sognando un giorno di diventare come loro. Questo è sbagliato e dannoso e io mi appello ai loro genitori: controllateli, fategli capire che sbagliano ad andare in giro con gente che fa della minaccia e della violenza le uniche ideologie”. Aggredito e picchiato in centro a Lucca, venerdì sera, perchè “amico degli immigrati” e di sinistra. Comunicato de L’Altro Volto – Lucca Gay Lesbica sull’accaduto L’ALTRO VOLTO LUCCA GAY LESBICA http://www.altrovolto.it – info@altrovolto.it Ancora un altro episodio di violenza a Lucca, l’ennesimo di una catena che sembra non spezzarsi mai. Iper nota la matrice politica, iper noti (e sempre gli stessi) i motivi: colpire i “diversi”, per orientamento sessuale, idee politiche (di sinistra), colore della pelle. Il ragazzo che è stato aggredito venerdì sera, è stato punito perchè “amico degli immigrati” e perchè aveva osato condannare l’assalto alla libreria Baroni (dove si era svolta una nostra iniziativa) e il pestaggio, l’anno scorso, di un attivista di sinistra. Violenza gratuita che dilaga, e che proviene, come abbiamo più volte denunciato insieme ad altri, da individui e gruppi legati a formazioni di estrema destra. Sgomenta dover commentare un episodio assolutamente identico a molti altri verificatisi in città nel recente passato, e come in quei casi, si deve registrare l’indifferenza e la passività dei numerosi presenti di fronte all’aggressione. Tutto questo è la riprova del clima di paura (“sotterraneo” ma “palpabile”) che si registra a Lucca; una realtà fatta di piccole e grandi violenze (fisiche e psicologiche) e di intimidazioni. Clima che si è creato anche grazie alla totale indifferenza di certe istituzioni. Troppo facile cercare la scorciatoia della repressione, piazzando telecamere a circuito chiuso per tutta la città: si fa un’operazione di immagine per nascondere il vuoto politico che c’è dietro (zero politiche sociali, nel senso più ampio del termine). Vogliamo fare solo alcuni esempi: dopo i fatti della Baroni, l’unico intervento che il Comune si è sentito in dovere di adottare per prevenire l’omofobia e il razzismo, è stato il posizionare alcuni mega cartelloni con la scritta “Lucca dice no all’intolleranza”, in alcune zone della città. Punto. Certamente, poi, non si contribuisce a creare un clima di dialogo e di reciproco rispetto se un rappresentante del Comune di Lucca, di fronte alla notizia che nella zona di Capannori, prescelta per un concerto da alcuni gruppi giovanili, sono comparse svastiche e scritte inneggianti al nazismo e al fascismo, non trova di meglio che polemizzare con gli organizzatori per le loro idee politiche. A Paolo Gaddini, il giovane aggredito, va tutta la nostra solidarietàè e il nostro affetto. Ci congratuliamo con lui anche per le parole intelligenti e sensate che ha usato (nonostante – immaginiamo – sia molto provato da questa esperienza), per commentare quanto gli è accaduto, cercando di indicare una via d’uscita: “A differenza di lui non ho alzato la voce. Vorrei che veramente le persone potessero scambiarsi le idee pacificamente; rispondere con la violenza non serve a nulla anche se la rabbia è tanta per questo ennesimo gesto, la cui catena si deve spezzare. Non è solo un problema politico ma di convivenza. Spesso si accusano gli opposti estremismi di fomentare la violenza, ma è un’interpretazione sbagliata. Quello che accade nella nostra città è che chi viene definito “estremista di sinistra” lavora a progetti concreti e utili socialmente, chi è all’estrema destra invece alza le mani”. Facciamo nostre le parole di Paolo. Da sempre la nostra azione si sipira a questi valori. Il direttivo de “L’Altro Volto – Lucca Gay Lesbica” Roma 5 Giugno 2005 Picchiato con bastoni un ragazzo che usciva dal Forte Prenestino la notte tra il 4 e il 5 giugno. Erano in tre, di cui uno a volto coperto. Hanno preso di mira un ragazzo che tornava a casa, appena uscito dal centro sociale, intorno all’una e mezza di notte. Un quarto individuo è uscito da una macchina, all’altezza di piazza dei Gerani. dal Messaggero di Lunedì 6 Giugno 2005 Coppia assalita all’uscita del centro sociale da quattro uomini incappucciati: ventiquattrenne ricoverato «Quattro sconosciuti mi hanno preso a bastonate, non li ho visti in faccia, ricordo solo che sono scesi da una Fiat Punto. E’ tutto quello che per ora ha raccontato ai carabinieri lo studente di 24 anni aggredito sabato notte in via dei Gerani, a Centocelle, poco lontano dal centro sociale Forte Prenestino. L’aggressione è avvenuto intorno alle due, lo studente era in compagnia di un’amica, quando la Fiat Punto li ha affiancati, dall’auto sono scesi quattro uomini con il volto coperto che hanno circondato il giovane e lo hanno bastonato. I picchiatori non si sono nemmeno avvicinati alla ragazza. Il giovane è stato accompagnato all’ospedale “Figlie di San Camillo” dove è stato medicato per diverse contusioni. La prognosi è di sette giorni. Sull’episodio indagano i carabinieri della compagnia Casilina. Tre giorni fa un altro ragazzo, secondo quanto denunciato dai giovani del centro sociale, era rimasto ferito al volto e a un braccio in seguito ad una aggressione, un raid di una ventina di giovani armati di mazze e bastoni. Il ragazzo era stato ricoverato con una prognosi di sette giorni all’ospedale ”Figlie di San Camillo”. C’è qualche legame tra le due aggressioni? Per ora i carabinieri che indagano sugli episodi non hanno avuto dai testimoni informazioni che possano essere utili alle indagini. Ieri pomeriggio, qualche ora prima dell’aggressione allo studente, i giovani dei centri sociali avevano manifestato a Centocelle, in piazza San Felice da Cantalice, contro il raid nella sede di Forte Prenestino. Un’altra manifestazione nella stessa zona era stata programmata dai leader di Forza Nuova. Ma per motivi di sicurezza la Questura non ha autorizzato la manifestazione di Forza Nuova. Forlì 1 Giugno 2005 Se la sono vista brutta due giovani residenti a Forlì, originari di Livorno e di Lecce: C.M. e B.N. I due, di 28 e 27 anni, la notte del primo giugno, hanno subito un’aggressione in piena regola da parte di un naziskin: “grande quanto un armadio” che li ha presi a sberle, inseguendo uno dei due. I motivi dell’aggressione, avvenuta attorno all’una di notte, sembrano casuali, ma non meno gravi. I due ragazzi, erano entrati in un bar di viale Roma per prendere una birra ed un caffè. Il ragazzo nato a Livorno, vissuto per anni a Modena, ricostruisce così l’episodio: “Entrati in questo bar, mentre parlavo con il mio amico, sono stato subito apostrofato: ‘modenese di merda, cosa ci stai a fare a Forlì’...io non ho dato corda, poi il coro dei quattro, cinque esagitati vestiti con magliette con croci runiche e aquile imperiali ha ripreso, ma tutto è precipitato quando ho detto che ero nato a Livorno e allora giù a dirmi: “Bene anche comunista sei e allora vattene subito da Forlì”, stessa scena contro l’amico leccese…ma questa volta non accusato di comunismo …ma sgradito per territorialità. “Ad un certo punto – continua il 27enne – è arrivato un ragazzo, di circa 30 anni, un vero armadio che ha cominciato a urlare e rilasciarci sberle a destra e a manca… appena fuori dal locale…sono scappato. Il mio amico a sua volta è stato aggredito e picchiato”. Al termine dell’episodio i due picchiati sono stati refertati all’ospedale con prognosi di sette e di dieci giorni. La denuncia, per il grave episodio d’intolleranza, è stata inoltrata ai Carabinieri. fonte (corriereromagna.it del 06/06/2005) Torino 12 Giugno 2005 Questa mattina verso le cinque, sono arrivate tre macchine di fasci. Ci sono stati 2 accoltellamenti a danno di compagni, fortunatamente fuori pericolo. Uno di loro sembra essere stato operato. Queste sono notizie frammentarie, aspettiamo notizie di prima mano. COMUNICATO Torino, 12 Giugno 2005 Ore 5 circa del mattino. Una occupante del Barocchio Squat allarmata da forti rumori provenienti dall’esterno sveglia gli altri. Lo scenario che si presenta al primo che accorre e’ quello di 4 auto con una dozzina di persone armate. Da subito lo aggrediscono insieme ad un altro occupante ferendoli con numerose coltellate e colpi di bastone. Durante l’aggressione riescono ad entrare nel cortile e tentano di sfondare la porta di casa; cosa che non gli riesce. A quel punto dal tetto piovono bottiglie e tegole. Il gruppo si allontana precipitosamente ad eccezione di due individui particolarmente sovreccitati. Questa e’ la piu’ grave aggressione subita dopo innumerevoli altre degli ultimi mesi. Questa volta pero’ non sono stati danneggiati vigliaccamente degli oggetti, ma c’erano alcuni personaggi che col coltello miravano alla pancia. Un salto di qualita’ nelle aggressioni fasciste a Torino. Si organizzano in tanti cercando di emulare le squadracce. Dino ha tre ferite, di cui una all’avambraccio che ha reciso un’arteria. Massimo ne ha tre di cui una profonda a pochi millimetri dall’occhio, una al torace e infine la perforazione del diaframma ha sfiorato l’intestino, operato d’urgenza lui e’ ancora all’ospedale. Perche’ attaccare il Barocchio? Campagna, poco traffico, buio, insomma l’ideale per dei vigliacchi, ma cio’ puo’ capitare a chiunque come gia’ accaduto ad altre case o realta’ torinesi. Cosi’ lo squadrismo sembra riprendere fiato. I mandanti sono da cercarsi in tutto l’apparato istituzionale, dalla sinistra forcaiola che solo due giorni fa, per bocca del deputato DS Nigra, invocava l’esercito per sgomberare gli squatter all’Arsenale Occupato, alla destra, attraverso fenomeni come Agostino Ghiglia, ex picchiatore fascista, organizzatore di concerti naziskin e di marcette contro le occupazioni. Varese 14 giugno 2006 La Polizia ha arrestato due fascisti, tifosi del varese, di 39 e 32 anni e ne ha denunciati altri due per l’ aggressione avvenuta ieri sera, in centro a Varese, contro un cittadino albanese, che è stato duramente picchiato con pugni, calci e bastoni. Un ispettore della Questura, intervenuto per far cessare il pestaggio, è rimasto lievemente ferito. L’aggressione xenofoba è avvenuta durante una manifestazione di circa 100-150 persone, appartenenti ai gruppi della tifoseria di estrema destra; la manifestazione è stata organizzata dopo l’uccisione in una rissa di un loro amico, anch’egli tifoso di destra, per mano di un coetaneo albanese. Le accuse nei loro confronti sono di lesioni aggravate dall’ uso di armi improprie e da motivi di discriminazione razziale. Sentiamo l’aggiornamento da Varese sugli arresti e sulla presenza fascista in città e provincia di Oscar Bellosi segretario del circolo di Rifondazione Comunista di Varese.
antefatti: E’ alta la tensione a Besano, in provincia di Varese , dove è stato ucciso l’altra notte a pugnalate il giovane barista Claudio Meggiorin: lunedì pomeriggio, qualcuno ha mandato in frantumi la vetrina della pizzeria che si trova vicino al bar in cui lavorava la vittima e che è gestita da una coppia di albanesi. Non un caso, secondo gli investigatori, visto che per l’omicidio del 23enne sono in carcere due albanesi di 21 e 17 anni. In seguito la Polizia ha arrestato due persone di 39 e 32 anni e ne ha denunciate altre due per l’ aggressione, episodio nel quale è rimasto ferito anche un ispettore della Questura, appena intervenuto. Fra loro ci sono i tre che già erano stati fermati nella notte e condotti in questura. Le accuse nei loro confronti sono di lesioni aggravate dall’ uso di armi improprie e da motivi di discriminazione razziale. Gli arrestati sono due personaggi noti alle forze dell’ ordine, con diversi precedenti, appartenenti alla frangia più estrema del tifo allo stadio. Anche Claudio Meggiorin aveva un passato nella curva. Oscar Bellosi presidente del circolo di rifondazione comunista di Varese. da Il Resto del Carlino del 14/06/2005 Varese, 13 giugno 2005 – Alcune decine di amici di Claudio Meggiorin, il giovane barista ucciso l’altra notte a Besano hanno dato vita ad un corteo nel centro di Varese urlando slogan contro gli albanesi . Una manifestazione organizzata dagli «ultras» della squadra di calcio varesina a cui apparteneva il giovane assassinato. Lungo il corteo, partito dal Palazzo di Giustizia e diretto verso la stazione, abituale ritrovo degli extracomunitari, ci sono stati momenti di tensione con le forze dell’ordine. Secondo le prime ricostruzioni, ci sarebbe stata una rissa tra una frangia del corteo degli ultras e un gruppo di albanesi con un giovane extracomunitario ferito. Ferito anche un agente delle forze dell’ordine intervenute per far cessare gli incidenti. Entrambi i feriti sono ricoverati all’ospedale di Varese in condizioni non gravi. L’aggressione è costata il fermo a tre giovani. I manifestanti hanno quindi raggiunto il carcere dove sono detenuti i due albanesi fermati per l’omicidio del barista e hanno tenuto un presidio sotto il controllo degli agenti.. Nel pomeriggio a Besano, la cittadina dove è avvenuto il delitto, è stata infranta la vetrina di una pizzeria gestita da un Albanese. Un episodio di intolleranza sul quale sta indagando la Polizia. Sempre a Varese, nel tardo pomeriggio, la Lega Nord ha organizzato una fiaccolata con destinazione Palazzo di Giustizia, alla quale hanno preso parte tra gli altri il ministro del Welfare Roberto Maroni, il presidente della Commissione Bilancio della Camera e segretario della Lega Lombarda, Giancarlo Giorgetti, il presidente del Consiglioregionale lombardo, Attilio Fontana e il padre del ragazzo ucciso, Giampaolo Meggiorin. ‘TOLLERANZA ZERO’ «È il momento della severità e della tolleranza zero», ha commentato Roberto Maroni. «Se la legge Bossi Fini venisse applicata rigorosamente, episodi sciagurati come quello dell’altra sera non ci sarebbero o sarebbero di gran lunga inferiori», ha aggiunto il Ministro del Welfare. ‘AGIRE CON SEVERITA’ “Adesso bisogna agire con severità ”. È il Ministro della Giustizia Claudio Castelli a dirlo a poco più di 24 ore dall’arresto di Vladimir Mnela, il ventunenne albanese che sabato sera ha ucciso a colpi di pugnale Claudio Meggiorin. Questa mattina a Radio Padania, Castelli ha cercato di stemperare il desiderio di giustizia fai da te espresso da alcuni ascoltatori ma al contempo, chiede una sentenza inflessibile. “Il lato positivo nella vicenda del giovane barista ucciso nel Varesotto – afferma il Ministro – è che i presunti assassini sono stati assicurati alla giustizia. Certo, la prima reazione viscerale di tutti è dire ‘basta, adesso mi faccio giustizia d solo’. Questo è umano, lo capisco perfettamente, però poi bisogna fare un bel respiro e ragionare, perché in uno Stato di diritto bisogna seguire le regole, guai a metterle da parte!”. Da Il Manifesto del 14/6 Rappresaglia dopo l’omicidio di Besano. Pestati immigrato e poliziotto. Ministri leghisti scatenati. Parole durissime contro gli stranieri anche dalla Lega. Castelli monta il caso, Maroni guida la fiaccolata a pochi passi dal corteo punitivo dei fascisti. Un linciaggio. Quindici naziskin si sono dati alla caccia all’albanese in pieno centro a Varese. Ne hanno circondato uno e lo hanno pestato. Per cercare di fermarli è intervenuto un polizziotto in borghese finito anche lui in ospedale. Il ragazzo e l’agente fortunatamente non hanno riportato gravi lesioni. E’ finita così una giornata di forte tensione nel varesotto dopo che sabato scorso un giovane albanese ha accoltellato e ucciso il proprietario di un bar in una rissa scoppiata per futili motivi a Besano, piccolo paese a pochi chilometri dalla Svizzera . Che ieri il clima non fosse buono si era capito subito. Nel pomeriggio proprio a Besano erano stati tirati sassi contro le vetrine di una pizzeria gestita da una coppia di albanesi. Poi, una fiaccolata leghista a Varese, qualche decina di persone e il ministro Maroni, e per finire un corteo di ultrà fascisti da cui si è in seguito staccato il gruppetto di assallitori Il barista ucciso, Claudio Meggiorin, 23 anni, gestiva il locale con la fidanzata, era un tifoso del Varese, in passato era stato un ultrà di estrema destra del gruppo Blood&Honour. Il padre è un conosciuto militante leghista. Quanto basta per trasformare una rissa da bar finita male, nell’ennesimo caso di cronaca nera da spendere nella crociata contro gli stranieri. Ieri sera, a Varese, durissime le parole del ministro del Welfare: «Un balordo straniero e clandestino viene qui a uccidere e siamo noi che dovremmo abbassare i toni…». Ma quando mai…L’occasione è troppo ghiotta per non sollevare l’ennesimo polverone razzista. Già ieri mattina era tornato a buttare benzina sul fuoco il ministro della giustizia Castelli, che fin da subito si era gettato a testa bassa sul caso di Besano. «Bisogna agire con severità – ha ripetuto come se fosse il pm durante l’arringa dai microfoni di Radio Padania – una volta accertata la colpevolezza, bisogna condannare con pene esemplari. Non si capisce perché l’Italia debba diventare un Far West». E poi la solita inqualificabile minaccia. «La prima reazione viscerale è dire basta – ha continuato il ministro – facciamoci giustizia da soli. Poi si ragiona e in uno Stato di diritto non è possibile non seguire le regole». Fedeli alla linea sono scesi in campo anche gli esponenti leghisti locali, dal sindaco di Varese Aldo Fumagalli che ha invocato «un giro di vite» contro i clandestini, al figlio maggiorenne di Bossi che ha reso visita ai parenti del giovane ucciso. La Lega ha continuato a marciarci sopra con l’immancabile stanca fiaccolata «per dire basta alla violenza incontrollata e gratuita degli immigrati irregolari». Davanti a tutti l’illustre cittadino varesino, Bobo Maroni: «Condivido le parole del ministro Castelli, è il momento della tolleranza zero». Il questore di Varese, Giovanni Selmin, che da lì a poco avrà ben altri problemi di ordine pubblico, dice signorsì: «La clandestinità occupa gran parte dell’attività della questura». Per non essere da meno, persino i Ds varesotti hanno chiesto «sicurezza». Dulcis in fundo hanno sfilato gli amici di Claudio, un gruppo di tifosi, saluto romano, teste rasate e coretti di rito: «Albanesi tutti appesi». Tanto rumore certo non poteva che esasperare gli animi con il rischio che davvero alla fine qualcuno trovasse il pretesto per «farsi giustizia da sé». Proprio dal corteo dei naziskin si è staccato il gruppo dei picchiatori alla ricerca della preda ed è avviene il pestaggio del ragazzo albanese. A questo punto sembra del tutto persa la misura di ciò che è effettivamente successo sabato notte. Nel paesino di 2000 anime (50 stranieri: 8 albanesi), Fatjon, 17 anni, da due anni residente a Besano, ha preso la macchina della madre e ha portato in giro Vladimir Mnela, 21 anni, da quattro giorni in Italia. A Besano c’è una sola strada che passa davanti alla chiesa e all’oratorio dove sabato c’era una festa. Dall’altra parte della via c’è il bar di Claudio. Qualche ragazzo in piazza ha insultato i due che continuavano a sgommare. Loro si sono fermati, sono scesi dall’auto ed è scoppiata la rissa. Claudio avrebbe cercato di fermarli ma è stato colpito da due coltellate all’addome che lo hanno ucciso. I due albanesi, subito arrestati dai carabinieri. La madre di Fatjon ieri, intervistata da una tv locale, piangendo ha chiesto scusa ai genitori di Claudio e a tutto il paese. Besano, paura tra gli immigrati Dopo il raid dei naziskin ieri due arresti. Appello del prefetto. Ma Pisanu attacca: i clandestini sono una minaccia. «Chiuso per motivi familiari». Pioggia, fiori, tricolori. Pochi passanti scappano veloci. Le auto dei carabinieri continuano a fare la ronda nell’unica strada che attraversa Besano. Due soli locali. Chiusi. Il Bar Lory, dove sabato scorso Vladimir Mnela, 21 anni, albanese, da quattro giorni in Italia, ha accoltellato Claudio Meggiorin; di fianco, la pizzeria gestita da albanesi, sedie per terra e un asse di legno davanti alla vetrina presa a sassate. Sono stati certi amici di Claudio, gli ultrà di estrema destra Blood&Honour. Una reazione razzista. Quasi invocata. Del resto a poco servono le scontate dichiarazioni del prefetto di Varese Alfono Pironti che invita a non fare «facili equazioni fra immigrazione e criminalità», quando proprio il ministro dell’interno Pisanu si fa portavoce della considerazione, infondata, che più di ogni altra mette in moto razzisti di ogni specie. «L’immigrazione – soffia sul fuoco Pisanu – rappresenta una minaccia crescente per la sicurezza e l’ordine pubblico. La vicenda di Varese deve far riflettere coloro che nelle istituzioni e nelle piazze si oppongono a qualsiasi forma di contrasto anche solo di controllo dell’immigrazione clandestina. Assecondare questa tendenza significa esporre le comunità locali a rischi crescenti di illegalita creando le premesse per manifestazioni di intolleranza, razzismo e xenofobia». E se Pisanu si riferisce alla sua personalissma battaglia in favore dei Cpt, dimentica di dire che non è quello il luogo deputato ad accogliere un «clandestino» che uccide. Se questo è il livello – anche mettendo fra parentesi due tipi come Castelli e Maroni – non ci si può stupire di ciò che è successo lunedì. Un corteo non proprio improvvisato. Un ragazzo albanese assalito mentre aspettava l’autobus. Nel parapiglia ci ha rimesso anche un poliziotto. I due malcapitati hanno riportato traumi alla testa e al torace, se la caveranno in sette giorni. Poche ore dopo l’aggressione i carabinieri hanno arrestato due neonazisti. Giuseppe Fittipaldi, 39 anni, picchiatore da stadio, e Francesco De Napoli, 32 anni: sono stati presi mentre brindavano in un bar. Altri due sono stati denunciati. «Stiamo ancora procedendo ad alcuni fermi», ha assicurato il questore di Varese, Giovanni Selmin. In piazza a Besano, fortunatamente, sono scesi in piazza anche il padre e la madre di Claudio Meggiorin. «Chiedo che questi ragazzi – ha detto la mamma – non facciano apparire mio figlio nella maniera sbagliata. Loro, nel nome di mio figlio, devono fare i bravi, devono far fare il corso alla giustizia». I cittadini di Besano leggono dei tafferugli di Varese sul giornale, ma hanno ancora davanti agli occhi ciò che è successo in paese. Nell’unico bar rimasto aperto tre ragazzi parlano dell’amico morto, ma non hanno in testa «la politica», pensano alla famiglia. Tutti, compreso il sindaco Arnaldo Colombo, assicurano che a rompere la vetrina della pizzeria è stata «gente di fuori». E’ sempre così. La firma, probabilmente, sta scritta sul muro davanti alla chiesa dove giovedì verrà celebrato il funerale: Ultrà Varese B&H 1998, odio il Como. «Spero che non facciano di tutta l’erba un fascio – dice un marocchino che abita sopra il bar di Claudio – qui è sempre stato tranquillo. Ma questa è una brutta storia, ho un po’ paura». E’ terrorizzata Tea, madre di Fetjon, il minorenne albanese di Besano che sabato scorso era con Vladimir Mnela. «Non tornerò mai più a Besano – fa sapere la donna che vive nascosta – non potrò mai sostenere lo sguardo delle persone. Ho chiesto scusa e lo faccio ancora. Ma cosa posso fare? Se mio figlio ha sbagliato deve pagare, ma voglio continuare la mia vita. Chiedo protezione. Perchè gli altri miei figli devono tremare di paura? Questo razzismo è sbagliato. A Lecce un ragazzo ha ucciso un coetaneo e non è successo niente. E allora chiedo: un delitto tra italiani va bene, mentre uno tra albanesi e italiani è diverso?». Per capire perché siano diversi, basta ascoltare un anziano siciliano, immigrato a Besano chissà quanti anni fa: «Gli albanesi sono tutti bastardi – sbotta mentre passeggia con la moglie, che ha l’aria di volere dire di peggio – sono una razza maledetta». E certo nel varesotto ci vuole poco per farsi sputare in faccia razzismo a buon mercato. Nel centro di Varese, dove i naziskin hanno pestato il ragazzo albanese, i commercianti non si fanno pregare e attaccano il loro ritornello preferito. «Sti albanesi sono qui che ciondolano senza far niente – dice una signora dall’aria mite – domenica mi hanno rubato la macchina, chi vuoi che sia stato? I marocchini poi…a uno gli abbiamo fatto credito, e chi l’ha più visto…». Anni di anatemi leghisti hanno lasciato un segno profondo. E molta confusione. Ieri i ministri Castelli e Maroni non hanno speso una parola per stigmatizzare le violenze dei naziskin che a Varese li hanno superati, di poco, a destra passando dalle parole ai fatti. Ha parlato invece dal carcere Vladimir Mnela: «Vorrei chiedere perdono alla famiglia di Claudio, non volevo ucciderlo. Mi hanno offeso e ho avuto come una improvvisa ira, solo dopo ho capito di averlo ucciso». La resistibile ascesa e le connivenze politiche del gruppo ultrà nazista che ha scatenato la caccia allo straniero per vendicare l’amico Claudio. Blood&Honour, sangue e onore. Tanto per gradire si tratta di un motto delle SS. Il gruppo ultrà di estrema destra del Varese Calcio però l’ha solo copiato da una vasta rete Blood&Honour che nacque in Inghilterra a fine anni Ottanta e che ora vanta camerati in mezzo mondo, dagli Usa alla Svezia, dal Cile alla Slovenia. Chi sono? Neonazisti. Basta dare un’occhiata ai loro siti, pieni zeppi di svastiche e incitazioni razziste e antisemite. Tutto è nato a Londra tra i gruppi di musica dura «against comunism» e del White Noise Club. Nel 1985 il leader della band Skrewdriver, tale Ian Stuart, usò il motto delle SS per titolare una canzone, i fan della band cominciarono a farsi chiamare Blood&Honour. A Varese l’epidemia è arrivata nel 1998 tra una domenica allo stadio Ossola e un sabato ai concerti di band neonazi. In pochi anni il gruppo ha preso il controllo della curva. Nel 2001 costrinsero allo scioglimento il gruppo storico dei Boys. Come? Prima di una partita le due bande si diedero appuntamento nel piazzale davanti allo stadio per una resa dei conti a colpi di bastoni e catene. Il gruppo «si era guadagnato» così una posizione nella miriade di sigle nere e razziste che imperversano in provincia di Varese. Uno spazio difficile da difendere vista la forte concorrenza. A Varese, infatti, la destra estrema agisce quasi indisturbata. Già prima del 2000 si contano diversi episodi preoccupanti. Svastiche sui muri, scritte razziste, attacchi ad attivisti del Prc e a sedi della Cgil, aggressioni a stranieri. Un gruppo con la faccia dipinta col tricolore aggredì un tunisino in stazione e poco dopo a Gallarate – quando la Cgil organizzò una manifestazione per ricordare Ion Cazacu, il rumeno bruciato dal suo datore di lavoro – si presentarono i militanti di Forza nuova con le catene in mano; nella primavera del 1999 una trentina di estremisti salì sul palco di un concerto a Castellanza e sfasciò tutto. E’ in questo clima che i Blood&Honour cominciarono a girare per il centro della città di Roberto Maroni. Non c’è nessuno a Varese che non sappia benissimo chi sono, nomi e cognomi, piccoli screzi e stupide intimidazioni sono faccende di tutti i giorni. Interrotte ogni tanto da episodi più gravi, ancora aggressioni all’Anpi, minacce e lettere intimidatorie al quotidiano locale La prealpina. Anche se a Varese, vista l’abbondanza di soggetti di estrema destra, è sempre difficile puntare il dito contro questo o quel gruppo. Nel maggio 2001 però non ci sono dubbi: due Blood&Honour entrano in un bar e pestano a colpi di crick un cittadino turco dopo una banale lite tra automobilisti usata come pretesto. Nel febbraio 2003, però, un fatto di cronaca spiazza il gruppo neonazi. In una località turistica della Spagna del sud viene ucciso a colpi di coltello Saverio Tibaldi, il fondatore dei Blood&Honour varesini. Vantava una lunga fedina penale, violenze fuori e dentro lo stadio, spaccio e una condanna definitiva per lesioni. La perdita del capo fa sbandare la truppa che perde coesione. Intanto nel 2004 a Varese arriva Forza Nuova, che alla vigilia delle elezioni europee con la Mussolini preferisce tenere un profilo basso e ufficiale: fa banchetti. Il Varese Calcio, sempre nel 2004, va in crisi finanziaria e viene retrocesso in «eccellenza», a mantenere calmi i Blood&Honour probabilmente interviene anche qualcuno dei Giovani Padani e il gruppo sembra accettare la tregua, continuano però a bazzicare indisturbato per le vie del centro senza fare troppi danni. Fino a ieri.
Ai picchiatori i complimenti di TelePadania. Ma il sindaco di Varese prende le distanze: Lega diversa dagli hooligans Caccia all’albanese, alla tv leghista il fratello di uno degli arrestati. Il conduttore: solo scazzottato un nullafacente, niente di grave VARESE – Stand up in piazza Podestà, ore 14. Davanti alla sede della Lega, sullo sfondo la mostra dei Celti e lo stemma affrescato Virtus et Gloria, il direttore di telePadania , Max Ferrari, intervista Mario Fittipaldi, fratello d’uno degli arrestati per la caccia all’albanese di lunedì. Domanda: «Ieri c’è stata una manifestazione giusta e comprensibile, un po’ muscolare, che è stata molto apprezzata dai cittadini… E’ finita in una scazzottata con uno dei tanti nullafacenti che girano per Varese. Niente di grave. Grave, è che per questo episodio ci siano stati degli arresti. Che ci dici?». Risposta del Fittipaldi, 36 anni, testa rasata e una geografia di cicatrici sulle mani: «Sì, noi speravamo di non incontrare questo albanese. Non doveva passare di lì. Invece è successo. Ma sono stati solo quattro schiaffi, sette giorni di prognosi. Niente, confrontati all’omicidio di Claudio… E’ che di questi albanesi ce n’è in giro molti». Intervistatore: «Sì, troppi». Intervistato: «Il nostro corteo è passato davanti alla Lega Nord, qualcuno ci ha applaudito. Il governo deve darci giustizia. Noi faremmo di più. Ma abbiamo famiglia, non possiamo farci giustizia da soli. Poi, se ci danno l’ergastolo, la famiglia chi la mantiene?...». Intervistatore: «Vi faccio i miei complimenti». Complimenti per la trasmissione. Il giorno dopo i cortei della vendetta, due giorni prima del funerale della rabbia, c’è una Lega di governo che mostra qualche distanza e un’altra, tutta di lotta, che gli albanesi li vorrebbe ancora, e se possibile di più, tutti appesi. Un ministro (Maroni) e i parlamentari della maggioranza lumbarda sono scesi in piazza a reclamare legalità, molto vicini a truci crape pelate e a ultrà del Varese come Vito Lo Russo, noto alla questura per faccende di droga: «La nostra protesta non aveva niente a che fare con quella degli hooligans – precisa adesso il sindaco, Aldo Fumagalli -. La manifestazione forse è uscita un po’ di controllo. Ma le reazioni emotive sono comprensibili. Giovedì, ai funerali, sarà tutto più ordinato. E chi cerca una saldatura fra Lega e ultrà, fa un’operazione disonesta. Le immagini spiegano che le bandiere leghiste stavano in un corteo diverso». E allora perché telePadania si complimenta con gli aggressori dell’albanese? «Non lo so. Ciascuno si assumerà le sue responsabilità». Liaisons dangereuses . Varese è per la Lega di Bossi quel che Avellino fu per la Dc di De Mita. Non solo un forziere di voti al 22%, ma il think tank d’una classe dirigente tutta varesina: da Bossi a Maroni, dalla Giovanna Bianchi del cda Rai al Massimo Ferrario che dirige Raidue, dal Paolo Sassi presidente Inps al Giuseppe Bonomi che pilotava l’Alitalia, senza dire di Gianluigi Paragone (direttore della Padania ), Giancarlo Giorgetti (segretario della Lega lombarda), Max Ferrari, deputati, sindaci… Qui pesca voti il senatore Peruzzotti, quello che voleva prendere le impronte ai piedi degli immigrati. E allora dov’è il confine fra la protesta xenofoba dei lumbard e quella, razzista, dei curvaioli Blood Honour , il gruppo ultrà cui apparteneva l’accoltellato e che lunedì ha trascinato duecento esagitati? Prove tecniche di connessione. Sul sito runico dei tifosi biancorossi, la pagina d’onore dedicata a Meggiorin e a un capocurva ucciso in un’altra rissa du
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