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Contro il Plan Dignidad
by imc ecuador Tuesday, Oct. 29, 2002 at 11:10 PM mail:

All’incontro continentale delle organizzazioni contadine, la dirigente Leonilda ha parlato con indyecuador delle sue esperienze di resistenza contro il militarismo e dell’impatto delle politiche neoliberiste prima della stipula dell’ALCA. Tradotto da zanzara


Leonilda Zurita Vargas
Segretaria esecutiva della federazione nazionale della Bolivia “Bartolina Sisa.”

Dirigente vittima del “PLAN DIGNIDAD” piano di eliminazione di droghe e narcotraffico nelle piantagioni di coca di Chapare-Cochabamba

L’ ALCA è lutto per i paesi poveri

L’ ALCA è il peggior nemico dei poveri dell’America latina; schiaccia e tiranneggia la nostra agricoltura naturale con l’inserimento di prodotti transgenici, che calpestano le nostre sementi, parte della nostra cultura.
Nell’intervista rilasciata la dirigente boliviana ha affermato che le politiche neoliberiste hanno portato tormento, più fame e lutto nei peasi poveri.
Ha affermato che il popolo boliviano è contro l’ALCA perché un mostro che creerà maggior miseria e maggior crisi in Bolivia, includendo la distruzione delle organizzazioni di base.

Plan Dignidad: piano di genocidio umano

Questo piano di eliminazione di coca e droga ha diviso i boliviani. Hanno militarizzato la zona dove seminavamo la coca e siamo stati vittime dei poliziotti e dei militari della DEA e della CIA.
Dal 97 nel Plan Dignidad stimolato dal presidente Hugo Panzer campeggiava lo slogan “Zero Coca e droghe nel 2002”; noi come organizzazioni di cocaleri diciamo “nel 2002 Coca e Terra”.
Parallelo a questo piano si è applicato un piano di sviluppo alternativo per i contadini cocaleri, che non ha funzionato. Corruzione nell’équipe governativa che amministrava i progetti di sviluppo alternativo, si sono eseguiti programmi di coltivazione di 5 prodotti “stella” nella zona del tropico (l’ananas e il banano, la maracuja, il cuore di Palma e il pepe nel mercato nazionale) e il piano ha, inoltre, causato la precarizzazione della qualità della vita.
Queste cinque stelle produttive non ci sono servite. Queste cinque stelle sono: morti, 5000 detenuti, più di 1000 feriti
rimasti senza gambe, uomini senza braccia né piedi; hanno prodotto morti lasciando vedove e orfani, ci hanno mitragliati, hanno lanciato lacrimogeni, nel nome dello sviluppo alternativo.

Una guerra non dichiarata

Per noi non ci sono né salute né educazione. Riguardo l’educazione, ad esempio, ricordiamo che i nostri bambini sono traumatizzati dalla militarizzazione; devono camminare per 4-5 chilometri fino alla scuola e, dato che la zona è militarizzata, devono subire la perquisizione degli zainetti; viene loro chiesto cosa stanno portando nello zainetto, con domande tipo “Stai portando dinamite” “Pallottole?”, “Chi è tuo padre?”, “La mamma?”, “Chi è il capo?”. I bambini sono martellati psicologicamente e non li si lascia passare per andare a scuola. Vicino alle scuole si trovano accampamenti militari. Ogni giorno atterrano elicotteri e gli studenti pensano che sta ritornando la resistenza, con la mobilitazione e la lotta.
La polizia ha cercato noi dirigenti; non avevamo diritto a riunirci in due o tre per la strada, ci hanno tenuti in prigione. Nelle piantagioni si trovano altri prodotti commestibili , come la yucca, il mais e l’acqua; hanno avvelenato e incendiato i campi.


I bambini nella guerra della coca

Leonilda parla dell’impatto che ha avuto sui suoi figli e ci racconta – Mio figlio dice: “Mamma, non andare, ti uccideranno, come con i tuoi compagni, sono venuti a cercarti 15 poliziotti”. Mio figlio era con mia madre io ero in un altro settore ed erano venuti a cercarmi, mio figlio mi dice: “Mammina, non voglio andare in caserma perché ne uscirò come i soldatini che vengono a picchiarti; i bambini della zona vivono con questa tensione, al centro della guerra non dichiarata.
I bambini si sono uniti alla marcia, hanno lottato davanti a noi con le loro pietre e con le loro frecce, spegnevano i lacrimogeni. E non pensano alla studio, pensano all’elicottero, che sorvola minaccioso. I bambini si mobilitano.

La difesa della terra e della coca è di tutti

Dunque, i bambini sono organizzati nei collegi per proteggere e lottare uniti con noi donne in difesa della terra e della pianta sacra che è la coca.
Noi contadini abbiamo vissuto la guerra di eliminazione della coca e abbiamo resistito. Non sono riusciti a sradicare le piante. Il governo ha detto che questo piano Dignidad è un fallimento. Passa il piano di sradicamento delle piantagioni nel 2002 e immediatamente i contadini si mettono a seminar coca perché i nostri fratelli non hanno altro mezzo economico per vivere.
Banzer ha accettato il fatto che il piano sia un fallimento, senza calcolare i disastri umani. Ma la militarizzazione non è terminata nelle zone cocalere della Bolivia.
La coca è pianta sacra nella visione del mondo boliviana.
E’ parte della nostra cultura, è simbolo della Bolivia, è la nostra economia campesina, è l’unico sostento economico per le famiglia povere. Noi mastichiamo tutto il giorno, la mattina, dopo la colazione.
E’ una pianta medicinale, la utilizzano per i rituali, per chiedere la mano, perché i nostri figli la diano alla sposa, per i nostri futuri generi. Con la coca chiedi la mano, senza la coca la mamma della ragazza non ti accetta. E’ un costume della nostra cultura.

Le voci delle donne si fanno sentire contro l’ALCA

Noi donne contadine siamole più colpite dal libero mercato, perché siamo il sostento delle nostre famiglie. Per esempio, se seminiamo le nostre patate e andiamo al mercato e al mercato ci sono patate più grandi e più a buon prezzo, allora si compreranno queste patate e non quelle che hai prodotto tu. Ovvero: ci stanno togliendo la cultura e l’economia, hanno schiacciato il tuo prodotto, coltivato con sacrificio.
L’area del libero commercio genererà maggior migrazione familiare e schiavitù urbana.
Organizziamoci!
Fratelli e sorelle, organizziamoci meglio per difendere i nostri diritti per lottare contro questi mostri, non possiamo permettere che gli imprenditori si impadroniscano della nostra vita.

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