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dossier neofascismo: dopo le elezioni tra tradizionalismo, xenofobia e terzomondismo
by FLZP Thursday, Apr. 20, 2006 at 10:37 AM mail:

L'area dell'estrema destra italiana si trova a fare i conti con la sconfitta cocente che hanno avuto i partitini alla destra di Alleanza Nazionale.

La sconfitta della Casa delle Libertà è stata anche la sconfitta del movimento di ALTERNATIVA SOCIALE di Alessandra Mussolini che raggruppava le componenti estremistiche di Forza Nuova e Fronte Nazionale.
Anche la FIAMMA TRICOLORE di Romagnoli non è riuscita a superare l'1% dei voti e quindi rimane fuori dal parlamento.

L'ennesima sconfitta dell'estrema destra elettorale avrà ripercussioni su tutto un ambiente da anni in attesa di agganciarsi al carro del berlusconismo ma sempre scaricato e rigettato nell'extraparlamentarismo.

L'estrema destra si trova in Italia a rivedere le sue strategie dopo l'ennesima debacle elettorale.
A destra di A.N. si trova un pò di tutto: dai tradizionalisti cattolici a quelli pagani, dai sindacalisti rivoluzionari ai filoislamici, dai razzisti schietti e dichiarati alla Franco Freda fino ai
terzomondisti e agli eurasiatisti.

Un magma , un autentico crogiulo di sigle e movimenti, nomi di associazioni culturali e riviste, che da decenni muta pelle ma non cambia idee.
Intorno agli anni novanta abbiamo assistito alla rifondazione del neofascismo dopo che il MSI-DN si preparava a trasformarsi in Alleanza Nazionale.

Nacquero in quei primi anni novanta diverse sigle che andarono a ricostituire ambienti scompaginati dopo la chiusura di Ordine Nuovo, Avanguardia Nazionale e Terza Posizione.

LA BASE AUTONOMA raggruppava l'area degli skinhead's nazisti e razzisti italiani che ruotava attorno alla figura di Maurizio Boccacci (capo del Movimento Politico Occidentale a Roma).
Attorno a Base Autonoma si unirono il VENETO FRONTE SKINHEADS di Puschiavo e AZIONE SKINHEAD'S di Duilio Canu.
Anche Avanguardia di Popolo di Napoli aderì al progetto Base Autonoma che verrà definitivamente messo nel cassetto dopo che il Ministero degli Interni varerà la Legge Mancino nella primavera 1993.

Al fianco della Base Autonoma si poneva l'ambiente culturale dell'UOMO LIBERO, rivista e casa editrice nel milanese, di Sergio Gozzoli, Piero Sello, Gianantonio Valli, Alberto Mariantoni e Mario Consoli.
Tutto l'ambiente skinheads , dopo aver creato altre sigle come la famigerata HAMMERSKINS , sembra essere rifluito dentro la FIAMMA TRICOLORE o FORZA NUOVA.

Un progetto sempre impostato sulla xenofobia e il razzismo fu quello portato avanti negli stessi anni anche dal procuratore padovano Franco Giorgio Freda, un passato da primula nera del neofascismo molti anni di carcere per Piazza Fontana e editore a Brindisi delle Edizioni di "Ar".
Freda diede vita ad un organizzazione politica chiamata FRONTE NAZIONALE che propagandava l'inizio delle guerre razziali.
Il Fronte Nazionale venne sciolta nell'estate del 93 in base alla Legge contro antisemitismo e razzismo voluta dall'allora ministro d.c. Nicola Mancino.

In quel periodo agiva a Roma anche l'altro vecchio del neofascismo italiano, Stefano Delle Chiaie, che aveva dato vita alla LEGA NAZIONAL-POPOLARE con l'ex deputato missino Staiti di Cuddia.

Collegata al movimento di Delle Chiaie - presentatosi senza successo in alcune tornate elettorali regionali - c'era la rivista "LA SPINA NEL FIANCO" di Luca Galmozzi.

Altra realtà dei primi anni novanta attivissima nell'area di Roma fu il Movimento di MERIDIANO ZERO fondato dal figlio dell'ex capo di Ordine Nero , Clemente Graziani, Rinaldo Graziani che aveva collegamenti con ambienti del MSI-DN in particolare Fare Verde e FUAN (i gruppi studenteschi e ecologisti del partito di Gianfranco Fini).

Meridiano Zero decise l'autoscioglimento per evitare le perquisizioni che in quella primavera del 1993 colpirono tutta l'area dell'estrema destra. Collegato al movimento di Graziani anche il Centro Studi "Orientamenti e Ricerca".

Realtà emergenti in quel periodo dell'area neofascista si rivelarono due riviste: la milanese "ORION" e la trapanese "AVANGUARDIA".

Nata nei primi anni ottanta "Orion" propagandava una visione eurasiatista, l'alleanza con l'Islam e gli ambienti nazionalisti russi e intrattenne relazioni di alto livello con ambienti del FRONTE NAZIONAL COMUNISTA anti-Eltsin.

Direttore della rivista milanese era Maurizio Murelli, arrestato nel 1972 per la bomba di Milano che uccise durante una manifestazione missina l'agente di P.S. Marino.
Tra i collaboratori di "Orion" anche Alessandra Colla, moglie del Murelli, Claudio Mutti , Carlo Terracciano, Marco Battarra.

"Orion" ha mantenuto ottimi rapporti con l'UCOII (unione delle comunità islamiche in italia) di Roberto Hamza Piccardo , con gli sciiti napoletani dell'agenzia di stampa del "Puro Islam" diretta da un convertito italiano e con diversi esponenti dei centri studi strategici e militari russi.

Collegate a "Orion" in quei primi anni novanta sia il FEL (Fronte Europeo di Liberazione) sia SINERGIE EUROPEE (che si riuniva per delle Università estive) che il MOVIMENTO POLITICO ANTAGONISTA costituito attorno al mensile milanese assieme all'altra rivista d'area "AURORA" stampata a Cento e diretta da Costa. Collegayo al M.P.A. anche il gruppo militante di Nuova Azione che si dichiarava apertamente nazionalcomunista.

Molti dei responsabili di "Orion" - tra cui Terracciano, Mutti e la Colla, - sono passati a "Eurasia".

"AVANGUARDIA" mensile trapanese diretta dall'ex dirigente missino Leonardo Fonte propagava l'idea di un progetto - denominato "Eurasia-Islam" - di "alleanza spirituale , politica e rivoluzionaria" con l'Islam in particolare con la Repubblica Islamica dell'Iran

Fautore di questo progetto l'avvocato pescarese Maurizio Lattanzio , già autore di un volume "Stato e Sistema" per le edizioni di "Ar" e collaboratore di "Ideogramma", "Orion" e "Jihad".

La collaborazione di Lattanzio si interromperà senza lasciare traccia verso la metà degli anni novanta e la rivista continuerà a pubblicare articoli di revisionismo storico, negazionismo e saggi sul Terzo Reich.

Tra i collaboratori di "Avanguardia" ricordiamo Paolo Rada, Manuel Negri, don Curzio Nitoglia (cattolico tradizionalista e direttore di un mensile antisemita "SODALITIUM" stampato in Piemonte) , Dagoberto Bellucci (poi convertitosi all'Islam sciita) e Vincenzo Vinciguerra (l'autore reo confesso della strage di Peteano che nel 73 colpì a morte tre carabinieri in Friuli condannato all'ergastolo e autore di memoriali ripubblicati dal mensile trapanese).

La situazione da allora è molto cambiata.

"Orion" , sotto la direzione di Gabriele Adinolfi - ex di Terza Posizione - ha abbandonato molte delle sue posizioni antimondialiste e terzomondiste per rispolverare i cardini sociali del primo fascismo movimentista e "di sinistra".

"Avanguardia" , senza l'apporto teorico di Maurizio Lattanzio, ha sviluppato il suo programma di Comunità Politica Nazionale con diverse redazioni regionali e la collaborazione con l'editore "Malatempora".

Testi di Negri e Lattanzio sono inoltre stati pubblicati dal sito islamico , revisionista e negazionista con accenni antisemiti, di Ahmed Rami - ex ufficiale marocchino rifugiato in Svezia dopo un tentativo di colpo di stato contro il re Hassan.

Maurizio Lattanzio sembra abbia collaborato di recente con l'agenzia stampa "Islam Italia" diretta da un altro ex militante di "Avanguardia" , Dagoberto Bellucci, finito nel Libano degli Hizbollah e pubblica articoli per "Assadakah" , una rivista pro-araba di Roma, e sul suo sito "Mokawama" collegato alla resistenza islamica libanese.

Nuove realtà sono cresciute nell'estrema destra dal fallimento degli anni novanta: dall'Associazione di Amicizia Italia-Iraq con sede nel bresciano alle organizzazioni militanti di FORZA NUOVA (Roberto Fiore e Maurizio Morsello) , FRONTE NAZIONALE SOCIALE ( Adriano Tilgher con l'imprimatur del leader dell'omologo Front National francese del razzista Jean Marie Le Pen) e ALTERNATIVA SOCIALE (creato nel 2003 dall'onorevole Alessandra Mussolini dopo la sua decisione di abbandonare ALLEANZA NAZIONALE).

Anche gli ambienti più radicali dentro Alleanza Nazionale si sono organizzati dentro la DESTRA SOCIALE del ministro Alemanno e del presidente uscente della regione Lazio on. Storace.

A compattare i movimenti radicali alla Destra Nazionale sembrano diversi centri sociali autogestiti a Roma e occupati da neofascisti (Casa Pound tra tutti) e la rivista patinata del partito di Gianfranco Fini, "Area" diretta dall'ex Terza Posizione Marcello De Angelis.

Collegamenti con ALLEANZA NAZIONALE e LEGA NORD sono anche quelli che hanno gli ambienti integralisti cattolici raccolti in Italia attorno a due testate "SODALITIUM" di don Francesso Ricossa e "LA TRADIZIONE CATTOLICA" pubblicato a Rimini dove opera anche il Centro Studi Federici.

Nell'area dei cattolici tradizionalisti lefebriani troviamo anche alcune case editrici ( la bresciana "Civiltà") l'organizzazione "Militia Christi" attiva a Roma e il Centro Studi Lepanto diretto fino a qualche anno or sono da Massimo Introvigne.

Un tentativo di riunificare le realtà militanti è stato quello promosso dal MOVIMENTO NAZIONAL-POPOLARE che pubblica a Roma la rivista "ORIENTAMENTI"

"Orientamenti" è diretta da Nicola Cospito ed ha , tra i suoi collaboratori Ulderico Nisticò, Giovanni Perez, Andrea Monastra e altri ex appartenenti al Msi in contatto con la Fondazione "Julius Evola" - diretta da Gianfranco De Turris - e la casa editrice romana del "Settimo Sigillo" di cui pubblicizzano e recensiscono i testi.

Marco Tarchi è il responsabile italiano della Nuova Destra collegata alla omologa francese del pensatore e filosofo Alain De Benoist. Da anni Tarchi si è allontanato dall'area neofascita , dirige il mensile "DIORAMA LETTERARIO" a Firenze e in passato anche la rivista di approfondimento culturale "ELEMENTI".

Interessante anche il percorso seguito dai fuoriusciti da "Orion" che hanno dato vita al centro studi Arktogaia successivamente diventato la base del COORDINAMENTO PROGETTO EURASIA e del trimestrale "EURASIA" - rivista di studi geopolitici.

Direttore di "Eurasia" è Tiberio Graziani. Tra i collaboratori in redazione spiccano i nomi di Claudio Mutti (responsabile delle edizioni "All'insegna del Veltro" di Parma ed ex collaboratore di "Orion", "Bell'Italia", "L'Umanità" e "Italia Settimanale"), Aleksandr Dughin (direttore della rivista russa "Den" e autore di saggi di geopolitica e studi internazionali), Aldo Braccio (che ha pubblicato per "Ar" di Franco Freda), Daniele Scalea, Martin A. Schwarz, Carlo Terracciano (autore di numerosi saggi di geopolitica e collaboratore di "orion" defunto nel settembre scorso), Stefano Vernole (che pubblica, assieme a Scalea, articoli di politica internazionale sui siti di Italiasociale e Aljazira quest'ultima diretta da un altro dei collaboratori del trimestrale geopolitico , Enrico Galoppini, che si occupa del mondo arabo e islamico in particolare della situazione palestinese traducendo da quotidiani e settimanali di lingua araba).

Editore di "Eurasia" è "All'Insegna del Veltro" di Parma che ha dato alle stampe anche testi di filosofia, religione, geopolitica e il famigerato "Rapporto Leuchter" che nega le gasazioni ad Auschwitz , libello antisemita utilizzato per anni dagli "storici" revisionisti e negazionisti alla Faurisson e alla Irving per le loro deliranti conferenze.

Collegate ad "Eurasia" sono le comunità militanti di Torino e diversi siti come quello della Brigata Eurasiatista.

Riportiamo alcuni dei siti consultabili per una maggiore informazione:


interessanti anche alcuni dei siti di riferimento pro-palestinesi spesso citati dai siti dell'estrema destra tra i quali citiamo:

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pubblicità o info? nel dubbio hidda i nazi
by hidda Thursday, Apr. 20, 2006 at 10:43 AM mail:

troppi link di siti fascisti su questo post e riferimenti espliciti all'area neofascista.
Pubblicità dei soliti spammoni fascisti o post di informazione?
mettetelo nel forum che ne parli qualcuno laggiù non nel newswire

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spamm ma interessante
by 1 Thursday, Apr. 20, 2006 at 10:50 AM mail:

comunque servono questi post di notizie sui fasci.

molto più di quell'altro contenente sessanta post da hiddare

e poi chi lo decide cosa e perchè hiddare?

ci sono gli admin

lasciate che siano loro a decidere

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che stronzata
by iraq libero non è un sito fascista Thursday, Apr. 20, 2006 at 10:51 AM mail:


informati demente

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veramente non c'é scritto che è un sito fascista, svegliaaaa
by x quello sopra Thursday, Apr. 20, 2006 at 10:58 AM mail:

c'é soltanto un elenco di siti consultabili "per maggiori informazioni".

nessuno ha scritto che sono siti fascisti - anche se alcuni lo sono certamente - leggi bene prima di postare commenti inutili.

per quanto mi riguarda io questo post lo terrei anche perchè contiene informazioni utili anche se magari non del tutto aggiornate.

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comunque se questa è l'estrema destra possiamo stare tranquilli
by cccp Thursday, Apr. 20, 2006 at 11:20 AM mail:

più che di questi scapestrati io mi preoccuperei dei vari Saba e compagnia bella , quelli legati alla vecchia P2 e che hanno legami istituzionali dentro FF.AA. , C.c., P.s. ECC. ECC.

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fa cagare
by io Thursday, Apr. 20, 2006 at 11:23 AM mail:

questo dossier fa cagare, non c'è scritto un cazzo e tutte le informazioni non sono minimamente aggiornate.

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hai ragione: ora lo stampo e mi ci pulisco il culo
by ok Thursday, Apr. 20, 2006 at 11:28 AM mail:

si hai ragione fa davvero cagare

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aggiornare cosa? che la cdl l'ha presa nel culo?
by ????? Thursday, Apr. 20, 2006 at 11:39 AM mail:

veramente non mi sembra che ci siano da fare troppi aggiornamenti visto che parte analizzando la sconfitta dei neofascisti alle ultime elezioni
che cazzo volevi anche quanti bidet si fa la Mussolini?
quanti post spamma Blondet?
le pippe di Mutti con Palazzi?
le stronzate di amina suina dell'ucoii?
il comitato antisuina e le avventure boccaccesche di bellucci con la Henger?
gli ufo di claudio?
guarda che di queste coglionate c'é pieno il newswire, cercatele e non rompere le palle.

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qualche inesattezza
by ... Thursday, Apr. 20, 2006 at 12:47 PM mail:

carlo terracciano r.i.p.
"avanguardia" e' ormai in simbiosi con "comunitasisti" e campo antiimperialista aka iraq libero aka legittima difesa
settimo sigillo pubblica anche i saggi del filosofo Preve con zeribinatura di mutti... e vissero tutti felici e contenti...

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@FLZP
by l Thursday, Apr. 20, 2006 at 3:17 PM mail:

E che centra queste dossier su il neofascismo , con il link dei siti che parlano dei palestina .Perche per esempio non ai fatto vedere le fotografie di Finni con Sharon ? , e chiaro lo che cerchi té !!!! ,con la scussa di postare informazione antifascista , lo che voi dire é ,che chi é con la resistenza irachena e con il popolo palestino , é un fascista .tu lo che sei un luppo travistitto di pecora !!!!!!!!!! , vaiiiii a cagareeeeeeeeee ! , va fanculo té e i fascisti !!!

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il post è interessante ma datato
by pal-com Thursday, Apr. 20, 2006 at 3:46 PM mail:

Ci sono troppe informazioni vecchie di quindici anni che non solo risultano penalizzanti l'intero post ma soprattutto sono sorpassate.
Freda per esempio è stato messo al gabbio con altri dirigenti del Fronte Nazionale ma nel dossier non se ne parla.
La Lega Nazionalpopolare di Delle Chiaie ha avuto vita assai breve e tutt'altro che intensa limitandosi a rarissimi volantinaggi a Roma e provincia. Oggi non esiste più.
"Avanguardia" è allineata con il Campo Anti-imperialista di Pasquinelli e con i "Comunitaristi" mentre "Orion" è fascista con rarissime posizioni in politica estera (Adinolfi poi ha spesso criticato la nuova dirigenza iraniana mentre la vecchia direzione del mensile milanese era quasi tutta filoislamica).
Insomma tranne qualche errore e dati vecchi il post è accettabile.
I siti palestinesi effettivamente c'entrano poco comunque se ce li ha messi un motivo ci sarà. Non sono solo i fasci a solidarizzare con la resistenza in Iraq e Palestina stanne certo.

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non è vero!
by orionista Thursday, Apr. 20, 2006 at 4:09 PM mail:

Non è affatto vero che "Orion" ha abbandonato "molte delle sue posizioni antiimperialiste e antimondialiste" come ha scritto FLNZ

In questo dossier sono contenute anche delle inesattezze sull'ideologia di questi gruppi.

"Orion" è sempre organo del fronte antimondialista , pubblica ogni mese dei bellissimi dossier contro la violenza criminale dei sionisti in Palestina e quella delle cosiddette forze multinazionali mondialiste in Iraq e Afghanistan.

chi ha postato questo articolo deve conoscere poco il lavoro di ricerca e il salto di qualità che "Orion" ha fatto dalla gestione Adinolfi fino ad oggi.

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IN EFFETTI.......
by zoroaster Thursday, Apr. 20, 2006 at 4:26 PM mail:

i link coi siti sulla Palestina ci stanno come il cavolo a merenda.

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ci stanno come il cazzo in culo: benone!
by anticristo Thursday, Apr. 20, 2006 at 4:35 PM mail:

Zoroaster scrive che i siti sulla Palestina non ci stanno bene.
Io dico: e allora?
perchè c'entra qualcosa il Campo Antimperialista?
Franco Cardini? De Turris? anche alcune delle case editrici citate non hanno certo l'etichetta di essere di estrema destra.
Mi sbaglio oppure oggi c'è stato un attacco di coglionaggine acuta che pare abbia colpito gli utenti di indymedia?
Forse è bene continuare a menarsela con le porcate nazistoidi degli spammatori alla Palazzi, alla Amina Suina, alla Naziberto Bellucci, alla Claudio o alla Antision.
E' chiaro che se ogni discussione sul neofascismo o ogni tentativo di analisi del neofascimo vanno a finire con un "hidda il fascio" e cazzate simili non si farà mai luce su quello che è il mondo dell'estremismo radicale neofascista.
Indymedia è uno spazio aperto per postare notizie e opinioni su episodi e fatti. Benissimo.
E questo post spiega in maniera abbastanza sommaria quello che è il neofascismo italiano.
Vediamo di continuare casomai a postare commenti utili per capire meglio chi sono e cosa fanno i neofascisti italiani. Intanto molte delle differenze ideologiche che sono presenti in questo dossier mi erano sconosciute così' come non avevo idea delle divergenze che esistevano in questi ambienti.
Indymedia deve cercare di lavorare per aprire varchi nelle fila nemiche, capire chi sono e come si muovono, quali strategie e obiettivi hanno i neofascisti.
Intanto sono fuori dal governo e anche dal parlamento: che non è male.

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Idda il fassio!
by Idda il fassio! Friday, Apr. 21, 2006 at 12:21 PM mail:

Idda il fassio!

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qualche dritta di una qualche utilità sulle radici del neofascismo
by . Friday, Apr. 21, 2006 at 3:52 PM mail:

Scriveva venticinque anni fa il prof. Franco Ferraresi sulla "destra radicale" in un capitolo del suo libro "LA DESTRA RADICALE" ediz. Feltrinelli 1984 :

"Intorno alla metà degli anni settanta la lettura della situazione politica italiana e internazionale effettuata dalla destra radicale può essere induttivamente ricostruita nella maniera che segue. La politica almirantiana del doppio binario (doppiopetto più uso della "piazza di destra" con ammiccamenti ai simpatizzanti del colpo di forza) fallisce nel suo obiettivo principale, lo spostamento a destra dell'asse politico del paese, che al contrario va scivolando a sinistra. Ciò comporta anche una valutazione negativa delle ipotesi di Destra Nazionale e Eurodestra (...).

L'emergere dei nuovi bisogni porta all'apparizione di nuovi soggetti rivoluzionari , non riducibili alla lotta operaista; la lotta contro la repressione e la marginalizzazione si trasforma in maniera drastica e frontale nello scontro con un 'palazzo' che raccoglie ormai anche le forze della sinistra. (...)

Di questa fase la nuova destra fornisce una lettura per molti aspetti analoga a quella dell'estrema sinistra , recuperandone anche, almeno in parte, gli strumenti di analisi e le chiavi interpretative al punto di giungere all'ipotesi di una linea strategica comune (...).

Il referente metapolitico principale per questa analisi è il secondo dei grands textes politici di Evola, "Cavalcare la tigre", nella più radicale delle letture da esso consentita, quella proposta già alla fine degli anni sessanta da Franco Freda (...).

...senza volersi addentrare nell'esegesi del pensiero evoliano basta accennarem che uno dei concetti principali di "Cavalcare la Tigre", quello di apolitia, è suscettibile di almeno due letture: una prima esclusivamente centrata sulla dimensione interiore dell'individuo (...) , la seconda lettura interpreta l'apolitia come rifiuto di inserirsi nel sistema politico attuale e quindi di aderire alle componenti che l'hanno espresso (l'Antitradizione come spirito del male evocato dalla sovversione borghese) e addita l'impegno politico (...) - esasperato sotto forma di 'milizia', 'via eroica', 'guerra santa' - come lo strumento più valido e autentico di realizzazione spirituale.

E' questa la linea suggerita da Freda fin dalla recensione del 1963 al testo evoliano , poi ripresa e sviluppata ne "La Disintegrazione del Sistema" del 1969, opuscolo ormai ritenuto un 'classico' , il manifesto del manifesto del "quarto fronte", il fronte europeo...


crf Franco Ferraresi - "La Destra Radicale" - edizioni Feltrinelli - Milano 1984.

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Visto che si parla di neofascisti aggiungerei anche queste considerazioni
by antimperialista Friday, Apr. 21, 2006 at 4:14 PM mail:

Indymedia spesso ha inserito il nome dei rappresentanti del Campo Antimperialista nel novero dei fascisti.
Noi rifiutiamo qualsiasi contaminazione con i fascisti e siamo per un dialogo solo con quelle realtà autenticamente democratiche e rivoluzionarie che abbiano sottoscritto il nostro appello a favore della Resistenza in Iraq.
Il professor Franco Cardini ha sottoscritto, assieme al prof. Costanzo Preve, il nostro appello alcuni anni or sono per aderire ad una manifestazione indetta a Roma in favore del blocco di forze della Resistenza irachena.
Non è essere fascisti cercare di opporsi all'imperialismo americano.
Se anche esponenti della destra neofascista hanno ritrenuto giusto aderire non è comunque un operazione legittima , nè moralmente nè politicamente, additare un area eterogenea come quella del Campo Antimperialista come un covo di fascisti.

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Info Castelvecchi Editore sui fascisti
by ugo maria tassinari Friday, Apr. 21, 2006 at 4:38 PM mail:

Nel suo volume Ugo Maria Tassinari , "Fascisteria" , ha ricostruito la storia dell'estrema destra fino a qualche anno fa.
Riporta anche i seguenti link di siti dell'estrema destra neofascista alcuni ancora on line e di un certo interesse per saperne di più su questi ambienti.

- http://www.arctogaia.com/public/ital.htm

(sito di ambienti nazional-bolscevichi collegato a Orion e al Coordinamento Progetto Eurasia, con testi di Jean Thiriart, Julius Evola, Aleksandr Dughin e Guillaume Faye).

- http://www.carpediem.it

- http://www.geocities.com/CapitolHill/2758/destra/html

- http://www.asslimes.com

- http://www.abbc.com/aaargh

(noto sito revisionista dell'area negazionista di sinistra creato dagli ambienti della Vieille Taupe francese)

- http://www.paganitas.com

- http://www.kelebler.org

(sito di Miguel Martinez già responsabile di Nuova Acropoli , specie di setta new age di destra creata in Argentina , e di Alleanza Cattolica)

A proposito della destra cattolica tradizionalista ricorderei pure i nomi di Massimo Introvigne, già direttore del CESNUR e del Centro Studi Lepanto. Introvigne dovrebbe essere in ottimi rapporti con la massoneria francese se la filiale oltrealpe del Cesnur di Parigi riceve sovvenzioni e finanziamenti ingenti dalla Grande Loggia Nazionale Francese.

Sempre tra le fila della destra cattolica esiste il bollettino "Controrivoluzione" , organo ufficiale dell'anti-89 , con redazione a Firenze e agganci nella Casa delle Libertà (specie con la Lega Nord).

Andrea Insabato , il neofascista che cercò di far esplodere una bomba nella sede de "Il Manifesto" ,
viene dagli ambienti di Militia Christi altro gruppuscolo cattotradizionalista romano in contatto con i lefebvriani di don Curzio Nitoglia dell'Istituto Mater Boni Consilii di Verrua Savoia (TO) cioè il centro di diffusione della rivista "sodalitium" su posizione dichiaratamente pre-conciliari.
Priore dell'Istituto è don Ugolino Giugni. Il centro sodalitium ha anche una casa editrice che ha sfornato una serie di pubblicazioni dai toni furiosamente antiebraici:

- Israel Shahak - "Storia ebraica e giudaismo"
- San Giovanni Crisostomo - "Omelie contro gli Ebrei"
- Emmanuel Ratier - "Misteri e segreti del B'nai B'rith"
- Emmanuel Ratier - "I guerrieri di Israele"
- don Curzio Nitoglia - "Dalla sinagoga alla chiesa"
- don Curzio Nitoglia - "Sionismo e Fondamentalismo"

ricordo che l'animatore di questa congrega di conservatori ultracattolici piemontesi, don Nitoglia, collaborava anche con l'antisemita "Avanguardia" di Trapani e aderì a messe in memoria dei fasci a Acca Larenzia nella sezione di Alleanza Nazionale più nera della capitale.

Collegato al centro studi cattolici ci sarebbe pure un circolo di studi cattolici , il "Davide Albertario" di Milano che ha anche un proprio sito internet ( http://www.davidealbertario.it) e organizza conferenze e incontri con esponenti della casa delle libertà.

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Fascio per Fascio ci sono anche questi quaggiù
by Antifascismo militante Friday, Apr. 21, 2006 at 4:53 PM mail:

Visto che state cercando di saperne di più sull'estrema destra italiana allora non dimenticatevi di dare un occhio anche a questi tizi della casa editrice "Graphos" di Genova.
Si dichiarano marxisti di tendenze bordighiste. La maggioranza dei responsabili di questo gruppuscoli proviene dalle fila del vecchio partito comunista internazionalista , come Graphos hanno pubblicato opere di Pederiali e dello stesso Bordiga sulla questione marxista ma anche parecchio materiale revisionista e studi che negano l'olocausto ebraico in Europa.
Alcuni titoli dal loro catalogo sono indicativi di una tendenza precisa che li colloca a destra rispetto al movimento No Global:

- Robert Faurisson - "E' autentico il diario di Anna Frank?" (2000) con introduzione di Cesare Saletta;

- Paul Rassinier - "La Menzogna di Ulisse" - nuova edizione del 1996 con prefazione di Cesare Saletta;

- Cesare Saletta - "Per il revisionismo storico contro Vidal Naquet" (1993). contiene un appendice di Robert Faurisson dedicata ai processi contro il negazionista canadese Ernest Zundel accusato dal Tribunale Federale di Ottawa di aver diffuso menzogne a mezzo stampa.

- Roger Garaudy - "I miti fondatori della politica israeliana" (1996). Aberrante libello antisemita mascherato con l'antisionismo di un ex filosofo marxista convertito all'Islam come il francese Garaudì. contiene una nota editoriale probabilmente a firma di Corrado Basile.

- AA.VV. - "Sul terrorismo israeliano" (2004) una serie di saggi antisionisti raccolti dal francese Serge Thion. Tra gli altri sono presenti scritti di Noam Chomsky, Israel Shahak (ebreo molto apprezzato dall'estrema destra europea), Oded Yinon, Livia Rokach, Nasser H. Aruri, Arno Weinstein.

- Franco Deana - "Studi Revisionisti" (2002) con prefazione di Cesare Saletta.

si consulti per altre informazioni anche il sito della Graphos:

http://www.graphos.it

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I neofascisti pro-islamici
by Antifascismo militante 2 Friday, Apr. 21, 2006 at 5:13 PM mail:

Tra i fascisti filoislamici c'é la Comunità Politica Nazionale di "Avanguardia" che ha un mensile e un sito internet informativo ( vedi http://www.avanguardia.tv/notizie.htm ).
Il mensile è diretto dal rautiano Leonardo Fonte e vanta tra i suoi collaboratori Manuel Negri, Paolo Rada, Giuseppe Candelo. In passato scriveva per il mensile trapanese anche l'economista Giacinto Auriti , l'inventore anni fa della moneta locale chiamata SIMEC.

"Orion" ha sempre sottolineato di rappresentare il Mensile del Fronte Antimondialista e l'organo di riferimento del Fronte Europeo di Liberazione vantando collaborazioni a sinistra, manifestando con militanti di Rifondazione Comunista e organizzazioni islamiche italiane contro l'aggressione americana in Iraq e dedicando ampi dossier alla questione palestinese.

"Movimento Sociale - Fiamma Tricolore" dopo la svolta alla segreteria nazionale e l'affermazione di Romagnoli che ha spodestato Pino Rauti il MS-FT è stata l'unica forza politica che ha preso posizione a favore della Repubblica Islamica dell'Iran quando nel novembre scorso il presidente iraniano Mahmood Ahmadinejad dichiarò di voler cancellare Israele dalle carte geografiche del medio oriente.

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troppi dati sono stranoti e vecchi cercate di aggiornarli o evitate di postare
by luca Friday, Apr. 21, 2006 at 5:33 PM mail:

Molti dei link riportati sono chiusi, alcuni sono poco aggiornati e altri sono di associazioni che non hanno a che vedere con i fascisti.
I siti palestinesi all'inizio del post non c'entrano davvero niente con l'estrema destra.
I neofascisti lo sappiamo amano farsi pubblicità su Indymedia.
Comunque cercherei maggiori dettagli sul web e posterei solo notizie degli ultimi cinque-sei mesi per poter esser certi che siano attendibili.

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anche Maurizio Blondet è un bello spammone fasciocattolico
by blondet Friday, Apr. 21, 2006 at 5:45 PM mail:

Non dimenticherei neanche di inserire in questo dossier il nominativo di Maurizio Blondet lo spammone che impesta indymedia di post antisemiti.

Ha scritto anche dei libri il giornazista cattolico tra cui "Complotti" (i fasci si sa che sono complessati dalla mania complottista), "Gli adelphi della dissoluzione"
(un libro assolutamente allucinante e demenziale che vorrebbe far ricadere tutti i disastri dell'umanità sulla casa editrice "adelphi" . roba da matti!) e "Osama bin Mossad" oltre al noto "Chi comanda in America" entrambi pubblicati dalle edizioni effedieffe milanesi

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hidda il fassio
by hidda il fascio Friday, Apr. 21, 2006 at 6:04 PM mail:

basta spamm di blondet su indymedia hiddate

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neofascismo e sionismo ci sono anche quelli proisraeliani
by )- Friday, Apr. 21, 2006 at 6:13 PM mail:

Mica tutti i fascisti sono filoislamici come scrivete voi sopra. Ci sono stati anche dei movimenti fascisti pro Israele. Pensa che quelli di Terza Posizione e dei Nar alla fine degli anni settanta andarono a combattere con i maroniti libanesi al fianco degli israeliani contro i palestinesi sostenuti dai comunisti e dai progressisti locali.

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Hai capito proprio tutto te
by x questo scemo sopra Friday, Apr. 21, 2006 at 8:29 PM mail:

Infatti tra le fila dei fans di Israele c'é Squalo alias Leonelli che spamma a tutto andare.

E' proprio vero che ci sono anche i nazi-israeliani

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Squalo è solo un idiota
by Tarantola Friday, Apr. 21, 2006 at 8:45 PM mail:

Un troll da due soldi che spamma cazzate contro i palestinesi da anni , una macchietta che tutta Indymedia conosce anche troppo bene. Non è fascista è solo un idiota.

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Altre informazioni più aggiornate
by luca Saturday, Apr. 22, 2006 at 3:20 PM mail:

Visto che il dossier che hanno presentato è alquanto datato mi permetto di dare alcune ulteriori informazioni prese su internet.

L'area dei Comunitaristi per fare un esempio è attivissima nel Lazio e in Abruzzo , pubblica la omonima rivista "Comunitarismo" e sostiene il Campo Anti-Imperialista di Moreno Pasquinelli al quale avevano aderito anche i CARC.
Anche se quest'area non è collegata all'estrema destra è però storicamente provato che aderirono ad alcune delle loro iniziative molti nomi noti del neofascismo italiano a cominciare da Claudio Mutti , Franco Cardini, Alessandra Colla che sottoscrissero l'appello per la manifestazione pro-resistenza irachena nel dicembre 2003.
La realtà emergente dell'area neofascista resta "Eurasia" che , oltre all'omonima rivista di studi geopolitici , pubblica on line analisi e notizie di politica internazionale.
Tra i collaboratori non citati di "Eurasia" figurano anche l'ex ambasciatore a Mosca e politologo Sergio Romano, lo storico Stefano Fabei (autore tra l'altro di un bellissimo libro sul Gran Muftì di Gerusalemme , Haji Amin al Husseini, intitolato "Una Vita per la Palestina" ediz. Mursia), Entico Galoppini (che dirige il sito http://www.aljazira.it sul quale compaiono anche articoli di Vernole, Scalea e Mutti) e la comunista Susanne Scheidt.

Nel numero di presentazione di Eurasia si parla anche di un sito internet dedicato ad una rivista di geopolitica turca "2023" ( on line si trova a http://www.2023.gen.tr ).

Definire comunque il Progetto Eurasiatico come "fascista" credo sia limitativo e fondamentalmente scorretto anche perchè sia Costanzo Preve che la Scheidt sono noti storici marxisti di valore.

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su Eurasia (per Luca)
by antifa Saturday, Apr. 22, 2006 at 3:33 PM mail:

Eurasia e' una rivista di geopolitica fascista.
Non e' affatto "emergente". Anzi il tentativo di infiltrare l'estrema sinistra e di fare "egemonia" culturale sulla base di un "antiamericanismo" insensato e privo di analisi (basato ovvero sul rifiuto dell'America e degli americani in quanto tali, ovvero secondo uno schema fascista/razzista) ha fallito già anni fa. Gli unici che hanno "convinto" sono gli "strani" noglobal del campo antimperialisti e qualche ml in odor di servizi. E ormai da anni hanno smesso di fare quei (pochi) proseliti che avevano cominciato a fare nel 2002/2003.

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L'estrema destra infiltra il Campo?
by luca Saturday, Apr. 22, 2006 at 3:39 PM mail:

Prova a darmi un nome, ripeto un solo nome, di qualcuno del Campo Antimperialista che sia di estrema destra.

Se escludi l'appello pro-resistenza irachena , di cui ho citato antefatti, non esiste alcun rapporto organico tra elementi neofascisti e il Campo Antimperialista.

Anche i "Comunitaristi" non possono essere accusati di neofascismo visto che la loro linea è di superare gli opposti estremismi.

"Eurasia" è una rivista che eventualmente riunisce firme diverse di autori provenienti sia da destra che da sinistra (il fatto che l'editore sia il Veltro di Mutti ovviamente può rafforzare l'idea di un iniziativa d'area neofascista ma così non è).

Hai mai letto realmente quello che pubblicano su "Eurasia"?
Non c'é nessun esplicito riferimento nè al Fascismo storico e neanche al neofascismo.

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Freda pubblica i libri con le prefazioni di Ferrara
by Tabula Rasa Saturday, Apr. 22, 2006 at 3:59 PM mail:

Oramai anche il più noto antisemita tra gli antisemiti italiani, il nazista Franco Freda , ha gettato la spugna.
Le sue Edizioni di Ar - si veda il sito http://www.libreriar.it - si limitano a ripubblicare tutti i classici del pensiero di destra (tra i libri anche scritti di Adolf Hitler, Pierre Drieu de la Rochelle, Leon Degrelle, Julius Evola, Cornelio Codreanu insomma i vecchi gerarchi nazi d'Europa) e , tra le altre cose, ha pubblicato un libro di Pisciafuoco con introduzione del maialone della "7" già psi,forza italia e altro Giuliano strutto Ferrara.
VERGOGNA!
Un mezzo ebreo lardoso che collabora con Freda!
Non c'é più religgione!

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sul sito di aljazira
by luca Saturday, Apr. 22, 2006 at 4:13 PM mail:

Sul sito che avete inserito c'é anche un intervista a Claudio Mutti.

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"L'Unità" nella trama neofascista
by Scovafasci Saturday, Apr. 22, 2006 at 4:20 PM mail:

Anche se quest'area non è collegata all'estrema destra è però storicamente provato che aderirono ad alcune delle loro iniziative molti nomi noti del neofascismo italiano a cominciare da Claudio Mutti , Franco Cardini, Alessandra Colla che sottoscrissero l'appello per la manifestazione pro-resistenza irachena nel dicembre 2003.



FRANCO CARDINI E' UN NOME NOTO DEL NEOFASCISMO ITALIANO.
FRANCO CARDINI HA SCRITTO PIU' VOLTE SULL' "UNITA'".
DUNQUE "L'UNITA'" E' UN GIORNALE NEOFASCISTA.
D'ALTRONDE "L'UNITA'" HA PUBBLICATO UN DVD DI MARCO DOLCETTA INTITOLATO "LE TORRI DEL DIAVOLO".

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2023
by Scovafasci Saturday, Apr. 22, 2006 at 4:24 PM mail:

Nel numero di presentazione di Eurasia si parla anche di un sito internet dedicato ad una rivista di geopolitica turca "2023" ( on line si trova a http://www.2023.gen.tr ).


SONO I FASCISTI TURCHI. NON A CASO SI INTITOLANO "2023", CHE E' UN NUMERO MAGICO DEI FASCI.

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Emergente o emersa?
by Tolomeo Saturday, Apr. 22, 2006 at 4:47 PM mail:

Antifa wrote:
Eurasia e' una rivista di geopolitica fascista.
Non e' affatto "emergente".


Hai ragione. L'Eurasia non è affatto EMERGENTE. E' una zolla continentale EMERSA.

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Eurasia è una zolla?
by geofisico Saturday, Apr. 22, 2006 at 4:59 PM mail:

L'Eurasia dunque sarebbe una semplice zolla?

ma non era un progetto politico?

e allora? che fare di fronte a questo dilemma?

A proposito di zolle vi dirò che ci siamo tirati una zappa sui piedi da soli con quest'enigma irrisolvibile.

p.s.
ma sto Maurizio Lattanzio chi è? mi pare uno bacato marcio.

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Il movimento nazionalpopolare non esiste neanche più!
by uthrecth Saturday, Apr. 22, 2006 at 6:30 PM mail:

Le notizie che sono state date sono in parte superate.
Intanto il Movimento Nazionalpopolare di cui si parla non esiste da diversi mesi e la rivista "Orientamenti" non l'ho più vista in giro.
Tra le case editrici di estrema destra credo che le più attive siano Effedieffe di Milano (che pubblica a raffica saggi antisemiti di Maurizio Blondet), Il settimo sigillo di Roma , "Ar" di Padova (quella di Freda), la graphos di Genova, All'Insegna del Veltro di Parma (diretta da Mutti che è anche l'editore di "Eurasia" come giustamente è stato scritto) e Effepi di Genova (ci pubblicano i loro deliranti scritti sia Mutti sia Bellucci che don Nitoglia il quale ha dato alle stampe un opuscolo ignobilmente antigiudaico che riprende e spaccia per buone le storielle medioevali sui crimini rituali commessi dagli ebrei con ostie cristiane su vittime cristiane: un vero delirio!).

In passato pubblicava anche Barbarossa collegata a "Orion" mentre al sud c'era la cooperative del "Cinabro" a Catania, "Avanguardia" a Trapani (suo il volume "Camerati addio" di Vinciguerra) e "Malatempora" che si occupa prevalentemente di economia ed è vicina al Campo antimperialista.

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Vinciguerra è un reoconfesso per strage!
by Strategia della Tensione Saturday, Apr. 22, 2006 at 7:09 PM mail:

Vincenzo Vinciguerra è un reo confesso per strage. Ex militante e responsabile ordinovista di Udine attuò , assieme ad alcuni dei suoi camerati, l'assassinio di tre carabinieri innocenti imbottendo una 500 a Peteano di Sagrado.
Protetto per anni dalle strutture di sicurezza atlantiche di Gladio scappò prima in Spagne e infine in sudamerica da dove rientrerà in Italia alla fine degli anni settanta.
Si continua a dichiarare soldato-politico dopo aver scritto libri che rivelavano la struttura Gladio e infamavano l'intero neofascismo.
Tra i suoi volumi "Ergastolo per la Libertà" e "Camerati Addio".
Ha collaborato con scritti inediti con la Comunità Politica di "Avanguardia".

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hidda il fassio hidda il fassio
by hidda il fassio Saturday, Apr. 22, 2006 at 7:10 PM mail:

e allora admin vogliamo hiddare questi fassisti?

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Ambo
by Numerologo Sunday, Apr. 23, 2006 at 4:10 PM mail:

Se 2023 è il numero magico dei fasci, chissà se lo hanno giocato al lotto: 20 23

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2023 numero magico dei fasci?
by Lottomatica Sunday, Apr. 23, 2006 at 6:41 PM mail:

Veramente , se proprio c'é un numero che i fasci e i nazi adorano, il numero sarebbe il 99 (cioè due volte la nona lettera dell'alfabeto "H" che questi coglioni utilizzano per H.H. che significherebbe Heil Hitler).

Ora siccome nel Lotto ci sono solo 90 numeri mi sa proprio che i nazifascisti si dovranno rassegnare ad una vita da pezzenti quali sono. ah ah ah

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88
by Scovasomari Sunday, Apr. 23, 2006 at 7:06 PM mail:

Asino, impara a contare! O non sai neanche l'alfabeto?
La lettera H è l'ottava dell'alfabeto, non la nona!
Dunque, non 99, ma 88.

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Gli ex di Terza Posizione in posti chiave con la cdl e nell'estrema destra
by cccp Sunday, Apr. 23, 2006 at 7:08 PM mail:

E' comunque importante sottolineare come molti rottami dell'organizzazione terroristica neofascista di Terza Posizione degli anni settanta si siano rifatti una verginità politica sotto le bandiere della casa delle libertà.
Marcello De Angelis dirige il mensile "Area" che è l'organo ufficiale della corrente destra sociale vicina a Alemanno e Storace; Roberto Fiore è responsabile di Forza Nuova (una riedizione di Avanguardia Nazionale con picchiatori professionisti assoldati nella mala) e Gabriele Adinolfi ha occupato stabilmente la redazione milanese di "Orion" che ha abbandonato il nazionalbolscevismo a favore di un ritorno alle origini fasciste e corporativiste tipo RSI o primo fascismo anni Venti.
Insomma i fasci si ricicleranno ma sempre merde all'ombra del potere e mazzieri della borghesia sono.

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C'é pure la Suina!
by Comitato anti-Suina Sunday, Apr. 23, 2006 at 7:13 PM mail:

Anche Amina la Suina se la fa con i fasci. Su Indymedia ha sempre difeso sia quel nazista infame antisemita di Hossein Bellucci sia quei maiali del campo antimperialista di Preve, Neri, Pasquinelli e i loro amici di "Eurasia" (Mutti, Graziani e il nazzo russo Dughin).

La suina è anche responsabile con quella demente di Dacia Valent della IADL (Islamic Anti-Defamation League) un organizzazione che vorrebbe difendere i musulmani in Italia ma che in realtà serve alle due compari per sbarcare il lunario e arrotondare lo stipendio.

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Ecco gli antisemiti duri e puri
by scovaantisemiti Sunday, Apr. 23, 2006 at 7:26 PM mail:

In ordine tra la destra radicale i più notoriamente antisemiti sono quelli della Comunità Politica di "Avanguardia" che ha un omonima rivista pubblicata a Trapani e un sito internet.

A guidarli fino a qualche anno fa c'era il nazista fanatico antisemita Maurizio Lattanzio , autore di volumi per le edizioni "ar" di Freda e fautore del cosiddetto progetto EURASIA-ISLAM.

Probabilmente è stato mutuato da questo progetto anche il seguente Progetto Eurasiatista di "Eurasia" visto che anche Claudio Mutti ha fatto parte della redazione di "Avanguardia" e di quella di "Orion" oltre a scrivere articoli a pagamento per il giornale del PSDI , "L'Umanità".

Notoriamente antisraeliana è anche "Orion" mensile del fronte antimondialista diretto da Alessandra Colla vicina al Campo Antimperialista e dal marito, Maurizio Murelli.

Antisemiti pure i due musulnazi di Indymedia testè citati, Amina Salina (ex appartenente all'estrema sinistra trotzkysta) e Hossein Bellucci (ex di "Avanguardia" scappato a Beirut dove dirige un sito a favore di Hizbullah il partito di Dio sciita filoiraniano).

Posizioni antisemite anche quelle della Fiamma Tricolore che ha manifestato contro Israele e a favore del presidente iraniano Mahmood Ahmadinejad dopo le dichiarazioni di quest'ultimo sulla necessità di "cancellare Israele dalle carte geografiche del Medio Oriente".

Antisemite quasi tutte le case editrici di destra: dall'Insegna del Veltro a Effedieffe (dove scrive il fasciocattolico integralista antisemita Maurizio Blondet) fino a "ar" e "effepi".

Posizioni radicalmente ostili a Israele anche sulla rivista dei Comunitaristi dove scrive un certo Giancarlo Paciello. Maurizio Neri direttore responsabile di "Comunitarismo" è un altro ex di Terza Posizione.

Estremamente antisemita pure l'area skins costituita da ex di Base Autonoma e confluita nell'Alternativa Sociale della Mussolini o nella Fiamma Tricolore di Romagnoli.

Revisionisti quelli della Graphos di Genova e quelli della Sentinella d'Italia a Trieste.

Anche su "Eurasia" sono apparsi molti articoli anti-sionisti a firma dei principali collaboratori del trimestrale milanese.

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sull'ala cattolica tradizionalista della destra estrema
by cloroalclero Monday, Apr. 24, 2006 at 2:45 PM mail:

Alleanza Cattolica nasce come branca del più vasto movimento settario di T.F.P. (Tradizione, Famiglia, Proprietà) fondato negli anni settanta in Brasile da un fanatico religioso di nome Plinio Correa de Oliveira che comincerà a portare acqua al mulino delle tesi neocons in ambienti neofascisti sia in sudamerica che in Europa.
La setta di TFP costituisce in Italia Alleanza Cattolica agli inizi degli anni ottanta. Dirigenti nazionali sono Marco Invernizzi e Giovanni Cantoni.
Secondo un dossier su TFP e Alleanza Cattolica pubblicato vari anni fa dal mensile "Orion" e da un suo collaboratore , Luca Tancredi, il gruppo di Alleanza Cattolica si sarebbe adoprato per infiltrare l'estrema destra neofascista riproponendo le tesi più note del pensiero neocons americano (antiamericanismo e antiislamismo).
Anche il coordinatore di Alleanza Nazionale per la Giustizia e poi sottosegretario nel Governo Berlusconi, Alfredo Mantovano, proviene dai ranghi di Alleanza Cattolica.

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E panzone-Palazzi allora?
by scova panzoni Monday, Apr. 24, 2006 at 2:59 PM mail:

Non dimenticate di inserire anche il fasciosuino Palazzi Abdul Hadi che prima collaborava con l'ambasciata iraniana poi, finiti i soldi, è stato al servizio dei sauditi e alla fine è passato direttamente a leccare il culo per quattro shekel a Israele.

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Lo Sciacallone
by Scovasciacalli Monday, Apr. 24, 2006 at 5:15 PM mail:

Quattro shekel e uno Shakal

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Tòh chi si rivede!
by scovaspammer Monday, Apr. 24, 2006 at 6:20 PM mail:

Anche Viviana Vivarelli, fino a ieri una delle maggiori spammer di Indymedia, collabora con "Eurasia" la rivista geopolitica dei fasci.

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25 Aprile antifascista
by No fascismo Tuesday, Apr. 25, 2006 at 4:54 PM mail:

Il 25 aprile i fasci si dovrebbero nascondere in qualche fogna e invece sono tornati a rompere i coglioni i soliti teppistelli assoldati da Forza Nuova in varie città d'Italia.
Vorrei sapere dai compagni di Cagliari se hanno notizie che nella loro città o in sardegna questi si sono fatti vivi.

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scovasuini panzonsionisti
by scovasuini panzonsionisti Thursday, Apr. 27, 2006 at 4:39 PM mail:

Abdul Hadi Palazzi ah ah ah ah ah alias Maulana ma vaffanculo Palazzi insignito dell'Ordine dello Sciacallo e della medaglia della Iena UOMMEEMMERDAAAAAAAAAAA

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Tra i filoislamici ci sono anche quelli di Rinascita
by scovafasci Friday, Apr. 28, 2006 at 6:48 PM mail:

Tra i fascisti proIslam c'é anche il quotidiano dell'estrema destra "Rinascita" diretto da Ugo Gaudenzi e venduto in tutte le edicole romane.
Rinascita cura un sito http://www.rinascita.net oppure http://www.rinascita.info (vedi anche http://www.rinascitanazionale.com ) e ne propaganda altri dell'area.
Il quotidiano pubblicizza le iniziative dei fascisti serbi , legati alla rivista "Europa Nazija", quelle di padre Benjamin ( che distribuisce dalle pagine del quotidiano romano il suo dvd "democrazia-export" sui massacri americani in Iraq ) che ha un sito http://www.benjaminforiraq.org dove sono segnalate tutte le iniziative dell'estrema destra a favore della resistenza irachena (lo stesso padre Benjamin ha pubblicato un testo per le "Edizioni All'Insegna del Veltro").
Su "Rinascita" trovano pubblicità anche le iniziative di http://www.librad.com , dei fascisti milanesi dell'Uomo Libero (sito http://www.uomolibero.com )e dell'economista di destra Marco Saba che presenta il suo libro "Bankenstein" contro la globalizzazione finanziaria.
La linea editoriale è antiglobalizzazione e antimperialista con accenni di antisionismo esasperato che spesso pottrebbero essere definiti come antisemiti.

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fascisti eurasiatici
by scovafasci 2 Friday, Apr. 28, 2006 at 7:56 PM mail:

tra i gruppuscoli emergenti della galassia neofascista italiana si segnala a Verona Alternativa Antagonista.
E' un movimento apparentemente non collegato a nessuna delle sigle nazionali anche se schierato con una visione eurasiatica militante (raccoglie consensi anche in curva sud tra le famigerate Brigate Gialloblue dell'Hellas).

Hanno un sito internet pure questi:
http://www.alternativa-antagonista.com e pubblicano una fanzine chiamata Otto.

Legati a Eurasia come si legge in questa rivista distribuita anche al Bentegodi i fasci di A.A. sembrano violentemente razzisti.

Su Eurasia , a proposito, hanno ospitato diversi articoli piuttosto violenti contro il popolo ebraico - non solo contro Israele - in particolare segnalo sul nr 3 quello a firma di un certo Marek Glogozowski

si veda anche http://www.eurasianet.org
http://www.eurasia-rivista.org

Su Eurasia ha scritto anche il geopolitico ex ambasciatore serbo in Italia Dragos Kalajc

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help me
by help me grazie Friday, Apr. 28, 2006 at 7:58 PM mail:

come si fa a mettere in pdf questo dossier? se qualcuno sa farlo sarebbe utile per il sito sull'antifascismo di rifondazione comunista (potreste anche dire agli admin di inserirlo stabilmente nei link sull'antifascismo). ci sono notizie abbastanza aggiornate

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solita pappardella di nomi, sigle e riviste che nessuno s'incula
by azet Thursday, May. 04, 2006 at 4:02 PM mail:

Ha ragione chi ha scritto che questo dossier è vecchio come il cucco.
Ci sono i soliti nomi di neofascisti noti e stranoti, vecchie conoscenze dell'area antagonista come Freda e Delle Chiaie , Mutti e Fiore, Rauti e quelli del campo anti-imperialista di Preve, Neri e Pasquinelli.
Aggiornare o hiddare.

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Eurasia non è una rivista di destra!
by iolosò Thursday, May. 04, 2006 at 4:34 PM mail:

La rivista di studi geopolitici "Eurasia" non è assolutamente una rivista di "destra". Anche se ci collaborano dei nomi noti nell'area neofascista come Mutti o Graziani o la Colla - moglie di Maurizio Murelli e direttrice di Orion - ci sono anche numerosi e validi apporti culturali di filosofi marxisti come Costanzo Preve, della comunistissima Susanne Schaidt, di Daniele Scalea (che è un marxista che ha un sito internet ottimo di geopolitica e studi vari) e pure molti illustrissimi ospiti come per esempio Sergio Romano ex ambasciatore a Mosca e affatto vicino alla destra estrema o di governo.
vediamo di non confondere i neonazi di Forza Nuova con questi ambienti intellettuali che non hanno niente a che spartire con il neofascismo e rifiutano la contrapposzione destra-sinistra.

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ma vai a fanculo cretino!
by scovacoglioni Saturday, May. 06, 2006 at 3:50 PM mail:

Eurasia non è di destra?????????????

ma torna nella fogna fascio di merda

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A questo punto aggiungerei anche i neofascisti presenti su Indymedia
by . Saturday, May. 06, 2006 at 4:47 PM mail:

In un altro post si è aperta una discussione sull'antisemitismo negli ambienti della sinistra radicale e no global dopo i fischi alla Moratti e alla Brigata Ebraica in occasione dello scorso 25 Aprile.

Immagino che molti compagni che erano presenti quel giorno a Milano non fossero d'accordo a contestare i valorosi reduci della Brigata Ebraica che combattè contro i nazifascisti nelle truppe anglo-americane.

Ora siccome si è fatto un gran parlare del problema dei troll neonazisti su Indymedia e vedo che spesso anche in questo dossier vengono citati sia l'ex appartenente ad Avanguardia , Dagoberto Hossein Bellucci, sia altri noti esponenti della destra radicale spesso visti sul sito (Maurizio Blondet ma anche quelli del Campo Antimperialista, gli scritti di un Costanzo Preve, un Claudio Mutti ecc. ecc.) non vorrei che qualcuno si dimenticasse della presenza di altri vicini al pensiero neofascista terzoposizionista e eurasiatista tra cui sicuramente Claudio (da qualcuno pare riconosciuto come un finocchietto, vabbè contento lui), amina salina (musulmana sunnita amica di Bellucci) e ultimamente pare che ci si siano messe anche Laura Todisco alias Elle o Tristesse che si dichiara esperta di medioriente e dovrebbe essere stata nella FGCI di Napoli e una certa laelena (qualcuno dice sia solo Claudio che ha cambiato nickname ma non credo a questo probabilità).

Insomma se ci sono molti antisemiti a destra è evidente che non ne mancano neanche a sinistra se la Todisco proviene dalla vecchia Fgci e la stessa Amina era trotzskista.

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Carlo Terracciano lasciatelo riposare in pace
by . Saturday, May. 06, 2006 at 5:55 PM mail:

Terracciano è morto dallo scorso settembre. onore a Carlo e riposi in pace,.

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Requiescant
by Telesforo Monday, May. 08, 2006 at 6:31 PM mail:

Anche Amina Salina è morta. Lasciate in pace anche lei.

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Muoiono tutti!
by Indian* Tuesday, May. 09, 2006 at 7:31 PM mail:

C'è la moria. Prima Dagoberto, adesso questi qua. Ecco perché Indy non è più vivace come una volta!

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davvero Amina e Dago sono morti?
by ????? Wednesday, May. 10, 2006 at 3:18 PM mail:

scusate ma chi ve l'ha detto che Dagoberto e Amina sono morti?
E' vero che non ci sono loro tracce da diversi mesi su Indymedia ma com'é che gira sta voce?

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Dall'aldilà (che per noi è l'aldiqua)
by Dagoberto & Amina Wednesday, May. 10, 2006 at 4:51 PM mail:

La voce è attendibile e degna di credito.
Siamo morti davvero.

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allora Amen e tanti vaffanculo
by amen Wednesday, May. 10, 2006 at 5:06 PM mail:

ah ah ah ah e sai che cazzo ce ne fotte se siete schiattati tutti e due? diciamo addio e a mai più sentirci

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Neofascisti di Terza Posizione
by . Wednesday, May. 10, 2006 at 5:18 PM mail:

Tra gli altri esponenti di Terza Posizione presenti sulla scena politica vi siete dimenticati di ricordare oltre a Roberto Fiore e Gabriele Adinolfi anche il direttore del mensile della destra sociale , Marcello De Angelis che dirige "Area".
Mi pare che siano davvero troppi i neofascisti presenti dentro e fuori a.n. che provengono dall'area terzoposizionista romana.

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Amina , Dago, Carlo Terracciano e anche i Gattini Kitten di Londra sono tutti morti
by ora pro nobis Thursday, May. 11, 2006 at 9:23 AM mail:

a quanto sembra pure scovasomari non starebbe affatto in salute.

c'é davvero la moria tra i neonazisti italiani dopo le ultime vicende politiche.

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Tutte panzane della propaganda sionista!
by peracottaio Friday, May. 12, 2006 at 10:06 AM mail:

vedrete che sono le solite panzane di qualche aspirante becchino che su Indymedia si diverte a postare queste notizie funebri.
scommetto che amina, dagoberto e i gattini kitten samurai di londra stanno benone e vi mandano allegramente a fare in culo brutti corvacci neri portajella che non siete altro.

su terza posizione che occuperebbe tutti questi posti devo dire che me n'ero accorto anche io che c'erano un pò troppi ex ancora vivi e vegeti e ai vertici dei vari movimentini del neofascismo degli anni duemila.

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Altre riviste neofasciste di cui non avete parlato finora
by Antifascismo ora e sempre Saturday, May. 13, 2006 at 9:05 AM mail:

Sul quotidiano neofascista "Rinascita" sono stati pubblicati anche i nomi di queste altre riviste d'estrema destra non elencate fino a questo momento nel dossier e neppure tra i commenti.
Rinascita riporta le seguenti pubblicazioni:

"Acta" rivista ufficiale dell'istituto storico della RSI ;

"Boia chi Molla" organo di una Associazione Culturale intitolata al fascista Giorgio Pisanò che ha pure un indirizzo email : bordin.boiachimolla@tiscalinet.it

"Nuovo Fronte" con casella postale nr 434 e sede a Trieste;

"Ciao Europa" altra rivista con email annessa : ciaoeuropa@papiro.net ;

"Il Popolo d'Italia" che riprende il titolo del famoso quotidiano diretto per vent'anni da Benito Mussolini con sede a Milano;

"La Vedetta" email: altafiamma@katamail.com ;

"Orizzonti" di un Circolo Culturale Filippo Corridoni con sede a Parma e email: filippocorridoni@libero.it ;

"Riaffermazione" organo di una consulta della repubblica sociale italiana;

"Identità" stampata a Torino

se avete altre informazioni di riviste d'estrema destra postatele che serviranno ad aggiornare questo dossier che , per come è nato, effettivamente era un pò troppo datato.

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La Vivarelli scrive su "Eurasia"????????
by caduto dalle nuvole Saturday, May. 13, 2006 at 9:50 AM mail:

Ma da quando Viviana Vivarelli scrive su "Eurasia"???

Ho letto qualche nr della rivista di studi geopolitici e non ho trovato alcun articolo di questa signora/signorina
.
dove l'avete letto che la Vivarelli collabora con eurasia?

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quel porco di Yahwè maiala
by quel porco di Yahwé maiale Saturday, May. 13, 2006 at 10:22 AM mail:

ODIO SION ODIO SION ODIO SION ODIO SION ODIO SION ODIO SION
EBREI MERDE EBREI MERDE EBREI MERDE EBREI MERDE EBREI MERDE
ISRAELE BOIA ISRAELE BOIA ISRAELE BOIA ISRAELE BOIA

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tu stai davvero messo male
by Giannino Stoppani Friday, May. 19, 2006 at 9:08 AM mail:

questo sopra mi sembra che stia messo davvero male
oh ragà fatevi meno in vena che siete alla frutta!
e questi sarebbero i fasci? cominciamo bene a scoprire indymedia

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questo dossier sui nazionalcomunisti è interessante anche se datato
by Trotzkista Tuesday, May. 23, 2006 at 9:31 AM mail:

interessante e utile per comprendere alcune delle evoluzioni dell'estrema destra neofascista italiana

QUANDO IL FASCISMO SI COLORA DI ROSSO

di Archivio Antifascista Venezia

Premessa

Si racconta che una volta Jack Kerouac presentò una sorta di programma politico-culturale della Beat Generation che parlava della "volontà che unisce i nostri gruppi e che ci fa comprendere che gli uomini e le donne devono apprendere il sentimento comunitario al fine di difendersi contro lo spirito di classe, la lotta delle classi, l'odio di classe!" e che si concludeva con l'auspicio "Noi andiamo a vivere presto in comune la nostra vita e la nostra rivoluzione! Una vita comunitaria per la pace, per la prosperità spirituale, per il socialismo".
Il pubblico composto da "alternativi" di sinistra ne fu entusiasta ma si raggelò subito apprendendo di aver applaudito un discorso pronunciato da Adolf Hitler al Reichstag nel 1937.
Di simili provocazioni ci sarebbe ancora bisogno.
In tempi in cui molte cose si confondono, trascolorano e sembrano sempre più assumere contorni incerti, mentre in politica la destra gioca la carta dello sfondamento a sinistra -emblematica l'affermazione elettorale del partito nazional-populista di Haider quale primo "partito operaio" austriaco- e i partiti che si richiamano alla sinistra rincorrono la destra per accreditarsi davanti ad un indistinto elettorato quale garanzia d'ordine, annullando in questo modo la loro identità legata all'idea stessa di liberazione sociale, tutto si presenta come paralizzante quanto sfuggente complessità e di conseguenza constatiamo, come sostiene un attento osservatore di tali implicazioni, di non essere "più in grado di sorvegliare con attenzione la realtà"[1].
In un presente in cui è possibile riscrivere la storia, ossia la memoria della società, capovolgendo ruoli e parti, col rischio di dover rivivere un passato che troppo in fretta era stato lasciato alle spalle, sta passando quasi inosservata la ricomparsa di un fascismo rivoluzionario che, in contrapposizione anche con la destra borghese e nostalgica, mantiene le sue radici nelle componenti più radicali dei movimenti nazionalisti che portarono al potere Mussolini ed Hitler per poi finire da questi liquidate in quanto ormai incompatibili con il regime, e riprende le esperienze teoriche e organizzative che tra gli anni `60 e `70 cercarono di ritrovare la rotta e nuove sponde tra i marosi della ribellione sociale.
Anche se per il momento, il ritorno sulle scene europee di queste componenti variamente connotate come nazionalrivoluzionarie, nazionalcomuniste o nazionalcomunitariste non sembra avere la forza per determinare rilevanti cambiamenti negli attuali rapporti sociali, è altrettanto vero che queste avvertono il favorevole mutarsi della situazione internazionale; da un lato infatti la prospettiva della Nazione Europea, da loro da sempre auspicata ed intesa soprattutto come potenza economica-militare, è ormai un "luogo comune" che appartiene in modo trasversale sia alla destra che alla sinistra politica ma, allo stesso tempo, questa comporta l'apertura di nuovi conflitti per l'egemonia tra le varie nazioni e i diversi gruppi economici, così come si assiste ad un'accelerazione delle tensioni tra gli Stati facenti parte dell'Unione Europea e gli USA che rendono tutt'altro che stabile il tanto celebrato nuovo ordine mondiale seguito alla caduta dei regimi dell'Est.
In questo contesto infatti, la Germania "unificata" è tornata a giocare un ruolo centrale quale principale potenza della Mitteleuropa con la missione storica di mantenere la coesione interna del Vecchio Continente; contemporaneamente, la dissoluzione dell'Unione Sovietica e l'impetuosa ripresa del nazionalismo russo permettono di immaginare la realizzazione di uno spazio geopolitico euro-asiatico così come avrebbero voluto i nazionalbolscevichi tedeschi negli anni Trenta e come venne teorizzato nel dopoguerra da Jean Thiriart che, per fondare il movimento di Jeune Europe poté contare anche su non trascurabili finanziamenti tedeschi.
Difficile prevedere quali sviluppi futuri e quali margini d'azione politica sullo scacchiere internazionale potranno aprirsi per questa variante del fascismo che, sotto vario nome e con ogni mezzo necessario, persegue l'obiettivo di un nuovo ordine europeo non lontano da quello prefigurato negli originali piani di dominio del Terzo Reich; ma poichè la penetrazione ideologica e culturale, mirante a sostituire l'identità di classe con il mito della comunità di "sangue e suolo" e a soffocare nel nazionalismo ogni ipotesi di liberazione sociale, è la condizione necessaria per imporre nuove gerarchie e immutate logiche di sfruttamento, è più che mai necessario sviluppare l'opposizione antiautoritaria e anticapitalista anche attraverso la ricerca storica e persino l'analisi filologica.
Se dopo la loro lettura troverete queste pagine allarmanti, il loro intento potrà considerarsi almeno parzialmente raggiunto.

IL PARADOSSO DELLA CONTRORIVOLUZIONE

La destra deve diventare sempre più di sinistra.
(Roberta Angelilli, già simpatizzante di Terza Posizione attualmente eurodeputata di Alleanza Nazionale)

Il panorama storico e politico del neofascismo è senz'altro complesso e per certi aspetti contraddittorio: vi sono forze che siedono in parlamento ed altre extraparlamentari, si trovano gruppi che si dichiarano tradizionalisti, altri che si professano rivoluzionari e vi sono persino quelli che si definiscono rivoluzionari conservatori o "anarchici di destra"; alcune formazioni si rifanno ai fascismi e altre al nazismo; alcuni settori si accreditano come strenui difensori dei valori cattolici, altri si dichiarano filoislamici, altri ancora sono attraversati dall'esoterismo e vi sono pure quelli che parlano il linguaggio della New o della Next Age.
Premesso questo non deve sorprendere quindi il fatto che vi siano settori a cui va stretto l'abito della destra e che conseguentemente affermano di collocarsi "oltre la destra e la sinistra", oppure che affermano persino di ritenersi una componente storica del movimento operaio.
Emblematico a tal riguardo quando scritto solo pochi anni fa da un militante nazional-comunista:

Il fascismo italiano, quello nato come movimento il 23 marzo del 1919 a Milano, è una costola del pensiero marxista. Esso riconosce l'esattezza delle teorie marxiste del plusvalore, che pensa di restituire ai proletari socializzando le imprese. Esso però respinge l'internazionalismo proletario, naufragato con lo scoppio della prima guerra mondiale, e vuole unire alla lotta sociale quell'Italia, nazione proletaria, contro le potenze plutocratiche allora come oggi padroni del mondo. Esistono varie tendenze in seno al marxismi: stalinisti, maoisti, operaisti, economicisti ecc. (...) Aggiungete dunque i fascisti tra queste tendenze[2].

Nel più recente passato in Italia si sono peraltro registrati precedenti di questo tipo: basti pensare ai "nazi-maoisti" e a Lotta di Popolo; alle teorizzazioni nazional-popolari di Franco Freda e Paolo Signorelli negli anni '70; all'attività clandestina di gruppi quali i Nuclei Armati Rivoluzionari, Terza Posizione e Costruiamo l'azione che, a cavallo degli anni '70 e '80, pur con impostazioni ideologiche diverse riprendevano almeno parte delle posizioni teoriche del fascismo più radicale.

Prima vedevo -dirà Valerio Fioravanti, uno dei fondatori dei NAR- che vi erano tre forze che si contrapponevano, e cioè i fascisti, i comunisti e lo Stato democratico, ritenevo che noi fascisti dovessimo appoggiare lo Stato democratico contro i comunisti per poi affrontare il vincitore dello scontro che sarebbe risultato indebolito. In seguito risultò molto più logico il contrario, e cioè appoggiare i comunisti contro lo Stato democratico; (...) questo sia per una minor fiducia nei fascisti, sia per una rivalutazione degli schemi rivoluzionari marxisti-leninisti [3].

Tutto questo può apparire soltanto un gioco di mascheramenti oppure l'espressione marginale di un ribellismo inclassificabile; la questione invece è assai più seria e basta infatti conoscere un po' di storia per sapere che il termine nazista era semplicemente la contrazione dell'aggettivo nazional-socialista scelto da Hitler per il suo partito, così come aveva voluto la bandiera rossa quale sfondo per la svastica nera su cerchio bianco in quanto doveva rappresentare "l'idea sociale del movimento" [4].

ALLA SINISTRA DI HITLER

La definizione che abbiamo dato del fascismo come rivoluzione di destra resta in sostanza comune a tutte le sue varianti.
(George L. Mosse) [5]

Il termine "nazionalbolscevismo" comparve per la prima volta in un opuscolo dal titolo omonimo, pubblicato dopo la Prima Guerra Mondiale in Germania, scritto da un accademico di destra, tale Eltzbacher, che di fronte alle sanzioni economiche e all'occupazione militare degli Alleati vittoriosi auspicava una Germania bolscevizzata. Nel biennio 1919 - '20, i comunisti Wolffheim e Laufenberg ripresero queste teorizzazioni, richiamandosi alle tesi di W. Rathenau per la "resistenza armata" di tutto il popolo contro l'imperialismo e, implicitamente, alle classiche tesi fichtiane sullo "Stato corporativo chiuso", battendosi per la collaborazione tra "nazionalisti rivoluzionari" e Partito comunista, sia contro i capitalisti che contro la socialdemocrazia [6].
Secondo numerosi storici, soprattutto di scuola liberale, tale convergenza tra "opposti estremismi" contro la democrazia non solo vide in seguito la luce ma fu la causa della morte della Repubblica di Weimar e, a supporto di tale tesi si citano come prove il referendum contro il governo prussiano retto dal socialdemocratico Otto Braun e lo sciopero dei trasporti pubblici di Berlino con la strana intesa tra le "camicie brune" delle SA (Sturmabteilung) e la Lega dei combattenti del Fronte Rosso; in realtà però tale visione non tiene conto della guerra civile combattuta strada per strada dai militanti comunisti del K.P.D., assieme agli anarcosindacalisti della F.A.U. (Freie Arbeiter Union) e a settori operai socialdemocratici, contro le squadre naziste. Le responsabilità della sinistra social-comunista tedesca furono semmai altre, a partire dal fallimentare progetto di costruzione di un socialismo di Stato, in grado di eliminare le contraddizioni tra Capitale e Lavoro, fatto proprio dai nazisti e poi usato da Hitler nella costruzione del suo Stato totalitario; inoltre rimane un'ombra inquietante la connivenza di buona parte della sinistra tedesca di fronte al montante antisemitismo.
La questione centrale resta però in gran parte da indagare e riguarda l'identità "anticapitalista" e "antiborghese" che la propaganda nazionalsocialista seppe costruire attorno al suo effettivo ruolo reazionario e antiproletario, affermandosi anche in settori decisamente popolari; sovente infatti si tende a dimenticare che le prime SA fondate nel '21 erano composte da operai, disoccupati e sottoproletari, e che i veri artefici dell'affermazione nazista nelle roccaforti operaie di Amburgo, Berlino e Lipsia furono dei "filosovietici" come i fratelli Strasser[7] assieme all'organizzazione delle cellule di fabbrica nazionalsocialiste (NSBO) di Reinhold Muchow [8].
Se si considerano le ricerche statistiche riguardanti la composizione sociale degli elettori del Partito Nazista, dei suoi iscritti e dei membri delle SA c'è di che rimanere allibiti; bastino solo alcune cifre: gli operai dequalificati costituivano tra il '25 e il '33 la categoria sociale più numerosa tra i membri del NSDAP (ossia del Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori) e il 62% circa degli squadristi SA erano lavoratori industriali e agricoli [9].
L'estrazione popolare e proletaria di buona parte delle SA, assieme all'estremismo socialista di alcuni suoi comandanti legati a Gregor Strasser, tra l'altro determinarono tra il dicembre `32 e il gennaio `33 autentici casi di rivolta contro la direzione politica imposta da Hitler; nella Franconia Centrale buona parte delle 6/7.000 "camicie brune" sotto la guida del loro comandante Wilhelm Stegmann costituirono un'organizzazione paramilitare indipendente affermando che le SA dovevano smettere di essere soltanto i "vigili del fuoco" o le "guardie di palazzo". Analoga sedizione si registrò in Assia e a Berlino vi furono scontri tra SA e SS. Inoltre "in diverse parti del paese membri delle SA delusi passarono ai comunisti, che li arruolarono prontamente nei propri reparti paramilitari" [10].
La corrente "anticapitalista" del nazismo fu molto forte sino ai primi anni Trenta e, oltre che all'interno di ampi settori delle SA, la sua influenza era avvertibile a diversi livelli della società tedesca.
Nel `33 il presidente dell'Alta Slesia, Bruckner, attaccò con forza i grandi industriali "la cui vita è una continua provocazione". A Berlino, tale Koeler, della Federazione operaia nazista, ebbe a dichiarare: "Il capitalismo si arroga il diritto esclusivo di dare lavoro alle condizioni da lui medesimo stabilite. Questo dominio è immorale e dobbiamo spezzarlo", mentre Kube, capo del gruppo nazista al Landtag prussiano, se la prendeva con i latifondisti ed il governo sollecitando la riforma agraria mediante la confisca prevista dal programma del partito.
Da tempo ormai però il führer aveva deciso altrimenti incaricando il principale capitalista tedesco, Krupp von Bohlen, della riorganizzazione dell'industria tedesca, mentre il Consiglio generale dell'economia risultava composto da 17 membri, comprendenti tutti i maggiori industriali e i più importanti banchieri della nazione che avevano appoggiato la controrivoluzione nazista.
Dopo la conquista del potere Hitler, ormai Cancelliere del Reich, avviò pertanto un'opera di spietata normalizzazione interna al fine di "mantenere l'ordine nelle strutture economiche (...) secondo le leggi originarie radicate nell'umana natura"; l'apice di tale stabilizzazione venne raggiunto il 30 giugno 1934 durante "La Notte dei Lunghi Coltelli", quando vennero sterminati un certo numero di politici conservatori scomodi, personalità cattoliche e militari dissidenti, assieme alla "sinistra" del nazionalsocialismo facente capo al capi delle SA di Roehm, e a settori di destra, capeggiati dall'ex-cancelliere generale von Schleicher, che tramavano contro Hitler utilizzando tatticamente anche la corrente "rossa" del Partito nazista che si riconosceva in Gregor Strasser; ma il senso principale del massacro fu quello descritto con precisione da Julius Evola:

Fra le SA, le Camicie Brune, il cui capo era Ernst Roehm, si era fatta largo l'idea di una "seconda rivoluzione" o di un secondo tempo della rivoluzione; si denunciava il sussistere nel Reich di gruppi "reazionari", che erano quelli della Destra, e una combutta di Hitler coi "baroni dell'esercito e dell'industria" (...) Ebbene, il 30 giugno 1934 valse essenzialmente come lo stroncamento di questa corrente radicalista del partito e di un suo supposto complotto [11].

D'altra parte fu lo stesso Hitler, durante il discorso pronunciato al Reichstag il 13 luglio seguente, ad assumersi la responsabilità di "giustiziere supremo del popolo tedesco" e a rivendicare la legittimità delle centinaia di assassini compiuti dalle SS e dalla Gestapo che in questo modo avevano sventato una "rivoluzione nazionalbolscevica" [12].
Sul finire del `34 e ai primi del `35 circa centocinquanta comandanti delle SS furono trovati uccisi; sui loro cadaveri un cartoncino con le lettere R.R. per Roehms Rächer (Vendicatori di Roehm) farebbe pensare ad un'estrema vendetta dei nazisti ormai nemici di Hitler; ma ormai per il Fronte Nero, per Opposizione e per gli altri gruppi della Rivoluzione Conservatrice, su posizioni diverse ma accomunati dalla visione secondo cui Germania e Unione Sovietica avrebbero dovuto dare vita ad un'alleanza anticapitalista in funzione anti-Occidente, non rimaneva che scomparire in attesa di momenti più propizi che si sarebbero presentati sul finire della Seconda Guerra Mondiale.
Interessante peraltro notare che anche una parte del fascismo russo avrebbe maturato simili convinzioni, giungendo ad affermare che "le aspirazioni nazionali della Russia si sono espresse nell'azione del Partito comunista e dei suoi dirigenti" e ritenendo che lo stalinismo avesse finito per riflettere le loro idee [13].
Il destino dei sospetti nazionalbolscevichi tedeschi, schedati e perseguitati dalla Gestapo [14], fu in alcuni casi quello dell'eliminazione fisica o della deportazione nei lager [15], tanto che sono stati definiti come i "trotzkisti" del nazionalsocialismo; ma così come difficilmente si può negare che Trotzky sia stato un comunista per il fatto che venne fatto assassinare da Stalin, altrettanto difficilmente si può negare che i nazionalbolscevichi siano stati solo la "sinistra" del movimento nazista e, paradossalmente, lo stesso Hitler fu a modo suo "nazionalbolscevico" quando nel `39 Ribbentrop e Molotov firmarono l'infame patto di non-aggressione tra Germania ed URSS.

L'EREDITA' POLITICA DI J. THIRIART

Quando la vittoria non toccasse al Tripartito, i più dei fascisti veri che scampassero al flagello passerebbero al comunismo, con esso farebbero blocco. Sarebbe allora varcato il fosso che separa le due rivoluzioni.
(P. Drieu La Rochelle, "Italia e Civiltà", 23.5.1944)

Negli ultimi anni, dopo la sua rifondazione, è tornato a far parlare di sé il ]Partito Comunitario Nazional-europeo (PCN), costituendo un punto di riferimento sia teorico che organizzativo anche per i nazionalcomunitaristi italiani che, dopo aver chiuso la loro esperienza come tendenza più o meno interna al Fronte Nazionale di A.Tilgher, hanno costruito precisi rapporti con questo partito tanto che è andata formandosi una "Rete di lingua italiana" ad esso collegata che pubblica "Nazione Europa", ossia la versione italiana della testata storica del PCN "La Nation Européenne".
Le origini del PCN sono abbastanza note. All'inizio degli anni '60 ebbe una certa notorietà l'organizzazione Jeune Europe con la sua omonima rivista, entrambe fondate e dirette dal belga Jean-François Thiriart (noto anche con il nome di Jean Tisch), che andò sviluppandosi sino a contare undici sezioni europee, tra cui quella italiana che fu tra le più consistenti e durature [16].
Ma chi era questo Jean Thiriart, già facente parte degli Amis du Grand Reich Allemand, che affermava di essere disposto anche ad "allearsi col diavolo" e che per riferimenti storici aveva Federico II di Prussia e Stalin? E chi erano i militanti di Jeune Europe che lui stesso definì come "i cavalieri dell'Apocalisse, gli uomini di una situazione disperata"?
Nato a Liegi da una famiglia di tradizioni liberali, secondo i suoi biografi[17], Thiriart aderì in un primo tempo alla Jeune Garde Socialiste e al Partito Comunista, ma con lo scoppio del Secondo Conflitto Mondiale e l'occupazione tedesca entrò a far parte del Fichte Bund, una formazione legata al movimento nazionalbolscevico di Wolfheim e Laufenberg, arruolandosi poi volontario nelle SS; processato e condannato a morte per collaborazionismo fu quindi graziato e divenne imprenditore nel settore ottico.
Nel dopoguerra Thiriart fu tra i fondatori del Movement d'Action Civique di cui nel `60 divenne il principale dirigente assieme al dott. Paul Teichmann; pur respingendo la definizione di fascista il MAC assunse subito come proprio simbolo la croce celtica del movimento francese Jeune Nation e risultò essere, secondo lo studioso Michel Géoris-Reitshof, "l'unico movimento fascista serio e organizzato".[18] Il suo organo di stampa si chiamava "Nation Belgique" e proprio sulle sue pagine Thiriart, grazie all'apporto teorico di Henri Moreau, ex-socialista e antisemita, mutilato di guerra per aver combattuto in Russia con le Waffen-SS, cominciò a teorizzare il "comunitarismo" come superamento del fascismo uscito dal conflitto mondiale. Forte della credibilità acquisita in patria Thiriart si candidò, con la sua formazione, alla direzione del neofascismo europeo e, potendo contare su consistenti finanziamenti da parte della Union Miniére belga e della finanziaria tedesca Misereor, fondò Jeune Europe lanciando nel giugno `62 un Manifesto alla Nazione Europea che, significatamente, s'apriva con lo slogan "Né Mosca né Washington" e in cui si faceva appello alla costruzione di "una grande patria comune, una Europa unitaria, potente, comunitarista", "contro la partitocrazia, per la preminenza dell'individuo sul termitaio, perchè l'Africa resti all'Europa".[19] Tra le prime iniziative politiche di Jeune Europe vi fu l'appoggio incondizionato al regime portoghese impegnato in Angola e in Mozambico contro la guerriglia anticolonialista, appoggio che Lisbona avrebbe ricambiato con generosi finanziamenti.
In breve tempo l'esperienza di Jeune Europe, quale "organizzazione per la formazione di un quadro politico" cosÏ come amava definirsi, si rivelò molto importante rappresentando il tentativo più avanzato del neo-fascismo europeo di uscire dalle posizioni nostalgiche e di mettersi in gioco all'interno dei sommovimenti politici, sociali e culturali dell'epoca, recuperando sia parte dell'eredità storica del "nazionalbolscevismo" tedesco che le teorie di D. La Rochelle e E. Malynski.
La critica del "mondialismo", successivamente sviluppata da Alain de Benoist e quindi oggi fatta propria da quasi tutta la destra, ha proprio in Thiriart il primo teorico che, fin dai primissimi anni `60, aveva definito il "mondialismo" come

espressione delle scadute concezioni dell'ideologia liberalborghese e dei suoi derivati che, partendo dalla considerazione che gli uomini sono uguali, ritengono che sia possibile stabilire delle regole generali, applicabili a tutti e in tutti i tempi [20].

In verità dal 1960 al `62, l'organizzazione si prestò a fornire appoggio politico e logistico, attraverso le sue articolazioni in Belgio, Francia, Spagna, Italia e Germania, all'organizzazione filogolpista OAS che raccoglieva i militari e i colonnelli francesi oltranzisti impegnati in Algeria contro la guerriglia di liberazione nazionale; tale scelta, nettamente in contrasto con l'affermata volontà di schierarsi a fianco dei movimenti nazional-rivoluzionari extraeuropei, venne in seguito motivata con ragioni tattiche francamente poco plausibili.
Su impulso di Thiriart, nel '62 sembrò che a livello europeo si andasse verso la costituzione di un Partito Nazionale Europeo; nel protocollo costitutivo, rispettivamente firmato a Venezia dallo stesso Thiriart per ]Jeune Europe, da Adolf von Thadden per il Deutsche Reichspartei, da sir Oswald Mosley per l'Union Movement e dal conte Alvise Loredan per il Movimento Sociale Italiano [21], si poteva leggere la seguente solenne dichiarazione d'intenti:

La data del 4 marzo 1962 deve essere ricordata. Essa segna il giorno della creazione di un Partito nazionale nazionale europeo fondato sull'idea dell'unità europea. A differenza di tutti gli altri partiti e movimenti cosiddetti europei, il nuovo partito non accetta che l'Europa sia un satellite degli Stati Uniti e non rinuncia alla riunificazione dell'Europa e al recupero dei nostri territori orientali, dalla Polonia alla Bulgaria, passando per l'Ungheria [22].

Il programma politico del Partito Nazionale Europeo fissava quindi questi obiettivi:
- la creazione di un governo europeo centrale rinnovabile ogni 4 anni;
- il ritiro immediato delle truppe sovietiche e americane dalle basi europee;
- la fine dell'ingerenza politica e militare dell'ONU nei problemi europei;
- la spartizione dell'Africa, in modo che per un terzo risultasse assegnata agli europei e per i rimanenti due terzi agli africani;
- la riunificazione dell'Europa, da Brest a Bucarest.
I quattro partiti firmatari si guardarono bene dal mutare i loro nomi in quello di Partito Nazionale Europeo, come era stato deciso dalla Conferenza veneziana e soltanto l'Union Movement adottò come nuovo simbolo la folgore, facendo naufragare sul nascere questo processo di unificazione, poi ripreso anni dopo.
Nel `63 Jeune Europe proseguiva quindi da sola la sua strada, potendo contare su proprie numerose sezioni, per un totale di circa 20.000 aderenti; oltre che in Belgio e in Europa aveva gruppi affiliati anche in Sud Africa e in America Latina dove assunsero invece la denominazione Joven America [23].
Nonostante questo rilevante sviluppo internazionale, nell'estate del `63 Jeune Europe entrò in crisi, quando Jean Thiriart si trovò in posizione di minoranza sia a causa della sua intenzione di presentarsi come candidato alle elezioni comunali nel `64 e a quelle legislative del `65, ma soprattutto si rivelò lacerante la questione dell'Alto Adige; i nazionaleuropei belgi e italiani si trovarono infatti contrapposti ai camerati tedeschi-occidentali, austriaci, olandesi e scandinavi, favorevoli alla creazione di uno Stato tirolese indipendente e solidali con i gruppi terroristici che perseguivano tale obiettivo.
La contraddizione era evidente: da un lato i sostenitori della Nazione Europa, dall'altro gli oltranzisti delle "piccole patrie"; le conseguenze di tale dissidio furono laceranti e le sezioni di diversi paesi abbandonarono Jeune Europe dando vita ad un nuovo raggruppamento internazionale, denominato Europafront, sotto la direzione dell'austriaco Fred Borth, ma di questa frazione si perderanno presto le tracce [24].
Successivamente, dopo aver liquidato nel `64 i dissidenti interni del gruppo franco-belga di Lecerf, Nancy e Jacquart, e della corrente anticomunista di Teichman, le posizioni di Thiriart dal `65 in poi risulteranno sempre più connotate in senso antiamericano ed è soprattutto a lui che il neo-fascismo deve la più estrema "denuncia dell'Occidente e dei suoi lacchè, la designazione degli Stati Uniti come nemico principale dell'Europa, l'idea di un'Europa indipendente ed unita da Dublino a Vladivostock e l'idea di un'alleanza con i nazionalisti ed i rivoluzionari del Terzo Mondo" [25].
Allo stesso tempo Thiriart sviluppò le sue posizioni "nazional-comuniste" che individuavano nel Comunitarismo la futura prospettiva del "socialismo nazionaleuropeo" e, coerentemente con tale impostazione, cercò e talvolta stabilì rapporti politici con settori governativi della Yugoslavia di Tito, la Romania di Ceaucescu, la Germania Orientale e la Cina popolare; sul piano organizzativo, dopo il superamento dell'esperienza di ]Jeune Europe, Thiriart dette vita nell'ottobre `65 al Parti Communautaire Européen con "La Nation Européenne" quale giornale di partito, diretto da Gérard Bordes, anche se formalmente espressione del Centre d'études politiques et sociales européenne e fin dall'inizio sia su questa testata che sulla sua versione italiana "La Nazione Europea" non mancheranno articoli, interviste e dichiarazioni di volta in volta a favore del Vietnam, delle lotte di liberazione in America Latina da Peron a Che Guevara, del popolo palestinese, dei Paesi arabi e persino delle Pantere Nere in USA [26].
Il progetto di un'alleanza tattica tra Cina e Europa in funzione anti-USA se non ebbe risultati concreti nonostante un incontro avvenuto a Bucarest tra lo stesso Thiriart e il primo ministro Chou En-Lai nell'estate del `66, sul piano della cosiddetta immagine servÏ moltissimo ad accreditare i "nazional-europei" presso alcuni gruppi e partitini maoisti, di matrice marxista-leninista, presenti in Europa; tali "relazioni pericolose" non partorirono in realtà iniziative significative, ma sicuramente videro il passaggio di un certo numero di militanti da una parte all'altra, più o meno in buona fede [27].
Nel `68, i rivoluzionari nazional-europei viaggiarono molto cercando alleati contro l'imperialismo e il sionismo in Algeria, Egitto, Libano, Siria, Palestina, Iraq, allo scopo di creare i presupposti politico-militari per la costituzione di un Esercito Popolare di Liberazione dell'Europa; ma non riuscendo a trovare adeguati sostegni economici, la loro rete organizzativa entrò in crisi: l'ultimo numero de "La Nation Européenne" uscì nel febbraio `69, mentre le diverse sezioni europee si scioglieranno una dopo l'altra - ultima quella italiana nel giugno 1970.
Lo stesso Thiriart si ritirò dalla politica attiva, mentre una parte dei "quadri" nazional-europei nei primi anni `70 daranno vita ai diversi gruppi di ]Lutte du Peuple che sarà, a tutti gli effetti, l'erede delle sue teorie, così come negli anni `80 con la rifondazione del Parti Communautaire Européen in Belgio e l'uscita in Francia del periodico "Le Partisan Européen" si assisterà ad una loro nuova primavera, sull'onda anche delle alleanze sancite in Russia tra nazionalisti e stalinisti che hanno fatto tornare Thiriart alla politica attiva sino alla sua morte, avvenuta alla fine del `92.
Nel suo "testamento politico" sta scritto che

La vita politica di una Nazione si concentra in alcuni centri nervosi: informazione, sindacalismo, movimenti giovanili. Introdursi in questi centri nervosi, progressivamente e silenziosamente, permette di produrvi un giorno dei cortocircuiti.

Il fatto che lo abbiamo direttamente ripreso da "Nazione Europa" del 19 maggio 2000, ossia dalla nuova serie del settimanale comunitarista del P.C.N., recante in prima pagina l'immagine simbolo del "Che" Guevara, dimostra che il "testimone" di Thiriart è stato raccolto.

LA SINISTRA NAZIONALE IN ITALIA

Se Lenin, che ho sempre stimato profondamente, fosse vissuto, il programma dell'Urss sarebbe stato diverso. Avremmo visto con tutta probabilità Fascismo, Nazionalismo e Bolscevismo uniti contro l'altro nemico: la plutocrazia.
(N. Bombacci) [28]

Le correnti del socialismo nazionale e corporativo che si era riconosciute nella vagheggiata socializzazione delle imprese durante la Repubblica di Salò, dopo la liberazione ebbero un ruolo importante nella ricostituzione del movimento fascista, dando vita a diverse importanti testate.
Oltre a "Manifesto" di Pietro Marengo, anche "Rivolta Ideale" sviluppò immediatamente tematiche di sinistra, repubblicane e mazziniane, apertamente filosocialiste, individuando in una "sinistra nazionale" la collocazione del neofascismo unitariamente inteso. Sulla stessa linea "Meridiano d'Italia", al quale la direzione di Franco De Agazio, dal giugno 1946 al marzo 1947, impresse una decisa sterzata a sinistra; e soprattutto "Rosso e Nero", nato il 27 luglio 1946 e diretto da Alberto Giovannini [29].
Tale sinistra fascista "storica", decisa a non permettere che il neocostituito Movimento Sociale Italiano assumesse posizioni conservatrici e reazionarie, riteneva che l'esperienza della R.S.I. avesse rappresentato una netta cesura col fascismo-regime, nonchè con la monarchia, e condusse una lunga battaglia interna al partito affinchè la sua identità non si confondesse nel coro dell'anticomunismo cattolico-moderato. Inoltre vi era un altro gruppo su posizioni "di sinistra" composto da ex-repubblichini facenti capo a Stanis Ruinas e a "Il Pensiero Nazionale", che rivendicavano l'eredità ideologica del fascismo rivoluzionario ma che avevano ben presto rotto col M.S.I. ed anche con la sinistra missina.
Una volta sconfitte sia la linea moderata del M.S.I. sotto la guida di De Marsanich, Michelini e del più "duro" Almirante, che comunque non abbandonò mai lo schieramento filoatlantico e l'aspirazione di andare al governo con la Democrazia Cristiana, con il fallimento dell'operazione Tambroni sancito da una vera insurrezione antifascista e l'avvento del centrosinistra, negli anni `60 parvero aprirsi nuovi spazi d'azione per i gruppi fascisti della "sinistra nazionale" che ebbero come punto di riferimento la rivista "L'Orologio", espressione di una linea nazionalpopolare con forti accenti anticlericali, fondata da Luciano Lucci Chiarissi [30].
La questione della nazione risultò centrale nell'elaborazione teorica de "L'Orologio", articolandosi sul piano interno e su un livello, più vasto, di carattere europeo che diveniva il modo per trasferire in chiave continentale un concetto di nazione uscito sconfitto dalla Seconda Guerra Mondiale. Conseguentemente il problema dell'Europa-nazione portava alla ribellione nei confronti della sua spartizione sancita a Yalta, al rilancio dell'Europa come terza potenza mondiale e al sostegno verso tutte quelle realtà nazionali o nazionaliste che destabilizzavano il falso equilibrio internazionale e che si opponevano, in particolare, all'imperialismo americano ritenuto più estraneo alla cultura europea del comunismo sovietico.
Il completo sganciamento dell'Europa dalla logica dei blocchi era possibile, secondo i nazionalpopolari, attraverso l'uscita dalla NATO, il riarmo europeo, l'introduzione della moneta unica europea e un sistema economico in cui si riproponevano sia il modello corporativo che accenti autarchici. Una non minore importanza veniva data alla necessaria rivoluzione in ambito culturale che permise a tale rivista di schierarsi incondizionatamente a fianco delle lotte studentesche culminate nel `68, dando vita ai Gruppi de "L'Orologio" e fiancheggiando alcune formazioni missine che, disobbedendo alle direttive del partito, preferivano le barricate dei "rossi" piuttosto che l'ordine democristiano.
La visita di Nixon, in piena guerra del Vietnam, in Europa e in Italia vide quindi oltre che violente dimostrazioni antimperialiste promosse dai gruppi dell'estrema sinistra, anche la mobilitazione dei gruppi de "L'Orologio" duramente polemici con la posizione filoamericana assunta dalla destra missina, come testimoniano vari volantini diffusi a Pisa [31], firmati sia come Gruppi Nazional-Popolari che come I nazionalrivoluzionari de "L'Orologio" in cui, tra l'altro, veniva affermato che:

La civiltà europea, la nostra rivoluzione non ha bisogno di bandiere stellate. Se la democrazia puttaniera ha accettato una volta la tua "liberazione", adesso è ora di finirla. Diamo il benservito all'alto protettore americano. Dimostriamo che l'Europa -da Brest a Bucarest- è in grado di difendersi da sola con le sue forze economiche e militari, e, quel che più conta, di riprendere con energie morali e rinnovata coscienza politica il suo posto alla guida del mondo.

Apparentemente tale impostazione poteva risultare non dissimile alla propaganda neofascista dell'epoca, ma in realtà il riferimento alla rivoluzione europea, da Brest a Bucarest, dimostrava piuttosto la diretta parentela con le tesi di Thiriart e di Jeune Europe, come peraltro confermato da alcuni slogan proposti in quei volantini quali:

No alle ingerenze della CIA nei sindacati italiani

No agli agenti del MSI, PSI, PCI, DC, PLI, PRI, PSIUP

No al SIFAR agli ordini della Casa Bianca

No al condominio USA-PCI-VATICANO sulla socieà italiana

Slogan sicuramente incompatibili con la politica filoatlantica e filovaticana del Movimento Sociale Italiano e dei gruppi alla sua destra, quali Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale, oscillanti tra radicalismo, golpismo e collusione con gli apparati di Stato.
Alla fine del `68, "L'Orologio" poteva quindi rivendicare come frutto dell'azione nazionalrivoluzionaria dei suoi gruppi l'occupazione dell'ateneo di Messina in risposta ai tragici fatti di Avola; mentre altre agitazioni a Roma e a Perugia avevano visto il protagonismo del Movimento Studentesco Europeo, altra emanazione universitaria della rivista.
Confermando la propria avversione allo "spirito di Yalta", veniva quindi attaccato anche il P.C.I. in quanto "gendarme del capitale USA per ordine dell'URSS", come si trova conferma in un volantino ancora del Gruppo Nazional-popolare pisano, datato 2 aprile `69, in occasione della morte di Eisenhower:

I lacché dell'imperialismo americano piangono la scomparsa di chi, distruggendo l'indipendenza dell'Europa, li ha insediati sui loro seggi di cartapesta. Anche i Comunisti, tanto antiamericani a parole, certamente si associeranno al cordoglio. Ventiquattro anni fa Eisenhower non sottomise solo l'Europa occidentale all'America ma anche quella orientale alla Russia. E i comunisti, da buoni servi di Mosca, lo piangeranno.

Con il rifluire della contestazione sociale, tra repressione e stragi di Stato, e il ritorno di Almirante alla segreteria del M.S.I., l'esperienza de "L'Orologio" finì per esaurirsi nel `73 mentre sul piano organizzativo, buona parte dei Gruppi Nazional-Popolari sarebbe stata assimilata da Lotta di Popolo.

DAI NAZIMAOISTI A LOTTA DI POPOLO

La prima parte del nostro programma è così vasta, che alla sua attuazione può contribuire anche chi si schieri su posizioni politiche avverse.
(F. Camon) [32]

Una delle formazioni meno conosciute della destra radicale italiana è senz'altro Lotta di Popolo che, dal `69 sino al `73, anno in cui si autodissolse "per sfuggire alla repressione", si fece notare per le sue posizioni anomale, tanto che i propri aderenti vennero definiti dalla stampa come "nazimaoisti", ricorrendo ad un termine giornalistico apparso già durante il `68.
Il neonazista Franco "Giorgio" Freda in un'intervista ebbe a commentare tale definizione con le seguenti parole:

La formula paradossale del "nazimaoismo" - non del tutto falsa, ma anche non del tutto giustificata - permette di scindere i suoi elementi costitutivi, perchè i comunisti mirano a rilevare l'aspetto ]nazi per terrorizzare i compagni e i neofascisti del MSI mirano ad evidenziare gli aspetti maoisti per impaurire i camerati [33].

In realtà le cose non erano così semplici e la presunta equidistanza di Lotta di Popolo tra destra e sinistra apparve fin da subito quantomeno discutibile e venne pure rifiutata dai diretti interessati [34]; prima però di analizzarne le posizioni è necessario fare un passo indietro per individuarne gli antecedenti.
Tutto si può far risalire alle lotte sociali che nel fatidico `68 anche in Italia cominciarono a sconvolgere assetti politici e culture dominanti; dentro tali sommovimenti alcuni settori, senz'altro minoritari, dell'estrema destra decisero di "cavalcare la tigre" della contestazione, vedendovi un importante momento di rottura e destabilizzazione dentro cui potevano aprirsi nuovi spazi d'azione politica e penetrazione ideologica, soprattutto nell'ambiente studentesco, preclusi alla tradizionale politica d'ordine portata avanti con forti accenti nostalgici dal MSI.
Dietro questa scelta "movimentista" sicuramente vi erano propositi di infiltrazione e provocazione, sfruttati anche da ambigui personaggi -quali ad esempio Mario Merlino- in contatto o al servizio degli apparati di polizia; ma vi erano anche esperienze di una qualche originalità ed elaborazioni frutto di apporti intellettuali assai diversi, da Evola al situazionismo.
Fin dall'inizio degli anni `60, come si è visto, operava a livello europeo l'organizzazione Jeune Europe; il pensiero e i programmi di Thiriart incontrarono anche in Italia un buon interesse tra militanti e teorici neo-fascisti già in rotta col MSI, accusato di portare avanti una linea politica subalterna alla Democrazia Cristiana, tanto che la sezione italiana della Jeune Europe sarebbe risultata come la più consistente; inoltre non mancarono i collaboratori italiani (Claudio Mutti, Claudio Orsi, Franco Freda, Antonio Lombardo, tanto per citare i più noti e rappresentativi [35] sia all'omonima rivista che, in un secondo momento, a "La Nation Européenne", organo del Parti Communautaire Européen anch'esso fondato da Thiriart [36].
In Italia Jeune Europe ebbe inizialmente tre diverse sezioni: una facente capo alla preesistente Giovane Nazione[37] (recapito Casella Postale 1056 Milano) col suo organo di stampa "Europa combattente", diretta da Antonino De Bono, Spartaco Paganini, Pierfranco Bruschi, Cinquemani e Claudio Orsi che nel `63 a Ferrara si costituì ufficialmente come Giovane Europa; l'altra era il Movimento Politico Ordine Nuovo presso la cui sede romana in via della Pietra 84 per qualche tempo risultò esserci il recapito della sezione italiana di Jeune Europe e il gruppo di "Quaderni Neri" di Salvatore Francia (recapito Casella Postale 332 Torino).[38].
Durante il `68, l'area militante che in Italia faceva riferimento a ]Jeune Europe, talvolta assieme ai gruppi romani Primula Goliardica e Nuova Caravella[39], seguì le vicende del movimento studentesco, rivendicando -a posteriori- d'essere stati a fianco dei "rivoluzionari" sia nelle occupazioni che durante gli scontri che avvennero all'Università di Roma, nel febbraio contro i picchiatori guidati da Almirante e Caradonna e a marzo contro la polizia a Valle Giulia.
Su questa partecipazione, nonostante i fiumi d'inchiostro versati per raccontare il `68, si sa molto poco ma comunque, aldilà della partecipazione di alcuni nuclei militanti agli scontri di piazza e la comparsa di talune scritte murali quali "Hitler e Mao uniti nella lotta" o "Viva la dittatura fascista del proletariato" comparse in quel periodo che ispirarono appunto l'invenzione giornalistica dei "nazimaoisti" [40], non sembra essere stato un fenomeno politico rilevante, solo in qualche rara circostanza i "nazional-europei" riuscirono a rompere l'isolamento e la diffidenza che, non senza ragione, li circondava sia per la propria intrinseca ambiguità ideologica sia in conseguenza dell'attività compiuta da alcuni specialisti della provocazione e della delazione all'interno di queste dinamiche; inoltre con il declino a livello internazionale dell'organizzazione facente capo a Thiriart -il trentesimo ed ultimo numero de "La Nation Européenne" è dell'inizio del `69- molti militanti cominciarono ad arruolarsi nelle file di Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale [41].
Per far fronte a questa situazione, nei primi giorni del `69 la neocostituita Organizzazione Lotta di Popolo (O.L.P.), "iniziava il cammino verso la costruzione di un'avanguardia che puntasse, insieme ad altre forze, alla creazione del partito rivoluzionario del popolo" (da un documento del gennaio 1970), raccogliendo i militanti reduci di ]Jeune Europe e di altre esperienze quali il Movimento Studentesco Operaio d'Avanguardia, fondato alla facoltà di Giurisprudenza di Roma da Serafino De Luia; parte di Primula Goliardica di Roma; Avanguardia di Popolo di Pietro Golia a Napoli e altri preesistenti nuclei nazional-rivoluzionari legati a "L'Orologio", sicuramente presenti in Lombardia, Toscana e Meridione, sotto sigle quali Movimento Studentesco Europeo, Potere Europeo, Università Europea, etc.
Se la protesta anti-USA per la guerra in Vietnam e la critica sviluppata dal movimento studentesco contro l'indirizzo riformista del PCI avevano rappresentato altrettante ghiotte occasioni in cui inserirsi ed intervenire politicamente, sul piano ideologico il terreno della "rivoluzione culturale cinese" fu quello che si rivelò più interessante per la nuova organizzazione che, da questo punto di vista, andò oltre persino la visione di Thiriart, interessato alla Cina maoista soltanto come potenziale alleato nella "guerra di liberazione europea"; non fu quindi un caso che i militanti di Lotta di Popolo scelsero tale nome, attingendo alla terminologia maoista peraltro ben presente nell'immaginario dell'estrema sinistra, dai partitini "filo-cinesi" a Lotta Continua [42].
Usando la situazione di Pisa come punto d'osservazione, nell'aprile `69, i nazionalpopolari pisani che si erano anche firmati come "compagni della Sinistra", ora sotto la firma La Lega del Popolo, intervennero con un documentato volantino sull'uccisione a Battipaglia di due braccianti da parte della polizia, accusando la violenza del "sistema" e i "borghesi complessati disturbati dai loro traffici di carne umana".
In un successivo volantino, datato 27 aprile `69, La Lega del Popolo spiegava l'abbandono della precedente denominazione nei seguenti termini:

"La sinistra" é il nome che ci ha seguito in questo periodo di lotta contro il sistema capitalista.
Fu scelto, questo, perché ci si voleva collegare ad una tradizione di lotte progressiste e rivoluzionarie (...)
La borghesia in tutti i paesi elabora due sistemi di governo: due metodi di potere che ora si contrappongono, ora si alternano, ora si intrecciano. Il primo é il metodo della violenza, del rifiuto di ogni riforma (=fascisti, colonnelli, scelbini). Il secondo é il metodo del "liberalismo", dei cauti passi in direzione dell'ampliamento (fasullo) dei diritti politici, delle (false) riforme, delle concessioni (=partiti e governi democratici-borghesi).
"La sinistra" é diventato un termine integrato nel sistema e come tale lo rifiutiamo senza rimpianti. Il mondo si muove e noi non stiamo fermi .
Ovviamente non é solo un nome che cambia, ma é tutta una prassi che si va perfezionando (...)
Come prima, come sempre il discorso che portiamo avanti é aperto a tutti...

In effetti, qualcosa della "linea" nazionalrivoluzionaria precedente stava cambiando e da quel momento tenderà ad assumere connotati ancor più marcatamente sociali ed accenti anarchicheggianti, come testimonia un volantino del 16 agosto `69 sul problema della casa, in cui si dichiarava che "il ricatto della casa e del fitto, non è che un'altra faccia dello sfruttamento che soffriamo nelle fabbriche, negli uffici per colpa del sistema capitalistico", volantino che si concludeva con i seguenti slogan

Nell'unità rivoluzionaria la vittoria.

Per una SOCIETA' LIBERTARIA E COMUNITARIA

Questa impostazione si continuerà a riscontrare anche nei mesi successivi, sia a livello nazionale che locale, e nei primi mesi dell'anno seguente si registrerà un intenso attivismo, mentre ormai Lotta di Popolo si estendeva anche fuori dell'Italia nel tentativo di ricostruire la precedente rete nazional-europea, con la nascita di proprie sezioni in Francia, Germania, Spagna [43]; i nomi più accreditati quali dirigenti dell'organizzazione risultano essere stati Sergio Donaudi, Gianni Marino, Aldo Guarino, Ugo Gaudenzi, Enzo Maria Dantini, Serafino Di Luia, Franco Stolzo.
Per quanto riguarda l'Italia, Lotta di Popolo aveva una sua rilevanza militante soprattutto a Roma, incentrando la sua attività nei dintorni dell'Ateneo e nel quartiere popolare e antifascista di S. Lorenzo, dove mantenne per alcuni anni una sede in via G. Giraud 4 e un'altra in via dei Marrucini 8/A, scontrandosi più volte con studenti di sinistra, attivisti del PCI e militanti della sinistra rivoluzionaria; inoltre risultava particolarmente attiva in Lombardia, con una forte sezione in particolare a Bergamo, con sede in via S. Alessandro 80, dove comunque la propria collocazione a destra risultava un fatto scontato, oltre che per la generalità della sinistra, anche per le stesse autorità [44].
Altre sezioni erano presenti senz'altro a Napoli, con sede in salita S. Antonio a Tarsia 30; a Velletri dove veniva stampato anche il giornale, a Milano, Cremona, Como, Imperia e in Lucania (Matera, Montalbano, Policoro) [45]; secondo un'inchiesta pubblicata nel `71 sul settimanale "Panorama" Lotta di Popolo poteva contare su 500 aderenti in tutta Italia, di cui 100 in Lombardia.
Nel foglio omonimo "Lotta di Popolo", nel gennaio 1970, l'organizzazione farà il punto della situazione politica generale, compresa una sintetica analisi critica dei gruppi della sinistra extraparlamentare (Il Manifesto, Potere Operaio, Lotta Continua), descrivendo le proprie esperienze d'intervento all'interno delle scontro sociale, soprattutto in ambito studentesco e in alcune zone del Sud.
Oltre alla denuncia della "vecchia tesi degli opposti estremismi (fascismo-antifascismo)", immancabili in tale documento anche alcuni riferimenti alle "bombe di Milano" e "all'assassinio di Pinelli" avvenuti appena due mesi prima; in realtà neanche Lotta di Popolo che sostenne l'innocenza sia di Freda che di Valpreda, fu indenne da frequentazioni filogolpiste, come dimostrano sia la partecipazione in Italia e all'estero a convegni dove erano presenti anche i rappresentanti di Ordine Nuovo, di Avanguardia Nazionale e del Fronte Nazionale di Junio Valerio Borghese, sia le biografie tutt'altro che cristalline di alcuni suoi fondatori e dirigenti che mal si coniugano con la denuncia della "strategia della tensione" fatta su "Lotta di Popolo" come una manovra "richiesta dalla grande industria e sostenuta sul piano parlamentare dal PSI, dal PCI e dalla sinistra democristiana per distrarre le forze popolari dalla lotta al sistema borghese" mentre "le piccole e le medie industrie si appoggiano al PSDI e, in secondo ordine, alle forze della destra parlamentare" mirando "all'instaurazione di un governo forte, di tipo gollista, se non addirittura di tipo greco" [46].
Nei primi mesi del `70 si sarebbe quindi assistito ad una rinnovata attività contro la NATO, con la diffusione in diverse città, di un volantino firmato dai Gruppi Nazional-Popolari in cui si tornava ad attaccare la divisione in blocchi del mondo sancita a Yalta e il trattato di non proliferazione nucleare voluto da USA e URSS a scapito in primo luogo dell'Europa la cui possibile indipendenza "attirerebbe inevitabilmente a sé anche le nazioni dell'Europa Orientale, che attualmente mordono il freno sotto il giogo sovietico" [47]. Ai primi di febbraio a Pisa La Lega del Popolo, dopo alcuni provvedimenti repressivi registrati nei Licei cittadini contro gli studenti, diffondeva un volantino in cui tali episodi vengono inseriti nella "solita repressione che ha colpito e colpisce, prima e ora, il movimento di lotta" ed indiceva un'assemblea-dibattito sul tema "Lotta di Popolo per una Società Libertaria e Comunitaria contro il capitalismo e l'opportunismo", tentando di coinvolgere la locale Federazione anarchica.
D'altra parte un altro volantino col significativo titolo "La fantasia al posto del potere", diffuso a Roma alla fine del marzo `70 a firma Gruppo Nazional-Popolari - Lotta di Popolo, dalle iniziali posizioni filo-maoiste si nota un'ulteriore mutazione ideologica in senso anarchico-situazionista.
In tale volantino, tra l'altro, si poteva leggere:

...e venga pure il caos se il caos è creativo.
Per questo noi non vogliamo il potere ma la distruzione del potere.
(...) SERVITE IL POPOLO, DIO O LA PATRIA PERCHE' SIETE DEI SERVI E SENZA PADRONI NON SAPRESTE COSA FARE. LA VOSTRA E' LA LOGICA DEI DISOCCUPATI E NON DI UOMINI LIBERI.
Un mondo senza capi finalmente, dove ogni individuo partecipi alla vita in comune, apportando la propria collaborazione non come dovere ma come scelta consapevole.
Perché è tempo che l'uomo non comandi più sull'uomo, mascherando frustrazioni o meschine vanità provinciali dietro verità sacre eterne proletarie divine o patriottiche.
Noi non conosciamo le classi ma solo uomini come individualità perché la società è un insieme di individui e opprimere un individuo nella sua persona significa mutilare tutta la comunità, come pure opprimere la comunità significa colpire l'individuo [48].

Come si può facilmente notare, il linguaggio era ora completamente cambiato e non meno decisamente sembra superata la fase dell'innamoramento per Mao; da sottolineare che Servire il Popolo, a cui si allude, era il nome di uno dei più importanti gruppi maoisti di quegli anni.
In un altro volantino, diffuso a Bergamo a firma Lotta di Popolo più o meno nello stesso periodo, con toni meno ribellistici, veniva invece riaffermato che "antifascismo e anticomunismo sono false contrapposizioni create dal sistema per incanalare le forze rivoluzionarie" e veniva rilanciata l'unità del popolo italiano "al di fuori e contro le istituzioni" per liberarsi "dall'oppressione politica, economica e culturale dell'imperialismo russo-americano e dei suoi alleati, Vaticano e sionismo internazionale." [49]
Nell'anno successivo nel `71, Lotta di Popolo, precisa la sua critica delle ideologie "strumenti in mano a chi vuole il popolo diviso e contrapposto" e ridefinisce il suo programma, abbandonando le precedenti infatuazioni sia filomaoiste che anarcoidi e tornando al nazional-comunitarismo di Thiriart, come si può facilmente apprendere dal seguente brano, in cui peraltro non si perdeva occasione di citare come movimenti esemplari l'IRA, Al Fatah, i Vietcong e il Black Panthers Party:

Occorre che i pochi elementi lucidi dei gruppi marxisti-leninisti si scrollino dalla testa - per amore o per forza - le proprie illusioni e le proprie superficialità (...) è ormai un dato di fatto che la maggior parte degli operai è del tutto integrata nella borghesia e ne ha accettato completamente la concezione mercantile e consumistica della vita.
La realtà è ben diversa e molto lontana dalle "analisi di classe" tanto di moda di questi tempi: lo stesso comunismo ha dimostrato in ogni tempo che le proprie possibilità di consolidarsi si sono sempre identificate con i potenti imperativi di un popolo: lo capì per primo Stalin sia "russificando" il comunismo malgrado l'opposizione, subito stroncata, sia di Trotsky, ricorrendo agli istinti "nazionali" del popolo russo (...) è proprio questo potente richiamo alla comunità nazionale di un popolo che è riuscito - o sta riuscendo - a modellare delle incerte istanze di libertà dallo sfruttamento economico o razziale, in lotta armata contro gli oppressori. [50]

Analoghi accenti si riscontrano in un pamphlet semi-clandestino diffuso nel luglio/agosto 1971, in cui il ruolo dell'Europa torna ad essere centrale secondo la visione di Thiriart, assieme ad un'allusione al denaro e all'usura facilmente interpretabile in chiave antiebraica [51].

Nella presente situazione storica l'unica realtà rivoluzionaria che sia in grado di affrontare e sconfiggere il capitalimperialismo, e delineare la marcia di un ordine umano autentico, può essere rappresentata da un'Europa liberata ed edificata attraverso una lotta di popolo.
Un'Europa che trovi la sua unità nella maturazione e nella convergenza rivoluzionaria dei Popoli Europei: non Terzo Blocco teso a farsi terzo imperialismo, ma forza-guida di tutti i popoli oppressi e sfruttati volta a spezzare la Santa Alleanza sovietico-statunitense ed a liberare l'uomo dalla sopraffazione del denaro e del tecnicismo asservito all'Usura.

Meritevole di considerazione anche lo sforzo in tale documento di andare a definire non solo un'alternativa culturale ma persino "un'etica nuova":

Bisogna abituare le masse alla lotta permanente e alla diffidenza sistematica nei confronti di tutto ciò che Ë "ufficiale" e "tipico" di "questa" società e di questa" cultura (...) Tutte le azioni politiche, sociali, culturali, sindacali, sono quindi valide quando servono ad accendere e mantenere uno stato di tensione ideale e sociale in un senso rivoluzionario antiborghese, e la valutazione della loro utilità prescinderà sempre dai risultati contingenti dell'azione stessa (...) La lotta rivoluzionaria pertanto, contro ogni giudizio negativo basato sul metro del costume borghese o sull'interpretazione borghese del diritto e della morale, possiede un alto contenuto etico.

Molto meno radicale appare invece la "Società integrale" teorizzata da Lotta di Popolo, una comunità organica dove "il potere politico non sarà condizionato dal potere economico" in cui "il capitale quindi non sarà più il motore ed il fine del moto sociale, ma solo uno strumento della civile convivenza sotto la coordinazione del potere politico", affermazioni che rimandano al concetto di "soldati politici" cara a tutti i fascisti rivoluzionari che, fatalmente, ne confermano la fedeltà alla gerarchia e allo Stato.
A conferma di tale orientamento vi sono lo stesso Manifesto programmatico dell'O.L.P. e un esteso documento teorico del `72 in cui si contrapponeva al concetto "borghese" di classe quelli di popolo e, in primo luogo, di comunità nazionale; conseguentemente "l'obiettivo politico della lotta è lo stato di popolo (...) al di fuori e contro le false contrapposizioni ideologiche", in cui "l'autogestione significa coscienza popolare delle scelte politiche ed economiche generali e partecipazione totale alla loro realizzazione" [52].

NAZIONALBOLSCEVICHI OGGI [53]

Questa Europa ha bisogno di costruttori dai pugni solidi e rudi. Ha cento volte più bisogno di soldati che di avvocati, cento volte più bisogno di acciaio che di letteratura, cento volte più bisogno di capi che di riformatori.
(J. Thiriart)

Oltre che in Russia, anche in Europa - Italia compresa - negli ultimi anni si va assistendo ad una certa fioritura di partiti, gruppi, giornali che si richiamano esplicitamente all'esperienza tedesca del "nazionalbolscevismo": rifiutano d'essere collocati nello schieramento della destra borghese, si oppongono al capitalismo e alla Globalizzazione, prospettano la creazione di uno "spazio euroasiatico" in funzione antiamericana, sostengono tutti i movimenti antimperialisti e tutte le nazioni che si contrappongono agli USA, dall'Iraq alla Serbia alla Corea del Nord.
In Italia tra le più "vecchie" testate di riferimento per questa area vanno segnalate la rivista "Orion", fondata agli inizi degli anni '80 ed oggi collegata all'esperienza di Sinergie Europee ed alla Società Editrice Barbarossa che recentemente ha pubblicato un saggio proprio sul Nazionalcomunismo; attorno ad "Orion" per un certo tempo si formarono due gruppi, Nuova Azione di Marco Battarra e Forza Nuova (da non confondersi con l'omonima formazione neofascista fondata nel `97), scioltisi e presumibilmente confluiti nel Movimento Antagonista - Sinistra Nazionale, nato attorno al mensile "Aurora", uscito la prima volta nel 1988, su iniziativa di ex-rautiani facenti capo alla Comunità Politica "B. Niccolai" con sede a Modigliana (Fo) e al Circolo "A. Romualdi" di Cento (Fe).
Tra gli animatori di "Orion" vi è Maurizio Murelli, vecchio arnese dello squadrismo fascista degli anni Settanta, che all'indomani del crollo del socialismo reale in Russia affermava:

Per gli stalinisti, per i nazionalisti, per gli zaristi, per tutte le espressioni panslaviste e ortodosse, il pericolo è l'Occidente, la sua cultura, la sua economia. Quindi una alleanza operativa è naturale, è logica (...) Innaturale è invece la rigidità e l'ostilità dei veri comunisti nei confronti della destra che si è allontanata dal MSI ed è tornata alle origini fasciste in senso antiamericano, anticapitalista [54].

Tra le firme più significative comparse invece su "Aurora" vi è quella del già citato teorico, convertito alla fede musulmana, Claudio Mutti, autore tra l'altro di un testo dal titolo "Nazismo e Islam", in cui vi sono messe in risalto le reciproche convergenze ed esaltata la storia della 13ma Divisione SS, formata da musulmani della Bosnia-Erzegovina, che combatterono a fianco dei cattolicissimi Ustascia croati, contro i partigiani jugoslavi.
Dopo la nascita del Fronte Nazionale di Adriano Tilgher ('97), fuoriuscito dal Movimento Sociale Fiamma Tricolore, sicuramente all'interno del neo-partitino vi era presente una non trascurabile componente e una buona incidenza culturale "nazionalbolscevica"; interessante a riguardo il n. 10 dell'ottobre '98 di "Fronte Nazionale" dove in prima pagina era possibile leggere un editoriale dal titolo emblematico "Da Mosca una speranza" e all'interno vi veniva definito lo "Spazio Autarchico Europeo", comprendente "necessariamente la Russia e gli Stati facenti parte dell'ex URSS", come orizzonte strategico della "federazione dei popoli europei contro il globalismo finanziario".
Durante l'esperienza della "Linea comunitarista" all'interno del Fronte Nazionale è nato un nuovo periodico, inizialmente "Bollettino del Fronte Olista", dal titolo accattivante "Rosso è Nero"; le ragioni del titolo sono apertamente rivendicate nel richiamarsi ai cosiddetti "fascisti rossi" ossia a quella componente "socialistica" propria del primo fascismo "diciannovista", poi riemersa durante i 600 giorni della Repubblica Sociale italiana all'ombra dell'occupazione nazista [55], ma nella testata vi è da subito anche un'accentuata rivendicazione dell'esperienza storica del nazionalbolscevismo tedesco degli anni '20 e `30, tanto che viene recuperato il simbolo dell'aquila prussiana con la spada, la falce e il martello che compariva sulla rivista poi soppressa dal regime hitleriano.
Il primo numero reca la data del novembre '98, non appare ideologicamente del tutto connotato, forse per alimentare il dibattito in seno al Fronte Nazionale; infatti nel suo principale articolo viene esposta la posizione "nazionalcomunitaria", partendo dal consueto superamento dei concetti di destra e sinistra:

Il fascista cattivo e nostalgico non mette paura a nessuno, anzi è utile e funzionale al sistema. Quello che mette veramente paura è il rivoluzionario (...) Questo non significa certo diventare di sinistra, perché questa sinistra ci disgusta quanto la destra. Significa oltrepassare i limiti imposti dalla cultura borghese e creare una nuova concezione della politica

al fine di "articolare un fronte nazionale, popolare, socialista e libertario", riproponendo le stesse parole d'ordine usate come abbiamo visto negli anni Settanta dai gruppi vicini a "L'Orologio" e a "Lotta di Popolo".
Accanto a questa dichiarazione d'intenti, nel giornale si trovavano altri contributi alquanto eterogenei, tra cui una sconcertante divagazione "celtico-maremmano-western" di un collaboratore, che poi diventerà una presenza costante sulle pagine del giornale, desideroso di

Fare un popolo con le sue città, un popolo a cavallo, uomini e donne nel sole e nel vento, con archi e frecce, con dardi appuntiti di legno duro a caccia di cinghiali, da cuocere al fuoco nella festa del sole, nel giorno sacro del raccolto ed in quello della semina.

Assai più inquietante era invece un articolo su Osama Bin Laden, che si concludeva con un'aperta apologia del nazismo:

La Legione di Osama raccoglie elementi da tutte le nazioni arabe, come le SS da tutte le nazioni ariane. L'esaltazione della spiritualità semita ricorda l'interesse nazionalsocialista per la spiritualità ariana, soffocata nel sangue dall'intollerante eresia giudaica, trionfante nella confusione razziale a Roma negli ultimi anni dell'Impero.

Nel secondo numero di "Rosso è Nero" (marzo '99), venivano pubblicati due articoli alquanto "istruttivi" che affrontavano la questione dell'immigrazione dal punto di vista del Fronte Nazionale (impegnato in una campagna nazionale "per il lavoro agli Italiani") e della sua componente "comunitarista". Vi si affermavano cose che contrastano in modo evidente con l'attuale "rifiuto di ogni forma di razzismo e xenofobia" proclamato da questi signori, appena un anno dopo. In particolare vi si poteva leggere che la "primaria emergenza storica attuale" sarebbe

la rinascita nazionale, della difesa etnica e della identità e tradizione Euro-Italica, contro una mondializzazione aggressiva ed imperante su tutto l'occidente europeo, dove fenomeni come immigrazione e multirazzialità conseguente, sono strumento di un unico progetto Capital-massonico planetario.

Tali tesi infatti, figlie dirette delle teorie "differenzialiste" di Alain de Benoist, risultano pressoché identiche a quelle di tutta la propaganda anti-immigrati della Lega Nord, di Forza Nuova o di "Fiamma Tricolore" da cui i nazionalcomunitaristi vorrebbero prendere le distanze. Nel successivo terzo numero (ottobre '99), veniva sancita l'uscita-espulsione della componente comunitarista dal Fronte Nazionale, sostenendo che era ormai venuto il momento che "l'area nazionalrivoluzionaria e nazionalcomunista può e deve intraprendere una necessaria revisione dottrinaria ed ideologica (...) per trovare una sua strada del tutto autonoma" e richiamandosi all'esperienza del Partito Comunitarista Nazionaeuropeo attivo in Belgio, Francia, Germania. Le ragioni del "divorzio" dal Fronte Nazionale sembrano riconducibili alla linea politica scelta da Tilgher che lo ha riportato a più tradizionali intese con "Fiamma Tricolore" di Rauti e a schieramenti elettorali a sostegno del tanto odiato, ma sicuramente redditizio, Polo berlusconiano; per sottolineare la "svolta" in tale numero di "Rosso è Nero" compariva una grande quantità di riferimenti "estremisti": dall'elaborazione antiautoritaria di A. Bihr al subcomandante Marcos, dal comunista-anarchico Carlo Cafiero a Stalin celebrato quale "vero nazional bolscevico", dal Mussolini socialista a Francesco Guccini. Dentro questo collage viene comunque inserito anche un corposo intervento del noto Claudio Mutti sulla "guerra di civiltà che contrappone l'Europa all'Occidente" e, in un altro articolo, il solito Paolo Seghedoni conferma la precedente linea in materia d'immigrazione, con argomentazioni che non meritano commenti:

Solo chi ha compreso le leggi economiche che Marx ha insuperabilmente descritto e può quindi seguire la linea di massa facendo comprendere ai lavoratori lo sfruttamento a cui sono soggetti, può seguire tale linea cavalcando il bisogno delle masse di vivere in ordinate ed indipendenti Nazioni, abbinando ai tradizionali temi della lotta di classe il recupero dell'indipendenza nazionale contro l'immigrazione incontrollata, e una battaglia per l'ordine pubblico che preveda anche il frequente ricorso alla pena di morte.

Inoltre sullo stesso numero viene abusivamente pubblicato un articolo tratto dal periodico nazionalitario "Indipendenza", giornale guardato a sinistra con motivata diffidenza causa dell'ibrida presenza al suo interno di ex-militanti di gruppi clandestini sia di destra che di sinistra.
Nel numero zero della nuova serie di "Rosso è Nero" (fine '99), oltre a dedicare grande spazio alla rivolta di Seattle, venivano pubblicati vari documenti del Partito Comunitarista Nazionaleuropeo e vi si sottointendeva, fin dalla titolazione, l'adesione del giornale a tale percorso; tra le altre varie "appropriazioni indebite" vanno citate la riproduzione della copertina del periodico "Autonomia di Classe" (cordone di autonomi incappucciati con bandiera USA in fiamme sullo sfondo) e due pagine dedicate alle biotecnologie tratte da un lavoro di controinformazione pubblicato da un collettivo ambientalista-radicale.
Col 2000, l'adesione al Partito Comunitarista Nazional-europeo risulta ormai un dato di fatto; in tal senso "Rosso è Nero" ha cambiato nome ed è diventato "Comunitarismo", quale "espressione sintetica della fusione di "elementi comunisti ed elementi nazionaleuropei" e a questo si affianca il settimanale comunitarista del PCN "Nazione Europa" che riporta le notizie delle varie sezioni del partito che, in Francia e Belgio, partecipa anche alle elezioni. L'apparenza è ancora più marcatamente "antagonista", ma dedicando un po' di attenzione a quanto vi viene sostenuto, non si può dire che la "rivoluzione comunitarista" rappresenti qualcosa di diverso rispetto al passato, indipendentemente dal fatto che alcuni redattori proverrebbero da Rifondazione Comunista o che vi siano anche elementi che credono realmente a quello che scrivono; inoltre, guarda caso, sembra essere nato un certo feeling tra i "nazionalcomunitaristi" e "Rinascita. Quotidiano di liberazione nazionale", il cui direttore è Ugo Gaudenzi, ossia uno dei vecchi dirigenti di Lotta di Popolo e già direttore della testata omonima.
Tra l'altro, guardando soltanto alla situazione milanese, questi "sinistri" usano come punti di riferimento il Palazzo delle Stelline in Corso Magenta e la Bottega del Fantastico in Via Plinio [56], ossia due luoghi tradizionalmente legati al neofascismo milanese.
A conferma della effettiva collocazione di "Comunitarismo" (Redazione nazionale in Via Satrico a Roma) da segnalare un articolo in cui si sostiene che "Classe e Nazione Europea sono interessi che coincidono", mentre in altra pagina un redattore pisano afferma esplicitamente che "Il Comunitarismo è contrario alla lotta di classe" e che "il lavoro sarà il criterio di valore per stabilire le nuove gerarchie (...) Ai lavoratori migliori e più esperti non verranno dati maggiori guadagni, ma posizioni di potenza"; in altre parole torna a riproporsi l'idea nazista della comunità basata su "Sangue e suolo" la cui la "forma statuale deve rispecchiare l'ordine di realtà superiori e trascendenti" (dal n. 1 di "Rosso è Nero"), il che mostra il vero volto di un'area che si dichiara rivoluzionaria, comunista e persino libertaria, ma che si guarda bene dal mettere in discussione l'idea di Stato nazionale -interpretato beninteso in chiave europea- e la struttura gerarchica e autoritaria della società che sono parti integranti del dominio del capitale sul lavoro.
Nell'ultimo numero consultato di "Comunitarismo", datato settembre/ottobre 2000 con il sottotitolo "Democrazia diretta-Socialismo-liberazione", la veste e i contenuti risultano ancora in larga parte dedicati all'opposizione contro "il ]moloch neoliberista" e nell'editoriale firmato Rete Italiana Circoli Comunitaristi viene fatto il bilancio politico di "un anno di lotta" durante cui la proposta "per la costruzione di un fronte di sinistra europea antagonista che si batte per il socialismo e che considera il dato nazionale un fattore imprescindibile" è stato portato dai Comunitaristi all'interno del movimento "anti-globalizzazione" e tra le forze antimperialiste[57]; ma ancora una volta, la questione immigrazione, affrontata nell'articolo "L'inganno multietnico", torna a mostrare l'autentica matrice ideologica dei Comunitaristi che ripropongono le teorie "differenzialiste" di A. de Benoist, come testimoniato in modo inequivocabile dai seguenti passaggi:

I fenomeni migratori mettono in gioco qualcosa di importante: la sopravvivenza delle culture e dei popoli che di quelle culture sono esponenti (...) il progetto capitalista nella sua fase di globalizzazione neoliberista vorrebbe annullare ogni differenza (...) per creare un tipo antropologico senza storia e senza radici (...) Si comprende meglio allora, per tornare alla situazione che più da vicino ci riguarda, come alcuni reati dei quali gli extracomunitari detengono il monopolio (come la riduzione in stato di schiavitù di cui si sono rese colpevoli le bande albanesi e marocchine che utilizzano i minorenni per l'elemosina) abbiano un impatto, anche culturale, devastante (...) in nessun paese il "minestrone etnico" è stato un buon affare: dopo decenni o addirittura secoli di convivenza le difficoltà non vengono diluite, ma si acuiscono e si sommano, senza peraltro condurre alla "rivoluzione internazionalista del proletariato".

Per cui, dietro "la fusione di elementi socialisti con il senso dell'appartenenza identitaria e nazionale" e la "nuova sintesi originale" rielaborata dai Comunitaristi, si scoprono linguaggi e argomenti continuamente agitati da tutte le varianti di quella destra politica con cui si dice di non avere più niente in comune.
Oltre a questi Circoli Comunitaristi, legati all'esperienza "Rosso è Nero" e "Comunitarismo", vi sono altri gruppi minori, di destra, che comunque si richiamano esplicitamente al comunitarismo; tra questi va citato il "Cantiere delle Idee" di Ghedi (Bs) per una certa originalità nell'approccio a tale tematica; infatti questa associazione sviluppa un'idea di comunità, quale alternativa a "decenni di individualismo metodologico e teorie utilitariste nelle cattedre e utopie ideologiche", facendo proprie in modo integrale le elaborazioni teoriche sui diritti di cittadinanza fatte in questi ultimi anni da alcuni settori della sinistra "moderna", e per comprendere che non si tratta soltanto di "assonanze" si consideri il seguente pezzo, ripreso da "La Spina nel Fianco" giornale del Fronte Nazionale

Partecipazione ed appartenenza sono concetti strettamente legati tra loro che si caratterizzano e determinano a vicenda. La parola "cittadino" deve cessare di essere un astratto sinonimo di "abitante" per diventare un termine che definisce colui che partecipa alla vita della città, della comunità.
Cittadinanza come partecipazione, cittadinanza come appartenenza, tutto il contrario della concezione apatica e sradicata della democrazia che è ormai entrata nel senso comune. Non sono le istituzioni a fare la democrazia ma la partecipazione popolare ad esse, per cui la sovranità popolare si manifesta attraverso la partecipazione quotidiana di tutti alla vita pubblica.
Decentrare i luoghi delle decisioni, moltiplicarne le occasioni, referendum, consultazioni autogestite. Consci però che il voto non esaurisce certo il ventaglio di diritti/doveri del cittadino. Ritornare a popolare le piazze, le sale civiche, moltiplicare le occasioni di incontro tra i cittadini e tra questi e le istituzioni è una condizione necessaria se si intende porre un freno al decadimento costante della qualità della vita (...)
La comunità, cioè reti di rapporti sociali che veicolano valori condivisi, è la chiave di volta per rafforzare legami sociali che mettono in relazione gli individui tra loro, che vincono isolamento ed alienazione [58].

Si tratta, come è evidente, di cose che potrebbero essere state scritte da un socialdemocratico, da un ex-autonomo ma anche da un leghista o da un ecologista, a dimostrazione di quanto sia importante parlare delle categorie di analisi che si utilizzano, dando per scontato quello che non è, in quanto proprio grazie alla liquidazione di strumenti critici frettolosamente ritenuti superati -vedi ad esempio la divisione in classi della società- che l'ideologia fascista sta trovando terreno fertile [59].
Per completare il quadro va infine segnalata la comparsa a Parma di un Partito Nazionalcomunista (P.N.C.) [60]; difficile dire se si tratti di filiazione più o meno legittima dei nazional-comunitaristi, anche se in questa città vi è una loro presenza "storica", di certo il simbolo da loro usato, falce e martello sovrapposti alla svastica, è più che un segnale d'allarme.

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e anche questo articolo su Claudio Mutti e il suo filo-islamismo
by Trotzkista Tuesday, May. 23, 2006 at 9:34 AM mail:

Utile anche perchè Mutti vanta amicizie storiche con ambienti diplomatici islamici.






Il quarto segreto templare di Fatima

l'ex-magistrato Carlo Palermo scopre
il Grande Complotto... dei veneziani




L'islamofobia assume molte forme. Ma una delle più curiose è questa: lo sapevate che esiste una congiura di templari integralisti islamici, guidata da nazisti veneziani, per uccidere il papa, promuovere la teologia della liberazione in America Latina e spacciare droga, il tutto all'unico fine di restaurare le glorie del governo dei dogi?

Questo è quanto ci rivela nel suo libro Il quarto livello (Editori Riuniti, Roma, 1996) l'ex-giudice ed ex-deputato Carlo Palermo, che molti conoscono e stimano come un coraggioso nemico della corruzione in tempi non sospetti. E infatti nulla di ciò che diremo qui va inteso come critica alla sua donchisciottesca persona.

Palermo si è distinto non tanto tempo fa per aver rilasciato un'intervista a Il Giornale in cui accusava i "templari e gli sciiti" per l'incendio della Cappella della Sindone a Torino. Autorevoli giornalisti hanno descritto il libro di Palermo come l'ultima parola in materia di mafia e di stragi. Per intenderci, in televisione del libro ne parlerebbe Michele Santoro e non Maurizio Costanzo o Lorenza Foschini. 

Eppure ciò che lui scrive sta alla storia come la teoria della terra cava sta alla geologia.

"Perché gli hutu e i tutsi si sono massacrati a vicenda in Ruanda? Perché altrettanto hanno fatto i popoli dell'ex Jugoslavia? Perché oggi si sparge il terrore a Parigi o a Beirut, ad Algeri o a New York, a Islamabad, a Karachi o a Gerusalemme? [...] Perché in Canada e in Svizzera ancora si ricorre a macabri suicidi di massa, in nome di una setta religiosa che si ispira al vecchio Ordine dei templari..? Perché, alla soglia del terzo millennio la Chiesa ancora non spiega ai fedeli il terzo segreto di Fatima...? Perché ancora oggi non riusciamo a far piena luce sulle terribili stragi che hanno colpito l'Italia negli anni Settanta e Ottanta..?" (pp. 4-5).

Già, perché? 

La copertina è un buon indizio - su uno sfondo nero, si erge la minacciosa figura di un cavaliere templare, testa pelata e barba lunga. 

La tesi parte dalla Banca di credito e commercio internazionale (BCCI), che ha avuto un gran numero di correntisti loschi, ed è infine clamorosamente fallita con la CIA alle calcagna. 

Ora, secondo Palermo, la BCCI è stata fondata da alcuni pakistani che egli definisce "di confessione sciita, di credo sufi" (p. 19). 

E' su queste sei parole che si regge l'intero libro, perché permette di collegare il bucato sporco della BCCI a tutto il mondo - diciamo così - dell'occulto e anche all'islam. 

Il sufismo sarebbe "una sorta di culto finale" dedicato alla lotta "antiscientifica e antitecnologica", presente "sia nell'integralismo islamico che in quello cattolico" (p. 19 ss.).

"Nel misticismo ascetico del sufismo trova particolare favore il culto del ritorno alla Madre natura".

Fermiamoci un attimo per dire quattro banalità. I vari ordini sufi sono gruppi chiusi all'interno del mondo islamico (e non cattolico) che cercano di raggiungere stati mistici attraverso la contemplazione della parola del Corano. 

Se i fondatori potevano essere dei santi, i loro eredi troppo spesso sono diventati gli equivalenti un po' meno pacchiani dei nostri maghi di campagna. Non si può dire che siano "eretici" finché assolvono tutti gli obblighi religiosi, ma si vocifera che alcuni siano dediti a trasgressive bevute di vino, permesse solo a chi si sente superiore alla legge del volgo. 

Il culto dei santi, una storica passività politica, il ricorso a pratiche magiche, la creazione di un'élite in una società come quella islamica che dovrebbe essere di uguali hanno reso il sufismo odioso proprio agli integralisti a cui li associa Palermo. 

Il sufismo, a parte qualche poesia che ringrazia Dio per la pioggia (maschile in arabo), non ha certo un culto della "Madre Natura". "Natura" in arabo si dice "l'impressa", la "stampata": non è affatto una "madre" ma semplicemente il segno che un Dio unico e onnipotente imprime sulla terra. Questo non vuol dire che non ci sia qualche occidentale che associa i "saggi d'Oriente" ai suoi personali problemi di smog, ma questa è un'altra storia.

"Se si vuole identificare il maggiore settore di penetrazione della filosofia sufi, occorre guardare al processo di formazione della estrema destra internazionale. E il pensiero non può che correre al massimo leader storico della destra, Adolf Hitler" (p. 20).

Segue dimostrazione: 
Le SS si "rifacevano" all'impero prussiano.  
L'impero prussiano era una "diretta derivazione dello Stato dell'Ordine militare teutonico". 
L'Ordine militare teutonico aveva assorbito "alcune componenti" del soppresso Ordine dei templari. 
Queste componenti si ispiravano "al sufismo". 
Ergo, è un "fatto che lo Stato delle Ss era uno Stato sufi". 

Nel complottismo è frequente la tecnica del doppio salto mortale: Palermo ce ne dà un elegante saggio. Prima mossa: Himmler ha modellato le SS sull'Ordine dei Gesuiti. Già qui ci sarebbe da chiedere almeno qualche prova, ma l'acrobata è in pieno volo verso la seconda mossa e non va disturbato:

"Sono numerosissime le indicazioni secondo cui Ignazio di Loyola, prima di costituire il suo Ordine, sarebbe stato iniziato ai mistici segreti della setta Shadliyya nella Spagna meridionale e nel Maghreb, secondo una specifica richiesta delle famiglie aristocratiche veneziane".

Può anche darsi che alcune non meglio precisate famiglie veneziane abbiano mandato un basco nel Maghreb per imparare a recitare versetti del Corano, come può anche darsi che Sai Baba riesca a produrre sterco polverizzato di vacca con uno sventolio della sua veste. Ma prima di accettare affermazioni di questo tipo, mi dovete convincere. E Palermo sfugge alle fonti come Sai Baba sfugge alle telecamere (una nota in fondo al libro dice che un certo Hermann Müller nel 1898, in un non meglio "approfondito studio", avrebbe trovato analogie tra i gesuiti e i sufi). 

Torniamo ai templari. Essi sarebbero stati edificati "sulla falsariga dell'ordine sufi" degli Assassini (che non erano sufi). 

Palermo prende alla lettera anche alcune strane affermazioni estratte ai templari con la tortura dagli inquisitori che volevano mettere le mani sui loro ingenti capitali: "come culto gnostico", i templari recepirono elementi "tratti dalla dottrina islamica (come l'adorazione del dio Baphomet..)". Ecco finalmente scoperto cosa fanno i musulmani nelle moschee: adorano Baphomet. 

Grazie ai templari, anche i catari divennero "un movimento sufi", con lo scopo di "congelare il progresso e di bloccare a crescita zero lo sviluppo della popolazione" (p. 22). 

A questo punto compare la Società di Thule, che avrebbe ispirato il nazismo. Goodrick-Clarke, in The Occult Roots of Nazism (The Acquarian Press, Wellingborough, Regno Unito, 1985; esiste anche un'edizione italiana) dice tutto quello che c'è da sapere su questi argomenti. C'erano un po' di occultisti nel nazionalismo tedesco, come ci sono maghi celti attorno al leghismo o cabalisti nel sionismo estremista; difficile capire quanto il misticismo abbia ispirato, e quanto semplicemente giustificato, alcune tesi politiche. E' vero che il fondatore del Partito nazionalsocialista, Dietrich Eckart, ha aderito brevemente alla Società di Thule, che aveva effettivamente almeno un gergo di tipo iniziatico. Ma questo mondo marginale non ha mai interessato Adolf Hitler, il cui ben noto caratteraccio gli impedì di farsi dire dagli altri cosa doveva fare persino quando si trattava di non perdere un quarto di milione di soldati a Stalingrado. 

Qualcuno si immagina di più, come René Alleau, ma giustamente pubblica i suoi scritti non presso la Editori Riuniti ma presso le Edizioni Mediterranee (Le origini occulte del nazismo di Alleau compare nella stessa collana di Il libro dei medium, Dopo Nostradamus e Fanciulli prodigio e reincarnazione). 
Comunque, secondo Palermo, è nato un richiamo a "culti mistici orientali" negli ultimi decenni nella "estrema destra", soprattutto "in Germania". Un po' di misticismo (in genere non "orientale") c'è nell'estrema destra italiana e in quella francese, ma ce n'è molto di meno in Germania, dove i paradigmi sono soprattutto nazionalistici. 

In realtà il sufismo ha ispirato principalmente blandi gruppuscoli di teosofi o di ex-sessantottini che praticano la "meditazione sufi" (cioè girano su se stessi per qualche minuto, come facevamo anche noi da bambini). Questa forma di ginnastica è particolarmente diffusa tra gli ex di Lotta Continua (forse perché costituisce una specie di corteo circolare anziché rettilineo). 

Per la maggior parte, i movimenti neo-sufi si rifanno a Inayat Khan, un indiano amico ma non membro della Società Teosofica, la cui figlia Nur lavorò per la intelligence inglese. Arrestata dalla Gestapo, venne uccisa con un colpo alla testa (Maria Chiara Bonazzi, "Niente sesso siamo spie", La Stampa, 5.1.97). Se i teosofi avevano qualche delirio razzista (ma la loro "razza ariana" conteneva gli ebrei e, sebbene nei bassi ranghi, persino gli indiani), da bravi sudditi britannici durante la Guerra essi organizzarono sedute di meditazione per aiutare la vittoria degli Alleati. 
A questo punto, comunque, Palermo ha preparato il terreno per qualunque cosa: dimostrata la Congiura Fondamentale, basta seguire un qualunque suo filone. Partendo dalla BCCI, si può citare qualunque fattaccio si riferisca al Vicino Oriente, che riguardi l'Iran o il suo nemico storico l'Iraq o gli integralisti libici che Gheddafi ogni tanto fa impiccare, o lo stesso Gheddafi, che è quanto di più eretico abbia partorito l'Islam prima di Salman Rushdie: egli nega valore a tutti i testi islamici tranne il Corano e concede alle donne una rigorosa parità sociale. 

Ma vediamo cosa ha scoperto il nostro giudice nel corso delle sue indagini su Gheddafi. 

Sotto il fascismo, le "reti spionistiche britanniche" nominarono come governatore della Libia Giuseppe Volpi, "ultimo doge di Venezia", dandogli il titolo di conte di Misurata. Volpi doveva essere piuttosto anzianotto, visto che aveva perso il suo incarico a Venezia nel 1797, mentre il fascismo è arrivato al potere nel 1922. Almeno dai miei libri di storia non risulta alcun periodo di dominio "britannico" in Libia se si eccettua il periodo dopo El-Alamein. 

"Le vecchie reti fasciste dell'Ovra e quelle libiche erano quasi un'unica rete, da cui 'nacque' Gheddafi". E l'uomo di Gheddafi in Italia sarebbe un certo Claudio Mutti, a cui Palermo dedica diverse pagine. 

Difficile sapere se è vero che il fondatore della BCCI era un Sufi, ma Claudio Mutti abita a Parma e Michele Brambilla (Interrogatorio alle destre, Rizzoli, 1995) gli dedica diverse pagine, e ne parla anche Ugo Tassinari nel suo libro Fascisteria. Da un confronto tra il testo di Palermo e quelli di Brambilla e Tassinari, emerge che:  





A dimostrazione della straordinaria imbecillità di cui è capace la nostra specie, una certa Monica Montanari ha dedicato ampio spazio - su un giornalino locale della Lombardia - a questo articolo, accanendosi sull'immagine che vedete sopra, per dimostrare che il mio sito farebbe parte di una cerchia di siti con "simboli esoterici", "complottisti" e affetti da "delirio antiamericano". A scanso di equivoci e di mentecatti, l'immagine è ironica. Sono dispostissimo a spiegare cosa vuol dire ironia a Monica Montanari, ma non sono per niente sicuro di riuscirci.

Per Palermo, Mutti è un "professore di lingua romena all'Università di Bologna" (cattedra mai esistita); fondatore "dell'organizzazione estremista Ordine nero" (vero che fu indagato; arrestato perché la testata di una rivista che egli dirigeva era scritta in caratteri simili a quelli dell'intestazione di un volantino di Ordine Nero, fu assolto quando si scoprì che i trasferibili erano completamente diversi); triangolatore tra l'organizzazione "Giovane Europa", i palestinesi e Gheddafi (la "Giovane Europa" venne sciolta prima che Gheddafi arrivasse al potere). Non solo: Mutti sarebbe associato "alla strage di piazza della Loggia a Brescia e a quella del treno Italicus" (al momento della prima, Mutti si trovava in isolamento nel carcere di Bologna, al momento della seconda, egli si trovava a San Vittore, nel corso di inchieste dalle quali è poi uscito assolto). 

Mutti è anche però un esperto di cose zingare (è l'autore di un incredibile dizionario parmigiano-sinti) che da anni pubblica libri che difficilmente troverete in libreria. I libici devono essere molti tirchi perché obbligano il loro agente segreto a mantenersi facendo l'insegnante. Né si capisce perché con cinquanta milioni di italiani a disposizione abbiano voluto scegliere una figura così poco utile: Mutti è un estremista che prova più simpatia per i perdenti che per i vincitori dell'ultima guerra e in più è musulmano. In termini odierni, è quello che poteva essere quarant'anni fa nel sud degli Stati Uniti un nero che fosse anche rigidamente filosovietico. 

Una delle divagazioni più belle di Palermo riguarda il tentato accoltellamento del papa da parte di uno squilibrato a Fatima in Portogallo nel 1982. Fatima, la figlia di Maometto, fu la sposa di Ali, fondatore nel settimo secolo dello sciismo (dunque la BCCI..), e da lui deriverebbe il nome della città di Marsala (p. 134); Marsala non è lontana da Trapani dove venne fatto l'attentato contro Palermo stesso; ma la cittadina portoghese di Fatima risale al periodo delle crociate (dunque i templari...). 
L'attentatore aveva fatto brevemente parte di Tradizione, Famiglia e Proprietà (TFP), un movimento contro la teologia della liberazione lanciato da un apocalittico professore brasiliano che si autodefiniva "profeta". Ora, forse nessuno in Italia ha criticato la TFP più di noi e proprio per questo credo di aver il dovere di difendere per una volta la bizzarra organizzazione brasiliana. 

La TFP è pro-Papa e anti-Islam (come mostra tra l'altro il famoso "rosario riparatore" promosso dal Centro Lepanto, affiliato alla TFP, contro la moschea di Roma alcuni anni fa). Ma Palermo deve inserirla nella sua cospirazione personale, e lo fa per la via più traversa: la famiglia nobile tedesca Thurn und Taxis, composta da "agenti segreti veneziani" (p. 126 ss.), avrebbe aderito alla Società Thule; alcuni di loro sarebbero imparentati ai Braganza brasiliani, e un membro della famiglia Braganza sarebbe "il principale sostenitore della Tfp". "Anche oggi l'associazione [Thule, quella prenazista!] è una società cospiratoria che si estende in tutto il mondo nell'ambito di alcune sette particolari come l'Armata blu di Fatima e quella denominata Tradizione, famiglia e proprietà (Tfp)." A p. 125, Palermo aggiunge alla lista delle "eresie sufi", accanto alla TFP, anche la teologia della liberazione - leggere per credere. 

Il lettore normale resta perplesso davanti a certe frasi nel libro di Palermo: l'odio per i veneziani e per il "culto della Madre Natura"; la definizione del sufismo, nato verso il nono secolo, come un movimento "antiscientifico e antitecnologico"; oppure l'idea che "l'essenza della filosofia e degli scopi delle 'famiglie' legate alla società Thule era [...] l'odio contro il Rinascimento di Cusano, di Leonardo da Vinci e di Raffaello". Sì, il Grande Complotto non sopporta come dipingeva Raffaello. 

Il giornalista Franco Fracassi ha pubblicato recentemente Il quarto Reich, un analogo pamphlet complottistico con altrettanti errori ma meno mistica. 

Anche un autore di destra, Maurizio Blondet, ha costruito con materiali analoghi nientemeno che tre libri intitolati rispettivamente Complotti I, Complotti II e Complotti III. 

Infatti il problema non riguarda la destra o la sinistra. Il complottismo è un meccanismo universale, che chiunque può adottare purché lo rivolga contro un nemico della "nostra parte". 

Non sono in discussione le scelte politiche dell'ex-magistrato (anche se fa un po' paura pensarlo come giudice - e se uno avesse un antenato veneziano?). Ma quello che è interessante è che l'atteggiamento occultista e irrazionale che attribuisce a templari e/o sufi il governo segreto del mondo non passa solamente attraverso la lettura dei tarocchi o le forchette piegate, ma anche attraverso un campo apparentemente "serio" come la politica. 

Ed è incredibile ma vero… ho visto docenti universitari e giornalisti leggere con fiducia gli scritti di Carlo Palermo. E certamente Editori Riuniti, che alcuni secoli fa era un editore serio, glieli ha pubblicati. 


Miguel Martinez 
 

P.S. Questa recensione risale ad alcuni mesi fa. Nel frattempo, Palermo ha pubblicato un secondo libro, Il Papa nel mirino: gli attentati al pontefice nel nome di Fatima, pubblicato sempre dagli Editori Riuniti (Roma, 1998). Si tratta di una fotocopia del primo libro, cosa che dovrebbe fare felici tutti: Palermo e la Editori Riuniti che vendono il doppio con metà fatica, voi che potete risparmiare i soldi per l'acquisto e io che mi sono potuto risparmiare il tempo di modificare questa recensione. Unica aggiunta interessante - nel nuovo libro Palermo se la prende con la "Mosca teosofica, superba e violenta", colpevole dell'atea rivoluzione d'Ottobre.



Un'opera di Gustincich

Forse la cosa più incredibile (e deprimente) è sapere che l'opera antiveneziana di Carlo Palermo è stata citata come fonte autorevole in un articolo di Franz Gustincich, intitolato "Brigatisti, nazisti e islamisti, tutti insieme contro l'impero USA" e pubblicato sulla (solitamente) rispettabile rivista "Limes" (n. 1 del 2004).

Gustincich fa di mestiere il fotografo di piedi, ma si occupa evidentemente anche del Complotto Islamonazicomunista e - presumo - anche del ben più pericoloso Complotto Veneziano che gli sta dietro. 







Per qualche motivo, Monica Montanari si è accanita anche contro questa immagine (che ho ripreso con scopi ironici da un sito fondamentalista americano). Forse Monica Montanari pensa che sia la foto autentica di un musulmano che ci minaccia tutti, e ha deciso di mettere in guardia il buon popolo padano. Un po' come Nunzia Vallini, per capirci...

Dimenticavo: oltre a questi attacchi da destra, c'è anche qualcuno a sinistra che dice che se critico il povero Carlo Palermo, vuol dire che opero in difesa della Loggia di Thule (che deve essere stata sciolta, a occhio e croce, trent'anni prima che io nascessi).

Il complottismo è una cosa meravigliosa.


Il deserto cresce… guai a chi cela deserti in sé! 


Miguel Martinez 






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Dalla "Fisiologia del piacere anale" al "Quarto livello"
by Trotzkista Tuesday, May. 23, 2006 at 12:39 PM mail:



L'ex-giudice ed ex-deputato Carlo Palermo (attualmente consigliere regionale e provinciale a Trento) ha scritto per gli Editori Riuniti un libro intitolato "Il quarto livello".

Per dichiarazione esplicita dell'autore, l'ispirazione per la stesura di questo libro proviene da ambienti della destra statunitense, in particolare dallo «stretto collaboratore di un congressista del Partito Repubblicano» e da una non meglio identificata "Task Force on Terrorism & Unconventional Warfare". Ma un'altra ispirazione è pervenuta all'ex-magistrato dalla lettura del materiale di Lyndon LaRouche e del cosiddetto Partito Operaio Europeo: la stessa fonte alla quale si è abbondantemente abbeverato il giornalista dell'estrema destra cattolica Maurizio Blondet per la stesura della trilogia intitolata "Complotti".

Anche con Carlo Palermo siamo in pieno complottismo. Le forze del complotto che egli pretende di denunciare, elencate nel sottotitolo del "Quarto livello", sono: «Integralismo islamico, massoneria e mafia». L'azione di tali forze, sempre secondo il sottotitolo, spiegherebbe varie cose: «Dalla rete nera del crimine agli attentati al Papa nel nome di Fatima».

La Fatima in questione è nientemeno che la figlia del Profeta, la moglie dell'Imam Alì. Il complotto viene dunque da lontano. E arriva fino a noi, anzi fino a lui, Carlo Palermo, il quale, quando era giudice, fu bersaglio di un attentato in quel di Trapani, non lontano da Marsala; e il nome di Marsala, in totale dispregio dell'etimologia, viene interpretato dall'ex-giudice come «porto di Alì». Ma Alì, il primo Imam della Scia, e anche in qualche modo all'origine... della Banca di Credito e di Commercio Internazionale, fallita alcuni anni fa in seguito a vicende che hanno visto l'intervento della CIA. Ebbene, secondo Carlo Palermo la banca pakistana segnerebbe il punto di convergenza della Scia e del Sufismo, quest'ultimo definito, udite udite, «una sorta di culto finale» dedito alla lotta «anti-scientifica e anti-tecnologica», presente «sia nell'integralismo islamico che in quello cattolico». Delirante, ma testuale.

Il Sufismo, che «vede con particolare favore il culto del ritorno alla Madre natura» (sic), è stato, secondo Palermo, la matrice del Terzo Reich e in particolare delle SS: «Lo stato delle SS era uno Stato sufi», scrive testualmente l'autore. Contemporaneamente, Palermo riprende la teoria secondo cui Himmler modellò le SS sull'Ordine dei Gesuiti, ma le due versioni sono ingegnosamente combinate: «Sono numerosissime le indicazioni secondo cui Ignazio di Loyola, prima di costituire il suo Ordine, sarebbe stato iniziato ai mistici segreti della setta (sic) Shadliyya (sic) nella Spagna meridionale e nel Maghreb, secondo una specifica richiesta delle famiglie aristocratiche veneziane». Non si tratta di un errore di stampa: affiora qui, con l'accenno alle trame dell'oligarchia veneziana, uno degli elementi caratteristici della dietrologia di LaRouche e del suo gruppo, al quale l'ex-magistrato si è ispirato. Orbene, Palermo spiega che l'oligarchia veneziana riuscì nientemeno che a far nominare governatore della Libia l'«ultimo doge di Venezia» (sic!!!), Giuseppe Volpi di Misurata. E in Libia le vecchie reti fasciste dell'OVRA e quelle libiche erano quasi un'unica rete, da cui nacque Gheddafi».

Proconsole di Gheddafi in Italia sarebbe un «professore di lingua romena all'Università di Bologna» (evidentemente Palermo ignora che a Bologna non c'è mai stato un insegnamento di romeno). Questo professore, oltre ad essere il «fondatore del nazi-maoismo italiano», avrebbe creato un «movimento per la conversione dell'Europa al sufismo che prende il nome Totalitè». Senza spiegarci come sia possibile «convertirsi» al sufismo e sorvolando sul fatto che "Totalité" era una rivista culturale e non un movimento, l'ex-magistrato attribuisce al «fondatore del nazi-maoismo» la collaborazione a... "Ordine Pubblico", rivista della polizia!!! Poi, usando addirittura le virgolette del discorso diretto, riporta una serie di affermazioni fantasiose che il «professore di romeno» difficilmente può avere fatte e, finalmente, lo ricollega alla strage di Piazza della Loggia e a quella dell'Italicus. Solo che, al momento in cui avvenne la prima, il «professore di romeno» era in isolamento nel carcere di Bologna, e quando avvenne la seconda si trovava a San Vittore.

Altri personaggi della grande congiura denunciata da Carlo Palermo sono i Catari, i quali, anche loro!, divennero «essenzialmente un movimento sufi» e diffusero la «teoria sufica» di «congelare il progresso e di bloccare a crescita zero lo sviluppo della popolazione».

Ma più ancora che non i Catari, i Templari sono tra noi: non a caso sulla copertina dei libro campeggia la figura del Gran Maestro Jacques de Molay. L'Ordine dei Templari nacque, ci spiega Palermo, «sulla falsariga dell'ordine sufi ismaelita» degli Assassini (che non erano affatto dei sufi, ma non fa niente). «Come culto gnostico», i Templari recepirono elementi «tratti dalla dottrina islamica (come l'adorazione del dio Baphomet». Abbiamo dunque scoperto che cosa fanno i musulmani nelle moschee: adorano Bafometto!

Di tante altre interessanti scoperte fatte dal valoroso ex-magistrato non ci è possibile rendere conto in questa sede. È per questo che esortiamo caldamente il lettore a procurarsi il libro. Costa solo ventiduemila lire, ma garantisce diverse sorprese ad ogni pagina e si rivela degno di figurare nella produzione di quella stessa casa editrice che ha pubblicato la "Fisiologia del piacere anale"




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i fasci son sconfitti
by anti fa' Tuesday, May. 23, 2006 at 1:47 PM mail:

dopo le elezioni non esiste piu' FORZA NUOVA ha chiuso in tutta ITALIA..

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a proposito di Fogna Nuova
by partizan Tuesday, May. 23, 2006 at 2:42 PM mail:

Ho trovato quest'altro dossier che mi sembra non confermi quanto ha scritto anti fà sopra

Neofascismo in Italia

Il movimento neofascista incominciò a prendere spunto nei primi mesi dopo la liberazione dalle frange di estremisti repubblichini del Nord, spesso i più giovani e i più focosi. Vennero fondati movimentini in ogni luogo. Nel 1946 molti gruppuscoli cercano di riunirsi, per essere più forti di fronte allo stato (che li perseguita o almeno dovrebbe farlo) e formano i FAR (Fasci Armati Rivoluzionari) e, il 12 dicembre 1946, il MSI (Movimento Sociale Italiano). Il primo segretario è Almirante, capo della corrente di sinistra, socializzatrice e tendenzialmente antiamericana.

Nel '50 Almirante viene spodestato dalla destra del partito, che nel frattempo ha dimostrato di avere molto più seguito nel paese (in particolare nel sud d'Italia), miscelando clientelismo, qualunquismo e squadrismo. Prima De Marsanich e quindi Michelini guidano il MSI fino al 1969 (anno della morte di Michelini).

Nel frattempo, nel '56 si consuma la rottura nel MSI: il gruppo guidato da Pino Rauti e che si ispira alle idee iperconservatrici del filosofo Julius Evola esce dal partito per fondare la formazione extraparlamentare Ordine Nuovo. Nel '59 un'ulteriore scissione produrrà il secondo importante gruppo della destra radicale degli anni '60: Avanguardia Nazionale, con a capo Stefano Delle Chiaie. ON e AN, pur mantenendo rapporti col vertice e con singoli dirigenti del MSI, conducono una politica autonoma dal partito di riferimento, fino al '60 impegnato a sostenere governi democristiani e dopo a cercare di contrastare il centro-sinistra. Da un lato ON e AN indottrinano giovani, spronandoli alla rivoluzione nazionalsocialista, quindi aizzandoli alle risse, ai pestaggi, alle rapine. Dall'altro Rauti, Delle Chiaie e altri dirigenti dei due movimenti si inseriscono nelle alte gerarchie militari, negli ambienti dei servizi segreti e della rete CIA-Stay Behind-Gladio. E fanno questo molto più direttamente e sfacciatamente rispetto ai cugini del MSI.

Nel '65 si tiene un convegno all'istituto Pollio di Roma, organizzato da militari, politici della destra istituzionale e della destra extraparlamentare (sono presenti tra gli altri Rauti, Delle Chiaie, Giannettini, ecc.). In questo convegno si preparano le strategie della battaglia anticomunista che deve venire.

Logica conseguenza sarà la strategia della tensione, iniziata proprio nella seconda metà degli anni '60, fatta di bombe, infiltrazioni nei partiti di sinistra, golpe minacciati, costruzioni di falsi indizi, schedature di uomini politici, ecc.

Tutto ciò non era certo una novità, visto che già nel '64 l'Italia aveva corso il rischio di un colpo di stato attuato dai carabinieri del generale De Lorenzo (Piano Solo), col consenso del capo di stato, Antonio Segni. Ma la strategia della tensione fu qualcosa di molto più lungo, sottile e mostruoso: 19 stragi impunite, centinaia di morti e feriti innocenti, un ventennio di notte della repubblica.

Il vero momento di inizio della strategia della tensione è sicuramente la strage di piazza Fontana, il 12 dicembre 1969, organizzata col chiaro fine di attribuirne la colpa agli anarchici, e quindi di creare un clima di tensione, appunto, e di desiderio di ordine, di pulizia, di destra, di militari, ecc.

Così è stato per il golpe dell'8 dicembre '70, per la strage di Peteano del '72, per la strage alla questura di Milano del '73, per le bombe del '74, per la strage di Bologna (e quella di Ustica) dell'80, per la strage di Natale dell'84. Sicuramente inoltre anche le bombe del '93 contro monumenti e passanti rientrano in un'analoga strategia delle stragi.

Intanto nel '69 ON rientrò nel MSI (tranne una minoranza agguerrita) e AN si sciolse. Negli anni '70 le formazioni di estrema destra quindi divengono esplicitamente terroristiche e clandestine: Ordine Nero, una nuova Avanguardia Nazionale, quindi i NAR, Terza Posizione e Costruiamo l'azione.

I NAR, in particolare, costituiti da militanti del FUAN (organizzazione giovanile del MSI) romano nel '77-'78 e guidati dallo spietato e giovanissimo Giuseppe Valerio Fioravanti, si proclamarono paladini della violenza a tutti i costi, in nome di valori quali la vendetta e l'onore.

Con gli anni '80 e la fine del terrorismo finiscono anche le azioni violente della destra estrema, e il MSI diviene sempre più accettato nell'entourage politico: Almirante lo guiderà con passione fino alla morte, nell'87.

Il successore designato è Gianfranco Fini, che però in pochi anni riduce la brillantezza e la consistenza elettorale del MSI ai minimi storici, tanto che nel '90 gli viene preferito Rauti, che per un anno regge il partito. Ma nel '91 Fini viene richiamato alla guida del MSI, dopo una cocente sconfitta alle elezioni regionali.

Durante il periodo rautiano si sono formate però, soprattutto nella destra giovanile, pulsioni e ideali politici non conciliabili con il freddo e moderato Fini. Sono gli anni in cui dilagano nel mondo giovanile (in particolare fra i giovani skinhead italiani) movimenti di estrema destra come il Movimento Politico, fondato da Maurizio Boccacci, Base Autonoma, Meridiano Zero.

Nel '93, dopo un biennio che qualcuno ha definito un '68 nero a livello europeo, contraddistinto da pestaggi di extracomunitari, provocazioni antisemite e agguati a giovani di sinistra, il governo emana il cosiddetto Decreto Mancino, che mette fuorilegge per razzismo Movimento Politico, Base Autonoma, Azione Skinhead, L'Uomo Libero, Meridiano Zero e altri gruppuscoli.

Nel '95 il MSI decide di sciogliersi per formare il nuovo partito della destra, guidato sempre da Gianfranzo Fini, e denominato Alleanza Nazionale.

La corrente rautiana esce dal partito, fondando il Movimento Sociale Fiamma Tricolore, che raccoglierà negli ultimi anni spezzoni di estremismo di destra del passato e del presente.

Alla destra del MS-FT si sono inoltre formati negli ultimi mesi altri gruppi: il Fronte Nazionale, lepenista, guidato da due fuoriusciti: Tilgher (già leader di Avanguardia Nazionale) e Staiti di Cuddia; Forza Nuova, guidata da latitanti dell'estremismo nero degli anni '70 come Massimo Morsello, che da Londra organizza gruppi politici, concerti e turismo. Un altro militante di vecchia data del MSI aveva invece fondato già prima dello scioglimento del MSI, il movimento Fascismo e Libertà: era Giorgio Pisanò, morto pochi mesi fa.

Nel maggio del 1998 la Digos conduce la seconda parte della cosiddetta Operazione Thor, che va a colpire l'organizzazione degli Hammerskins, secondo gli inquirenti gestita dal latitante Roberto Fiore, cofondatore di Forza Nuova nel settembre del '97, e finanziatore dei picchiatori che negli ultimi mesi si sono resi responsabili di pestaggi, profanazioni e manifestazioni razziste. In base quindi alla Legge Mancino, la Digos ha chiesto l'arresto di 8 persone e ne ha denunciate 170

Risorse in rete

    Sul Web

  1. Alleanza Nazionale

    Alleanza Nazionale
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    Alleanza Nazionale / Firenze
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    Alleanza Nazionale / Taranto
  2. Movimento Fascismo e Liberta
  3. Movimento Sociale Fiamma Tricolore
    Movimento sociale Fiamma tricolore / sezione Garbatella
  4. Onore e Fedelta
  5. Fronte Politico Occidentale
  6. Il sito di Forza Nuova

    Su questo sito

  7. Dossier su piazza Fontana
  8. I tentativi di golpe in Italia

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i neofascisti sono oramai ridotti alla frutta
by 1 Tuesday, May. 23, 2006 at 2:47 PM mail:

messi male in tutta Europa. Ieri il tg2 ha mandato in onda un servizio sul rischio dei nazi-skinheads ai prossimi mondiali tedeschi.
parlavano di alleanze di nazisti e skinheads tedeschi con quelli inglesi in nome della "razza bianca" (!) da difendere e in più questi deficienti sembra che abbiano deciso di tifare l'Iran di quell'altro pazzoide di ahmadinejad proprio per i suoi recenti appelli alla distruzione di Israele
tutti i nazi del mondo in fondo si assomigliano: teutonici o mediterranei, iraniani o russi sono tutti fatti della stessa merda!

HASTA LA VICTORIA SIEMPRE

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naziskin pro Iran?
by yanez Tuesday, May. 23, 2006 at 3:21 PM mail:

ma sei sicuro di quello che scrivi?
come faranno poi a tifare l'Iran i neonazi teutonici evidentemente lo sapranno solo loro visto che gli iraniani sono mezzi arabi e scuri di pelle!

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beh dov'é la differenza?
by darwin Tuesday, May. 23, 2006 at 3:34 PM mail:

beh dov'é la differe...
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Se esiste una affinità genetica tra bestie nazipelate tedesche e animali barbuti iraniani non mi pare ci sia niente di strano: tutti siamo animali!

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sui fascisti - altro dossier recente
by Antifascismo Militante Tuesday, May. 23, 2006 at 3:39 PM mail:

Ora e sempre contro i nazifascisti occorre la massima vigilanza.

Accessibilita'
Ricerca con Google
 
Web www.pane-rose.it
Nello stesso dossier:

Fascismo strisciante

(6 maggio 2006)

Il 25 aprile un gruppo di manifestanti fischia la signora Moratti, ministro dell’Istruzione del governo Berlusconi. Non è minacciata in alcun modo, non deve lasciare il corteo per forza, solo fischi eppure …. Dal Corriere della Sera alla tivù, il fatto viene montato, scuse del centrosinistra con Prodi in testa. Il fatto in sé è insignificante, perché lo si fa diventare un caso? Perché la protesta va cancellata, l’iniziativa diretta degli sfruttati va stroncata sul nascere, un fischio deve sembrare una bastonata, un attentato. Cancellare la possibilità della protesta nel cervello ancor prima che nell’atto di compierla. Se il disaccordo col ministro si deve esprimere deve passare attraverso i canali istituzionali, i partiti; le intemperanze delle manifestazioni non sono ammesse. Il fascismo sostenne l’inutilità delle proteste pubbliche, perché le istanze degli italiani potevano trovare negli uomini del regime il loro canale naturale per esprimersi. Siamo così lontani?

Una bandiera israeliana viene bruciata dai manifestanti, una bandiera, un pezzo di stoffa, né case né città, tanto meno uomini, donne bambini, eppure alte grida di scandalo. Per manifestare contro l’oppressione israeliana del popolo palestinese si brucia naturalmente il simbolo di quest’oppressione, il simbolo non il Consolato. Ancora condanne, ancora scuse ed anatemi. Ma quali sono le ragioni? Il “popolo” deve imparare che i rapporti del suo Stato con gli Stati stranieri sono gestiti dal ministero degli Esteri, ed è qui che si decide quali bandiere sventolare e quali bruciare. Il fascismo usava lo stesso metodo: guai a criticare pubblicamente i paesi alleati; la politica estera la fa il governo non la piazza.

25 antifascisti militanti sono in galera a Milano dall’11 marzo. Li si accusa di devastazioni e saccheggi. Il significato delle cose si è perso, altrimenti quello che i soldati americani hanno fatto alle città irachene come va definito? Ma lasciamo stare. Tanto a nessuno degli arrestati è stato contestato in specifico l’incendio del motorino, la chiusura forzata della sede di AN. La cosa più grave è che la loro colpevolezza viene fatta discendere dal solo fatto di aver partecipato a quel tipo di manifestazione. Prima di manifestare bisogna farsi dire come finirà, altrimenti sono guai. Processioni sì, manifestazioni no. Il fascismo adottò lo stesso sistema: manifestazioni politiche vietate per motivi di ordine pubblico, erano fatte da facinorosi. Il bello è che a Milano, lo stesso giorno, avevano sfilato circa mille camicie nere senza colpo ferire. Gli arrestati sono ancora in galera per essersi opposti, con i mezzi che avevano, a questo scempio.

8 operai dell’Alfa di Pomigliano vengono licenziati a febbraio, hanno diretto una protesta contro i sindacalisti che avevano svenduto il contratto. La Fiat interviene in un contrasto fra sindacati e operai. I licenziati sono iscritti ai Cobas e vengono fatti fuori perché in sostanza si vogliono eliminare dalle fabbriche i sindacalisti radicali. Questo è il fatto più eclatante, ma sono centinaia i sindacalisti operai licenziati perché si oppongono al collaborazionismo. Ebbene, il fascismo iniziò proprio a colpire sindacalisti comunisti ed anarchici, i più combattivi di allora, mentre una parte dei capi della CGL tentava la via della pacificazione. Siamo tanto lontani? Nel 1922 Pietro Ferrero, segretario della Fiom torinese, veniva assassinato. D’Aragona s’incontrava con i fascisti per un accordo.

Sull’ultimo fatto di Nassiriya, si può forse sostenere senza timore che stiamo aggredendo un paese e che se la resistenza colpisce i soldati italiani è il prezzo che si paga quando si opprimono i popoli? Per carità, bisogna parlare di eroi, di Patria ferita. Sotto il fascismo non veniva messo in moto lo stesso meccanismo nei confronti dei militari italiani morti aggredendo la Libia?

Un fascismo strisciante che il centrodestra ha introdotto come modo di gestire il potere e che ha conquistato anche il centrosinistra, terrorizzato di perdere l’appoggio di tutta la borghesia in giacca e cravatta.
Ma noi operai non ci adeguiamo a quest’andazzo. Tutti corrono a riverire quel miscuglio di perbenismo pubblico e affarismo privato della borghesia italiana, che ha costruito sulla truffa e sullo sfruttamento di chi lavora la sua immane ricchezza. Nessuno rappresenta più le classi subalterne. E’ tempo che la classe degli operai si costituisca in un proprio Partito indipendente.

1° Maggio 2006

Associazione per la Liberazione degli Operai
operai.contro@tin.it

fonte: dario.comotti@alice.it

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nazi-fascio-musulmani?
by . Tuesday, May. 23, 2006 at 4:00 PM mail:

nazi-fascio-musulman...
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cioè cioè spiegatemela meglio questa cosa di ahmadinejad e dei nazi tedeschi?

Ai mondiali questi idioti tiferanno per l'Iran solo perchè un presidente un pò malato ha dichiarato di voler cancellare Israele dalle mappe geografiche?

miinnnncccchiiiiaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa che volponi!

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aggiungerei anche l'ultimo post con tutti i siti dei fasci italiani
by kgb Wednesday, May. 24, 2006 at 2:47 PM mail:

a questo dossier che si sta arricchendo di notizie potreste allegare anche l'ultimo che è stato postato stamani con tutti i siti dei fascisti italiani (anche di quelli camuffati da socialrivoluzionari, di sinistra, geopolitici, eurasiatisti, islamici e pro diritti civili tipo il gruppo larouche)

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dossier antisemiti in Italia
by paolo Wednesday, May. 24, 2006 at 3:20 PM mail:

Ecco un elenco di organizzazioni, movimenti e singoli elementi dell'estremismo neofascista antisemita , delle loro attività e delle denunce presentate dalle comunità ebraiche in questi ultimi anni.

Rapporto sull’antisemitismo in Italia



di Redazione, Data 20 dicembre 2003 - 2563 letture

L’Italia

(253) I 35.000 ebrei, 25.000 dei quali appartenenti alle varie comunità ebraiche, sono del tutto integrati nella popolazione italiana (popolazione totale: 56,3 milioni). Dopo la seconda guerra mondiale, in Italia il pregiudizio antisemita ha raramente assunto forme aggressive; i casi di aggressioni violente sono stati rari. Tuttavia, con l’aumento del numero dei gruppi di estrema destra dall’inizio degli anni ’90, il quadro è cambiato. Sebbene nella società italiana le tradizioni antisemite siano di scarsa virulenza, il lavoro di rete dell’estrema destra presente nello scenario internazionale, che usa l’antisemitismo per creare tali reti, ha portato a un forte orientamento antisemita anche nell’estrema destra italiana. Nel 1995 gli episodi di antisemitismo sono passati da 30 a 50 all’anno; dalla metà del 2000 (aumento del 30-40%) al marzo-aprile 2002 è stata registrata un’impennata del 100% (254). Ciò è dovuto in prima istanza al conflitto in Medio Oriente. Comunque, al di là di questo fattore, è riscontrabile nella popolazione una grossa presenza di idee e atteggiamenti xenofobi, a loro volta alimentati da osservazioni razziste nel dibattito pubblico (politica e carta stampata) (255). A farne le spese sono soprattutto i lavoratori migranti, socialmente emarginati, circa 700.000 persone (510.000 dei quali provenienti dal Marocco, dalla Tunisia e dall’Albania). Negli anni ’90, in Italia, hanno riscosso un certo successo non solo la cultura ebraica in sé, ma anche la storia di Israele, la sua letteratura e il suo cinema: un fatto sorprendente per quanti avevano vissuto i difficili anni ’70 e ’80 in cui il risentimento anti-israeliano era forte, particolarmente nella sinistra. La crisi iniziata all’inizio del 2001 ha accelerato un processo imprevisto e imprevedibile che in altri paesi, specialmente in Francia, è già evidente. In Italia questo processo ha lasciato aperte per il futuro varie opzioni, che non sono immediatamente chiare. In Italia la seconda Intifada ha messo in moto dei meccanismi inaspettati, in cui i tradizionali pregiudizi antiebraici si mescolano a stereotipi politici. E’ importante tenere presente che il cosiddetto «antisemitismo spirituale (o psicologico)» ha avuto un maggiore impatto sul fenomeno complessivo della storia culturale italiana nel corso del XX secolo (vedi Julius Evola) (256).

Al contrario che in Francia e in Belgio, in Italia le aggressioni antisemite si sono per ora limitate a insulti verbali, scritte sui muri e simili. Ma da quando è iniziata la seconda Intifada , tra gli episodi si registrano minacce di morte contro gli ebrei, con stereotipi sia antisemiti che antiisraeliani, spesso usati come sinonimi. Gli aggressori sono italiani e, finora, quasi nessuno appartiene al milieu degli immigrati musulmani, a differenza che in Belgio, Francia e Paesi Bassi. Contrariamente ad altri paesi, in Italia c’è piuttosto un revival di topoi anti-giudaici associati ai tradizionali stereotipi antisemiti e antisionisti radicati nella sinistra. Ciò è apparso particolarmente evidente durante i fatti avvenuti nella Chiesa della Natività a Betlemme (257). Il peggioramento del conflitto arabo-israeliano e in particolare la questione di Betlemme e della Chiesa della Natività hanno portato ancora una volta all’assunzione di posizioni ambigue in alcuni contesti e hanno visto l’uso di un linguaggio potenzialmente pericoloso.

Atti di violenza fisica

All’inizio dell’anno ci sono state alcune aggressioni. Ad esempio, a gennaio, un avvocato ebreo è stato aggredito da due teppisti che lo hanno colpito con una mazza sulla testa e sulle spalle. Sembra che di questa aggressione siano responsabili degli estremisti di destra (258). Un certo numero di aggressioni sono avvenute ad aprile, ma nei mesi successivi c’è stato un calo. I casi registrati hanno coinciso con il riacutizzarsi della tensione internazionale. Tale coincidenza rendeva i picchi registrati del tutto prevedibili. I commentatori italiani ritengono che l’aumento dell’antisemitismo sia il risultato della politica del governo israeliano nei confronti degli arabi da quando è scoppiata l’Intifada (259). Vi sono comunque alcune eccezioni. Queste possono essere ricollegate alla specifica situazione italiana e si ha spesso la sensazione che la mancanza di attenzione o un minor interesse da parte dell’opinione pubblica in relazione a tali aggressioni sia il risultato della situazione politica nazionale, della sua crisi interna e delle forti divisioni politiche tra il governo e i partiti di opposizione, un fattore che comporta gravi conseguenze sulle diverse sfere della vita pubblica. Dimostrazioni, marce e altre iniziative politiche si sono registrate alla fine di marzo, ma senza dubbio l’acme è stato raggiunto nel periodo che ha avuto inizio con l’occupazione israeliana di Betlemme, con la situazione di stallo determinatasi alla Chiesa della Natività (2 aprile) e con l’attacco al campo profughi di Jenin (10 aprile). Alla fine di aprile la tensione, così come l’attenzione da parte dei media, era diminuita nuovamente, lasciando dietro di sé alcune conseguenze e qualche polemica piuttosto fiacca.

4 aprile: distruzione del lavoro di ricerca e degli archivi sull’Olocausto e sulla resistenza degli studenti del Liceo Galileo Ferraris di Varese, dove sono andati distrutti i pannelli per le affissioni, mentre sui muri della scuola sono comparse scritte in colore rosso come «ebrei al rogo» (260). Varese appartiene a una delle roccaforti dei gruppi di estrema destra italiani, in particolare quella degli skinheads di destra (261).

2 giugno: alcuni giornali hanno riferito che due estremisti di destra erano stati arrestati per aver progettato un attacco nel ghetto di Venezia (262). Sono state sequestrate armi di grosso calibro e una cartina con i confini del ghetto di Venezia chiaramente evidenziati.

Aggressioni verbali/espressioni di odio

Politica (263)

Il 2 aprile alcuni ebrei di Roma hanno inscenato una protesta di fronte alla sede di Rifondazione Comunista. Sebbene pacifica, la protesta ha causato qualche problema con i passanti: alcuni automobilisti hanno reagito all’ingorgo del traffico in Corso Italia e sono stati gridati slogan antisemiti ai manifestanti. Durante un evento organizzato dal Social Forum di Bologna in sostegno dei palestinesi, le parole ricorrenti contro Israele sono state: «genocidio», «deportazione», «sionisti fanatici e razzisti», accompagnate dalla proposta di un grande boicottaggio dei prodotti israeliani, che «potrebbero essere associati al genocidio». Il periodo in questione è stato segnato da una lunga e accesa controversia tra sindacati e governo sulla proposta di revisione di un decreto che prevedeva la cancellazione dell’Articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. Tale crisi ha portato a uno sciopero generale (16 aprile) che ha coinciso con la settimana in cui la crisi mediorientale raggiungeva il culmine. Durante lo sciopero e le relative dimostrazioni di piazza, nelle celebrazioni del Giorno della Liberazione (25 aprile), l’empatia generata dai sentimenti filopalestinesi ha avuto il sopravvento sulle questioni sindacali o sulle affiliazioni storiche che avevano radunato migliaia di persone per protestare nelle piazze, trasformando, in alcuni casi ma non in tutti, quegli eventi in forme di propaganda anti-israeliana esplicita.

4 aprile: Rifondazione Comunista ha inaugurato il suo congresso nazionale. Alcuni osservatori sono stati colpiti dall’apertura dei lavori: un video mostrava immagini di un bambino palestinese che il padre ha cercato inutilmente di proteggere dai colpi di arma da fuoco (i fotogrammi di quel video sono apparsi in una serie di siti dell’estrema destra internazionale, lasciando intuire che il bambino è stato ucciso dai soldati israeliani). Il video è stato proiettato insieme a una scena del film Roma città aperta . La scena del film mostra un soldato nazista che spara all’attrice Anna Magnani con una mitragliatrice. Il segretario generale del partito, preoccupato dalle reazioni alla politica palesemente filopalestinese del partito, ha chiuso il congresso tre giorni dopo dichiarando che il partito appoggia tutte le minoranze, e ha dichiarato: «Noi siamo ebrei». Durante il congresso, alcuni oggetti facevano esplicito riferimento alla Palestina: la bandiera palestinese, un libro del rappresentante dell’Autorità nazionale palestinese in Italia, «Diario segreto» (con prefazione di un ex Presidente italiano), oltre ad altri testi di leader palestinesi, e la kefiah , il tradizionale copricapo arabo. Durante lo sciopero generale del 16 aprile, a Torino molti dimostranti hanno indossato la kefiah . La kefiah è presente anche nei movimenti politici italiani e europei di estrema destra. Alcuni partecipanti alle dimostrazioni filopalestinesi hanno apertamente mostrato il loro atteggiamento radicale: si sono vestiti da attentatori suicidi, con tutte le bardature.

6 aprile: una folla imponente di persone che manifestavano contro la globalizzazione ha sfilato per le strade di Roma, e giovani vestiti da kamikaze hanno scandito slogan contro Israele. I leader dei Democratici di Sinistra e della Margherita si sono dissociati dalla protesta, che era stata promossa da tutti i sindacati e dai partiti di opposizione; per la prima volta i partiti politici della sinistra si sono divisi su questioni riguardanti il Medio Oriente. Alcuni striscioni contro Israele e il primo ministro israeliano Sharon comprendevano i seguenti slogan: «stato di Israele, stato di assassini»; «Sharon boia» (scritto con la «S » nazista); «Bush, Sharon, Peres» (con la «S » a forma di svastica); «i sionisti e i fascisti sono i terroristi»; «contro il terrorismo razzista di Usa, Europa e Israele, dalla parte delle masse palestinesi». «Olocausto? No grazie. Palestina libera»; «Olocausto palestinese, Europa, dove sei?» (264).

Dibattito pubblico

25 aprile: il Centro di documentazione ebraica contemporanea (Cdec) è stato informato che durante una dimostrazione a Milano che ricordava l’anniversario della liberazione dell’Italia dai nazisti, sono stati esposti molti striscioni filopalestinesi, con scritte come «assassini, Sharon nazista, Intifada fino alla vittoria». Altri invece assimilavano la stella di David alla svastica o circondavano la stella con il filo spinato spezzato da un pugno chiuso (265). Graffiti

31 marzo: in una sinagoga di Modena sono stati rinvenuti graffiti con scritte antisemite e una svastica (266).

7 aprile: scritte antisemite sono state rinvenute in molti punti del vecchio ghetto di Venezia (267).

6 maggio: in un passaggio sotterraneo di Prato sono apparse scritte a caratteri cubitali che dicevano «ebrei assassini». Nello stesso giorno il Centro di documentazione ebraica contemporanea di Milano ha ricevuto una telefonata anonima in cui qualcuno ha detto: «vi bruceremo tutti» (268).

22 maggio: sui muri di Marrucini in Abruzzo sono stati scritti slogan antisemiti. Inoltre a Milano sono riapparsi sui muri della città (in Via Venini) dei messaggi come «via gli ebrei dal nostro quartiere». Media Sembra che si stia tornando a usare un linguaggio offensivo nei confronti degli ebrei (269); un esempio è costituito dall’uso dell’aggettivo «perfido» in relazione al governo israeliano - un termine che compariva nelle preghiere del venerdì santo cattolico e che fu condannato da Papa Giovanni XXIII (270). Alla radio e alla televisione di stato, nonché in alcuni circoli cattolici, abbondano le dichiarazioni anti-israeliane che lamentano le morti dei palestinesi mentre si glissa su quelle degli israeliani (271). E’ assolutamente fondamentale operare una netta distinzione tra il linguaggio utilizzato dal Papa e quello che appare nei media e nelle dichiarazioni di alcuni cattolici. Anche in alcuni dei giornali politicamente moderati si trovano qui e là accenni all’uccisione di Cristo. Ciò dimostra che, dopo essere stati assenti per decenni, si torna a ricorrere a simili stereotipi in alcuni contesti laici.

3 aprile: la prima pagina del quotidiano nazionale La Stampa pubblicava una vignetta di Giorgio Forattini a commento dell’occupazione di Betlemme. Alla vista di un tank israeliano, Gesù bambino in un presepe si chiede: «Mi uccideranno per la seconda volta?» (272). Sui giornali è seguito un acceso dibattito. Il direttore ha ricevuto molte lettere risentite, e molti lettori cattolici hanno protestato. Il presidente dell’Unione delle comunità ebraiche, Amos Luzzatto, ha stigmatizzato energicamente il ritorno dell’accusa di deicidio, cancellata dal Concilio vaticano secondo. Il direttore de La Stampa ha preso le distanze dall’autore della vignetta. Nello stesso giorno qualcuno ha scritto sui muri di una sinagoga a Siena: «Israeliani assassini».

5 aprile: una delle principali autorità dello Stato - il Presidente del Senato - ha denunciato quello che ha definito «lo sbilanciamento dell’opinione pubblica italiana a favore unicamente della causa palestinese, con il rischio di alimentare così una campagna di antisemitismo, di cui abbiamo avuto esempi gravi e pericolosi». Lo stesso giorno qualcuno scriveva «Palestina libera» sulla facciata della sinagoga di Cuneo.

2 maggio: il quotidiano La Nazione di Firenze ha riferito che alcuni messaggi antisemiti erano stati scritti sui muri di una chiesa cattolica a Gavinana, alle porte di Firenze. Tali scritte inneggiavano all’Olocausto e ai vent’anni di dominazione fascista in Italia (273). Il capo della comunità ebraica romana, Leone Paserman, ha dichiarato. «I mass media italiani hanno avviato una campagna di disinformazione che alimenta l’odio anti-israeliano e anti-ebraico» (274). Il 18 aprile la famosa giornalista e scrittrice italiana Oriana Fallaci ha pubblicato la sua condanna dei media, della Chiesa, della sinistra e del loro antisemitismo sul settimanale Panorama : «Io trovo vergognoso (...) che le Televisioni di Stato contribuiscano al risorto antisemitismo piangendo solo sui morti palestinesi, facendo la tara ai morti israeliani, parlando in modo sbrigativo e spesso in tono svogliato di loro» (275). La condanna di Oriana Fallaci è stata seguita da un dibattito acceso, soprattutto perché lei è nota come una giornalista controversa che tende a sinistra .

Minacce dirette

Noti giornalisti ebrei hanno ricevuto lettere contenenti minacce piene anche di insulti. alcuni di loro hanno ricevuto fino a cinquanta di tali e-mail durante il periodo preso in esame. Nelle scuole, sui campi sportivi e durante le competizioni sportive persistono ancora aggressioni a studenti ebrei da parte di loro colleghi che li hanno ingiuriati usando tra l’altro espressioni come «ebreo», «sporco ebreo» o «rabbino» come insulti. Allo stesso modo, continuano a comparire slogan e striscioni antisemiti negli stadi (276).

Minacce indirette

Anche se non sono aumentate negli ultimi mesi, queste rimangono su un livello molto alto, specialmente in rapporto con il club di calcio Lazio, Roma (277).

Dibattito pubblico

Particolarmente interessante è l’emergere, nel mese di aprile, di slogan e commenti riferiti all’attuale persecuzione del popolo palestinese che descrivevano il conflitto arabo-israeliano con una inversione dei ruoli vittima/carnefice, con chiaro riferimento allo sterminio degli ebrei. Il ricorso alla terminologia presa dal vocabolario nazista, con termini quali deportazione, sterminio, genocidio etc., è una pratica costante e a volte questi termini sono enfatizzati nei giornali con titoli molto grandi, oppure sono utilizzati in modo provocatorio nei commenti. (278)

Internet

Il sito Web che può vantare il maggior numero di partecipanti alle liste di discussione è quello del gruppo militante di estrema destra Forza Nuova. Alcuni di questi siti - di destra o filoarabi e filopalestinesi («Lo straniero senza nome», «Holy War», «Radio Islam», «Associazione Italia-Iraq», «Oltre la verità ufficiale») (279) - fanno uso dell’intera gamma di stereotipi antisemiti e hanno immesso sul web il testo completo dei «Protocolli degli anziani di Sion», un falso antisemita della Russia zarista. Il sito web del Fronte sociale nazionale riporta un appello filopalestinese all’Intifada che adotta un linguaggio tradizionalmente antisemita, antisionista e antiamericano, con riferimenti ostili al «giudaismo talmudico», alla «cupola plutocratica globale» (280) e con una stella di David insanguinata (281). Molti altri siti trattano il tema del cosiddetto omicidio rituale e l’accusa di avere versato il sangue; in altri invece il punto centrale è la negazione dell’Olocausto. Il sito web «Che fare», appartenente a gruppi dell’estrema sinistra, contiene elementi di antisionismo, di fondamentalismo filoarabo, di antiamericanismo, oltre a ricorrenti stereotipi contro gli ebrei, usati tanto in passato quanto ora: la lobby ebraica, il rapporto con la massoneria, il complotto internazionale, il potere economico mondiale in mano agli ebrei, gli ebrei circoncisi con il marchio del dollaro sono alcuni degli slogan più ricorrenti. E’ difficile appurare quante persone visitino questi siti web, perché le cifre riportate appaiono esagerate, dato che aumentano notevolmente in periodi di tempo troppo brevi per essere credibili. Tra il 20 e il 29 luglio Alfred Olsen, membro di una confraternita cattolica fondamentalista, che nega l’Olocausto ed è responsabile del sito web antisemita «Holy War/Tradizione Cattolica» ha fornito dei contributi al forum online del giornale La Stampa in nove diverse occasioni. Tali contributi combinavano teorie antigiudaiche e antisemite tradizionali su cospirazioni mondiali, e stereotipi antisionisti (282).

Ricerche

Tra le varie ricerche effettuate negli ultimi mesi (283), appare interessante fare riferimento a quella condotta dalla Ispo/ACNielsen CRA tra il 13 aprile e il 13 maggio, una parte della quale è apparsa sul Corriere della Sera (284) . La ricerca partiva dall’osservazione che le rigide posizioni su «chi ha ragione» e «chi ha torto» nel conflitto arabo-israeliano non facessero riferimento alcuno alle circostanze che hanno scatenato il conflitto. Ad esempio, meno della metà della popolazione italiana è informata sulle origini dello stato di Israele. Solo il 4% conosce gli eventi storici che hanno preceduto e che in qualche misura spiegano l’evoluzione del conflitto. Il livello di conoscenza non cambia significativamente con le diverse posizioni politiche, sebbene la disinformazione - sia nell’estrema destra che nell’estrema sinistra - sia maggiore rispetto ai sostenitori del centrodestra e del centrosinistra. Esattamente un mese dopo questa ricerca, il Corriere della Sera ha pubblicato i risultati di un sondaggio effettuato all’inizio di aprile. Questo secondo studio ha rivelato una diminuzione nel numero delle persone che hanno dichiarato di non avere alcuna idea sulla situazione, mentre è rimasta stabile e si è consolidata l’opinione della maggioranza della popolazione, critica verso «entrambe le parti» per il conflitto, sebbene alcune persone del centrosinistra (l’11% contro il 6% complessivo) tendessero a incolpare del conflitto soprattutto Israele. Inoltre, nello stesso periodo di tempo sembra essere cresciuta la «simpatia» per lo stato ebraico, e ancora una volta ciò è legato all’orientamento politico delle persone intervistate. Tra il 12 e il 14 aprile, uno studio ulteriore è stato condotto dalla Ispo/ACNielsen CRA mediante un campione di 5000 interviste telefoniche. I dati devono ancora essere elaborati appieno. Il sondaggio ha chiesto agli intervistati se gli ebrei italiani hanno delle caratteristiche comuni che li distinguano dal resto della popolazione: il 54% degli intervistati pensa ancora che gli ebrei italiani abbiano delle caratteristiche distintive, e il 68% ha citato come prova il rapporto particolare con il denaro, una mentalità e uno stile di vita diversi da quelli degli altri italiani. Inoltre un numero crescente di persone pensa che gli ebrei italiani non siano davvero italiani e che dovrebbero smettere di atteggiarsi a vittime di una persecuzione risalente a cinquant’anni fa. In particolare, secondo tali persone: essi dovrebbero parlare meno spesso dell’Olocausto; da vittime, oggi sarebbero diventati i persecutori nel conflitto arabo-israeliano; e la Giornata della memoria (27 gennaio) non dovrebbe essere dedicata solo al ricordo delle vittime della Shoah, ma anche a tutte le altre vittime delle persecuzioni del XX secolo (285). La ricerca commissionata dalla ADL tra il 9 e il 29 settembre 2002, riguardante «Gli atteggiamenti europei verso gli ebrei, Israele e il conflitto israelo-palestinese» (Vedi tabella: Rapporto sul Belgio) ha assodato che gli intervistati italiani si collocano al secondo posto dietro gli spagnoli nella adesione ad alcune affermazioni antisemite. Dopo la Spagna (72%) l’Italia mostra anche il secondo maggiore gradimento per l’affermazione secondo cui «gli ebrei sono più fedeli a Israele che a questo paese» (58%), mentre il 42% pensa che «gli ebrei hanno troppo potere nel mondo degli affari», cosa che vede l’Italia con la Francia al terzo posto, dietro la Spagna e il Belgio (286).

Buone pratiche per ridurre i pregiudizi, la violenza e le aggressioni

Nei mesi precedenti il maggio 2002, le buone pratiche per combattere l’antisemitismo includevano molte iniziative volte a stimolare una memoria storica spesso fragile e carente, iniziative organizzate in tutto il paese in occasione della Giornata della memoria il 27 gennaio. La Giornata è stata istituita con decreto legislativo due anni fa. I sindacati hanno organizzato dibattiti pubblici e iniziative in molte regioni e province, dimostrando interesse per un dibattito che negli anni precedenti non aveva ricevuto molta attenzione all’interno del movimento sindacale. Nell’autunno 2002 ha avuto inizio nella regione Lombardia un programma di formazione che continuerà per tutto il 2003 e che coinvolge le scuole superiori di Lecco e i delegati sindacali delle imprese attive in quell’area. Verranno trattati temi inerenti l’antisemitismo, la Shoah e la dignità dell’uomo. Il titolo provvisorio è «Considerate se questo è un uomo», che riprende la famosa frase di Primo Levi. Cosa piuttosto innovativa in Italia, verranno organizzate visite ad alcuni luoghi simbolo dell’Europa, da Praga ad Aushwitz e a Mostar, compreso l’ex campo di concentramento nazista della Risiera di San Sabba a Trieste. Il video «Promesse» su racconti di bambini israeliani e palestinesi in guerra, le loro paure e le loro speranze al di là degli stereotipi tradizionali ha avuto un forte impatto sull’opinione pubblica: il video è utile per una comprensione equilibrata della drammatica situazione in Medio Oriente. Il video, cosa significativa, è stato distribuito insieme a uno dei principali settimanali italiani, l’ Espresso , e questo ha consentito la circolazione di molte più copie rispetto a quelle che sarebbero state vendute altrimenti. Un’altra iniziativa volta alla riconciliazione dopo la divisione occorsa nei partiti di sinistra in seguito alla manifestazione del 6 aprile (vedi cronologia) è stata il concerto del 19 aprile al Colosseo organizzato dal sindaco di Roma, durante il quale alcuni cantanti israeliani e palestinesi si sono avvicendati sul palco. La proposta del Partito Radicale di fare entrare lo stato di Israele nell’Unione Europa non pare aver suscitato l’interesse degli altri partiti politici. Questa proposta è stata anche sottoposta a tutti i consigli regionali, ma anche lì non ha raccolto molto consenso, né ha destato molta attenzione da parte dei media. Sia in Europa che in Italia vi sono una certa quantità di siti web che affrontano le questioni dell’antisemitismo da una prospettiva storica, con una particolare attenzione alle leggi razziali in Italia e alle loro conseguenze. Esistono anche siti web creati specificamente per contrastare l’ondata di incomprensioni e rispondere agli attacchi a Israele da parte dei media, a volte con un certo spirito di parte, ma nell’insieme imparziali nel giudizio. Un esempio di tali siti è http://www.informazionecorretta.com/ che fornisce una vasta scelta di fonti. Un altro sito interessante e degno di nota è quello della Uil che, dal 23 maggio 2002, presenta un documento del dipartimento per la formazione della segreteria nazionale del sindacato, intitolato «Le scuole e la prevenzione dell’antisemitismo» (287).

Reazioni da parte di politici e di altri opinion leader

Un appello dello scrittore israeliano Abraham Yehoshua per una definizione chiara del confine tra Israele e Palestina, e che incoraggia il ritiro unilaterale di Israele, è stato firmato da importanti scrittori italiani di tutti gli schieramenti politici (288). Alcuni leader politici hanno condannato il tono antisemita delle manifestazioni, che avrebbero dovuto promuovere la pace o i diritti dei palestinesi (289). L’imam della comunità islamica italiana Abdul Hadi Palazzi mantiene contatti con la comunità ebraica italiana e predica messaggi di moderazione e amicizia nei confronti di Israele (290).

15 aprile: alcuni politici di entrambi gli schieramenti, sia del governo che dell’opposizione, hanno proposto un «Israele Day» da tenere a Roma; il direttore del quotidiano filogovernativo Il Foglio si è fatto promotore dell’evento. Circa 3000 persone hanno sfilato nel centro della capitale portando bandiere israeliane. Tra i partecipanti vi erano militanti di un’ampia gamma di partiti politici, che agivano individualmente senza curarsi delle loro appartenenze politiche.

25 aprile: durante la manifestazione per la giornata della Liberazione a Milano, a cui hanno partecipato circa 200.000 persone, il segretario generale del principale sindacato italiano, Sergio Cofferati, ha insistito sulla necessità di «combattere ogni revisionismo storico» (291). Nel settembre 2002 Gianfranco Fini, vice-premier e leader di Alleanza Nazionale, l’ex partito fascista, in una intervista al quotidiano israeliano Haaretz concessa durante la sua visita in Israele ha chiesto scusa per le leggi antiebraiche promulgate in Italia. Egli ha detto di voler accettare la responsabilità storica dei crimini del fascismo e ha chiesto perdono al popolo ebraico (292).

Traduzione di Marina Impallomeni

Note

(253) Questo rapporto è basato su uno studio condotto alla NFP "Cooperazione per lo sviluppo dei paesi emergenti" [Cooperation for the Development of Emergine Countries] (Cospe), scritto da Alberto Cavaglion e Marcella Filippa. Le opinioni espresse non rappresentano la posizione della Cosp in materia masolo quella degli autori che se ne assumono l’intera responsabilità. Riferimenti bibliografici: Alberto Cavaglion, Ebrei senza saperlo , Napoli 2002 Gio rgio Israel, La questione ebraica oggi. I nostri conti con il razzismo, Bologna 2002; Elena Loewenthal, L’ebraismo spiegato ai miei fig li, Torino 2002; Gerald Messadié , Storia dell’antisemitismo. 2500 anni di dio e persecuzione, Casale Monferrato 2002; "Guerra santa in terra santa" in "Limes",n. 2 2002; Rapporto sull’antisemitismo in Italia, edito da Adriana Goldstaub (il rapporto è stato presentato al Congresso nazionale dell’Ucei (Unione delle comunità ebraiche italiane) del 20-23 giugno 2002; Pierre-André Tafueff, La nouvelle judeophobe, Paris 2002; B. Z. Goldberg, J. Shapiro, C. Bolado, Promesse (Promises), Usa 2000, 102’ (Oscar 2002 per il miglior documentario, presetato per la prima volta in Italia in allegato con L’Espresso , 6 iugno 2002).

(254) Adriana Goldstaub (Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea), paper presentato aal cogresso dell’Ucei, Roma 23 giugno 2002. Gli autori ringraziano Adriana Goldstaub per le informazioni ricevute.

(255) Vedi la Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza, Second Rapporto sull’Italia, adottato il 22 giugno 2001, Strasburgo 2002.

(256) Vedi Juliane Wetzel, „Rechtsextremismus in Italien zwischen aussparlametarischer Opposition und politiscem Establishment" , in Joachim Born, Marion Steinbach, Geistige Brndstifter und Kollaborateure.Schrifkultur inder Romania, Dresda 1998, pp. 285-3011; vedi anche Franco Ferraresi, La destra radicale, Milano 1984.

(257) Anche nella stampa nazionale moderata, l’accusa di deicidio è emersa, JTA Global News Service of the Jewish People, 30 aprile 2002 (http//jata.org); vediancheNewYorkpost del 2 maggio 2002.

(258) The Coordination Forum for Countering Antisemitism, online, 14 gennaio 2002 (http//www.antisemitism.org.il/show.asp?/ID=736).

(259) The Coordination Forum for Counering Antisemitism, online, 24 gnnaio 2002 (http://www. antisemitism.org.il/showArticle.asp?ID=799).

(260) Informazioni del Cdec.

(261) Vedi rapporto mondiale sull’antisemitismo, 1999.

(262) La Stampa, 2 giugno 2002.

(263) Vedi Adriana Goldstaub (Centro di Documentazione ebraica contemporanea), paper presentato al Congresso dell’Ucei, Roma, 23 giugno 2002; rassegna stampa con stratti a La Stampa, corriere della sera, La Repubblica, L’Espresso.

(264) La Repubblica ondine, 6 aprile 2002

(265) Informazioni dal CDEC

(266) ADL-online, episodi antisemiti (http//www.adl.org/Anti_semitism/antisemitism_global_incidents.asp#?ID=1189

(267) Ansa, 8 aprile 2002 (http://www.ansa.it/notiziari/mae/2002040822205832186479.html)

(268) Informazioni dal CDEC

(269) L’Espresso, 25 aprile 2002 (articolo di Sandro Magister)

(269) Il quotidiano del Vaticano, L ’Osservatore romano, parlò nella sua edizione del 2 aprile di una aggressione contro il popolo palestinese vicina a trasformarsi in uno sterminio; il giornale faceva anche riferimento alla congiura e al sacrilegio commessi da coloro che calpestano una terra che credeno essere la loro ma che, in realtà, appartiene a Cristo (vedi L’Osservatore romano 5 aprile 2002)

(270) Murray Gordon, The new antisemitsm in Western Europe, American Jewish Committe, ondine, p.3, ( http://www.ajc.org/InTheMedia/Publications.asp?did=618&pid=1412 )

(272) La Stampa, 3 aprile 2002; vedi The Boston Globe, 28 aprile 2002; Israel an Anti-Semites di Gabriel Schoenfeld, giugno2002 ( http://www.cdn-friends-icej.ca/antiholo/israel_ and .html )

(273) La Nazione, 2 maggio 2002

(274) Ruth E. Gruber, Eurpean Jews on high alert, Roma18 ottobre 2002, JTA (http:/www.cdn-friends-icej.ca/antiholo/highalert.html)

(275) Panorama, 12 aprile 2002; vedi Murray Gordon, The New-Antisemitism in Western Europe, American Jewish Committe, ondine, ( http://ww.ajc .org/ InTheMedia/Publications.asp?did=618&pid=142 )

(276) Vedi Adriana Goldstaub, (Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea), paper presentato al Congresso dell’Ucei, Roma, 23 giuno2002

(277) Nel novembre del 2201 , Haaretz accusa i tifosi italiani di essere i peggiori antisemiti in Europa, La Repubblica ondine, 4 novembre 2001; vedi anche express-online, 5 settembr 2001. In genrale vedi Eumc, Racism, Football and he Internet, Vienna 2002

(278) Vedi il manifesto , 2 aprile 2002

(279) Ibid

(280) Con questa parola si definiscono tradizionalmente gli alti esponenti dell’associazione mafiosa

(281) Vedi sui siti corrispondenti

(282) La Stampa ondine, Forum del 20-29 luglio 2002; vedi anche L’Espresso online, 29 luglio 2002; gli autori dell’articolo si chiedono perché La Stampa abbia pubblicato articoli così pieni di odio nei confronti degli ebrei

(283) Un sondaggio presentato dl Corriere della Sera nel gennaio del 2002 e relativo al 2001 mostra un netto incremento dell’odo contro gli ebrei rispetto ai risultati del 2000. Il 23% ritiene che "gli ebrei siano sgradevoli e non destino fiducia" (contro il 14% del 2000 ) . Il 75% egli italiani ritiene che la mentalità e le abitudini degli ebrei italiani siano diverse da quelle del resto della popolazione (contro il 50% del 2000). (http://www.antisemitism.org.il/showArticle.asp’ID=799)

(284) Gli autori dello studio e il direttore dell’organizzazione sopraccitata hanno gentilmente concesso alla NFP Italia di usarlo; vedi Gli ebrei? Non sono dei veri italiani , http://moise.sefarad.org/belsef.phd/id/369/

(285) Vedi i commenti sul Chicco Tribune-online , 7 aprile 2002 ( http://www.chicagotribune.com/news/showcase/chi-020407maelstrom1.story )

(286) ADL Survey "European Attitudes Towards Jews", ottobre 2002 (http: //www.adl.org/anti_semitism/EuropeanAtttudesPoll-10-02-pdf

(287) www.uil.it/uilscuola

(288) " Ebrei-Palestinesi creare un confine", in a Stampa, 31 maggio 2002

(289) European Jews wary as anti-Semitic attacks increase, Ap 4 maggio 2002 (http://group.yahoo.com/group/balkanhr/message/3961)

(290) World Jewish Congress, Policy Dispatches, No.83, settembre 2002 ( http://www.jc.org.il/publications/policy_dispatches/pub_dis83.html )

(291) La Repubblica online, 25 aprile 2002

(292) La Repubblica ondine, 13 settembre 20033; vedi anche http://www.antisemitism.org.il/showArticle.asp?ID=2874

Fonte: Il Manifesto

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ancora sull'antisemitismo dell'estrema destra italiana
by paolo Wednesday, May. 24, 2006 at 3:22 PM mail:

altri dati e cifre su questa piaga ARCHIVIO FEBBRAIO 2006


LA SINDROME DEL VINCENTE
L’odio per Berlusconi ha spinto a formulare contro di lui le accuse più sgradevoli e tremende: ma non tutti sono degli appassionati dello stile catastrofico. Alcuni si limitano, con palese godimento, ad ironizzare sulla sua vanità: è piccolo e vorrebbe sembrare alto; è vecchio e vorrebbe sembrare giovane; dovrebbe essere un’istituzione e non resiste alla tentazione d’apparire spiritoso. Fra l’altro, si può aggiungere, essendo incapace di concepire la tetraggine o la malafede altrui, si mette nei guai raccontando barzellette a gente che manca del senso dell’umorismo. Dimentica che, come insegna Molière, le premesse della tragedia e della commedia sono le stesse: dunque è facile, volendo, leggere nelle sue storielle empietà e crudeltà. Come del resto fece quell’esimio esempio di virtù di Rousseau. Chissà quanti amici gliel’avranno detto: ma Berlusconi non resiste alla tentazione di ottenere la risata e l’applauso.
Tutto questo è stranoto. Più interessante è dunque chiedersene la ragione: come mai un uomo che veramente “non ha bisogno di chiedere” chiede sempre simpatia? Come mai sorride costantemente e tende la mano a tutti, persino ai suoi nemici? Un spiegazione potrebbe essere la sindrome del vincente. Che sarà qui illustrata con un esempio.
Un quarantenne timido non aveva mai corteggiato una donna e si era sposato solo perché una donna ne aveva preso l’iniziativa. Era piccolo e grasso. Stimato da tutti per le sue qualità, come maschio era in disarmo. Poi invece s’innamorò d’una donna e lui che non aveva saputo comportarsi da ragazzo quando lo era, per amore divenne audace. Non solo corteggiò una signora molto più giovane e sposata, ma smise di  mangiare pur di dimagrire, cercò di vestirsi meglio, ebbe l’impudenza di scrivere poesie, fece qualche follia. Divenne un altro uomo ed ebbe successo. Comportandosi da perdente aveva perduto, comportandosi da vincente aveva vinto.
La caratteristica del vincitore è infatti la capacità di sperare nella vittoria e di non dare per scontata la sconfitta. Neppure quella che sembra inevitabile. Il vincente, se è povero e vuole arricchirsi, è capace di fondare un’impresa con denaro preso a prestito, se è brutto non si priva di corteggiare Venere, che del resto i greci hanno fatto moglie di uno zoppo. Se gli cadono i capelli non accetta il verdetto dell’età e procede al trapianto. Se può sembrare più alto con dei tacchi un po’ più spessi, più giovane con una tintura per capelli o con un po’ di cerone in più, non vede perché non dovrebbe farlo. “I pessimisti non realizzano gran che, nella vita”: l’ha detto Berlusconi. Il quale, nei confronti del successo, ha la sfacciataggine di Don Giovanni. Costui non si privava di corteggiare nessuno. Se ci avesse provato con la Madre Superiora, e se lei lo avesse mandato al diavolo, lui poi in un orecchio vi avrebbe confidato che tuttavia, una volta… E il bello è che avrebbe detto la verità .

Berlusconi è un vincente. Lo dimostra il fatto che non riesce a trattenersi dallo scherzare. Applica la raccomandazione di Nietzsche per cui il superuomo non deve camminare, deve danzare sulla corda. E deve saper ridere. Mentre i molti, quando hanno raggiunto una posizione preminente, mostrano tutta la prudenza di chi teme di cadere dall’alto soglio, Berlusconi continua a fare il monello, come se la distanza dagli altri fosse sempre tale da lasciargli un grande margine. Dimostra un’immensa sicurezza di sé. Alcuni l’hanno inconsciamente percepito e l’hanno accusato di arroganza ma egli non è affatto arrogante: non ha bisogno d’arrogarsi nulla, perché ha già tutto. È semplicemente capace, come Cassius Clay,  di saltellare sul ring con le braccia penzoloni: perché sa d’avere una riserva di velocità che non concede all’avversario nessuna possibilità.
Berlusconi può anche perdere e magari perderà. Ma rimarrà un vincente paradigmatico: perché non diviene mai calvo.
Gianni Pardo giannipardo@libero.it -1° marzo 2006
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«Per i suoi rapporti con Israele la sinistra vada dallo psicanalista»
Intervista de "Il Giornale" a Fiamma Nirenstein

Quello della sinistra italiana con lo Stato d’Israele è sempre stato un rapporto ambiguo e spesso di aperta ostilità. Con Fiamma Nirenstein, scrittrice ebrea, editorialista della Stampa, esperta di Medio Oriente, ripercorriamo questo travagliato rapporto. Oliviero Diliberto, segretario del Pdci, afferma di sostenere l’idea deiduepopoli indue Stati. Eppure nella loro manifestazione è stata bruciata la bandiera d’Israele e lo scontro con la comunità ebraica è al calor bianco. Lei che ne pensa? «Occorrerebbe da parte della sinistra una presa di coscienza maggiore della propria storia e hanno anche bisogno di uno psicanalista». Lo psicanalista? Perché? «Perché se a livello consciopuò darsi che Diliberto non desideri affatto la distruzione di Israele, nella storia della sinistra italiana, anche in quella più recente, ci sono fatti che dimostrano che è proprio la legittimità dello Stato di Israele ad essere messa in discussione. È difficile negarloquandosi pensa cheunrapporto con Hassan Nasrallah non risulta lesivo del concetto stesso di esistenza di Israele. Nasrallah, nelle piazze libanesi, evoca e desidera e costruisce concretamente, insieme all’Iran, l’idea della distruzione di Israele. Per dimostrare di non prendere parte a quello che è diventato un chiaro e presente pericolo per Israele, bisogna sconfessare l’amicizia con gli Hezbollah e Hamas. Diliberto nel 2004 fece visita agli Hezbollah e oggi deve dire di essere contro quelle organizzazioni addestrate e armate che si battono in maniera primaria e decisiva per la distruzione di Israele ». Nei Ds però - è il caso di D’Alema - c’è una linea morbida. «Quando D’Alema sostiene che Hamasnon è una pura e semplice organizzazione terroristica vuol dire che non ha mai visto un autobus saltato per aria con dei bambini morti, fatti a pezzi. Su Israele meglio, molto meglio, le cose dette da Piero Fassino e Francesco Rutelli». La sinistra però sostiene di nonessere affatto anti-israeliana. «È una professione di innocenza non rispettosa della storia. Se andiamo al 1967, dopo la guerra dei Sei giorni, il Pci prese una linea fortemente anti-Israele, sulla scia dell’Urss. Sull’Unità dell’epoca possiamo leggere una serie di prese di posizione che non sono una critica alla politica di Israele, ma ben altro. Ricordo un articolo che diceva di sostituire lo Stato ebraico con quello palestinese, ricordo il licenziamento di Fausto Coen da Paese Sera, ricordo Piero Della Seta sostenere la tesi dello Stato bi-nazionale...». ... e se fosse stata solo una conseguenza di una politica sinceramente terzomondista? «Esistevanoduesinistre.Daunaparte, i comunisti legati all’Unione Sovietica che vedevano Israele come la longamanusdell’imperialismomondiale e dell’America in Medio Oriente. Dall’altra, quella legata al Pdup e al Manifesto, che vedeva Israele comela creazione di un’ideologia, il sionismo, che non si confà agli ebrei». Cioè? «Per loro la creazione dello Stato di Israele è un errore della storia, pensano che l’ebraismo ha in sé per sé un carattere diasporico». Aproposito del Manifesto: Rossana Rossanda ha condannato chi brucia la bandiera di Israele. «Questo mi convince che c’è affezione segreta di una parte della sinistra verso Israele. Per loro è il Paese in cui l’ideale socialista si realizza nel kibbutz, è l’Israele che fa rifiorire il deserto. È qualcosa che suscita in persone che hanno coscienza, come la Rossanda, un sentimento di sacro rispetto». Una sinistra diversa da quella di Berlinguer? «La sinistra ha fatto della questione israeliana una questione primaria.Con Berlinguer ci fondarono la loro politica terzomondista e molta parte del cattocomunismo che guardava acriticamente ai palestinesi e chiudeva gli occhi sul terrorismo». AncheBettino Craxi era terzomondista e filoarabo.
«Certo, ancheCraxi.Checercava giustamente di fondare una politica estera diversa da quella comunista, ma dovendo mantenere un rapporto con la sinistra, scelse di sacrificare Israele e gli ebrei. Sigonella, l’amicizia con Arafat, furono un tributo che pagò alla sinistra». Anche il mondo degli intellettuali italiani però è sempre stato filoarabo. Eccezioni? «Ricordo Pasolini che nel ’67, dopo la guerra, diceva: “Leggendo l’Unità hoprovato lo stesso dolore che si prova leggendo il più bugiardo giornale borghese, per essere amici del popolo arabo bisogna aiutarlo a capire la follia politica di Nasser”». Ieri c’era Pasolini, oggi parlano in piazza migliaia di no global. «Queste alleanze che si sono fatte nelle piazze sono preoccupanti se diventano strategiche. C’è il rischio di riportare la sinistra su posizioni arretrate»
Intervista di Mario Sechi -  Il Giornale, 28 febbraio 2006
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Sanremo 2006:  in testa il mezzo capezzolo di Ilary
Ha avuto inizio l'edizione n° 56 del Festival di Sanremo. Subito in testa il mezzo capezzolo di Ilary, per il resto nulla di nulla.  S'inizia con Panariello al buio in occhio di bue a dire fregnacce, si prosegue con Panariello alle prese con le solite insipide scenette dell'ospite (John Travolta) che non viene riconosciuto; la  bella Ilary Blasi s'incarta sul  possibile arrivo del marito Francesco Totti e sfoggia i vestiti disegnati per lei da Valentino, mentre Victoria Cabello pateticamente entra in scena su  una scala da aeroporto spinta a mano da due  facchini  ... le canzoni - si, a San Remo ci sono anche  le canzoni - nessuno se le fila ne tantomeno se le ricorda  (per la cronaca, dopo la prima serata per gli uomini in testa Michele Zarrillo, per le donne Dolcenera, per i gruppi I Nomadi).
Se non fosse per quel capezzolo galeotto, meglio una tombola con i nonni... .

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DEBORAH FAIT
Non è la prima volta che ho la tentazione di parlare di Deborah Fait. Se lo faccio ancora è perché questa donna, oltre ad essere reale, è, per così dire, paradigmatica. Spinge cioè a chiedersi se, in quanto personaggio, sia condivisibile o no e perché.
Per chi non la conoscesse, basterà dire che è un’israeliana di origine italiana (se non sbaglio). È una donna che si è data la missione di rispondere, nel confuso e non raramente volgare bailamme di voci di internet, a tutti gli antisemiti, che siano o no travestiti da anti-israeliani. Fin qui mancherebbe la notizia, se non fosse per le armi che lei usa: infatti a scelto di usare quelle dei suoi contraddittori. Loro sono volgari? Lei risponde con la stessa volgarità. Lo sono aggressivi? E lei li batte in aggressività. Quelli insinuano qualcosa? Lei risponde chiaramente e mordendo. Ovviamente, in questo modo è come se agitasse un drappo rosso dinanzi al toro ed è oggetto di attacchi forsennati. Gli altri si lambiccano il cervello per trovare insulti sanguinosi e, se possibile, nuovi ma con scarso successo, dal momento che è probabile loro si stanchino prima di lei. Perché loro sono antisemiti all’occasione, Deborah conduce una battaglia e, come ogni buon soldato, non diserta e non parla di stanchezza.
Lo spettatore neutrale – neutrale almeno quanto allo stile – è dunque indotto a fare alcune riflessioni. La prima riguarda la validità degli argomenti usati. Poiché l’antisemitismo è fatto fondamentalmente di pregiudizi, Deborah si presenta allo scontro meglio armata degli altri. Le basta nel merito citare la storia, i dati, i fatti. E anche se i suoi interlocutori, spesso perché non sanno che dire, si mostrano scettici od ironici, rimane che chi può citare avvenimenti, date, nomi, statistiche, finisce con l’essere più convincente.
Per quanto riguarda lo stile, personalmente non lo condivido e non sono sicuro che sia il più efficace ma questo è secondario rispetto ad una domanda che moltissimi sembrano porsi: è suo diritto usarlo?
Una prima risposta nasce dal passato. Gli ebrei, fino al 1948, sono stati minoranza in tutti i paesi in cui sono vissuti. E in tutti, essendo una minoranza a volte odiata ma costantemente guardata con sospetto, hanno imparato a tenere un basso profilo, essere umili e non dare nell’occhio. Questo non ha impedito i pogrom, in Russia, ed è stato uno dei motivi per cui Hitler disprezzava gli ebrei. Li considerava vili, incapaci di reagire e di battersi. Untermenschen. A questa mentalità gli ebrei storicamente reagirono prima con la battaglia del Ghetto di Varsavia, poi con le guerre israeliane dal 1948. Dimostrando così di essere non semplicemente combattenti, ma combattenti straordinari, quasi mitici. Al punto che gli ignoranti reputano naturale considerare guerrafondaio e militarista un popolo che, per millenni, le legnate le ha solo subite e mai date. Con questo background, non è strano che un ebreo possa aver voglia di rispondere alla durezza con la durezza e all’insulto con l’insulto. Per troppi anni non l’ha fatto e ne ha ricavato solo disprezzo.

In Italia molto si spiega con una sorta di evoluzione dell’opinione pubblica. Al momento della nascita di Israele, l’Unione Sovietica fu favorevole al nuovo Stato e nessuno in Italia era anti-israeliano. Poi, per motivi di politica internazionale (e di legittimo interesse, ovviamente), l’Unione Sovietica cambiò atteggiamento e divenne incondizionatamente pro-araba. Per conseguenza i comunisti, come sempre ossequienti alle posizioni della Casa Madre, la seguirono come un sol uomo. Né hanno cambiato opinione dopo che l’implosione dell’Unione Sovietica stessa, perché che nessuno gli ha ordinato di cambiarla.
Questo fatto ha la sua importanza. Una delle caratteristiche delle persone di sinistra è quella d’essere talmente sicuri delle proprie opinioni - e della propria superiorità morale - da potersi permettere di giudicare gli altri. All’occasione con severità ma ancor più spesso con disprezzo. E poiché, ovviamente, sono convinti che gli altri hanno torto e non sono neppure persone per bene, sono indignati quando qualcuno gli risponde per le rime. Gli scontri con Deborah divengono sanguinosi perché è come se un arcivescovo dicesse ad un cattolico “Sei un peccatore e dovresti fare penitenza” e il cattolico gli rispondesse: “Pensa ai tuoi peccati, che io ben conosco e che sono ben peggiori dei miei”. Nello schema mentale dell’arcivescovo c’è che quello che lui può permettersi gli altri non se lo possono permettere.
In questo schema, Deborah è il cattolico insolente che risponde a muso duro all’arcivescovo, contestandone la finta autorità. Per questo sorprende, irrita, indigna. Fa andare fuori dai gangheri soprattutto coloro che il loro antisemitismo più o meno nascosto l’hanno vissuto in serenità, senza che nessuno li contestasse. Senza che nessuno gli mostrasse le loro contraddizioni. Senza che nessuno sottolineasse la profonda ingiustizia di molti dei loro atteggiamenti. A questo punto si arriva alla rottura e si potrebbe pensare che Deborah Fait non abbia concluso nulla. Ma una cosa avrà sicuramente ottenuto: Ha detto in faccia all’arcivescovo che non ogni uomo che incontra è una pecorella del suo gregge. E che probabilmente si fa molte illusioni sulla superiorità della propria virtù.
Gianni Pardo giannipardo@libero.it
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Massima del giorno
L'eroismo non vale più della causa per cui agisce.
G.P.

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MOLLICHINE
"La serietà al governo". Prodi la raccomanda perché a molti scappa da ridere.

La Lega araba ha esortato l'Ue a finanziare Hamas. Lenin almeno parlava di pagarla, la corda che gli avrebbe venduto l'Europa.


Musulmani contro cristiani, sciiti contro sunniti. E dire che basterebbe conoscere un po' di latino: cuius regio eius religio.

L'Iran finanzierà il governo palestinese guidato da Hamas. È giusto che chi vuole il terrorismo se lo paghi di tasca sua.

La Fallaci prepara una vignetta su Maometto. Ci sarà da ridere, come disse quello che non aveva capito niente.

Tehran, dodici milioni di abitanti, Israele circa sei. Meglio non parlare d'annientamento.

Prodi rifiuta d'incontrare Berlusconi, ma l'incontra se insieme con Fini e Casini. Un quintale è pesante, tre invece...

Pera: "L'occidente difenda i suoi valori, ma no alla guerra di civiltà". E chi parla di guerra? Qui siamo al terrorismo.

Bush: "In Iraq qualcuno vuole la guerra civile". Che intuito!

Una madre inesperta ha ustionato il figlioletto. L'on.Dorina Bianchi (Dl) ne ha dato la colpa a Berlusconi, che per giunta "fa finta di non vedere". Eh sì.

La Fallaci, fotografata con cappellaccio e occhialacci, vive nascosta a New York e non riceve nessuno. Che sia Greta Garbo, in realtà?

"La serietà al governo". Wladimir Luxuria for President.


Gianni Pardo
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LA MOSCHEA DI SAMARRA
La maggior parte dei paesi islamici ha regimi autocratici. Questo fa sì che in tanto si può avere una manifestazione di piazza in quanto il governo sia d'accordo, la ordini o almeno la tolleri benevolmente. Infatti non si ebbero mai proteste sotto Saddam Hussein, che pure sedeva su una polveriera religiosa e su una massa di sciiti oppressi dalla minoranza sunnita. Quando il governo è democratico moti di piazza per stupidaggini (come quelle per vignette vecchie di mesi e che nessuno aveva notato) non se ne hanno. O se ne hanno raramente e non in tanti paesi contemporaneamente.
Nei paesi che sono o solo sunniti o solo sciiti una manifestazione religiosa è facilmente volta contro gli "infedeli" (gli europei e gli americani). I recenti scontri in Iraq - paese sciita e sunnita nello stesso tempo - non si sono avuti perché il governo desiderasse disordini - ché ne avrebbe fatto volentieri a meno - ma al contrario perché dei terroristi hanno fatto leva sull‚odio religioso per tentare d'innescare una guerra civile da cui (nelle loro speranze) sarebbe nata una teocrazia sulla base della loro setta, come avvenne in Afghanistan e come ha sempre predicato bin Laden. Gli sciiti, a ciò spronati anche dalle loro prudenti autorità religiose, avevano fino ad oggi stoicamente sopportato anni di attentati da parte dei sunniti e dei wahabiti, magari collegati con al Qaeda: ma la distruzione della moschea dalla cupola d'oro è andata troppo oltre e s'è rischiato parecchio. I moti irakeni non sono né anti-americani né anti-europei. E non sono neppure anti-infedeli. Sono un accenno di guerra di religione.
Le conclusioni sono interessanti.
I moti di piazza non sono stati spontanei. Certo, la folla non sarebbe così volentieri scesa in strada se non ne avesse già avuto voglia: ma questo può anche significare che le autorità abbiano desiderato canalizzare il malcontento della popolazione indirizzandolo contro obiettivi esterni e lontani. E non si sono avuti moti in Iraq perché esso è una democrazia.
Noi "infedeli" dovremmo guardare a tutto questo fuoco di paglia con estremo distacco. Non è vero che siamo colpevoli di quelle violenze. Non è vero che ne siamo stati la causa scatenante. Non è vero che chi attacca la Moschea di Samarra lo fa in nome dell'indipendenza dell'Iraq, che ha già un governo liberamente eletto e da cui gli americani non vedono l'ora di andarsene.

Gianni Pardo giannipardo@libero.it  - 25 febbraio 2006
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Manifesto-appello del presidente del Senato
''L'Occidente è vita. L'Occidente è civiltà. L'Occidente è libertà''. Sono le espressioni che sintetizzano e concludono il manifesto 'Per l'Occidente forza di civilità'', presentato nei giorni scorsi dal presidente del Senato Marcello Pera.
Un appello che ha già riscosso il consenso di numerosi esponenti politici del centrodestra, di uomini di cultura, di esponenti della società civile. Anche il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, annuncia Pera, ''lo ha condiviso e ha detto di sottoscriverlo''.
''Un documento impegnativo -sottolinea il presidente del Senato- che raccoglie il lavoro di molti anni, che dovrebbe essere l'elemento di cultura politica che serve in particolare al centrodestra. Non si tratta di imporre alcunché ad alcuno, ma di richiamare principi fondamentali senza i quali perdiamo identità e la nostra crisi si aggraverebbe''.
Per aderire all'appello clicca qui.
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Tutto su Guantánamo
Pubblichiamo, ringraziando Il Foglio,  un articolo del quotidiano britannico Daily Telegraph, in cui l’autore, Con Coughlin, racconta quel che ha visto nella base americana di Guantanamo.
Sono le anime perdute della guerra contro il terrorismo. Quattro anni dopo essere stati catturati sui campi di battaglia dell’Afghanistan, le varie centinaia di combattenti talebani e di al Qaida detenuti a Guantanamo si trovano intrappolati in una “legal no-mans’s land”, in una terra di nessuno dal punto di vista legale. Nel corso di una rarissima visita che io stesso ho potuto effettuare questa settimana a Camp Delta (la rete di edifici supersorvegliati nei quali i prigionieri sono alloggiati), ho visto detenuti di età e retroterra culturali molti diversi che stanno ancora cercando di adattarsi in qualche modo al loro incoerente mondo su un’isola caraibica. (...)

© Daily Telegraph 

Clicca qui per proseguire nella lettura.
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LE PERLINE DEL PROGRAMMONE
Come ha già notato Gianni Pardo, una delle “perle” del mega-programmone elettorale di 281 pagine dell’Unione prodiana è “il ripristino della tassa di successione per i grandi patrimoni”.
Uno dei primissimi atti del governo Berlusconi fu quello di eliminare del tutto le imposte su successioni e donazioni che un anno prima il Governo Amato aveva circoscritto ai soli “grandi patrimoni”.
Fu un intervento con connotati comprensibilmente propagandistici (del resto anche la riforma di Amato era stata fatta a ridosso delle elezioni), ma nondimeno intriso di buon senso e sano pragmatismo dato che da molti anni quella tassa era ormai divenuta per le casse pubbliche un costo e non un guadagno, essendo le spese sostenute per tentare disperatamente di tamponarne l’evasione superiori al gettito recuperato con quel poco di quella tassa che si riusciva effettivamente a riscuotere! Del resto, ciò era tutto sommato coerente con la natura di quella tassa: non una natura economico-finanziaria bensì etico-ideologica. L’unica utilità pratica di quella tassa era quella di combattere il latifondo, in un’epoca storica remota in cui l’Italia era un Paese agricolo-pastorale ed i grandi patrimoni erano più che altro fondiari. 
Franco Debenedetti, in un eccellente intervento sul Riformista nel maggio dell’anno scorso  spiegò perché sarebbe stato assai saggio che nel programma dell’Unione non si proponesse alcuna reintroduzione dell’imposta: “Il suo effetto redistributivo è minimo, anzi proprio Joseph Stiglitz, presidente dei consiglieri economici di Bill Clinton, sostenne che le eredità  hanno l'effetto di aumentare  l'uguaglianza, soprattutto nel caso di proprietari di piccole  aziende. L'unico effetto redistributivo certo é quello a favore di professionisti e gestori di patrimoni”.
E ancora: “l'imposta di successione è un’imposta ideologica: il suo gettito, prima della riduzione operata dal centrosinistra, era inferiore a 300 milioni di euro l'anno. Dimostrare che non si governerà indulgendo a ideologie populiste, è il vero «gettito» che la questione dell'imposta di successione può dare”.
Parole sante, pronunciate da uno dei migliori intellettuali di sinistra del nostro Paese… che non a caso NON sarà ricandidato dall’Unione prodiana.

(ale tap, 24.02.05)
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L’ANTICOMUNISTA VISCERALE
L’intelligenza è spesso misurata con test logico-matematici: purtroppo, i problemi che pone la vita non sono logico-matematici. Il risultato è che a volte di fronte ad un problema semplice, addirittura elementare, il soggetto non riesce a vedere la soluzione. O, più esattamente, è come se chiudesse gli occhi per non vederla. La sua intelligenza è capace di mostrare la via da seguire ma il resto della personalità, in particolare l’affettività, non intende seguire quella via: e dunque non la vede. La persona innamorata ad esempio ha dell’oggetto del suo amore una visione che nessun altro condivide e tuttavia rimane del proprio parere. Le critiche altrui sono semplicemente malevole. O invidiose. E l’opinione dell’innamorato non rimane scalfita neanche dal fatto che persone evidentemente disinteressate manifestino le peggiori perplessità.
Questo accade anche in politica. Qui le convinzioni maturate costituiscono un ostacolo insormontabile e ognuno vede qualunque fatto nuovo non com’è ma come immagina debba essere. Ogni cosa deve rientrare nel quadro precostituito. L’uomo di destra, essendo convinto che i politici di sinistra siano in malafede o, per bene che vada, poco intelligenti, vede tutto ciò che fanno o dicono come negativo. Se apprende una loro intenzione che sembra plausibile, come primo istinto ha quello di chiedersi dove sta il trucco e che cosa gli è sfuggito. Se poi è anche stupido, sarà facilmente disposto a credere al primo movente deteriore che riuscirà ad ipotizzare: perché il marcio non può non esserci. Se infine non potrà negare che “i comunisti” per una volta intendano fare qualcosa di buono, rimarrà convinto che o non lo faranno o lo faranno a costi esorbitanti. Tanto da far rimpiangere la loro inattività.

Lo stesso avviene a chi ha convinzioni di sinistra. Per ogni nuova legge ci si chiede cui prodest e se si riesce a stabilire un qualunque collegamento con Berlusconi, per quanto fantasioso, si dice che è una legge ad personam e nociva per i cittadini. Il procedimento è del resto facile: dal momento che le leggi si applicano a tutti, se il Parlamento vara una legge che favorisce i fabbricanti di scarpe l’uomo di sinistra non si chiede se sia una legge buona o cattiva, si chiede se Berlusconi fabbrichi scarpe o abbia fra i suoi parenti un fabbricante di scarpe. È come per gli americani. Se si interessano di un paese in cui c’è il petrolio non ci sono altre indagini da fare: agiscono per il petrolio. Poco importa che, nel caso dell’Iraq, spendano infinitamente di più di quanto starebbero ricavando (e da che cosa?); poco importa che il petrolio irakeno, se lo comprano, lo comprano al prezzo degli altri: c’è il petrolio e questo spiega tutto. Ragionamenti che hanno la sottigliezza di un cavo d’ormeggio.
Un caso particolare e interessante è rappresentato dagli anticomunisti viscerali anziani. Per una volta, qui non è vero che in medio stat virtus . Chiunque abbia seguito a lungo la politica ha avuto modo di vedere che nel mondo comunista tutto è sempre stato subordinato al partito. Proprio tutto: anche la prosperità, anche la verità, anche la vita umana. Ha visto i comunisti applaudire la repressione della rivoluzione ungherese e l’invasione della Cecoslovacchia. Li ha visti cantare le lodi di quel Mao che ha fatto morire di fame milioni di cinesi. Li ha visti sostenere i tiranni che hanno oppresso tanti popoli per tanti decenni. Li ha visti negare l’evidenza, sostenendo che il Muro di Berlino era fatto per tenere fuori gli occidentali e non per tenere dentro gli orientali. Il Moloch dell’ideologia comunista ha deviato le menti fino ad indurre a crimini più incomprensibili di quelli di Hitler. Questi era disposto ad uccidere il resto della popolazione mondiale per far trionfare il Herrenvolk ma Pol Pot ha voluto uccidere metà del suo stesso popolo in nome di un’ideologia! E lo ha fatto.
Dopo mezzo secolo di conferme ininterrotte i liberali anziani hanno sviluppato una diffidenza totale. Hanno avuto ragione troppe volte, in troppe occasioni, in troppi contesti per non essere convinti della fondamentale doppiezza morale - o dell’incapacità di vedere la realtà - dei comunisti e dei loro simpatizzanti.
L’anticomunista viscerale è afflitto da un roccioso pregiudizio ma il rischio è che un pregiudizio confermato dai fatti per settant’anni ed oltre si chiami esperienza.

Gianni Pardo giannipardo@libero.it  - 24 gennaio 2006

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Do You Remember Mauro Mellini?
"Sono andato all’Ergife all’assemblea dei Riformatori Liberali, i Radicali che hanno rifiutato la brutta pantomima del matrimonio con quel certo Boselli di quel certo Sdi, con relativo conferimento in date dalla gloriosa ed, ahimè, da oltre un decennio dismessa “Rosa nel pugno”. Lontano dalla cosiddetta politica attiva e da competizioni elettorali dal 1992 e dedito, oramai ad un impegno politico diverso e monotematico (ma centrale), quello sulla giustizia, ho inteso e intendo dare una mano, anche con una candidatura, a quanti, rimasti fino a ieri con Pannella, hanno aperto gli occhi di fronte alla sciagurata ed oramai definitiva liquidazione del patrimonio radicale consumata con l’ingresso nell’Unione di Prodi. Forse ha avuto per me un effetto determinante vedere quel tale Boselli agitare con un sorriso radioso la rosa nel pugno, quella rifiutata a Craxi (Bettino), che era Craxi. Mi venne fuori una battutaccia, in verità molto volgare ed irripetibile. Ma il pensiero era ed è quello. Lasciai il Partito Radicale qualche tempo dopo il congresso di Bologna, che ne sancì lo scioglimento e la fuga nella metapolitica. Anzi, a dire il vero, ne fui espulso nel senso di essere messo in condizione di non poter più avere dialogo vero con i miei compagni. Non seppi mai i particolari del discorso di scomunica che Pannella pronunziò nei miei confronti a Trieste, nel corso di un consiglio nazionale in partenza per la Slovenia (il partito, oltre che transpartito, era divenuto transnazionale!), perché lo pronunziò in francese (noblesse e transnazionalità, oblige, anzi, obbligava), lingua che non parlo, mentre mi sembrava di non poter condividere il gusto del ridicolo mettendomi la cuffia della registrazione simultanea per sentire quel che Marco poteva avere da dirmi.
In realtà, il partito era stato bistrattato e messo in condizione di non operatività da molto tempo. Il successo del 1979 fu stravolto e vanificato portando alla Camera sì Leonardo Sciascia, ma ahimé, Pio Baldelli, Mimmo Pinto, Marco Boato, la Macciocchi. Alle successive elezioni era stato portato a rappresentare i radicali Toni Negri e poi ancora, nel 1987, anziché Tortora, eletto con ampio margine in tre circoscrizioni avanti a Pannella alle precedenti europee, nientemeno che il generale Viviani, Azzolino, etc. Poi il voto perpetuo di castità elettorale dei radicali “in quanto tali”, la dispersione del gruppo parlamentare. Risultato: quando nel 1992 si profilò la crisi del consociativismo ed iniziò il golpe di “mani pulite”, i radicali non c’erano in Parlamento a difendere la funzione e la dignità contro la sua stessa sindrome autodistruttiva (abolizione dell’immunità parlamentare, etc..). C’era un gruppo di “antiproibizionisti” che con l’antiproibizionismo, benché cosa seria, si baloccava Pannella, come si baloccò e fece baloccare tanti deputati che gli diedero retta con le famose autoconvocazioni alle sette del mattino e relativi aggiornamenti per…mancanza del numero legale. Credo che quello squagliamento radicale di fronte al golpe abbia avuto effetti assai gravi ed irreversibili sugli eventi di allora e, di conseguenza, sulla situazione politica di oggi e abbia rappresentato un autentico sbandamento in campo aperto ed una “diserzione di fronte al nemico”. Ma l’entrata nell’Unione di Prodi è qualcosa di assai peggio: è il “passaggio al nemico”.
Il cosiddetto centrosinistra è, infatti, la naturale alleanza (con soci palesi ed occulti, ma non troppo) tra gli autori del golpe in prima persona (che, del resto, sono quelli che hanno suonato la tromba della riscossa dopo la sconfitta del 2001), i loro mandanti, i beneficiari del golpe, gli autori delle dilapidazioni e delle depredazioni del patrimonio pubblico, rappresentato dalle partecipazioni statali “privatizzate”, dei collitorti del monopolio culturale-mediatico cattocomunista. In una parola, l’Unione è la miscela di tutto ciò contro cui si sono battuti i radicali in quella che è stata, finché c’è stata, una loro coerente e dura battaglia antiregime. Certamente nei due schieramenti vi sono eccezioni, equivoci, incongruenze in ordine a questo dato centrale: quello di una parte che rappresenta e sostiene il golpismo, gli interessi ed i poteri “forti”, le prevaricazioni istituzionali (non solo della magistratura) e l’altra, quella che, bene o male, al golpismo si è opposta, delle prevaricazioni istituzionali è stata obiettivo e vittima, che si è messa di traverso al golpe, che contrasta gli interessi dominanti, i padroni della stampa, i terminali politici di tutti i corporativismi residui e di nuovo conio. Ma l’alternativa è questa, questi sono gli schieramenti. Non vi è rimedio alla diserzione del 1992 (e seguenti), ma c’è rimedio al passaggio al nemico, consumato con la rottura di quel balordo voto di castità elettorale per andare in soccorso di quel Boselli ed il suo Sdi (i socialisti che non furono degnati di un’incriminazione dai golpisti) ed a portare acqua al mulino di Prodi e compagni, che macina quel che macina. Della Vedova, Taradash, Calderisi, Palma meritano tutto il nostro appoggio e lo avranno, per quel che potrà valere. Il loro successo sarà prezioso per il Paese e per la libertà."

Mauro Mellini 

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Massima del giorno
Bisogna torcere il collo al passato perché abbiamo una sola vita, finché dura: e si chiama presente.
G.P.
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MOLLICHINE
Il Vaticano ha parlato di esigere reciprocità con i musulmani. Insomma meritiamo lezioni di uso degli "attributi" da chi ha fatto voto di non usarli.

Luciano Violante: le idee politiche dell'ayatollah Khatami sono "molto simili all'idea italiana di democrazia". Italiana o sua personale?

Il programma dell'Unione necessita di 3 legislature per essere realizzato: le prime due serviranno a leggerlo (Un "forumista", R.T.M, su "Capperi.net").

Marco Rizzo ha partecipato alla sfilata pro-Palestina ma non ha sentito i cori 10,100,1000 Nassiryah. Non c'è peggior sordo...


Gianni Pardo giannipardo@libero.it postCount('9238');

L'erbivoro
Il leone mangia la gazzella senza scrupoli: è un carnivoro e solo così può sopravvivere. L'essere umano invece può scegliere. Diversamente dal leone è onnivoro e se vuole può permettersi d'essere vegetariano. Questo fenomeno, col progresso e la pace, si è amplificato fino alla patologia. L'Occidente è divenuto infantile, imbelle, pauroso e anzi prono ai dettati della madre superiora.
È imbelle perché, dopo sessant'anni di pace, si culla nell'illusione che la guerra non potrebbe mai riguardarlo. La considera una barbarie di tempi lontani, facile da esorcizzare demonizzando le armi e privandosi di una difesa efficace. Non è raro udire politici che considerano uno spreco qualunque somma spesa in armamenti.
Stranamente, mentre non ha paura della guerra, l'uomo dei paesi prosperi ha paura di tutto il resto. Ha paura della scienza, del progresso, delle grandi opere civili, dei cibi prodotti dall'industria, del buco nell'ozono, dello scioglimento dei ghiacci polari, della mucca pazza e dell‚influenza aviaria. Ha paura di tutto e non impara a difendersi da nulla: se non con la fuga, come un erbivoro. Infatti non solo tende a rifiutare la legittima difesa, e l'impegno civile e virile che essa richiede, ma reagisce alle minacce e alle violenze offrendo doni e chiedendo scusa anche per ciò che non ha fatto. Emblematico il comportamento nei confronti dei moti di piazza islamici quando non dei terroristi.
In Occidente l'uomo ha dimenticato la propria responsabilità d'adulto. Vuole avere il diritto di vivere spensieratamente come un adolescente, tanto alla sua vecchiaia deve pensare lo Stato. Uno Stato che deve anche curarlo gratis se sta male, gli deve dare un sussidio se perde il lavoro, deve dargli una casa e proteggerlo anche se lui non fa nulla per difendersi. Molti addirittura proclamano il proprio orrore all'idea di rispondere alla violenza con la violenza.
Una volta si parlava di Stato Provvidenza, oggi si chiede lo Stato Mamma. Un'entità che non solo si occupa dei nostri bisogni di base ma ci obbliga a indossare la cintura di sicurezza in auto e il casco in motocicletta. Manca solo che ci raccomandi la maglia di lana in inverno e ci canti la ninna nanna la sera.
Le masse di straccioni del Terzo Mondo che gridano ed agitano il pugno ci fanno paura perché non sapremmo come affrontarle. Le vediamo come i bambini vedono gli adulti.

Gianni Pardo giannipardo@libero.it  - 22 febbraio 2006
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VOGLIA DI ATTENTATO
Ieri sera, sul tardi, saltando in tv con il telecomando da  Matrix a Porta a Porta,   mano a mano che le immagini e le parole raggiungevano i titoli di coda ho percepito una strana senzazione di disagio massmediologico dovuta al futuribile  attentato islamico da imputare alla maglietta di Calderoli che i vari interlocutori di sinistra (da Pecoraro Scanio e Franceschini) sembravano  richiamare e strategicamente annunciare.
Abyssus abyssum invocat... vuoi vedere che...
cp, 21 febbraio 2006

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Bella Ciao per i terroristi palestinesi
Settimana di fuoco in Italia. Settimane di fuoco, quello vero quello che ammazza, brucia, distrugge, in tutto il mondo islamico. Morti a Bengasi, morti in Nigeria, morti in Pakistan, cristiani e non musulmani ammazzati senza pieta' con ogni scusa, anche la piu' cretina perche' loro, gli assatanati, non hanno bisogno di motivi seri per ammazzare, e' il loro passatempo preferito.
Uno si chiede legittimamente : ma non lavorano mai questi qua, ma i giovani non vanno mai a scuola? Evidentemente no e lo si nota dal loro livello socioculturale. Nell'ANP, per poter mandare i bambini a manifestare contro le famose vignette che nessuno di loro avra' visto, hanno chiuso le scuole di ogni ordine e grado e li hanno mandati a urlare "morte all'occidente, morte a Israele, morte all'Italia, morte alla Danimarca, morte all'Europa". Morte a tutti insomma, chissa' se l'Unione Europea si e' sentita in imbarazzo nel vedere le sue sedi distrutte e saccheggiate  a Gaza , a Ramallah, a Jenin, dopo aver mantenuto per anni questi parassiti urlanti.

Nessuno ha detto una parola, hanno paura anche di parlare gli europei.
Mi dicono che la gente normale in Italia e' incazzata nera contro questi assatanati ma navigando su internet si leggono quasi sempre giustificazioni e le condanne sono tutte per l'Occidente: colpevoli i giornalisti danesi, colpevole , da condannare praticamente all'egastolo il ministro, anzi l'ex ministro, Calderoli per essersi sbottonato due bottoni della camicia sotto cui si intravvedeva qualcosa.
Quel gesto inconsulto e' stato la fine anzi l'inizio di un nuovo  incubo nell'incubo gia' in atto , il casino totale, tutti a chiedere scusa agli assatanati, Berlusconi che si mette in ginocchio davanti a un terrorista assassino come Gheddafi, prelati che si strappano le vesti, la sinistra che gongola e approfitta per fare campagna elettorale gettando fango sul governo, la comunita' ebraica che esprime solidarieta' all'islam sempre a causa dei due  bottoni slacciati dal ministro e a questo punto mi piacerebbe sapere se la comunita' islamica ha espresso solidarieta' agli ebrei per il ragazzo ebreo  torturato a Parigi per settimane e poi ucciso bruciandolo vivo.
Ditemi, lo hanno fatto? Forse che la comunita' islamica di tutta Europa ha mai solidarizzato con gli ebrei per tutti i loro morti, per gli slogan antisemiti, per le migliaia di vignette antisemite, per le aggressioni a cittadini innocenti? 
Lo chiedo perche' mi sembra addirittura impossibile che la dhimmitudine degli italiani, ebrei e non, arrivi a questi livelli di autoumiliazione, di rispetto di se' : zero, di orgoglio: zero, di dignita': zero.
Mentre, a causa della indubbia cretinata di Calderoli,  gli italiani si strappano le vesti e non sanno piu' a chi genuflettersi  e Fini corre in moschea, ecco che a Roma viene  organizzata una bella e grande manifestazione  pro Hamas, ecco che in testa al corteo si vedono gli amici dei terroristi, Diliberto, Rizzo e altri kam...kompagni, tutti a cantare a voce spiegata  Bella Ciao.
O caspiterina e cosa c'entra il Bella Ciao con i palestinesi?? Ahhhh giusto ...si son svegliati e han trovato l'invasor.....beh, ognuno ha il suo punto di vista a seconda di come gliela raccontano pero' non mi vengano a cantare anche l'ultima strofa i signori comunisti italiani, i signori  kamerati..ooops pardon... kompagni...non mi vengano a cantare  " mi seppellirai lassu' in montagna, sotto l'ombra di un bel fior" perche' i palestinesi le uniche montagne che hanno  sono quelle delle immondizie  e del fior nemmeno il miraggio, li hanno bruciati tutti i fiori, signori kam..kompagni.

Comunque gli slogan urlati da questa gentaglia erano della piu' grande sconcezza, indecenti come al solito, come solo  la loro anima nera sa esprimersi "«Dieci/cento/mille Nassiriya». «Sabra e Shatila/ strage falangista/ è Ariel Sharon/ il vero terrorista». Oppure: «I popoli in rivolta/ scrivono la storia/ Intifada/ fino alla vittoria».
Mentre i piu'  urlavano queste porcherie, altri avanzi di galera si dedicavano all'incendio di bandiere, quelle solite , l'americana e l'israeliana. Ma dove le trovano tutte queste bandiere da bruciare? Se le fanno preparare a casa dalle mamme e dalle fidanzate?
Calderoli  dunque si e' dimesso, mossa sbagliata che comporta l'istantanea calata di brache del governo italiano, e a questi deputati, capi di partito che vanno a cantare Bella Ciao per i terroristi palestinesi, che hanno formato piu' di una generazione di odiatori di Israele e di razzisti , a questi figuri cosi' loschi e beceri  nessuno chiede di dimettersi e di andare a vendere kebab a Gaza?
Questa manifestazione indecente  pro  terroristi  si svolgeva mentre Governo italiano, comunita' ebraica, clero cattolico, esprimevano la propria solidarieta'  a quelli che sventolavano  le bandiere verdi dell'islam,  le bandiere  palestinesi imbevute  di sangue ebraico  e che urlavano il loro odio contro Israele e contro l'occidente come solo i seguaci dei figli di Satana sanno fare..
Non c'e' speranza, loro vinceranno.
Voi continuate a farvi del male.
In questo quadro desolante della povera, tremolante Europa, una bella notizia arriva dall'Austria , David Irving ha chiesto scusa agli ebrei, ha ammesso di essersi sbagliato e adesso chi glielo dice a tutti quei giovani che si sono imbevuti di antisemitismo leggendo i suoi libri di "storia"? 
Ha detto anche di essere annoiato e cosi' gli hanno dato tre anni di galera per farlo divertire un po'.
Tre anni! Pochi per il male fatto ma meglio di niente.
 
Deborah Fait - informazionecorretta
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E' MORTO LUCA COSCIONI
La notizia è stata data in diretta a Radio Radicale da Marco Pannella. Luca Coscioni, leader dell'Associazione Coscioni, che comunicava grazie a un sintetizzatore vocale, è stato un simbolo della battaglia per la libertà di ricerca scientifica. Obiettivo portato avanti dall'Associazione che ha il suo nome, fondata il 20 settembre del 2002, schierata in prima linea contro il divieto di ricerca sulle cellule staminali embrionali. postCount('014081');

Madamina, il catalogo è questo
"Mai afferriamo l'essere umano - ciò che egli significa - se non in modo ingannevole:  l'umanità si smentisce sempre, passando repentinamente dalla bontà alla bassa crudeltà, dal pudore estremo all'estrema impudicizia, dall'aspetto più  affascinante al più odioso. Spesso,  noi parliamo del mondo, dell'umanità, come se vi fosse una qualche unità: in effetti, l'umanità compone dei mondi, vicini secondo l'apparenza ma in verità estranei l'uno all'altro."
Georges Bataille, L'Histoire de l'érotisme - 1976 Edition Gallimard
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SENZA PAROLE

Foto scattata il 20 febbraio 2006 all'ingresso del  supermercato Coop di Fidenza.







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Censura o mitomania??
Beppe Grillo crede che la Cina (?) abbia censurato la sua immagine.
Lo scrive nel suo blog e i suoi fedelissimi (centinaia di migliaia se si tratta di contarli sulla rete, poche decine quelli presenti al primo raduno nazionale de Gli Amici di Beppe Grillo... potrebbe vantarne di più Maria De Filippi (Gli Amici di Maria De Filippi), ossia "il marito di Costanzo", come dice Grillo, sulla cui simpatia non si discute, subito gridano allo scandalo.
Ma si tratta davvero di censura??
Il post in italiano supera i 1400 commenti, quello in inglese (da notare che beppegrillo.it è di default in inglese: del resto Grillo ricorda spesso che il suo blog è uno dei più visitati del mondo) ne ha al momento soltanto 2 (e mediamente i commenti ai post in lingua inglese sono 5-10: è uno dei blog più visitati del mondo e così pochi stranieri vi inseriscono commenti?): tuttavia, il primo commento è molto interessante (e controtendenza):
Most occidental people is censured on that site. Why do you think you are SO important that the Chinese government is directly targeting you?
Grillo certamente non risponderà (non risponde quasi mai ai visitatori del suo blog, non dialoga con loro) e allora l'unico modo per avere una risposta attendibile è seguire lo stesso consiglio di Grillo: Provate anche voi.
Ho provato (basta andare in Google immagini nella versione cinese, ndr) e mi sono accorto che Grillo è un mitomane.
Dal sito La Rivoluzione
.
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IL FESTIVAL DELLA FRUSTRAZIONE
È noto che cinquantamila persone in uno stadio hanno un livello mentale di bambini di otto-dieci anni: al punto che lo stesso codice penale ha previsto un’apposita attenuante per chi commette un reato facendo parte di una “folla in tumulto”. Questo fenomeno è sfruttato dai demagoghi i quali, se riescono a dire le parole che la folla sperava di sentire, possono essere certi del successo. Da quel momento hanno una turba disposta a seguirli e perfino a combattere per loro. Il fatto è talmente noto che è inutile stare a citare i grandi manipolatori di masse, da Alcibiade a Mussolini e Hitler.
Una folla incollerita che grida contro qualcuno o qualcosa, magari per una ragione futile come un rigore negato, può fare paura. Nondimeno, essa è terribile solo a partire dal momento in cui qualcuno la organizza e soprattutto la arma. Finché rimane informe e dilettantesca, una carica di polizia, una bella semina di gas lacrimogeni ed eventualmente qualche colpo d’arma da fuoco, magari in aria, possono facilmente averne ragione. Ci sarà qualche contuso, qualcuno finirà al pronto soccorso, ma la domenica finisce, domani è lunedì e si torna al lavoro.
Diverso è il caso quando la folla diviene massa di manovra, quando qualcuno l’inquadra fino a farne una macchina da guerra. È questa la differenza fra la Hitlerjugend e le masse islamiche. I giovani hitleriani erano il vivaio delle future SS, sarebbero andati volontari sotto le armi e sarebbero stati il ferro di lancia di uno Stato moderno, bene armato, ben guidato e capace di vittorie strabilianti. Le masse islamiche invece, sia per il loro spaventoso livello d’ignoranza, sia perché i capi dei loro paesi mai si sognerebbero di dar loro delle armi, mimano la violenza senza essere in grado di esercitarla. Né in quel momento né dopo. La folla che applaudiva Hitler avrebbe dovuto fare paura e non ne fece abbastanza, le folle islamiche, anche se bruciano qualche automobile o qualche bandiera, dovrebbero fare sorridere: non hanno i mezzi per comportarsi male.

Ma francamente nessuno ha voglia di sorridere e si ha piuttosto voglia d’avere spiegazioni. Le più probabili sono rinvenibili nell’ambito del mito. Il fenomeno “glorioso” ha una sostanza e dei simboli. Un centravanti diviene un campione internazionale per come gioca, e questo è il fatto; poi c’è la sua maglietta e il suo numero e questi sono i simboli. I bambini vorrebbero giocare come il loro eroe ed è evidentemente impossibile: però è possibile indossare una maglietta col nome e il numero del campionissimo e con questo, simbolicamente, divenire lui. Il bambino vive in parte nella realtà (“Non posso giocare come il campione”) e in parte nel mito (“Posso indossare la sua maglietta e dunque appropriarmi magicamente delle sue capacità”). È questa la ragione per cui Yasser Arafat, che non ha mai avuto un esercito, andava sempre in giro in divisa militare.
Le masse islamiche si ubriacano di odio e di minacce contro l’Occidente. Promettono sfracelli che non potranno mai attuare; sofferenze che non potranno infliggere; vittorie che non potranno mai ottenere. I palestinesi che non sono stati in grado di battere Israele con l’aiuto di tutti i paesi arabi (1967), ora che sono soli e disarmati promettono di eliminarlo. Sfilano con tute mimetiche, si coprono il volto come per difendere l’anonimato delle loro eroiche gesta, scuotono gli AK47 o magari sparano in aria. Come se tutto questo potesse fare impressione ai carri armati israeliani.
In questi giorni lo schema di comportamento palestinese si è allargato al mondo intero. Qualcuno, mesi dopo la loro pubblicazione, ha soffiato sul fuoco attizzato da qualche vignetta sconclusionata ed ora ci sono dovunque violenze di piazza, contro i danesi, contro gli europei e soprattutto contro gli americani. È il festival della frustrazione. E infatti a Teheran, che rischia d’avere l’atomica, non ci sono state manifestazioni.
In un mondo in cui la televisione ha raggiunto il mondo intero, gli islamici vedono ogni giorno quanto più ricchi, più liberi, più forti sono gli occidentali: e non riescono a sopportarlo. Avere continuamente sotto gli occhi il successo del proprio vicino (Israele, in primo luogo!), paragonato col proprio fallimento e la propria miseria, e non poterci fare nulla, giorno dopo giorno, può rendere folli di rabbia. Il bambino è geloso del giocattolo dell’amichetto e cerca d’impossessarsene od anche semplicemente di romperlo. Gli occidentali tendono ad avere paura della violenza islamica ma non pensano che il rischio è solo quello di qualche attentato. Gravissimo per chi lo subisce personalmente, certo, ma del tutto ininfluente dal punto di vista della grande politica.
La folla islamica grida la propria autostima per nascondere la propria frustrazione; grida terribili minacce per compensare il sentimento della propria debolezza; grida il proprio odio per ciò che vorrebbe avere e non può.
Gianni Pardo giannipardo@libero.it  - 20 febbraio 2006
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TI A' PIACIATO?!!
"Se nessuno di voi spara qualche colpo, se mi assicurate che non avete un cannone in tasca, se non tenete nascosto un dirigibile con un paio di bombe, se non fate sternuti e non avete mangiato legumi, io esco... dalle trincee! In ogni modo mi raccomando, là ad Allah, figlio d'Aa-lllah e di Allallarallallarallà! Ma ometto di raccomandarmi a Maometto gran profeta, figlio di Feta, autore della profetosità mussulmana, col muso nelle mani, anzi nelle otto mani, per farci scappare con otto piedi! Il nostro programma è eroico: coraggio e... scappiamo!"
Ettore Petrolini, 1915
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Massima del giorno
Molta gente crede che la rivoluzione sia un tipo di vestiario.
G.P.

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DIFESA DI MARCO FERRANDO
Marco Ferrando non sarà candidato da Rifondazione Comunista. I grandi partiti dell’Unione si sono vergognati di lui e hanno fatto pressioni. Tuttavia le sue tesi (ricavate dall’intervista televisiva a Maurizio Belpietro) non sono affatto deliranti. Da molto tempo esse sono sostenute dalla maggior parte della sinistra e l’unico torto di Ferrando è d’averle affermate senza eufemismi.
Egli descrive ad esempio l’Iraq come un paese sottoposto ad occupazione e per questo parla del “diritto di resistenza a queste forze di occupazione, un diritto universalmente riconosciuto e assolutamente sacrosanto”. Qui ha ragione: le truppe americane e dei loro alleati sono truppe di occupazione dal momento che effettivamente occupano il paese in seguito ad una vittoria militare. Dove sbaglia è però nel non considerare che queste truppe hanno grandemente migliorato la situazione di quello stesso paese, sicché è difficile chiamarle “occupanti” e basta: noi abbiamo chiamato liberatori gli alleati anglo-americani quando hanno invaso l’Italia nel 1943-45. Il discrimine non è che un esercito invada un paese, ma che il paese invaso l’approvi o no. Nel momento in cui gli irakeni legittimano con libere elezioni un governo che è giunto al potere come conseguenza della caduta di Saddam Hussein (e votano perfino i sunniti), gli occupanti non sono più tali: sono alleati che collaborano alla ripresa del paese. Non diversamente da come avvenne in Italia, in Germania e in Giappone. Qualcuno chiamerebbe occupanti gli americani della base di Sigonella?
Ferrando sbaglia, si è detto: ma è il solo? La sinistra, per puro antiamericanismo, e per dichiarare che in ogni caso la vicenda irakena è stata un disastro, ha sempre sostenuto che il terrorismo è aumentato a causa della guerra e che quelli che il centro-destra chiama terroristi, sono “insorti”, “ribelli”, “resistenti” (con ovvio accenno alla Resistenza antifascista), e via dicendo. Ferrando, se sbaglia, non sbaglia da solo. L’unica sua colpa è di dire ad alta voce e coerentemente quello che gli altri dicono per via di allusioni e solo quando gli conviene
. Magari nel fuoco di un dibattito televisivo.
Poi Ferrando parla dei “crimini e [del]le brutalità delle truppe di occupazione inglesi nei confronti di bimbi iracheni”, e commette due errori: primo, non ci sono stati crimini ma solo brutalità; secondo, non nei confronti di bimbi (i bimbi hanno meno dei sei anni), ma nei confronti di adolescenti che avevano prima aggredito i soldati a colpi di pietra. Il rifondarolo trova il tempo di parlare di questo e non trova l’occasione per parlare delle decapitazioni in diretta di persone colpevoli soltanto d’essere americane? E tuttavia non ci se ne può stupire. Questo è il modo in cui la sinistra considera i fatti. L’Unità è forse più scrupolosa?
Dopo avere detto che “sappiamo come muoiono gli italiani”, Ferrando scrive: invece “sappiamo poco su come muoiono gli iracheni sotto il piombo delle truppe italiane”. Questa espressione è peggio che tendenziosa. Essa suggerisce che gli italiani sparino facilmente e indiscriminatamente contro la popolazione civile irachena. Cosa non vera. Ma la sinistra sostiene che gli italiani sono lì per fare una guerra e una guerra si fa sparando. E non è colpa dei soldati se ormai non c’è più un esercito irakeno e sono costretti a fare il tiro a bersaglio sparando sui civili. Almeno, questo è ciò che pensa Ferrando: ma non è il solo.
Né può stupire l’attacco a D’Alema, chiamato “un ex presidente del Consiglio che ha bombardato la Serbia con l'opposizione di Rifondazione comunista e che oggi chiede a Rifondazione comunista di depurare i candidati che sono coerentemente contro la guerra”. Qui Ferrando ha interamente ragione. Se si è irenisti, se la guerra è sempre ingiustificata, perfino quella in difesa dell’incolpevole Kuwait invaso, come si può accettare che si vadano a bombardare dall’alto i civili, come avvenne in Serbia? Quell’azione fu certamente più di guerra di quanto non sia l’<occupazione> italiana dell’Iraq.
Il vangelo dice che se il nostro occhio ci è occasione di tentazione è meglio strapparcelo e andare in paradiso orbi che con tutti e due gli occhi all’inferno. E Origene si castrò. La Chiesa ovviamente disapprovò quel gesto ma l’errore fu quello d’aver preso il Vangelo alla lettera. Ferrando è – nella sinistra - un personaggio come Origene.
Gianni Pardo giannipardo@libero.it - 18 febbraio 2006

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MAGLIETTE SATANICHE
Povero Calderoli. Domani -scommettiamo?- i giornali l'incolperanno di 11 o 12 morti. Pure Berlusconi s'è incazzato per via di quella invisibile  vignetta stampata sulla maglietta della salute,   portata in TV sotto giacca e camicia (vedi foto). «Pentito? Ma stiamo scherzando?» ha commentato a caldo il  ministro «Attentati e violenze di matrice islamica sono cominciate molto prima di qualunque maglietta». «So che a me potrebbe anche succedere qualcosa - ha proseguito Calderoli - ma bisogna reagire a questa situazione. Non ci prendiamo in giro, l'attentato alle Torri Gemelle ci sono state prima delle eventuali provocazioni e la mia maglietta voleva essere proprio una segnalazione del rischio che proviene da quel mondo».
Insomma, ora sembra accertato: scoreggi al tg3,  crolla un palazzo dall'altra parte del mondo e ti danno pure la colpa.

Che tempi signora mia, che tempi!
cp, 17 febbraio 2004
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STUPRO GRATIS. O QUASI
O yes: se stupri la figliastra di 14 anni e lei non è vergine puoi cavartela con poco. Così ha sentenziato la Terza sezione penale della Cassazione, accogliendo il ricorso dello stupratore. I danni sono più lievi, hanno stabilito i dotti signori. Perché in questo caso la personalità della vittima, «dal punto di vista sessuale, è molto più sviluppata di quanto ci si può normalmente aspettare da una ragazza della sua età». La minorenne in questione, poi, è vissuta in un ambiente socialmente degradato e in tal caso – chi non lo capirebbe? – essere stuprate non è poi la fine del mondo. Come bere un bicchier d’acqua, praticamente. Mi viene da pensare alla mia amica A., stuprata a 11 anni da un amico di famiglia (l’aveva portata nel bosco con la scusa di andare a funghi. E mentre si tirava su i pantaloni ha trillato giulivo: «Guarda che bel fungo! Questo lo porto alla mia bambina, chissà come sarà contenta!»). Ecco, ad averlo saputo, qualcuno se la sarebbe potuta tranquillamente fare a dodici anni, certo di poter godere di un bel po’ di attenuanti. Tanto lei, ormai, dal punto di vista sessuale era molto più sviluppata di quanto ci si potrebbe normalmente aspettare da una bambina di seconda media. Non si osa poi immaginare cosa potrebbe accadere se la ragazzina stuprata, oltre a non essere vergine, indossasse per giunta un paio di jeans (a proposito: a pronunciare la famosa sentenza in base alla quale se la ragazza indossa i jeans non c’è stupro, era stata la Terza sezione penale della Cassazione: la stessa dell’immonda sentenza di oggi: non ci sarà per caso del marcio lì dentro?). Potrebbe apparire scontato, a questo punto, scagliarsi contro l’insensibilità maschile. Ritengo tuttavia doveroso ricordare il giudice donna che alcuni anni fa in Canada ha emesso l’oscena sentenza di condanna a UNDICI MESI nei confronti di un arabo che aveva sodomizzato la figliastra di nove anni, con la motivazione (non sono riuscita a trovarla in internet, ma posso citarla a memoria con assoluta precisione, tanto mi è rimasta scolpita nella memoria) che «in tal modo ha preservato la verginità della bambina, ritenuta particolarmente importante nella sua cultura». E non credo servano ulteriori commenti.
dal blog di Barbara. postCount('505012');  


Foto scattate ad una manifestazione a Londra da Eyal Mizrahi

   

     

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LA RISERVA MENTALE
La caratteristica del programma dell’Unione è la riserva mentale. Per essa in teologia s’intende, secondo il Devoto-Oli, una “limitazione mentale di quanto si dichiara, si promette, si giura”. Come se si chiedesse a qualcuno: “Hai preso tu, oggi, quel denaro?” e quello rispondesse: “No”, ma pensando: “Oggi non l’ho preso, l’ho preso ieri”. In passato la validità del procedimento fu dibattuta a lungo ma qui interessa passare dal piano etico a quello giuridico.
Giuridicamente, la riserva mentale è semplicemente una bugia. Se assicuro che un determinato oggetto “è d’oro”, e preciso mentalmente che “è d’oro in superficie”, sono semplicemente colpevole di truffa in commercio. Perché il diritto non guarda alle parole ma a ciò che si è fatto credere all’acquirente.
Il programma dell’Unione è dunque giuridicamente inefficace perché caratterizzato da troppe riserve mentali. È scritto in modo che ciascuno ci possa leggere ciò che gli interessa e possa non vedere ciò che ci possono leggere gli altri. Ognuno può interpretare ciò che vi è scritto (essendo vago) o ciò che non è vi è scritto come corrispondente alle proprie intenzioni. L’esempio inevitabile è la Tav. Secondo Ds e Margherita la Tav è prevista in quanto si accenna alle grandi comunicazioni, mentre secondo l’estrema sinistra essa è esclusa “tanto è vero che nel programma non se ne parla”. Chi ha ragione? Domanda sciocca: il programma è scritto in modo che non si possa decidere chi ha ragione.
Quando i contraenti firmano un contratto che permette molte riserve mentali è come se non lo firmassero: infatti nessuno assume degli impegni. Il programma dell’Unione, atto di obbedienza formale alla nuove legge elettorale,  è uno specchietto per le allodole. Serve solo a dire che si è firmato un programma mentre si è solo firmato soltanto un documento in base al quale domani accusarsi reciprocamente di malafede. L’Unione spera così di vincere le elezioni ma i rischi sono evidenti.
Innanzi tutto, gli stessi elettori possono accorgersi – se non strizzano gli occhi per non vedere – che un vero programma non esiste. Molte cose non ci sono, molte altre sono vaghe, dei progetti più nobili non si indicano i mezzi per realizzarli. Per non parlare del patetico programma di lotta all’evasione fiscale come fonte di grandi finanziamenti. E poi la realtà è incontournable, non la si può aggirare. Ciò su cui oggi si sorvola domani tornerà imperiosamente a ripresentarsi. Sicché i partiti che si saranno impegnati su una data posizione con i loro elettori saranno costretti o a smentirsi o a mettere a rischio il governo. E se per alcune cose, per non urtare nessuno, basterà non far nulla, per altre l’inazione sarà impossibile. Potrà affrontare i suoi problemi e sopravvivere decentemente un’Italia governata da una coalizione litigiosa e dalle posizioni inconciliabili, tenuta insieme solo dalla voglia di potere?
Le premesse sono pessime. L’Italia è la casa di tutti e di questo stato di cose non c’è proprio ragione di essere contenti. Poco importano le idee politiche di ognuno e solo uno stupido può augurarsi di vedere il proprio nemico nel fango, se nel fango ci trascina anche lui.
Gianni Pardo giannipardo@libero.it  - 16 febbraio 2006

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Putin, Hamas e la danza del ventre.
A volte uno si fa prendere dalla disperazione perche' sembra di sbattere contro un muro di gomma.
Dopo la vittoria di hamas che avrebbe dovuto aprire gli occhi ai piu' a dimostrazione del nazismo che anima i palestinesi,
dopo aver sentito dire da quattro imbecilli che le elezioni sono state un esempio della democrazia palestinese come se bastasse votare per essere una democrazia, come se la democrazia non fosse un processo socio-culturale completamente assente nei nazipalestinesi, come se queste elezioni non ricordassero quelle altrettanto "democratiche" che portarono Hitler al potere nel 1933,
dopo aver sentito i nazisti di hamas dichiarare che mai riconosceranno Israele e che la Palestina sara' un unico paese sotto la legge della sharia in cui gli ebrei ancora vivi potranno vivere come dhimmi,
Dopo tutto questo, che non e' altro che il proseguimento della quarantennale politica di morte palestinese perche' nulla e' cambiato dai tempi dell'OLP,  quale e' la preoccupazione dei media italiani? I soldi!
I soldi che qualcuno ha minacciato di non dare piu' all'ANP quando andranno al governo i nazisti.
Pero' erano nazisti anche Arafat e l'OLP e allora dove sta la differenza? Mah, forse nel fatto che questi ultimi si dichiaravano comunisti, quindi nazicomunisti laici, fratelli dei loro colleghi europei, molti corpi ma un'anima antisemita sola.
Sono preoccupatissimi dunque i giornalisti italiani, che sentono ancora vivo questo fraterno legame, che Israele e USA tentino di isolare i terroristi, che l'Europa trovi le palle necessarie per  non pagare il pizzo mensile di milioni di euro e che alla fine  i palestinesi non ricevano  il miliardo di dollari all'anno che gli serve per finanziare il terrorismo.
Stringi stringi si capisce che anche i nazisti di hamas suscitano la simpatia dei media , quasi quanta ne suscitava Arafat, in assoluto l'idolo del giornalismo italiano.
La storia si ripete: Abu Mazen li aveva lasciati orfani, cosi' grigio, anonimo e privo di personalita', avevano nostalgia del raiss diabolico  che li riempiva di baci umidicci, di odio per gli ebrei, di regali, di sceneggiate e soprattutto di speranza, la solita antica speranza che riuscisse a far fuori Israele e che gli facesse scorrere l'adrenalina nelle vene al pensiero che il  sogno comune si avverasse. 
Non devono preoccuparsi i nostri cari giornalisti poiche' Putin il cosacco ha gia' invitato hamas a Mosca e le nazioni piu' schiave  degli arabi , Francia e Spagna, insieme alla miglior ballerina di danza del ventre del mondo , Kofi Anan, appoggiano la decisione russa e  sono gia' la' che aspettano con le bave alla bocca di poter abbracciare i barbuti figli di Satana.
Putin rinnova il ruolo dell'URSS che accolse a braccia aperte Arafat e l'OLP quando dichiaravano di voler distruggere Israele  facendo si che il comunismo mondiale ne seguisse l'esempio e isolasse completamente lo Stato ebraico.
Quarant'anni fa Arafat, oggi Mashal e la parola d'ordine e' sempre quella che mette in moto l'adrenalina: Israele a morte.

Il cosacco dalla fredda faccia  da gestapo non solo apre a hamas ma sta armando l'Iran e la Siria, mettendosi chiaramente contro la comunita' internazionale che , debole e fiacca, non reagisce ne' contro Putin ne' contro Teheran, Damasco e hamas se non emettendo spaventati e timidi guaiti con la coda fra le gambe e dicendo che si, hamas al potere cambiera', non sara' piu' un' organizzazazione terrorista ma un governo responsabile.
L'occidente insomma crede nelle favole e passivamente permette alle nazioni che meglio ballano la danza del ventre di guidare la politica internazionale.
Le cose dunque si stanno facendo interessanti e credo che nel giro di un paio di mesi Hamas avra' credito in tutta Europa, raccontera' agli idioti che il desiderio di distruggere Israele non fara' piu' parte del suo programma politico....in attesa di tempi migliori,  i naziislamici palestinesi si trasformeranno in agnellini per ricevere i soldi e l'Europa glieli dara'  felice lanciando  occhiatacce  di rimprovero a Israele e alle sue proteste. Dopodiche' hamas si riciclera' in uno dei tanti gruppi terroristici e sotto altro nome continuera' tranquillamente  gli attentati in attesa della risolutiva bomba iraniana.
E l'Iran che fa? per distrarsi prepara un concorso di vignette sbeffeggianti l'Olocausto, ne hanno gia' pubblicate alcune che hanno suscitato la simpatia e l'ilarita' di Francesca Paci, giornalista della Stampa, la quale scrive soddisfatta  che le vignette in questione sono rivolte alle colpe  e alla cattiva memoria di Israele  e qui mi spiazza perche' non so a che colpe e a quale cattiva memoria si riferisca la signora  che alla fine, al limite del codice penale, auspica che lo sbeffeggio antisemita sulla Shoa' trovi seguito :
"Chissà che la loro provocazione contro Israele non venga raccolta e pubblicata da altri giornali australiani o brasiliani".
Che la mamma dei cretini sia veramente sempre incinta? Pare proprio di si.
E' incintissima sia  in Italia che  e all'estero.
In Inghilterra, mentre l'islam brucia, distrugge, ammazza tutto quello che e' occidentale nel medio e estremo oriente,  la "creme de la creme" britannica, la prestigiosa Universita' di Oxford ha deciso di boicottare ...indovinate ancora una volta...vogliono boicottare forse  l'Iran o la Siria o l'ANP o l'Indonesia, le Filippine, l'Egitto???
Ma no, ma cosa pensate , l'unica nazione che la "creme de la creme" britannica boicotta e' naturalmente Israele!
Commenti? Nessuno. Solo una forte nausea.
Deborah Fait  - Informazionecorretta
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COOPPERI!
"L’intreccio tra giunte di sinistra, coop rosse e DS è  una verità scomoda alla sinistra. In Emilia Romagna i colossi della cooperazione rossa, cinghia di trasmissione delle amministrazioni di sinistra, hanno creato di fatto un monopolio occulto nella gestione degli appalti pubblici.
Chi vive in Emilia Romagna conosce bene gli effetti di questo sistema esclusivo ed illiberale dove i finanziamenti più ingenti e gli appalti pubblici più importanti seguono un’unica direzione. Senza considerare il mare magnum delle consulenze, degli incarichi e delle commesse milionarie nel campo dei servizi affidate dalle giunte di sinistra ai soliti noti giganti della cooperazione rossa. La vicenda Unipol ha portato alla ribalta nazionale solo uno dei tanti casi che testimoniano il fitto e consolidato intreccio di interessi tra coop rosse, amministrazioni di sinistra, partito della quercia e affari.
Un sistema di potere politico e finanziario che da anni si è allontanato dai propri scopi mutualistici, pur godendo ancora di enormi agevolazioni fiscali. Un sistema che continua a produrre utili attraverso S.p.A. create "ad hoc" da pool di cooperative per aggiudicarsi, in regime di monopolio, gli appalti più ricchi erogati dalle giunte di sinistra. Non è un caso che in questo sistema di scatole cinesi le carriere di partito si intersecano quasi sempre con quelle dei vertici delle cooperative rosse e delle giunte DS. E’ questo sistema illiberale e clientelare, che finanzia solo chi si muove a sinistra, che Forza Italia continuerà a combattere per garantire un futuro di libertà e di sviluppo all’Emilia Romagna e al nostro Paese”.

On. Isabella Bertolini.

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TUTTI GLI INTERESSI DI PRODI SULLA TAV
È stato prima garante, poi “controllore” dell’Alta Velocità Roma-Napoli, diventata business malavitoso
La storia che vorremmo raccontarvi - di miliardi, appalti, politica, camorra e processi - è piuttosto complessa, tanto che ha ben due date di inizio: 7 agosto 1991 e 23 gennaio 1992. È complicata anche perché è ancora in pieno svolgimento e peserà sulle nostre tasche fino al 2040. Si tratta, tanto per intenderci, dell’affaire Alta Velocità.
Tranquilli, non vi parleremo di Val di Susa e di proteste valligiane. Piuttosto, facciamo un tuffo nel passato raccontandovi una vicenda torbida che vale la pena non dimenticare. Perché ha molti addentellati con il presente e perché “qualsiasi grande scandalo dell’era di Tangentopoli impallidisce di fronte a questo assalto predatorio che alcuni esperti hanno valutato nell’astronomica cifra di 140mila miliardi di lire”, come scrivono Ferdinando Imposimato, Giuseppe Pisauro e Sandro Provvisionato ne Corruzione ad Alta Velocità (Koiné, pp. 192, 14,46 euro), testo dal quale desumiamo parte dei fatti che andiamo a esporvi.
Partiamo, appunto, da due date. La prima, il 7 agosto 1991: nasce Tav spa, società a capitale misto pubblico e privato (un mero artificio per “ingannare” l’Europa: lo Stato sborsa il 40% dei finanziamenti, ma “garantisce” anche il 60% appannaggio dei privati; la parte “privata” era poi perlopiù costituita dalle allora banche di diritto pubblico...). Ha un obiettivo: costruire in Italia quasi 900 chilometri di linee per treni ad alta velocità (nelle tratte Torino-Milano-Padova, Milano-Napoli e Milano-Genova), con una spesa prevista di 26.180 miliardi. Quindici anni dopo, ai giorni nostri, i cantieri sono ancora aperti e, quando mai l’opera sarà completata (quando mai?), verrà a costarci circa 80 miliardi di euro, quasi 160mila miliardi di lire: più di sei volte tanto (la società Tav indica invece costi complessivi per 44 miliardi di euro: “solo” tre volte tanto). La tratta Roma-Napoli, l’unica già in funzione anche se mancano ancora i 20 chilometri finali verso Napoli, è costata ufficialmente 12mila miliardi di lire! Secondo stime, pagheremo tutti questi debiti fino al 2040 a un ritmo di 2 miliardi e 300 milioni di euro all’anno.

Un quadro desolante. Ecco, sapete chi è stato il “garante” di questa bella fregatura? Romano Prodi. (...) Per proseguire clicca qui.
Carlo Passera, La Padania
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L'equivoco Radicale,  una lunga storia di indecisioni tra Stato e liberalismo
Che fine faranno i radicali? Ma soprattutto: che fine faranno quegli aneliti liberali che di tanto in tanto avevano saputo introdurre nel dibattito politico italiano, pur tra mille arlecchinate e scioperi della sete “A staffetta"? E’ legittimo chiederselo ora che l'alleanza con Prodi e l'abbraccio con i socialisti stanno spingendo il gruppo pannelliano ad enfatizzare gli elementi più solidaristi e gauchisti della loro tradizione (comunque sempre ben presenti: basti pensare alle storiche campagne per aumentare gli aiuti di Stato al Terzo Mondo). Tutta una serie di equivoci culturali paiono oggi venire enfatizzati dall'alleanza con lo Sdi, e quindi dall'inevitabile riesumazione di quel filone liberalsocialista che certo nulla può avere a che fare con un'ispirazione rigorosamente liberista: volta a ridurre il peso dello Stato, potenziare l'autonomia della società civile, tagliare tasse e presenza pubblica in ogni ambito. La decisione di Pannella e Boselli di trovare un terreno comune nell'anticlericalismo, per giunta, sta producendo effetti evidenti. Invece che domandare la fine della scuola di Stato ed il passaggio ad un mercato dell'educazione, oggi la Rosa nel pugno è impegnata nella difesa dell'istruzione pubblica: che è scelta occasionalmente anche laicista (data la forte presenza di scuole cattoliche in Italia), ma soprattutto che è opzione statalista, mirante a rafforzare quelli che Louis Althusser chiamava “gli apparati ideologici dello Stato”.
Qualche proposta liberale e liberista, di tanto intanto, emerge ancora. L'idea di eliminare gli ordini professionali è tra queste. E però un peccato che tutto ciò venga affogato entro un generico appello alla cosiddetta "agenda Giavazzi", la quale include una vera minaccia per il nostro sistema economico e per le nostre libertà individuali. Mi riferisco all'idea di introdurre un reddito di cittadinanza, che sostituisca il caos degli attuali ammortizzatori sociali (mobilità e cassa integrazione), attribuiti in maniera del tutto discriminatoria e sulla base di pressioni politiche e sindacali. La situazione attuale è indifendibile, ma è pure evidente a tutti che se davvero introducessimo un sistema di welfare "alla danese" quello appunto che Giavazzi ha prospettato sul Corriere dello Sera la spesa pubblica esploderebbe e ogni incentivo a lavorare verrebbe meno. Un reddito di base garantito e per tutti avrebbe l'effetto di far schizzare verso l'alto il nostro tasso di disoccupazione. Come ha saggiamente sottolineato non certo un libertario radicale, ma un politico di consumata esperienza come Massimo D'Alema, il reddito di cittadinanza farebbe moltiplicare per sette volte la spesa pubblica in materia di sostegno a quanti non hanno un lavoro. Sarebbe liberale, tutto ciò? Farebbe diminuire la pressione fiscale? Allargherebbe gli spazi di libertà e di possibilità di intrapresa? Favorirebbe nuovi investimenti? Non proprio. Il guaio atavico del movimento radicale, allora, è una certa confusione di idee sulle questioni cruciali: il rapporto tra individuo e Stato, tra libere comunità e scena pubblica, tra mercato e dirigismo. Anche se si sono spesso presentati come "libertari", in realtà i radicali hanno ereditato dalla tradizione risorgimentale (dalla destra storica fino all'azionismo) un senso dello Stato che i libertari non hanno, nè possono avere. Per Pannella ed i suoi, lo Stato italiano rappresenta una realizzazione importante sulla strada delle libertà e della laicità.
Quando la società ottocentesca era cattolica e bigotta, le lame dei Savoia avrebbero avuto il merito di avviare un processo di decnistianizzazione del Paese. I liberali ed i libertari guardano lo Stato in altro modo. Per loro, nella migliore delle ipotesi è un male necessario, ma per molti è addirittura un male che si potrebbe estirpare senza problemi: aprendo ogni settore ad una vera concorrenza tra agenzie private in concorrenza. Non vi è vero liberale, comunque, che abbia considerato necessario e doveroso respingere ogni retorica patriottarda ed ogni appello ad esportare con le armi i propri valori e i propri principi. In tema di tasse e spesa pubblica, inoltre, i liberali sono sempre e pregiudizialmente avversi all'idea di usare i soldi delle imposte per "aiutare" qualcuno: si tratti di un disoccupato di Frosinone o di una povera famiglia keniota. Non è egoismo o indifferenza, ma semplicemente comprensione del fatto che la libertà di un uomo è anche libertà di tenersi i propri soldi, e diffidenza di fronte ad ogni potere. Può apparire strano, e perfino bizzarro, ma l'anomalia dei radicali non va cercato nelle candidature di Cicciolina e Toni Negri. Di fronte alla tradizione occidentale del liberalismo, i radicali sono "eccentrici" perché come (gli stessi socialisti, ora uniti sotto lo stesso tetto) sono eredi dell'Italia di Machiavelli e Mazzini, di Giovanni Giolitti e Giuseppe Lombardo Radice. Quanto vi è di meno liberale nell'animus radicale è riconoscibile nel loro vivere la militanza politica, le istituzioni ed i simboli dello Stato come tratti di una "religione civile": di una fede totalmente secolare che per forza di cose finisce per entrare in conflitto con le altre fedi e comunità.
E che produce, manco a dirlo, esiti del tutto illiberali.
Articolo di Carlo Lottieri  per L'Indipendente.
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Nomisma, o del lavaggio fatto in casa
Chi ricorda che Nomisma, la società fondata dal vincitore delle primarie dell'Unione, ha ricevuto per la campagna elettorale del 1996 150 milioni di finanziamento da parte della Parmalat di Calisto Tanzi?
Prodi si dimise dalla presidenza alla vigilia delle elezioni del 1996, ma proprio per quella operazione ricevette due finanziamenti ¨in contanti¨. Centocinquanta milioni passarono per le mani di Gianni Pecci, direttore generale di Nomisma e poi chairman di Cirm. Altri finanziamenti vennero effettuati prima del fallimento Parmalat. Tanzi entrò come socio in Nomisma.
Libero e Notizie.parma.it ricostruirono i passaggi chiave: "Per evitare la legge contro il riciclaggio vennero aperti due conti correnti a San Marino, uno intestato a me, l'altro a Gorreri (nel consiglio di amministrazione Parmalat, passato poi alla presidenza della Banca Monte Parma e arrestato il 19 gennaio 2004, ndr) , racconta Tanzi nei verbali. Da Monte Parma venivano travasati i soldi che servivano ad alimentare i due conti clandestini di San Marino. Nella lista dei politici figurava anche un altro importante leader del centrosinistra: ¨Abbiamo dato soldi anche a Massimo D'Alema¨ che venne pagato ¨attraverso Marco Minniti¨. Queste elargizioni, secondo la ricostruzioni di Calisto Tanzi, passarono anche attraverso l'interessamento di Pierluigi Piccini, presidente della Fondazione Monte dei Paschi di Siena e, attraverso un altro canale raggiungevano pure la Fondazione Italiani Europei, ideata dallo stesso D'Alema. Ma destinatario di premurose attenzioni fu anche l'ex ministro dei Trasporti, Pierluigi Bersani...".

Nomisma è la società di consulenza aziendale fondata da Romano Prodi nel 1981 "sotto l'ala protettrice" di Nerio Nesi, l'industriale poi diventato presidente di BNL, ex socialista lombardiano, poi cossuttiano. E' molto interessante la lista dei circa 100 azionisti  della società di Prodi. A parte Mediolanum, probabilmente inserita da Milano per controllare ciò che si succede in quel di Bologna, la composizione degli azionisti spiega il 100% delle mosse economico-finanziarie di Prodi e dell'Unione. A partire da BNL e PARIBAS, la banca che ha recentemente salvato la Banca Nazionale del Lavoro, a continuare con Banco Bilbao Vizcaja Argentaria S.A., i finanzieri spagnoli che, dopo aver contrastato la scalata Unipol, si sono gentilmente fatti da parte per lasciare campo libero all'operazione francese, che noi continuiamo a considerare degna di turpiloquio e ipocritamente silenziata come "cosa buona e giusta".
Tra gli azionisti risulta anche la Banca Antoniano Popolare Veneta, salvata dall'espansionismo di Fiorani grazie all'operato della magistratura. Come non notare che vi sono Montepaschi di Siena e molte delle famose e vituperate cooperative rosse?
Come non notare infine la presenza di Capitalia, di Cirio (toh chi si rivede), della Finarvedi, una holding dell'acciaio in mano a un antico amico di De Mita, a sua volta ottimo amico di Prodi (fu De Mita a volerlo alla guida dell'IRI).

Nomisma è il Gotha della massoneria bianco-rossa, un salotto nel quale si realizzano gli accordi e si predicano gli scontri tra i satrapi (che sono l'esatto contrario dell'imprenditoria) dei "poteri forti" italiani ed europei.
Durante la presidenza dell'IRI da parte di Prodi fioccavano numerosissime consulenze miliardarie e inutili per Nomisma, tanto da provocare un'inchiesta della Corte dei Conti. Il top venne raggiunto, come ricorda il blog Schegge di vetro, con la consulenza sull'Alta velocità (dichiarazioni di ieri di Prodi: "Si farà! Si farà!), che produsse più di 5500 pagine di testo, con alcune perle letterario-economiche passate alla storia, tra le quali:
1.     “Un treno che viaggia a 300 km all’ora impiega metà tempo di uno che procede a 150 km orari a percorrere lo stesso tragitto”;
2.     “Più alta è la velocità, maggiore è il rischio di incidenti”;
3.     “Il beneficio dell’alta velocità è la velocità”;    
4.     [a proposito della Stazione Termini]: “La zona era, un tempo, linda e simpatica, ma poi si è degradata”;
5.     “La velocità consente di risparmiare tempo”;
6.     “Quattro corsie, o binari, consentono più scorrevolezza di due o una”
7.      “Il posizionamento frontale dei seggiolini facilita la socializzazione”.
Nel 1995 Prodi si dimette dalla presidenza di Nomisma, allo scopo di evitare possibili "conflitti di interesse". Ma anche i topi di Casalecchio sul Reno e le cimici di Canicattì sanno che tutto è cambiato perché nulla potesse cambiare, come dimostra l'operazione BNL-Unipol-Paribas, gestita da una solida e accorta regia.
La pulce di Voltaire
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GLI  OSTAGGI
Giù la maschera, estremisti ed eversivi che non siete altro. No, non mi sto rivolgendo a Saya e Tilgher, o a Caruso e Ferrando. Essi in fondo sono solo gli ennesimi opportunisti di uno scontro violento e arrivista, costruito solo sulle apparenze e sulle ipocrisie, che le forze politiche hanno volutamente inasprito, a suon di furbizie di alta finanza o di tipo giustizialista e che adesso non riescono a tenere in pugno. Così ci fa tenerezza Bertinotti, “costretto”, dopo aver candidato Caruso e Luxuria (quest’ultima, persona fine ed intelligente), sfruttandoli per aggraziarsi lo zoccolo duro dell’elettorato più disprezzato ovvero black block italiani e transessuali (che nulla hanno a che vedere con gli omosessuali, diventati ormai una casta eletta socialmente e politicamente), a cacciare Ferrando che rappresenta quel grande gruppo di aficionados del sogno brigatista, o delle rivoluzioni utopistiche da Che e Castro, che sono orfani di partito ed all’occorrenza si abbracciano al buon Fausto, unico pronto ad accoglierli, salvo poi smentite bilaterali tempestive.
Perché Ferrando ha giustificato Nassiriya? Semplice, per dimostrare ai suoi che nonostante l’accordo con Bertinotti, egli non aveva tradito la causa. “Ferrando si vende per un seggio al Senato”. “Ferrando e Ghisolla hanno lavorato per mesi alle spalle dei loro gruppi per favorire le alleanze singole”. Così, anzi, più violentemente ancora, l’8 febbraio un comunicato editoriale del PMLI rinfacciava a Ferrando l’abbandono della “lotta”, accusando anche l’Ernesto ed il gruppo di Sinistra Critica. Ferito nell’orgoglio, Ferrando ha sparato un’altra volta sui militari di Nassiriya, ma così ha perso anche il seggio senatoriale. Bertinotti non aspettava altro, come in Match Point, di liberarsi degli amanti scomodi, che non vorrebbe, ma ai quali non può dire di no. Ma non può scartare tutti. Da Indymedia ai Comunisti ufficiali c’è tutto un mondo di cui è già premier e che l’Unione vuole piuttosto come amico che non come avversario, ma solo alle elezioni. Al Governo, ci penserà Faustus a tenerli buoni.
Ora Faustus ha i suoi problemi però. Non sa se è meglio stare al governo o fare l’oppositore che lotta, contro borghesi ed imperalisti. Perché con chi lotta non si fa governo. O ammette di essere diventato un uomo di centro-sinistra istituzionale, un “borghese”, come potrebbero definirlo sprezzamente i “compagni”, altrimenti dovrà abbandonare le simil-alleanze con L’Unione. Giù la maschera. In mezzo non può più stare, ora che anche i gruppetti rossi focosi sono entrati in campo.
Giù la maschera, Fini. Già, proprio Fini, perché non lo vediamo proprio Berlusconi trattare per accaparrarsi Tilgher, Rauti, Forza Nuova. Così, nel momento decisivo, Fini ha deciso di accontentare i nostalgici della destra nazionale che sono ancora nel suo partito, da Storace al rampante Alemanno e nel frattempo allargare il fronte della destra, approfittando del proporzionale e del dilagare personalistico del Cavaliere. In fondo che pericolo può costituire Alessandra Mussolini? Lei, nessuno, anzi…ma le e-mail di Saya a Colombo sì, come tutti i fanatici che fanno parte della rete di Forza Nuova o del Nuovo Msi, gruppi e blog dai nomi e dai credi più disparati. Il Ras, Decima Legione, Kommando Fascista, l’intero movimento di Fascismo e Libertà (per la verità uno dei più moderati). Tutti i siti ed i gruppi si presentano come associazioni di divulgazione culturale, una buona scusa per aggirare la disposizione sul reato di apologia del fascismo, ma è difficile credere che chi si saluta “Salve Camerata”, o si mischia ai tifosi per fare propaganda, magari aiutato da un ignorante giocatore laziale, o  sia solo un chiacchierone. Ora, delle due l’una: o questo pietoso settaccio di voti porterà le fazioni estreme ad istituzionalizzarsi e piegarsi ai partiti più grandi oppure si permetterà a nuove forze estreme di manovrare i destini della Repubblica, approfittando della pochezza dei leader italiani, unicamente assetati di poltrona governativa. In questo senso lo scambio di biglietti fra Veltroni e Casini non è uno scandalo, ma una speranza di apertura d’occhi ed un avviso a Fini e Berlusconi e Prodi e Fassino. Peccato che siano solo biglietti, a dimostrazione, che quella poltrona in fondo val bene un benvenuto all’estremista. Tutti ostaggi del mondo estremo vero o falso che sia. Cosa scegliere fra gli ostaggi di PRC, Casarini e Trozkisti e quelli di Forza Nuova, anarchici di destra, nostalgici monarchici ed autonomisti?
(...) Clicca qui per continuare nella lettura.
Angelo M. D'Addesio
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Tav, l’Unione fa la farsa e i no global se la ridono
Dopo avere partorito un programma di più di 280 pagine in cui c’è tutto e il contrario di tutto, ma nulla è scritto in maniera chiara, ieri è partita tra i preoccupatissimi dirigenti diessini e della Margherita la corsa all’esegesi della pagina 138 per dimostrare agli italiani che non è vero quanto scriveva lunedì persino Sergio Romano sul “Corrierone”, e cioè che in materia di opere pubbliche nel centro sinistra esiste una spaccatura evidente tra due “scuole di pensiero.” Chiamiamola così. E’ stato lo stesso segretario dei Ds Piero Fassino a cominciare il nobile certamen nell’intervista che “Radio anche noi” gli ha fatto di buon mattino. Seguito poco dopo dal responsabile industria ed ex minsitro del settore Pierluigi Bersani. La frase con cui Fassino e Bersani hanno tentato di rispondere alla domanda sulla Tav e la tratta Torino – Lione è praticamente la stessa: “fa parte del programma di governo dell’Unione realizzare l’alta velocità, non c’è alcuna derubricazione, certo forse la formulazione poteva essere più esplicita, ma è chiara: priorità all’integrazione con le grandi reti europee”.
E per Fassino questa opera si realizzerà “nel modo più sicuro, interloquendo con la gente”. Nanni Moretti avrebbe forse detto “no, il dibattito no”, ma tant’è. Quando poi gli è stato chiesto dove fosse questo punto programmatico nel grande romanzo del programma dell’Ulivo (una sorta di “Guerra e pace” tascabile) Fassino ha rischiato il ridicolo. Rispondendo così: “a pagina 138 del programma dell’Unione c’è una frase inequivocabie e che dice che è un obbiettivo prioritario la piena integrazione della rete di trasporto e mobilità dell’Italia con le grandi reti europee, siccome l’alta velocità dalla Val di Susa a Trieste è uno dei corridoi paneuropei è chiaro che nel nostro programma c’è scritto che intendiamo realizzare la ferrovia ad alta velocità dalla Val di Susa a Trieste”. Insomma siamo, per l’appunto, all’esegesi del testo sacro. Una cosa da far ridere tutti, compresi i no global che avranno buon gioco a dire che nel programma in questione non c’è scritto un cavolo di niente. D’altronde anche il sindaco di Torino Sergio Chiamparino, che non è un’estremista di certo e che non ama giocare con le parole, lunedì a “Repubblica” aveva consegnato dichiarazioni di fuoco dicendo che “è meglio rischiare di perdere le elezioni con un programma chiaro che vincerle con mediazioni politiciste che non consentono poi di governare” e che “è evidente che se non c'è chiarezza sulla Torino-Lione nel programma dell'Unione, questo è un fatto molto grave”.
Altri però, come ad esempio il segretario dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio, non sembrano fare un dramma di questa cosa, né tantomeno della mancanza di chiarezza nel programma, che al contrario risulta essere la circostanza che permette a tutti i cocci di stare insieme. “ Il programma è un accordo, noi vogliamo le opere utili e non lo spreco di risorse” – spiega infatti il leader dei Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio - “e quindi si fanno prima le priorità e cioè Brennero e Gottardo, poi si ragiona sulle altre opere strategiche”. Se l’italiano non è un’opinione questo significa che della Tav nel programma non c’è traccia. Nonostante ciò che si affanna a spergiurare Prodi in qualunque convegno venga invitato a parlare. Tanto che per una volta si può senz’altro dire che abbia ragione il vicepremier Gianfranco Fini che accusa il Professore di “abbaiare alla luna” e di non potere imporre nulla agli altri “non avendo un proprio partito”.
Di Dimitri Buffa da L'Opinione
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Appunti liberali
«Sopra se stesso, sul suo corpo, e sul suo spirito l'individuo è sovrano. Nessuno può essere costretto a fare o non fare qualche cosa per la ragione che sarebbe meglio per lui, o perché quella cosa lo renderebbe più felice, o perché nella mente dei terzi ciò sarebbe saggio od anche giusto. Le colpe puramente personali non possono dar luogo ad alcuna misura, né preventiva, né punitiva».

Stuart Mill
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Massima del giorno
La guerra non è né buona né cattiva: è necessaria o non necessaria. Come la chirurgia.
G.P.

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MOLLICHINE
La saga del Programma.
Per Pecoraro Scanio, l’assenza della Tav nel programma è “una [sua] precisa vittoria”. Se poi riuscirà ad abolire la ruota, sarà un trionfo.
Prodi: La Tav «Si farà, punto e basta». Il ruggito del topo.
E in ogni caso «il programma è la cornice - ha scandito - il quadro lo decido io». Savana terrorizzata.
Bertinotti: La Tav «è un tema che è rimasto fuori [dal programma] perchè non c'è ancora la maturità per una scelta in questa direzione». I comunisti non sono maturi.
Marco Rizzo: No alla Tav. «La priorità è la sicurezza dei treni». Mentre la Tav è composta d’aeroplani.
Niente Mose. Si ci sarà l’acqua alta, la berranno i Verdi.
Niente Ponte sullo Stretto. Anzi, forse si spingerà al largo la Sicilia.
Gianni Pardo

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VULGUS VULT DECIPI
Narra Tucidide che Cleone, demagogo ateniese, criticava molto gli strateghi perché non riuscivano a conquistare Pilo, porto del sud-ovest del Peloponneso. Strepitò tanto che alla fine, benché il poveretto, essendo un incompetente, si schermisse fin dove poteva, gli affidarono il comando d’una spedizione. E Cleone, inaspettatamente, conquistò Pilo. Convintosi a questo punto d’avere doti innate di stratega – oltre che di stratego – affrontò Brasida ad Anfipoli e perdette sia la battaglia sia la vita.
Questa storia ci dice che, anche se si può avere un colpo di fortuna, un conto è criticare, un conto è fare.
Come si sa, la politica è l’arte del possibile. Proprio per questo, mentre chi agisce fa quel che può, chi non fa può facilmente criticare tutto e promettere l’impossibile. Questo è fisiologico ma, secondo il tipo di regime, i risultati sono opposti. Se chi comanda ha un potere assoluto, ne approfitterà anche per vietare la critica e chiunque avrà il diritto d’aprire bocca sarà obbligato a magnificare le prodezze compiute in ogni campo dall’uomo che la Divina Provvidenza s’è compiaciuta di regalare a quel felice popolo. Per converso, se qualcuno si permetterà di esprimere critiche o dubbi, sarà mandato a riflettere in galera o sottoterra.
In democrazia invece il potere dipende dal consenso popolare manifestato con elezioni periodiche. Inoltre, dal momento che vige il principio della libertà di parola, chi è all’opposizione non solo ha il diritto di criticare il governo ma anche di abusare di demagogia e perfino di malafede. Questa situazione di vantaggio incontra tuttavia un limite nel fatto che l’opposizione non sempre rimane tale: può vincere le elezioni e, con ciò stesso, essere bersaglio della controparte che userà senza scrupoli lo strumento della critica, della demagogia e della malafede.

Proprio per questa possibilità di scambio di ruoli, la democrazia offre uno spettacolo interessante, quando non comico. Avviene infatti che il nuovo governo faccia le stesse cose del governo precedente, pur avendole prima criticate a morte. Perché mentre le elezioni si vincono barando, nell’agire concretamente ci si confronta con (l’unica) realtà. E non si può barare.
Questo gioco potrebbe essere istruttivo per gli elettori se solo avessero sufficiente memoria del passato. Purtroppo, come ha detto un saggio, “in politica sei mesi sono l’eternità”. Dunque all’approssimarsi delle nuove elezioni i cittadini non ricordano né i benefici né i disastri magari d’un paio d’anni prima e si concentrano sul presente o al massimo sugli avvenimenti dei mesi più recenti. Infine votano e, come si svegliassero da un sogno, appena comincia la nuova legislatura notano quante cose continuano ad andare male come prima. Quante promesse (i famosi “primi cento giorni”!) non vanno a buon fine. Quanto litigiosa e inefficiente sia la nuova amministrazione. No, questo non l’Eden promesso. E la gente conclude che i politici sono tutti disonesti, incompetenti, bugiardi. Dimenticando che se, nel corso della campagna elettorale, si fosse presentato un politico che avesse fatto esclusivamente promesse realistiche, nessuno l’avrebbe votato.
Vulgus vult decipi, ergo decipiatur, il volgo vuol essere ingannato e dunque che lo sia. Qui gli ingannati non sono meno colpevoli degli ingannatori.
Gianni Pardo giannipardo@libero.it  - 14 febbraio 2006

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IL TRANSFUGA
Tutti ricordiamo la delusione di Domenico Fisichella quando si vide preferire Marcello Pera come Presidente del Senato: una delusione che non ha mai perdonato, né a Berlusconi né ad Alleanza Nazionale. Ora apprendiamo che, nelle prossime elezioni, si presenterà con la Margherita: è dunque tecnicamente un transfuga. Secondo il Devoto-Oli il transfuga è colui che “diserta il proprio posto di combattimento per passare alla parte avversa”. Secondo la definizione costui sarebbe dunque un disertore (“diserta”), nel momento del pericolo (“combattimento” o elezioni), e un traditore (“passare alla parte avversa”). Ma il suo comportamento può essere valutato sotto vari aspetti.
Dal punto di vista politico – cioè secondo i metri d’un mondo estraneo alla morale – il transfuga, se è utile, va accolto a braccia aperte. Ma la sua utilità non riesce a coprire il problema della sua lealtà. Pure se, in quell’ambiente, nessuno si attende Dio sa quale sensibilità all’onore, la sfacciataggine di chi, in un mondo dominato dalla comunicazione e dalla pubblica opinione, non teme di mostrare che non tiene in nessun conto le ideologie, non teme di rinnegare le proprie precedenti dichiarazioni, le proprie amicizie e perfino le proprie inimicizie, è allarmante. Bruto tradì e uccise Cesare e tuttavia la tradizione non ne ha fatto un traditore perché fu un idealista, uno che credette di attuare un tirannicidio. Viceversa il politico che passa alla parte avversa, solo perché crede di non aver ricavato sufficienti vantaggi dalla precedente posizione, dimostra con ciò stesso una sfacciataggine, nella propria mancanza di scrupoli, non solo allarmante per i suoi nuovi padroni, ma controproducente sul piano politico. Machiavelli – che era Machiavelli - raccomandava sì la mancanza di scrupoli, ma sotto un’inattaccabile parvenza di onore e virtù. Chi non ha neppure la parvenza dell’onore e della virtù è un cattivo politico.
Specularmente, il transfuga che cosa può realisticamente aspettarsi da chi, malgrado il proprio intimo disprezzo, lo ha accolto per puro interesse? Semplicemente d’essere usato e gettato via non appena l’utilità cesserà. E la cosa potrà essere fatta farlo senza ammantare l’operazione con qualche nobile motivazione e senza cercare elaborati pretesti. L’accusa d’infedeltà contro il nuovo servo, che è diventato nostro dopo aver tradito il suo primo padrone, sarà sempre creduta.
Il transfuga, per un compenso immediato, si consegna con mani e piedi legati a chi non ha nessuna considerazione, per lui. Avendo perduto sul rosso punta sul nero, ma nessuno gli assicura che non perderà col nero come col rosso.
Dal punto di vista morale fino ad ora non s’è detto nulla, ma forse non è necessario. Se il livello di una persona è talmente basso da risultare inaccettabile persino per la politica (che è “sangue e merda”, come ha detto Rino Formica), non c’è altro da aggiungere. E non basterà la cultura, non basteranno gli occhiali e il doppiopetto per trasformare in vir un servus fugitivus.
Gianni Pardo giannipardo@libero.it - 13 febbraio 2006

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Nei licei niente par condicio. Solo Repubblica
Lettera al Presidente Ciampi
Caro Presidente,
la par condicio, vista dal punto di vista del cittadino, è molto complicata. La televisione è uno spazio aperto, che ognuno è libero di utilizzare cambiando canale o, viceversa, scegliendo una trasmissione. Preoccupazioni per la democrazia nascono quando non c'è la possibilità di cambiare canale, quando manca ogni pluralismo. Se le opinioni e le fonti di cronaca sulla politica nazionale e internazionale vengono date privilegiando soltanto un punto di vista e censurando, di fatto, quello opposto, non siamo in presenza di un contesto paritario. Se ciò avviene nel mondo della scuola la domanda da porsi è: come può nascere una coscienza critica, il senso civico, se non dal confronto? In questi anni i testi scolastici sono leggermente migliorati, ma nei decenni scorsi demagogia e pensiero unico trionfavano. Tuttavia oggi, nelle classi delle scuole elementari della città dove abito, è arrivato un quotidiano che nessun italiano potrebbe immaginare come "politicamente imparziale". Parlo di La Repubblica. Lei, caro Presidente, forse non ha mai sentito parlare del "Progetto Fragola", organizzato dalla "Associazione per la diffusione della Lettura" e da "Giornale@scuola" e da Euromeeting (strutture del gruppo editoriale L'Espresso).

Questo progetto, avviato nel 1999, fa in modo che quasi ottomila (8000!) scuole elementari, medie, superiori, ricevano - nella misura di un quotidiano ogni due alunni - il giornale La Repubblica. Il tutto avviene nel più elementare (medio, superiore) spregio del primo criterio di formazione del senso critico e civile dei giovani: attingere da più fonti le informazioni, per fare in modo che ogni individuo abbia l'opportunità di formarsi una propria opinione. Per intendersi: La Repubblica (come L'Unità, come Il Giornale) non può entrare in una scuola italiana senza la compresenza di un quotidiano che dia una interpretazione diversa. Mi spiego meglio: questo progetto soffoca la democrazia e deforma l'educazione; è una vergogna per la nostra scuola "pubblica".
Non si tratta infatti di un giornale locale, né di un giornale "neutrale" (se ne esistono), come per esempio possono essere La Stampa o il Corriere della Sera. Il fondatore di La Repubblica scriveva cose molto gravi sugli ebrei nel 1942, e questo fatto mi preoccupa. Eugenio Scalfari negli anni '70 scrisse un libro sul capitalismo italiano (in realtà si trattava di approfittatori, non di imprenditori: su questo non si fa mai sufficiente chiarezza), intitolato "Razza padrona", con un lessico improprio. Pochi anni fa, nel corso di una sanguinosissima Intifada, su quel giornale sono state scritte cose tremende, si è rammentata l'idea che gli ebrei avrebbero potuto "fondare il loro Stato" in Africa o in Argentina. Negli ultimi anni il quotidiano ha prodotto un continuo e sottile sentimento di ostilità nei confronti del popolo americano, dovuto proprio alla parzialità politica della testata.
E' il quotidiano dei "non superiori, ma diversi". Tutto ciò mi preoccupa profondamente: questa potrebbe essere un'opinione personale se non fosse per il fatto che il "Progetto Fragola" si occupa di scuola. In questo contesto, ripeto, esso viola le regole democratiche ed educative perchè tende (certo involontariamente) a creare nella parte più preziosa ed esposta della popolazione un‚opinione conforme, un pensiero unico, privo di contraddittorio. Non interessa qui stabilire se la politica e i riferimenti culturali del quotidiano in questione siano giusti o sbagliati (anche se ho elencato alcuni gravi motivi di preoccupazione). Affermo però che non ci può essere democrazia in classe, e nel paese, in presenza di una informazione non pluralista. Non parliamo di televisione, parliamo di scuola, un settore ancora più importante e delicato. La questione, come converrà, è di grande urgenza democratica.
Paolo Della Sala

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Anche i cattolici nel loro piccolo si incazzano
Affermare che l’antigiudaismo del cristianesimo delle origini ha portato all’antisemitismo non è diffamatorio: lo ha stabilito, martedì 31 gennaio, la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, rigettando la sentenza pronunciata dalla corte d’appello d’Orléans contro il saggista Paul Giniewski e condannando la Francia per violazione del diritto alla libertà di espressione.
Giniewski, cittadino austriaco di 80 anni residente a Parigi, è noto nei circoli dell’amicizia giudaico-cristiana. Ma, il 4 gennaio 1994, aveva pubblicato sul Quotidien de Paris un articolo intitolato «L’oscurità e l’errore», nel quale criticava l’enciclica Veritatis Splendor di Giovanni Paolo II, pubblicata nel 1993.   
Un’associazione vicina agli ambienti integralisti, l’Alleanza generale contro il razzismo e per il rispetto dell’identità francese e cristiana (Agrif), aveva querelato Giniewski e il direttore del giornale, all’epoca Philippe Tesson, per «diffamazione razziale verso la comunità cristiana».
La denuncia prendeva di mira la frase seguente: «Numerosi cristiani hanno riconosciuto che l’antigiudaismo dei Vangeli e la dottrina del “completamento” dell’Antica Alleanza da parte della Nuova (il cristianesimo, ndr) conducono all’antisemitismo e hanno coltivato il terreno su cui sono germogliati l’idea e la soluzione finale di Auschwitz». Questa vecchia teoria cristiana delle Scritture ebraiche dell’Antico Testamento (termine sostitutivo di Alleanza) da parte dei Vangeli (Nuovo Testamento) era già stata messa in discussione al concilio Vaticano II (1962-65).
Davanti alla corte di Strasburgo, Giniewski ha dichiarato di aver voluto mostrare che il «primato conferito al Nuovo Testamento, poiché ha come corollario la svalutazione dell’Antico tra Dio e il popolo ebraico, ha ricoperto di ignominia quest’ultimo ed è stato il lievito dell’antisemitismo senza il quale non ci sarebbe stata Auschwitz». Tuttavia non ha affermato che la dottrina della Chiesa sia intrinsecamente antisemita. La corte d’Appello d'Orléans — la cui sentenza era stata confermata dalla Corte di Cassazione — non avrebbe dovuto contestargli di aver imputato ai cristiani le responsabilità dei massacri.
La giurisdizione del Consiglio d’Europa gli ha dato ragione. I suoi magistrati hanno considerato che Giniewski «ha voluto elaborare una tesi sulla portata di un dogma e sui possibili legami con le origini dell’Olocausto». Ha così dato un «contributo» a un «dibattito d’idee molto vasto e già in corso». I giudici fanno notare che «gli stessi due ultimi papi, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, si sono espressi sulla possibilità che il modo in cui gli ebrei sono presentati nel Nuovo Testamento abbia contribuito a creare un’ostilità nei loro confronti».
Rafaële Rivaisda,  da Le Monde, febbraio 2006
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L’ultima follia suicida palestinese: i nemici da distruggere sono i fiori
Sono  l'ultima risorsa tra le rovine. L'unica immediata fonte di lavoro per centinaia di palestinesi. La sola ricchezza sopravvissuta al ritiro degli israeliani. Ma a Gaza distruggono anche quella. Da giorni bande di miliziani armati e orde di civili assaltano, saccheggiano e riducono in rovina le serre di Khan Younis. Le bande armate protagoniste dell' ultimo gesto di autolesionismo collettivo la chiamano protesta. Quegli assalti, quegli scontri a colpi di kalashinikov con la polizia per depredare tubature, computer, pannelli solari sono, invece, l'ultimo segnale dell'agonia civile di Gaza. L'ultimo sintomo dell' impeto autodistruttivo che trascina all'anarchia l'intera Striscia. La vicenda delle serre si trascina dai mesi precedenti al ritiro israeliano. Allora da quelle piramidi di vetro ed acciaio uscivano fiori, frutta e verdura venduti in Israele ed esportati in tutto il mondo. In quelle stesse serre trovavano lavoro centinaia di palestinesi pagati dai coloni mille dollari al mese. Nelle settimane precedenti al ritiro il governo israeliano i coloni scoprirono che smontare e trasportare altrove le serre era più costoso di ricostruirle ex novo. A salvare le case di fragole e gerani dai cingoli dei bulldozer arrivò un consorzio internazionale guidato da Usaid, l'agenzia che gestisce molti degli aiuti governativi americani. Dopo una complessa e costosa trattativa le serre vennero comprate dai coloni e cedute ad un gruppo d'investitori palestinesi sotto il controllo del ministero delle Finanze. Da allora nessuna serra ha ripreso a funzionare come prima. La Pal Trade, la compagnia incaricata dall'Autorità Palestinese di rivitalizzare le coltivazioni, non ha mai raggiunto il suo obbiettivo. Oggi dalle poche serre rimesse in attività esce solo un' esigua porzione dei prodotti d'un tempo. I coloni in maniche di camicia sono stati sostituiti da invisibili dirigenti, ma in cambio i salari si son più che dimezzati. I lavoratori delle serre si devono oggi accontentare di meno di 400 dollari al mese. E neppure quelli, viste le ristrettezze finanziarie dell'Anp, son sempre garantiti. Così in pochi mesi l'inadeguatezza, l'incapacità e la scarsa generosità dei nuovi gestori ha finito con l'esasperare le maestranze palestinesi, spingendole a rimpiangere i vecchi padroni israeliani.
A scatenare la furia delle maestranze è stato - alla fine - il mancato pagamento degli stipendi. Ma a guidar gli assalti alle case di vetro sono stati i miliziani assunti dall'Anp per far la guardia alle rovine degli insediamenti. Dopo aver atteso per due mesi i 150 dollari di salario promessi in cambio dell'inquadramento tra le file della Sicurezza nazionale i militanti armati hanno scatenato l'assalto all'unica infrastruttura ancora in piedi. Dietro a loro si son fatti largo i civili assettati di saccheggio. La polizia palestinese intervenuta per bloccare uomini armati e folle impazzite è fuggita sotto i colpi di kalashnikov trascinandosi dietro una decina di feriti. Oggi il danno in qualche decina di serre è praticamente irreparabile. Gran parte delle strutture sono completamente scomparse, il poco rimasto è stato fatto a pezzi.
L'ultimo colpo alle esigue risorse palestinesi arriva mentre la magistratura dell'Anp cerca di far luce su dodici anni di corruzione e ruberie aprendo le prime inchieste ed arrestando decine di sospetti. Secondo il procuratore generale di Gaza Ahmed al Meghani le indagini hanno già portato all' arresto di 25 funzionari. Una mezza dozzina di personaggi legati alla dirigenza palestinese dei tempi di Arafat avrebbero invece cercato rifugio in Giordania. Il procuratore generale si è rifiutato di rendere pubblici i nomi degli ex potenti finiti nelle carceri dell'Anp, ma stando alle voci in circolazione uno dei primi ad entrar in carcere sarebbe stato un vice ministro accusato di aver convogliato sui propri conti una somma di circa centomila dollari. Bazzecole rispetto ai miliardi di dollari di ammanchi che Al Meghani sostiene di star ancora cercando di rintracciare. «Ogni giorno che passa scopriamo nuovi episodi di corruzione e malgestione » ha detto il procuratore citando le indagini appena avviate sull'Autorità per il Petrolio, il monopolio che gestiva tutte le importazioni di benzina e idrocarburi a Gaza e in Cisgiordania.
Gian Micalessin da Gaza per Il Giornale, 11-02-2006

postCount('00901'); 10 FEBBRAIO, GIORNO DEL RICORDO  per le vittime delle foibe e dell’esodo degli istriani, fiumani e dalmati
“Questo nostro incontro non ha valore puramente simbolico. Testimonia la presa di coscienza dell' intera comunità nazionale. L'Italia non può e non vuole dimenticare: non perché ci anima il risentimento, ma perché vogliamo che le tragedie del passato non si ripetano in futuro”. Lo ha detto il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi durante la cerimonia in Quirinale per il “Giorno del Ricordo”,  dedicato (come recita la legge di istituzione della Giornata approvata nel 2004 dal Parlamento), a ‘conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale’.
“E’ giusto che agli anni del silenzio faccia seguito la solenne affermazione del ricordo” ha sottolineato il Capo dello Stato, ricordando che “la celebrazione di quest'anno si arricchisce di un momento di grande significato: la prima consegna a congiunti delle vittime di una medaglia dedicata a quanti perirono in modo atroce, nelle foibe, al termine della seconda guerra mondiale”. E per l’occasione Ciampi ha consegnato diplomi e medaglie commemorative e una medaglia d'oro al Merito Civile alla memoria di Norma Cossetto. Norma Cossetto era una giovane istriana. Fu torturata e gettata in una foiba con altre 25 persone nella notte tra il 4 e il 5 ottobre 1943.
Il Presidente della Repubblica  ha proseguito la cerimonia ricordando che “il riconoscimento del supplizio patito è un atto di giustizia nei confronti di ognuna di quelle vittime, restituisce le loro esistenze alla realtà presente perché le custodisca nella pienezza del loro valore, come individui e come cittadini italiani”.
“L'evocazione delle loro sofferenze, e del dolore di quanti si videro costretti ad allontanarsi per sempre dalle loro case in Istria, nel Quarnaro e nella Dalmazia, ci unisce oggi nel rispetto e nella meditazione” ha aggiunto Ciampi .
Richiamando alla “responsabilità” verso le giovani generazioni. Responsabilità che “ci impone di tramandare loro la consapevolezza di avvenimenti che costituiscono parte integrante della storia della nostra Patria”. Poiché “la memoria ci aiuta a guardare al passato con interezza di sentimenti, a riconoscerci nella nostra identità, a radicarci nei suoi valori fondanti per costruire un futuro nuovo e migliore”.
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Perdona loro perché non sanno quello che fanno
Nessuno di quelli che assaltano le ambasciate  danesi ha visto le vignette incriminate.  Sarebbe peccato. Milioni di persone si fidano  però di chi dice di averle viste e garantisce loro che sono blasfeme
Non ci sto, non posso accettare che il cosiddetto mondo islamico si indigni a orologeria, cioè a cavallo tra gennaio e febbraio 2006, per alcuni vignette satiriche apparse sulla stampa danese quasi cinque mesi prima! Chi l’ha fatto indignare proprio adesso? E perché, in Europa, le televisioni e la stampa mostrano con tanta insistenza questa indignazione e queste violenze, che puzzano lontano un chilometro di situazioni costruite a tavolino per un asserito gravissimo affronto alla religione e alla cultura islamiche?
Chi guadagna da un montare dell’odio e da unoscontro tra religioni e culture?
Di tutte le erbe un fascio. Manifestanti iraniani bruciano bandiere danesi e francesi davanti all’ambasciata austriaca di Teheran.
In attesa di risposte certe a quelle domande mi preme urlare che la vignetta con Maometto che invita i kamikaze a non farsi più esplodere perché le vergini sono finite è, se così si può dire, sacrosanta. Come possiamo pretendere di non sorridere su un argomento dottrinale come quello delle vergini Uri che, in paradiso,  accoglierebbero i martiri dell’islam? E le martiri femmine, da chi verrebbero attese in paradiso? Da Rocco Siffredi e dai suoi fratelli?
E, per favore, giornalisti televisivi e non, i suicidi che si fanno esplodere chiamateli martiri, chiamateli resistenti o terroristi ma non chiamateli kamikaze: questi erano soldati giapponesi che davano la vita per distruggere navi militari nemiche, non i ragazzi che prendono l’autobus per andare a scuola, oppure chi va a fare spesa nei centri commerciali oppure chi organizza la festa di nozze in un ristorante.  
Un’altra cosa che vorrei urlare e ché non è possibile accettare la dottrina secondo la quale della religione non si può ridere, se ne può ridere eccome. Non ascoltiamo chi cerca di imporci una religione della quale non si può ridere: questi profittatori vogliono che la religione faccia paura, affinché possa essere usata per spaventare le persone e renderle obbedienti. Una religione della quale si può ridere non farebbe più paura, quindi a culo tutto il resto (obbedienza, …eccetera).  
Allah sarà sicuramente grande, Maometto è certamente il suo profeta ma chi, in questi giorni, assalta le ambasciate europee, aizza all’odio contro la Danimarca , costringe i ragazzini delle elementari a scimmiottare collera e indignazione per la pretesa grandissima offesa subita da poche vignette satiriche, è veramente piccolo piccolo, anzi meschino.  

George Clifford da Navecorsara

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MOLLICHINE
L’Anm: “Teneteci fuori dalla campagna elettorale”. Se ce la fate.

Calderoli (“razzista!”) ha chiamato Rula Jebreal “quella signora abbronzata”. Prodi ha detto che Berlusconi, per essere all’altezza, dovrebbe salire su una sedia. Nessuno l’ha biasimato. Meglio nani che abbronzati.

L’Anm chiede che i politici smettano d’attaccare la magistratura. Per una maggiore audience, affidi il messaggio a Caselli. Lui sì ha peso nella politica.

D’Alema non avrebbe candidato Cuffaro, imputato. Ma l’Unione candida Francesco Caruso, che ha ventitré imputazioni. C’è chi può e c’è chi non può.

D’Alema ha rifiutato la presenza di Berlusconi perché il suo intervento “non era previsto in scaletta”. Come se, nel poker, bisognasse annunciare i rilanci prima dell’apertura.

Pisanu: “In Italia esiste l’Islam moderato”. È come l’oro nei fiumi. Il difficile è trovarlo.

Ciampi sulle Foibe: “L’Italia non può e non vuole dimenticare”. Ma fino ad ora ha voluto e potuto.

Berlusconi dice che non ama andare in tv, è un forte stress: mente. Bertinotti dice la stessa cosa: è la verità.


Francesco Caruso: "Le pratiche della disobbedienza sono un dovere di ogni cittadino”. Unico modo per fregare FC, abolire tutte le leggi.

FC: “Rifondazione conosce bene il mio percorso politico-storico-culturale”. Nientemeno. E noi che pensavamo che il suo percorso fosse “fanatico-ignorante-folle”.

FC: “Occupare una casa non è una azione violenta”. E se poi uno la occupa mentre lui non c’è?


Gianni Pardo - 10 febbraio 2006

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CASELLI, SEMPRE
Giancarlo Caselli ha ripetutamente affermato che i fatti – per i quali Andreotti avrebbe potuto essere condannato e per i quali si è stati obbligati ad assolverlo per intervenuta prescrizione – sono accertati. È scritto in sentenza, dice. E il giornalista Angelo Alessandro Sammarco, sul “Giornale” del 9 febbraio, pur contestando la cosa, scrive: “Il punto di vista del Dott. Caselli è di natura tecnico-giuridica ed è ineccepibile. La sentenza che dichiara la prescrizione non accerta infatti l’innocenza dell’imputato: anzi, può stabilire che l’imputato abbia effettivamente commesso i fatti”.
La tesi è contestabile. Il giudice che deve dichiarare la prescrizione è dispensato dal condurre indagini per accertare la verità riguardo ai fatti oggetto della prescrizione. Solo se, pure senza tali indagini, l’innocenza dell’imputato è chiara oltre ogni ragionevole dubbio, egli è tenuto ad assolverlo per non aver commesso il fatto. Ma se tale abbagliante chiarezza non esiste, non è che ipso facto esista la prova del contrario. Cioè della colpevolezza. E poiché è contro l’economia processuale perdere tempo a stabilire la fondatezza di avvenimenti a proposito dei quali si dovrà comunque dichiarare la prescrizione, questa lascia impregiudicata la reale colpevolezza dell’imputato. È anzi lecito ipotizzare che una sentenza che si lascia andare a dare non necessari giudizi di fondatezza sui fatti oggetto della prescrizione ciò fa per fini extra-processuali. Inoltre, nella specie, lo stesso Sammarco parla di “prove” fondate solo su discutibili dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, prive di riscontri obiettivi.
L’affermazione di colpevolezza per fatti coperti dalla prescrizione, se non assolutamente necessaria, costituisce inoltre, in quanto priva delle normali garanzie processuali, un’ingiustizia: l’imputato può difendersi dall’accusa per i fatti giudicabili, mentre non può difendersi dall’assoluzione per intervenuta prescrizione. E questo può danneggiarlo al di là del tollerabile. Se già da molti anni il legislatore s’è premurato di abolire l’assoluzione per insufficienza di prove è perché un’assoluzione non deve mai trasformarsi in una condanna morale. Condanna che il dottor Caselli s’intestardisce ad infliggere al senatore Andreotti. E nasce il sospetto che egli ciò faccia per dimostrare la validità dell’impianto processuale nel processo Andreotti. Ma con ciò stesso – visto l’interesse che egli manifesta per quella vicenda – può anche indurre a pensare che l’estensore della sentenza, mentre non poteva che assolvere il senatore, ha dato un contentino all’accusa. Questo sospetto, che immaginiamo infondato, sta lì tuttavia a dimostrare quanto negativo sia, da parte d’un magistrato, partecipare così passionalmente ai doveri del suo ufficio.
Allo spettatore neutrale sembra chiaro che è stato necessario assolvere il senatore per la parte in cui era giuridicamente possibile condannarlo, mentre, a parere del dr.Caselli, lo si sarebbe condannato per la parte in cui gli era giuridicamente impossibile difendersi.
Gianni Pardo giannipardo@libero.it  - 11 febbraio 2006

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La colpa e' sempre di Israele. Non lo sapevate?
Insomma, gira che tigira siamo arrivati dove era logico arrivare, dove i naziilsamici volevano arrivare e dove i nazitalici li hanno seguiti con grande piacere: la colpa delle vignette e di tutto quanto e' successo in queste ultime due settimane e'.... di chi? di chi? di chi?
Ricchi premi per chi indovina! Non avete ancora capito? Eppure e' facile: la colpa di aver messo il mondo a ferro e fuoco  e' degli ebrei e di Israele, loro ne sono i registi, perdio!
Vedete era molto facile indovinare, il complotto ebraico e' sempre di grande attualita' tra i nuovi nazisti italiani e islamici e le dichiarazioni di Maurizio Blondet combaciano perfettamente con quelle del leader supremo iraniano , l'Ayatollah Ali' Khamenei. Vediamo cosa dicono  i due campioni.
Khamenei: "Le vignette sono parte della cospirazione dei sionisti arrabbiati per la vittoria di Hamas".
Blondet: "Insomma la prima impressione è confermata: si è trattato di un'operazione neocon-israeliana dal principio alla fine".
Ecco, adesso possiamo stare tranquilli, le colpe sono state date, le prime dosi di veleno sono state iniettate e adesso non ci vorra' molto perche' no-global, neonazi, filopalestini, cioe' la feccia della societa' italiana vada a manifestare per le strade contro  l'eterno colpevole dei mali del mondo. Israele!
Pero' pensateci, deve essere una grande soddisfazione aver sempre qualcuno su cui far ricadere la colpa del male che ci affligge. Pensate agli antisemiti , qualsiasi cosa succeda sanno sempre come  e su chi sfogare  odio e violenza . Meglio che andare  in analisi.
Pensate ai musulmani: stanno bruciando, saccheggiando, distruggendo, ammmazzando, minacciando il mondo intero e possono dire "mica e' colpa nostra, e' colpa degli ebrei"
E' colpa degli ebrei...e' colpa degli ebrei... e' colpa degli ebrei...hanno avvelenato i pozzi....uccidono i bambini cristiani e musulmani....le azzime col loro sangue....e' colpa degli ebrei....per questo dobbiamo distruggere Israele....e' tutta colpa degli ebrei....tutta colpa degli ebrei...i sionisti....complotto.....distruggeteli....vogliono dominare il mondo....gli ebrei....gli ebrei....Israele....occupazione.... a morte...gli ebrei...
Tutto questo viene diffuso con maestria e dai vertici naziislamici, naziitalici, nazieuropei, naziamericani   il messaggio arriva alle masse che si scatenano.
Semplice, estremamente semplice, addirittura elementare, e' il trucchetto usato sempre, da almeno un paio di mellenni, dall'antisemitismo mondiale e  servito su un piatto d'argento ai trogloditi che abboccano e che non aspettano altro che di sfrenarsi nell'odio contro l'ebreo.
A proposito di odio, oggi Israele e' sotto schock per la sorpresa,   la chiesa anglicana ha deciso di boicottare i prodotti  che Israele usa nei "territori palestinesi", non si sa bene quali territori , probabilmente dal Giordano al mare.....
Dunque la Chiesa anglicana in un momento in cui masse islamiche distruggono mezzo mondo, da Gaza all'Indonesia, alle Filippine, non trova di meglio da fare che boicottare Israele. 
Consoliamoci da tanta stupidita' e partigianeria con le parole dell'ex Arcivescovo di Canterbury, George Carey:  " Mi vergogno di essere anglicano, questa e' una  decisione disonorevole e di parte che ignora il trauma del popolo ebraico colpito dal terrorismo dei palestinesi".
Vabbe', magra consolazione ma noi ci accontentiamo.
Il boicottaggio fa rabbia perche' ingiusto, fa danni economici enormi ma e' niente se paragonato all'effetto che fanno le risate dei capi di Hamas seguite alle parole di Olmert su confini stabili tra Israele e i palestinesi. Si stanno sganasciando i vertici del terrorismo e rilanciano:
" Israele si chiamera' Palestina e se gli ebrei vorranno, potranno vivere in mezzo a noi in un paese islamico!"
Beh ridiamo anche noi a questo punto e confidiamo nei nostri meravigliosi soldati visto che le prospettive di dialogo con  questi ominidi e' pressocche' nulla.
Vogliono Israele e non ci sono speranze che il mondo si ribelli a questa pretesa venendo in nostro aiuto, dovremo fare da soli, come sempre del resto e al mondo lasciamo il facile e grato compito di criticarci e condannarci.  Lo fa sempre cosi' bene!

Pero', Dio non paga il sabato, come si usa dire, e anche noi abbiamo la nostra piccola e umana soddisfazione. L'Europa che ha boicottato Israele per 40 anni a periodi alterni, cioe' quando glielo ordinava Arafat, viene adesso boicottata dagli amici di sempre con danni economici incalcolabili .
Vai a fidarti degli amici.
Ehhh cara Europa, era il lontano 1967 , Israele circondato per l'annientamento, e De Gaulle che non ci voleva  dare gli  armamenti gia' pagati, lasciandoci , cinicamente,  correre il rischio di essere distrutti e da allora e' stato tutto un boicottaggio economico, scientifico, culturale, l'isolamento totale per Israele per almeno 40 anni.
Adesso tocca a te, cara Europa, i tuoi amici di sempre stanno gettando per le strade del medio e estremo oriente  tutti i tuoi prodotti.
I palestinesi da te foraggiati a peso d'oro per mezzo secolo, stanno saccheggiando tutti gli edifici di rappresentanze europee e le danno alle fiamme!
Pensa te che fior di gratitudine, Europa, dopo averli mantenuti a miliardi.
E tutto questo per 12 disegni raffiguranti un vecchio in turbante e scimitarra che esalta le 72 vergini che stanno in paradiso per accogliere degnamente ogni anima di lurido terrorista.
Eppure lo dicono loro che succede questo! Ogni shahid  che ammazza ebrei e occidentali  se ne va in paradiso a godere delle grazie di 72 vergini.
E' noto che i terroristi si mettono anche 10 paia di mutande prima dell'attentato proprio nella speranza di preservare i gioielli di famiglia dal danno dell'esplosione.
Quanto poco basta, Europa cara,  per scatenare il loro odio verso i benefattori di sempre.
Mi dispiace tanto,  Europa, o come mi dispiace! Ma c'e' un proverbio famoso ...come dice? Ahhh si, adesso ricordo:
Chi la fa l'aspetti! 
 
Deborah Fait  - informazionecorretta

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«E' il jihad del nagozionismo a unire Teheran, Damasco, Beirut e Gaza»
Roma. L’ayatollah Ali Khamenei, guida della rivoluzione iraniana, ha compiuto ieri una nuova escalation fanatica sul caso delle vignette danesi su Maometto. Ha denunciato “mani diaboliche coinvolte in questa diabolica questione”, ha sostenuto che è “una cospirazione dei sionisti per provocare tensione tra musulmani e cristiani” e ha ribadito le sue tesi negazioniste sulla Shoah. Khamenei ha anche espresso pieno appoggio a Mahmoud Ahmadinejad circa la risposta iraniana nei confronti dell’Onu sul nucleare. L’Iran mira a prendere la leadership del movimento di protesta fondamentalista sul “caso danese” indirizzandolo su un terreno di grande presa nel mondo islamico. La denuncia del “complotto ebraico” trova oggi larghissimo ascolto popolare nell’islam e getta una nuova luce sulla dinamica degli incidenti di Damasco e di Beirut, evidentemente provocati dal regime Baath. La ragione di questa provocazione siriana è stata colta dalla coalizione parlamentare antisiriana libanese (le “Forze del 14 marzo”) che l’ha denunciata con parole nette e allarmate: “quegli incidenti rappresentano un inizio di colpo di stato da parte del regime siriano che mira a trasformare il Libano in un secondo Iraq”. Un pericolo serio e imminente a tal punto che gli stessi partiti antisiriani libanesi hanno chiesto l’immediato intervento del Consiglio di sicurezza dell’Onu per sventare i progetti di Damasco. Il fatto che soltanto in Siria e Libano, tra tutti i paesi arabi, i manifestanti siano riusciti nel loro intento di devastazione, assume dunque una luce sempre più sinistra, come ha notato anche il ministro degli Esteri italiano, Gianfranco Fini, che ha usato parole durissime nei confronti del governo siriano. E’ sempre più evidente che lo “scandalo delle vignette” è usato in maniera strategica dal nuovo asse politico Teheran-Damasco- Beirut-Gaza, che si è costituito negli ultimi due mesi e che comprende anche il mullah iracheno Moqtada al Sadr. Un asse che si è rapidamente definito a partire dall’esortazione del 25 ottobre scorso del presidente iraniano a distruggere Israele. Da quel giorno, infatti, Ahmadinejad, in pieno raccordo con l’ayatollah Khamenei, ha definito una catena di alleanze su più piani. Su quello della propaganda ha dato spessore e veleno all’antisemitismo islamico, affiancando al tradizionale antisionismo di Khomeini una martellante campagna di negazione della Shoah. Non soltanto Israele occuperebbe illegalmente una terra sacra all’islam, ma lo stesso Olocausto sarebbe una “menzogna degli ebrei”. Su questa parola d’ordine Ahmadinejad ha lanciato un vero e proprio “jihad negazionista”. Ha stretto un patto con Beshar al Assad, che ha incontrato a Damasco il 19 febbraio, su una politica comune sul Libano (tramite il “partito fratello” Hezbollah), sul nucleare e sulla Palestina. A Damasco Ahmadinejad ha incontrato anche il leader di Hamas, Meshaal Khaled e gli ha garantito pieno appoggio. Assad ha concordato in pieno con Teheran sul nucleare e ha delineato un percorso comune diretto contro il processo democratico in Iraq: “Il progetto iracheno sta fallendo e mira a destabilizzare il sentimento nazionale arabo”. Il preciso intento destabilizzatore nei confronti di Baghdad è stato perfezionato con gli onori di stato che Assad ha tributato il 6 febbraio a Damasco al ribelle filoiraniano Moqtada al Sadr. Definiti i campi di azione comune nei punti caldi della crisi mediorientale, il nuovo “asse del jihad” intende non soltanto omogeneizzare le politiche dei governi e dei partiti, ma anche lanciare al mondo musulmano un suo “Manifesto” che ha il suo punto di forza nel negazionismo dell’Olocausto, già patrimonio storico del Baath e di Hamas. Le minacce contro Israele lanciate da Ahmadinejad a ottobre non erano dunque casuali, ma puntavano a marcare una nuova strategia d’attacco.
Carlo Panella da Il Foglio
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Massima del giorno
In molti hanno provato a sopprimere la religione, nessuno ce l'ha fatta. Il che non prova che essa sia vera. Prova che gli uomini ne hanno bisogno
G.P.

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CASA PROPRIA, CASA ALTRUI
In quale misura la libertà di parola e di stampa deve rispettare la sensibilità degli altri? In questi giorni si parla molto di questo problema, in particolare per quanto riguarda la sensibilità religiosa, e molto spesso si tende a schierarsi su una di queste due linee: non si ha il diritto di offendere chi ha una sensibilità diversa dalla nostra, neanche con cose che non avremmo neppure immaginato potessero offenderlo, e bisogna dunque stare attenti; altri dicono invece che la libertà di stampa è una conquista intangibile che non può e non deve essere limitata da preoccupazioni di nessun genere. Ambedue le tesi sono sbagliate.
Per la prima è facile obiettare che, se si accettasse integralmente questo principio, la nostra vita ne sarebbe sconvolta. Non solo non potremmo criticare le assurdità di certe religioni, di certe teorie politiche o perfino di certe teorie mediche (l’omeopatia), non potremmo neppure avere giornali illustrati: perché secondo alcuni integralisti islamici la raffigurazione degli esseri viventi è peccaminosa. Senza dire che anche da noi ci sono i bigotti: dunque non potremmo avere donne semivestite sulle copertine delle riviste esposte in edicola; non potremmo pubblicare libri contro la religione cristiana e dovremmo perfino vietare la pubblicazione dei libri di Nietzsche. Gli esempi potrebbero essere moltiplicati. Quasi ogni cosa che diciamo rischia di offendere qualcuno. Persino dichiararsi lieti della sconfitta della Juventus, dal momento che ci potrebbe sentire un tifoso di quella squadra.

La seconda teoria è essa pure inaccettabile e lo prova già il fatto che il codice penale vieta l’oltraggio alla bandiera, all’esercito, alla magistratura, ai capi di Stato esteri, e soprattutto la diffamazione, la pornografia, e l’istigazione al reato, per non parlare del gravissimo reato di calunnia. Nei paesi liberi si ha il diritto di manifestare la propria opinione ma la libertà di parola incontra dovunque il limite sociale del livello e del tipo di civiltà: in nessun posto è o può essere totale. Essa non è un assoluto, è immersa nella storia e al momento storico corrisponde.
E così si giunge al nocciolo del problema. Dal momento che non è possibile né tenere conto della sensibilità di tutti né una totale libertà di parola, tutto si riduce a sapere dove, fra questi estremi, si deve fermare il pendolo. La risposta dipende dal tempo e dal luogo.
Un avvocato ha denunciato il parroco di Bagnoregio per abuso della credulità popolare perché il religioso sostiene che Gesù Cristo è una figura storica. Il processo si celebra in questi giorni e qui interessa solo notare che se l’avv.Cascioli avesse sostenuto questa tesi qualche secolo fa, sarebbe stato bruciato sulla pubblica piazza. Ovviamente qualcuno dirà che l’autodafé è un’assurdità, cosa d’altri tempi ma chi ciò dicesse evidentemente dimostrerebbe di non sapere che in Arabia Saudita l’apostasia (la rinuncia alla religione islamica) è punita con la morte. Non in un lontano passato: esattamente oggi. Ogni paese ha un suo tipo e livello di civiltà. Prima di condannare l’Arabia Saudita, dobbiamo ricordarci della nostra Inquisizione.
Il problema non è che cosa sia lecito dire o fare, in astratto. È lecito ciò che un dato paese decide sia lecito, è illecito ciò che quello stesso paese decide sia illecito. In Italia fino ad un’epoca non troppo lontana l’adulterio era un reato, oggi la sola idea farebbe ridere: ma, proprio a causa di questa variabilità nel tempo e nello spazio, nessun paese può chiedere ad un altro di tenere conto della propria sensibilità. Il francese che va in Marocco si toglierà le scarpe prima di entrare nella moschea, il marocchino che va a Parigi non dovrà scandalizzarsi delle ragazze in minigonna. Nessuno obbliga i francesi ad entrare nelle moschee marocchine, nessuno obbliga i marocchini a visitare Parigi.
C’è poi il problema delle minoranze. La risposta da dare a chi si chiede che conto bisogna tenere degli stranieri è semplicemente questa: “Siamo a casa nostra e facciamo ciò che ci pare. Delle nostre istituzioni non dobbiamo rendere conto a nessuno”. Agli islamici per esempio potremmo dire: “Così come noi non vi chiediamo di rendere conto della vostra poligamia, delle vostre mutilazioni genitali, della vostra mancanza di libertà – e al massimo vi disapproviamo - voi non ci dovete chiedere conto della nostra libertà”.
Gianni Pardo giannipardo@libero.it  - 7 febbraio 2006

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Il caos promesso dal centrosinistra
La particolarità più inquietante del schieramento del centro sinistra è che i suoi componenti non promettono agli elettori di garantire al paese un governo solido e duraturo. Al contrario, assicurano che all’indomani delle elezioni la loro preoccupazione principale sarà quella di contestare gli alleati e mandare all’aria gli equilibri attuali dello schieramento. Clemente Mastella ha confermato di voler continuare a far parte del centro sinistra. Ma, per catturare gli elettori di centro, ha preannunciato che dopo il voto l’Udeur ribadirà il proprio ruolo di forza antagonista ed alternativa di Rifondazione Comunista e della Rosa nel Pugno. Per impedire ai vari Luxuria e Casarini di imporre una deriva estremista alla coalizione prodiana. E per evitare a Marco Pannella ed Enrico Boselli di provocare una deriva laicista alla stessa coalizione. Mastella non assicura che ammorbidirà la particolari posizioni del proprio partito in nome della superiore esigenza di dare forza e stabilità al governo di centro sinistra. Anzi, proclama e garantisce l’esatto contrario. Come a voler far intendere ai propri elettori che una volta battuto Silvio Berlusconi l’Unione si disunirà all’insegna del “liberi tutti”. Ed ogni suo attuale componente si metterà in movimento alla ricerca di alleanze meno scombicchierate di quella attuale e formate da forze più omologhe tra di loro.
Lo stesso vale per la Rosa nel Pugno. Emma Bonino ha concluso il congresso che ha segnato la fusione tra radicali e Sdi (meglio sarebbe dire l’annessione dello Sdi al partito di Pannella) annunciando che il programma della nuova formazione politica sarà quello di essere la spina nel fianco del centro sinistra. Per rompere l’egemonia catto-comunista dell’Unione e dare una impronta laica all’intero centro sinistra. Francesco Rutelli e Franco Marini, a loro volta, non hanno affatto nascosto che a loro modo di vedere le chiacchiere di Prodi sul Partito Democratico stanno a zero. E che la partita, prima e dopo le elezioni, è tra Margherita e Ds per la conquista del bastone di comando della baracca. Insomma, tutti promettono fuoco e fiamme dopo le elezioni. Ma non nei confronti del centro destra, dato comunque per perdente e fuori gioco, ma nei confronti degli attuali alleati. Come a dire che il voto darà il via ad una legislatura in cui l’unica certezza sarà quella che l’eventuale governo Prodi durerà lo spazio di un mattino.
E poi ci sarà il caos!
di Arturo Diaconale da L'Opinione

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Satira antisemita: Ecco la qualità del loro umorismo
Solo gli sprovveduti potevano cascarci e noi europei lo siamo. Adesso la cosa più chiara di tutte è che questa suscettibilità di islamici colpiti bassamente nelle loro sacre credenze è tutta una cosa di facciata. In ballo ci sono i finanziamenti ad Hamas e il mondo delle dispotiche istituzioni arabe, cinico e non credente, solleva le masse con qualunque pretesto contro l’Europa per ricattarla. Intendiamoci, i sauditi e gli egiziani e i siriani e gli iraniani i soldi sottobanco alle formazioni armate come la jihad, gli hezbollah e la stessa hamas li pompano a milioni di euro sottobanco da sempre. Ma i suddetti regimi sarebbero assai seccati se dovessero metterci apertmente altre ingenti somme per riempire un buco che sicuramente l’America lascerà aperto e che l’Europa forse pure. Su quel “forse pure” si sta giocando la cinica battaglia di questi giorni in cui spregiudicatamente in maniera davvero blasfema si sta usando l’islam come una clava e soprattutto come instrumentum regni. Purtoppo anche in questo i fondamentalisi di oggi hanno imparato dall’Europa di ieri e dall’utilizzo passato del cristianesimo.
A proposito di satira poi, le masse infiammate e gli imam suscettibili come la mettono con queste vignette che parlano da sole tratte dal sito della Lega degli arabi europei , godibili per chi ha lo stomaco forte cliccando qui. Una vignetta ci pare di una infamia tale che merita di essere ulteriormente sottolineata. E’ quella in cui si vede Hitler con tanto di svastiche sulla maglietta che sembra avere avuto una notte d’amore con una ragazzina e che le dice: “lo metterai tutto ciò nel tuo diario Anna?” Ovviamente si tratterebbe di Anna Frank, una sorta di incesto dell’Olocausto con il nazismo. Vignette come queste le troviamo ogni giorno su tutti i media arabi da almeno trenta anni. Qualcuno ha mai assaltato le loro ambasciate in Europa, in Israele (quelle due o tre che fanno finta di esserci) o in America per questo? Date una risposta rapida e coerente e poi ne riparliamo di sentimenti umani e religiosi offesi e di provocazioni.
di Dimitri Buffa da L'Opinione

postCount('373'); IL DIRITTO ALL’UDITORIO
In democrazia ognuno ha il diritto di parlare. Ma non è che gli altri abbiano il dovere di ascoltarlo.
Nella democrazia diretta, cioè nella città-stato, l’assemblea era costituita da tutti i cittadini. Facciamo l’ipotesi che questi cittadini fossero solo mille: se, su un solo punto di un dato argomento, fossero dovuti intervenire tutti, parlando ognuno per cinque minuti, il dibattito – discutendo per dodici ore al giorno – sarebbe durato una settimana esatta. Il sistema non poteva dunque essere questo. In realtà, la stragrande maggioranza di coloro che avrebbero avuto il diritto di parlare o si affidavano all’esposizione di qualcuno che la pensava come loro oppure non osavano aprir bocca, per paura di fare cattiva figura.
Tuttavia, se tutti hanno il diritto di parlare, il problema del dibattito rimane aperto. Infatti esistono sempre coloro che, pur non avendo nulla di serio da dire, pretendono di essere ascoltati. E un posto in cui questo si vede benissimo sono le assemblee di condominio (e oggi i forum dei blog). Qui i cretini, essendo autorizzati a pensare d’essere in condizione di parità con tutti gli altri, dànno libero sfogo alla loro nocività; abusano del diritto d’intervento e costituiscono una pietra d’inciampo per tutti. Persino per quelli che la pensano come loro. Tuttavia va notato che i seccatori, se insistono a parlare, trasformano il loro intervento in un intervallo: la gente aspetta, per riprendere la discussione, che finiscano o che il Presidente li inviti a cedere la parola. E nei forum salta i loro testi. La sanzione più seria al discorso dello stupido è il non ascolto.
Il diritto all’ascolto non esiste. Ecco perché tutti coloro che si lamentano di scrivere ai giornali e di non vedere pubblicate le loro lettere hanno torto: i giornali non hanno il dovere di pubblicare ciò che giudicano lungo, inconcludente, simile a cento altre lettere o contrario alla linea del giornale stesso. Inoltre, ammettendo che qualcuno fosse pubblicato spessissimo, potrebbe dire d’avere guadagnato un pubblico? No. Se scrivesse sciocchezze, basterebbe la sua firma per fare scappare i lettori.
Lo sciocco ha il diritto di parola ma per parlare col muro. L’uditorio bisogna conquistarselo. Persino chi può disporre della televisione a reti unificate alle nove di sera non può impedire al singolo di spegnere il televisore. La sanzione del disinteresse non risparmia neppure i mostri sacri. Da quando Enzo Biagi, che è Enzo Biagi, ha usato la rubrica sul Corriere solo per dire male di Berlusconi, parecchi non l’hanno più letta. Ed hanno fatto bene. Perché quello che c’era da sapere l’avevano già letto la settimana prima. E la settimana ancora prima. Ed anche la precedente. Fino a dire basta. Il diritto di parola è come un pianoforte: non vale nulla se non lo si sa usare.

Un caso speciale è rappresentato da coloro di cui si sa in anticipo che diranno cose per noi inutili. Il Presidente della Repubblica e il Papa sono persone importanti che certo non dicono sciocchezze ma il primo non può che dire cose condivisibili da tutti, cioè ovvietà, e il secondo solo cose valide per chi ha la fede; ma non per chi non l’ha.
Nella lista si devono mettere anche coloro che hanno dato troppe prove negative di sé per avere diritto ad un riesame. Prima che Diliberto apra la bocca si sa che dirà qualcosa di vetero-comunista, condivisibile solo da chi è vetero-comunista. A questo punto, se non si è vetero-comunisti (o masochisti)  ci si può dispensare dall’ascolto. Non diversamente da come nessuna persona ragionevole ascolterebbe Wanna Marchi mentre spiega che, contro modico pagamento, invierà i numeri del lotto vincenti.
Questo punto di vista può sembrare aristocratico ma è semplicemente economico. Nessuno ha il tempo di leggere tutti i giornali, tutti gli articoli di fondo, tutti i libri importanti. Siamo tutti disperatamente e invincibilmente ignoranti. Io stesso non ho ancora finito l’Ulysse de Joyce. E forse non lo finirò mai.
Gianni Pardo giannipardo@libero.it  - 5 febbraio 2006

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Galli della Loggia
Galli della Loggia, in un pregevole articolo, si lamenta del fatto che il centro-sinistra, dopo avere alzato alti lai per la riforma federalista, oggi se ne disinteressi. In questo modo, dice, “Si dà insomma una lezione devastante di cinismo, gli autori della quale il Paese non potrebbe che augurarsi di vedere chiamati al più presto a risponderne”. Poiché qui se ne vuole parlare solo dal punto di vista linguistico va innanzi tutto detto che essa è chiarissima. Alla terza lettura. Ma alla prima ricorda la perplessità con cui, al liceo, si affrontava la versione di latino. Si leggeva una frase e si aveva la sensazione di dover rimettere insieme i pezzi di un puzzle. Questo è un aggettivo accusativo plurale, a quale nome accusativo plurale si riferisce? O è per caso un aggettivo sostantivato?
Nessun vuol dare a Galli della Loggia lezioni di politologia, e probabilmente scriveva di fretta, ma la sua frase può servire come esempio di come assolutamente non bisogna scrivere. Egli voleva semplicemente dire: “Si dà insomma una lezione devastante di cinismo [punto, meglio scrivere frasi brevi, senza subordinate]. Il Paese [è sempre bene mettere il soggetto all’inizio] può augurarsi [evitare le doppie negazioni] di vedere al più presto chiamati a rispondere gli autori di questo cinismo [evitando la frase passiva, in cui gli autori di questo cinismo erano il soggetto]”. Ma anche così la frase è troppo complicata. La frase migliore sarebbe stata questa: “Il Paese, nel caso vinca il centro-sinistra, dovrebbe chiamarlo a rispondere di questo cinismo”.
Gianni Pardo
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"Le caricature su tutti i giornali
                                         
«Tutti i giornali dovrebbero pubblicare le caricature del quotidiano danese, quelli che non l'hanno fatto e che si proclamano laici in realtà sono dei vigliacchi. La vera empietà è sgozzare un ostaggio davanti a una cinepresa o farsi saltare in aria mormorando il nome di Maometto»: André Glucksmann
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Se tirassero fuori le palle una buona volta
Gli arabi hanno trovato un nuovo divertimento.
I palestinesi, non avessero niente da fare, hanno trovato un nuovo modo per fare violenza, distruggere, bruciare bandiere, uno dei loro passatempi preferiti, pulirsi i piedi sul simbolo danese che tra l'altro rappresenta una croce quindi due piccioni con una fava, niente di meglio: esprimere il loro dispregio contro il Paese che , secondo loro , ha offeso l'islam e il simbolo del cristianesimo che loro offendono quotidianamente da sempre. Esistono volumi interi, in inglese, di vignette contro ebrei e cristiani  pubblicate sui maggiori media arabi e persino sui libri di testo delle loro scuole. 
Se la bandiera danese avesse oltre alla croce anche un piccolo maghen David da qualche parte sarebbe stato il massimo anche se in verita' non hanno bisogno di scuse per calpestare il maghen David, fa parte del loro quotidiano come sparare, riempirsi di candelotti esplosivi e lanciare razzi contro comunita' israeliane.
In questi giorni i media sono inflazionati  da notizie sulle vignette "blasfeme" pubblicate da un giornale danese. Notizie per niente simpatiche o rassicuranti, praticamente l'Islam e' esploso a causa di disegni che rappresentano in modo poco rispettoso Maometto il profeta.
Gettare un crocefisso dalla finestra e' rispettoso?
Tagliare la pancia a un regista europeo per aver girato un filmato sulla condizione della donna islamica, e' rispettoso?
Sgozzare la gente, urlando Allahhu Achbar, davanti alle telecamere e' rispettoso?
Riempirsi di esplosivo e farsi esplodere in un autobus pieno di innocenti e' rispettoso?
Urlare di voler distruggere  la cristianita' e' rispettoso?

Predicare nelle moschee che la bandiera verde dell'islam sventolera' su San Pietro e' rispettoso?
Invocare la distruzione di una Nazione civile e democratica e' rispettoso?
Far saltare treni, fare implodere grattacieli, attaccare metropolitane e' riaspettoso?
No, non e' rispettoso manco per niente,  e' criminale, e' fanatico, e' quello che fa l'Islam da anni e adesso hanno il coraggio di urlare che ci ammazzeranno tutti perche' noi abbiamo offeso il loro Maometto?
I palestinesi non hanno appena fatto delle specie di elezioni? Non dovrebbero incominciare a lavorare o almeno a provarci? Nooo, nemmeno per sogno, loro distruggono tutti i simboli europei, spaccano tutto negli uffici dell'Unione Europea, danno la caccia agli europei che ormai saggiamente sono scappati tutti.
Chissa' se la Morgantini sta ancora la' , forse si, lei e' al sicuro, e' una di loro.
A Gaza, Ramallah, a Jenin, in tutte le citta' palestinesi dei pazzi folli e fanatici  appiccicano ai marciapiedi le bandiere danesi e vi camminano sopra e ci sputano sopra e nel frattempo continuano a non far niente, a non lavorare, a non pensare neppure lontanamente a costruire un paese. Che paese dovrebbero costruire del resto? Abitato da chi? Da cani rabbiosi nullafacenti e nullapensanti?
E gli europei cosa fanno? hanno forse  tirato su la testa , hanno forse detto "sentite piantatela, ci state rompendo le scatole da anni, il minimo che potessimo fare era qualche vignetta sull'uomo (perche' Maometto era uomo non Dio ) in nome del quale commettete delitti efferati."
Niente di tutto questo. Gli europei licenziano il direttore di France Soir per ordine dei musulmani di Francia. Gli europei si fanno l'esame di coscienza "ma come siamo cattivi , ma come siamo cattivi, ma come siamo irrispettosi, ma come siamo blasfemi, fustighiamoci col gatto a nove code".
Questo fanno  gli europei strisciando come lumache.
Eppure di vignette irrispettose i media italiani e europei ne hanno sempre fatte in quantita'. Contro i simboli cristiani, contro i simboli ebraici e nessuno ha protestato. Chi non ricorda le vignette antisemite di Vauro e Forattini contro Israele usando Gesu' come protagonista della loro satira crudele?
Qualcuno ha protestato minacciando di morte gli autori? Sono insorti il mondo cristiano, ebraico, israeliano ? No, nessuno ha detto niente anche se spesso le vignette facevano male, erano ingiuste e offensive. Non solo nessuno e' stato minacciato ma gli italiani , certi italiani, hanno dileggiato chi protestava per la famosa vignetta di Vauro che rappresentava Gesu bambino che,  davanti ai soldati israeliani,  diceva impaurito "Ecco mi vogliono uccidere una seconda volta".

Chiaro esempio di antisemitismo e antisionismo, l' antica accusa di deicidio unita all'odio contro Israele che si difendeva dai palestinesi, con in piu' il falso storico che tenta da anni di far diventare arabo/palestinese l'ebreo Gesu'.
Una vergogna  per cui  abbiamo civilmente protestato in molti per essere  presi in giro dai piu'. Alla fine siamo stati offesi noi che protestavamo, siamo stati fatti passare per pazzi visionari, con la prepotenza, l'arroganza e il sarcasmo  proprie degli antisemiti.
E adesso di fronte alla violenza islamica eccoli i nostri eroi, cosi' coraggiosi con chi non minaccia mai e non si vendica mai, eccoli con la coda fra le gambe, pronti a interrogarsi, a fustigarsi, a chiedere perdono, a fare a loro volta vignette velenose  contro la Danimarca.
Tutti contro la Danimarca, persino l'America, tutti a piagnucolare che noi occidentali non rispettiamo i sentimenti dell'Islam, tutti pronti  a capire le reazioni barbare e incivili che avvengono nei territori palestinesi, in Indonesia, in Marocco e in tutti i paesi arabi.
Di fronte a questa mancanza di dignita' e a tanta vilta' voglio esprimere la mia totale solidarieta' ai giornalisti danesi e credo che tutti dovrebbero farlo se tirassero fuori le palle una buona volta.
 
Deborah Fait
informazionecorretta
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BATTISTA E LE VIGNETTE SATANICHE
Sul “Corriere della Sera” Pierluigi Battista, a proposito delle famigerate vignette “anti-islamiche”, fa notare che il modo in cui sono rappresentati gli arabi, e perfino personalmente Maometto, trasuda disprezzo. Tanto da ricordare le vignette antisemite degli anni Trenta e dei giornali nazisti. Poi osserva che i giornali arabi non si vietano affatto di rappresentare gli ebrei con gli stessi tratti sporchi e demoniaci con cui il giornale danese ha rappresentato gli arabi, ma noi non dovremmo imitarli.
A Battista si può rispondere, innanzi tutto, che c’è una differenza fondamentale fra le vignette danesi (o italiane) e quelle naziste o arabe. Le nostre sono espressione di satira privata, quelle arabe sono frutto di un “odio di Stato”. Le nostre vignette, anche le più graffianti, hanno lo scopo di far ridere, quelle arabe (come a suo tempo quelle naziste) costituiscono propaganda politica. In Italia Berlusconi è rappresentato come un nano, Forattini ha rappresenta sempre Veltroni come un verme, ma nessuno si è mai sentito incitato alla violenza, a causa di queste vignette. Nessuno ha pensato che Forattini volesse Veltroni schiacciato a terra e nessuno, per reazione, ha incitato all’uccisione di Forattini.
Decisamente ci sono troppe differenze, per accettare il parallelo di Battista. E per accettare lezioni di moralità o libertà di stampa dai musulmani.

Gianni Pardo giannipardo@libero.it
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Massima del giorno
Coloro che credono di fare un favore raccontando i loro segreti si sbagliano. È chi li ascolta, che fa loro un favore.
G.P.

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MOLLICHINE
Mandato di cattura per Gaucci: bancarotta di 100 mln di euro. Quanta severità! Neanche due consulenze di Consorte!

Ismail Haniyeh (Hamas): «La libertà di stampa di cui parla l'Europa è servita a colpire l'Islam». E finalmente abbiamo saputo perché c'è stata la Rivoluzione Francese.
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IL COMPLESSO DI COLPA DELL’OCCIDENTE
Il bambino, nascendo, comincia a vivere in una famiglia in cui delle necessità essenziali si occupano i genitori. Da questo deriva inevitabilmente una mentalità in base alla quale il cibo, il tetto e alcune comodità sono evidenti di per sé. Sembra esistano per virtù propria e ne possano beneficiare in uguale misura e senza sforzo tanto i genitori quanto i figli. Questa mentalità si mantiene anche quando si cresce. Infatti nei paesi ricchi, diversamente da quanto avviene nei paesi poveri o presso i primitivi, l’adolescente e perfino il ventenne continuano a vivere a carico dei genitori. Perfino per i lussi. L’universitario non raramente va in giro in automobile e mangia in pizzeria con gli amici senza ancora avere mai guadagnato un euro. In questo modo si prolunga l’illusione che il denaro cada dal cielo, tanto che se i genitori lo lesinano sono colpevoli di tirchieria. I bambini non sanno far di conto.
La mentalità per cui l’economia “va da sé” induce buona parte della società a dare la preminenza ad altri valori: per esempio la solidarietà, la pietà umana, il senso di colpa nei confronti di chi ha meno. Nessuno è tanto generoso quanto colui che può fare regali a spese altrui. Non solo i figli largheggiano, quando pagano i genitori, ma anche quando divengono economicamente responsabili questa mentalità si prolunga con l’idea che lo Stato – padre universale - debba essere generosissimo con tutti. Esso ha il dovere imprescindibile di fornire a tutti una buona sanità, alte pensioni, elettricità, gas e acqua a basso prezzo, ecc. Purtroppo lo Stato-mamma costa moltissimo e alla fine impoverisce tutti. Ma questo lo sanno solo gli adulti: un’età a cui non tutti arrivano. (...)
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Gianni Pardo - 4 gennaio 2006

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Quelli della "superiorità morale"...
Ci risiamo. A ben guardare è storia antica. Basterebbe andarsi a rileggere (lasciando perdere l'oro di Mosca...) i quotidiani del 1993 e dintorni per scoprire che  già ai tempi di "tangentopoli" quelli della "superiorità morale"  e delle "mani pulite" trafficavano in  bustarelle miliardarie, ambigue operazioni immobiliari, conti esteri, appalti cooperativi e impunità giudiziarie.
Di queste ultime ne sappiamo ben qualcosa noi qui in Emilia-Romagna dove al tempo non una Procura - nonostante le centinaia di denunce riguardanti le collusioni tra coop rosse, pubblica amministrazione e dirigenti di partito - ha mai aperto e portato a processo una qualsiasi indagine giudiziaria.
Storia vecchia, dunque. E' ben vero che in casa comunista l'antica militanza ideologica è più forte del buonsenso e sotto la vernice fresca dei DS  c'é, ancor oggi tutta intera,  la corazza leninista che protegge il culto della pretesa diversità,  ma le risposte imbarazzate e reticenti dell'ultima vicenda legata a "bancopoli" fanno cadere le braccia anche a noi garantisti non dell'ultima ora.
Che  tristezza  scoprire, ancora una volta, che la ragione laica e l'onestà intellettuale sono ancora oggi estranee alla loro cultura.
Ci sono i vertici delle coop rosse che da mesi entrano (ed escono)  dalle stanze dei giudici milanesi, ci sono centinaia di euromilioni di "plusvalenze" che dai conti correnti svizzeri ritornano in Italy e non trovano spiegazioni, ci sono intercettazioni telefoniche, comportamenti collusori e quelli della "superiorità morale", di nuovo, ci vengono a raccontare  che si tratta di incidenti di percorso, leggerezze, sbandate marginali, "null'altro che reciproca simpatia" (Violante) e se qualcuno ha sbagliato è questione di qualche malandrino inopinatamente finito a dirigere l'impero economico delle coop rosse...
Se non bastasse, come da collaudato  copione (da Violante a D'Ambrosio), ecco arrivare le candidature elettorali nelle liste dei DS dei soliti  magistrati ad hoc.
In realtà per i compagni vale sempre la vecchia questione, da Stalin in poi,  del fine che giustifica i mezzi.  I mezzi, "cari" compagni,  sono stati pessimi e il fine ancor di più.
cp, 03-02-2006
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L'ITALIA CHE SOGNIAMO E CHIEDIAMO AL PREMIER
Sono passati sei mesi da quando i radicali italiani hanno fatto la scelta di campo a favore del centrosinistra. E da quando noi, non condividendo per nulla quella svolta, abbiamo deciso di dare vita a una nuova formazione radicale e liberale alleata al  centrodestra.
Ora che la campagna elettorale entra nel vivo, sentiamo la necessità di rivolgere un appello, in primo luogo agli elettori radicali, a sostenere un soggetto politico come il nostro che porti all'interno della Casa delle Libertà i contenuti della politica liberale liberista e radicale. Marco Pannella (cui abbiamo rinnovato in queste ore un pieno appoggio per la sua battaglia contro una norma elettorale discriminatoria) ha giustificato la scelta di correre alle prossime elezioni nell'Unione prodiana con le insegne della Rosa nel Pugno con lo slogan "alternanza per l'alternativa", ritenendo cioè che l'eliminazione dalla scena politica di Silvio Berlusconi sia un passaggio essenziale per l'affermazione futura di una maggioranza liberale.
Questo assunto ci pare del tutto astratto dalla realtà della politica italiana e per questo fuorviante. Certamente l'azione riformatrice liberale del Governo Berlusconi (spesso frenato a causa della ragnatela tessuta dagli alleati) avrebbe dovuto essere più incisiva, pur tenendo nel dovuto conto le difficoltà congiunturali di questi cinque anni. Ma ci sentiamo anni luce lontani dalle critiche conformiste e, in fondo, intellettualmente disoneste, di quanti pretenderebbero di archiviare il Governo Berlusconi come un susseguirsi di leggi "ad personam" che hanno condotto il paese allo sfascio. Su questo, ci basta rispondere che se un giornale tutt'altro che tenero con il Cavaliere come Il Sole 24Ore titola a proposito del "contratto con gli italiani": "obiettivi centrati a metà", allora siamo di fronte ad una vera rivoluzione liberale nel metodo e a importanti passi avanti nel merito.
Cosa c'è di più rivoluzionario e positivo per la politica parolaia e consociativa del nostro paese che essersi  presentati agli elettori con un breve elenco di significativi obiettivi programmatici sottoponendosi cinque anni dopo allo scrutinio rigoroso di analisti ed elettori? E quale altro Governo ha mai potuto vantare, per di più in una congiuntura imprevedibilmente difficile, di aver avviato e in buona misura attuato (in realtà anche più del 50%) gli impegni assunti con gli elettori?

Di questo il centrosinistra non vuole prendere atto e preferisce lo scontro pregiudiziale sulla "opportunità" che il centrodestra continui a governare il paese. Siamo ancora alla presunta supremazia in termini di legittimità democratica della sinistra e poco più. Nulla di nuovo, per la verità, se è vero che già Enrico Berlinguer giudicava il Governo Craxi "un pericolo per la democrazia". Ci stupisce, questo sì, che al coro partecipi oggi anche Marco Pannella. Il ruolo dei radicali nel centrosinistra, avrebbe dovuto essere quello di aprire un fronte liberista e americano nella sinistra italiana che non si è mai liberata di miti marxisti e terzomondisti. Cosa che non è stata fatta. Persino il Corriere della Sera, che pure sostiene e dà grande spazio alla scelta di Pannella a favore del centrosinistra, ha più volte segnalato, attraverso gli editoriali di Angelo Panebianco, la mancanza di visione strategica con cui si è caratterizzata la Rosa nel pugno.
Questa ha invece centrato la propria iniziativa e la propria comunicazione sull'anticlericalismo, tema che, ideologicamente, non crea problemi a sinistra, anche se, all'atto pratico, a partire dai Pacs (noi siamo favorevoli, purché non divengano "pacs e benefit") neppure nel centrosinistra prevale in modo politicamente decisivo un orientamento liberale di rivendicazione della piena autonomia della politica dalle indicazioni della CEI. Per quanto ci riguarda riteniamo che un conto sia reagire con chiarezza e intransigenza alle pressioni clericali sul fronte legislativo, un altro professarsi anticlericali come se la Chiesa possedesse in Italia un potere "talebano". Il ruolo della Chiesa è complesso e non può essere ridotto al clericalismo: la rivendicazione di un ruolo pubblico della religione nell'agorà politica è cosa ben diversa dall'imposizione delle verità di fede nell'ordinamento civile.
Sull'economia occorrerà pure ammettere che una cosa è misurarsi con la persistenza, in ampi settori del centrodestra, di una cultura politica corporativa e statalista, fondata sulla centralità della spesa pubblica, ma tutt'altra cosa è affidare le speranze di modernizzazione economica e sociale ad uno schieramento che avversa programmaticamente le riforme di mercato, e affida alle organizzazioni sindacali un esplicito e incontestato potere di veto sulle politiche economiche. O no? Tant‚è che quanto di meglio che è stato fatto (Legge Biagi, pensioni, grandi opere, riforma Moratti) è esattamente ciò che buona parte del centrosinistra vuole cancellare e quello che di più si doveva fare è l'opposto di quanto possa impegnarsi a fare Romano Prodi nella cui coalizione le componenti massimaliste ed estremiste, comuniste rifondate e no, rosse o verdi che siano, hanno sempre un peso decisivo, contrariamente a quanto avviene nei partiti socialdemocratici e laburisti di tutti i paesi occidentali.
Più in generale siamo convinti che un'eventuale vittoria di Prodi, ottenuta anche grazie alla collaborazione del "giapponese" Pannella, non sarebbe affatto l'inizio di una presunta riscossa liberale, ma la consacrazione di un'Italia immobilista, conservatrice e chiusa alla concorrenza, forte dell'appoggio di tutti i poteri protetti (in prima fila quelli bancari, editoriali, sindacali, giudiziari e via discorrendo). Non sarebbe questa l'Italia che sogniamo, né quella per cui i radicali hanno fatto tante lotte liberali. Noi abbiamo scelto chi non ha avuto dubbi su quale fosse il fronte da presidiare nella crisi irachena: quello di Blair e di Bush impegnati per la ricostruzione democratica del paese liberato da Saddam e non certo quello dei tanti Ponzio Pilato europei eletti a modello dal centrosinistra prodiano. Abbiamo scelto chi si è impegnato, anche se con alterni risultati, sul fronte delle garanzie per gli imputati contro le prevaricazioni delle corporazioni che occupano il potere giudiziario. Del resto, perfino nella battaglia per l'amnistia alla fine Pannella si è trovato al fianco Forza Italia e UDC e contro Margherita e DS.
Per questo, in sintesi, noi abbiamo scelto, pur consapevoli delle difficoltà che avremmo dovuto affrontare, il centrodestra e continuiamo a ritenere che i radicali tutti avrebbero potuto in questo modo investire al meglio le proprie straordinarie risorse politiche ed ideali. La nostra ambizione di Riformatori, Liberali e Radicali è oggi quella di contribuire a  rilanciare le idee e le politiche che vanno giustamente sotto l'insegna dello "spirito del '94", in particolare lavorando con Forza Italia per il sostegno alla leadership di Silvio Berlusconi. Questo risultato potremo ottenerlo, in primo luogo, se gli elettori radicali si mobiliteranno al nostro fianco, dandoci la forza per contribuire ad imprimere una svolta di cui il paese ha vitale urgenza. L'altra condizione - ovviamente - è che entro la data dell'Assemblea Nazionale, prevista a Roma per il prossimo 18 e 19 febbraio, si raggiunga un accordo definitivo, politico e elettorale, tra i Riformatori Liberali Radicali e il leader della coalizione, Silvio Berlusconi.
Benedetto Della Vedova, Marco Taradash, Peppino Calderisi, Carmelo Palma
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IL FUCO E L’APE REGINA
E’ difficile esaminare la sentenza del Tribunale di Monza, presieduto da tal Calabrò, magistrato di lungo corso, prima grande accusatore ed ora giudice clemente e liberale noto per la sua smania di farsi notare in modo politically correct, magari per qualche candidatura e per le sue sortite al Processo di Biscardi a discutere di arbitri e giustizia sportiva e doping, cioè questioni che con la giustizia non hanno molto a che vedere, visto che il Calcio assolve tutti. Ebbene la sentenza del suddetto tribunale sarà ricordata come la sentenza del fuco e dell’ape regina. Il marito chiede la separazione perché l’aborto della moglie non gli era stato comunicato e chiede il relativo risarcimento del danno per lesione del diritto alla paternità. Nisba, la madre ha un diritto riconosciuto per legge in fatto di aborto e quindi del suo feto ne fa quello che vuole. Applausi a scena aperta! Dai palchi sinistroidi arriva la benedizione alla “sentenza liberale”, quella per cui esseri madri è più importante di essere padri. Qual è il principio che pretende la parità fra i sessi, ma non il loro uguale diritto sul nascituro? Forse la favola popolare per cui il marito, fuco appunto, rende incinta la moglie-ape regina e va via e toccherà a lei, moglie e madre, soffrire con il pancione, “deporre le uova”, lavorare in casa e magari anche fuori, soffrire le doglie, mentre il marito esce con gli amici e lavora per suo conto. Bene allora bentornati nel Medio Evo, in un Medio Evo che pretende di dare alle donne non la parità, ma la potenza assoluta su un bene e su un principio di vita. Certamente la nuda e cruda giustizia esternata in un sentenza della Corte di Cassazione del 1998 aveva già affermato che solo la donna è titolare del diritto di abortire, di interrompere la gravidanza, senza alcuna voce in capitolo da attribuire all’uomo che non può impedirlo. Non vedo perché allora, non si garantisca il libero utilizzo degli embrioni, visto che il nascituro è un bene di semplice gestibilità femminile e visto che a nulla serve l’uomo se non alla mera e materiale esecuzione dell’atto sessuale che porta alla nascita, non potendo decidere nulla su quel “bene”, diventato una nuda proprietà della donna, moglie, madre. Non vedo perché si tenti ancora di appesantire i consultori di consiglieri ed ispettori; se nella tangibilità di un feto da parte della donna, non può nulla suo padre, che ha un diritto ed un dovere e perfino un istinto (oppure anche questo è solo materno?) paterno, cosa possono estranei scienziati della psiche o cervelli del diritto? Il futuro è questo. E’ il futuro è oggi, un oggi dove le donne-madri sfilano con le loro figlie a manifestare per l’aborto, quasi a voler ammettere “magari avessi potuto…” e lo fanno senza i mariti, inerti, incoscienti di poco sentimento; un oggi dove la parità si confonde con la potenza, la libertà ed il liberismo stesso si confondono con la volontà, con il sentirsi sciolto da ogni laccio morale, da ogni scrupolo, da ogni obbligo, perché oggi tutto ciò che è sacrificio, regola è sentito come obbligo opprimente. Libero di decidere in virtù di un orgoglio, di una rivincita di emancipazione che i Tribunali incoraggiano, sanzionando così anche la fine delle regole su cui si basa il loro operato, ovvero il principio per cui la legge è uguale per tutti. No, c’è chi ha un potere su tutto. Una donna ha diritto a fare e disfare un corpicino, in un mondo senza ragione la mamma leonessa difende i suoi cuccioli o li fa soccombere perché non soffrano, il padre non esiste. Nella realtà umana, è uguale. Non c’è più un diritto giuridico paterno e non c’è spazio per la sua scelta di vita contro la scelta di morte di chi ne ha la potestà fisica e giuridica. L’ape regina condanna tutti, uova e fuco soccombono e con essi, la loro ragion d’essere.  
Angelo M. D'Addesio
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Massima del giorno
Troppo facilmente si cerca la colpa di chi ha ragione.
G.P.

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MOLLICHINE
Prodi: "I romani sono a loro modo simpatici". E i serial killer, a loro modo, interessanti.

Ahmadinejad incontra i leader di Hamas e del Jihad islamico. Per una volta, non si registrano vittime.

Il Tribunale civile di Roma: Alitalia non puo‚ comprare Volare. Volare non è il suo mestiere.

Ostaggi. Fini: "Non abbiamo pagato alcun riscatto". Quasi ci pagavano loro perché ci riprendessimo la Sgrena.

Casini: "Non può esistere uno scontro tra la Cdl e Ciampi". Per lui la Cdl  si deve sempre calare le braghe.

Storace ha proposto di introdurre la visita medica per gli immigrati. E che lascino l'impronta della zampa.

Tagliati i sussidi ai palestinesi. I poverini dovranno togliersi le pallottole di bocca, per nutrire i loro figli.

Hamas: tregua se Israele, nei confini del 1967, libererà i detenuti palestinesi. E il ritorno dei rifugiati? E la Palestina dal Mediterraneo al Giordano? Ma sono guidati da traditori?

Il Venezuela si schiererà con l'Iran nella disputa sul nucleare. Questione di gittata dei missili.

Al Zawahiri: "Sono scampato a un raid americano". E finché Allah non si distrae...


Gianni Pardo

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e questo non è antisemita?
by antifa Wednesday, May. 24, 2006 at 3:33 PM mail:

dal sito dei neofascisti italiani http://www.italiasociale.org

  Alzo zero

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IL REVISIONISMO DELL'OLOCAUSTO, TABU' DELL'OCCIDENTE

KIM PETERSEN intervista ISRAEL SHAMIR

Israel Shamir è un importante e controverso pensatore israeliano di origine russa, uno scrittore e un traduttore che vive a Jaffa. Shamir, con i suoi scritti, ci regala fresco candore, profonde intuizioni e umanesimo ispiratore. La sua posizione di principio, in favore del diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi e della ricostruzione dei loro villaggi distrutti ha causato il suo licenziamento dal giornale israeliano "progressista" Ha'aretz. In seguito agli attacchi israeliani contro i palestinesi nel gennaio 2001, Shamir si è dedicato alla letteratura politica in inglese.

Per l'intellettuale Carlo Marx, la questione ebraica era un "soggetto irreale". Marx era stato battezzato nella religione luterana e aveva sposato una non-ebrea. Shamir ha rinunciato al giudaismo e abbracciato il cristianesimo. Egli è un forte sostenitore della soluzione "un uomo, un voto, uno stato" con l'obiettivo di un unico stato Israele-Palestina.
Ho intervistato questo irremovibile scrittore indipendente -- Kim Petersen

Kim Petersen: Di recente hai scritto che lo storico David Irving, che i media dominanti dicono essere stato condannato per negazione dell'Olocausto, è stato invece condannato per la negazione della "superiorità ebraica". Potresti spiegare meglio questa tua posizione?

Israel Shamir: Ho scritto a lungo su questo argomento in "For Whom the Bell Tolls" (Per chi suona la campana, ndt) e in "The Vampire Killers" (Gli uccisori di vampiri, ndt). Nessun uomo libero può essere d'accordo con l'idea che la morte (e la vita) degli ebrei sia più importante di quella di un goy (non-ebreo, ndt). Eppure il revisionismo dell'olocausto è l'unica proibizione che la nostra società impone per legge.

Gli armeni sono diventati invidiosi di questo status superiore degli ebrei, e in realtà sono riusciti, almeno in Francia, a mettere sotto la protezione di una legge la loro tragedia del 1915. Il risultato è stato tragicomico. Essi hanno costretto un importante storico ebreo (e un guerrafondaio di primo livello), Bernard Lewis, ad affrontare un processo, a Parigi, per negazione della loro tragedia, processo in cui è stato condannato, proprio come David Irving. Ma David Irving ha avuto tre anni di carcere e sul suo nome è stato gettato "discredito" (leggere l'intervista da lui rilasciata al The Observer), mentre Bernard Lewis era stato multato di 1 (un) franco francese, ed è libero di andare dove vuole, e il suo nome appare in bella mostra in varie petizioni. Il suo nome non è stato infangato, ma quello degli armeni sì! Evidentemente il sangue degli ebrei è più rosso di quello degli armeni, per non far menzioni di specie ancor meno importanti. Ho citato un articolo di uno storico ebreo americano che ha negato il genocidio dei nativi americani. Nemmeno il suo nome è stato infangato. La fustigatrice di Irving, Debora Lipstadt, da parte sua, ha negato l'olocausto dei morti inceneriti dalle bombe incendiarie di Dresda, e nemmeno il suo nome è stato infangato. Che tu lo voglia o no Kim: il concetto di olocausto è un concetto di superiorità ebraica.

Ciò ha un importante significato religioso: il cristianesimo è la negazione dell'idea di superiorità ebraica. Chiunque crede o accetta l'idea di superiorità ebraica, nega Cristo perché Cristo ci ha resi uguali. Il regista ebreo francese Claude Lanzman, il regista di "Shoah", una volta ha detto: se credi nell'olocausto, non puoi credere in Cristo. Sono pronto ad accettare la sua sfida: io credo in Cristo. Possiamo riscrivere la frase di Lanzman: la credenza che la morte degli ebrei abbia un significato storico speciale è segno di apostasia. Quindi la fede nell'olocausto cozza contro la chiesa: noi crediamo che Cristo ha sofferto per noi ed è risuscitato. I fedeli dell'olocausto credono che il popolo ebraico ha sofferto e poi è tornato creando lo stato lo stato ebraico. In questo scontro, gli ebrei vincono: contrariamente a quanto succede con la negazione dell'olocausto, si può negare la crocifissione e la resurrezione e la tua carriera non ne soffrirà.

La questione della negazione dell'olocausto è una questione di apostasia: la nostra società resisterà sulla roccia eretta da Cristo, o adorerà lo stato ebraico? Questa è un'importante scoperta riguardante l'eterna religiosità dello spirito umano: il tentativo di creare uno stato secolare non è riuscito. Dopo un'illusoria breve interruzione, gli dei sono tornati.

Kim Petersen: E' corretto usare termini così forti come "goy"?

Israel Shamir: Per la verità, non so se questo sia un termine forte. Ho tradotto alcuni libri ebraici, da Samuell Yosef Agnon, l'unico premio Nobel di lingua ebraica, al Libro della Stirpe del rabbino Zacuto, un pensatore giudeo-iberico del 15° secolo, la mia ultima traduzione in inglese. Questi scrittori usano il termine 'goy' e così fanno pure i giornali israeliani. Questo termine ha un significato: indica un non-ebreo come lo vede un ebreo. Se ritenete che non si tratti di un termine elogiativo, allora vuol dire che secondo voi gli ebrei considerano un 'goy' con disgusto. Forse è così. Ma noi dovremmo affrontare i problemi, non le parole. Aver a che fare con le parole è più facile, ma non porta a soluzioni. Se si usasse la parole 'gentile' invece di 'goy', cambierebbe l'atteggiamento ebraico verso i non ebrei? Prendersela con le parole è anche un segno di debolezza. Quando (nel 19° secolo) gli ebrei si sentivano deboli, preferivano farsi chiamare israeliti. Oggi non hanno problemi ad essere chiamati "ebrei".

Kim Petersen: Tu hai descritto gli Stati Uniti come uno "stato ebraico più grande". Tu hai anche apprezzato Jeffrey Blankfort perché ha compiuto "un ulteriore passo in avanti" nel rigettare le posizioni di Noam Chomsky e di altri. L'influenza della "Lobby ebraica" è veramente dominante sull'imperialismo delle grandi compagnie americane?

Israel Shamir: Su questo argomento ho scritto in "A Yiddishe Medina". L'imperialismo delle grandi compagnie americane non è uno spirito privo di corpo; è costituito dalla somma dei desideri e delle azioni delle elites americane. E le elites americane sono ebraiche, in gran parte, ed hanno fatto propri i valori e le idee ebraiche, ad un livello perfino più alto. Alcuni anni fa, uno scrittore ebreo americano, Philip Weiss ha scritto nel New York Observer: "Non pretendo di sapere quanta parte della classe dirigente sia ebraica. Il venti per cento, il cinquanta per cento? Penso sia il 30 per cento". Sono ebrei per lo meno il 30% degli studenti di Harvard, secondo quanto riporta The Forward, un giornale ebreo americano. La Hillel Society pubblica le seguenti cifre: Numero totale di studenti universitari: 6 658; numero di studenti universitari ebrei: 2 000 (cifra approssimativa); Numero totale di laureati: 10 351; numero totale di laureati ebrei: 2 500 (cifra approssimativa). Quindi è vero che le elites americane sono, in gran parte ebraiche, nel senso ordinario della parola. Per quanto riguarda lo spirito, Karl Marx parlava di uno "spirito ebraico" degli Yankee. Un marxista meno noto, Sombart, ha scritto molto su questo punto. Per cui, a mio parere, è un errore parlare di "Lobby ebraica" -- potremmo invece parlare di un'acquisizione di controllo, di una sostituzione delle vecchie elites WASP (White Anglo-Saxon People). Gli ebrei rappresentano circa il 3% della popolazione degli Stati Uniti. I britannici presero il controllo dell'India con una percentuale di molto inferiore; così ha fatto anche l'attuale minoranza dominante in Siria. I normanni hanno dominato per secoli la Gran Bretagna con una percentuale molto inferiore al 3%. L'intera nobiltà russa al tempo degli Zar era costituita dal 2/3% della popolazione, mentre le caste dirigenti delle società Hindu rappresentano, nella migliore delle ipotesi circa il 5%. Oggi, gli ebrei si sono ben integrati nell' "imperialismo americano delle grandi compagnie" e a più livelli; essi non devono combatterlo, lo usano. La "lobby ebraica" è un meccanismo supplementare; essa consiste nello zoccolo duro degli ebrei nazionalisti. Il problema è che il resto, la parte ebraica della classe dominante americana, non appartenente direttamente alla Lobby, consiste in gran parte, come ho avuto modo di affermare, di ebrei non particolarmente nazionalisti. Essi sono pronti al compromesso, e questo compromesso è il terreno comune di un nazionalismo ebraico moderato.

Kim Petersen: Riguardo all'invasione dell'Iraq, tu hai affermato: "Ci sono troppe coincidenze perché la si definisca una guerra puramente americana". Fino a che punto vedi la mano sionista dietro l'invasione e l'occupazione?

Israel Shamir: Sì, in parte sono d'accordo con i due professori delle Università di Harvard e Chicago (M&W, ndt), la conquista dell'Iraq e le attuali minacce all'Iran hanno per causa proprio i sionisti all'interno dell'Amministrazione Bush. La vecchia storiella degli interessi petroliferi è stata smentita dalla realtà: oggi il petrolio costa di più, le compagnie petrolifere lasciano l'Iraq, nessuno dei loro dirigenti ha sostenuto la guerra. Probabilmente nessuno dei tuoi lettori non si sogna neppure di pensare alle Armi di distruzione di Massa degli iracheni o alla stupida favola dell' "esportazione della democrazia" nel mondo arabo. Non rimane che concludere che la prima e più ovvia spiegazione è proprio la trama sionista.

Ma la guerra all'Iraq, in quanto parte della Guerra al Terrore, ha un secondo aspetto: si tratta di un totalitarismo ancora più spaventoso, la spinta verso la creazione di un'oligarchia fondata su caste, dal pugno di ferro, secondo le parole di Jack London. Il suo strumento principale è la paura; il suo scopo primario lo smantellamento delle libertà civili e della coesione naturale della società. Senza la Guerra al Terrore, i governanti degli Stati Uniti non potrebbero leggere la nostra posta elettronica, ascoltare le nostre conversazioni, accumulare nelle loro banche dati ogni più piccolo elemento di informazione sulle nostre vite. Questo totalitarismo è stato preannunciato da George Orwell, un avido lettore dei Protocolli, e fu osannato da Leo Strauss, la luce che oggi guida i Neo-conservatori. Strauss sosteneva l'idea di una società governata dal potere dittatoriale delle elites; seguace di Hobbes, non aveva nessuna fiducia nella gente comune. Sebbene egli avesse elaborato le sue teorie prima della seconda guerra mondiale, dopo la guerra era solito far riferimento all'Olocausto come un fenomeno che poteva riprodursi a meno che la società non venisse controllata strettamente. Ho definito i sostenitori di questo paradigma col termine di "mammoniti", o adoratori di Mammona. La guerra all'Iraq e la Guerra al Terrore in generale, sono un prodotto dell'unione dei sionisti e dei mammoniti, gruppi che spesso coincidono, come nel caso dei principali Neo-conservatori.

Ecco perché la nostra lotta deve essere diretta contro i sionisti e i mammoniti; non si tratta solo di una lodevole campagna in sostegno ai popoli del Medio Oriente, ma prima di ogni altra cosa, essa è la battaglia decisiva per la preservazione della democrazia e della libertà negli Stati uniti e in Europa, per cambiare in meglio il futuro dei nostri figli, per la creazione di una società più egualitaria e spirituale, contro l'era oscura verso cui ci stanno portando.

Kim Petersen: Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad si è dovuto sorbire un sacco di critiche dai media occidentali per aver ripreso la frase del defunto Ayatollah Ruhollah Khomeini che diceva che Israele deve essere cancellato dalla carta geografica. Evidentemente, a giudicare dal silenzio dei media occidentali sull'altro aspetto della questione, per essi non è un problema che Israele abbia cancellato dalla mappa la Palestina. Lo stato di Israele è veramente un'entità legittima?

Israel Shamir: No, non lo è. Non possiamo considerare legittimo uno stato che non dà diritti ai suoi abitanti e che ufficialmente appartiene agli ebrei del mondo. E' nel nostro interesse conquistare la piena indipendenza dagli ebrei e spostare l'intera questione dei diritti e delle responsabilità dall'ebraismo mondiale alla popolazione del paese. La sovranità dovrebbe essere nostra, della gente di Palestina/Israele, non del popolo ebraico, la componente mondiale extraterritoriale. Faccio appello ai miei compatrioti perché rinuncino alla loro "ebraicità" affinché divengano palestinesi d'adozione, fratelli e sorelle della gente natia. Spero che alla fine ciò succeda; così ci integreremo e dimenticheremo il collegamento con l'oltremare. Quello che invece stiamo facendo oggi è seguire il paradigma coloniale e cacciamo da questa terra i nativi in nome della nostra "ebraicità". Dovremmo seguire l'esempio del Messico, in cui gli immigranti dalla Spagna e dall'Italia formano ora una nazione con i discendenti di Montezuma.

Kim Petersen: Cosa significa per te l'elezione di Hamas? Dovrebbe Hamas riconoscere Israele?

Israel Shamir: Ho scritto un articolo sui risultati di quest'elezione. I palestinesi hanno rigettato il governo di Fatah perché esso ha fatto troppe concessioni a Israele senza averne nulla in cambio. Hamas non deve riconoscere lo stato di Israele, per lo meno fino a quando i governanti di questo stato non riconoscono l'indipendenza palestinese, ritirano le loro forze armate e la smettono di interferire con il movimento dei palestinesi in Palestina e fuori di essa. Questa è la reciprocità. Posso immaginare una soluzione ancora migliore: Hamas può far appello a che ci sia completa integrazione di tutta la Palestina dal fiume Giordano al Mare, con elezioni sulla base del principio una persona, un voto. ma finché ciò non accadrà, Hamas dovrebbe seguire il principio di reciprocità: riconoscimento reciproco, inter alia.

Kim Petersen: Tu sei un ex-ebreo, uno che si è convertito al cristianesimo --- Perché lo hai fatto? Tu hai scritto che ci sono "molti ex-ebrei". Lo hanno fatto per la stessa tua ragione? Pensi che una crescente tendenza all'apostasia del giudaismo sarebbe un mezzo efficace per portare giustizia ai palestinesi?

Israel Shamir: Il cristianesimo e il giudaismo sono religioni strettamente collegate. Un cristiano, Karl Marx, ha detto una volta: il cristianesimo è giudaismo sublime, mentre il giudaismo è sordido cristianesimo. Un vero cristiano sa bene che un goy non è peggiore di un ebreo; quindi l'idea dell'esclusività ebraica non è accettabile per un cristiano. Nel nostro paese ci sono molti cristiani ortodossi russi (alcuni di origine ebraica e alcuni altri no), ed essi pregano e celebrano le festività insieme ai nostri fratelli e sorelle cristiani ortodossi palestinesi. io sono stato battezzato dal palestinese Arcivescovo Teodosio Attala Hanna, e ciò mi ha aiutato a risolvere il mio problema di identità. La cosa importante è però di non creare un'organizzazione di ebrei "cristiani" separata, perché una tale scelta non porta da nessuna parte. Io sono molto preoccupato che ci siano chiese di "ebrei cristiani" devotamente sioniste. In breve, si, il battesimo è una soluzione, ma solo a condizione che esso si accompagni al rigetto dell' "ebraicità" Se il battesimo è solo un'aggiunta all' "ebraicità", esso si svuota, e non porta alcun beneficio.

Kim Petersen, co-direttore di Dissident Voice, vive in quella che tradizionalmente si chiamava Mi'kmaq e che poi con termine coloniale è stata chiamata Nova Scotia, Canada. Lo si può contattare all'indirizzo elettronico
kim@dissidentvoice.org

Fonte:
http://www.uruknet.info

Traduzione di MAURO MANNO

Nota:

Gli scritti di Israel Shamir si possono leggere sul suo sito
http://www.israelshamir.net/ . I suoi saggi sono raccolti in tre libri: The Flowers of Galilee, Our Lady of Sorrow, e Pardes.

 

Ultimo aggiornamento: lunedì 22 maggio 2006

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e neanche questo è antisemitismo?
by antifa Wednesday, May. 24, 2006 at 3:37 PM mail:

sempre dallo stesso sito di Italia Sociale

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L'OLOCAUSTO: IL DOGMA DELL'OCCIDENTE GIUDAICO-MONDIALISTA

di Dagoberto Husayn Bellucci - dir. resp. agenzia di stampa "Islam Italia"

Mentre assistiamo ad una omologazione sempre più massificante di mode e costumi , idee , opinioni e sistemi di vita, sembra resistere nell'Occidente giudaizzato da sessant'anni di diktat sinagogici il mito del cosiddetto "sterminio" di sei milioni di ebrei durante l'ultimo conflitto mondiale.

Insomma la leggenda dell'Olocausto, la shoa secondo l'idioma ebraico 'corrente' , al di là delle convenzioni resta uno dei capitoli indiscutibili della storia contemporanea sul quale non sono ammesse ricerche nè analisi fuori dal coro di quella verità 'ufficiale' assunta come moderno dogma dall'intero sistema occidentale.

Crollate le ideologie, morti e sepolti i miti politici che hanno caratterizzato l'intero XX° secolo resiste dunque solo ed esclusivamente il dogma dell'Olocausto.

E che di dogma si tratta per gli occidentali crediamo che sia assolutamente fuori discussione se si pensa che , oggigiorno, è possibile insultare tranquillamente qualsiasi valore etico, morale o religioso; in nome della libertà d'espressione si tollerano vignette blasfeme contro l'Islam o film ingiuriosi della religione cattolica.

Mentre l'Occidente si è sentito in dovere di difendere i suoi laicissimi principi di libertà e tolleranza, democrazia e eguaglianza - gli 'immortali' principii dell'89 caposaldi della società totalitaria democratica moderna - anche utilizzando ironia blasfema contro i fedeli dell'Islam o quelli del Cristianesimo d'altra parte nessuno di questi intellettuali 'democratici' si prenderebbe mai l'onere nè avrebbe il coraggio di schierarsi a difesa di quelli storici revisionisti che hanno dimostrato l'impossibilità 'tecnica' nonchè l'assoluta incoerenza politica di quel preteso programma di 'sterminio' attuato contro gli ebrei in Europa dal Nazionalsocialismo.

Ed è , francamente, anche logico questo atteggiamento. E' Israele che detta le leggi nel cuore della società occidentale. E' l'Internazionale Ebraica che stabilisce chi deve e chi non deve frequentare i 'salotti buoni' della cultura sistemica , quali politici insediare alla guida dei partiti e delle istituzioni, quali economisti e imprenditori mettere alla presidenza delle organizzazioni finanziarie, commerciali e di lobby.

Israele e l'attenta vigilanza esercitata dalle comunità ebraiche in ogni Stato d'Europa non permetteranno mai che sia minimamente messo in dubbio il dogma olocaustico.

Ne va della stessa esistenza dell'emporio criminale sionista in Terrasanta - finanziariamente assistito dall'ingente apporto di dollari provenienti dalle comunità ebraiche degli Stati Uniti ma nato quasi esclusivamente grazie alla prassi di spoliazione parassitaria delle "riparazioni belliche" in marchi alle quali i diversi organismi sionisti internazionali obbligarono la Germania Federale fin dal 1946 - , nè va della stessa incondizionata aureola di martirio della quale si potranno continuare i kippizzati di ogni nazione e di ogni latitudine e - dulcis in fondo - ne va pure del business olocaustico che - Hooliwood docet - ha pur sempre da far fiorire una sua ingranatissima macchina.

Insomma sarebbero davvero tanti i motivi per i quali a nessuno verrebbe in mente di dichiarare che l'Olocausto è , nè più nè meno, una cazzata interplanetaria , una menzogna colossale, la più grande fandonia inventata nel XX° secolo che fa il palo - ...'forse'... - con la serie di balle raccontateci dai media sistemici per 'descriverci' l'"attacco terroristico" dell'11 settembre 2001 .... e c'é ancora chi 'crede' alla favola di bin Laden e Al Qaeda... vabbè ...contenti voi.

Il mito dell'Olocausto per essere più espliciti viene riconosciuto come moderno dogma da una società priva di alcun valore proprio perchè questo è quanto impone la Sinagoga Mondialista agli stolti 'goyim' , ai "gentili" (non ebrei) 'giudaizzanti' , rincoglioniti da sessant'anni di propaganda quotidiana - costante, martellante e francamente urtante - che passa dalle scuole elementari e arriva fino alle università.

A nessuno importa se storici autorevoli - i cosiddetti 'revisionisti' dispregiativamente etichettati dal Sistema con l'epiteto di 'negazionisti' - hanno subito processi sommari, sono stati incarcerati (David Irving a Vienna recentemente è stato condannato a tre anni e mezzo di galera), costretti a pagare cifre esorbitanti e danni alle comunità ebraiche (ricordiamo il processo-farsa contro Ernst Zundel svoltosi a varie riprese nella seconda metà degli anni ottanta), colpiti e quasi ridotti in fin di vita (il professor Faurisson venne massacrato da una sedicente organizzazione di "figli della memoria"... ovvero la faccia 'feroce' - semmai ne esistesse una 'buona' - delle milizie betarine , gli squadristi sionisti francesi, i mazzieri della sinagoga) o costretti all'esilio per poter dimostrare la fondatezza delle proprie tesi (è il caso dello storico svizzero Graff autorevolmente invitato a tenere un ciclo di conferenze sulla fandonia olocaustica nella Repubblica Islamica dell'Iran ma condannato nella sua democratica terra natia).

Che dire ancora sull'Olocausto? Noi diciamo - parafrasando uno scritto di qualche anno or sono del Grande Guascone di Popoli , Maurizio Lattanzio -  che se domani il principale quotidiano italiano e insieme i principali telegiornali del grande schermo riportassero a caratteri cubitali in prima pagina o come prima notizia tv che "L'OLOCAUSTO EBRAICO E' UNA CAZZATA INTERPLANETARIA" ciò non susciterebbe alcuna reazione 'conforme' nelle masse cerebrolese dell'Occidente giudaico-mondialiste del 'resto' 'inermi' anche dinanzi alla truffa partitico-istituzionale del "Grande Magna magna" denominata Tangentopoli.

Dunque non è 'rilevante' smontare la leggenda dell'Olocausto - che fuori dal perimetro sistemico occidentale viene considerata per ciò che realmente è cioè una cazzata interplanetaria - nè ci interessano troppo neanche le dichiarazioni autorevoli del presidente iraniano Mahmood Ahmadinejad che in merito è stato anche troppo chiaro....

Noi affermiamo che l'Olocausto è una cazzata interplanetaria funzionale agli interessi della Sinagoga Mondialista.

Affermiamo altresì l'anti-giudaismo militante che deve individuare nella questione ebraica - e in tutte le sue implicazioni (storiche, politiche, religiose, economiche, sociali ecc. ecc.) il principale tema di dibattito della Politica Mondiale.

Il giornalista inglese Wickham Stead scriveva oltre un secolo or sono: "Non esiste politico, economista, scrittore o giornalista che possa dirsi tale se non affronterà la questione ebraica".

E sono stati gli stessi organi di stampa del Giudaismo internazionale a ribadire che "la questione ebraica non lascerà in pace i popoli e i governi del pianeta"....

Olocaustiche rivendicazioni a 'parte' il mondo si divide sempre in due categorie: chi ha un progetto politico rivoluzionario e chi 'sogna' il Governo Mondiale.

 

Ultimo aggiornamento: lunedì 22 maggio 2006

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l'estrema destra che tifa Ahmadinejad non è una novità
by antagonismo rivoluzionario Wednesday, May. 24, 2006 at 3:48 PM mail:

che i neofascisti siano solidali con il nazipresidente iraniano Mahmood Ahmadinejad non è una novità.
Fin dalla rivoluzione islamica dell'ayatollah Komeini infatti i movimenti neofascisti italiani si divisero tra i proislamici e i filoisraeliani.
se molti dei Nar amici dello stragista Fioravanti andarono in Libano a combattere con i falangisti - cioè al fianco dell'esercito israeliano - ci furono anche diverse organizzazioni neofasciste che si schierarono al fianco dell'integralismo islamico komeinista.
Dall'inizio degli anni ottanta i neofascisti e alcuni tra loro che avevano aderito all'Islam radicale pubblicarono riviste come "Jihàd" (diretta da tale Oggero con sede vicino Torino), "Il Messaggero dell'Islam", "Orion" (organo del fronte antimondialista diretto da Maurizio Murelli) e successivamente la filoislamica "Avanguardia" e "Il Puro Islam" degli sciiti napoletani (il direttore è un ex neofascista).
Attualmente con le posizioni antisemite di ahmadinejad ci sono le riviste d'estrema destra "EURASIA", "RINASCITA" e diversi siti di contrinformazione che vedono nell'Iran un baluardo contro l'imperialismo americano.

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ancora articoli antisemiti
by antifa Wednesday, May. 24, 2006 at 4:13 PM mail:

sempre dallo stesso sito altro esempio di antisemitismo fascista

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Il dogma della shoah: La menzogna di Ulisse di Paul Rassinier

Edizioni: Graphos

 

Uno scambio di corrispondenza tra la Graphos e la UTET a proposito de La menzogna di Ulisse di Paul Rassinier

Agli inizi del corrente mese, abbiamo ricevuto, da parte della UTET di Torino, una richiesta di autorizzazione alla pubblicazione in un volume di documenti della Storia della Shoah di un brano tratto da La menzogna di Ulisse di Paul Rassinier.

Il 4 maggio abbiamo risposto che non avevamo obiezioni e volevamo solo visionare la bozza di stampa del brano estratto dal libro, con relativo commento, specificando che ci ponevamo il problema di tutelare l'onorabilità e serietà dell'autore, nei confronti del quale è in atto da anni un’indegna campagna denigratoria. La UTET ci ha fornito le bozze del brano e il testo introduttivo. Riproduciamo quest’ultimo assieme alla nostra risposta.

Testo introduttivo della UTET all’estratto de La menzogna di Ulisse

Paul Rassinier, comunista negli anni Venti passato poi nella sinistra socialista, aveva accettato nel 1940, al pari di molti parlamentari socialisti francesi, il governo di Cichy come male minore. Nel 1943 era stato comunque deportato a Buchenwald. Nel secondo dopoguerra, alla seconda Assemblea Costituente (1946), venne eletto deputato socialista, incaricò che ricoprì per meno di un anno. Entrato in polemica con i comunisti, che, a suo dire, strumentalizzavano i morti della Shoah, scrisse il testo protonegazionista La menzogna di Ulisse (1950). Nel corso degli anni Cinquanta si accostò, infine, all’estrema destra francese, che si appropriò delle sue tesi negazioniste.

Le osservazioni della Graphos

Vi ringraziamo per l’invio del testo introduttivo al brano de La menzogna di Ulisse di Paul Rassinier che ci avete chiesto di pubblicare nella parte documentaria della Storia della Shoah. Dobbiamo osservare che esso contiene un certo numero di quelli che, in linea di fatto, si devono considerare errori e tali da collocare la figura dell’autore in una prospettiva radicalmente deformante.

1)La prima frase del vostro testo introduttivo, per come è formulata, lascia intendere che Rassinier abbia preso parte in modo attivo al regime di Vichy. È supponibile, ma non documentato, che, al pari di gran parte se non della totalità degli esponenti della SFIO (partito socialista), egli abbia considerato l’ascesa al potere del generale Pétain come un male minore reso necessario dal pericolo incombente di un’occupazione totale del territorio francese da parte dei nazisti. È certo che in Rassinier, a definire questo atteggiamento, abbia contribuito un pacifismo spinto fino alle estreme conseguenze, che era poi quello prevalente nelle file della sinistra del tempo. D’altra parte, l’ascesa al potere di Pétain avvenne con il consenso della totalità dei partiti rappresentati nel parlamento. È certo anche che questo consenso gli sarebbe venuto dallo stesso Partito Comunista se la legge di proscrizione emanata dal governo Daladier non avesse posto fuorilegge il partito, il cui atteggiamento, come è ben noto, mutò solo con lo scoppio del conflitto russo-tedesco.

Pacifista integrale, Rassinier scrisse nel 1942 un unico articolo (su Charles Peguy) per una rivista pubblicata da un esponente socialista che aderiva al regime in atto. Si può supporre che a tale articolo Rassinier assegnasse la funzione di precostituirgli un alibi. Infatti, egli aveva aderito nel frattempo alla Resistenza antitedesca. Questa adesione era stata accompagnata, in conformità con le sue idee, dal rifiuto di effettuare qualsiasi atto violento e da un’attività, svolta clandestinamente, intesa a fornire documenti di identità falsi a persone perseguitate dalle autorità. Arrestato per questo dagli occupanti, fu torturato per giorni e poi avviato al campo di detenzione di Buchenwald.

2)La menzogna di Ulisse non tratta della Shoah, come lascia intendere il vostro testo introduttivo. L’opera è una rassegna critica della letteratura concentrazionaria fiorita dopo il 1945. Rassinier vi spiega l’alta mortalità a carico dei detenuti dei lager con gli effetti crudelmente selettivi derivanti dall’impiego, ad opera dei nazisti, di parte dei detenuti in funzioni amministrative, utilizzandone, se non il consenso, la connivenza di fatto. La messa in luce di questo dato strutturale è ciò che fa di quest’opera un testo fondamentale della sociologia del fenomeno concentrazionario. È da notare che i vantaggi selettivi della pratica suddetta favorivano direttamente o indirettamente non più del dieci per cento dei deportati e sfavorivano tutti gli altri. Il tema della realtà o non-realtà dello sterminio pianificato e attuato nei lager soprattutto mediante camere a gas ai danni degli ebrei è un tema che compare abbastanza tardivamente negli scritti di Rassinier. Le Drame des Juifs européens risale infatti al 1964. Di fronte a quella che sarebbe stata poi chiamata la Shoah, Rassinier si è comportato esattamente come si è comportato di fronte all’alto tasso di mortalità imperversante tra i detenuti non ebrei. Il che significa che egli ha tentato una critica delle fonti, una critica dei testi e una critica delle testimonianze. In questo modo, egli si è

posto alle origini di un filone di ricerca del quale si possono non condividere i risultati, ma non se ne può contestare la legittimità sul piano dell’indagine storica.

3)Un’ultima osservazione: il vostro testo introduttivo afferma che Rassinier si accostò all’estrema destra. La realtà è del tutto diversa: esponente, come avete ricordato, della SFIO, Rassinier si avvicinò sempre più al movimento anarchico. Significativa, sotto questo profilo, fu la sua collaborazione alla rivista «Défense de l’homme» di Louis Lecoin. Tuttavia, data la situazione generale del tempo, spazi editoriali egli poteva trovarne solo in ambienti di destra. Forse che oggi non vediamo qualche personaggio politico, del cui antiberlusconismo non si può dubitare, che però, pur avendo accesso anche ad altre sigle editoriali, pubblica i suoi libri presso la Mondadori, la cui proprietà, lungi dall’essere un fatto sconosciuto, è nota a tutti?

Detto ciò, se il vostro testo introduttivo verrà modificato nel senso di rispettare la verità delle cose (non, beninteso, la nostra opinione), confermeremo la disponibilità a farvi pubblicare il brano de La menzogna di Ulisse (fermo restando che il riferimento bibliografico deve essere alla nostra edizione del 2004, rispetto alla quale le vostre bozze contengono solo un errore: scrivete pp. 257-258, ma dovete correggere in pp. 257-259).

Nel caso in cui decideste di non tener conto della nostra richiesta di modifica del testo introduttivo, saremmo costretti a rifiutare il permesso di pubblicazione.

In attesa di una risposta, vi ringraziamo dell’attenzione. Cordiali saluti

Corrado Basile

Genova, 15 maggio 2006

La decisione della UTET

Nella stessa data ci è stato comunicato per posta elettronica: Il brano di Paul Rassiner tratto da La menzogna di Ulisse

è stato espunto dal V volume della nostra Storia della Shoah, in quanto non possiamo apportare le correzioni da voi

richieste.

No comment.

 

Ultimo aggiornamento: lunedì 22 maggio 2006

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I neofascisti e le loro amicizie internazionali
by Dossier antifascismo Wednesday, May. 24, 2006 at 4:29 PM mail:

Da sempre, fin dall'immediato dopoguerra, i neofascisti italiani cercarono alleanze a livello europeo e internazionale.
Il Movimento Sociale Europeo è considerata la prima aggregazione neonazista continentale ed è nota come l'Internazionale Nera di Malmoe (primi anni cinquanta).
All'insegna dell'odio contro Israele e dell'antisemitismo, dell'anti-imperialismo (tradotto nello slogan "nè Usa nè Urss Europa Nazione") negli anni sessanta nacque l'organizzazione Jeune Europe di Jean Thiriart che si ramificherà dalla Francia al Belgio , dalla Svizzera alla Germania e all'Italia.
In Italia Giovane Europa sarà molto attiva nella seconda metà degli anni sessanta al fianco di Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale in vari tentativi di infiltrazione a sinistra.
Tra gli appartenenti a Giovane Europa ricordiamo Claudio Mutti e Claudio Orsi quest'ultimo darà vita ai comitati di amicizia Italia-Libia solidali della Repubblica del colonnello Gheddafi.
Thiriart promosse incontri con i dirigenti dell'allora Yugoslavia, della Romania di Ceausescu, della Cina di Mao per favorire la formazione di un "esercito di liberazione europeo" per quella che veniva definita la "quadricontinentale" (l'alleanza cioè tra i movimenti di liberazione nazionali dell'Asia , dell'Africa, dell'America Latina ai quali dovevano aggiungersi quelli europei).
Secondo Thiriart era necessario che le potenze anti-americane come la Cina favorissero l'addestramento di un vero e proprio esercito di volontari europei da inviare in Palestina, Angola, Libano, Algeria, Vietnam e Laos per portare una effettiva solidarietà ai rivoluzionari (questa astrusa proposta sarà rifiutata dai servizi segreti di Pechino i quali però collaboreranno con quelli americani e della NATO per favorire la nascita di un ultra-sinistra in funzione anti-sovietica dando vita al Club di Berna e all'operazione "manifesti cinesi" del 1962 quando l'Ufficio Affari Riservati del Ministero degli Interni italiano affiderà a militanti di Avanguardia Nazionale il compito di affiggere per tutta Roma manifesti e volantini inneggianti a Mao Tse Tung).
Queste teorie terzaposizioniste sono attualmente riprese da ambienti quali quelli del Campo Antimperialista di Pasquinelli e Neri, da Eurasia (Mutti, Preve, Graziani, Vernole, Scalea, Schaidt, Galoppini tra i collaboratori assidui oltre al defunto Terracciano e al russo Dughin), dai nazionalbolscevichi di "Orion" (ieri alleati con l'opposizione nazionalcomunista russa anti-Eltsin), dai comunitaristi del mensile romano, dai filo-islamici di "Avanguardia" , dai circoli eurasiatisti sparsi in tutta Italia, dall'UCOII di Hamza Roberto Piccardo, dal fanatismo fondamentalista di Hussein Bellucci direttore di "Islam Italia" (tra i collaboratori Amina Salina e Maurizio Lattanzio) e dal quotidiano Rinascita diffuso a Roma e nelle principali città italiane.

QUANDO IL FASCISMO SI COLORA DI ROSSO

di Archivio Antifascista Venezia

Premessa

Si racconta che una volta Jack Kerouac presentò una sorta di programma politico-culturale della Beat Generation che parlava della "volontà che unisce i nostri gruppi e che ci fa comprendere che gli uomini e le donne devono apprendere il sentimento comunitario al fine di difendersi contro lo spirito di classe, la lotta delle classi, l'odio di classe!" e che si concludeva con l'auspicio "Noi andiamo a vivere presto in comune la nostra vita e la nostra rivoluzione! Una vita comunitaria per la pace, per la prosperità spirituale, per il socialismo".
Il pubblico composto da "alternativi" di sinistra ne fu entusiasta ma si raggelò subito apprendendo di aver applaudito un discorso pronunciato da Adolf Hitler al Reichstag nel 1937.
Di simili provocazioni ci sarebbe ancora bisogno.
In tempi in cui molte cose si confondono, trascolorano e sembrano sempre più assumere contorni incerti, mentre in politica la destra gioca la carta dello sfondamento a sinistra -emblematica l'affermazione elettorale del partito nazional-populista di Haider quale primo "partito operaio" austriaco- e i partiti che si richiamano alla sinistra rincorrono la destra per accreditarsi davanti ad un indistinto elettorato quale garanzia d'ordine, annullando in questo modo la loro identità legata all'idea stessa di liberazione sociale, tutto si presenta come paralizzante quanto sfuggente complessità e di conseguenza constatiamo, come sostiene un attento osservatore di tali implicazioni, di non essere "più in grado di sorvegliare con attenzione la realtà"[1].
In un presente in cui è possibile riscrivere la storia, ossia la memoria della società, capovolgendo ruoli e parti, col rischio di dover rivivere un passato che troppo in fretta era stato lasciato alle spalle, sta passando quasi inosservata la ricomparsa di un fascismo rivoluzionario che, in contrapposizione anche con la destra borghese e nostalgica, mantiene le sue radici nelle componenti più radicali dei movimenti nazionalisti che portarono al potere Mussolini ed Hitler per poi finire da questi liquidate in quanto ormai incompatibili con il regime, e riprende le esperienze teoriche e organizzative che tra gli anni `60 e `70 cercarono di ritrovare la rotta e nuove sponde tra i marosi della ribellione sociale.
Anche se per il momento, il ritorno sulle scene europee di queste componenti variamente connotate come nazionalrivoluzionarie, nazionalcomuniste o nazionalcomunitariste non sembra avere la forza per determinare rilevanti cambiamenti negli attuali rapporti sociali, è altrettanto vero che queste avvertono il favorevole mutarsi della situazione internazionale; da un lato infatti la prospettiva della Nazione Europea, da loro da sempre auspicata ed intesa soprattutto come potenza economica-militare, è ormai un "luogo comune" che appartiene in modo trasversale sia alla destra che alla sinistra politica ma, allo stesso tempo, questa comporta l'apertura di nuovi conflitti per l'egemonia tra le varie nazioni e i diversi gruppi economici, così come si assiste ad un'accelerazione delle tensioni tra gli Stati facenti parte dell'Unione Europea e gli USA che rendono tutt'altro che stabile il tanto celebrato nuovo ordine mondiale seguito alla caduta dei regimi dell'Est.
In questo contesto infatti, la Germania "unificata" è tornata a giocare un ruolo centrale quale principale potenza della Mitteleuropa con la missione storica di mantenere la coesione interna del Vecchio Continente; contemporaneamente, la dissoluzione dell'Unione Sovietica e l'impetuosa ripresa del nazionalismo russo permettono di immaginare la realizzazione di uno spazio geopolitico euro-asiatico così come avrebbero voluto i nazionalbolscevichi tedeschi negli anni Trenta e come venne teorizzato nel dopoguerra da Jean Thiriart che, per fondare il movimento di Jeune Europe poté contare anche su non trascurabili finanziamenti tedeschi.
Difficile prevedere quali sviluppi futuri e quali margini d'azione politica sullo scacchiere internazionale potranno aprirsi per questa variante del fascismo che, sotto vario nome e con ogni mezzo necessario, persegue l'obiettivo di un nuovo ordine europeo non lontano da quello prefigurato negli originali piani di dominio del Terzo Reich; ma poichè la penetrazione ideologica e culturale, mirante a sostituire l'identità di classe con il mito della comunità di "sangue e suolo" e a soffocare nel nazionalismo ogni ipotesi di liberazione sociale, è la condizione necessaria per imporre nuove gerarchie e immutate logiche di sfruttamento, è più che mai necessario sviluppare l'opposizione antiautoritaria e anticapitalista anche attraverso la ricerca storica e persino l'analisi filologica.
Se dopo la loro lettura troverete queste pagine allarmanti, il loro intento potrà considerarsi almeno parzialmente raggiunto.

IL PARADOSSO DELLA CONTRORIVOLUZIONE

La destra deve diventare sempre più di sinistra.
(Roberta Angelilli, già simpatizzante di Terza Posizione attualmente eurodeputata di Alleanza Nazionale)

Il panorama storico e politico del neofascismo è senz'altro complesso e per certi aspetti contraddittorio: vi sono forze che siedono in parlamento ed altre extraparlamentari, si trovano gruppi che si dichiarano tradizionalisti, altri che si professano rivoluzionari e vi sono persino quelli che si definiscono rivoluzionari conservatori o "anarchici di destra"; alcune formazioni si rifanno ai fascismi e altre al nazismo; alcuni settori si accreditano come strenui difensori dei valori cattolici, altri si dichiarano filoislamici, altri ancora sono attraversati dall'esoterismo e vi sono pure quelli che parlano il linguaggio della New o della Next Age.
Premesso questo non deve sorprendere quindi il fatto che vi siano settori a cui va stretto l'abito della destra e che conseguentemente affermano di collocarsi "oltre la destra e la sinistra", oppure che affermano persino di ritenersi una componente storica del movimento operaio.
Emblematico a tal riguardo quando scritto solo pochi anni fa da un militante nazional-comunista:

Il fascismo italiano, quello nato come movimento il 23 marzo del 1919 a Milano, è una costola del pensiero marxista. Esso riconosce l'esattezza delle teorie marxiste del plusvalore, che pensa di restituire ai proletari socializzando le imprese. Esso però respinge l'internazionalismo proletario, naufragato con lo scoppio della prima guerra mondiale, e vuole unire alla lotta sociale quell'Italia, nazione proletaria, contro le potenze plutocratiche allora come oggi padroni del mondo. Esistono varie tendenze in seno al marxismi: stalinisti, maoisti, operaisti, economicisti ecc. (...) Aggiungete dunque i fascisti tra queste tendenze[2].

Nel più recente passato in Italia si sono peraltro registrati precedenti di questo tipo: basti pensare ai "nazi-maoisti" e a Lotta di Popolo; alle teorizzazioni nazional-popolari di Franco Freda e Paolo Signorelli negli anni '70; all'attività clandestina di gruppi quali i Nuclei Armati Rivoluzionari, Terza Posizione e Costruiamo l'azione che, a cavallo degli anni '70 e '80, pur con impostazioni ideologiche diverse riprendevano almeno parte delle posizioni teoriche del fascismo più radicale.

Prima vedevo -dirà Valerio Fioravanti, uno dei fondatori dei NAR- che vi erano tre forze che si contrapponevano, e cioè i fascisti, i comunisti e lo Stato democratico, ritenevo che noi fascisti dovessimo appoggiare lo Stato democratico contro i comunisti per poi affrontare il vincitore dello scontro che sarebbe risultato indebolito. In seguito risultò molto più logico il contrario, e cioè appoggiare i comunisti contro lo Stato democratico; (...) questo sia per una minor fiducia nei fascisti, sia per una rivalutazione degli schemi rivoluzionari marxisti-leninisti [3].

Tutto questo può apparire soltanto un gioco di mascheramenti oppure l'espressione marginale di un ribellismo inclassificabile; la questione invece è assai più seria e basta infatti conoscere un po' di storia per sapere che il termine nazista era semplicemente la contrazione dell'aggettivo nazional-socialista scelto da Hitler per il suo partito, così come aveva voluto la bandiera rossa quale sfondo per la svastica nera su cerchio bianco in quanto doveva rappresentare "l'idea sociale del movimento" [4].

ALLA SINISTRA DI HITLER

La definizione che abbiamo dato del fascismo come rivoluzione di destra resta in sostanza comune a tutte le sue varianti.
(George L. Mosse) [5]

Il termine "nazionalbolscevismo" comparve per la prima volta in un opuscolo dal titolo omonimo, pubblicato dopo la Prima Guerra Mondiale in Germania, scritto da un accademico di destra, tale Eltzbacher, che di fronte alle sanzioni economiche e all'occupazione militare degli Alleati vittoriosi auspicava una Germania bolscevizzata. Nel biennio 1919 - '20, i comunisti Wolffheim e Laufenberg ripresero queste teorizzazioni, richiamandosi alle tesi di W. Rathenau per la "resistenza armata" di tutto il popolo contro l'imperialismo e, implicitamente, alle classiche tesi fichtiane sullo "Stato corporativo chiuso", battendosi per la collaborazione tra "nazionalisti rivoluzionari" e Partito comunista, sia contro i capitalisti che contro la socialdemocrazia [6].
Secondo numerosi storici, soprattutto di scuola liberale, tale convergenza tra "opposti estremismi" contro la democrazia non solo vide in seguito la luce ma fu la causa della morte della Repubblica di Weimar e, a supporto di tale tesi si citano come prove il referendum contro il governo prussiano retto dal socialdemocratico Otto Braun e lo sciopero dei trasporti pubblici di Berlino con la strana intesa tra le "camicie brune" delle SA (Sturmabteilung) e la Lega dei combattenti del Fronte Rosso; in realtà però tale visione non tiene conto della guerra civile combattuta strada per strada dai militanti comunisti del K.P.D., assieme agli anarcosindacalisti della F.A.U. (Freie Arbeiter Union) e a settori operai socialdemocratici, contro le squadre naziste. Le responsabilità della sinistra social-comunista tedesca furono semmai altre, a partire dal fallimentare progetto di costruzione di un socialismo di Stato, in grado di eliminare le contraddizioni tra Capitale e Lavoro, fatto proprio dai nazisti e poi usato da Hitler nella costruzione del suo Stato totalitario; inoltre rimane un'ombra inquietante la connivenza di buona parte della sinistra tedesca di fronte al montante antisemitismo.
La questione centrale resta però in gran parte da indagare e riguarda l'identità "anticapitalista" e "antiborghese" che la propaganda nazionalsocialista seppe costruire attorno al suo effettivo ruolo reazionario e antiproletario, affermandosi anche in settori decisamente popolari; sovente infatti si tende a dimenticare che le prime SA fondate nel '21 erano composte da operai, disoccupati e sottoproletari, e che i veri artefici dell'affermazione nazista nelle roccaforti operaie di Amburgo, Berlino e Lipsia furono dei "filosovietici" come i fratelli Strasser[7] assieme all'organizzazione delle cellule di fabbrica nazionalsocialiste (NSBO) di Reinhold Muchow [8].
Se si considerano le ricerche statistiche riguardanti la composizione sociale degli elettori del Partito Nazista, dei suoi iscritti e dei membri delle SA c'è di che rimanere allibiti; bastino solo alcune cifre: gli operai dequalificati costituivano tra il '25 e il '33 la categoria sociale più numerosa tra i membri del NSDAP (ossia del Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori) e il 62% circa degli squadristi SA erano lavoratori industriali e agricoli [9].
L'estrazione popolare e proletaria di buona parte delle SA, assieme all'estremismo socialista di alcuni suoi comandanti legati a Gregor Strasser, tra l'altro determinarono tra il dicembre `32 e il gennaio `33 autentici casi di rivolta contro la direzione politica imposta da Hitler; nella Franconia Centrale buona parte delle 6/7.000 "camicie brune" sotto la guida del loro comandante Wilhelm Stegmann costituirono un'organizzazione paramilitare indipendente affermando che le SA dovevano smettere di essere soltanto i "vigili del fuoco" o le "guardie di palazzo". Analoga sedizione si registrò in Assia e a Berlino vi furono scontri tra SA e SS. Inoltre "in diverse parti del paese membri delle SA delusi passarono ai comunisti, che li arruolarono prontamente nei propri reparti paramilitari" [10].
La corrente "anticapitalista" del nazismo fu molto forte sino ai primi anni Trenta e, oltre che all'interno di ampi settori delle SA, la sua influenza era avvertibile a diversi livelli della società tedesca.
Nel `33 il presidente dell'Alta Slesia, Bruckner, attaccò con forza i grandi industriali "la cui vita è una continua provocazione". A Berlino, tale Koeler, della Federazione operaia nazista, ebbe a dichiarare: "Il capitalismo si arroga il diritto esclusivo di dare lavoro alle condizioni da lui medesimo stabilite. Questo dominio è immorale e dobbiamo spezzarlo", mentre Kube, capo del gruppo nazista al Landtag prussiano, se la prendeva con i latifondisti ed il governo sollecitando la riforma agraria mediante la confisca prevista dal programma del partito.
Da tempo ormai però il führer aveva deciso altrimenti incaricando il principale capitalista tedesco, Krupp von Bohlen, della riorganizzazione dell'industria tedesca, mentre il Consiglio generale dell'economia risultava composto da 17 membri, comprendenti tutti i maggiori industriali e i più importanti banchieri della nazione che avevano appoggiato la controrivoluzione nazista.
Dopo la conquista del potere Hitler, ormai Cancelliere del Reich, avviò pertanto un'opera di spietata normalizzazione interna al fine di "mantenere l'ordine nelle strutture economiche (...) secondo le leggi originarie radicate nell'umana natura"; l'apice di tale stabilizzazione venne raggiunto il 30 giugno 1934 durante "La Notte dei Lunghi Coltelli", quando vennero sterminati un certo numero di politici conservatori scomodi, personalità cattoliche e militari dissidenti, assieme alla "sinistra" del nazionalsocialismo facente capo al capi delle SA di Roehm, e a settori di destra, capeggiati dall'ex-cancelliere generale von Schleicher, che tramavano contro Hitler utilizzando tatticamente anche la corrente "rossa" del Partito nazista che si riconosceva in Gregor Strasser; ma il senso principale del massacro fu quello descritto con precisione da Julius Evola:

Fra le SA, le Camicie Brune, il cui capo era Ernst Roehm, si era fatta largo l'idea di una "seconda rivoluzione" o di un secondo tempo della rivoluzione; si denunciava il sussistere nel Reich di gruppi "reazionari", che erano quelli della Destra, e una combutta di Hitler coi "baroni dell'esercito e dell'industria" (...) Ebbene, il 30 giugno 1934 valse essenzialmente come lo stroncamento di questa corrente radicalista del partito e di un suo supposto complotto [11].

D'altra parte fu lo stesso Hitler, durante il discorso pronunciato al Reichstag il 13 luglio seguente, ad assumersi la responsabilità di "giustiziere supremo del popolo tedesco" e a rivendicare la legittimità delle centinaia di assassini compiuti dalle SS e dalla Gestapo che in questo modo avevano sventato una "rivoluzione nazionalbolscevica" [12].
Sul finire del `34 e ai primi del `35 circa centocinquanta comandanti delle SS furono trovati uccisi; sui loro cadaveri un cartoncino con le lettere R.R. per Roehms Rächer (Vendicatori di Roehm) farebbe pensare ad un'estrema vendetta dei nazisti ormai nemici di Hitler; ma ormai per il Fronte Nero, per Opposizione e per gli altri gruppi della Rivoluzione Conservatrice, su posizioni diverse ma accomunati dalla visione secondo cui Germania e Unione Sovietica avrebbero dovuto dare vita ad un'alleanza anticapitalista in funzione anti-Occidente, non rimaneva che scomparire in attesa di momenti più propizi che si sarebbero presentati sul finire della Seconda Guerra Mondiale.
Interessante peraltro notare che anche una parte del fascismo russo avrebbe maturato simili convinzioni, giungendo ad affermare che "le aspirazioni nazionali della Russia si sono espresse nell'azione del Partito comunista e dei suoi dirigenti" e ritenendo che lo stalinismo avesse finito per riflettere le loro idee [13].
Il destino dei sospetti nazionalbolscevichi tedeschi, schedati e perseguitati dalla Gestapo [14], fu in alcuni casi quello dell'eliminazione fisica o della deportazione nei lager [15], tanto che sono stati definiti come i "trotzkisti" del nazionalsocialismo; ma così come difficilmente si può negare che Trotzky sia stato un comunista per il fatto che venne fatto assassinare da Stalin, altrettanto difficilmente si può negare che i nazionalbolscevichi siano stati solo la "sinistra" del movimento nazista e, paradossalmente, lo stesso Hitler fu a modo suo "nazionalbolscevico" quando nel `39 Ribbentrop e Molotov firmarono l'infame patto di non-aggressione tra Germania ed URSS.

L'EREDITA' POLITICA DI J. THIRIART

Quando la vittoria non toccasse al Tripartito, i più dei fascisti veri che scampassero al flagello passerebbero al comunismo, con esso farebbero blocco. Sarebbe allora varcato il fosso che separa le due rivoluzioni.
(P. Drieu La Rochelle, "Italia e Civiltà", 23.5.1944)

Negli ultimi anni, dopo la sua rifondazione, è tornato a far parlare di sé il ]Partito Comunitario Nazional-europeo (PCN), costituendo un punto di riferimento sia teorico che organizzativo anche per i nazionalcomunitaristi italiani che, dopo aver chiuso la loro esperienza come tendenza più o meno interna al Fronte Nazionale di A.Tilgher, hanno costruito precisi rapporti con questo partito tanto che è andata formandosi una "Rete di lingua italiana" ad esso collegata che pubblica "Nazione Europa", ossia la versione italiana della testata storica del PCN "La Nation Européenne".
Le origini del PCN sono abbastanza note. All'inizio degli anni '60 ebbe una certa notorietà l'organizzazione Jeune Europe con la sua omonima rivista, entrambe fondate e dirette dal belga Jean-François Thiriart (noto anche con il nome di Jean Tisch), che andò sviluppandosi sino a contare undici sezioni europee, tra cui quella italiana che fu tra le più consistenti e durature [16].
Ma chi era questo Jean Thiriart, già facente parte degli Amis du Grand Reich Allemand, che affermava di essere disposto anche ad "allearsi col diavolo" e che per riferimenti storici aveva Federico II di Prussia e Stalin? E chi erano i militanti di Jeune Europe che lui stesso definì come "i cavalieri dell'Apocalisse, gli uomini di una situazione disperata"?
Nato a Liegi da una famiglia di tradizioni liberali, secondo i suoi biografi[17], Thiriart aderì in un primo tempo alla Jeune Garde Socialiste e al Partito Comunista, ma con lo scoppio del Secondo Conflitto Mondiale e l'occupazione tedesca entrò a far parte del Fichte Bund, una formazione legata al movimento nazionalbolscevico di Wolfheim e Laufenberg, arruolandosi poi volontario nelle SS; processato e condannato a morte per collaborazionismo fu quindi graziato e divenne imprenditore nel settore ottico.
Nel dopoguerra Thiriart fu tra i fondatori del Movement d'Action Civique di cui nel `60 divenne il principale dirigente assieme al dott. Paul Teichmann; pur respingendo la definizione di fascista il MAC assunse subito come proprio simbolo la croce celtica del movimento francese Jeune Nation e risultò essere, secondo lo studioso Michel Géoris-Reitshof, "l'unico movimento fascista serio e organizzato".[18] Il suo organo di stampa si chiamava "Nation Belgique" e proprio sulle sue pagine Thiriart, grazie all'apporto teorico di Henri Moreau, ex-socialista e antisemita, mutilato di guerra per aver combattuto in Russia con le Waffen-SS, cominciò a teorizzare il "comunitarismo" come superamento del fascismo uscito dal conflitto mondiale. Forte della credibilità acquisita in patria Thiriart si candidò, con la sua formazione, alla direzione del neofascismo europeo e, potendo contare su consistenti finanziamenti da parte della Union Miniére belga e della finanziaria tedesca Misereor, fondò Jeune Europe lanciando nel giugno `62 un Manifesto alla Nazione Europea che, significatamente, s'apriva con lo slogan "Né Mosca né Washington" e in cui si faceva appello alla costruzione di "una grande patria comune, una Europa unitaria, potente, comunitarista", "contro la partitocrazia, per la preminenza dell'individuo sul termitaio, perchè l'Africa resti all'Europa".[19] Tra le prime iniziative politiche di Jeune Europe vi fu l'appoggio incondizionato al regime portoghese impegnato in Angola e in Mozambico contro la guerriglia anticolonialista, appoggio che Lisbona avrebbe ricambiato con generosi finanziamenti.
In breve tempo l'esperienza di Jeune Europe, quale "organizzazione per la formazione di un quadro politico" cosÏ come amava definirsi, si rivelò molto importante rappresentando il tentativo più avanzato del neo-fascismo europeo di uscire dalle posizioni nostalgiche e di mettersi in gioco all'interno dei sommovimenti politici, sociali e culturali dell'epoca, recuperando sia parte dell'eredità storica del "nazionalbolscevismo" tedesco che le teorie di D. La Rochelle e E. Malynski.
La critica del "mondialismo", successivamente sviluppata da Alain de Benoist e quindi oggi fatta propria da quasi tutta la destra, ha proprio in Thiriart il primo teorico che, fin dai primissimi anni `60, aveva definito il "mondialismo" come

espressione delle scadute concezioni dell'ideologia liberalborghese e dei suoi derivati che, partendo dalla considerazione che gli uomini sono uguali, ritengono che sia possibile stabilire delle regole generali, applicabili a tutti e in tutti i tempi [20].

In verità dal 1960 al `62, l'organizzazione si prestò a fornire appoggio politico e logistico, attraverso le sue articolazioni in Belgio, Francia, Spagna, Italia e Germania, all'organizzazione filogolpista OAS che raccoglieva i militari e i colonnelli francesi oltranzisti impegnati in Algeria contro la guerriglia di liberazione nazionale; tale scelta, nettamente in contrasto con l'affermata volontà di schierarsi a fianco dei movimenti nazional-rivoluzionari extraeuropei, venne in seguito motivata con ragioni tattiche francamente poco plausibili.
Su impulso di Thiriart, nel '62 sembrò che a livello europeo si andasse verso la costituzione di un Partito Nazionale Europeo; nel protocollo costitutivo, rispettivamente firmato a Venezia dallo stesso Thiriart per ]Jeune Europe, da Adolf von Thadden per il Deutsche Reichspartei, da sir Oswald Mosley per l'Union Movement e dal conte Alvise Loredan per il Movimento Sociale Italiano [21], si poteva leggere la seguente solenne dichiarazione d'intenti:

La data del 4 marzo 1962 deve essere ricordata. Essa segna il giorno della creazione di un Partito nazionale nazionale europeo fondato sull'idea dell'unità europea. A differenza di tutti gli altri partiti e movimenti cosiddetti europei, il nuovo partito non accetta che l'Europa sia un satellite degli Stati Uniti e non rinuncia alla riunificazione dell'Europa e al recupero dei nostri territori orientali, dalla Polonia alla Bulgaria, passando per l'Ungheria [22].

Il programma politico del Partito Nazionale Europeo fissava quindi questi obiettivi:
- la creazione di un governo europeo centrale rinnovabile ogni 4 anni;
- il ritiro immediato delle truppe sovietiche e americane dalle basi europee;
- la fine dell'ingerenza politica e militare dell'ONU nei problemi europei;
- la spartizione dell'Africa, in modo che per un terzo risultasse assegnata agli europei e per i rimanenti due terzi agli africani;
- la riunificazione dell'Europa, da Brest a Bucarest.
I quattro partiti firmatari si guardarono bene dal mutare i loro nomi in quello di Partito Nazionale Europeo, come era stato deciso dalla Conferenza veneziana e soltanto l'Union Movement adottò come nuovo simbolo la folgore, facendo naufragare sul nascere questo processo di unificazione, poi ripreso anni dopo.
Nel `63 Jeune Europe proseguiva quindi da sola la sua strada, potendo contare su proprie numerose sezioni, per un totale di circa 20.000 aderenti; oltre che in Belgio e in Europa aveva gruppi affiliati anche in Sud Africa e in America Latina dove assunsero invece la denominazione Joven America [23].
Nonostante questo rilevante sviluppo internazionale, nell'estate del `63 Jeune Europe entrò in crisi, quando Jean Thiriart si trovò in posizione di minoranza sia a causa della sua intenzione di presentarsi come candidato alle elezioni comunali nel `64 e a quelle legislative del `65, ma soprattutto si rivelò lacerante la questione dell'Alto Adige; i nazionaleuropei belgi e italiani si trovarono infatti contrapposti ai camerati tedeschi-occidentali, austriaci, olandesi e scandinavi, favorevoli alla creazione di uno Stato tirolese indipendente e solidali con i gruppi terroristici che perseguivano tale obiettivo.
La contraddizione era evidente: da un lato i sostenitori della Nazione Europa, dall'altro gli oltranzisti delle "piccole patrie"; le conseguenze di tale dissidio furono laceranti e le sezioni di diversi paesi abbandonarono Jeune Europe dando vita ad un nuovo raggruppamento internazionale, denominato Europafront, sotto la direzione dell'austriaco Fred Borth, ma di questa frazione si perderanno presto le tracce [24].
Successivamente, dopo aver liquidato nel `64 i dissidenti interni del gruppo franco-belga di Lecerf, Nancy e Jacquart, e della corrente anticomunista di Teichman, le posizioni di Thiriart dal `65 in poi risulteranno sempre più connotate in senso antiamericano ed è soprattutto a lui che il neo-fascismo deve la più estrema "denuncia dell'Occidente e dei suoi lacchè, la designazione degli Stati Uniti come nemico principale dell'Europa, l'idea di un'Europa indipendente ed unita da Dublino a Vladivostock e l'idea di un'alleanza con i nazionalisti ed i rivoluzionari del Terzo Mondo" [25].
Allo stesso tempo Thiriart sviluppò le sue posizioni "nazional-comuniste" che individuavano nel Comunitarismo la futura prospettiva del "socialismo nazionaleuropeo" e, coerentemente con tale impostazione, cercò e talvolta stabilì rapporti politici con settori governativi della Yugoslavia di Tito, la Romania di Ceaucescu, la Germania Orientale e la Cina popolare; sul piano organizzativo, dopo il superamento dell'esperienza di ]Jeune Europe, Thiriart dette vita nell'ottobre `65 al Parti Communautaire Européen con "La Nation Européenne" quale giornale di partito, diretto da Gérard Bordes, anche se formalmente espressione del Centre d'études politiques et sociales européenne e fin dall'inizio sia su questa testata che sulla sua versione italiana "La Nazione Europea" non mancheranno articoli, interviste e dichiarazioni di volta in volta a favore del Vietnam, delle lotte di liberazione in America Latina da Peron a Che Guevara, del popolo palestinese, dei Paesi arabi e persino delle Pantere Nere in USA [26].
Il progetto di un'alleanza tattica tra Cina e Europa in funzione anti-USA se non ebbe risultati concreti nonostante un incontro avvenuto a Bucarest tra lo stesso Thiriart e il primo ministro Chou En-Lai nell'estate del `66, sul piano della cosiddetta immagine servÏ moltissimo ad accreditare i "nazional-europei" presso alcuni gruppi e partitini maoisti, di matrice marxista-leninista, presenti in Europa; tali "relazioni pericolose" non partorirono in realtà iniziative significative, ma sicuramente videro il passaggio di un certo numero di militanti da una parte all'altra, più o meno in buona fede [27].
Nel `68, i rivoluzionari nazional-europei viaggiarono molto cercando alleati contro l'imperialismo e il sionismo in Algeria, Egitto, Libano, Siria, Palestina, Iraq, allo scopo di creare i presupposti politico-militari per la costituzione di un Esercito Popolare di Liberazione dell'Europa; ma non riuscendo a trovare adeguati sostegni economici, la loro rete organizzativa entrò in crisi: l'ultimo numero de "La Nation Européenne" uscì nel febbraio `69, mentre le diverse sezioni europee si scioglieranno una dopo l'altra - ultima quella italiana nel giugno 1970.
Lo stesso Thiriart si ritirò dalla politica attiva, mentre una parte dei "quadri" nazional-europei nei primi anni `70 daranno vita ai diversi gruppi di ]Lutte du Peuple che sarà, a tutti gli effetti, l'erede delle sue teorie, così come negli anni `80 con la rifondazione del Parti Communautaire Européen in Belgio e l'uscita in Francia del periodico "Le Partisan Européen" si assisterà ad una loro nuova primavera, sull'onda anche delle alleanze sancite in Russia tra nazionalisti e stalinisti che hanno fatto tornare Thiriart alla politica attiva sino alla sua morte, avvenuta alla fine del `92.
Nel suo "testamento politico" sta scritto che

La vita politica di una Nazione si concentra in alcuni centri nervosi: informazione, sindacalismo, movimenti giovanili. Introdursi in questi centri nervosi, progressivamente e silenziosamente, permette di produrvi un giorno dei cortocircuiti.

Il fatto che lo abbiamo direttamente ripreso da "Nazione Europa" del 19 maggio 2000, ossia dalla nuova serie del settimanale comunitarista del P.C.N., recante in prima pagina l'immagine simbolo del "Che" Guevara, dimostra che il "testimone" di Thiriart è stato raccolto.

LA SINISTRA NAZIONALE IN ITALIA

Se Lenin, che ho sempre stimato profondamente, fosse vissuto, il programma dell'Urss sarebbe stato diverso. Avremmo visto con tutta probabilità Fascismo, Nazionalismo e Bolscevismo uniti contro l'altro nemico: la plutocrazia.
(N. Bombacci) [28]

Le correnti del socialismo nazionale e corporativo che si era riconosciute nella vagheggiata socializzazione delle imprese durante la Repubblica di Salò, dopo la liberazione ebbero un ruolo importante nella ricostituzione del movimento fascista, dando vita a diverse importanti testate.
Oltre a "Manifesto" di Pietro Marengo, anche "Rivolta Ideale" sviluppò immediatamente tematiche di sinistra, repubblicane e mazziniane, apertamente filosocialiste, individuando in una "sinistra nazionale" la collocazione del neofascismo unitariamente inteso. Sulla stessa linea "Meridiano d'Italia", al quale la direzione di Franco De Agazio, dal giugno 1946 al marzo 1947, impresse una decisa sterzata a sinistra; e soprattutto "Rosso e Nero", nato il 27 luglio 1946 e diretto da Alberto Giovannini [29].
Tale sinistra fascista "storica", decisa a non permettere che il neocostituito Movimento Sociale Italiano assumesse posizioni conservatrici e reazionarie, riteneva che l'esperienza della R.S.I. avesse rappresentato una netta cesura col fascismo-regime, nonchè con la monarchia, e condusse una lunga battaglia interna al partito affinchè la sua identità non si confondesse nel coro dell'anticomunismo cattolico-moderato. Inoltre vi era un altro gruppo su posizioni "di sinistra" composto da ex-repubblichini facenti capo a Stanis Ruinas e a "Il Pensiero Nazionale", che rivendicavano l'eredità ideologica del fascismo rivoluzionario ma che avevano ben presto rotto col M.S.I. ed anche con la sinistra missina.
Una volta sconfitte sia la linea moderata del M.S.I. sotto la guida di De Marsanich, Michelini e del più "duro" Almirante, che comunque non abbandonò mai lo schieramento filoatlantico e l'aspirazione di andare al governo con la Democrazia Cristiana, con il fallimento dell'operazione Tambroni sancito da una vera insurrezione antifascista e l'avvento del centrosinistra, negli anni `60 parvero aprirsi nuovi spazi d'azione per i gruppi fascisti della "sinistra nazionale" che ebbero come punto di riferimento la rivista "L'Orologio", espressione di una linea nazionalpopolare con forti accenti anticlericali, fondata da Luciano Lucci Chiarissi [30].
La questione della nazione risultò centrale nell'elaborazione teorica de "L'Orologio", articolandosi sul piano interno e su un livello, più vasto, di carattere europeo che diveniva il modo per trasferire in chiave continentale un concetto di nazione uscito sconfitto dalla Seconda Guerra Mondiale. Conseguentemente il problema dell'Europa-nazione portava alla ribellione nei confronti della sua spartizione sancita a Yalta, al rilancio dell'Europa come terza potenza mondiale e al sostegno verso tutte quelle realtà nazionali o nazionaliste che destabilizzavano il falso equilibrio internazionale e che si opponevano, in particolare, all'imperialismo americano ritenuto più estraneo alla cultura europea del comunismo sovietico.
Il completo sganciamento dell'Europa dalla logica dei blocchi era possibile, secondo i nazionalpopolari, attraverso l'uscita dalla NATO, il riarmo europeo, l'introduzione della moneta unica europea e un sistema economico in cui si riproponevano sia il modello corporativo che accenti autarchici. Una non minore importanza veniva data alla necessaria rivoluzione in ambito culturale che permise a tale rivista di schierarsi incondizionatamente a fianco delle lotte studentesche culminate nel `68, dando vita ai Gruppi de "L'Orologio" e fiancheggiando alcune formazioni missine che, disobbedendo alle direttive del partito, preferivano le barricate dei "rossi" piuttosto che l'ordine democristiano.
La visita di Nixon, in piena guerra del Vietnam, in Europa e in Italia vide quindi oltre che violente dimostrazioni antimperialiste promosse dai gruppi dell'estrema sinistra, anche la mobilitazione dei gruppi de "L'Orologio" duramente polemici con la posizione filoamericana assunta dalla destra missina, come testimoniano vari volantini diffusi a Pisa [31], firmati sia come Gruppi Nazional-Popolari che come I nazionalrivoluzionari de "L'Orologio" in cui, tra l'altro, veniva affermato che:

La civiltà europea, la nostra rivoluzione non ha bisogno di bandiere stellate. Se la democrazia puttaniera ha accettato una volta la tua "liberazione", adesso è ora di finirla. Diamo il benservito all'alto protettore americano. Dimostriamo che l'Europa -da Brest a Bucarest- è in grado di difendersi da sola con le sue forze economiche e militari, e, quel che più conta, di riprendere con energie morali e rinnovata coscienza politica il suo posto alla guida del mondo.

Apparentemente tale impostazione poteva risultare non dissimile alla propaganda neofascista dell'epoca, ma in realtà il riferimento alla rivoluzione europea, da Brest a Bucarest, dimostrava piuttosto la diretta parentela con le tesi di Thiriart e di Jeune Europe, come peraltro confermato da alcuni slogan proposti in quei volantini quali:

No alle ingerenze della CIA nei sindacati italiani

No agli agenti del MSI, PSI, PCI, DC, PLI, PRI, PSIUP

No al SIFAR agli ordini della Casa Bianca

No al condominio USA-PCI-VATICANO sulla socieà italiana

Slogan sicuramente incompatibili con la politica filoatlantica e filovaticana del Movimento Sociale Italiano e dei gruppi alla sua destra, quali Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale, oscillanti tra radicalismo, golpismo e collusione con gli apparati di Stato.
Alla fine del `68, "L'Orologio" poteva quindi rivendicare come frutto dell'azione nazionalrivoluzionaria dei suoi gruppi l'occupazione dell'ateneo di Messina in risposta ai tragici fatti di Avola; mentre altre agitazioni a Roma e a Perugia avevano visto il protagonismo del Movimento Studentesco Europeo, altra emanazione universitaria della rivista.
Confermando la propria avversione allo "spirito di Yalta", veniva quindi attaccato anche il P.C.I. in quanto "gendarme del capitale USA per ordine dell'URSS", come si trova conferma in un volantino ancora del Gruppo Nazional-popolare pisano, datato 2 aprile `69, in occasione della morte di Eisenhower:

I lacché dell'imperialismo americano piangono la scomparsa di chi, distruggendo l'indipendenza dell'Europa, li ha insediati sui loro seggi di cartapesta. Anche i Comunisti, tanto antiamericani a parole, certamente si associeranno al cordoglio. Ventiquattro anni fa Eisenhower non sottomise solo l'Europa occidentale all'America ma anche quella orientale alla Russia. E i comunisti, da buoni servi di Mosca, lo piangeranno.

Con il rifluire della contestazione sociale, tra repressione e stragi di Stato, e il ritorno di Almirante alla segreteria del M.S.I., l'esperienza de "L'Orologio" finì per esaurirsi nel `73 mentre sul piano organizzativo, buona parte dei Gruppi Nazional-Popolari sarebbe stata assimilata da Lotta di Popolo.

DAI NAZIMAOISTI A LOTTA DI POPOLO

La prima parte del nostro programma è così vasta, che alla sua attuazione può contribuire anche chi si schieri su posizioni politiche avverse.
(F. Camon) [32]

Una delle formazioni meno conosciute della destra radicale italiana è senz'altro Lotta di Popolo che, dal `69 sino al `73, anno in cui si autodissolse "per sfuggire alla repressione", si fece notare per le sue posizioni anomale, tanto che i propri aderenti vennero definiti dalla stampa come "nazimaoisti", ricorrendo ad un termine giornalistico apparso già durante il `68.
Il neonazista Franco "Giorgio" Freda in un'intervista ebbe a commentare tale definizione con le seguenti parole:

La formula paradossale del "nazimaoismo" - non del tutto falsa, ma anche non del tutto giustificata - permette di scindere i suoi elementi costitutivi, perchè i comunisti mirano a rilevare l'aspetto ]nazi per terrorizzare i compagni e i neofascisti del MSI mirano ad evidenziare gli aspetti maoisti per impaurire i camerati [33].

In realtà le cose non erano così semplici e la presunta equidistanza di Lotta di Popolo tra destra e sinistra apparve fin da subito quantomeno discutibile e venne pure rifiutata dai diretti interessati [34]; prima però di analizzarne le posizioni è necessario fare un passo indietro per individuarne gli antecedenti.
Tutto si può far risalire alle lotte sociali che nel fatidico `68 anche in Italia cominciarono a sconvolgere assetti politici e culture dominanti; dentro tali sommovimenti alcuni settori, senz'altro minoritari, dell'estrema destra decisero di "cavalcare la tigre" della contestazione, vedendovi un importante momento di rottura e destabilizzazione dentro cui potevano aprirsi nuovi spazi d'azione politica e penetrazione ideologica, soprattutto nell'ambiente studentesco, preclusi alla tradizionale politica d'ordine portata avanti con forti accenti nostalgici dal MSI.
Dietro questa scelta "movimentista" sicuramente vi erano propositi di infiltrazione e provocazione, sfruttati anche da ambigui personaggi -quali ad esempio Mario Merlino- in contatto o al servizio degli apparati di polizia; ma vi erano anche esperienze di una qualche originalità ed elaborazioni frutto di apporti intellettuali assai diversi, da Evola al situazionismo.
Fin dall'inizio degli anni `60, come si è visto, operava a livello europeo l'organizzazione Jeune Europe; il pensiero e i programmi di Thiriart incontrarono anche in Italia un buon interesse tra militanti e teorici neo-fascisti già in rotta col MSI, accusato di portare avanti una linea politica subalterna alla Democrazia Cristiana, tanto che la sezione italiana della Jeune Europe sarebbe risultata come la più consistente; inoltre non mancarono i collaboratori italiani (Claudio Mutti, Claudio Orsi, Franco Freda, Antonio Lombardo, tanto per citare i più noti e rappresentativi [35] sia all'omonima rivista che, in un secondo momento, a "La Nation Européenne", organo del Parti Communautaire Européen anch'esso fondato da Thiriart [36].
In Italia Jeune Europe ebbe inizialmente tre diverse sezioni: una facente capo alla preesistente Giovane Nazione[37] (recapito Casella Postale 1056 Milano) col suo organo di stampa "Europa combattente", diretta da Antonino De Bono, Spartaco Paganini, Pierfranco Bruschi, Cinquemani e Claudio Orsi che nel `63 a Ferrara si costituì ufficialmente come Giovane Europa; l'altra era il Movimento Politico Ordine Nuovo presso la cui sede romana in via della Pietra 84 per qualche tempo risultò esserci il recapito della sezione italiana di Jeune Europe e il gruppo di "Quaderni Neri" di Salvatore Francia (recapito Casella Postale 332 Torino).[38].
Durante il `68, l'area militante che in Italia faceva riferimento a ]Jeune Europe, talvolta assieme ai gruppi romani Primula Goliardica e Nuova Caravella[39], seguì le vicende del movimento studentesco, rivendicando -a posteriori- d'essere stati a fianco dei "rivoluzionari" sia nelle occupazioni che durante gli scontri che avvennero all'Università di Roma, nel febbraio contro i picchiatori guidati da Almirante e Caradonna e a marzo contro la polizia a Valle Giulia.
Su questa partecipazione, nonostante i fiumi d'inchiostro versati per raccontare il `68, si sa molto poco ma comunque, aldilà della partecipazione di alcuni nuclei militanti agli scontri di piazza e la comparsa di talune scritte murali quali "Hitler e Mao uniti nella lotta" o "Viva la dittatura fascista del proletariato" comparse in quel periodo che ispirarono appunto l'invenzione giornalistica dei "nazimaoisti" [40], non sembra essere stato un fenomeno politico rilevante, solo in qualche rara circostanza i "nazional-europei" riuscirono a rompere l'isolamento e la diffidenza che, non senza ragione, li circondava sia per la propria intrinseca ambiguità ideologica sia in conseguenza dell'attività compiuta da alcuni specialisti della provocazione e della delazione all'interno di queste dinamiche; inoltre con il declino a livello internazionale dell'organizzazione facente capo a Thiriart -il trentesimo ed ultimo numero de "La Nation Européenne" è dell'inizio del `69- molti militanti cominciarono ad arruolarsi nelle file di Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale [41].
Per far fronte a questa situazione, nei primi giorni del `69 la neocostituita Organizzazione Lotta di Popolo (O.L.P.), "iniziava il cammino verso la costruzione di un'avanguardia che puntasse, insieme ad altre forze, alla creazione del partito rivoluzionario del popolo" (da un documento del gennaio 1970), raccogliendo i militanti reduci di ]Jeune Europe e di altre esperienze quali il Movimento Studentesco Operaio d'Avanguardia, fondato alla facoltà di Giurisprudenza di Roma da Serafino De Luia; parte di Primula Goliardica di Roma; Avanguardia di Popolo di Pietro Golia a Napoli e altri preesistenti nuclei nazional-rivoluzionari legati a "L'Orologio", sicuramente presenti in Lombardia, Toscana e Meridione, sotto sigle quali Movimento Studentesco Europeo, Potere Europeo, Università Europea, etc.
Se la protesta anti-USA per la guerra in Vietnam e la critica sviluppata dal movimento studentesco contro l'indirizzo riformista del PCI avevano rappresentato altrettante ghiotte occasioni in cui inserirsi ed intervenire politicamente, sul piano ideologico il terreno della "rivoluzione culturale cinese" fu quello che si rivelò più interessante per la nuova organizzazione che, da questo punto di vista, andò oltre persino la visione di Thiriart, interessato alla Cina maoista soltanto come potenziale alleato nella "guerra di liberazione europea"; non fu quindi un caso che i militanti di Lotta di Popolo scelsero tale nome, attingendo alla terminologia maoista peraltro ben presente nell'immaginario dell'estrema sinistra, dai partitini "filo-cinesi" a Lotta Continua [42].
Usando la situazione di Pisa come punto d'osservazione, nell'aprile `69, i nazionalpopolari pisani che si erano anche firmati come "compagni della Sinistra", ora sotto la firma La Lega del Popolo, intervennero con un documentato volantino sull'uccisione a Battipaglia di due braccianti da parte della polizia, accusando la violenza del "sistema" e i "borghesi complessati disturbati dai loro traffici di carne umana".
In un successivo volantino, datato 27 aprile `69, La Lega del Popolo spiegava l'abbandono della precedente denominazione nei seguenti termini:

"La sinistra" é il nome che ci ha seguito in questo periodo di lotta contro il sistema capitalista.
Fu scelto, questo, perché ci si voleva collegare ad una tradizione di lotte progressiste e rivoluzionarie (...)
La borghesia in tutti i paesi elabora due sistemi di governo: due metodi di potere che ora si contrappongono, ora si alternano, ora si intrecciano. Il primo é il metodo della violenza, del rifiuto di ogni riforma (=fascisti, colonnelli, scelbini). Il secondo é il metodo del "liberalismo", dei cauti passi in direzione dell'ampliamento (fasullo) dei diritti politici, delle (false) riforme, delle concessioni (=partiti e governi democratici-borghesi).
"La sinistra" é diventato un termine integrato nel sistema e come tale lo rifiutiamo senza rimpianti. Il mondo si muove e noi non stiamo fermi .
Ovviamente non é solo un nome che cambia, ma é tutta una prassi che si va perfezionando (...)
Come prima, come sempre il discorso che portiamo avanti é aperto a tutti...

In effetti, qualcosa della "linea" nazionalrivoluzionaria precedente stava cambiando e da quel momento tenderà ad assumere connotati ancor più marcatamente sociali ed accenti anarchicheggianti, come testimonia un volantino del 16 agosto `69 sul problema della casa, in cui si dichiarava che "il ricatto della casa e del fitto, non è che un'altra faccia dello sfruttamento che soffriamo nelle fabbriche, negli uffici per colpa del sistema capitalistico", volantino che si concludeva con i seguenti slogan

Nell'unità rivoluzionaria la vittoria.

Per una SOCIETA' LIBERTARIA E COMUNITARIA

Questa impostazione si continuerà a riscontrare anche nei mesi successivi, sia a livello nazionale che locale, e nei primi mesi dell'anno seguente si registrerà un intenso attivismo, mentre ormai Lotta di Popolo si estendeva anche fuori dell'Italia nel tentativo di ricostruire la precedente rete nazional-europea, con la nascita di proprie sezioni in Francia, Germania, Spagna [43]; i nomi più accreditati quali dirigenti dell'organizzazione risultano essere stati Sergio Donaudi, Gianni Marino, Aldo Guarino, Ugo Gaudenzi, Enzo Maria Dantini, Serafino Di Luia, Franco Stolzo.
Per quanto riguarda l'Italia, Lotta di Popolo aveva una sua rilevanza militante soprattutto a Roma, incentrando la sua attività nei dintorni dell'Ateneo e nel quartiere popolare e antifascista di S. Lorenzo, dove mantenne per alcuni anni una sede in via G. Giraud 4 e un'altra in via dei Marrucini 8/A, scontrandosi più volte con studenti di sinistra, attivisti del PCI e militanti della sinistra rivoluzionaria; inoltre risultava particolarmente attiva in Lombardia, con una forte sezione in particolare a Bergamo, con sede in via S. Alessandro 80, dove comunque la propria collocazione a destra risultava un fatto scontato, oltre che per la generalità della sinistra, anche per le stesse autorità [44].
Altre sezioni erano presenti senz'altro a Napoli, con sede in salita S. Antonio a Tarsia 30; a Velletri dove veniva stampato anche il giornale, a Milano, Cremona, Como, Imperia e in Lucania (Matera, Montalbano, Policoro) [45]; secondo un'inchiesta pubblicata nel `71 sul settimanale "Panorama" Lotta di Popolo poteva contare su 500 aderenti in tutta Italia, di cui 100 in Lombardia.
Nel foglio omonimo "Lotta di Popolo", nel gennaio 1970, l'organizzazione farà il punto della situazione politica generale, compresa una sintetica analisi critica dei gruppi della sinistra extraparlamentare (Il Manifesto, Potere Operaio, Lotta Continua), descrivendo le proprie esperienze d'intervento all'interno delle scontro sociale, soprattutto in ambito studentesco e in alcune zone del Sud.
Oltre alla denuncia della "vecchia tesi degli opposti estremismi (fascismo-antifascismo)", immancabili in tale documento anche alcuni riferimenti alle "bombe di Milano" e "all'assassinio di Pinelli" avvenuti appena due mesi prima; in realtà neanche Lotta di Popolo che sostenne l'innocenza sia di Freda che di Valpreda, fu indenne da frequentazioni filogolpiste, come dimostrano sia la partecipazione in Italia e all'estero a convegni dove erano presenti anche i rappresentanti di Ordine Nuovo, di Avanguardia Nazionale e del Fronte Nazionale di Junio Valerio Borghese, sia le biografie tutt'altro che cristalline di alcuni suoi fondatori e dirigenti che mal si coniugano con la denuncia della "strategia della tensione" fatta su "Lotta di Popolo" come una manovra "richiesta dalla grande industria e sostenuta sul piano parlamentare dal PSI, dal PCI e dalla sinistra democristiana per distrarre le forze popolari dalla lotta al sistema borghese" mentre "le piccole e le medie industrie si appoggiano al PSDI e, in secondo ordine, alle forze della destra parlamentare" mirando "all'instaurazione di un governo forte, di tipo gollista, se non addirittura di tipo greco" [46].
Nei primi mesi del `70 si sarebbe quindi assistito ad una rinnovata attività contro la NATO, con la diffusione in diverse città, di un volantino firmato dai Gruppi Nazional-Popolari in cui si tornava ad attaccare la divisione in blocchi del mondo sancita a Yalta e il trattato di non proliferazione nucleare voluto da USA e URSS a scapito in primo luogo dell'Europa la cui possibile indipendenza "attirerebbe inevitabilmente a sé anche le nazioni dell'Europa Orientale, che attualmente mordono il freno sotto il giogo sovietico" [47]. Ai primi di febbraio a Pisa La Lega del Popolo, dopo alcuni provvedimenti repressivi registrati nei Licei cittadini contro gli studenti, diffondeva un volantino in cui tali episodi vengono inseriti nella "solita repressione che ha colpito e colpisce, prima e ora, il movimento di lotta" ed indiceva un'assemblea-dibattito sul tema "Lotta di Popolo per una Società Libertaria e Comunitaria contro il capitalismo e l'opportunismo", tentando di coinvolgere la locale Federazione anarchica.
D'altra parte un altro volantino col significativo titolo "La fantasia al posto del potere", diffuso a Roma alla fine del marzo `70 a firma Gruppo Nazional-Popolari - Lotta di Popolo, dalle iniziali posizioni filo-maoiste si nota un'ulteriore mutazione ideologica in senso anarchico-situazionista.
In tale volantino, tra l'altro, si poteva leggere:

...e venga pure il caos se il caos è creativo.
Per questo noi non vogliamo il potere ma la distruzione del potere.
(...) SERVITE IL POPOLO, DIO O LA PATRIA PERCHE' SIETE DEI SERVI E SENZA PADRONI NON SAPRESTE COSA FARE. LA VOSTRA E' LA LOGICA DEI DISOCCUPATI E NON DI UOMINI LIBERI.
Un mondo senza capi finalmente, dove ogni individuo partecipi alla vita in comune, apportando la propria collaborazione non come dovere ma come scelta consapevole.
Perché è tempo che l'uomo non comandi più sull'uomo, mascherando frustrazioni o meschine vanità provinciali dietro verità sacre eterne proletarie divine o patriottiche.
Noi non conosciamo le classi ma solo uomini come individualità perché la società è un insieme di individui e opprimere un individuo nella sua persona significa mutilare tutta la comunità, come pure opprimere la comunità significa colpire l'individuo [48].

Come si può facilmente notare, il linguaggio era ora completamente cambiato e non meno decisamente sembra superata la fase dell'innamoramento per Mao; da sottolineare che Servire il Popolo, a cui si allude, era il nome di uno dei più importanti gruppi maoisti di quegli anni.
In un altro volantino, diffuso a Bergamo a firma Lotta di Popolo più o meno nello stesso periodo, con toni meno ribellistici, veniva invece riaffermato che "antifascismo e anticomunismo sono false contrapposizioni create dal sistema per incanalare le forze rivoluzionarie" e veniva rilanciata l'unità del popolo italiano "al di fuori e contro le istituzioni" per liberarsi "dall'oppressione politica, economica e culturale dell'imperialismo russo-americano e dei suoi alleati, Vaticano e sionismo internazionale." [49]
Nell'anno successivo nel `71, Lotta di Popolo, precisa la sua critica delle ideologie "strumenti in mano a chi vuole il popolo diviso e contrapposto" e ridefinisce il suo programma, abbandonando le precedenti infatuazioni sia filomaoiste che anarcoidi e tornando al nazional-comunitarismo di Thiriart, come si può facilmente apprendere dal seguente brano, in cui peraltro non si perdeva occasione di citare come movimenti esemplari l'IRA, Al Fatah, i Vietcong e il Black Panthers Party:

Occorre che i pochi elementi lucidi dei gruppi marxisti-leninisti si scrollino dalla testa - per amore o per forza - le proprie illusioni e le proprie superficialità (...) è ormai un dato di fatto che la maggior parte degli operai è del tutto integrata nella borghesia e ne ha accettato completamente la concezione mercantile e consumistica della vita.
La realtà è ben diversa e molto lontana dalle "analisi di classe" tanto di moda di questi tempi: lo stesso comunismo ha dimostrato in ogni tempo che le proprie possibilità di consolidarsi si sono sempre identificate con i potenti imperativi di un popolo: lo capì per primo Stalin sia "russificando" il comunismo malgrado l'opposizione, subito stroncata, sia di Trotsky, ricorrendo agli istinti "nazionali" del popolo russo (...) è proprio questo potente richiamo alla comunità nazionale di un popolo che è riuscito - o sta riuscendo - a modellare delle incerte istanze di libertà dallo sfruttamento economico o razziale, in lotta armata contro gli oppressori. [50]

Analoghi accenti si riscontrano in un pamphlet semi-clandestino diffuso nel luglio/agosto 1971, in cui il ruolo dell'Europa torna ad essere centrale secondo la visione di Thiriart, assieme ad un'allusione al denaro e all'usura facilmente interpretabile in chiave antiebraica [51].

Nella presente situazione storica l'unica realtà rivoluzionaria che sia in grado di affrontare e sconfiggere il capitalimperialismo, e delineare la marcia di un ordine umano autentico, può essere rappresentata da un'Europa liberata ed edificata attraverso una lotta di popolo.
Un'Europa che trovi la sua unità nella maturazione e nella convergenza rivoluzionaria dei Popoli Europei: non Terzo Blocco teso a farsi terzo imperialismo, ma forza-guida di tutti i popoli oppressi e sfruttati volta a spezzare la Santa Alleanza sovietico-statunitense ed a liberare l'uomo dalla sopraffazione del denaro e del tecnicismo asservito all'Usura.

Meritevole di considerazione anche lo sforzo in tale documento di andare a definire non solo un'alternativa culturale ma persino "un'etica nuova":

Bisogna abituare le masse alla lotta permanente e alla diffidenza sistematica nei confronti di tutto ciò che Ë "ufficiale" e "tipico" di "questa" società e di questa" cultura (...) Tutte le azioni politiche, sociali, culturali, sindacali, sono quindi valide quando servono ad accendere e mantenere uno stato di tensione ideale e sociale in un senso rivoluzionario antiborghese, e la valutazione della loro utilità prescinderà sempre dai risultati contingenti dell'azione stessa (...) La lotta rivoluzionaria pertanto, contro ogni giudizio negativo basato sul metro del costume borghese o sull'interpretazione borghese del diritto e della morale, possiede un alto contenuto etico.

Molto meno radicale appare invece la "Società integrale" teorizzata da Lotta di Popolo, una comunità organica dove "il potere politico non sarà condizionato dal potere economico" in cui "il capitale quindi non sarà più il motore ed il fine del moto sociale, ma solo uno strumento della civile convivenza sotto la coordinazione del potere politico", affermazioni che rimandano al concetto di "soldati politici" cara a tutti i fascisti rivoluzionari che, fatalmente, ne confermano la fedeltà alla gerarchia e allo Stato.
A conferma di tale orientamento vi sono lo stesso Manifesto programmatico dell'O.L.P. e un esteso documento teorico del `72 in cui si contrapponeva al concetto "borghese" di classe quelli di popolo e, in primo luogo, di comunità nazionale; conseguentemente "l'obiettivo politico della lotta è lo stato di popolo (...) al di fuori e contro le false contrapposizioni ideologiche", in cui "l'autogestione significa coscienza popolare delle scelte politiche ed economiche generali e partecipazione totale alla loro realizzazione" [52].

NAZIONALBOLSCEVICHI OGGI [53]

Questa Europa ha bisogno di costruttori dai pugni solidi e rudi. Ha cento volte più bisogno di soldati che di avvocati, cento volte più bisogno di acciaio che di letteratura, cento volte più bisogno di capi che di riformatori.
(J. Thiriart)

Oltre che in Russia, anche in Europa - Italia compresa - negli ultimi anni si va assistendo ad una certa fioritura di partiti, gruppi, giornali che si richiamano esplicitamente all'esperienza tedesca del "nazionalbolscevismo": rifiutano d'essere collocati nello schieramento della destra borghese, si oppongono al capitalismo e alla Globalizzazione, prospettano la creazione di uno "spazio euroasiatico" in funzione antiamericana, sostengono tutti i movimenti antimperialisti e tutte le nazioni che si contrappongono agli USA, dall'Iraq alla Serbia alla Corea del Nord.
In Italia tra le più "vecchie" testate di riferimento per questa area vanno segnalate la rivista "Orion", fondata agli inizi degli anni '80 ed oggi collegata all'esperienza di Sinergie Europee ed alla Società Editrice Barbarossa che recentemente ha pubblicato un saggio proprio sul Nazionalcomunismo; attorno ad "Orion" per un certo tempo si formarono due gruppi, Nuova Azione di Marco Battarra e Forza Nuova (da non confondersi con l'omonima formazione neofascista fondata nel `97), scioltisi e presumibilmente confluiti nel Movimento Antagonista - Sinistra Nazionale, nato attorno al mensile "Aurora", uscito la prima volta nel 1988, su iniziativa di ex-rautiani facenti capo alla Comunità Politica "B. Niccolai" con sede a Modigliana (Fo) e al Circolo "A. Romualdi" di Cento (Fe).
Tra gli animatori di "Orion" vi è Maurizio Murelli, vecchio arnese dello squadrismo fascista degli anni Settanta, che all'indomani del crollo del socialismo reale in Russia affermava:

Per gli stalinisti, per i nazionalisti, per gli zaristi, per tutte le espressioni panslaviste e ortodosse, il pericolo è l'Occidente, la sua cultura, la sua economia. Quindi una alleanza operativa è naturale, è logica (...) Innaturale è invece la rigidità e l'ostilità dei veri comunisti nei confronti della destra che si è allontanata dal MSI ed è tornata alle origini fasciste in senso antiamericano, anticapitalista [54].

Tra le firme più significative comparse invece su "Aurora" vi è quella del già citato teorico, convertito alla fede musulmana, Claudio Mutti, autore tra l'altro di un testo dal titolo "Nazismo e Islam", in cui vi sono messe in risalto le reciproche convergenze ed esaltata la storia della 13ma Divisione SS, formata da musulmani della Bosnia-Erzegovina, che combatterono a fianco dei cattolicissimi Ustascia croati, contro i partigiani jugoslavi.
Dopo la nascita del Fronte Nazionale di Adriano Tilgher ('97), fuoriuscito dal Movimento Sociale Fiamma Tricolore, sicuramente all'interno del neo-partitino vi era presente una non trascurabile componente e una buona incidenza culturale "nazionalbolscevica"; interessante a riguardo il n. 10 dell'ottobre '98 di "Fronte Nazionale" dove in prima pagina era possibile leggere un editoriale dal titolo emblematico "Da Mosca una speranza" e all'interno vi veniva definito lo "Spazio Autarchico Europeo", comprendente "necessariamente la Russia e gli Stati facenti parte dell'ex URSS", come orizzonte strategico della "federazione dei popoli europei contro il globalismo finanziario".
Durante l'esperienza della "Linea comunitarista" all'interno del Fronte Nazionale è nato un nuovo periodico, inizialmente "Bollettino del Fronte Olista", dal titolo accattivante "Rosso è Nero"; le ragioni del titolo sono apertamente rivendicate nel richiamarsi ai cosiddetti "fascisti rossi" ossia a quella componente "socialistica" propria del primo fascismo "diciannovista", poi riemersa durante i 600 giorni della Repubblica Sociale italiana all'ombra dell'occupazione nazista [55], ma nella testata vi è da subito anche un'accentuata rivendicazione dell'esperienza storica del nazionalbolscevismo tedesco degli anni '20 e `30, tanto che viene recuperato il simbolo dell'aquila prussiana con la spada, la falce e il martello che compariva sulla rivista poi soppressa dal regime hitleriano.
Il primo numero reca la data del novembre '98, non appare ideologicamente del tutto connotato, forse per alimentare il dibattito in seno al Fronte Nazionale; infatti nel suo principale articolo viene esposta la posizione "nazionalcomunitaria", partendo dal consueto superamento dei concetti di destra e sinistra:

Il fascista cattivo e nostalgico non mette paura a nessuno, anzi è utile e funzionale al sistema. Quello che mette veramente paura è il rivoluzionario (...) Questo non significa certo diventare di sinistra, perché questa sinistra ci disgusta quanto la destra. Significa oltrepassare i limiti imposti dalla cultura borghese e creare una nuova concezione della politica

al fine di "articolare un fronte nazionale, popolare, socialista e libertario", riproponendo le stesse parole d'ordine usate come abbiamo visto negli anni Settanta dai gruppi vicini a "L'Orologio" e a "Lotta di Popolo".
Accanto a questa dichiarazione d'intenti, nel giornale si trovavano altri contributi alquanto eterogenei, tra cui una sconcertante divagazione "celtico-maremmano-western" di un collaboratore, che poi diventerà una presenza costante sulle pagine del giornale, desideroso di

Fare un popolo con le sue città, un popolo a cavallo, uomini e donne nel sole e nel vento, con archi e frecce, con dardi appuntiti di legno duro a caccia di cinghiali, da cuocere al fuoco nella festa del sole, nel giorno sacro del raccolto ed in quello della semina.

Assai più inquietante era invece un articolo su Osama Bin Laden, che si concludeva con un'aperta apologia del nazismo:

La Legione di Osama raccoglie elementi da tutte le nazioni arabe, come le SS da tutte le nazioni ariane. L'esaltazione della spiritualità semita ricorda l'interesse nazionalsocialista per la spiritualità ariana, soffocata nel sangue dall'intollerante eresia giudaica, trionfante nella confusione razziale a Roma negli ultimi anni dell'Impero.

Nel secondo numero di "Rosso è Nero" (marzo '99), venivano pubblicati due articoli alquanto "istruttivi" che affrontavano la questione dell'immigrazione dal punto di vista del Fronte Nazionale (impegnato in una campagna nazionale "per il lavoro agli Italiani") e della sua componente "comunitarista". Vi si affermavano cose che contrastano in modo evidente con l'attuale "rifiuto di ogni forma di razzismo e xenofobia" proclamato da questi signori, appena un anno dopo. In particolare vi si poteva leggere che la "primaria emergenza storica attuale" sarebbe

la rinascita nazionale, della difesa etnica e della identità e tradizione Euro-Italica, contro una mondializzazione aggressiva ed imperante su tutto l'occidente europeo, dove fenomeni come immigrazione e multirazzialità conseguente, sono strumento di un unico progetto Capital-massonico planetario.

Tali tesi infatti, figlie dirette delle teorie "differenzialiste" di Alain de Benoist, risultano pressoché identiche a quelle di tutta la propaganda anti-immigrati della Lega Nord, di Forza Nuova o di "Fiamma Tricolore" da cui i nazionalcomunitaristi vorrebbero prendere le distanze. Nel successivo terzo numero (ottobre '99), veniva sancita l'uscita-espulsione della componente comunitarista dal Fronte Nazionale, sostenendo che era ormai venuto il momento che "l'area nazionalrivoluzionaria e nazionalcomunista può e deve intraprendere una necessaria revisione dottrinaria ed ideologica (...) per trovare una sua strada del tutto autonoma" e richiamandosi all'esperienza del Partito Comunitarista Nazionaeuropeo attivo in Belgio, Francia, Germania. Le ragioni del "divorzio" dal Fronte Nazionale sembrano riconducibili alla linea politica scelta da Tilgher che lo ha riportato a più tradizionali intese con "Fiamma Tricolore" di Rauti e a schieramenti elettorali a sostegno del tanto odiato, ma sicuramente redditizio, Polo berlusconiano; per sottolineare la "svolta" in tale numero di "Rosso è Nero" compariva una grande quantità di riferimenti "estremisti": dall'elaborazione antiautoritaria di A. Bihr al subcomandante Marcos, dal comunista-anarchico Carlo Cafiero a Stalin celebrato quale "vero nazional bolscevico", dal Mussolini socialista a Francesco Guccini. Dentro questo collage viene comunque inserito anche un corposo intervento del noto Claudio Mutti sulla "guerra di civiltà che contrappone l'Europa all'Occidente" e, in un altro articolo, il solito Paolo Seghedoni conferma la precedente linea in materia d'immigrazione, con argomentazioni che non meritano commenti:

Solo chi ha compreso le leggi economiche che Marx ha insuperabilmente descritto e può quindi seguire la linea di massa facendo comprendere ai lavoratori lo sfruttamento a cui sono soggetti, può seguire tale linea cavalcando il bisogno delle masse di vivere in ordinate ed indipendenti Nazioni, abbinando ai tradizionali temi della lotta di classe il recupero dell'indipendenza nazionale contro l'immigrazione incontrollata, e una battaglia per l'ordine pubblico che preveda anche il frequente ricorso alla pena di morte.

Inoltre sullo stesso numero viene abusivamente pubblicato un articolo tratto dal periodico nazionalitario "Indipendenza", giornale guardato a sinistra con motivata diffidenza causa dell'ibrida presenza al suo interno di ex-militanti di gruppi clandestini sia di destra che di sinistra.
Nel numero zero della nuova serie di "Rosso è Nero" (fine '99), oltre a dedicare grande spazio alla rivolta di Seattle, venivano pubblicati vari documenti del Partito Comunitarista Nazionaleuropeo e vi si sottointendeva, fin dalla titolazione, l'adesione del giornale a tale percorso; tra le altre varie "appropriazioni indebite" vanno citate la riproduzione della copertina del periodico "Autonomia di Classe" (cordone di autonomi incappucciati con bandiera USA in fiamme sullo sfondo) e due pagine dedicate alle biotecnologie tratte da un lavoro di controinformazione pubblicato da un collettivo ambientalista-radicale.
Col 2000, l'adesione al Partito Comunitarista Nazional-europeo risulta ormai un dato di fatto; in tal senso "Rosso è Nero" ha cambiato nome ed è diventato "Comunitarismo", quale "espressione sintetica della fusione di "elementi comunisti ed elementi nazionaleuropei" e a questo si affianca il settimanale comunitarista del PCN "Nazione Europa" che riporta le notizie delle varie sezioni del partito che, in Francia e Belgio, partecipa anche alle elezioni. L'apparenza è ancora più marcatamente "antagonista", ma dedicando un po' di attenzione a quanto vi viene sostenuto, non si può dire che la "rivoluzione comunitarista" rappresenti qualcosa di diverso rispetto al passato, indipendentemente dal fatto che alcuni redattori proverrebbero da Rifondazione Comunista o che vi siano anche elementi che credono realmente a quello che scrivono; inoltre, guarda caso, sembra essere nato un certo feeling tra i "nazionalcomunitaristi" e "Rinascita. Quotidiano di liberazione nazionale", il cui direttore è Ugo Gaudenzi, ossia uno dei vecchi dirigenti di Lotta di Popolo e già direttore della testata omonima.
Tra l'altro, guardando soltanto alla situazione milanese, questi "sinistri" usano come punti di riferimento il Palazzo delle Stelline in Corso Magenta e la Bottega del Fantastico in Via Plinio [56], ossia due luoghi tradizionalmente legati al neofascismo milanese.
A conferma della effettiva collocazione di "Comunitarismo" (Redazione nazionale in Via Satrico a Roma) da segnalare un articolo in cui si sostiene che "Classe e Nazione Europea sono interessi che coincidono", mentre in altra pagina un redattore pisano afferma esplicitamente che "Il Comunitarismo è contrario alla lotta di classe" e che "il lavoro sarà il criterio di valore per stabilire le nuove gerarchie (...) Ai lavoratori migliori e più esperti non verranno dati maggiori guadagni, ma posizioni di potenza"; in altre parole torna a riproporsi l'idea nazista della comunità basata su "Sangue e suolo" la cui la "forma statuale deve rispecchiare l'ordine di realtà superiori e trascendenti" (dal n. 1 di "Rosso è Nero"), il che mostra il vero volto di un'area che si dichiara rivoluzionaria, comunista e persino libertaria, ma che si guarda bene dal mettere in discussione l'idea di Stato nazionale -interpretato beninteso in chiave europea- e la struttura gerarchica e autoritaria della società che sono parti integranti del dominio del capitale sul lavoro.
Nell'ultimo numero consultato di "Comunitarismo", datato settembre/ottobre 2000 con il sottotitolo "Democrazia diretta-Socialismo-liberazione", la veste e i contenuti risultano ancora in larga parte dedicati all'opposizione contro "il ]moloch neoliberista" e nell'editoriale firmato Rete Italiana Circoli Comunitaristi viene fatto il bilancio politico di "un anno di lotta" durante cui la proposta "per la costruzione di un fronte di sinistra europea antagonista che si batte per il socialismo e che considera il dato nazionale un fattore imprescindibile" è stato portato dai Comunitaristi all'interno del movimento "anti-globalizzazione" e tra le forze antimperialiste[57]; ma ancora una volta, la questione immigrazione, affrontata nell'articolo "L'inganno multietnico", torna a mostrare l'autentica matrice ideologica dei Comunitaristi che ripropongono le teorie "differenzialiste" di A. de Benoist, come testimoniato in modo inequivocabile dai seguenti passaggi:

I fenomeni migratori mettono in gioco qualcosa di importante: la sopravvivenza delle culture e dei popoli che di quelle culture sono esponenti (...) il progetto capitalista nella sua fase di globalizzazione neoliberista vorrebbe annullare ogni differenza (...) per creare un tipo antropologico senza storia e senza radici (...) Si comprende meglio allora, per tornare alla situazione che più da vicino ci riguarda, come alcuni reati dei quali gli extracomunitari detengono il monopolio (come la riduzione in stato di schiavitù di cui si sono rese colpevoli le bande albanesi e marocchine che utilizzano i minorenni per l'elemosina) abbiano un impatto, anche culturale, devastante (...) in nessun paese il "minestrone etnico" è stato un buon affare: dopo decenni o addirittura secoli di convivenza le difficoltà non vengono diluite, ma si acuiscono e si sommano, senza peraltro condurre alla "rivoluzione internazionalista del proletariato".

Per cui, dietro "la fusione di elementi socialisti con il senso dell'appartenenza identitaria e nazionale" e la "nuova sintesi originale" rielaborata dai Comunitaristi, si scoprono linguaggi e argomenti continuamente agitati da tutte le varianti di quella destra politica con cui si dice di non avere più niente in comune.
Oltre a questi Circoli Comunitaristi, legati all'esperienza "Rosso è Nero" e "Comunitarismo", vi sono altri gruppi minori, di destra, che comunque si richiamano esplicitamente al comunitarismo; tra questi va citato il "Cantiere delle Idee" di Ghedi (Bs) per una certa originalità nell'approccio a tale tematica; infatti questa associazione sviluppa un'idea di comunità, quale alternativa a "decenni di individualismo metodologico e teorie utilitariste nelle cattedre e utopie ideologiche", facendo proprie in modo integrale le elaborazioni teoriche sui diritti di cittadinanza fatte in questi ultimi anni da alcuni settori della sinistra "moderna", e per comprendere che non si tratta soltanto di "assonanze" si consideri il seguente pezzo, ripreso da "La Spina nel Fianco" giornale del Fronte Nazionale

Partecipazione ed appartenenza sono concetti strettamente legati tra loro che si caratterizzano e determinano a vicenda. La parola "cittadino" deve cessare di essere un astratto sinonimo di "abitante" per diventare un termine che definisce colui che partecipa alla vita della città, della comunità.
Cittadinanza come partecipazione, cittadinanza come appartenenza, tutto il contrario della concezione apatica e sradicata della democrazia che è ormai entrata nel senso comune. Non sono le istituzioni a fare la democrazia ma la partecipazione popolare ad esse, per cui la sovranità popolare si manifesta attraverso la partecipazione quotidiana di tutti alla vita pubblica.
Decentrare i luoghi delle decisioni, moltiplicarne le occasioni, referendum, consultazioni autogestite. Consci però che il voto non esaurisce certo il ventaglio di diritti/doveri del cittadino. Ritornare a popolare le piazze, le sale civiche, moltiplicare le occasioni di incontro tra i cittadini e tra questi e le istituzioni è una condizione necessaria se si intende porre un freno al decadimento costante della qualità della vita (...)
La comunità, cioè reti di rapporti sociali che veicolano valori condivisi, è la chiave di volta per rafforzare legami sociali che mettono in relazione gli individui tra loro, che vincono isolamento ed alienazione [58].

Si tratta, come è evidente, di cose che potrebbero essere state scritte da un socialdemocratico, da un ex-autonomo ma anche da un leghista o da un ecologista, a dimostrazione di quanto sia importante parlare delle categorie di analisi che si utilizzano, dando per scontato quello che non è, in quanto proprio grazie alla liquidazione di strumenti critici frettolosamente ritenuti superati -vedi ad esempio la divisione in classi della società- che l'ideologia fascista sta trovando terreno fertile [59].
Per completare il quadro va infine segnalata la comparsa a Parma di un Partito Nazionalcomunista (P.N.C.) [60]; difficile dire se si tratti di filiazione più o meno legittima dei nazional-comunitaristi, anche se in questa città vi è una loro presenza "storica", di certo il simbolo da loro usato, falce e martello sovrapposti alla svastica, è più che un segnale d'allarme.

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neofascisti e Islam
by 1 Wednesday, May. 24, 2006 at 4:43 PM mail:

neofascisti e Islam...
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non è certo strano che ci siano affinità tra i neofascisti italiani e i fondamentalisti islamici: reazionari, conservatori, al servizio della borghesia entrambi hanno in comune l'odio viscerale contro ebrei, comunisti, democratici, malati di mente, omosessuali e diversi mentre a livello internazionale i loro principali nemici sono Israele, l'America e per alcuni di loro anche la Gran Bretagna.
Non dimenticate che tutte le principali organizzazioni neofasciste europee hanno gioito della vittoria di Hezbollah nella primavera 2000 quando Israele - per decisione unilaterale dell'allora premier Ehud Barak - decise di abbandonare , dopo 22 anni, il Libano meridionale.
E identiche spassionate dimostrazioni di solidarietà sono venute da questi ambienti anche quando Ahmadinejad ha dichiarato di voler "cancellare Israele dalle carte geografiche" mentre la vittoria elettorale di Hamas in Palestina è stata accolta come una grande dimostrazione di forza del fronte anti-sionista internazionale del quale questi ambienti di nostalgici, ex nazisti, ex fascisti e giovani neofasci più o meno terzoposizionisti ed eurasiatici si riconoscono.

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hidda il fassio
by cccp Wednesday, May. 24, 2006 at 4:57 PM mail:

non mi frega un cazzo di chi sono e cosa fanno
Hidda il fassio hidda il fassio hidda il fassio hidda il fassio hidda il fassio hidda il fassio hidda il fassio

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ancora antisemitismo
by paolo Wednesday, May. 24, 2006 at 5:27 PM mail:

hiddare? e perchè?
è necessario invece conoscere il più possibile cosa pensano, scrivano, postano questi stronzi di fascisti e poi ci sono dentro questo dossier anche una serie di post molto interessanti per capire chi sono, cosa vogliono, quali alleati e amici hanno i neofascisti nel mondo.
l'idea che un giorno possa salire al potere un connubio fascio-islamico mica è da prendere così alla leggera visto il numero sempre maggiore di organizzazioni islamiche , centri culturali, moschee nel nostro paese?
leggeti bene questo articolo , dopo cambierai idea

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USA: IL RITORNO DEI “REALISTI”?

 

 

Se qualcuno si chiedesse il motivo dell’improvvisa alzata di scudi effettuata da importanti settori dell’apparato militare statunitense unitamente alla verve polemica di alcuni organi d’informazione che sono giunti a chiedere le dimissioni di Cheney e Rumsfeld a causa del disastro iracheno la risposta sarebbe una sola: si tratta del disperato tentativo operato da alcuni apparati dell’establishment a stelle e strisce di correggere in senso “realista” la politica di Washington in Medio Oriente.

Sembra ormai passato un secolo da quei giorni, data l’improvvisa accelerazione assunta dagli avvenimenti mondiali negli ultimi 5 anni, ma è sufficiente riportare la memoria indietro per capire quale svolta abbiano determinato gli attentati dell’11 settembre 2001.

Insediatosi con una sorta di golpe elettorale, l’attuale presidente Bush jr. aveva seguito fino a quel momento una politica quasi isolazionista(1), basata sul realismo geopolitico (cioè sul semplice interesse nazionale e sulla cd. “balance of power”) e sulla possibilità della nascita di uno Stato palestinese, alfine di consolidare la tradizionale amicizia della lobby petrolifera texana con il mondo arabo “moderato”.

Contrariamente a quanto molti ritengono, Israele almeno dalla fine degli anni Ottanta rappresenta più un ostacolo che un aiuto alle politiche mediorientali degli Stati Uniti, tuttavia in un modo o nell’altro Tel Aviv è sempre riuscita fino ad oggi a mantenere la sua centralità quale principale alleato dell’Occidente in un’area strategica per le sorti del Pianeta(2).

Dopo il crollo delle Twin Towers e l’aereo (o più probabilmente bomba) contro il Pentagono tutto è cambiato, l’Amministrazione Bush ha lanciato la cd. “guerra al terrorismo” con l’obiettivo di “esportare la democrazia” in Medio Oriente e destabilizzare tutti i governi di quell’”area”.

La manovra ha avuto successo nell’abbattimento del regime dei Talibani in Afghanistan, favorita dal consenso pressoché unanime della “comunità internazionale” (con l’eccezione, peraltro parziale, del Pakistan) , molto meno nell’invasione dell’Iraq, dove gli interessi geoeconomici divergevano profondamente.

Sostanzialmente, tutta la visione “neoconservatrice” ispirata dai vari Perle, Wolfowitz, Kagan … si basa su un assunto fondamentale: i vecchi alleati di Washington al Cairo, Ryad … e i regimi non amici ma comunque “laici”, a Baghdad, Damasco … non servono più, in quanto incapaci di tenere a freno le velleità dei vari gruppi “fondamentalisti”, perciò possono pure essere spazzati via, democraticamente o meno.

La fine del tradizionale e fragile equilibrio raggiunto in decenni di contrappesi geopolitici non può ovviamente che favorire i cd. “integralisti islamici” e rilanciare la contrapposizione bellica tra le due parti, una situazione particolarmente gradita ad Israele, che oltre a vedere eliminati Paesi ostili torna ad essere bastione indispensabile della strategia nordamericana in Medio Oriente.

Questa è la logica dei continui attentati terroristici contro l’Egitto e l’Arabia Saudita e delle minacce continue a Siria e Iran, come è già stato segnalato da un’attenta pubblicistica e dalla stessa cinematografia statunitense(3).

Una folle corsa alla guerra infinita, in spregio a tutte le convenzioni internazionali e al tradizionale equilibrio fra gli Stati, che aldilà della convergenza con gli interessi sionisti(4) ha però un fine strategico chiarissimo: l’occupazione delle zone chiave del Pianeta per il possesso delle principali risorse economiche mondiali, prima della crescita non più controllabile delle potenze emergenti, Cina in primis, ma anche India, Russia e Brasile.

Un disegno rischiosissimo per due motivi: perché ha scoperchiato un “vaso di pandora” nel mondo islamico, portando al potere Hamas in Palestina e Ahmadinejead in Iran e forse presto i “Fratelli Mussulmani” in Egitto, perché ha comunque costretto alla convergenza tutte le piccole e medie potenze interessate a porre un freno all’unilateralismo statunitense.

Nonostante il richiamo continuo a marciare sotto la guida di Washington per fronteggiare “la comune minaccia terroristica”, l’alleanza russo-cinese è destinata alla lunga ad avere un potenziale di attrazione fortissimo per India ed Unione Europea, l’America Latina già oggi cerca lungo l’asse Castro-Chavez-Kirchner-Morales di sganciarsi dal controllo della Casa Bianca, mentre Lula aspetta solo l’occasione propizia per accodarsi a loro.

Il punto senza ritorno di questa situazione sarebbe l’attacco all’Iran, previsto per la fine del 2006, che comporterebbe quasi sicuramente l’eventualità di un bombardamento nucleare su Teheran e inasprirebbe le contraddizioni fra la triade USA-GB-Israele e il resto del mondo, senza contare le sue ricadute in termini di rappresaglie.

Ecco che allora la più nota fra le lobbies mondiali, la Trilateral Commission(5), sta cercando di porre riparo a quello che appare un disegno destinato a condurre la politica dettata dai “neocons” in un vicolo cieco e all’isolamento più totale.

L’ ultima riunione del gruppo (un resoconto si trova su www.corriere.it) ha messo in guardia dai rischi che l’intera economia globale potrebbe correre in caso di attacco militare all’Iran, in termini di aumento del prezzo del petrolio ma anche a causa delle difficoltà che l’impresa bellica inevitabilmente incontrerebbe.

Ecco che allora  si è deciso di dare vita a una sorta di “Piano B”, che consisterebbe in un dialogo diretto tra Teheran e Washington volto a convincere gli iraniani a congelare le loro ricerche nucleari in cambio di un analogo impegno da parte di Tel Aviv; Israele, a sua volta, otterrebbe una garanzia internazionale di sicurezza analoga a quella prevista dall’articolo 5 della NATO (in pratica riceverebbe la stessa copertura militare destinata ai membri dell’Alleanza Atlantica pur non facendone formalmente parte).

La Russia di Putin, aldilà della diffidenza che la stessa Trilateral mantiene nei confronti della politica di difesa dell’interesse nazionale praticata dall’attuale guida del Cremino, dovrebbe essere la mediatrice dell’accordo, in virtù anche dell’occasione rappresentata dal prossimo vertice del G8 a San Pietroburgo.

Ovvio che questo complesso gioco di scambi rivela difficoltà non facilmente superabili.

Innanzitutto i tempi previsti da Kissinger per la sua attuazione, 15-18 mesi, che contrastano con i decisi segnali provenienti dall’establishment statunitense e dal suo alleato sionista, decisi a chiudere la partita iraniana entro la fine dell’anno.

Poi la delega che Israele dovrebbe concedere ad altri partners relativamente alla propria sicurezza, ma soprattutto l’evidente cambio di strategia da parte dell’Amministrazione Bush.

Quest’ultima, in particolare, appare l’ipotesi più improbabile, in quanto la dottrina della “guerra infinita” appare un’opzione ormai irreversibile, stante i disastrosi parametri economici degli Stati Uniti: partita quando il debito estero era di 6.000 miliardi di dollari, il deficit si aggira oggi sugli 8.000 miliardi, ai quali va aggiunto il terribile passivo della bilancia federale dei pagamenti (gli USA sono inoltre la nazione maggiormente debitrice nei confronti delle Nazioni Unite che proprio nel timore di non riscuotere i loro crediti assistono spesso supine alla politica imperialista della Casa Bianca).

Trovare infine un interlocutore a Teheran non sarà facile; nonostante l’apparente collaborazionismo iraniano in Iraq, volto a consolidare le proprie posizioni in un paese dove gli sciiti sono la netta maggioranza e le truppe dell’Alleanza Atlantica sono in netta difficoltà,  Ahmadinejead sta conducendo una partita dalla doppia valenza, interna ed esterna, necessaria a rafforzare la propria autorità.

Insofferente del pragmatismo spesso interessato della “vecchia guardia”, il nuovo presidente iraniano ha compiuto tutta una serie di passi idonei a liberarsi dalla tutela di alcuni centri di potere economici eredità dei passati governi e senza concedere nulla alle richieste “occidentali” ha comunque dimostrato di sapersi accattivare le simpatie delle nuove generazioni.

Il suo obiettivo è quello di rendere l’Iran la maggiore potenza regionale dell’area del Golfo Persico e può contare ora oltre che sui tradizionali alleati siriani e libanesi (Hizbollah) anche sul nuovo governo palestinese di Hamas.

I prossimi mesi saranno decisivi nel verificare i possibili cambiamenti di questa complessa partita a scacchi ma difficilmente assisteremo a clamorosi ribaltoni in quello che appare un dualismo ormai consolidato, tra i sostenitori dell’avventurismo bellico degli Stati Uniti, Gran Bretagna ed Israele essenzialmente, e quelli del mondo multipolare, capitanati da Russia e Cina.

L’incognita maggiore ricade ancora una volta sulla posizione dell’Europa e perciò tanta più rilevanza potrebbe assumere nel nostro continente un atteggiamento italiano diverso da quella tenuto dal governo Berlusconi fino ad oggi, con un auspicabile passaggio dell’esecutivo di Roma dal campo dei paesi dell’atlantismo ad oltranza a quello dei partigiani di un’Unione Europea autonoma dalla volontà statunitense.

 

 

                                                        STEFANO  VERNOLE

 

 

Note

 

1)      Per le varie anime della politica estera statunitense si veda il mio “Le opzioni USA” su www.disinformazione.it

2)      Riguardo i progetti della Trilateral Commission su Israele rimando a: Stefano Vernole, “Palestina una diplomazia tra speranze ed illusioni”, su “Eurasia” Rivista di Studi Geopolitici n. 1/2005.

3)      Sulla complessa partita che si sta giocando in e sull’Arabia Saudita segnalo: Maurizio Blondet, “Osama Bin Mossad”, Effedieffe e il recente film “Syriana” con George Clooney.

4)      Molti della cd. lobby “neoconservatrice” sono ebrei o simpatizzanti sionisti. Tra di essi i più noti sono Richard Perle, Paul Wolfowitz, Douglas Feith, Michael Leeden e Paddy Ashdown.

5)      La Trilateral Commission, della quale fanno parte circa 300 “privati cittadini” provenienti da Europa, USA e Giappone e il cui Presidente onorario è David Rockfeller, è in pratica una sorta di tentativo dell’alta finanza di creare un governo mondiale ombra a carattere massonico. In questo disegno l’imperialismo statunitense è sempre stato uno strumento indispensabile, a patto che sapesse agire in una logica internazionalista; a causa di questo grave difetto l’Amministrazione Bush ha subito ad esempio le critiche dei vari Soros o dei protagonisti di Hoolywood,  tutti legati alle logiche “progressiste” degli Stati Uniti quale guida morale del mondo, tanto care anche alla “sinistra” nostrana.

 

Ultimo aggiornamento: lunedì 08 maggio 2006

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ultimo articolo da Italia Sociale
by paolo Wednesday, May. 24, 2006 at 5:31 PM mail:

finisco con un altro articolo antisemita preso da http://www.italiasociale.org che , più o meno, è il portale di tutti i fasci italiani

  Geopolitica

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USA: IL RITORNO DEI “REALISTI”?

 

 

Se qualcuno si chiedesse il motivo dell’improvvisa alzata di scudi effettuata da importanti settori dell’apparato militare statunitense unitamente alla verve polemica di alcuni organi d’informazione che sono giunti a chiedere le dimissioni di Cheney e Rumsfeld a causa del disastro iracheno la risposta sarebbe una sola: si tratta del disperato tentativo operato da alcuni apparati dell’establishment a stelle e strisce di correggere in senso “realista” la politica di Washington in Medio Oriente.

Sembra ormai passato un secolo da quei giorni, data l’improvvisa accelerazione assunta dagli avvenimenti mondiali negli ultimi 5 anni, ma è sufficiente riportare la memoria indietro per capire quale svolta abbiano determinato gli attentati dell’11 settembre 2001.

Insediatosi con una sorta di golpe elettorale, l’attuale presidente Bush jr. aveva seguito fino a quel momento una politica quasi isolazionista(1), basata sul realismo geopolitico (cioè sul semplice interesse nazionale e sulla cd. “balance of power”) e sulla possibilità della nascita di uno Stato palestinese, alfine di consolidare la tradizionale amicizia della lobby petrolifera texana con il mondo arabo “moderato”.

Contrariamente a quanto molti ritengono, Israele almeno dalla fine degli anni Ottanta rappresenta più un ostacolo che un aiuto alle politiche mediorientali degli Stati Uniti, tuttavia in un modo o nell’altro Tel Aviv è sempre riuscita fino ad oggi a mantenere la sua centralità quale principale alleato dell’Occidente in un’area strategica per le sorti del Pianeta(2).

Dopo il crollo delle Twin Towers e l’aereo (o più probabilmente bomba) contro il Pentagono tutto è cambiato, l’Amministrazione Bush ha lanciato la cd. “guerra al terrorismo” con l’obiettivo di “esportare la democrazia” in Medio Oriente e destabilizzare tutti i governi di quell’”area”.

La manovra ha avuto successo nell’abbattimento del regime dei Talibani in Afghanistan, favorita dal consenso pressoché unanime della “comunità internazionale” (con l’eccezione, peraltro parziale, del Pakistan) , molto meno nell’invasione dell’Iraq, dove gli interessi geoeconomici divergevano profondamente.

Sostanzialmente, tutta la visione “neoconservatrice” ispirata dai vari Perle, Wolfowitz, Kagan … si basa su un assunto fondamentale: i vecchi alleati di Washington al Cairo, Ryad … e i regimi non amici ma comunque “laici”, a Baghdad, Damasco … non servono più, in quanto incapaci di tenere a freno le velleità dei vari gruppi “fondamentalisti”, perciò possono pure essere spazzati via, democraticamente o meno.

La fine del tradizionale e fragile equilibrio raggiunto in decenni di contrappesi geopolitici non può ovviamente che favorire i cd. “integralisti islamici” e rilanciare la contrapposizione bellica tra le due parti, una situazione particolarmente gradita ad Israele, che oltre a vedere eliminati Paesi ostili torna ad essere bastione indispensabile della strategia nordamericana in Medio Oriente.

Questa è la logica dei continui attentati terroristici contro l’Egitto e l’Arabia Saudita e delle minacce continue a Siria e Iran, come è già stato segnalato da un’attenta pubblicistica e dalla stessa cinematografia statunitense(3).

Una folle corsa alla guerra infinita, in spregio a tutte le convenzioni internazionali e al tradizionale equilibrio fra gli Stati, che aldilà della convergenza con gli interessi sionisti(4) ha però un fine strategico chiarissimo: l’occupazione delle zone chiave del Pianeta per il possesso delle principali risorse economiche mondiali, prima della crescita non più controllabile delle potenze emergenti, Cina in primis, ma anche India, Russia e Brasile.

Un disegno rischiosissimo per due motivi: perché ha scoperchiato un “vaso di pandora” nel mondo islamico, portando al potere Hamas in Palestina e Ahmadinejead in Iran e forse presto i “Fratelli Mussulmani” in Egitto, perché ha comunque costretto alla convergenza tutte le piccole e medie potenze interessate a porre un freno all’unilateralismo statunitense.

Nonostante il richiamo continuo a marciare sotto la guida di Washington per fronteggiare “la comune minaccia terroristica”, l’alleanza russo-cinese è destinata alla lunga ad avere un potenziale di attrazione fortissimo per India ed Unione Europea, l’America Latina già oggi cerca lungo l’asse Castro-Chavez-Kirchner-Morales di sganciarsi dal controllo della Casa Bianca, mentre Lula aspetta solo l’occasione propizia per accodarsi a loro.

Il punto senza ritorno di questa situazione sarebbe l’attacco all’Iran, previsto per la fine del 2006, che comporterebbe quasi sicuramente l’eventualità di un bombardamento nucleare su Teheran e inasprirebbe le contraddizioni fra la triade USA-GB-Israele e il resto del mondo, senza contare le sue ricadute in termini di rappresaglie.

Ecco che allora la più nota fra le lobbies mondiali, la Trilateral Commission(5), sta cercando di porre riparo a quello che appare un disegno destinato a condurre la politica dettata dai “neocons” in un vicolo cieco e all’isolamento più totale.

L’ ultima riunione del gruppo (un resoconto si trova su www.corriere.it) ha messo in guardia dai rischi che l’intera economia globale potrebbe correre in caso di attacco militare all’Iran, in termini di aumento del prezzo del petrolio ma anche a causa delle difficoltà che l’impresa bellica inevitabilmente incontrerebbe.

Ecco che allora  si è deciso di dare vita a una sorta di “Piano B”, che consisterebbe in un dialogo diretto tra Teheran e Washington volto a convincere gli iraniani a congelare le loro ricerche nucleari in cambio di un analogo impegno da parte di Tel Aviv; Israele, a sua volta, otterrebbe una garanzia internazionale di sicurezza analoga a quella prevista dall’articolo 5 della NATO (in pratica riceverebbe la stessa copertura militare destinata ai membri dell’Alleanza Atlantica pur non facendone formalmente parte).

La Russia di Putin, aldilà della diffidenza che la stessa Trilateral mantiene nei confronti della politica di difesa dell’interesse nazionale praticata dall’attuale guida del Cremino, dovrebbe essere la mediatrice dell’accordo, in virtù anche dell’occasione rappresentata dal prossimo vertice del G8 a San Pietroburgo.

Ovvio che questo complesso gioco di scambi rivela difficoltà non facilmente superabili.

Innanzitutto i tempi previsti da Kissinger per la sua attuazione, 15-18 mesi, che contrastano con i decisi segnali provenienti dall’establishment statunitense e dal suo alleato sionista, decisi a chiudere la partita iraniana entro la fine dell’anno.

Poi la delega che Israele dovrebbe concedere ad altri partners relativamente alla propria sicurezza, ma soprattutto l’evidente cambio di strategia da parte dell’Amministrazione Bush.

Quest’ultima, in particolare, appare l’ipotesi più improbabile, in quanto la dottrina della “guerra infinita” appare un’opzione ormai irreversibile, stante i disastrosi parametri economici degli Stati Uniti: partita quando il debito estero era di 6.000 miliardi di dollari, il deficit si aggira oggi sugli 8.000 miliardi, ai quali va aggiunto il terribile passivo della bilancia federale dei pagamenti (gli USA sono inoltre la nazione maggiormente debitrice nei confronti delle Nazioni Unite che proprio nel timore di non riscuotere i loro crediti assistono spesso supine alla politica imperialista della Casa Bianca).

Trovare infine un interlocutore a Teheran non sarà facile; nonostante l’apparente collaborazionismo iraniano in Iraq, volto a consolidare le proprie posizioni in un paese dove gli sciiti sono la netta maggioranza e le truppe dell’Alleanza Atlantica sono in netta difficoltà,  Ahmadinejead sta conducendo una partita dalla doppia valenza, interna ed esterna, necessaria a rafforzare la propria autorità.

Insofferente del pragmatismo spesso interessato della “vecchia guardia”, il nuovo presidente iraniano ha compiuto tutta una serie di passi idonei a liberarsi dalla tutela di alcuni centri di potere economici eredità dei passati governi e senza concedere nulla alle richieste “occidentali” ha comunque dimostrato di sapersi accattivare le simpatie delle nuove generazioni.

Il suo obiettivo è quello di rendere l’Iran la maggiore potenza regionale dell’area del Golfo Persico e può contare ora oltre che sui tradizionali alleati siriani e libanesi (Hizbollah) anche sul nuovo governo palestinese di Hamas.

I prossimi mesi saranno decisivi nel verificare i possibili cambiamenti di questa complessa partita a scacchi ma difficilmente assisteremo a clamorosi ribaltoni in quello che appare un dualismo ormai consolidato, tra i sostenitori dell’avventurismo bellico degli Stati Uniti, Gran Bretagna ed Israele essenzialmente, e quelli del mondo multipolare, capitanati da Russia e Cina.

L’incognita maggiore ricade ancora una volta sulla posizione dell’Europa e perciò tanta più rilevanza potrebbe assumere nel nostro continente un atteggiamento italiano diverso da quella tenuto dal governo Berlusconi fino ad oggi, con un auspicabile passaggio dell’esecutivo di Roma dal campo dei paesi dell’atlantismo ad oltranza a quello dei partigiani di un’Unione Europea autonoma dalla volontà statunitense.

 

 

                                                        STEFANO  VERNOLE

 

 

Note

 

1)      Per le varie anime della politica estera statunitense si veda il mio “Le opzioni USA” su www.disinformazione.it

2)      Riguardo i progetti della Trilateral Commission su Israele rimando a: Stefano Vernole, “Palestina una diplomazia tra speranze ed illusioni”, su “Eurasia” Rivista di Studi Geopolitici n. 1/2005.

3)      Sulla complessa partita che si sta giocando in e sull’Arabia Saudita segnalo: Maurizio Blondet, “Osama Bin Mossad”, Effedieffe e il recente film “Syriana” con George Clooney.

4)      Molti della cd. lobby “neoconservatrice” sono ebrei o simpatizzanti sionisti. Tra di essi i più noti sono Richard Perle, Paul Wolfowitz, Douglas Feith, Michael Leeden e Paddy Ashdown.

5)      La Trilateral Commission, della quale fanno parte circa 300 “privati cittadini” provenienti da Europa, USA e Giappone e il cui Presidente onorario è David Rockfeller, è in pratica una sorta di tentativo dell’alta finanza di creare un governo mondiale ombra a carattere massonico. In questo disegno l’imperialismo statunitense è sempre stato uno strumento indispensabile, a patto che sapesse agire in una logica internazionalista; a causa di questo grave difetto l’Amministrazione Bush ha subito ad esempio le critiche dei vari Soros o dei protagonisti di Hoolywood,  tutti legati alle logiche “progressiste” degli Stati Uniti quale guida morale del mondo, tanto care anche alla “sinistra” nostrana.

 

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by paolo Wednesday, May. 24, 2006 at 6:11 PM mail:

l'altro articolo da italia sociale era questo qui

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USA: IL RITORNO DEI “REALISTI”?

 

 

Se qualcuno si chiedesse il motivo dell’improvvisa alzata di scudi effettuata da importanti settori dell’apparato militare statunitense unitamente alla verve polemica di alcuni organi d’informazione che sono giunti a chiedere le dimissioni di Cheney e Rumsfeld a causa del disastro iracheno la risposta sarebbe una sola: si tratta del disperato tentativo operato da alcuni apparati dell’establishment a stelle e strisce di correggere in senso “realista” la politica di Washington in Medio Oriente.

Sembra ormai passato un secolo da quei giorni, data l’improvvisa accelerazione assunta dagli avvenimenti mondiali negli ultimi 5 anni, ma è sufficiente riportare la memoria indietro per capire quale svolta abbiano determinato gli attentati dell’11 settembre 2001.

Insediatosi con una sorta di golpe elettorale, l’attuale presidente Bush jr. aveva seguito fino a quel momento una politica quasi isolazionista(1), basata sul realismo geopolitico (cioè sul semplice interesse nazionale e sulla cd. “balance of power”) e sulla possibilità della nascita di uno Stato palestinese, alfine di consolidare la tradizionale amicizia della lobby petrolifera texana con il mondo arabo “moderato”.

Contrariamente a quanto molti ritengono, Israele almeno dalla fine degli anni Ottanta rappresenta più un ostacolo che un aiuto alle politiche mediorientali degli Stati Uniti, tuttavia in un modo o nell’altro Tel Aviv è sempre riuscita fino ad oggi a mantenere la sua centralità quale principale alleato dell’Occidente in un’area strategica per le sorti del Pianeta(2).

Dopo il crollo delle Twin Towers e l’aereo (o più probabilmente bomba) contro il Pentagono tutto è cambiato, l’Amministrazione Bush ha lanciato la cd. “guerra al terrorismo” con l’obiettivo di “esportare la democrazia” in Medio Oriente e destabilizzare tutti i governi di quell’”area”.

La manovra ha avuto successo nell’abbattimento del regime dei Talibani in Afghanistan, favorita dal consenso pressoché unanime della “comunità internazionale” (con l’eccezione, peraltro parziale, del Pakistan) , molto meno nell’invasione dell’Iraq, dove gli interessi geoeconomici divergevano profondamente.

Sostanzialmente, tutta la visione “neoconservatrice” ispirata dai vari Perle, Wolfowitz, Kagan … si basa su un assunto fondamentale: i vecchi alleati di Washington al Cairo, Ryad … e i regimi non amici ma comunque “laici”, a Baghdad, Damasco … non servono più, in quanto incapaci di tenere a freno le velleità dei vari gruppi “fondamentalisti”, perciò possono pure essere spazzati via, democraticamente o meno.

La fine del tradizionale e fragile equilibrio raggiunto in decenni di contrappesi geopolitici non può ovviamente che favorire i cd. “integralisti islamici” e rilanciare la contrapposizione bellica tra le due parti, una situazione particolarmente gradita ad Israele, che oltre a vedere eliminati Paesi ostili torna ad essere bastione indispensabile della strategia nordamericana in Medio Oriente.

Questa è la logica dei continui attentati terroristici contro l’Egitto e l’Arabia Saudita e delle minacce continue a Siria e Iran, come è già stato segnalato da un’attenta pubblicistica e dalla stessa cinematografia statunitense(3).

Una folle corsa alla guerra infinita, in spregio a tutte le convenzioni internazionali e al tradizionale equilibrio fra gli Stati, che aldilà della convergenza con gli interessi sionisti(4) ha però un fine strategico chiarissimo: l’occupazione delle zone chiave del Pianeta per il possesso delle principali risorse economiche mondiali, prima della crescita non più controllabile delle potenze emergenti, Cina in primis, ma anche India, Russia e Brasile.

Un disegno rischiosissimo per due motivi: perché ha scoperchiato un “vaso di pandora” nel mondo islamico, portando al potere Hamas in Palestina e Ahmadinejead in Iran e forse presto i “Fratelli Mussulmani” in Egitto, perché ha comunque costretto alla convergenza tutte le piccole e medie potenze interessate a porre un freno all’unilateralismo statunitense.

Nonostante il richiamo continuo a marciare sotto la guida di Washington per fronteggiare “la comune minaccia terroristica”, l’alleanza russo-cinese è destinata alla lunga ad avere un potenziale di attrazione fortissimo per India ed Unione Europea, l’America Latina già oggi cerca lungo l’asse Castro-Chavez-Kirchner-Morales di sganciarsi dal controllo della Casa Bianca, mentre Lula aspetta solo l’occasione propizia per accodarsi a loro.

Il punto senza ritorno di questa situazione sarebbe l’attacco all’Iran, previsto per la fine del 2006, che comporterebbe quasi sicuramente l’eventualità di un bombardamento nucleare su Teheran e inasprirebbe le contraddizioni fra la triade USA-GB-Israele e il resto del mondo, senza contare le sue ricadute in termini di rappresaglie.

Ecco che allora la più nota fra le lobbies mondiali, la Trilateral Commission(5), sta cercando di porre riparo a quello che appare un disegno destinato a condurre la politica dettata dai “neocons” in un vicolo cieco e all’isolamento più totale.

L’ ultima riunione del gruppo (un resoconto si trova su www.corriere.it) ha messo in guardia dai rischi che l’intera economia globale potrebbe correre in caso di attacco militare all’Iran, in termini di aumento del prezzo del petrolio ma anche a causa delle difficoltà che l’impresa bellica inevitabilmente incontrerebbe.

Ecco che allora  si è deciso di dare vita a una sorta di “Piano B”, che consisterebbe in un dialogo diretto tra Teheran e Washington volto a convincere gli iraniani a congelare le loro ricerche nucleari in cambio di un analogo impegno da parte di Tel Aviv; Israele, a sua volta, otterrebbe una garanzia internazionale di sicurezza analoga a quella prevista dall’articolo 5 della NATO (in pratica riceverebbe la stessa copertura militare destinata ai membri dell’Alleanza Atlantica pur non facendone formalmente parte).

La Russia di Putin, aldilà della diffidenza che la stessa Trilateral mantiene nei confronti della politica di difesa dell’interesse nazionale praticata dall’attuale guida del Cremino, dovrebbe essere la mediatrice dell’accordo, in virtù anche dell’occasione rappresentata dal prossimo vertice del G8 a San Pietroburgo.

Ovvio che questo complesso gioco di scambi rivela difficoltà non facilmente superabili.

Innanzitutto i tempi previsti da Kissinger per la sua attuazione, 15-18 mesi, che contrastano con i decisi segnali provenienti dall’establishment statunitense e dal suo alleato sionista, decisi a chiudere la partita iraniana entro la fine dell’anno.

Poi la delega che Israele dovrebbe concedere ad altri partners relativamente alla propria sicurezza, ma soprattutto l’evidente cambio di strategia da parte dell’Amministrazione Bush.

Quest’ultima, in particolare, appare l’ipotesi più improbabile, in quanto la dottrina della “guerra infinita” appare un’opzione ormai irreversibile, stante i disastrosi parametri economici degli Stati Uniti: partita quando il debito estero era di 6.000 miliardi di dollari, il deficit si aggira oggi sugli 8.000 miliardi, ai quali va aggiunto il terribile passivo della bilancia federale dei pagamenti (gli USA sono inoltre la nazione maggiormente debitrice nei confronti delle Nazioni Unite che proprio nel timore di non riscuotere i loro crediti assistono spesso supine alla politica imperialista della Casa Bianca).

Trovare infine un interlocutore a Teheran non sarà facile; nonostante l’apparente collaborazionismo iraniano in Iraq, volto a consolidare le proprie posizioni in un paese dove gli sciiti sono la netta maggioranza e le truppe dell’Alleanza Atlantica sono in netta difficoltà,  Ahmadinejead sta conducendo una partita dalla doppia valenza, interna ed esterna, necessaria a rafforzare la propria autorità.

Insofferente del pragmatismo spesso interessato della “vecchia guardia”, il nuovo presidente iraniano ha compiuto tutta una serie di passi idonei a liberarsi dalla tutela di alcuni centri di potere economici eredità dei passati governi e senza concedere nulla alle richieste “occidentali” ha comunque dimostrato di sapersi accattivare le simpatie delle nuove generazioni.

Il suo obiettivo è quello di rendere l’Iran la maggiore potenza regionale dell’area del Golfo Persico e può contare ora oltre che sui tradizionali alleati siriani e libanesi (Hizbollah) anche sul nuovo governo palestinese di Hamas.

I prossimi mesi saranno decisivi nel verificare i possibili cambiamenti di questa complessa partita a scacchi ma difficilmente assisteremo a clamorosi ribaltoni in quello che appare un dualismo ormai consolidato, tra i sostenitori dell’avventurismo bellico degli Stati Uniti, Gran Bretagna ed Israele essenzialmente, e quelli del mondo multipolare, capitanati da Russia e Cina.

L’incognita maggiore ricade ancora una volta sulla posizione dell’Europa e perciò tanta più rilevanza potrebbe assumere nel nostro continente un atteggiamento italiano diverso da quella tenuto dal governo Berlusconi fino ad oggi, con un auspicabile passaggio dell’esecutivo di Roma dal campo dei paesi dell’atlantismo ad oltranza a quello dei partigiani di un’Unione Europea autonoma dalla volontà statunitense.

 

 

                                                        STEFANO  VERNOLE

 

 

Note

 

1)      Per le varie anime della politica estera statunitense si veda il mio “Le opzioni USA” su www.disinformazione.it

2)      Riguardo i progetti della Trilateral Commission su Israele rimando a: Stefano Vernole, “Palestina una diplomazia tra speranze ed illusioni”, su “Eurasia” Rivista di Studi Geopolitici n. 1/2005.

3)      Sulla complessa partita che si sta giocando in e sull’Arabia Saudita segnalo: Maurizio Blondet, “Osama Bin Mossad”, Effedieffe e il recente film “Syriana” con George Clooney.

4)      Molti della cd. lobby “neoconservatrice” sono ebrei o simpatizzanti sionisti. Tra di essi i più noti sono Richard Perle, Paul Wolfowitz, Douglas Feith, Michael Leeden e Paddy Ashdown.

5)      La Trilateral Commission, della quale fanno parte circa 300 “privati cittadini” provenienti da Europa, USA e Giappone e il cui Presidente onorario è David Rockfeller, è in pratica una sorta di tentativo dell’alta finanza di creare un governo mondiale ombra a carattere massonico. In questo disegno l’imperialismo statunitense è sempre stato uno strumento indispensabile, a patto che sapesse agire in una logica internazionalista; a causa di questo grave difetto l’Amministrazione Bush ha subito ad esempio le critiche dei vari Soros o dei protagonisti di Hoolywood,  tutti legati alle logiche “progressiste” degli Stati Uniti quale guida morale del mondo, tanto care anche alla “sinistra” nostrana.

 

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una cosa e' fare un dossier sui neofascisti, altra...
by admin Wednesday, May. 24, 2006 at 6:19 PM mail:

altra cosa e' copincollare tutti gli articoli dei siti nazi qui.

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ah ah ah ah roba da ridere
by ska - antifa Saturday, May. 27, 2006 at 2:56 PM mail:

A leggere questi articoli si riesce a comprendere chiaramente il motivo per cui i fasci sono costretti a spammare su Indymedia se gente come questo Vernole i Claudio Mutti, i Blondet, i Bellucci, i Galoppini devono scrivere queste cagate complottistiche da complessati sui loro siti è ovvio che nessuno se li inculi ecco perchè spammano su Indymedia
Ho riletto st'articolo sul ritorno dei realisti di Vernole e devo dire che alla fine non ci ho capito quasi un cazzo di quello che voleva dire!

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l'antisemitismo di matrice fascista nasce da quello cattolico
by ADL Sunday, May. 28, 2006 at 12:11 PM mail:

L'antisemitismo di stampo fascista è storicamente una componente delle destre di tipo reazionario e conservatore. Fin dalla metà del XIX° secolo il conte de Goubineau aveva proposto nel suo volume "sull'ineguaglianza delle razza" quelli che sarebbero poi diventati i cardini del pensiero razzista sia dei movimenti nazionalisti e colonialisti di fine secolo che dei successivi movimenti fascisti e del nazismo hitleriano.
L'idea razziale è quindi una componente che si somma - assieme al pessimismo nichilista di Nietzsche e alla sua idea del super-uomo ; all'evoluzionismo sociale di Darwin e alla colonizzazione europea - ad una serie di stereotipi che individuano nell'ebreo un essere "alieno" rispetto alle società cristiane europee.
L'antisemitismo cattolico (con le accuse di deicidio, dell'avvelenamento dei pozzi, delle ostie sconsacrate, dell'usura, degli omicidi rituali ebraici commessi contro bambini cristiani) è il retroterra culturale e la giustificazione teologica che hanno permesso l'espansione del successivo abominio ideologico hitleriano.
Senza duemila anni di accuse della Chiesa rivolte agli ebrei, senza le omelie dei padri della Chiesa, senza le pratiche dei pogrom antisemiti suscitati da uomini di chiesa e la detenzione degli ebrei nei ghetti per secoli l'antisemitismo hitleriano non avrebbe probabilmente ottenuto tutta l'approvazione dei tedeschi i quali , sia chiaro, erano certamente pronti per marciare contro l'Europa ed il mondo in un nuovo massacro collettivo, ma non avrebbero giustificato mai la sistematica eliminazione di sei milioni di ebrei solo perchè ebrei (criterio razziale o confessionale).
Alfred Rosemberg autore del Mito del XX° secolo sarà l'incontrastato ideologo del Partito Nazista ed è a lui che si deve l'esasperazione dell'idea di superiorità razziale germanica e l'esigenza di sfondamento verso Oriente in cerca di territori da colonizzare per la Germania nazista (Rosemberg era un nazionalista baltico antisemita e anticomunista viscerale).
Adolf Hitler da tamburino della rinascita nazionale tedesca sarà chiamato a recitare il copione del grande statista autorevole capo di stato che diventerà - agli occhi dei suoi connazionali - una specie di messia, il liberatore, il vincitore.
Nel suo Mein Kampf compaiono evidenti accenni di odio biologico contro gli ebrei e tutta l'influenza delle idee di De Goubineau e Nietzsche, Schopenhauer e altri filosofi razzisti tedeschi del secolo precedente.
l'antisemitismo hitleriano fondato sul razzismo germanico trovò , per assurdo, ampi sostenitori anche in ambienti esterni al Terzo Reich. In Italia erano antisemiti incalliti Farinacci e Preziosi; in Francia scrissero libelli antisemiti Cèline e Brasillach, La Rochelle e Maurras; in Belgio il leader cristian-fascista del rexismo (analogo movimento fascista ispirato dalle idee di Mussolini), Leon Degrelle, accusava apertamente le forze dell'Internazionale Ebraica mentre il caso più eclatante è stato forse quello dell'Europa Orientale e balcanica dove presero il potere in Ungheria e Romania due movimenti fascistoidi dichiaratamente antisemiti: le croci frecciate di Szalasi e la legione dell'arcangelo gabriele del movimento Cuib di Cornelio Codreanu (violentemente anticomunisti e antisemiti).

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Tra gli antisemiti italiani anche un certo Giorgio Almirante
by adl Sunday, May. 28, 2006 at 12:20 PM mail:

dimenticavo di sottolineare che tra gli antisemiti italiani c'era un certo Giorgio Almirante , redattore del quindicinale romano "Il Tevere" e del famigerato mensile "La difesa della razza" diretto da Telesio Interlandi.
Articoli di stampo antisemita vennero pubblicati durante l'epoca delle leggi razziali (1938) anche da tutti i principali quotidiani nazionali , da riviste fasciste e da "La Civiltà Cattolica" organo dei gesuiti.
Tra gli altri ricordo che proprio nel 38 Giovanni Preziosi - direttore del mensile "La Vita Italiana" (definito da qualcuno - compreso lo storico De Felice - il più coerente degli antisemiti italiani) - darà alle stampe una nuova edizione dei PROTOCOLLI DEI SAVI ANZIANI DI SION (la prima uscita in lingua italiana la pubblicherà sempre per la Vita Italiana nel 21 mentre un anno dopo sarà don Benigni a pubblicarne un altra edizione per una casa editrice cattolica) con l'introduzione di Julius Evola e i cognomi di 9800 famiglie di ebrei italiani (ripresi dal volume dello Scharff del 1925).
Articoli antisemiti furono scritti anche dall'ex presidente del consiglio il repubblicano Giovanni Spadolini e dall'oggi antifascista Giorgio Bocca (che parlava di demoplutocrazie giudaico-americane sul Giornale di Alessandria nel 43!!!!).

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i fascisti russi contro gli omosessuali a Mosca: arresti e feriti
by arcigay Sunday, May. 28, 2006 at 12:30 PM mail:

I fascisti russi si sono radunati sulla piazza rossa per cercare di impedire l'adunata del movimento omosessuale che due giorni fa è stata impedita dal realizzare il suo Gay Pride a Mosca.
VERGOGNAAAAAAAAA

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Giorgio Allori
by antisionista Sunday, May. 28, 2006 at 12:34 PM mail:

Giorgio Almirante dopo il 25 aprile si nascose in casa di un certo Levi, il quale gli procurò una carta d'identità intestata a "Giorgio Allori".
Da allora Almirante è stato filoebraico e filosionista fino alla sua morte.
Fu lui a combattere le simpatie filonasseriane largamente presenti nel MSI; fu lui, nel 1967, a schierare il MSI su posizioni fanaticamente filoisraeliane.
Mettendosi in testa la kippah, Fini ha portato a termine la politica filobraica e filosionista di Giorgio Allori.

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siti giovanili nazi
by antifaction Wednesday, May. 31, 2006 at 6:06 AM mail:

E' importante mantenere alta la vigilanza antifascista anche nei confronti di piccoli siti e blog che indottrinano le nuove generazioni presentandosi magari come blog apolitici o di studenti per poi diffondere il germe fascista in maniera mirata. Un esempio notevole ma non unico è questo qui http://sosweetgirls.splinder.com che a prima vista è il blog di due ragazzine punk, ma nasconde tutt'altra finalità, basta scovare un po' per capire cosa e soprattutto chi c'è sotto.

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rtrttttt
by rrerre Saturday, Jun. 03, 2006 at 12:55 AM mail:

-gli iraniani sono mezzi arabi e scuri di pelle!-

Ma era una battuta?
In caso contrario non ti hanno mai detto che popoli come gli iraniani e i turchi sono indoeuropei?
Allora con questo ragionamento i vietnamiti sono mezzi giapponesi e gialli.

E se proprio la vogliamo dire tutta, arabi e nazisti durante l'ultima guerra se l'intendevano eccome!


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i turchi indoeuropei?????
by ma sei scemo? Saturday, Jun. 03, 2006 at 10:37 AM mail:

Guarda che i turchi con gli indoeuropei proprio non c'entrano un cazzo di niente! Indoeuropei sono gli iraniani, parte dei popoli della Valle dell'Indo e tutti gli europei tranne baschi, finnici e ungheresi.
I Turchi non c'entrano proprio un cazzo con gli indoeuropei perchè sono popolazioni provenienti dall'Asia centrale di origine turcomanno-mongola (anche la loro lingua conferma che non ha niente a che vedere con le lingue indoeuropee).
Per me ti sei sbagliato con i curdi che, quelli si, sono musulmani di religione e indoeuropei di etnia.

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sacra ignoranza!
by scovasomari Saturday, Jun. 03, 2006 at 11:01 AM mail:

I turchi indoeuropei?
E magari diventano indoeuropei pure quelli della Costa d'Avorio!
studia somaraccio

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A proposito di Fasci antisemiti
by Antifascismo Militante Saturday, Jun. 03, 2006 at 11:20 AM mail:

Mai abbassare la guardia: in rete circolano porcherie antisemite e razziste come il sito di radioislam gestito da un certo Ahmed Ramì - ex ufficiale marocchino oggi rifugiato politico in Svezia.
Nel suo sito ripropone tutte le peggiori menzogne della propaganda nazi a cominciare dal negazionismo sull'olocausto. Non sarebbe male saperne qualcosa di più.
Invito gli admin a non hiddare questi due contributi (uno è un dossier di compagni di rifondazione) necessari per capirci qualcosa.


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T E L E S I O   I N T E R L A N D I

CONTRA JUDÆOS
Prima ristampa dalla fine del secondo conflitto mondiale , 2006
Nota del Curatore della prima ristampa (quale e-book) di questo libro,inedito dal dopoguerra in poi. CONTRO LA POLIZIA DEL PENSIERO
E LE ‘ TOGHE DI GIUDA’

PDF


“ .. inviamo al sig. procuratore della repubblica i testi
sequestrati più interessanti. In primis uno studio a firma -
del’avvocato  Edoardo Longo di Pordenone..”

(da un sequestro della Digos al procuratore della repubblica di Verona, marzo 1993)

“ L’avvocato Edoardo Longo professa l’ideologia nazista”.
(dichiarazione d’accusa del dott. Antonello Fabbro, giudice, mio persecutore , teste d’accusa nei miei confronti, 
avanti al tribunale di Pordenone,2002).

“ L’avvocato Edoardo Longo è un neonazista”.
(dichiarazione d’accusa del dott. Federico Facchin, pubblico ministero, quale teste dell’accusa,
mio persecutore, avanti al tribunale di Bologna, marzo, 2006).


Quando lessi un anno fa, per caso, che il libro di Telesio Interlandi contra Judaeos dopo la guerra era stato gettato al macero e mai più ristampato perché giudicato il testo più biecamente antisemita pubblicato in Italia durante il ‘bieco ventennio fascista’, decisi che ne avrei trovato una copia superstite e lo avrei fatto ristampare. A costo di farlo a mie spese, vista la penuria di editori coraggiosi esistenti in Italia.

Ecco, ai lettori del web, il libro.

Ho mantenuto la promessa.

Il testo che segue è stato reperito fortunosamente in una sperduta biblioteca di provincia, mentre

ammuffiva in uno scantinato. Grazie a un determinato e valido camerata, l’amico Giampaolo Speranza che

qui ringrazio, lo abbiamo fotocopiato e digitato nella presente versione elettronica, affinché giri libero e

veloce sulle imprendibili rotte del web, lontano dall ‘ Occhio Malefico della giudaica Polizia del Pensiero

che sorveglia le case editrice.

Vola , piccolo libretto mordace, vola libero come un vascello pirata, lungo le sterminate rotte della

comunicazione del futuro, ancora non imbrigliata dalle catene della ‘democrazia’…

 

Il testo è nella versione integrale (l’ultima ) del . Da allora la maledizione di ZOG e la avidità degli editori

italiani, ne hanno impedito ogni ristampa.

Lorsignori, i Censori di Giuda, ora sono serviti.

 

2

La parola di Telesio Interlandi , contra Judaeos, ritorna a risuonare : alta, forte e libera.

 

Un solo rammarico : il testo superstite che ho rintracciato era incompleto : una mano adunca ne aveva

strappato un paio di pagine, laddove l’Autore elencava le più ingombranti presenze ebraiche nel mondo

accademico e universitario italiano. Purtroppo non ho potuto colmare lo sfregio ‘democratico’ e anche

questa versione presenta la medesima lacuna. Il camerata che ha trovato la copia sfregiata pensa che

con questo atto vandalico qualcuno avesse voluto nascondere agli occhi della gente la impressionante

lista di ebrei che infestavano (infestano anche oggi, dopo la restaurazione democratica del 1945 ) la

cultura italiana.

 

Queste brevi note si avviano alla conclusione.

Avrei voluto scrivere un saggio introduttivo di analisi del pensiero maledetto di Telesio Interlandi, ma me ne è mancato il tempo, purtroppo : la dittatura democratica mi ha inchiodato al legno di quaranta

processi penali a mio carico : atti di ritorsione giudiziaria criminale per il mio impegno culturale

revisionista, aggressione scientifica ad orologeria che ha il preciso intento di fiaccare la mia

determinazione intellettuale nel portare avanti la battaglia revisionista. In tale intento non ci sono riusciti,

ma mi hanno tolto il tempo per poterlo fare, angustiato come sono a seguire il filo di circa quaranta

autodifese…

 

Ma se sono costretto io al silenzio, sono però riuscito a far parlare al mio posto Teresio Interlandi,

riportando alla luce questo libretto.

E non sarà il solo testo scomparso che farò riaffiorare dagli abissi in cui è stato cancellato dalla protervia

ebraica della Polizia del Pensiero.

 

Questa operazione di recupero dovrebbe divenire la parola d’ordine in ambito revisionista : è mia

convinzione infatti che la dittatura del pensiero unico abbia un preciso progetto : quello di far sparire

totalmente, cancellare da ogni libreria e da ogni biblioteca tutti i libri che corso della plurimillenaria cultura

occidentale hanno attaccato il Giudeo. Salvare questi immensi patrimoni occidentali dalla nuova barbarie

semita , come già i Monaci benedettini salvarono i classici dell’ antichità dalla barbarie medievale, è un

compito primario ed essenziale. Impellente.

 

A chi non crede che la incipiente dittatura democratica in nome di Sion sia la nuova e conclusiva forma di

totalitarismo chiedo : è conforme ai principi della cultura liberale occidentale il fatto che questo libro non

sia più stato pubblicato dal 1945 e oggi sia riemerso dalla damnatio memoriae solo per un atto di

ostinazione intellettuale controcorrente di un singolo cittadino ‘antisemita’ e perseguitato per le sue idee

dalle Toghe di Giuda ?

 

Un sintomo impressionante della dittatura del pensiero unico e del ruolo di cane di guardia delle lobbies

internazionali ebraico-mondialiste è dato dal documento che mi concerne, e che allego in appendice al

presente volume : si tratta della denuncia dei servizi speciali di polizia nei confronti del sottoscritto .

Denuncia dettata dalla filiale veneziana del Centro Wiesenthal . Denuncia poi trasmessa all’ Interpol e al

Ministero degli Interni, nonché alla temutissima Toga Rossa , il pubblico ministero Felice Casson,

attivissimo candidato della sinistra estrema a tutte le più recenti elezioni, supportato dal suo comitato

elettorale di base (gli sprangatori assassini della ultrasinistra) e da suoi sponsors occulti (la lobby

ebraica).

Con tale denuncia, il Centro Wiesenthal mi dipinge come attivo intellettuale favorevole all’antisemitismo

e autore di testi antisemiti diffusi soprattutto in Internet.

 

Leggete : dopo tale denuncia, i servizi investigativi speciali della polizia di stato hanno provveduto a

bonificare da eventuali ordigni esplosivi la sala in cui alcuni giorni dopo si doveva tenere il convegno del

Centro Wiesenthal sui Protocolli dei Savi anziani di Sion.

 

Tutto questo bailamme poliziesco per cosa ? Cosa avevo mai fatto per allertare i servizi d sicurezza dello

Stato su ordine degli ebrei del centro Wiesenthal e dei loro caudatari veneziani ? Avevo dato fuoco a una

Sinagoga ? Avevo scorticato vivo il Gran Rabbino di Venezia ?

 

3

Macchè ! Nulla di così tragico ! Avevo semplicemente telefonato alla segreteria di tale Convegno Sionista

per chiedere se era possibile partecipare come ascoltatore e avere copia degli atti del convegno stesso,

pubblicizzato su tutti i giornali ! La risposta è arrivata tramite Polizia…..

Nel Nuovo Mondo Globale Giudaizzato è vietato pensare …

E le Toghe di Giuda sorvegliano….

Provate dunque a immaginare cosa sarebbe successo se io, e non il camerata Speranza, mi fossi recato

personalmente alla biblioteca a chiedere una copia del testo Contra Judaeos….come minimo il palazzo

sarebbe stato circondato dalle Teste di Cuoio dei carabinieri , con tanto di cani mastini ringhianti, fino alla

‘resa’ ( = rinuncia a chiedere in lettura il libro..) del pericoloso eversore bruno…..

Altro che Orwelll... riuscite a focalizzare in quale tirannia viviamo ?

Quale futuro ci attende come sudditi di Giuda ?

Non sono così riuscito ad esporre le mie considerazioni sul pensiero di Telesio Interlandi, nel fausto

giorno (fausto per tutti gli uomini liberi e non per i sudditi di Giuda ..) in cui il suo Contra Judaeos

emerge da un oblio , una damnatio memoriae , durato oltre sessant’anni…più di così non sono riuscito a

fare.

Mi sono permesso di aggiungere solo una Appendice in cui ho collocato un dossier sulla mia vicenda

giudiziaria il documento della Digos di Venezia, e una recensione del mio libro Il coltello di Shylock.

Vicende di ordinaria repressione giudaica.

Ora tocca a te, lettore telematico : leggi questo libro elettronico, fallo girare sulle imprendibili ali del web,

collocalo nella biblioteca di siti liberi e coraggiosi : dalla tua tastiera potrai far echeggiare ancora la libera e

potente parola di un grande Occidentale : Telesio Interlandi :
Contra Judaeos.

Pordenone, Italia, lunedì 27 marzo 2006.
Edoardo Longo
Per contatti :
avvocato Edoardo Longo,
viale della Libertà, 27,
33170 Pordenone, ITALIA

email : longo.e@libero.it

4

PREAMBOLO

Faccio della polemica giornalistica lo stesso conto che il nuotatore fa dell'elemento in cui si

muove: egli se ne getta alle spalle una bracciata dopo l'altra, avanzando; e che cos'è l'acqua che

egli si lascia alle spalle? Tale è la polemica giornalistica che è servita a vincere una determinata

battaglia, ed ora è alle nostre spalle, come un'acqua immota. Eppure è quell’elemento che ci ha

sostenuti, resistendoci, e ci ha permesso di raggiungere la meta prefissa.

Questi capitoli che qui l'accolgono -in un primo volume d'una « Biblioteca» che ha più alte

ambizioni e avrà meno modesti autori - contengono appunto, in una opportuna rielaborazione, la

materia già trattata durante la polemica giornalistica durata dal 1934 a ieri per la identificazione

del pericolo ebraico e per la difesa della Razza italiana. Il lettore che mi conosce sa già che voce

clamante nel deserto dell'indifferenza -il mio giornale obbediva a un preciso disegno del

Duce, fondatore prima che dell'Impero, della coscienza imperiale del popolo italiano. La necessità

d'un razzismo nostro, e - come presupposto ad esso -la indispensabile e definitiva separazione

dell’elemento giudaico dalla vita nostra, già per troppo tempo inquinata da una infiltrazione

venefica, sono stati i due motivi dominanti della mia diuturna polemica. La quale viene ora

consegnata in queste pagine soltanto per un modesto fine di documentazione.

Desidero che in avvenire si abbia un'idea quanto più esatta dello svolgimento d'una battaglia

che ai migliori fascisti appare decisiva per la liberazione dell’ ltalia dal pervertimento giudaico.

T. I.
Roma, Settembre XVI.
 

5
 

DIFESA DELLA RAZZA

Nel non molto vecchio libro di Muret, « Il crepuscolo delle nazioni bianche», è citato con

intenzione un pensiero di Léon Bloy, questo: « I domestici che diventano padroni e i padroni che

diventano domestici; ecco il segreto dell'evoluzione storica in tutti i secoli». Sarà un segreto,

nessuno vuol dubitarne; ma né l'ora del crepuscolo, né il momento di cangiarsi in domestici, sono

venuti per gli Italiani. La necessità, anzi, di riaffermarsi dominatori nello splendore d'una rinata

volontà d'impero, caratterizza la fase fascista della storia della nazione italiana. Ecco il senso

della legislazione sui rapporti fra nazionali e indigeni nei territori dell'Impero. Difesa della razza,

sì, ma anche esaltazione della razza e riaffermazione della sua missione nel mondo. La dignità

civica vuole esser difesa soltanto dalle insidie dell'animalità e dalla superficialità di pochi

ignoranti, incapaci di spingere lo sguardo al di là della propria generazione; ma la dignità civica

dell'Italiano, è il suo titolo di civiltà.

La storia di tutte le conquiste insegna quale danno ha portato ai conquistatori e ai conquistati la

confusione del sangue attraverso una promiscuità sessuale che la scienza condanna come la via

più agevole per la degenerazione dei tipi umani. L'apparizione dei meticci, dei mulatti e dei

zambos, dagli incroci tra indiani e bianchi, tra bianchi e neri e tra neri e indiani costituisce un

punto scuro della storia dell'umanità. Le osservazioni scientifiche più accurate sono concordi,

oramai, nell'affermare che l'evoluzione delle razze per incrocio si compie in senso “disgenico”: i

tipi superiori sono assorbiti dai tipi inferiori. Ecco dunque apparire le leggi di difesa delle razze

minacciate dalla promiscuità sessuale; eccole perfino nella liberalissima America del Nord, dove

esiste una legge « di salvaguardia per la purezza della razza bianca». La Virginia, che ha

adottato questa legge, è lo stato americano più minacciato dalla degenerazione razzistica dovuta

alla confusione sessuale tra bianchi e neri.

La legge italiana è dovuta non a sfiducia nel senso di responsabilità e di decoro razzistico degli

elementi inviati a colonizzare le nuove terre d'Africa, ma alla necessità di provvedere in senso

razzistico a una situazione eccezionale. Male ha fatto qualcuno a stabilire una capziosa

distinzione fra relazione « d'indole coniugale », cioè extra-matrimoniale, e relazioni propriamente

coniugale, quasi che il matrimonio con gente di colore possa considerarsi tradimento minore per

la salute della razza e per la dignità civica cui la legge stessa accenna. In confronto al cosiddetto

« madamismo », il matrimonio con gente di colore è una mostruosa perversione che non sarà mai

più permessa. Il Governo fascista, inspirato da Mussolini, provvede a creare l'Impero

parallelamente nella coscienza dei cittadini italiani e nella realtà geografica e storica.

Bisognerebbe non avere il senso dell'avvenire per non avvertire la superba bellezza di questa

gelosa difesa della razza per la quale si è conquistato un Impero, dopo averle ridato una fede.

6

 

 

 

IL METICCIATO DISSIDENTE

 

C'è stata, in Italia, in questi ultimi tempi, una vera e propria insurrezione intellettualistica contro

la parola « razzismo » e contro coloro che lavorano a definir quella parola e ad approfondirne il

senso e la portata. E' strano che una parola e un pugno di uomini, per non dire un uomo, siano

capaci di suscitare tanta irritazione. Contrariamente alle abitudini della casa, abbiamo

temporeggiato, prima di scendere in campo con i sistemi appropriati alla bisogna, con la speranza

che il fumo delle chiacchiere e delle banalità durasse poco e lasciasse presto sgombro il campo

per una alta, utile, disinteressata e intelligente discussione. Non amiamo i fatti personali; e, nella

circostanza, non esistevano fatti personali .

Abbiamo dunque pazientemente atteso che s'arrivasse al nocciolo della questione. A questo

nocciolo non si è arrivati né si poteva arrivare, come dimostreremo; ma avendo l’insurrezione

assunto forme tali da poter danneggiare l’educazione del paese influire perniciosamente sugli

orientamenti necessari alla cultura italiana, così tartassata da coloro che abusano della penna e

dell'invenzione della stampa abbiamo creduto opportuno di mettere, una volta per tutte, le cose e

gli uomini in chiaro; e lo facciamo.

La storia è questa. Un uomo, un gruppo d'uomini, un giornale, un paio di giornali cominciano a

discutere di razzismo. Che cos' è il razzismo? Non affliggeremo il lettore parlandogli di Gobineau,

di Chamberlain, di Rosenberg, o del Santo Padre che nella Enciclica all'Episcopato germanico

concede il suo posto alla Razza, combattendone la divinizzazione.

Qui si tratta d'altro. Si tratta di un popolo, come l'Italia, che avviato a una politica imperiale, cioè

a una politica d'espansione oltre i suoi confini nazionali, ricerca in se -e trova, e li fa trovare e

riconoscere, anche con la forza, a quei pochi che non sapessero o volessero trovarli - gli attributi

e le qualità e le idealità e le aspirazioni che ne fanno una razza, completamente differenziata

dalle altre e gelosa delle sue differenze, che sono da opporre, civilmente e fermamente, alle

razze che si muovono, al suo fianco, in un'orbita di civiltà ben definita. Per questa ricerca e per la

conseguente affermazione, in un paese come il nostro su cui tre secoli di servitù hanno lasciato

tracce non indifferenti e hanno provocato, specie in taluni ambienti cosiddetti intellettualistici, un

curioso “complesso d'inferiorità” che ha come risultato il dubbio e la sfiducia nelle qualità

nazionali, e che trova il suo alibi in una vaga indefinibile aspirazione alla universalità o in una

affermazione tutta retorica e letteraria di romanità senza radici; per questa affermazione di valori

di razza, era necessaria una impostazione dottrinaria e scientifica del problema, con un minimo di

parole e un massimo di decisione. Noi ci siamo presi la briga di impostare il problema,

certamente non senza prima aver capito, e nettamente capito, che l‘impresa rispondeva a un

orientamento della Intelligenza che muove e indirizza felicemente, da più d'un trentennio, le cose

d’Italia, conducendo il popolo italiano, con decisioni eroiche spesso contrastate dalla parte

meschina e bastarda del paese, alla neutralità - come posizione spirituale - all'Impero.

Noi pensavamo di ricostruire, attraverso una discussione di sapore scientifico e fondatamente

scientifica, i lineamenti dell’Italia che Mussolini ha fatto marciare, dal 1915 al 1936, dall'Intervento

all'Impero, e fa ancora marciare verso più alti e più eroici destini.

Ricostruzione, identificazione o riconoscimento e impostazione di caratteri spesso vaghi e

vagamente conosciuti, si presentavano tanto più necessari in quanto, nel lungo corso

dell'affermazione imperiale dell'Italia mussoliniana, gli sfasamenti, le debolezze, le confusioni, le

contraddizioni, i disorientamenti non erano mancati; e avevamo dovuto anche denunciarli, quando

il tacerli per carità di patria o per occasionale necessità non era stato assolutamente possibile.

Chiarire agli Italiani che la diversità delle razze è un dato scientifico; che la definizione di “razza

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inferiore” non è affermazione polemica e gratuita, è constatazione scientifica e storica, poiché si

dimostra, storia alla mano, che una antichissima razza come quella nera non ha mai saputo

produrre nulla che sia possibile, non che opporre, confrontare, avvicinare alle realizzazioni della

razza bianca; che quella razza, capacissima per altro d'impadronirsi di ogni ritrovato tecnico della

civiltà meccanica da altre razze elaborato, di tali razze è incapace di assimilare lo spirito, di

raggiungere l'altezza intellettuale, di interpretare le necessità: questo era nostro desiderio.

Lo abbiamo già scritto; un minimo di razzismo, intanto, cioè il razzismo per l'ignorante; e, di

seguito, un razzismo per persone colte, ma non tanto, per patrioti, ma non tanto, per civili, ma

non tanto, per fascisti, ma non tanto, per imperialisti, ma senza convinzione e, soprattutto, senza

coraggio. L’Italia intellettualistica è infetta di dottrine universalistiche, di retorica, di sentimentalismo;

ed è malata di “misura“. Ora è bene che sia detto, passando, e una volta per tutte, che con

la misura si fa ogni cosa meno che una rivoluzione e un impero; che la misura è il metro spirituale

dei mediocri e dei popoli che decadono per difetto di dinamismo.

La misura (quella tal misura che noi denunciamo) mancò a Romolo quando punì Remo, come

mancò a Cesare quando passò il Rubicone, come parve mancasse all'Italia quando s'alzò “in

piedi” contro cinquantadue nazioni.

Ed eccoci agli scritti sul Razzismo. Nulla di strano e nulla di eccezionale. Perché mai contro

una discussione giornalistica, contro una esposizione di dottrina politica si è levata l'insurrezione

di tanta gente che scrive nei settimanali, anche inspirati?

Qui il punto è oscuro; ma noi lo chiariremo agevolmente. Si tratta, come abbiamo detto, d'una

impresa - concordata - del meticciato intellettuale che esiste in Italia ed ha vaste braccia.

Che cos'è il meticciato intellettuale? E' il complesso, eterogeneo per la sua stessa origine, di

quegli elementi intellettuali o sedicenti tali che non hanno e non possono avere radici nella

nazione italiana, che non sentono vincoli se non intellettualistici, cioè essenzialmente formali, con

la nazione italiana, che non ammettono né ammetteranno mai vincoli infrangibili. La questione

non è soltanto di cultura; è essenzialmente -ecco il punto -di sangue. Si tratta di ebrei, o di

mezzi ebrei, o di ebrei camuffati da cristiani (qui la religione non c'entra, ma serve negli

interessati come mascheratura della loro condizione di sangue) o di quarti di ebrei; o di italiani

sposati ad ebree, di ebree che hanno un marito, e quindi un nome, italiano. Tutta questa gente

che è molta, in Italia, più di quanto non si pensi, ed è intelligente, di quella intelligenza pratica

della razza cui appartiene, ha fiutato un pericolo. Ha intuito che una campagna razzistica non

poteva esser campata in aria; aveva un senso; poteva avere uno sbocco. Questa gente si è

chiesta se, a un dato momento, e per necessità superiori e « imperiali», una politica razzistica,

cioè una politica di difesa e di potenziamento della razza, non potesse diventare una politica di

“pulizia della razza”, anche attraverso provvidenze legislative. Aveva visto che Mussolini non

scherzava con la tendenza a scivolare nelle braccia d'una razza inferiore; che Mussolini

difendeva, contro la superficialità e l'innocenza di coloro che farebbero «tutta una famiglia»

perfino coi Boscimani, anche a mezzo del carcere, la dignità il decoro e le qualità fisiche della

razza; ed emanava il divieto del madamismo, piaga dell'Italia di ieri, così deliziosamente e

criminalmente atta a insabbiarsi. Poteva dunque temere, questa gente, che una politica di razza

finisse con l'obbligare l'Italia a guardarsi nello specchio e a riscontrarsi parecchi nei. In sostanza

questa gente è insorta per difendere una posizione, la propria o la posizione dei padroni che la

muovono, e insieme tutte le posizioni acquistate, che potrebbero pericolare in un domani non

troppo lontano. Il lettore non crederà che noi fabbrichiamo dei fantasmi per combatterli; non è

nostra abitudine e abbiamo già parecchio da fare con gli uomini per battagliare anche con i

fantasmi. La realtà, alla luce della statistica, è che in Italia – ove l’esigua quantità di ebrei (circa

70 mila su 43 milioni di abitanti) potrebbe far considerare trascurabile la questione ebraica - sulle

6.000 persone notevoli nel campo dell'intelligenza elencate nel « Piccolo Dizionario dei

contemporanei italiani» del De Gubernatis, 125 sono israelite; e il Livi - nel suo libro sugli “Ebrei e

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la statistica “, pubblicato nel 1920 - rileva: “appena 17,9 sopra 100.000 abitanti pei Cristiani, ben

292,7 per gli Ebrei; una frequenza 16 volte più grande in confronto di quella dei Cristiani”! Il Livi

continua: “La notevolissima superiorità numerica -con due ben comprensibili eccezioni per la

nobiltà e il clero - risulta ancora più forte tra gli uomini politici, i giuristi, gli economisti, i medici, i

matematici, i letterati, i pubblicisti... “. E ancora appresso, il Livi (il cui studio meriterebbe d'essere

aggiornato e certo risulterebbe oggi più istruttivo) stabilisce un quadro statistico dal quale, avendo

ridotto a mille il numero complessivo degli Ebrei o Cristiani notevoli, risulta che contro « 249

letterati, filosofi, storici, poeti, giornalisti, e pubblicisti Cristiani stanno 416 Ebrei; contro 48 giuristi

avvocati e magistrati Cristiani, gli Ebrei sono 128; e gli uomini politici Ebrei sono 136 contro 62

Cristiani.

Queste cifre, lo abbiamo detto, sono dell'Italia di ieri; ma ci mancano i dati per poter dire che

siano migliorate. In ogni modo, esse stanno a dimostrare che è falso e forse certamente diffuso il

giudizio sulla trascurabilità del problema ebraico in Italia, data la trascurabile percentuale degli

Ebrei nella popolazione italiana. La percentuale non bisogna stabilirla in cifre assolute, ma

relativamente ai vari settori dell'attività nazionale; nel caso nostro, relativamente alle attività dette

intellettualistiche.

Ebbene, noi diciamo che l'insurrezione contro il Razzismo e contro un'eventuale politica di

razza è una insurrezione di « meticci »; di ebrei o di mezzo-ebrei, o di gente al servizio degli

ebrei. Non facciamo nomi, perché i fatti personali sono esclusi dalla nostra azione, salvo che

qualcuno non li cerchi; ma se il lettore ha voglia di farsi un'idea di ciò che è successo s'informi e

vedrà che non abbiamo torto.

Ma deve informarsi bene; deve conoscere in quali zone della geografia e in quali zone della

cultura gli ebrei hanno il sopravvento; e quali sono gli ebrei camuffati da cristiani, e quali i cristiani

che hanno una metà del sangue ebraico e quali ne hanno un quarto e quelli che poi non sono né

cristiani né ebrei ma frutti di curiosi incroci di razze varie. Come spiegare, se non con un difetto di

purezza nel sangue, un certo atteggiamento intellettualistico di fronda o di opposizione

esclusivamente orale o addirittura di tradimento, che elementi normalmente circolanti nel nostro

mondo intellettualistico, ancora oggi, nell'Anno XVI, ostentano? Si potrebbero ancora una volta

fare dei nomi; e si tratterebbe di gente che con la purezza della razza, e quindi col razzismo, non

ha nulla a che vedere né vuole avere, naturalmente, a che fare. Questa gente nel migliore dei

casi, cioè nel caso della maggiore furbizia, vorrebbe almeno che si sostituisse alla parola “razza”

quella, meno impegnativa e più letteraria, di “stirpe”; che si facesse dell'imperialismo sì, ma

“spirituale”; che si sentisse la “romanità”, ma attraverso la poesia, non attraverso la politica,

attraverso le rovine del passato, non per mezzo delle imprese del presente. Questi sono gli

intellettuali privi di radici nella loro terra, vaganti a mezz'aria tra una culturetta francese d'accatto

e un europeismo di natali democratici. Un bel giorno se ne vede qualcuno varcare la frontiera e

imbrancarsi nei Comitati di vigilanza intellettuale antifascista, o nei gruppi internazionalisti

comunisteggianti; Rolland è il loro dio e se ne fanno, con straordinario zelo di novizi, i chierici.

Essi, alla fine, non tradiscono nulla, perché l'Italia mussoliniana non è il loro paese; essi vi sono

ospitati, e a volte in perfetta buona fede credono che il destino dell'Italia debba essere conforme

al loro meschino destino, e quello che oggi accade non sia che una parentesi. Certo, ci sono le

eccezioni. Le eccezioni formate da quei giovani che, appunto, la confusione creata dal meticciato

intellettuale trascina in polemiche più alte di loro; da quei giovani che hanno il gusto di opporsi a

qualche cosa pur di apparire originali, pur di trovare argomento a polemica. Questo non nuoce,

se non per la parte che è dovuta alla confusione. I giovani che non hanno chiaro il concetto delle

necessità imperiali e razzistiche della nuova Italia, i giovani che si illudono di reggere, domani, il

terribile peso della gloria conquistata all'Italia da Mussolini fondandosi su formule letterarie o su

9

 

 

 

sentimentalismi debilitanti, ripugnando alla concezione dinamica che della nostra storia dobbiamo

avere, questi giovani lavorano alla loro propria disgrazia. Essi si troveranno impreparati o mal

preparati al compito che li aspetta. Non basta essersi battuti per l'Impero; occorre sapersi battere,

nel campo della cultura, per rendersi capaci di ereditare un Impero. Bisogna dunque cominciare

con l'essere spietati verso se stessi e castigarsi nelle debolezze dello spirito per raggiungere

quella purità di razza e quella incandescenza di sangue che Mussolini raffigura e che ha alzato

nuovamente nella storia il nome d'Italia, anche e sopralutto con dignità biologica.

10

 

 

 

COSI’ PARLO’ IL RABBINO

 

Esiste tuttora un “sionismo” in Italia? Questa domanda suonerebbe ingenua, sol che si

ricordassero le lunghe e vivacissime polemiche condotte in Italia, sui giornali fascisti – e in prima

linea sul Tevere – dagli stessi ebrei italiani fin dal 1934, cioè fin dal tempo in cui più arrogante si

fece la propaganda sionistica nel nostro paese. Ci fu allora una vera e propria insurrezione di

ebrei contro il sionismo, definito contrario agli interessi della nazione italiana e tale da riproporre,

in termini assolutamente drammatici, la terribile questione dell’assimilazione dell’elemento

ebraico. I più astuti fra gli ebrei d’Italia furono pronti a gettare alle ortiche l’abito sionistico per non

suscitare sospetti e per guadagnare con pochissima spesa un certificato di buona condotta

nazionale.

Ma queste polemiche sono ormai lontane nel tempo. La labile memoria di alcuni e l’astuzia

degli altri hanno disteso un velo sul movimento sionistico tra gli ebrei italiani. Di modo che la

domanda: c’è del sionismo in Italia? apparirà inopportuna, intempestiva e forse anche ingiuriosa.

Non fu proclamato infatti che gli ebrei d’Italia non hanno altra patria all’infuori della patria italiana,

né altro amor di patria che l’amore per la patria italiana?

Ma qual è, di grazia, il più autorevole rappresentante del pensiero ebraico, in Italia, e

l’indiscutibile interprete delle aspirazioni ebraiche? Non è forse il Rabbino Capo, la più alta e

venerata personalità delle comunità ebraiche italiane? Il Rabbino Capo, o grande Rabbino,

religioso che non disdegna l’attività politica avendo fondato, anni or sono, ad Alessandria d’Egitto

dove risiedeva, una rivista politica di studi ebraici (rivista alla quale non di rado noi abbiamo

attinto per illustrare l’attività politica degli ebrei), il Rabbino Capo Davide Prato ha avuto la bontà

di prevenire la domanda che oggi potrà apparire inopportuna, trattando del sionismo in un lungo

discorso pronunciato a Budapest, sotto gli auspici di quella Associazione Pro Palestina. Il

discorso è pubblicato nella rivista “ Mult ès Jövo” cioè Passato ed Avvenire, organo ufficiale del

movimento sionista (redazione: Budapest-Vienna-Tel Aviv). Che cosa dice questo discorso?

La rivista presenta intanto il Rabbino con queste parole: “Il grande Rabbino dell’Impero Italiano

è da decenni entusiastico fautore dell’idea della ricostruzione della Palestina”. Il che vuol dire che

il capo religioso degli ebrei d’Italia è, non da oggi, fervente sionista. Noi lo sapevamo, molti non lo

sapevano, alcuni lo hanno dimenticato. Ma ecco un’antologia del pensiero sionistico del grande

sacerdote.

Anzitutto, l’assunzione di Herzl, agitatore sionista, nel cielo dei profeti d’Israele: “Sono trascorsi

40 anni da quando l’ultimo profeta Herzl, nato in questa città, aprì il primo congresso sionista, a

Basilea. 40 anni? Sembrano i 40 anni della migrazione attraverso il deserto. Ma che cosa

abbiamo fatto durante 40 anni? Se facciamo i conti con noi stessi, possiamo forse dire che

abbiamo molto agito. Ma se consideriamo le possibilità che ci sono state offerte dobbiamo dire:

non abbiamo fatto nulla! Se chiediamo a noi stessi se abbiamo seguito la parola del profeta, se

abbiamo fatto il nostro dovere, la risposta è opprimente. Chi ha prestato ascolto all’appello di

Herzl? Solo i poveri, solo gli idealisti. I ricchi si sono rivoltati a Lui con ironia e gli sono passati

accanto con muta indifferenza”.

Poi la questione territoriale che dà la necessaria concretezza al sionismo: “Il grande sogno

della rinascita ebraica è limitato dentro le strettissime frontiere che oggi ci sono offerte; ciò può

essere doloroso, ma non è decisivo. Che sa che cosa nasconde l’avvenire? Ma in ogni caso

dobbiamo definire incomprensibile il fatto che ora questa limitazione delle frontiere è discussa

11

nella maniera più vivace proprio da color che non erano disposti ad alcun sacrificio per la

ricostruzione della Palestina, da coloro che avevano saputo unicamente ostacolare e non

avevano voluto aiutare, da coloro che sarebbero contrari allo Stato ebraico anche se le frontiere

prendessero tutta la Terra Santa storica, sulle due rive del Giordano. Essi o per falsi timori o per

equivoco, sono ugualmente contrari alla piccola grande Palestina”.

Poi ancora, la definizione del sionismo come Stato ebraico, da differenziarsi nettamente dalle

nazioni ove gli ebrei attualmente vivono: “Uno Stato ebraico può essere tale soltanto se dominato

dalla lingua ebraica, dalla cultura ebraica, da leggi ebraiche. Proprio come in Italia dove esistono

una lingua italiana, una tradizione italiana, una legge italiana; e come in Ungheria”.

Segue una efficacissima formula che definisce in termini ebraici le cosiddette patrie

d’adozione, le quali sono letteralmente “i luoghi dove l’ebreo si trova”: “Chi vuole andare in Terra

Santa con l’intenzione di non rispettare il sabato, rimanga pure dove si trova, anche a costo di

andare in rovina”.

Viene appresso un pizzico d’orgoglio: “Noi non andiamo in Palestina per cercare un nuovo

ghetto o per trapiantare laggiù i vari ghetti delle comunità disperse. Noi vi andiamo per rinnovare

la nostra cultura, la nostra lingua, la nostra anima”.

E poi preziose confessioni di questo genere: “Noi ebrei andiamo sempre contro corrente.

Dobbiamo fare dei sacrifici ora che si tratta, dopo duemila anni, di ricostruire la Terra Santa. La

Palestina è la catena che lega gli ebrei dispersi nel mondo. Anch’io ho un figlio fra i costruttori

dello spirito a Tel Aviv”.

E, a questo punto, un’audace interpretazione politica dei testi sacri, veramente degna della

leggendaria accortezza ebraica: “Tra i dieci comandamenti è scolpito il Verbo: “Rispetta il padre e

la madre”. Nessun contrasto esiste in questo comandamento. Dobbiamo rispettare il padre, cioè il

paese al quale è legato il nostro destino, ma nel medesimo tempo non dobbiamo dimenticare la

madre lontana che ci attende: EREZ ISRAEL”.

Infine, l’affermazione categorica che di assimilazione non è il caso di parlare; gli ebrei vogliono

restare ebrei, contrariamente alle favole interessate che si son fatte circolare in Italia, di tanto in

tanto: “Questa ricostruzione interiore rappresenta la rinascita ebraica che ha portato a una nuova

coscienza, al posto della tendenza all’assimilazione”.

Ecco l’antologia sionistica del Rabbino Capo d’Italia, Davide Prato, alla quale naturalmente

attingeranno tutti gli ebrei d’Italia, ogni qual volta si troveranno esitanti di fronte a Sion. Tanto più

che il venerabile sacerdote assicura i suoi fedeli, nello stesso discorso, che “il sublime governo

sotto il cui dominio gli ebrei vivono in Italia garantisce il diritto di partecipare ai problemi universali

dell’ebraismo e, quindi, naturalmente, anche all’opera per la restaurazione della Terra Santa”.

(Quel quindi e quel naturalmente sono di una naturalezza tutta ebraica; e meriterebbero, in lingua

italiana, una dimostrazione almeno per assurdo). Il sionismo dunque esiste in Italia, e il Rabbino

Prato ne è l’assertore; così come esisteva ieri, sotto altri rabbini e con altri agitatori e

propagandisti.

Si tratta ora di vedere se il padre putativo cioè la patria italiana, intende a lungo dividere con la

madre, cioè Sion, il curioso amore di questi non richiesti figli, essendo stata pronunciata

solennemente e da tempo la separazione di corpi, di beni e di interessi fra italianità e sionismo. Il

primo rispetto da usare a un padre, è quello di non approfittarne fuor di misura.

12

 

UNA MANOVRA IN MASCHERA

 

Si è saputo – per la felice indiscrezione di un giornale di Vienna – che l’ammiragliato britannico

ha un suo piano per l’annessione, “al momento opportuno”, della Palestina. La sorpresa per tanta

disinvoltura non è poca in Europa; ma occorre dire subito che l’Europa vuole sorprendersi

mentre, se fosse meno distratta, potrebbe risparmiarsi le maggiori emozioni.

Infatti. Dell’annessione pura e semplice della Palestina, come terra promessa, ha già parlato il

Times. Come il lettore vedrà, si tratta di una tesi religiosa e lievemente romanzesca alla quale si

affida il compito di rimuovere ogni ostacolo logico alla presa di possesso della Palestina. Il Times

dice che, non esistendo dubbi sull’identificazione degli anglosassoni col popolo di Israele, la

Palestina, come Terra promessa del regno di Israele, non spetta né agli Ebrei né agli Arabi, ma

deve essere annessa alla Gran Bretagna. Leggere per credere.

Leggendo, si scopre ancora dell’altro, e del più gustoso. Si legge, ad esempio, che il trono

britannico non è che la continuazione moderna del trono di Davide. Si legge che l’occupazione di

Gerusalemme da parte degli inglesi durante la guerra mondiale dimostra che gli inglesi sono il

popolo di Israele, giacché, non essendo crollate le mura della città santa all’ingresso dei Gentili –

come i profeti predicono – vuol dire che gli inglesi non sono Gentili, sono il popolo di Israele. Che

cosa non si legge, sul Times, che non faccia trasecolare un galantuomo? Si apprende che

sassone (anglo-sassone) viene da Isacco; vale a dire che non solo gli inglesi, ma tutti i popoli

anglo-sassoni (l’America è chiaramente indicata) sono progenitura di Isacco, figlio di Abramo,

capostipite di Israele.

Ma dove ha preso, il Times, tutte queste straordinarie notizie? Da una pubblicazione anglicana,

alla quale appunto si riferisce, intitolata “Il Messaggio nazionale ai popoli britannico e anglosassoni”.

Tale pubblicazione, che si fregia di simboli biblici ed ebraici, di bandiere, di troni, di

piramidi e di trombe, ha il compito di divulgare nel mondo anglo-sassone la convinzione,

suffragata da citazioni e da grafici, che Israele è oggi la Gran Bretagna; e che, poiché Israele, per

volontà suprema, è chiamato ad esercitare un’egemonia sul mondo, l’egemonia britannica, o

anglo-sassone, è legittima e di origine divina.

Vogliamo percorrere lo stravagante itinerario di questi inglesi tutt’altro che stravaganti? Abramo

ha un figlio dalla sua schiava Agar, e questi, Ismaele, è il capostipite del Arabi (razza, dunque, di

schiavi; gente illegittima). Ma poi ha un figlio da sua moglie Sara, e questi è Isacco, generatore di

tutte le tribù d’Israele. E infine ha un’altra moglie, Cetura, dalla quale ha ancora una discendenza:

i Bramini (?). ma le tribù di Israele si differenziano fra loro. Altro è la tribù di Giuda – alla quale

appartengono i giudei o gli Ebrei propriamente detti – altro sono le 10 tribù elette. Queste tribù

emigrarono per tutta l’Europa e finirono nelle isole britanniche. I figli di Isacco (Isacson, Sassoni),

sono il popolo di Israele al quale Javhè ha promesso il dominio del mondo; il trono britannico è il

trono di Davide; il Commonwealth inglese non è che la riunione delle tribù elette sparsesi per il

mondo (ricordatevi che i Bramini sono figli di Abramo e l’India attuale è dunque giustamente

caduta nelle mani degli inglesi); la dominazione del mondo è della Gran Bretagna per volere

divino; la Palestina è inglese per destinazione profetica.

Si vorrebbe ridere, ma non si può. Il “messaggio” è lardellato di adesioni firmate da altissime

personalità britanniche e americane appartenenti specialmente all’alto clero anglicano;

l’identificazione del Regno di Israele col Regno Unito e coi popoli anglo-sassoni è esaltata come

una vera e propria scoperta. Il carnevale impazza per le vie del mondo anglo-sassone.

13

Ma è un carnevale, o una manovra in maschera? Gli inglesi sanno quel che fanno. Questa

stravagante pagina va di pari passo con le istruzioni dell’Ammiragliato. L’Ammiragliato vuole il

possesso diretto della Palestina, e la chiesa anglicana dà il suo contributo esoterico all’impresa.

Si sa quanto i popoli anglo-sassoni siano sensibili a tutto ciò che odora di Bibbia; ecco la Bibbia al

servizio dell’Imperialismo britannico. Si tratta di riparare all’errore commesso sposando la causa

degli Ebrei con quella britannica. E l’impresa risulta facile; in primo luogo, per la straordinaria

docilità dell’inglese a trangugiare le storie più stupide; in secondo luogo, perché – come tutti

sanno – gli Israeliti dominano la vita politica dell’Impero inglese; i ministri ebrei non si contano; i

finanzieri ebrei dominano la vita economica del paese; il giornalismo è infeudato agli ebrei. E al

centro dell’Impero non c’è un ebreo: Disraeli?

“Mia è tutta la terra” – dice la legge ebraica; ed è la divisa attuale dell’imperialismo inglese. Ma

o in nome di Israele o in nome dell’Ammiragliato britannico, la pretesa britannica è inaccettabile. I

popoli liberi non si arrenderanno alle Tribù d’Israele; né alle vere né alle false.

14

 

ISRAELE BRITANNICO SERVO DI DIO

 

Ed ecco più precise notizie di “British-Israel”. Ci eravamo sbagliati; non si tratta affatto di un

carnevale in anticipo né di manovre imperialistiche; si tratta precisamente della volontà di Dio –

che noi precisamente sconoscevamo1 – e della felice sintesi – anche questa prodottasi a nostra

insaputa – tra la Croce e la Stella di David. Ricapitoliamo, seguendo le lapidarie formule di

“British Israel”. Sono gli ebrei il popolo eletto? Certo. Secondo Matteo, 21-43, fu il regno di Dio

preso dagli ebrei e dato a una nazione? Questo è meno certo, almeno nel senso letterale delle

parole. Non di meno, la Gran Bretagna è la nazione serva di Dio; e, in conseguenza, gli Inglesi

sono il popolo d’Israele differenziato dagli Ebrei. Conclusione: Britannia è Israele.

Se il ragionamento non fila alla perfezione, la colpa, naturalmente, non è nostra: è del bollettino

di “British-Israel”. Le affermazioni sono sue; l’uso coraggioso della Bibbia e del Vangelo è suo.

Ma questo ha poca importanza; giacché nella storia, d’identificazioni un poco audaci sul genere di

questa storia si sono spesso avute; da quel cittadino francese che si credette Imperatore del

Sahara, e ne morì, agli indigeni della Liberia che, tra una compera e una vendita di schiavi, si

credono tutt’ora i rappresentanti in terra della Libertà umana. Ciò che ha importanza è l’esistenza

in sé di un movimento di origine spirituale, fondato non soltanto sulla Bibbia ma anche sulla

religione di Cristo abilmente adulterata, volto a dimostrare il diritto britannico di dominare e

governare gli altri popoli, tutti gli altri popoli. Dice a un certo punto lo scritto che risponde alle

nostre riserve: “E’ facile mettere in ridicolo la teoria (sic) secondo cui il popolo britannico è il

popolo d’Israele….ma non è facile altrettanto negare la forza del fatto che la razza Anglo-

Sassone è eletta ad adempire una missione per il bene di tutte le genti del genere umano. Il ruolo

di popolo eletto non è un carnevale, ma rappresenta un’alta responsabilità e una umile dedizione

al più alto degli ideali”.

Come si vede, qui comincia a far capolino il fanatismo britannico e un suo particolare profano

missionarismo. Su queste molle agisce, sicuro del fatto suo, il “British-Israel”. E se noi tentiamo di

mantenere questo bizzarro movimento nei confronti apparenti di una setta religiosa, il suo fondo

politico viene subito a galla. “E’ una maliziosa falsità che la Bibbia venga usata come strumento al

servizio dell’imperialismo britannico. L’imperialismo britannico adempie inconsciamente le

profezie della Bibbia, ed è nostro destino quello di recitare questa parte malgrado noi stessi…..”.

Vale a dire che gli Inglesi sono mondi di ogni peccato di voradicità e di egoismo, essendo i ciechi

strumenti di una politica divina. Anzi, a questo proposito, “British-Israel” deplora la cecità degli

Inglesi, e la sordità della Chiesa Anglicana la quale non ha ancora trangugiato l’identificazione di

Cristo con Israele. “Come popolo, noi abbiamo costruito un Impero malgrado noi stessi. Sotto la

mano di Dio che ci ha guidati, l’Impero è stato il lavoro di un popolo, non a causa della

lungimirante saggezza degli uomini di Stato nazionali, ma malgrado questa. Il “British-Israel” non

ricerca il patrocinio di forze occulte. Né c’è posto per orgoglio nazionale (sic) né per arroganza

razziale (resic) nella concezione di “British-Israel”!..... E’ un linguaggio che assomiglia, come due

gocce d’acqua si assomigliano, a quello delle sinagoghe; dove in nome di Jhavè si afferma in

tutta “umiltà” che gli ebrei sono il popolo eletto e i futuri signori della terra. Un linguaggio che

naturalmente scivola dallo spirituale nel politico quasi senza avvedersene: per esempio così:

“British-Israel invoca una politica britannica mondiale tendente ad una sistemazione del mondo

1 Vedi il capitolo precedente

15

attraverso le condizioni spirituali, economiche e politiche del Regno di Dio, per tutte le nazioni del

genere umano”. Un linguaggio pieno, non diciamo di arroganza, ma di insopportabile presunzione

quando così si esprime: “Esso (British-Israel) deve esercitare una profonda influenza sulle menti

di tutti coloro che sono incaricati del compito di guidare i destini politici delle nazioni”. E se le

nazioni non intendessero farsi guidare da Israel Britannico? Ebbene, questa obiezione è già

scontata dai nostri contradditori. Mentre essi, invocando il dominio dell’Inghilterra sul mondo,

sono gli umili servi di Dio, noi che ci rifiutiamo ad essere dominati siamo gli imperialisti

recalcitranti. “L’idea di qualche sinistra influenza politica nei riguardi del manifesto è

estremamente fantastica. Ma la stampa fascista è stata abbastanza perspicace (grazie!) da

scorgere che se la verità di British-Israel un giorno colpisse l’immaginazione del popolo

britannico, ciò significherebbe la fine di qualsiasi rinascita dell’Impero romano nell’estremità

orientale del Mediterraneo”.

Non soltanto questo, significherebbe; sarebbe l’abdicazione collettiva delle genti umane alla

dignità e al decoro civile; sarebbe l’accettazione pecorile di una servitù fondata apparentemente

sulla stravaganza di una setta, ma sostanzialmente sull’arroganza degli Inglesi. Non crediamo

che “British-Israel” sia destinato a grandi fortune oltre i confini del mondo anglo-sassone. Per

quanto questo movimento voglia distinguersi dagli Ebrei propriamente detti, discendenti di Giuda,

potrebbe dagli Ebrei imparare che cosa significhi farsi i portatori di un imperialismo religioso. La

sete di dominazione giudaica è all’origine delle sfortune degli Ebrei. Giudaica o israelitica, la sete

è la stessa. Noi non seguiremo il “British-Israel” nella sua puerile ripartizione moderna delle tribù

d’Israele; ci limiteremo a tenere in sospetto l’imperialismo con la Bibbia in mano. Anche se questa

volta, per ingannare meglio gli ingenui, esso porta in una mano la Bibbia e nell’altra il Vangelo,

adoperando Cristo come un profeta qualsiasi, al servizio dell’Impero inglese e del suo sempre

crescente appetito; oggi indirizzato verso la Palestina.

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IL PADRE PUTATIVO DEGLI INGLESI

 

La forza sbalorditiva – dice Hilaire Belloc nel suo Saggio sull’indole dell’Inghilterra

contemporanea (questo saggio è uscito da poco in versione italiana ed è una traduzione

opportuna; ottantacinque paginette utili, contro milioni di pagine inutili) – la forza sbalorditiva

dell’influenza della Bibbia sull’Inghilterra, tanto profonda che la mentalità inglese ne è rimasta

tutta penetrata, è derivata da un fattore speciale che solo quelli la cui lingua madre è l’inglese

possono capire”. Ecco perché pochi, in Europa, riescono a capire la serietà di propositi e di

intenzioni che si nasconde sotto l’apparenza ridicola della campagna per una identificazione tra

Israele e la Gran Bretagna e per un riconoscimento della missione divina degli inglesi in

Palestina. Ecco ancora qualche illuminazione di Belloc: “La Bibbia è oggi un elemento essenziale,

di cui la stoffa di un inglese è intessuta. Essa ha certo sostenuto potentemente l’altra concezione

protestante della superiorità della razza, portando grandi masse – in pratica, il grosso della

nazione – a considerarsi un popolo scelto”. Dal popolo scelto al popolo eletto è breve il passo,

quando un’interpretazione accorta dell’Antico Testamento aiuti. E allora non c’è più da ridere se,

a proposito di Palestina, il movimento politico-religioso che fa capo al già citato National Message

in una nuovissima pubblicazione è ora giunta in Italia, sentenzia in questo modo: “Il governo

inglese deve convincersi che il potere della Gran Bretagna nel Vicino Oriente ebbe una divina

sanzione; da ciò nascerebbe un nuovo senso messianico che darebbe la necessaria forza e

fermezza alla politica ufficiale. Fu con Abramo, padre della razza britannica, che il patto venne

concluso. Al tuo seme io ho dato questa terra, dal fiume dell’Egitto fino al grande fiume, il fiume

Eufrate. Io darò a te, e al tuo seme dopo di te, tutta la terra di Canaan, in eterno possesso”.

Queste bibliche ricerche di paternità fanno sorridere noi italiani, ma Belloc ci ammonisce di

prenderle sul serio. L’inglese moderno – la lingua per mezzo della quale gli inglesi comunicano –

è stato gettato e fissato nello stampo dell’Antico Testamento. Negli orribili dibattiti della Camera

dei Comuni, che sono di un livello bassissimo, ricorrono incessantemente termini e frasi del

Libro”. A questo si aggiunga, dice ancora Belloc, l’impressionabilità dell’anima emotiva degli

inglesi, agitata dalle qualità letterarie della Bibbia. Aggiungiamo ancora, per conto nostro, la

voracità della politica inglese, e quello che Belloc chiama lo spirito commerciale, base della

stretta alleanza tra Israele e l’Inghilterra. Il dominio della Palestina è, in parte, un ritorno d’Israele

alla terra promessa, in parte una presa di possesso del Vicino Oriente da parte della Gran

Bretagna israelitica. Secondo il movimento che fa capo al National Message, la Palestina inglese

deve diventare “la chiave di un gruppo di stati arabi che si opporrebbero come un solido blocco a

qualsiasi aggressione dal nord o dal sud”. Qui siamo già lontani dalla Bibbia, ma dalla Bibbia

siamo partiti. Ancora Belloc: “La posizione sicura e spesso dominante goduta dagli ebrei nella

società inglese, la loro grande influenza in tutte le funzioni direttive di questa società, la grande

mescolanza di sangue ebreo nella classe di governo, è attribuita dai critici stranieri ad una

alleanza fra il popolo protestante e Israele perseguitato….. Ma consiste meno nella religione che

nello spirito commerciale”. I due motivi si danno la mano. Una astuta interpretazione dei testi

biblici cerca di dare un impulso religioso a un’azione che è fondamentalmente mercantile e

affaristica; e che minaccia non soltanto il mondo arabo, ma il destino del vicino Oriente e

l’equilibrio del Mediterraneo orientale, dove l’Italia ha tanti vitali interessi.

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GLI EBREI BARANO

 

Quindi – disse il Signore – tu non sarai più chiamato Abramo (padre elevato), ma Abrahamo

(padre di moltitudini), perché ti ho destinato a padre di molte genti”.

Perché dunque il sedicente Abramo Levi, autore del libro “Noi Ebrei”, non si chiama Abrahamo,

essendosi fatto padre di molte genti, secondo la vocazione biblica degli Abrami; di molte

illegittime genti?

“Noi Ebrei”, dice il titolo del libro; e, correndo all’indice, si enumerano le genti che il nostro

Abramo ha messo sotto le sue bandiere; e si scopre metà della stampa italiana, Popolo d’Italia in

testa; e una schiera di galantuomini che non si sono mai sognati di sacrificare a Jahvè; una

moltitudine da fare invidia alla discendenza di Abrahamo. Questo è il più fresco saggio della

furfanteria ebraica.

Nelle scarse 24 pagine che il libro contiene di suo, il sedicente Levi stabilisce alcuni fatti di

capitale importanza: che l’Unione delle Comunità israelitiche non fa politica; che gli ebrei isolati

politicanti non contano; che un problema ebraico non esiste in Italia; che inventare problemi

inesistenti non è bene. Chiuse disinvoltamente le sue brevi pagine, il Levi chiama a raccolta,

come si è detto, la moltitudine che ha mobilitato sotto la bandiera di Israel; e la disinvoltura

diventa arroganza quando ristampa, in suffragio della sua tesi un articolo del Popolo d’Italia

(pagina 64) dove è testualmente detto. “Un problema esiste, e certo non può considerarsi risolto.

Perché…..resta una notevole massa di ebrei che non escono dal loro chiuso ambito di

razza….meritevole di attento controllo” (giugno 1937). Accanto al Popolo d’Italia, così chiaro e

ammonitore, c’è, beninteso, l’ignoto e ignorante scribacchino che con sublime incoscienza

afferma essere stato il sionismo “più che un elemento tendente ad una forma di nazionalismo di

minoranza, un mezzo di orientare gli ebrei verso il Fascismo (sic!) combattendo con tutti i mezzi il

bolscevismo”. L’autore di queste incredibili idiozie non merita d’esser nominato, meriterebbe una

borsa di studio per i corsi serali dell’Associazione contro l’analfabetismo nel Mezzogiorno,

essendo un meridionale.

Ci sono poi tutti i giornali che hanno a suo tempo recensito il volume di Paolo Orano, nel quale

la questione ebraica era impostata nel semplicistico modo che tutti sanno; sicché il Corriere della

Sera s’accompagna con Israel, Rivoluzione fascista con L’idea sionistica, il Messaggero con La

Nostra Bandiera, l’Evangelista con Regime Fascista. Un vero e proprio polpettone senza capo né

coda, nel quale le affermazioni antisionistiche fanno il paio con le difese del sionismo del tipo già

citato, e con le solite facili e banali affermazioni di generica italianità.

Questo polpettone, così come Abramo Levi lo serve agli Italiani che, dei libri, leggono il titolo e

l’indice. Ma un vero polpettone giudaico andava fatto con più larghezza di mezzi. Quando l’astuto

Abramo ha voluto dimostrare che le Comunità israelitiche non fanno politica e che – essendo il

presidente di dette Comunità nominato dal Governo e il Rabbino Capo scelto col tradimento del

Regime – l’ebraismo ufficiale non è sospettabile, egli dimenticava di inserire nel suo polpettone

alcune citazioni del Tevere, che avrebbero reso più gustoso il suo elaborato. Infatti, non gustoso il

discorso del Rabbino Capo Davide Prato, pronunciato a Budapest qualche tempo fa1 e riprodotto

dal Tevere? E, quanto all’apoliticità delle Comunità ebraiche, bastava riprendere dal numero del

18 gennaio 1934 di Israel queste indimenticabili dichiarazioni dell’avvocato Augusto Levi

sull’ebraismo: “Chi crede di rendersi utile al paese assimilandosi completamente diventa in realtà

1 Vedi il capitolo: Così parlò il Rabbino.

18
 

un elemento improduttivo……”. E ancora riprendere la polemica fra ebrei che insorse in seguito

appunto a queste enormità; riprodurre ciò che scrisse al Tevere l’avv. Giorgio Sacerdoti: “….il

solo intento di far rifiorire in altra terra i valori spirituali ebraici, non può che sminuire il senso puro

dell’italianità…. Mi auguro che le Comunità israelitiche sappiano alfine dimostrare, una volta per

sempre, di essere veramente italiane e di poter perciò ben meritare della Patria….”. (Tevere, 24

febbraio 1934).

Il problema sionistico non esiste? L’Abramo Levi crede di averlo seppellito con un paio di

affermazioni generiche, come quel tale che voleva dimostrare di esser patriota esibendo un

certificato di leva. Ma il Rabbino Capo Davide Prato se ne faceva a Budapest l’assertore,

sacrificando i fiori della sua eloquenza al Profeta Hertzl. Ma ancora pochi anni or sono un gruppo

di ebrei dissidenti (ecco i nomi: Ascoli Giuseppe, Fiorentini Sergio, Musatti Raimondo, Rossi

Alberto) scriveva sui giornali di Roma: “noi sottoscritti invitiamo il Presidente dell’Unione delle

Comunità israelitiche (quello stesso che Abramo Levi considera insospettabile) a voler chiarire

pubblicamente, in modo preciso e categorico, come si arrivi ad ammettere che possa esistere un

sentimento di vera e pura italianità là dove si manifestano aspirazioni verso un differente

nazionalismo”.

Mancano, nello zibaldone che stiamo esaminando, molte altre testimonianze. Così come si

chiamano i più autorevoli fogli fascisti a dimostrare il contrario di ciò che hanno dimostrato, si

potevano citare i più illustri testi sionistici a dimostrare l’inesistenza o l’innocuità del sionismo.

Conosce il compilatore di “Noi Ebrei” un certo Max Nordau? Questi ebbe a scrivere: “Il sionismo

politico è la conclusione logica di due premesse; l’esistenza della nazione ebraica e

l’IMPOSSIBILITA’, PER ESSA, -provata dalla storia e dall’osservazione contemporanea –

D’INTEGRARSI ONOREVOLMENTE NELLA VITA NAZIONALE DEI POPOLI”. Conosce un tale

Albert Einstein? L’inventore della relatività dice testualmente: “Ma l’essenziale è che il sionismo

affermi la dignità e la coscienza necessarie all’esistenza degli Ebrei della Dispersione e che crei,

grazie al centro ebraico in Palestina, un legame potente che unisca gli Ebrei del mondo intero. IO

HO SEMPRE AVVERTITO COME UN’INDEGNITA’ LA FEBBRE DI
ASSIMILAZIONE DI MOLTI

MIEI COLLEGHI”.

Con queste testimonianze l’Abramo Levi avrebbe egregiamente dimostrato la verità del suo

assioma: che un problema ebraico non esiste in Italia. E avrebbe ottenuto da Paolo Orano quel

che egli e tutti i suoi pari esigono da noi fascisti: il silenzio, un silenzio complice. Il provvidenziale

silenzio che accompagnava prima del Fascismo la dominazione ebraica in Italia; il silenzio nel

quale, del resto, fino a ieri, un ebreo poteva far risuonare in lingua italiana queste sue nefande

espressioni: Dieci milioni di Ebrei sentirono il peso dell’immane cataclisma (la guerra) e si

mascherarono fra di loro in nome della Russia o della Romania, dell’Italia o della Francia,

dell’Austria o dell’Inghilterra…… Ben crudele destino ha subito questo popolo!”. (Davar, 1934).

Nefandezza o lealtà? Un linguaggio di questo genere non può tenerlo che colui il quale non

abbia radici nel suolo della Patria che lo ospita, uno straniero. E stranieri gli ebrei si confessano,

senza volerlo anche quando si dicono patrioti; come quel gruppo di anonimi giovani ebrei che ci

ha scritto, con tono tra l’altezzoso e il prudente, dichiarando: “…probabilmente, noi resteremo

sempre in Italia….”. Essi, gli Ebrei, considerano l’Italia come un albergo, come una stazione di

transito; e se ne dichiarano, finora, soddisfatti. Ma….. l’anno prossimo, a Gerusalemme!

Un problema ebraico esiste, in Italia; ed è, soprattutto, per noi italiani, un problema di

conoscenza. Conoscere gli Ebrei – non certo attraverso le grossolane manipolazioni di un Levi –

è giudicarli. Noi abbiamo giudicato da un pezzo questa “gente consacrata” alla quale è promessa

“tutta la terra” ; e che, perciò, non ha patria.

Noi crediamo che servano inconsciamente l’interesse ebraico quelli che ancora fanno

19

 

 

 

questione di sionismo. La questione è nettamente di razza: si tratta di sapere se l’ebreo PUO’

essere un italiano, non se DEVE esserlo. Che DEBBA esserlo non v’è dubbio, giacché la legge lo

qualifica tale; e al momento opportuno egli deve indossare la sua brava uniforme e servire sotto

la bandiera italiana. Ma PUO’ esserlo? Nella migliore delle ipotesi, il migliore degli ebrei, POTRA’

essere SEMPRE un buon italiano? E noi italiani di razza, di sangue, di religione – e con

profondissime e saldissime radici nella nostra storia – potremo sentirci pari agli ebrei, la cui

mistica è tutta fuori dei confini della patria che da qualche tempo l’ospita?

Questo è, il problema ebraico.

 

20

 

 

 

L’EBRAISMO E’ QUELLO CHE E’

 

Sul problema ebraico, sul suo attuale aspetto italiano, sulle sue possibili soluzioni, ci viene in

soccorso la spregiudicata lettera di un ebreo1 che ha il merito d’impostare senza infingimenti il

problema stesso. Gioverà tener presente questa lettera, poiché gli argomenti trattati e le

affermazioni di principio che ne conseguono investono il centro del problema e chiariscono

finalmente, fuor di ogni confusione polemica o deformazione interessata, le reciproche posizioni

di fronte a dati di fatto irrefutabili.

La soluzione integrale, secondo il nostro contradditore, non potrebbe esser data se non dalla

“assimilazione totale quanto più rapida possibile”. O assimilazione, o separazione civile, dice il

nostro corrispondente; e per separazione civile s’intende la limitazione nei diritti civili, quella

limitazione che fatalmente e doverosamente porterebbe al Sionismo ad oltranza. L’assimilazione

– che noi non abbiamo ancor visto, ma che il nostro contradditore dice esistente ed operante –

porterebbe alla scomparsa degli Ebrei d’Italia. Gli ebrei d’Italia sarebbero capaci di scomparire

senza rimorso, saprebbero assumere, di punto in bianco, rapidamente almeno, “con orgoglio pari

a quello ebraico” la piena, assoluta italianità della carne e dello spirito. Fermiamoci a questo

punto.

In nome di chi parla, il nostro corrispondente? In nome di se stesso? Le sue affermazioni sono

pregevoli, e come espressione di una sincera volontà individuale, accettabili. Noi possiamo

ammettere – per quanto i biologi avanzino i loro dubbi sull’esito dei matrimoni misti fra razze

assai diverse – possiamo ammettere che fra tre, quattro generazioni (il nostro contradditore

ammette che non bastano, per un’assimilazione totale, né una né due generazioni) i discendenti

di colui che fa del matrimonio misto una regola inviolabile non saranno più ebrei. Ma questo è il

caso particolare di un ebreo che crede nell’assimilazione e si ripromette di offrirne i frutti ai suoi e

ai nostri nipoti. Che cosa pensano, invece, oggi, dell’assimilazione i dirigenti delle Comunità

israelitiche e, quindi, la massa degli Ebrei d’Italia; e come giudicano l’eventualità di un abbandono

dell’orgoglio ebraico, di una dimissione delle qualità ebraiche, di una “cancellazione” del sangue

ebraico? Abbiamo altra volta citato il pensiero inequivocabile di illustri ed ascoltati personaggi

dell’ebraismo mondiale; e sarebbe ozioso ripetersi. E’ la volta di chiamare in causa, con le loro

stesse parole, i rappresentanti “legali” dell’ebraismo italiano, gli interpreti autorevoli e autorizzati

della volontà ebraica. Il nostro corrispondente ci consentirà di trovare più attendibili, come

espressione del sentimento ebraico, queste testimonianze solenni anziché le sue spregiudicate

affermazioni finora senza eco.

Ecco qui un opuscolo, datato 5698, vale a dire 1937, intitolato “I rabbini d’Italia ai loro fratelli”,

firmato da ben trenta rabbini o facenti funzione di rabbino o professori nei collegi rabbinici d’Italia.

Sebbene l’elenco sia lungo, vogliamo citare tutti i nomi che lo compongono, perché sia ben chiaro

che non si tratta di gente oscura, ma dell’aristocrazia del pensiero israelitico. Si va dal Rabbino

Capo di Roma, Prato, a quello di Rodi, Isaia Sonne, attraverso tutto il rabbinato della penisola e

delle colonie: Prato, Castelbolognesi, Artom, Breger, Calò, Disegni, Friedmann, Hasdà, Laide-

Tedesco, Lattes, Leoni, Orvieto, Rocca, Schreiber, Sonne, Toaff, Ottolenghi, Albagli, Cassuto,

Della Pergola, Friedenthal, Grünwald, Kahan, e ancora Lattes, Levi, Massiach, Pacifici,

Rosenberg, Sagre e Zolli. Questi rabbini e maestri delle generazioni ebraiche, che cosa dicono ai

1 Lettera dell’ebreo avv. M. Fano al Direttore del Tevere, pubblicata a suo tempo testualmente sul Tevere.

21

 

 

 

loro fratelli? In primo luogo questo, che sembra una banalità, ma, al lume degli avvenimenti

attuali, acquista un piccante sapore polemico: “Tutti sanno che noi ebrei siamo figli di ebrei che

erano a loro volta figli di ebrei e che tutti insieme abbiamo una storia che cammina per il quarto

millennio. Tutti sanno che questa storia non ha avuto e non ha soluzioni di continuità e che gli

ebrei di oggi sono figli degli ebrei dei ghetti figli degli ebrei dispersi dopo la distruzione del Tempio

di Gerusalemme che erano i discendenti di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, i discepoli di Mosè e

di Aronne che hanno ricevuto ed accettato sul Sinai, difeso ed insegnato poi in ogni luogo, per

secoli e per millenni, verità, comandamenti, riti, dottrine, insegnamenti che hanno fatto corpo con

essi e con la loro storia e che insieme formano l’EBRAISMO. ESSO E’ QUELLO CHE E’. E’

STIRPE, è storia, è dottrina ed è coscienza di essi. L’ebraismo è quello che è; ed è stirpe; ma noi

diremo, per intenderci, RAZZA. E infatti, poco più oltre, che cosa dicono i rabbini ai loro fratelli?

Dicono questo, e adoperano un’altra significativa parola: “Conoscendo fedeltà al nostro

SANGUE, alla nostra storia e alla nostra missione non veniamo meno a nessun altro nostro

dovere”. Stirpe o razza, sangue e fedeltà al sangue; l’assimilazione è lontana. Ma dicono ancora

di più e di più chiaro i rabbini ai loro fratelli, in questo anno 5698 o 1937-XVI della nostra era;

parlano del “focolare”, anzi della “ricostruzione di una sede o stato per gli ebrei”; cioè parlano di

una cosa che per il nostro contradditore non è se non la seconda ipotesi, l’ipotesi della

ripugnanza all’assimilazione, l’ipotesi che conduce diritti alla discriminazione nei diritti civili o

all’emigrazione (e se l’emigrazione non è volontaria, all’espulsione). Vogliamo citare un brano

della lettera? “A questa soluzione (scomparsa degli ebrei attraverso i matrimoni misti) taluni ebrei

non potrebbero opporre che la libertà di coscienza religiosa. Rispondo subito, senza esitare, che

se la fede religiosa è tale e tanta da ostacolare la fusione matrimoniale di una quale che sia

minoranza….. in questi casi la fede religiosa è per certo tale e tanta da sopportare,

conseguentemente, qualsiasi limitazione civile. E’ evidente che per questi OBIETTORI DI

COSCIENZA, e per questi soltanto, la discriminazione nei diritti civili, oppure l’emigrazione,

sarebbero corollario inevitabile della loro obiezione e soltanto della loro obiezione”. Così dice un

ebreo, ma così non dicono gli ebrei. Gli ebrei, coi loro rabbini alla testa, dicono il contrario; dicono

che “nessuno ha il diritto di chiederci di essere infedeli proprio a noi stessi”; dicono che

“conservando fedeltà al nostro sangue non veniamo meno a nessun altro nostro dovere”. Essi

non sono dunque degli obiettori di coscienza, destinati all’emigrazione o all’espulsione, o alla

limitazione nei diritti civili; sono arrogantemente fedeli a se stessi ed esigono il rispetto del loro

ebraismo, il quale contempla “la ricostruzione di una sede o di uno stato per gli ebrei” con la

“garanzia del diritto pubblico e SOTTO L’EGIDA DELLA SOCIETA’ DELLE NAZIONI”. Il rabbinato

d’Italia, al lume della logica dell’isolato ebreo che ci ha scritto, sarebbe maturo per l’emigrazione o

per l’espulsione in massa, o per un trasferimento d’ufficio sotto le spennacchiate ali della Società

delle Nazioni.

Ma per seppellire definitivamente, con le illusioni del nostro corrispondente, una parola

equivoca che non ha avuto sostanza mai nel passato e ne dovrebbe avere in un futuro assai

fantasioso, noi citeremo ancora un brano del messaggio rabbinico agli ebrei d’Italia; quel brano

appunto in cui si parla dell’assimilazione e si allude al matrimonio misto a progressione

crescente. “E voi giovani – esclama pateticamente il corpo dei rabbini d’Italia – e voi giovani,

chiedete, come ne avete obbligo, la benedizione paterna, considerate con amore questi riti

familiari di cui risentirete eco nostalgica fin negli anni più avanzati. Ed a suo tempo, cari giovani,

ricreate SU BASI INTERAMENTE EBRAICHE LA VOSTRA NUOVA CASA, SENZA CEDERE A

LUSINGHE DI ASSIMILAZIONE”. Questo è stampato, in tutte lettere, a pagina 12 dell’opuscolo

intitolato “I rabbini d’Italia ai loro fratelli”, stampato nei “giorni solenni” del 5698, cioè di questo

1937.

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Si tratta, dunque, di obiettori di coscienza? Di quegli ebrei che, nella lettera alla quale

rispondiamo, sono abbandonati senza rimpianto alla discriminazione, o all’emigrazione? Ma

allora il problema ebraico è risolto; non più nel futuro, ma nel presente; non parzialmente, ma

radicalmente. Resta con noi soltanto un ebreo, l’assertore dell’assimilazione totale, la mosca

bianca dell’ebraismo italiano, il nostro singolare corrispondente; con lui andremo a salutare i

settantamila inassimilati e inassimilabili che, coi rabbini alla testa e un passaporto della Società

delle Nazioni in tasca, muoveranno verso la frontiera, secondo la tradizione dell’ebraismo.

L’ebraismo che – secondo i rabbini – E’ QUELLO CHE E’.

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ISRAEL IGNORA ISRAEL

 

-Siete voi un buon italiano? Mi promettete di esserlo sempre? Sono queste le domande di una

specie di catechismo fascista che si voleva proporre agli ebrei d’Italia; quasi che sia immaginabile

un ebreo che risponda:

-No, io sono un cattivo italiano; né posso impegnarmi per l’avvenire.

Da che cosa nasce questa santa ingenuità, che ha annullato per lungo tempo ogni sforzo di

chiarificazione del problema ebraico in Italia? Non diremo da che cosa nasce, ma diremo quando

è apparsa. E’ apparsa col libro di Paolo Orano, libro che ha avuto una straordinaria fortuna in

ambienti ebraici e su giornali che solitamente hanno in orrore la semplice discussione del

problema ebraico. Questo libro – del quale non discuteremo né l’informazione né l’esposizione –

ha aperto in Italia la grande cataratta dell’ingenuità. Si è finalmente scoperto, in Italia, che cos’è

una questione ebraica e come va risolta. Si tratta appunto di fare ciò che in principio dicevamo:

un catechismo, al quale gli ebrei rispondano con un sì o con un no, singolarmente o per

comunità, subito o dopo matura riflessione: - Siete voi italiano? - Sì, per grazia di Israele. – Siete

voi buono italiano? -Buonissimo, sulla fede del Talmud. – Sarete sempre italiano al cento per

cento? – Dormite fra due guanciali!.....

E la questione ebraica è risolta, secondo Paolo Orano e i suoi ammiratori. Infatti, fu lì lì per

essere risolta: autorevoli personaggi ebrei, finalmente toccati dalla grazia, hanno “disconosciuto”

il massimo organo ebraico di stampa, il settimanale “Israel” che è al suo ventiduesimo anno di

vita dopo averne vissuti altri settantasei sotto il nome di “Corriere israelitico”; un giornale, che gli

ebrei hanno tenuto in vita per circa un secolo, attraverso tutte le peripezie della vita politica

italiana, leggendovi sempre che “…..mia è tutta la terra: ma voi sarete un reame di sacerdoti e

una gente consacrata”. Ora questa gente consacrata, di punto in bianco, sconfessa il suo organo

per testimoniare di essere puramente e semplicemente italiana; ma allora ieri, e ieri l’altro, e un

anno fa e novantotto anni or sono…..non lo era?

Sublime ingenuità dei catechisti d’italianità; se bastava una diffida a risolvere la questione

ebraica, perché non farla prima? Perché tanto ritardo? Questi valentuomini israeliti, fino a ieri

polemizzavano col “Tevere” difendendo “Israel”; eppure “Israel” non ha fatto oggi nulla di peggio

di quel che face nel ’32 e nel ’34 e anche anteriormente, tutte le volte che noi gli davamo sulla

voce. “Israel” pubblicava le cronache ebraiche dalle province, e noi le mettevamo in archivio,

diligentemente; c’erano i più bei nomi dell’ebraismo che oggi si definisce italiano al cento per

cento, e le sottoscrizioni e gli appelli e le lacrime e le espansioni e le invocazioni per Erez Israel

non si contavano. Il giornale portava la sua divisa orgogliosa: “gente consacrata”; e, in parallelo

con gli organi ebraici di fuori i confini, agitava i problemi di una patria che non era precisamente

l’italiana, e di tutti gli avvenimenti e gli uomini del mondo dava la sua interpretazione ebraica, con

soddisfazione ed edificazione di quella parte di “popolo eletto” che vive nella penisola tenendo

d’occhio l’era messianica. Questo faceva “Israel”; valeva la pena di aspettare l’anno 5697 per

disconoscerlo?

E poi, che cosa significa questo “disconoscimento”? Da chi procede? Da un’autorità israelitica

che abbia poteri per farlo? O da un gruppo di persone che ha interesse di farlo oggi? E, ancora:

questo “disconoscimento” è ridicolo, giacché, in Italia, è il Regime che può sconfessare e

annullare un’attività, non i privati che, in questo caso, vanno “ultra petita”. Come se la

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propaganda sionistica (che è propaganda fondamentale religiosa) potesse essere annullata di

colpo, con un “disconoscimento” di coloro che la facevano o la accettavano; come se la

professione di italianità potesse essere una cosa conveniente oggi e non conveniente ieri,

necessaria secondo il vento delle polemiche e gli umori politici.

Non ci stavamo forse prestando a una sottilissima manovra ebraica? La classica ingenuità del

non ebreo non avrebbe fatto il gioco degli ebrei, accettando una tesi veramente idiota per la

soluzione di un grave problema, insoluto da duemila anni? Perché questa processione di ebrei

dietro alla tesi di Paolo Orano? Da una parte, si agitano i rabbini: non toccate la religione ebraica.

Dall’altra si muovono gli antirazzisti, che hanno orrore di una discussione zoologica; ohibò! In

mezzo sta il catechista che risolve tutto con una professione di fede. – Ditemi, oh! Ditemi che

siete dei buoni italiani, ma ditemelo sinceramente, una buona volta, correndo l’anno 5697! E il

coro degli ebrei risponde: noi siamo italiani al cento per cento, tanto è vero che andiamo a

sconfessare il nostro giornale.

Oh, illusi noi, che credevamo la questione ebraica doversi porre e risolvere in maniera concreta

con l’identificazione delle possibilità che uomini d’altra razza (di inassimilabile e inassimilata razza

sedicente “consacrata” ed “eletta”) hanno di partecipare alla vita collettiva di una ben definita

nazione, in un ben definito momento della sua affermazione politica. Noi credevamo che si

dovesse, prendendo in esame la questione ebraica, procedere a una revisione di valori, giudizi, di

tendenze, di orientamenti; a un severo controllo delle attività più delicate dello spirito, perché non

risultassero più, come disgraziatamente oggi risultano, deformate e inquinate da una mentalità

che è estranea, assolutamente estranea, alla nostra; e che sulla nostra si esercita con sottile

ostinazione attraverso innumerevoli vie per debilitarla e disorientarla; in ogni caso, per

adulterarla.

Il dottor Chaim Weizmann, notabile sionista, dice che “la storia del popolo ebreo in Europa è

una storia di adattamento buono o cattivo, abile o no, ma sempre una storia d’adattamento, di

PENETRAZIONE IN UN ORGANISMO VIVO. Quando gli Ebrei erano poco numerosi, questa

penetrazione si faceva senza dolore: quando gli Ebrei erano numerosi, non si faceva senza

dolore: non senza dolore per gli Ebrei, e non senza dolore per gli altri”.

Per gli italiani, basterebbe un interrogativo per farsi penetrare senza dolore?

25

 

 

 

DEMOCRAZIA = EBRAISMO

 

Un congresso ebraico si riuniva intanto a New York. Dal deputato inglese Wedgrood il

congresso riceveva un telegramma così concepito: “Il mio più cordiale consenso all’American

Jewish Congress che intende fondare il fronte democratico del giudaismo universale per la difesa

dei diritti dell’uomo. La sorte della democrazia e la lotta per i diritti del popolo ebraico trionferanno

o cadranno contemporaneamente. L’unione degli uomini fautori del progresso assicura la vittoria”.

Questo telegramma dice tutto. Gli ebrei d’America dicono di voler organizzare il fronte unico

dell’ebraismo universale, agitando lo spauracchio dei regimi autoritari dei quali “sono vittime

designate cinque milioni di ebrei d’Europa”. Ma poiché l’ebreo ama combattere sempre per

interposta persona, ecco che il congresso americano intende confondere in una sola le due

cause dell’ebraismo e della democrazia. Fronte unico degli ebrei e fronte unico degli ebrei e dei

democratici. Essendosi delineato un conflitto, finora puramente ideologico, tra i regimi autoritari e

le cosiddette democrazie, l’ebraismo si colloca alle spalle della democrazia nella speranza di

parare i colpi e di arrivare incolume alla conclusione. Ecco dunque la necessità di riaffermare

l’identità tra ebraismo e democrazia; ed ecco il motivo del congresso.

E’ un peccato che la stampa ebraica sia trascurata in Italia dai non ebrei. Qualcuno di noi legge

i settimanali che si stampano nel regno; ma non si tratta di questi foglietti ammaestrati. La stampa

ebraica che ci può efficacemente illuminare sul problema ebraico e sulle vere intenzioni degli

ebrei è quella che si pubblica oltre i confini, nei paesi in cui gli ebrei godono della più larga

impunità. L’impunità diventa presto sincerità e la sincerità arroganza. E’ allora che si apprende

come l’ebraismo non intenda disarmare di fronte ai nuovi regimi nazionali sorti in Europa, come

anzi voglia organizzarsi per una guerra senza quartiere, in ogni parte del mondo, sotto i colori

della democrazia, per ingannare ancora quei pochi idioti che nella democrazia credono.

Se non vivessimo in un tempo in cui ogni concezione vecchia ed antiquata deve esser riveduta

– così dice uno di questi fogli ebraici dell’Europa orientale, il Nepünk – potremmo anche rimanere

nei limiti di una pacifica comunità religiosa. Ma così potrebbe parlare soltanto un ebreo arretrato

con le idee di prima del 1914; non un ebreo di oggi. L’ebreo di oggi pensa, col Congresso ebraico

americano, che giudaismo e democrazia sono sostanzialmente la stessa cosa. Sia data lode agli

ebrei americani che hanno manifestato apertamente la necessità per gli ebrei di tutto il mondo di

serrare le file a difesa delle idee democratiche. Soltanto la democrazia può salvare gli ebrei, in

particolare i cinque milioni di ebrei dispersi in Europa. “Noi non vogliamo saperne – conclude il

Nepünk, cioè “La nostra gente” – non vogliamo saperne di regimi autoritari. Noi siamo i più

profondi interpreti della democrazia e dobbiamo anche esserne i più autentici araldi. Hanno fatto

bene gli ebrei di New York ad affermare apertamente che i cinque milioni di ebrei d’Europa,

minacciati dai Fascismi, hanno una sola salvezza: la lotta aperta per la democrazia vera ed

universale”.

Se c’è ancora qualcuno che non è ben persuaso della fondamentale avversione ebraica per i

regimi sorti da una riaffermazione dei valori nazionali, costui faccia un passo avanti. Gli daremo

da leggere e da mandare a memoria la cronaca di queste innumerevoli adunanze giudaiche, in

cui il volto dell’antifascismo si confonde con quello d’Israele, per fare una sola maschera

democratica, destinata a precipitare il mondo in una nuova tragedia. La democrazia ha scatenato

la forza disgregatrice dell’ebraismo, e l’ebraismo insorge in difesa della democrazia. “Noi non

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chiediamo – dicono ancora gli ebrei del Nepünk; e, bontà loro, sono modesti! – noi non chiediamo

le loro terre né i loro valori statali; chiediamo solamente il posto al sole. Ma per assicurarsi tale

modesto diritto è necessario che la democrazia universale trionfi sulla reazione e sui sistemi

autoritari”. L’ebraismo difende se stesso nella democrazia. Dietro i logori luoghi comuni che

sentiamo ripetere, con monotona ostinazione, in Inghilterra e in America, in Francia e in

Cecoslovacchia, dovunque l’ebraismo ha in mano le leve di comando dei regimi detti democratici,

c’è l’arrogante proposito del popolo eletto: “mia è tutta la terra”. La democrazia semina, Israele

raccoglie. Il giorno in cui la democrazia trionfasse dei regimi nazionali, la dominazione ebraica sul

mondo sarebbe un fatto compiuto; irrevocabile, se non con la violenza della disperazione.

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GLI EBREI IN ITALIA

 

Con la nota n.14 della Informazione Diplomatica la questione degli ebrei in Italia viene posta e

definita ufficialmente, fuori dalle polemiche giornalistiche che l’hanno, e non invano, sviscerata.

Le polemiche giornalistiche, che la nota dell’Informazione convalida apertamente là dove dice

che esse sono suscitate “dal fatto che le correnti dell’antifascismo mondiale fanno

REGOLARMENTE capo ad elementi ebraici”, hanno avuto il merito di porre davanti all’opinione

pubblica i crudi termini di un problema che la maggior parte degli italiani ignorava e che buona

parte dei fascisti trascurava. Contrariamente, dunque, a quanto hanno detto e dicono alcuni

giornali d’oltre confine e d’America, la polemica antiebraica, in Italia, non meritava né di essere

sottovalutata né sopravalutata; ma da chi avesse un minimo di buon senso avrebbe dovuto esser

considerata per quello che era, cioè per una diagnosi coraggiosa e rigorosa, accompagnata da

prognosi riservata. A questo punto, mentre la stampa straniera farnetica di sviluppi o di battute

d’arresto, a seconda del gusto particolare di ogni foglio, interviene la presa di posizione dei circoli

responsabili, la quale è una presa di posizione nettamente politica.

Primo punto: si identificano le correnti dell’antifascismo mondiale con l’ebraismo.

Secondo punto: si auspica la creazione – non in Palestina – di uno stato ebraico, capace di

rappresentare legalmente le masse ebraiche disperse nei diversi paesi. Il che vuol dire che

l’ebreo è da considerare straniero in attesa di sistemazione nazionale definitiva e soddisfacente,

per lui e per chi lo ospita.

Terzo punto: si stabilisce – finalmente! – sulla base delle eloquenti cifre, una proporzione tra

ebrei e italiani, e si sottolinea l’inammissibilità delle sproporzioni. In altri termini, appunto perché

in Italia gli ebrei non si contano a milioni, ma costituiscono una esigua minoranza, il rapporto da

esigua e trascurabile minoranza a maggioranza schiacciante deve essere sempre rispettato e

restaurato ove più non lo fosse. Questo rapporto numerico è scandalosamente violato. Il libro del

prof. Livio Livi sugli Ebrei alla luce della statistica, per quanto bisognoso di aggiornamenti, fa

ancora testo; noi ci siamo riferiti a questo studio per affermare che il rapporto è stato violato, e

che la violazione è inammissibile.

Quarto punto: niente abiure religiose o assimilazioni artificiose; vale a dire che la questione

ebraica è sottratta all’alibi religioso che molti ricercano, per suscitare pietà, solidarietà e scandalo;

e viene sottratta anche la manovra assimilazionistica, anche questa da respingere nettamente col

conforto dell’esperienza storica e della precisa testimonianza dell’ebraismo. L’assimilazione non è

voluta dagli ebrei, non è desiderata dal Governo fascista; non risolverebbe il problema, come non

lo ha risolto lungo i millenni; non è suggerita che per rinviare alle generazioni future un problema

presente.

Quinto punto: gli ebrei venuti di recente nel nostro paese. Questo è un aspetto

apparentemente parziale del problema, ma è, in sostanza, tutto il problema. Nei nostri confronti, e

alla luce della storia d’Italia, tutti gli ebrei sono venuti di recente. E’ venuto assai di recente l’ebreo

fuggitivo dalla Germania e meno di recente l’ebreo calato dalla Galizia; ma tutti sono ospiti recenti

di fronte all’antica razza italiana, padrona della sua casa. Si pensi al banchiere Toeplitz, fino a

prima del Fascismo arbitro della vita economica dell’Italia; i necrologi or ora pubblicati hanno

appreso agli italiani che egli era cittadino italiano soltanto dal 1895; il suo diritto a dirsi nostro pari

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e ad agire in conseguenza non aveva cinquanta anni; un po’ troppo “recente” per l’attività che

riusciva a svolgere.

Il Governo fascista ha dunque posto con chiarezza e decisione il problema degli ebrei che

vivono in Italia. I 44 milioni di Italiani sanno che cosa pensare e che cosa attendersi dalle 70 mila

unità ebraiche che il paese ospita.

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CONFUSIONE DELLE RAZZE E DELLE LINGUE

 

Un giornale di Roma, cattolico, con un coraggio che non può dirsi leonino – come ora si vedrà

– ma certamente asinino, si giova di certi risultati oratorii ottenuti in alcuni congressi internazionali

– Congresso d’antropologia del luglio 1937, svoltosi, sentite un po’, alla presenza di “Albert

Lebrun, presidente della Repubblica francese” (segni d’attenzione); e Congresso degli eugenisti,

tenuto ancora a Parigi nel ’37 – per respingere il razzismo….germanico, per definire la cosiddetta

“nuova teoria” come “cervellotica e fallace”. Si badi bene: il razzismo germanico. Di quello italiano

quel giornale ha parlato qualche anno fa per bocca di un prete loquace, ma improvvisamente

ammutolito, quando gli fu detto che la dimostrazione dell’ insuperabile diversità di razza era

dimostrata dall’esistenza di lui somaro, operante in mezzo agli uomini per mimetismo

antropomorfico.

Tant’è, il giornale cattolico non ama il razzismo….germanico, e se ne appella al Congresso che

la presenza del presidente della Repubblica francese ha certamente reso, per un cattolico,

attendibile. Ma si appella anche a un professore italiano, che partecipò un anno fa al Congresso

delle Società latine (sic) di eugenia, e vi pronunziò alcune sentenze degne di storia. Si tratta, se

permettete che si facciano nomi, del prof. Corrado Gini, meglio conosciuto come cultore di

statistica che non come pilastro dell’eugenica. Il professore Gini, dice il giornale cattolico che ne

fa uno dei suoi testi, avrebbe detto che “l’etnografia del Reich, come anche quella dell’Italia,

palesa un apporto di razze le più varie e le più lontane”. Questa affermazione si presta a varie

considerazioni. Intanto si può domandare al giornale chi gli ha fornito la citazione, se non il gentile

professore Gini in persona, giacché di quel Congresso e delle memorabili parole pronunciatevi

dal Gini c’è traccia assai sommaria nella Revue antropologique del gennaio-marzo 1938, con

queste diverse parole: interviene il “signor prof. Gini (il quale) opina che è necessario porre i

problemi demografici sotto il loro aspetto particolare e che è interessante discutere i problemi

eugenici indipendentemente dai pregiudizi razzistici”. Questo è tutto; è poiché il detto prof. Gini

rispondeva a un discorso del presidente del Congresso, Apert, secondo il quale “l’applicazione

delle conoscenze acquistate in Eugenica varietà secondo lo stato di civiltà, il modo di governo, le

abitudini, le concezioni sociali; non è più una scienza ma un’arte, che dipende dall’arte di

governare”, accettiamo la versione artistica di questo Congresso e l’arte di respingere senza

discussione i “pregiudizi”, arte nella quale, come tutti sanno, il professore Corrado Gini eccelle

per motivi suoi particolari.

Ma l’arte non è la scienza, e il giornale cattolico cerca più solide referenze. Infatti, è la scienza

che alla fine viene chiamata in soccorso, una scienza, se volete, sui generis, giacché è la “Gaia

scienza” di Nietzsche; ma non importa. E assistiamo all’incredibile trovata di un giornale cattolico

che fa suoi i testi di Nietzsche per combattere il razzismo….germanico, nella certezza che i suoi

lettori, non conoscendo neppure per prossimo lo scrittore citato, lo prenderanno per uno dei

Dottori della Chiesa, o almeno per uno dei predicatori quaresimalisti. Dice Nietzsche nel brano

citato che egli non si sente né umanitario (gli si può prestar fede) né abbastanza nazionalista, e

che preferisce vivere sulle montagne ed essere “inattuale”. La testimonianza di Nietzsche, è

come voi vedete, capitale; e il giornale cattolico potrebbe farsi iniziatore di un processo per la

beatificazione del teorico del Superuomo e nemico della morale cristiana e del cristianesimo,

tanto il razzismo urge alle porte e l’esercito degli antirazzisti ha bisogno di truppe. Al di là del

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Bene e del Male, con Zarathustra, Corrado Gini e il presidente Lebrun, contro il

razzismo….germanico, per la confusione delle razze e delle lingue, avanti, in nome di

Dio!....(…Ma è proibito pronunciare il nome di Dio invano.)

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ERA TEMPO

 

A un certo punto della polemica sul razzismo fu detto che, sbaragliati gli avversari in buona e in

mala fede, affermata polemicamente la necessità di un razzismo italiano, chiariti i primi principii di

una dottrina razziale, la parola passava di diritto alla scienza. Gli studiosi fascisti avevano il diritto

e il dovere di chiarire scientificamente i concetti fino ad allora volgarizzati sui giornali in

contraddittorio con gli assertori della confusione biologica e con gli interessati al meticciato; gli

studiosi fascisti non potevano trascurare più oltre l’esame e la soluzione di un problema che

necessità politiche e sociali avevano portato al primo piano dell’attenzione nazionale e

internazionale.

Il silenzio della scienza – diremo così, ufficiale – poteva sembrare sospetto. Ci sono,

nell’insegnamento universitario, bene identificate correnti che negano l’impostazione del

problema razziale nei termini che ai nostri lettori sono ormai familiari; non solo, ma si oppongono,

in base a teorie scientificamente claudicanti, avvolarate soltanto dal….....……………………………

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EBREI, RAZZA E CULTURA

 

La constatazione che “gli ebrei non appartengono alla razza italiana” ha una portata duplice:

biologica e culturale. Biologica in quanto, accompagnandosi con la volontà decisa di

salvaguardare la pura razza italiana da incroci con razza extraeuropee che ne debiliterebbero i

caratteri, la questione dell’assimilazione ebraica – del resto sempre respinta dagli ebrei in nome

della loro legge politico-morale – viene nettamente respinta senza discussione. Noi non

assimileremo ebrei, attraverso matrimoni misti, più di quanti finora non ne abbiano assimilati. Noi

ci difenderemo da quella esigua frazione dell’ebraismo che vuole conquistare le altre nazioni

addirittura attraverso il sangue.

Gli ebrei non appartengono alla razza italiana; gli ebrei appartengono a una razza extraeuropea;

l’incrocio con razze extraeuropee è pernicioso e perciò inammissibile. Di queste

conclusioni razzistiche – dirà qualcuno – che ne pensano gli ebrei? Gli ebrei consentono. Gli

ebrei consentono da millenni, e consentono anche oggi. Essi si dichiarano razza distinta dalle

altre (e in più eletta, il che è certamente discutibile), e desiderano rimaner distinti dalle razze con

le quali, ahimè, convivono.

Dicono i Rabbini d’Italia, in un opuscolo già da noi altre volte citato1 “Conservando fedeltà al

nostro SANGUE, alla nostra storia e alla nostra missione non veniamo meno a nessun altro

nostro dovere (pag.15)”. E più oltre ancora, con una nota patetica, il corpo rabbinico impetra dai

giovani ebrei la non assimilazione, il mantenimento della purezza del sangue ebraico,

l’isolamento più assoluto in seno alle popolazioni che ospitano gli ebrei, la mentalità del ghetto, il

quadrimillenario razzismo di questa gente: “Ed a suo tempo (pag.16) ricreate su basi interamente

ebraiche la vostra nuova casa, SENZA CEDERE A LUSINGHE D’ASSIMILAZIONE.

L’antico sciofàr risuona perché restiate ebrei, per chiamarvi alla vita, perché abbiate a salvare

voi stessi ed i vostri figli, NON PERCHE’ CORRIATE ALL’ANNIENTAMENTO”.

Ebbene, tali restino i nostri ospiti, e la situazione sarà ancora più chiara. Non saremo costretti a

chiedere un censimento rigoroso degli ebrei e dei mezzi ebrei e dei quarti d’ebrei per vedere fino

a che punto Israele è penetrato nel vivo della compagine nazionale.

Ebrei, non italiani, hanno voluto rimanere ebrei per quattromila anni, vogliano rimanere ebrei

anche oggi, anche nell’avvenire. Stranieri, dunque, stranieri in casa di altri. E stranieri che, se non

amano, anzi temono come annientamento l’assimilazione, sono a loro volta da evitare come

elementi perniciosi alla purezza della razza che li ospita. Essi respingono l’assimilazione, noi

respingiamo l’assorbimento; le leggi biologiche dicono chiaramente che cosa è l’ibridismo.

Siamo dunque perfettamente d’accordo, in linea di principio, anche con gli ebrei; una barriera

di razza ci divide; insuperabile. E allora? E allora l’ebreo al suo posto, e noi al nostro. Il razzismo

italiano difenderà la pura razza italiana da ogni soperchieria.

Dalla biologia, passiamo alla cultura. Il fenomeno ebraico, in Italia, ebbe il carattere di rapida

presa di possesso degli strumenti della cultura. Quando la nostra cultura si sia ebraizzata, per

opera del controllo ebraico, sarà studiato altra volta; si può dire senza tema di smentita che il

distacco dalle tradizioni del genio particolare dell’Italia, l’adesione a forme e mode di cultura

europeistica, l’abbandono di ogni contatto con le radici popolari dell’arte, le scandalose

affermazioni di un’arte senza caratteri nazionali – musica, pittura e architettura – sono il velenoso

1 Vedi il capitolo: L’ebraismo è quello che è.

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frutto dell’influenza ebraica sulla vita intellettuale italiana. La insurrezione continua, ostinata e

violenta di pochi contro gli internazionalismi artistici non rispondeva che alle necessità di

contenere prima e distruggere poi l’inquinamento giudaico della nostra intelligenza. Si è visto con

orrore qualche giovane non rendersi conto di questa minaccia e parteggiare incoscientemente

“per l’arte senza confini” per l’arte che non ritaglia i suoi figurini sulla carta politica di una nazione.

Disgraziato! Come se l’arte potesse vivere senza radici nel paese che la vede nascere ed

affermarsi, come se si potesse fare astrazione dal genio della razza nella vera creazione artistica!

Abbiamo anche udito pronunciare compiacenti teorie di stantio sapor liberale circa i rapporti tra

arte e politica; come se la politica fascista fosse una politica e non fosse la politica, l’unica politica

ammissibile per la nazione italiana, non fosse il metodo della nazione italiana per riconoscersi,

affermarsi, trionfare. La cultura italiana è fortemente ebraizzata; bisogna disintossicarla. La vita

universitaria è nettamente dominata dagli ebrei. Non basta liberarsi da questi, occorre rivedere

tutto l’ordinamento che essi hanno imposto agli studi, con il proposito di modificare la vera natura

dell’Italia. L’invasione ebraica si giova delle più impensate vie per raggiungere i suoi fini; si serve

della letteratura, del teatro, del cinema, delle esposizioni, dei concerti, della carta stampata in

genere per alterare i caratteri della razza, per modificarne gli attributi virili e dominarla. Come

altezzosamente confessava Heine, anche la conversazione può servire: il battesimo era per

Heine “UN BIGLIETTO D’INGRESSO CHE APRE LA PORTA DELLA CULTURA EUROPEA”.

Ora noi non abbiamo bisogno di spirito ebraico nella nostra cultura; e chiudiamo la porta agli

indesiderati ospiti perché vogliamo restare noi stessi.

E dopo aver chiuso la porta, occorre rimetter l’ordine nella casa che ha subìto fino a ieri, con

buona grazia, l’invasione. L’ordine; secondo il genio nazionale italiano, secondo un esclusivismo

più alto di quello ebraico, secondo il costume nostro che il Fascismo proclama e difende.

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ROMA E GLI EBREI

 

L’antisemitismo – dice qualcuno – è inammissibile. E’ una stupidità, o una crudeltà, o le due

cose insieme. Le persecuzioni antisemitiche (meglio si direbbe antiebraiche, per non confondere

gli ebrei con altri popoli estranei alla contese) sono testimonianze di inciviltà e di stoltezza; non

c’è argomento che possa servire a difenderle.

La questione dell’antisemitismo è antica come i semiti; e non saremo noi a rintracciarne la

storia. Ripeteremo soltanto con l’ebreo Bernard Lazare – autore della più completa e imparziale

storia dell’antisemitismo – queste significative parole: “Mi è parso che un’opinione così universale

come l’antisemitismo, fiorita in tutti i luoghi e in tutti i tempi, prima dell’era cristiana e dopo, ad

Alessandria, a Roma e ad Antiochia, in Arabia e in Persia, nell’Europa nel Medioevo e

nell’Europa moderna, in una parola in tutte le parti del mondo ove ci sono stati o ci sono degli

ebrei, mi è parso che una tale opinione non poteva essere il risultato di una fantasia e di un

capriccio perpetuo, e che il suo sorgere e il suo permanere dovevano avere ragioni serie e

profonde”.

Abbiamo citato un ebreo, e un’opera universalmente considerata attendibile, per rimanere sul

terreno dell’imparzialità scrupolosa. Dunque, secondo un ebreo che ama e difende gli ebrei,

l’antisemitismo non è né una stupidità né una crudeltà né una vigliaccheria, ma un’opinione

universale; e un’opinione che ha le sue serie e profonde ragioni. Basta infatti tener presente la

storia millenaria degli ebrei per intendere che una ragione, o mille ragioni, ci devono essere per

giustificare un’avversione antiebraica così insuperabile.

A noi interessa, particolarmente, il rapporto tra Roma e gli ebrei. Non si dirà che Roma – la

Roma dei Cesari e quella dei Papi – sia un’affermazione della stoltezza umana. Eppure

l’antisemitismo fiorì in Roma non appena l’ebreo vi apparve; e vi durò, con intensità varia, col

durarvi degli ebrei. Dice ancora l’ebreo Lazare, nel citato suo studio: L’ebreo è in sociabile. Egli è

in sociabile perché esclusivista, e il suo esclusivismo è insieme politico e religioso, o, per meglio

dire, appartiene al suo culto politico-religioso, alla sua legge”. Con questo si spiega

l’antisemitismo, ma si spiegano anche le brevi parentesi di tolleranza. Perché è bene subito

parlare di queste, allo scopo di sbarazzare il terreno dalle maliziose obiezioni degli ebrei che si

rifanno a questo o a quell’imperatore, a questo o a quel papa dimostratisi benevoli con gli ebrei,

nel corso della lunga storia dell’antisemitismo universale. Non fu benevolenza; fu debolezza,

quando non fu calcolo. E queste brevi parentesi di tolleranza non fanno che annunziare una

nuova fiammata di avversione e nuove repressioni.

Gli ebrei costituiscono a Roma, nei primi anni dell’era cristiana, un’agglomerazione

considerevole. L’ebreo Bernard Lazare dice che essi erano “molto turbolenti e temibili”. Ma già

Cicerone, 58 anni avanti Cristo, nella sua orazione Pro Flacco, aveva detto ai suoi ascoltatori:

“Voi sapete quanto la loro moltitudine è considerevole, come essi sono uniti, come essi

influenzino le nostre assemblee.” La tolleranza dei primi tramonta; affiora in Roma, che non

l’aveva ancora conosciuta, l’avversione antiebraica. La condanna degli ebrei è pronunciata da

Ovidio, da Petronio e da Tacito, da Svetonio e da Giovenale; anche Plinio e Seneca non

risparmiano quegli stranieri. Si tratta di gente incivile, di fanatici o di stolti?

E cominciano le azioni repressive. Una prima espulsione parziale sarebbe stata ordinata, in

occasione dell’arrivo di una ambasceria dei Maccabei, prima ancora che Tiberio avesse pensato

di confinare circa quattromila ebrei in Sardegna, “per farli perire colà” dice il dott. Blustein – ebreo

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– nel suo studio sugli Ebrei in Roma. Caligola, Domiziano, Antonino il Pio si videro costretti a

limitare i privilegi degli ebrei. Claudio li mise addirittura alla porta; secondo Svetonio “Claudio ha

espulso gli ebrei i quali, istigati da un certo Cresto, provocarono continui disordini nella città”. Di

questo passo si va avanti per tutta la storia romana, seguendo le fasi che uno studioso

dell’antisemitismo ha dedotto da un’osservazione intelligente dei fatti ebraici: simpatia, tolleranza,

odio, ostilità, repressione. (Il prof. Siegfried Passarge, dell’Università di Amburgo, nel suo libro

sugli ebrei, ha constatato l’esistenza di cicli nell’attitudine dei non-ebrei verso gli ebrei; di tali cicli

ecco lo sviluppo: PRIMA TAPPA – Installazione. Gli ebrei arrivano in un paese i cui abitanti non

hanno alcun pregiudizio a loro riguardo. Li si accoglie più o meno festosamente. Nell’antichità e

fino al XVII secolo, si era spesso felici di accoglierli. SECONDA TAPPA – Affermazione. Gli ebrei

sono tollerati o godono di un trattamento di favore, e così consolidano la loro situazione. TERZA

TAPPA – Apogeo. Gli ebrei si distinguono per la loro ricchezza e per il loro credito. In taluni ceti

del popolo un sentimento di malessere, d’invidia e di odio comincia a nascere. QUARTA TAPPA

– Resistenza. Si entra in un periodo di assalti e di lotte alternati con periodi di calma. L’irritazione

del popolo è generalmente contenuta dal clero e dal governo. QUINTA TAPPA – Ostilità aperta. Il

popolo, esasperato, rompe ogni ostacolo e massacra gli ebrei. Oppure l’autorità previene il

massacro espellendo gli ebrei. Il ciclo ricomincia in un altro paese.)

Ma arrivano i Papi; la Chiesa che prega per la conversione dei giudei; che non fa distinzione di

razza, ma di fede, che divide con gli ebrei i testi sacri della sua dottrina. Che fanno i Papi contro

gli ebrei in Roma? Ecco un breve excursus di antisemitismo cattolico. Il papa Silvestro ingiuria gli

ebrei; Sant’Agostino li chiama falsari; altri Santi consigliano di odiare gli ebrei; San Giovanni

Crisostomo li chiama ignoranti, miserabili e atti soltanto al male. Lasciamo i Santi, parliamo dei

Papi. “I Sovrani Pontifici – scrive un altro ebreo, Emanuele Rodocanachi, nel volume “Le Saint

Siège et les juifs” – avevano un bell’ordinare, regolamentare, legiferare; dopo pochissimi anni, gli

ebrei riprendevano insensibilmente le loro antiche pratiche, trafficavano come prima, si

mescolavano ai cristiani e spesso trovavano modo di eludere le nuove esigenze del fisco. Nulla

stancava la loro perseveranza. La frequenza delle ordinanze che li concernono prova la loro

scarsa efficacia”.

Forse anticipando la scoperta dell’illustre difensore della fede Maritain, i Papi pensavano che

gli ebrei non fossero una razza in senso biologico, ma un “corpus mysticum”, da addomesticare

convenientemente. Così si spiegano i privilegi accordati da qualche Pontefice alla comunità

ebraica di Roma, e l’immediata corsa ai ripari con severa stretta di freni. Paolo IV sopprime le

concessioni fatte da Paolo III; Pio IV rincara la dose. “Il 15 luglio 1555 Paolo IV pubblicava la sua

famosa e severissima costituzione sugli ebrei…. Fin dal 24 luglio, il Vescovo d’Istria, Vicario

Generale di Roma e incaricato di applicare l’ordinanza del Sovrano Pontefice, ne faceva affiggere

il contenuto….sulle principali piazze della città; e l’indomani…tutti gli ebrei venivano rinchiusi in

una strada. Si costruì immediatamente attorno alla cinta riservata agli ebrei, per isolarla

completamente, un’alta e spessa muraglia, interrotta soltanto da due porte…” (Rodocanachi, op.

cit.)

Comincia l’obbligo, per gli ebrei, di farsi riconoscere a mezzo del vestito. “L’articolo terzo

(dell’ordinanza di Paolo IV) istituiva, per gli ebrei, l’obbligo di portare un segno distintivo. Per le

donne ebraiche il segno distintivo (un drappo giallo) era uguale a quello delle prostitute; con cui

avevano in comune anche la giurisdizione, le pene, il luogo di sepoltura, la proibizione di

mascherarsi in carnevale.

Si proibiva inoltre agli ebrei di lasciarsi chiamare “signore”.

Ogni industria, ogni commercio, tranne quello degli stracci vecchi e dei ferri vecchi, è proibito

agli ebrei, e l’ordinanza del Vescovo d’Ischia specifica che essi si asterranno assolutamente dal

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trafficare sui grani, gli orzi, i frumenti, gli olii e altri oggetti necessari all’alimentazione”.

(Rodocanachi, op. cit.)

Dopo il 1572 si cercò, con le buone maniere. Di sopprimere gli ebrei convertendoli: “Un

domenicano commentava al lume della liturgia cattolica un passo dell’Antico Testamento: e

quando un disgraziato ascoltatore dimostrava di esser preso dal sonno, la sua attenzione veniva

svegliata a colpi di nerbo di bue applicati sulle spalle.” (Hayward – Le dernier siècle de la Rome

pontificale.)

Ma il nerbo di bue essendo risultato poco convincente e, in ogni modo, tutt’altro che efficace

per una soluzione del problema ebraico, altri Papi prescelsero il fuoco. “Mentre le prostitute

cristiane sorprese dagli ufficiali pontificali se la cavavano, in generale, con la frusta…. le ebree

sfuggivano raramente alla forca. Nel 1628, per esempio, una donna di mala vita, essendo stata

sorpresa con un giovane romano, stava per essere punita, secondo l’uso, con tre colpi di corda,

quando sopraggiunse un passante che la riconobbe per ebrea; in seguito a ciò, ella fu, senz’altro,

bruciata viva. Un’altra volta, una ragazza di nascita ebraica, ma che aveva abiurato, era sul punto

di essere frustata sulla pubblica piazza; riconosciuta, ella subì il supplizio del fuoco.”

(Rodocanachi, op. cit. )

“Nel 1635 fu bruciato vivo un giudeo portoghese che si trovò essersi più volte battezzato e

volle morir giudeo; mescolarono le sue ceneri con fango e le buttarono nel Tevere.” (G. Blustein,

op. cit.)

Quanto alla questione della razza, qualche Pontefice pare abbia avuto delle intuizioni in

materia; giacché non si può spiegare altrimenti il cattivo umore di Sisto V nell’apprendere che il

Duca di Parma era in relazione con una donna ebrea. Se l’ebrea fosse stata soltanto un “corpus

mysticum” il Papa non avrebbe certo fatto arrestare il Duca e “avendo egli confessato la sua

colpa, fu condannato, malgrado potenti interventi ad avere tagliata la testa.” (Rodocanachi, op.

cit.). Ci furono Papi che somministravano la galera e la frusta agli ebrei soltanto se questi si

azzardavano a montare in carrozza. “Un’ordinanza proibì agli abitanti del Ghetto questo lusso che

veniva qualificato indecente e scandaloso, sotto la pena della galera per gli uomini e della frusta

per le donna (bando del 20 luglio 165)”). (Rodocanachi, op. cit.) E si potrebbe continuare

all’infinito, pescando nel mare magnum della storia pontificale, per dimostrare che non sempre la

carità cristiana poté essere usata nei riguardi degli ebrei. Urbano VIII giudicò perfino scandaloso

e inammissibile mettere in contatto il proprio piede con le labbra degli ebrei: “…prima di lui gli

ebrei avevano ancora la fortuna di baciare il piede del Pontefice, allorché erano, in occasioni

solenni, ammessi all’udienza. Ora Urbano VIII, ordinava che gli ebrei d’ora innanzi dovevano

baciare unicamente il posto dove si era posato il suo piede.” (Blustein, op. cit.)

E con ciò? – dirà il lettore che è rimasto leggermente sorpreso apprendendo che “gli ebrei non

appartengono alla razza italiana.” – Con ciò si dimostra ancora una volta che l’ebreo è

inassimilabile; che ha attraversato i secoli e i millenni ostinandosi nel suo esclusivismo; che

sempre, in tutte le epoche e in tutti i luoghi, i popoli hanno dovuto difendersi da lui, con tutti i

mezzi. Roma lo ha fatto, Roma lo farà.

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QUANDO GLI EBREI DOMINAVANO

 

Non è la preistoria; è appena la vigilia della grande guerra. Gli ebrei dominano, nella vita

pubblica italiana. Essi governano direttamente l’Italia; ogni gabinetto ministeriale ne ha uno o due

o più di due. La proporzione aritmetica vorrebbe, semmai, che al governo partecipasse una

esigua frazione di ebreo, mettiamo, un’unghia di ebreo; e invece!..... Il popolo italiano ha rimesso

nella mani di alcuni stranieri di razza extraeuropea il governo delle proprie cose e il proprio

destino. I pastori della tribù di Giuda lo guidano. Quante cose si capiscono al lume di questa

osservazione!

Quali erano le questioni dibattute in quel tempo per l’opinione pubblica, sui grandi organi

giornalistici? Per fare un esempio: Luigi Luzzatti, il gran rabbino laico dell’emigrazione italiana,

colui che agevolava e benediceva la grande dispersione dei lavoratori nostri e ne faceva una

questione di “rivoletti d’oro”, Luigi Luzzatti agitava dalle colonne del Corriere della Sera la

questione…. degli ebrei rumeni. Bisogna rileggere quegli articoli, per vedere a quale stato di

acquiescenza era giunta la nazione italiana, carica di problemi suoi e pur condotta

dall’internazionalismo ebraico a subordinare se stessa alle tribù israelitiche. Luzzatti scrive, nel

suo stile rabbinico, lacrimoso e minaccioso insieme, e mette in causa ministri, governi, trattati e

civiltà. Sentite qual è la questione, per la quale l’Italia avrebbe dovuto entrare in campagna:

“…nel periodo di trentaquattro anni, cioè dal trattato di Berlino sino a oggi, duecento soltanto su

duecentocinquantamila israeliti di Romania furono naturalizzati a tenore dell’articolo settimo;

mentre tutti gli altri si considerano vagabondi e senza patria…. Come potrebbero le Potenze

permettere questa degradazione umana?”

Capite! Gli ebrei non venivano naturalizzati, in Romania, secondo il ritmo che la Sinagoga

esigeva; e gli Italiani avrebbero dovuto insorgere contro quello che era, secondo il ministro

romeno Take Jonescu, “un affare di diritto interno della Romania.” La Romania tentava di non

lasciarsi sommergere dall’ondata semitica, si difendeva con mezzi legali, e un alto personaggio

della vita pubblica italiana, in nome dell’internazionalismo ebraico, sobillava l’opinione di una

nazione assolutamente estranea agli affari ebraici. Un grande organo dell’opinione pubblica si

prestava a far risuonare, dentro e fuori i confini, quella sobillazione. Ma c’è di meglio. Troviamo

negli articoli del vecchio Luzzatti la confessione arrogante della maligna natura dell’ebreo.

Ascoltate. Dopo aver minacciato i popoli “che non sanno liberare gli ebrei” – vale a dire, che non

vogliono asservirsi agli ebrei – lo scrittore sottolinea una verità sulla quale bisognerebbe

lungamente meditare: “OGNI POPOLO HA GLI EBREI CHE SI MERITA” (Corriere della Sera, 3

marzo 1913). Dunque gli ebrei mutano natura, in relazione al popolo che li ospita. Se questo

popolo è mite, di spirito pecorile, remissivo, se si lascia facilmente dominare, i suoi ebrei saranno

buoni; se reagirà, se cercherà di affermare la sua personalità, se si difenderà, i suoi ebrei

saranno cattivi. Dipende dalla vittima il contegno del boia. Questa incredibile confessione è da

ricordare, quando si voglia far la storia delle dominazioni ebraiche, quando si voglia intendere la

vera natura dell’ebreo. Quali ebrei ebbe il popolo italiano? Secondo la teoria del Luzzatti, buoni

ebrei, perché buoni li meritava; esso era così remissivo, e tanto docile ai voleri della Sinagoga!

Esso si era consegnato a una minoranza e si lasciava quietamente condurre. Nel 1895, vent’anni

avanti, era diventato cittadino italiano un ebreo polacco, certo Toeplitz, e si apprestava già a

tosare le buone pecorelle italiane.

Ma, oggi, che ebrei ci meritiamo? Vorremmo davvero saperlo.

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LA RAZZA, IL POPOLO E …… LA STIRPE

 

Il problema della razza italiana è stato posto nello stesso momento in cui il più alto interprete di

quella razza assumeva la responsabilità del comando totale e apriva un periodo nuovo nella

storia d’Italia. Fascismo e difesa e potenziamento e primato della razza sono aspetti di una

stessa impresa. Non è concepibile Fascismo senza un’affermazione del concetto razzistico; non

è pensabile una politica di razza senza il Fascismo. Se il Fascismo è l’affermazione totalitaria

delle più alte virtù del popolo, il suo fondamento è da cercarsi nella ritrovata coscienza della

razza. Siamo – è bene ancora una volta ripeterlo – assolutamente fuori dalla nebulosa retorica

che ci ha afflitto per decenni, agevolando la confusione negli spiriti e alimentando la pigrizia dei

cervelli pigri; la razza alla quale il Fascismo si riferisce non è un’astrazione letteraria, non è

un’ingenua aspirazione, non è la stirpe degli oratori domenicali né la progenie di Roma dei

rimatori; è questa razza, della quale siamo i viventi elementi, che ha un volto e una misura, che

vive ed opera sotto i nostri occhi, che fa la sua storia affermandosi degna della storia già fatta. Di

questa razza noi ci occupiamo, e non d’altro; ed è inutile cercar di mettere acqua nel vino e di

riportarsi a posizioni puramente intellettualistiche e astratte. Di un razzismo cosiffatto è sciocco

meravigliarsi oggi, quando esso esiste dalle prime affermazioni mussoliniane. Perché la gente

vuol dimenticare che l’Italia meschina contro cui insorse e guerreggiò il Fascismo era appunto

un’Italia governata da un’altra razza? Era l’Italia elaborata da quel gruppo di ebrei che

dominarono la vita pubblica alla vigilia della più grande prova nazionale; un’Italia che si ignorava,

perduta dietro i suoi sedicenti pastori, distratta dalle sue proprie necessità e costretta a risolvere

le necessità dell’ebraismo. Perché la gente vuol dimenticare che l’antifascismo fu essenzialmente

ebraico? Che, espulso oltre i confini, l’antifascismo trovò nell’internazionale ebraica il suo mezzo

di conservazione e il suo veicolo? La questione di razza fu fascista ancor prima dell’Impero, e con

l’Impero si fece solo più vasta e più urgente. L’intima logica del Fascismo è razzista; e coloro che

per primi agitarono pubblicamente questa questione, non fecero che chiarire opportunamente dati

di fatto e necessità inoppugnabili.

Ha detto Mussolini: noi tireremo dritto! Le necessità storiche tirano diritto. Il Fascismo ha le sue

mete, le raggiungerà tutte senza compromessi. La prima meta è quella di restituire all’Italia il suo

particolare genio, di affermarla nel mondo con la sua inconfondibile personalità. Non vogliamo

bastardi, non vogliamo rètori, non vogliamo corruttori; vogliamo Italiani al servizio dell’Italia. Ecco

perché il problema della razza è oggi preminente. Non dobbiamo riconoscerci italiani in un’Italia

riconosciuta; troppo bastardume dominante ce lo ha impedito in passato, corrompendo il giudizio

del popolo, allontanando il popolo dalle fonti del suo genio. Senza esitazioni, senza pietismi,

senza preoccupazioni, la questione della razza sarà portata sul terreno pratico e avrà le sue

conclusioni fasciste. La razza è il popolo, e difendendo la razza noi difendiamo il popolo e il suo

domani.

***

In puro disinteresse, per semplice bontà d’animo, vorremmo rapidamente disilludere quei pochi

stranieri che ancora credono esser la maggioranza degli Italiani indifferente alla questione del

39

 

 

 

razzismo. Com’è stato già detto, di razzismo si parla in Italia fin dalle prime avvisaglie fasciste, fin

da quando la voce di Mussolini cominciò a suscitare echi profondi nella coscienza degli Italiani.

Altrettanto si può dire – perché va di pari passo – della questione ebraica. Più particolarmente,

questa ha avuto le sue vicende in relazione alla condotta degli ebrei, mutevole a seconda delle

necessità e del calcolo. Ma di una questione ebraica si è sempre trattato in Italia, anche se il

popolo ha subito una discussione sterile, che gli era estranea appunto perché sterile. Oggi che le

due questioni – le quali poi si assommano in una – vengono riproposte, con la tipica chiarezza

fascista per essere condotte risolutamente a conclusione, il popolo è al centro del dibattito e ne

diventa il protagonista.

Piuttosto, per disilludere gli stranieri di cui sopra, vorremmo chiedere la collaborazione di questi

illustri camerati che della questione, improvvisamente e con encomiabile zelo, hanno fatto il loro

pane quotidiano. Questi ottimi amici, se si prefiggono lo stesso scopo che è in cima ai nostri

pensieri, debbono uscire dal vago e dal letterario, per venire sul terreno della concretezza

biologica. Siamo veramente tufi di sentir parlare di stirpe, in senso retorico, e di progenie, in

senso comiziale, quando stirpe e progenie non hanno altro valore che quello di puro suono nella

rotonda bocca dei retori. E’ con questa maledetta imprecisione di vocaboli, con questa bolsa

eloquenza inutile che l’Italia fu tradita dai suoi meschini reggitori; e si fece in parte scettica, in

parte vanesia. Il Fascismo ha portato il gusto della concretezza, il disgusto dell’inconsistente. In

materia di razzismo, noi siamo qui per difendere idee chiare, concetti sicuri, realtà controllabili,

finalità precise. La retorica non ci serve, non ci serve il vaniloquio intellettualistico, ci ripugna la

letteratura. La carta del razzismo italiano è chiara: si parte da dati biologici, si escludono le

interferenze religiose e filosofiche. Ci si faccia finalmente grazia di tutto il ciarpame filosoficoreligioso

che sulla realtà incontrastabile della razza si è incrostato per decenni, rendendo

impossibile una chiarificazione delle cose nostre. La questione degli ebrei non potrà esser risolta,

non potrebbe addirittura esser nemmeno impostata, se non ci riportiamo al concetto biologico di

razza, se non defenestriamo l’intellettualismo, il vaniloquio comiziale, il presso a poco scientifico.

E’ necessario che i tenori della stirpe la smettano di cantare e lascino parlare, nel modo più piano

possibile, gli assertori della razza. Noi faremmo il gioco degli ebrei, e degli ebraizzati, se

annacquassimo il nostro razzismo col vieto vocabolario delle università popolari.

Vorremmo perciò umilmente pregare i camerati che con tanto zelo vengono occupandosi di

razza e di razzismo, di mantenere, scrivendo, i piedi sotto il tavolo, a stretto contatto con il suolo,

evitando così i voli lirici verso l’universalità dello spirito e la missione della stirpe; perché tali voli,

dal punto di vista lirico certamente pregevoli, sono in questo caso assolutamente fuor di luogo e

provocano la massima confusione. Non a caso i docenti fascisti delle Università italiane, nel

redigere il loro manifesto, hanno adottato la più semplice e la meno verbosa delle esposizioni; si

trattava di far giustizia di molti luoghi comuni e di riportare i concetti alla loro precisa

significazione, liberandoli dalle deformanti stratificazioni dell’inutile retorica. La più grossa

deformazione che ha offeso il concetto di razza, pur così semplice, è quella che va sotto il nome

di stirpe. Con questo vocabolo nelle mani, lo scrittore italiano prende il volo e non si ferma se non

nella stratosfera storica, donde le cose e gli uomini non hanno più rilievo, ma appaiono confusi in

una nebbiolina retorica che non permette il minimo sensato giudizio. Abbiamo letto, in varie

occasioni, molti scritti sul razzismo compilati da un punto di vista stratosferico; e la bella

chiarezza scientifica del manifesto che li ha provocati è già un lontano ricordo. Non a caso,

ripetiamolo, quel manifesto avvertiva che il razzismo italiano doveva tenersi lontano dalle insidie

filosofiche e religiose per mantenersi sul terreno strettamente biologico; noi abbiamo bisogno,

urgente bisogno, di rivedere il nostro vocabolario, che è tutto vesciche e non riesce a riacquistare

la scarna sobrietà del linguaggio dei grandi Italiani.

40

 

 

 

Anche qui, questione di costume. Ad un linguaggio inconcludente, corrispondono concetti

confusi e, quindi, la malafede o la scarsa fede e la paura di chiarezza. L’Italiano si nutrì già, per

molti decenni, di retorica democratica, di retorica latina, di retorica universalistica; perdette così

ogni idea del suo vero essere e si allontanò dalle fonti del suo particolare genio. Il Fascismo l’ha

ricondotta a riconoscersi, spietatamente distruggendo il manto di insulse sciocchezze che

opprimeva la sua vergine natura. Ora abbiamo un problema, che il Fascismo vuole risolvere nel

concreto delle necessità attuali della nazione, affidandosi a chiare idee e a più chiare conclusioni

scientifiche; e il gusto parolaio tenta di riprendere il sopravvento a spese della chiarezza1.

1 Se il lettore vuole un esempio di ciò che può capitare quando le parole del vocabolario rompono le righe, eccone uno, ritagliato da un giornale

che non nomineremo: “I dieci punti concordati da un intelligente (sic) gruppo di studiosi fascisti NON rappresentano un piano programmatico….

Rappresentano invece qualche cosa di più definitivo (sic) e solenne, e cioè un punto d’arrivo, un traguardo, una soluzione inderogabile che non

ammette ulteriore dibattito….. Si faceva in tal modo confusione fra razza e stirpe; essendo razza un concetto meramente biologico, mentre la

stirpe è la razza nel tempo con le sue inevitabili trasformazioni, sintesi, incroci, progressi….. Lo stesso processo compie il sangue nel corpo

umano allorché si introducono elementi estranei o magari dannosi che i fagociti distruggono, o che si neutralizzano nelle antitossine, rinforzando

singolarmente il potere vitale della linfa….. Ecco perché non abbiamo bisogno di proclamare la superiorità della nostra razza: è già abbastanza

superiore la nostra stirpe….. La stirpe continua la sua missione, sospinta dalla propria intrinseca virtù, dal proprio intimo destino, dalla propria

incalzante ascesa. Ma dentro la stirpe sta la razza che ne è il presupposto fondamentale, che ne è anzi la struttura, in quanto appunto la stirpe è la

proiezione della razza nel tempo e nello spazio…. E’ dunque veramente tempo “che gli italiani si proclamino francamente razzisti”, ma in questo

senso.

Non si potrebbe più tempestivamente e opportunamente domandare una maggior disciplina dei pennini, economia dell’inchiostro e autorità dei

concetti; e soprattutto, quell’altro senso: il senso di responsabilità.

41

 

 

 

ALL’UN PER MILLE

 

Quando la Germania nazista prese i noti provvedimenti di difesa dall’ebraismo, una

spaventosa campagna di menzogne e di calunnie si levò in tutto il mondo (demo-liberale). C’è

ancora qualcuno, anche in Italia, che pensa che siano stati allora distrutti gli ebrei in Germania e

che si siano soltanto salvati quei pochi riusciti a passare il nuovo Mar Rosso del furore nazista.

Gli ebrei hanno una particolare abilità nella messa in scena, e il vittimismo è il loro abito usuale; la

messa in scena della persecuzione nazista è il loro ultimo capolavoro (ma essi ne meditano un

altro, quello della persecuzione fascista). La verità è completamente diversa. Gli ebrei esistono

ancora, e numerosi, nella Germania nazista, vi lavorano, vi commerciano, vi prosperano. Essi

hanno un loro particolare statuto, hanno un loro giornale a Berlino, hanno dei locali di

divertimento, hanno teatri e cinema a loro disposizione, sono, in definitiva, tutt’altro che nelle

condizioni in cui il Faraone li mise a suo tempo in Egitto. La storia si ripete, questo è vero, e in

questo caso la colpa è degli ebrei; ma si ripete in forme evolute, con attenuazioni dettate dalla

civiltà particolare in cui viviamo e anche dal maggior potere che lo stato moderno riesce a

esercitare e che gli consente maggior generosità insieme con una maggiore oculatezza.

Oggi c’è ancora una notizia sulla condizione degli ebrei in Germania; ed è quella relativa

all’esercizio della professione medica. Vogliamo sottolineare l’ultima parte dell’informazione,

quella che dice che il divieto riguarda la prestazione di cure di medici ebrei a cittadini ariani; il che

vuol dire che l’ebreo medico continuerà a curare, e quindi a guadagnarsi la vita, curando gli ebrei

suoi simili. Perché dovrebbe essere altrimenti, quando gli ariani sanno anche loro esercitare la

professione, e sono in numero infinitamente superiore agli ebrei? Perché si dovrebbe soggiacere

a quel monopolio della professione medica che gli ebrei – con scopi non perfettamente chiari –

avevano stabilito? Netta distinzione fra ebrei e non ebrei; e massima libertà ai primi nei ferrei limiti

di una legislazione senza equivoci, inspirata a criteri razziali.

In Italia, il problema degli ebrei è ancora più facile a risolversi, ma per la stessa ragione più

naturale, essendo gli ebrei pochi in rapporto alla grande massa della popolazione italiana. Pochi

in assoluto, moltissimi in percentuale relativa a determinare professioni. E’ prematuro e malizioso

agitarsi fin d’ora; e chi più si agita meglio sarà notato e servito al momento opportuno. Gli italiani

si ricordino del tempo passato, quando la vita pubblica era tutta nella mani degli ebrei, di famiglie

venute a caso in Italia e rapidamente portatesi ai posti di comando mediante l’intrigo massonico e

l’internazionalismo sotterraneo. Quella era l’Italia che noi oggi diciamo mediocre; e che non si

spiega se non mettendo in luce l’opera dell’ebraismo senza patria, estraneo al destino dei popoli,

e nemico di quel destino. Diceva Heine che “i fatti e le gesta degli ebrei, e i loro costumi, sono

cose ignote al mondo. Si crede di conoscere gli ebrei perché se ne è vista la barba, ma non si è

visto che quella….”. E invece noi finiremo col veder tutto degli ebrei che ospitiamo.

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PIU’ CHE LA BARBA DEGLI EBREI

 

C’è grande agitazione fra gli ebrei d’Italia e non meno grande confusione fra gli amici degli

ebrei d’Italia. I quali ultimi sono, per esser più precisi, i mezzi ebrei, i quarti d’ebrei, gli imparentati

comunque con ebrei, i soci degli ebrei, i succubi degli ebrei, i minchioni di cui gli ebrei hanno

l’arte di circondarsi. Agitazioni e confusione debbono rapidamente sparire. Il problema è minimo,

al confronto delle grandi imprese nelle quali l’Italia è impegnata. Non ci facciamo suggestionare

dagli echi che la soluzione della nostra questione può suscitare all’estero, nei paesi ove

l’ebraismo controlla governi, giornali e affari. Come abbiamo già detto, l’ebreo ha tendenza

spiccata al vittimismo e porta con grande civetteria l’aureola del martirio. Bisogna evitare di

mettersi nel suo gioco. Noi non perseguiteremo gli ebrei, perché non ne abbiamo né la minima

voglia né la minima necessità. Intanto, è chiaro che in uno Stato potente come il nostro, munito di

ogni mezzo di controllo e di repressione, 70.000 individui appartenenti a una razza che dal tempo

dei Maccabei ha rinunciato all’arte militare, non rappresentano che una trascurabile entità degna

soltanto di stretta sorveglianza. Quanto alla voglia, sarebbe veramente sciocco e anacronistico

pensare a persecuzioni che si risolverebbero, alla fine, come è sempre accaduto nella lunga

storia della Diaspora, in un vantaggio per gli ebrei. Noi ci limiteremo soltanto – e non sembri

eccessiva la formula, perché la storia la conforta dei suoi dati – ci limiteremo a non farci

perseguitare dagli ebrei. Vale a dire che non permetteremo agli ebrei di imporci la loro mentalità, i

loro interessi, i loro scopi, le loro esigenze inammissibili. Ciascuno al suo posto e nel rapporto

stabilito. L’ospite al posto dell’ospite e con i doveri dell’ospite. L’invasione ebraica delle

professioni intellettuali, quale fu denunciata dal Livi qualche decina d’anni fa, è insopportabile;

deve finire. Non è utile, è assolutamente ozioso ricercarne le cause. Siano quelle che siano, sono

cause d’un effetto che non ci piace; che finirà. Noi italiani vogliamo esser noi stessi e non

vogliamo far la figura del gregge condotto da oscuri pastori. Il giudeo, fra noi, di noi non dovrà più

ridere; Dante ce lo raccomanda dal suo tempo; ed era da sganasciarsi dalle risa, nel retro delle

sinagoghe, quando una grande nazione, assurta a decoro di grande potenza europea, si

consegnava alla minoranza ebraica per farsi fare le leggi, per farsi amministrare la giustizia, per

farsi attrezzare militarmente, per farsi preparare un bilancio, per farsi – ahimè – istruire! Sarà fatto

nella sede opportuna l’opportuno studio della dimissione dell’Italia nelle mani dell’ebraismo,

giusto al principio della storia unitaria, quando più necessario sarebbe stato essere gelosamente

fedeli al genio nazionale. Le nuove responsabilità dell’Italia fascista esigono la fine della

manomissione ebraica dello spirito nazionale; come esigono urgentemente un decoro razziale

che sia quotidianamente norma di vita in patria e in Africa. Non si tratta di improvvisazioni; è che il

clima è ormai maturo, e non si può più perdere tempo, come in campagna, dove la maturazione è

attesa con pazienza ma affrontata al momento giusto con risolutezza e mezzi adeguati. Da più di

vent’anni Mussolini ammonisce gli Italiani a non trascurare il problema della razza, essendo

chiare nel suo spirito le grandi mete alle quali l’Italia veniva indirizzata.

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APPENDICE

 

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Dossier – Verità XIII. Aggiornamento : venerdì 7 ottobre 2005 .

Oltre 130 commenti di Lettori :

inviate le vostre riflessioni: saranno pubblicate in questa rassegna e nei miei prossimi libri.

 

“ IL CASO LONGO “

Cronaca di un caso di

Pulizia etnica del dissenso

Per mano giudiziaria.

 

“ L’avvocato Longo scrive libri come

‘ Toghe & forchette ‘ e ‘ Il coltello di Shylock’.

Per prima cosa, dobbiamo riuscire a

farlo radiare dall’Albo

e trovare avvocati disposti a denunciarlo”.

( Franco Levi, ebreo ed omosessuale,

referente dell’A.D.L. in Italia,

in una circolare del giugno 2003

 

inviata ad organi di Polizia,

dello Stato, giudiziari e ad

associazioni sioniste e dedite alla lotta

al revisionismo storico ).

 

*******

“ Longo è ormai isolato.

Ma se continua a romperci i coglioni,

lo finiamo”.

(da un discorso autentico di

un dignitario dell’ordine forense,

presso il tribunale di Pordenone,

2001)

 

*******

“Dategli due o tre anni di sospensione,

così la smetterà di darci fastidio”.

(Direttiva rivolta dal pretore dirigente di

Pordenone, dott. Attilio Passannante,

all’avv. Luciano Callegaro, presidente

dell’ordine degli avvocati.

Nel tribunale di Pordenone, novembre, 1995)

 

******

“ Se pubblico il tuo testo ‘ Il conflitto razziale’

ti seppelliranno di querele….”

(Un editore al sottoscritto nel 1991.

Il volume, ora esaurito,

è stato poi pubblicato nel 1994.

L’editore preoccupato non si riferiva a

Querele inerenti l’argomento del libro –

Che non è stato mai querelato –

Ma a evidenti ritorsioni trasversali alla mia persona.

Di questa vicenda si parla in

‘ toghe e forchette’, tolto dalla circolazione

dalle pressioni dell’ordine forense).

 

**********

 

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(“Toghe & Forchette”, il libro esplosivo che la mafia forense

ha tolto dalla circolazione.

E’ in corso di stampa la nuova edizione integrale)

 

Un appello importante :

http://www.blob.rai.it/notesapp/blob/forumblob.nsf/a3c0c7fe673c8c51c125647d0051577b/a03726fce60257

85c12570730071f6cd?OpenDocument

IL CASO LONGO : mette non poco a disagio parlare in prima persona di fatti che riguardano se stessi. E’ per questa

ragione che sarò conciso in questa presentazione della news-letter che propone all’attenzione dell’opinione pubblica

l’articolata vicenda di “giustizia ad orologeria” che riguarda il sottoscritto . un caso emblematico di una operazione a

regia, volta a distruggere il sottoscritto per mano giudiziaria, con accuse insensate costruite a tavolino da un losco

procuratore della repubblica, in combutta con lobbies mafiose dell’ordine forense e ben nascosti gruppi di pressione

che si celano dietro ad essi. Come quello ebraico di cui ho citato in apertura il contenuto di una direttiva segreta del

2003, fortunosamente scoperta. Scopo di questa manovra, che si protrae fin dal lontano 1989 ? Stroncare il

sottoscritto, riducendolo alla morte civile, attraverso una congegnata costruzione di accuse penali inconsistenti (ad

opera del Pubblico Ministero di Pordenone , Federico Facchin, già assessore democristiano ed ora vicino alla destra

filo-sionista, intimo amico del satrapo dell’ordine forense che ha ordito questa operazione) e confidando che la

magistratura giudicante, in ossequio ad un suo collega “giudice” – il pubblico ministero in oggetto – provveda ad

emanare ingiusti verdetti di condanna (quando anche i giudici non sono essi stessi affiliati alle logge o conventicole

che tirano i fili di questa operazione di macelleria messicana). Il tutto per giungere all’obiettivo declamato con tanta

arroganza dal giudeo Franco Levi affiliato all’ A.D.L, ebraica di derivazione ebraico-statunitense e ad altre

organizzazioni sioniste alle dirette dipendenze dello stato di Israele. Questa operazione, che è stata preceduta da

identica operazione gestita in prima persona dal consiglio dell’ordine forense diretto dal senatore democristiano

Luciano Callegaro, si è articolata dal 2001, anno in cui il consiglio forense si rese conto di non aver più spazio per

linciarmi con procedimenti disciplinari indecenti nella loro inconsistenza, ma sempre conclusisi con micidiali verdetti

di condanna. Resosi conto il consiglio della inanità dei suoi sforzi per radiarmi dall’albo, ritenne che più facile sarebbe

stato l’obiettivo sulla base di verdetti di condanna penale : il compito di questa “pulizia etnica del dissenso” è quindi

passato nelle mani del dott. Federico Facchin, in arte criminale “pubblico ministero”. Il cecchinaggio nei miei confronti

a quel punto non ha più conosciuto né limiti, né decenza.Il piccolo ex assessore e scrivano muffito di cancelleria ce

ne ha messo di zelo nel servire i suoi padroni, attaccandomi.. Sono giunto all’apertura del 40° procedimento penale,

dopo circa 30 procedimenti disciplinari. Tutti giuridicamente insensati, tant’è vero che a tutt’oggi sono ancora

incensurato… le occulte ragioni di repressione politica di questa operazione di macelleria giudiziaria, sono state

manifestate spudoratamente in una ordinanza che il pubblico ministero Facchin, vecchio sodale politico del senatore

Callegaro, credeva io non avrei mai potuto leggere. Invece sono riuscito a scovarla nei polverosi archivi della

procura di Pordenone, dove la “giustizia” dorme sonni eterni. Si tratta della ordinanza del 2 gennaio 2003, relativa ad

un procedimento archiviato (nr. 1312-02) . Essa è relativa ad un inquietante carteggio intercorso fra il Facchin e

l’ordine degli avvocati di Pordenone. In essa, nella convinzione che mai sarebbe finita nelle mie mani, il Facchin

dettava la seguente direttiva : “ Dobbiamo screditare Longo ed attribuire ai concetti politici espressi dal Longo il

carattere di frasi iperboliche e farneticanti, vorremmo dire di “pseudoconcetti” (massoneria, cosche, controlli sociali,

ecc..)” . Questa è PULIZIA ETNICA DEL DISSENSO. Non ci sono altre definizioni. Il fatto è vero e gravissimo e

non è una trama da romanzo orwelliano. Questa direttiva, volta a screditare il mio impegno di commentatore politico

non allineato e a distruggermi , è stata poi raccolta da ampie aree della magistratura e da tutti i terminali politici e

sociali connessi alle lobbies politico-affaristiche massoniche interessate ad eseguire questa direttiva in cui è difficile

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non scorgere la natura di “foglio d’ordini” di derivazione massonica ed ebraica. Penso innanzi tutto all’ ADL e a

numerosi suoi addentellati massonici. L’operazione gestita dal Facchin ha sia l’ evidente compito di distruggere la

mia immagine, sia di coadiuvare l’ordine forense nella operazione a regia architettata a tal fine da anni per eliminarmi

professionalmente e politicamente e denunciata ampiamente in “Toghe & Forchette”. Infatti, ottenute con l’aiuto delle

Toghe d’Ermellino condanne nei miei confronti, la mano passerebbe di nuovo al consiglio forense che, senza

imbarazzanti istruttorie per futilità, potrebbe passare immediatamente alla radiazione sulla base di condanne penali

servitegli dalla magistratura su un vassoio d’argento. Elementare, no ? Per questo Il giudeo Franco Levi cerca

avvocati disposti a denunciarmi : per giungere all’agognata meta della mia radiazione (con contorno di galera..)…il

consiglio dell’ordine da solo non ce la fa più nei miei confronti. Ricorre quindi alla procura , che non disdegna la sua

entusiasta collaborazione. Collaborazione che ha trovato anche terminali operativi in taluni ambigui elementi

gravitanti nell’area neo-fascista italiana : gente che, pur di essere vicina ai giudei si è fatta circoncidere anche il

cervello. Potrei dire di costoro : “Circoncisi col Fez”, ma di loro già si è espresso padre Dante con il famoso

endecasillabo : “ più che l’onor, potè il digiuno”… Tal squallidi rinnegati sono giunti fino alle minacce e aggressioni

pur di impedirmi questa battaglia contro i gangli di Sion.

La vicenda della Crociata ebraica (indiscutibilmente connessa alla direttiva di chiaro stile massonico di cui sopra)

contro il sottoscritto e il testo della ributtante direttiva di linciaggio giudiziario-disciplinare si può leggere in Internet sul

sito dell’Adelaide Institute : www.adelaideinstitute.org/Dissenters/longo.htm

Troverete in rete anche il testo di questo Dossier, immesso a cura di un sito che fu segnalato l’anno scorso alla

Polizia del Pensiero dagli occhiuti sgherri di ZOG :

http://www.komunismo.clara.co.uk/dossierlongo.htm

Ho parlato di “pulizia etnica del dissenso” non a caso. Infatti, io sono reo solo di una cosa : propugnare idee definite

di “estrema destra” o “neo-naziste” (con l’aggravante agli occhi ebraici e massonici che tirano le fila di questa

operazione di essere anche di fede cattolica), “revisioniste”, scrivere libri e articoli per diffondere le mie idee, e

difendere vittime delle repressione giudiziaria per reati d’opinione voluti e indirizzati alla magistratura dal Congresso

Mondiale Ebraico , che impone la dittatura del Pensiero Unico con l’alibi ipocrita e farisaico della “lotta

all’antisemitismo”. Inutile sottolineare chi sono i primi a farne le spese…

Nell’anno 1993, in data 6 agosto, la Digos sequestrava un mio scritto inedito presso un editore e mi segnalava

all’attenzione del pubblico ministero dott. Papalia di Verona, indicandomi nella schedatura come “pericoloso scrittore

nazista”. Ricordo a suo tempo l’interpellanza in proposito del senatore Antonio Serena e il clamore che la stampa

dedicò all’episodio. Le successive prese di posizioni sioniste della destra italiana impedirono che l’opinione pubblica

percepisse il grave attentato per la libertà di pensiero in Italia realizzato dalla sinistra giudiziaria e dalle lobbies

massonico-sioniste.

Dato che questa operazione di macelleria giudiziaria alla messicana nei miei riguardi risale fin dal 1989 (quando io

apparivo un “disturbo” alla operazione massonica che voleva condurre alla sparizione del vecchio MSI e collaboravo

anche con le Edizioni di Ar di Franco Freda) , non posso in queste note riassumerne la storia. Rinvio pertanto alla

lettura dei libri “Toghe e Forchette. La giustizia secondo l’ordine forense”(se riuscite a trovarlo : l’ordine lo ha fatto

sparire dalla circolazione), “Toghe criminali. Una storia di ordinaria repressione democratica” e l’odiatissimo “Il

Coltello di Shylock” che raccoglie i miei scritti invisi all’Internazionale Ebraica e alle procure liberticide.(presto

disponibile la II edizione).

Nonché a tutto il materiale che documenta questa operazione di “omicidio per mano giudiziaria” che, tramite questa

“newsletter”, intendo denunciare all’opinione pubblica che non ha dato il cervello all’ammasso. Infatti, lo strano

silenzio che circonda questa vicenda mi desta più di una perplessità. Infatti, fra le mura del Palazzo di Giustizia di

Pordenone si perpetrano vere aberrazioni giudiziarie per giungere al fine che, da ultimo, Franco Levi ha

pubblicamente dichiarato. Denunciare queste aberrazioni che vorrebbero realizzare il mio massacro per mano

giudiziaria (è impossibile condannare un innocente, senza far ricorso sistematico alla ingiustizia processuale) è il

modo migliore per frenare la mano che tiene stretto il coltello giudiziario (è il coltello di Shylock..) . Sono debitore di

questa intuizione a Giuliano Ferrara che anni fa scrisse che, contro la giustizia ingiusta, è necessario “processare il

processo”….Ed i suoi strateghi.

Per cui, con le note che immetto periodicamente in rete e di cui questo scritto vuole essere presentazione e riepilogo,

io intendo processare i miei persecutori, affinché la bestialità dei loro metodi “democratici” sia resa palese a tutti.

Massacrano “in nome della democrazia” e per eliminare il dissenso critico contro tale feticcio ideologico giudaico. E’

giusto quindi che si sappia cosa sia la “Democrazia” : un sistema aberrante che in nome di se stessa pratica la

distruzione metodica dei dissidenti. Nel colpevole silenzio di tutti. Memore di un antico principio enunciato nel

corrusco Crepuscolo dell’Europa della primavera del 1945 da uno dei più grandi uomini politico conosciuti dalla storia

occidentale, Adolf Hitler, credo anch’io che in questi anni di torpore mentale di una nazione ormai consunta dalle

sifilidi delle ideologie ireniste e buoniste, ci sia bisogno di esempi di tenuta ideale più che non di manovre levantine e

“alla Borgia”,di cui tutti siamo stufi in Italia.

Io sono massacrato in nome della “democrazia”, ma non intendo abbandonare la lotta. Tutto qui.Spero un domani, in

qualunque modo scenderà il sipario di questa mia tormentata lotta contro lo Stato-Leviathano che mi ha decretato

guerra totale, la mia vicenda, attraverso il ricordo e i libri che andrò scrivendo, serva di sprone a chi vorrà opporsi al

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dilagante Moloch della ideologia mercantile democratica e alle aberrazioni, tormenti, iniquità che essa porta con sè

nel suo perverso DNA. Per ricordare quale mostro sia la Democrazia. La Democrazia : un mostro da abbattere per il

bene e la libertà di tutti. Questa newsletter è un modo ulteriore di suscitare la lotta contro la tirannia de I Signori

degli Ermellini. (leggere : www.adelaideinstitute.org/Dissenters/longo.htm ;

www.adelaideinstitute.org/newsletters/n252.htm ).

DICONO DELLA “GIUSTIZIA DEMOCRATICA “ : in questa rubrica raccolgo i commenti e le opinioni dei lettori della

news-letter. Molti commenti sono andati dispersi e posso riportare solo i più recenti. Essi sono rigorosamente

autentici e riflettono lo sgomento che il cittadino comune, tenuto all’oscuro dai mass-media della realtà dei processi

giudiziari al dissenso politico in Italia, prova nell’apprendere queste notizie. Invito tutti a trasmettermi le loro opinioni.

Facciamo salire la voce del popolo italiano fino alle ovattate sale dei Signori degli Ermellini dove si perpetrano queste

mattanze ignobili ! Processiamo i giudici e la magistratura italiana e i suoi manutengoli in toga forense, cappucci

“iniziatici” e nasi adunchi di Giuda. Che sentano la voce del “popolo sovrano”, che tanto disprezzano, e in nome del

quale ipocritamente pronunciano i parti delle loro aberrazioni giudiziarie e delle loro sordide vendette. Scrivetemi i

vostri pareri e i vostri commenti, periodicamente li pubblicherò, in forma anonima su questo periodico

aggiornamento (magari un giorno qualche editore coraggioso si farà anche vivo..) :

 

1) E fai bene a diffidare della magistratura europea. La Commissione europea è composta dagli stessi partiti

corrotti che compongono lo Stato Italiano ed i magistrati che fanno parte della Corte Europa sono gli stessi

che fanno carriera”. ( Antonio R., perseguitato politico, 30 maggio, 2004),

2) Buongiorno avvocato, leggo con interesse tutto il materiale che mi manda e devo dire che rimango ogni volta

abbastanza scandalizzato, Può succedere tutto questo ? ma dove viviamo ? Forse la popolazione che non

vive direttamente tutti i giorni questo genere di situazioni (come me), non ci pensa e crede che almeno il

campo della giustizia in Italia funzioni. E le domande che vengono in mente sono tante. E una di queste è :

solo a Pordenone succedono queste cose oppure solo a Pordenone esiste una persona che tiene ad

informarci ? Spero che le sue battaglie trovino la vittoria che meritano” ( Guido C, mio cliente, 5-4-2004),

3) Non mollare nella tua battaglia contro quei luridi DEMONI dei magistrati ! ( Carlo G., lettore dei miei libri,

settembre, 2004),

4) Esimio Avvocato, le siamo vicini in quanto le persecuzioni e le vessazioni che Lei vive le abbiamo vissute e

le viviamo giornalmente anche Noi ( Movimento Italia Sociale, 15-09-2004),

5) Buongiorno avvocato, sono R, come va ? Da ciò che leggo ultimamente non mi sembra che la sua vita sia

troppo “monotona”, io nel mio piccolo cerco di far girare il più possibile la documentazione che mi manda. E

ogni volta rimango abbastanza perplesso nell’apprendere cosa succede in un mondo che forse non mi

appartiene ma che dovrebbe, invece, secondo me, esser preso più a cuore da più gente possibile. In fondo,

in teoria il campo della giustizia dovrebbe essere quello che tutela il cittadino, ma da ciò che leggo sembra

che sia l’ultima cosa che abbiano a cuore. Spero vivamente che le persone come Lei aumentino di numero.

Non molli. Io continuerò a fare ciò che posso diffondendo le cose che mi manda. ( Marco G, mio assistito, 1509-

2004),

6) Caro camerata Longo : con riferimento al vostro comunicato n.18 inviato il 18-09-04 dovuto alle preoccupanti

aberrazioni giudiziarie contro di Voi, abbiamo creduto opportuno distribuire 100 copie del vostro comunicato

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n.18 davanti all’Università e al tribunale di Foggia. Camerateschi saluti. ( comitato di Democrazia Diretta, 2409-

04),

7) Edoardo, pur non condividendo “in toto” i tuoi ideali etici e politici, stimo la determinazione ed il coraggio con

cui ti stai battendo per difendere le tue ragioni. Lotta, lotta sempre !!! ( F.R., una rara Collega del sottoscritto,

settembre, 2004),

8) LA STORIA CI DARA’ RAGIONE. Caro Avv. Longo, Le scrivo dagli Stati Uniti seguo, e cerco di divulgare nel

mio piccolo, con l’aiuto di altri camerati, le sue peripezie giudiziarie. Purtroppo siamo obbligati a convivere in

una nazione che si presuppone sia “libera”. La vorrei esortare a non mollare mai ! MOLTI NEMICI MOLTO

ONORE. CAMERATA GIUSEPPE. (un mio lettore degli Usa, 23-09-04),

9) caro Edoardo, ti condivido perché so cosa significa ( AR, amica, perseguitata dalla giustizia-ingiusta del

tribunale di Pordenone, 26-09-04),

10) Rispettabile Edoardo Longo, ho letto il suo diario dal fronte, purtroppo sono tutte malefatte che portano il

nome Italia uguale a massoneria dei Savoiardi che ce l’hanno imposta solo per sottometterci e sfruttarci ed

ammazzarci come hanno sempre fatto e stanno per farci : una brutta falsa storia. ( MN, mio corrispondente

leghista veneto, 26-06-03).

11) Sono un Poliziotto di XY (nome omesso per tutela del corrispondente), volevo esprimere la mia solidarietà

all’avvocato colpito da questo ingiusto provvedimento. Come ho sempre sospettato, in Italia si considera di

più la parola di un immigrato che quella di un cittadino italiano che vive pagando le tasse e mantenendo

questi signori che lo accusano. Io Le dico solo una cosa : L’Italia agli Italiani ! Questa è una terra cristiana,

non mussulmana,e le leggi vanno applicate in modo cristiano e non secondo il corano. ( un Poliziotto, 26-404).

 

12) Chiarissimo Avvocato, La ringrazio per aver accettato la mia solidarietà espressaLe dal più profondo del

cuore. Il mio appoggio morale per la S.V. sarà sempre incondizionato. Tenga sempre alto il morale, in

quanto, questa nostra patria martoriata da gente senza fede e senza onor patrio, ha bisogno di gente come

Lei che crede in sani principi morali e nazionali (un Poliziotto mio lettore, 26-03-2004 : ometto nome e località

di lavoro per evitare che abbia problemi con i suoi superiori ).

13) La vita professionale dell’avvocato Longo si scontra con l’apparato ipersensibile del potere, quello giudiziario

e corporativo professionale prima e quello politico – culturale poi. E’ indubbio che Longo ha il suo bel da fare

a controbattere gli attacchi e soprattutto quelli del potere giudiziario e forense in particolar modo. Io so che

certe posizioni non fanno che attirare come le calamite, le calamità di molti avversari, però quelle rivolte alla

persona sono le più micidiali, da questo punto di vista, non posso che inviare un messaggio di piena

solidarietà all’avvocato Edoardo Longo per la sua battaglia, indipendentemente dalle rispettive posizioni più

o meno condivise per gli altri aspetti politici e di appartenenza a questo o a quale movimento e/o

associazione politica. ( Alberto Mazzer, dirigente del Movimento Fascismo e Libertà, 30-12-2003).

14) Caro avvocato, ho letto con interesse le nefandezze che vengono commesse in quel di Pordenone ai tuoi

danni. Ti giunga la mia piena solidarietà ( Alberto Mazzer, dirigente nazionale del Movimento Fascismo e

Libertà, 2004)

15) Edoardo ! la mia piena solidarietà contro gli attacchi infami. ( dalla Redazione del Lazio della Comunità

Politica di Avanguardia, 2-5-04).

16) Sì, è come dici, ma non è proprio del tutto così. I mafiosi si sono presi le testate attraverso la nomina dei

direttori e la norma che non permette a chi vuole scrivere qualcosa che altri vogliono leggere di pubblicare i

giornali, vista l’esistenza dell’ordine dei giornalisti, simili all’ordine degli avvocati di cui parli tu…è mafia, né

più , né meno. Tutta l’Italia è sotto questo controllo criminale attraverso l’infiltrazione dei partiti, tutti i partiti

sono controllati e attraverso questi, controllano tutto, anche le nomine della magistratura. (Antonio R.,

perseguitato politico, 5-10-2004).

17) Gentile Sig. Avv.Longo, Lei ha la mia totale solidarietà. Mi è un gran piacere ed un onore esserLe d’aiuto. La

aiuto dove posso a combattere ZOG e i suoi lacchè, perché ho sofferto anch’io nell’Italia grazie a quei

dannati bastardi. Hanno cambiato la mia vita. ( RS, mio lettore, dalla Germania, 25-10-2004).

18) Chiaradia (NDR = il giudice dell’articolo “ingiustizia è fatta !”) non può fare “Arlecchino-servitore-di-duepadroni”..

una volta uno una volta l’altro ( RL, collega, mia collaboratrice, 19-10-2004).

19) “Continuo a ricevere le sue lettere e desidero esprimerLe tutta la mia cameratesca ammirazione per tutto

quello che sta subendo. Gli Uomini Liberi come Lei siano d’esempio, il Leviathano e i suoi servi saranno

schiacciati sotto il tallone del Popolo ! Onore a Edoardo Longo Uomo Libero ! W la Libertà ! W il Duce ! W

l’Italia !” ( RC, mio lettore e corrispondente, 6-11-04).

20) “Prendo atto che riesci a destreggiarti abilmente (ma presumo con gran fatica) in questa guerra delle

Procure e delle Avvocature, e che sei un “giuda-chi-molla” d.o.c. “ (Un mio lettore, dall’Irlanda, 1-6-04).

21) “(…) io ho vissuto una esperienza simile alla tua,a causa di un sistema giudiziario che dal punto di vista del

diritto mi ha dimostrato di essere deforme.(…). Dovresti perciò, a mio avviso, sollevare l’ipotesi della legittima

suspicione e le norme sul giusto processo attraverso il quale chiedere che ad occuparsi delle tue cose sia la

magistratura competente a indagare anche il comportamento della giurisdizione di Pordenone, in quanto, da

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quanto racconti, essa non può essere imparziale, essendo parte per tutto ciò di cui l’accusi. Avvocati che mi

tradirono in uno dei tanti processi di primo grado, mi hanno confessato che il PM (nome e cognome ben

dichiarato) aveva aperto un’inchiesta per evasione fiscale contro di loro, tenendola aperta sulla

scrivania….poi messa in un cassetto e finendo archiviata per decorrenza dei termini per le indagini. Tu sai

bene che nessun avvocato dichiara il vero sui ricavi del suo studio : sono quindi tutti facilmente

ricattabili…questo è l’humus del sistema di marciume e corruttele in cui dobbiamo destreggiarci tutti.” ( un

perseguitato politico anticomunista, perseguitato per oltre vent’anni. Nome riservato. 29-07-2004 ).

22) “ Caro Amico, comprendo esattamente le difficoltà di questa raffica di procedimenti giudiziari che è un

evidente accanimento contro la Vostra lotta all’Establishment (ZOG) in Italia. A volte mi sembra di vivere in

Romania all’epoca del martire Corneliu Codreanu – altrimenti come si potrebbe spiegare la legge Mancino !

Comunque se posso esservi d’aiuto non esitate”. (NM, combattente politico antisionista, già perseguitato dal

PM Facchin, 14-11-04).

23) Quanto sono venuto a conoscere su altri settori mi conferma che la mafia (da non sottovalutare mai !), la

camorra, le varie Massonerie, hanno in mano il potere giudiziario. (dr. Giorgio Vitali, presidente del Sindacato

Inforquadri, 15-11-2004).

24) Egregio avvocato Longo, innanzitutto mi felicito per la recente sentenza della Corte d’ Appello che l’ha

assolta dall’evidente strumentale accusa di estorsione (ho letto sul web quel che è successo). Mi considero

un vero amante della libertà di espressione e sono SOLIDALE con lei per quanto accadutoLe”. ( A:P, mio

lettore, Ravenna, 21,12,2004),

25) Ho già vissuto esperienze simili. Non solo tengo duro, ma ribatto con denunce per abusi e violazioni ai diritti

di difesa. Insomma..questa era la patria del diritto…ora è ben altro” ( AR, perseguitato politico anticomunista,

Roma, 11-02-05),

26) Caro Edoardo, ho letto questo tuo sfogo amaro e critico e comprendo cosa provi perché come hai compreso

vivo esperienze simili. Compresi quello che hai compreso anche tu su questo sistema giudiziario…è tutta

una manfrina !” (come sopra, 10-2-05),

27) “Caro Longo, non avevamo convenuto che, come rompicoglioni, sei insuperabile?” (Antonino Amato,

direttore di Ciaoeuropa, 12-03-05),

28) “ Egregio Avvocato Longo, Le esterno la mia più profonda stima e solidarietà. Io, nazionalsocialista

autentico, vivo ormai con le budella ritorte ed il sangue in ebollizione per tutto il putrido marciume che mi

circonda e che giorno dopo giorno mi sta soffocando. In considerazione dei tristi periodi che starà purtroppo

attraversando, bersaglio sacrificale del gangsterismo giudeo-bolscevico, non voglio assolutamente farle

perdere tempo con frasi retoriche. Era ed è solamente mio forte desiderio renderLa consapevole del mio

monolitico Ideale e, se lo riterrà opportuno, della mia disponibilità ad un nostro cameratesco incontro. Possa

esso rappresentare un positivo e proficuo scambio di vedute tra due irriducibili ed inflessibili Ariani ! In attesa

di un Suo cortese cenno di riscontro, La saluto a braccio destro teso e mano sinistra all’altezza della cintura !

HEIL HITLER ! “ ( R.B,, mio lettore, Milano, 27-4-2002),

29) “ Te l’ho comunicato (NDR : a proposito delle cosche mafiose all’interno della magistratura), perché questo

comportamento non è riservato da certi poteri solo ai neofascisti o di estrema destra..io non lo sono, ma

perché è il loro naturale modo d’agire…un po’ mafioso, un po’ cialtrone ! Ma sempre a disposizione dei soliti

e vecchi poteri ancora in azione dietro le quinte” ( AS, perseguitato politico, 10-2-05),

30) “ Tutto ciò giustifica i tuoi rapporti ostili verso il consiglio dell’ordine degli avvocati. Hai le palle quadrate,

camerata e collega ! E io che pensavo che avevi perso serenità … a questo punto , puoi augurare loro

malattie e altre disgrazie….( Un collega , Napoli, 24-06-2004),

31) “ Preg.mo avvocato Longo, la ringrazio di cuore per la cameratesca fiducia accordatami. Esser riuscito a

dialogare, sai pure solo epistolarmente, con un tal esempio di Nobiltà d’Animo. È stato per me un vero

privilegio. Rimanendo in ferrea attesa di poterle a breve stringere la mano, vieppiù la mia essenza ariana si

permea e si corrobora nel monolitico insegnamento nietscheano : “ LE PROVE A CUI SOPRAVVIVIAMO CI

RENDONO PIU’ FORTI”. Nel rinnovarLe i sensi della mia più alta stima, con teutonico orgoglio la saluto.

Cameratescamente Suo (lettera originale firmata). “ WIR PFEIFEN NACH UNTEN UND OBEN UND UNS

KANN DIE GANZE WELT VERFLUCHEN ODER LOBEN GRADE WIE ES JEDEN GEFAELLT”. (mio lettore,

lettera firmata, Torino, 9-5-2000);

32) “caro Amico, rientrando qui a Foggia ho trovato una busta grande con un fascicolo col titolo “ la guerra

taciuta” ( NDR :disponibile in formato elettronico pdf per chi me lo richiedesse ) : ho solo letto la Vostra

lettera. Ignoravo certi fatti di certi professionisti serpenti nascosti nei corridoi del tribunale di Pordenone. “

(mio amico, Foggia, 9-1-05),

33) “Ciò che dici è perfettamente, purtroppo, vero, e condivido al 100 %. Non sei quindi da solo a pensarla e

lottare in questo senso, anche se forse al momento sei il più esposto. Ti posso per ora esprimere tutta la mia

solidarietà e disponibilità cameratesca. Caro Edoardo, giuda chi molla! “ ( Filippo Pilato, Irlanda, 5-1-05),

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34) “caro avvocato, oggi è sempre più difficile dire la Verità in ogni contesto sociale, ovunque deve regnare il

“politically correct” ! Mah chissà poi perché ? Per me è sinonimo di menzogna !” (Succi Leonelli Marco, Il

Vandeano, titolare di una mailing-list cattolica tradizionalista ),

35) “Carissimo Avvocato Edoardo Longo , mi permetta di esprimerLe , a titolo personale, ed a nome di tutta la

nostra mailing-List Pensiero di Cristo, la nostra più viva solidarietà, stima ed amicizia. La saluto con affetto e

stima !” (Succi Leonelli Marco, 27-11-04),

36) “ caro Edoardo, sembra proprio che tu li abbia irritati…Ben fatto ! Questi sionisti sono viscidi e subdoli

bastardi ! Non è incredibile quanta influenza abbiano ovunque vadano ? Sentiamo che ci sono molti

problemi in Europa, come la proibizione del “Vlaams Blok” in Belgio. Vedo la mano sionista dietro i mali

sociali ! E’ sempre bello avere tue notizie. In alto i cuori !” (Gavin, mio corrispondente dagli Usa, 23-11-04),

37) “Saluti cordiali e, sempre, auguri di Buona Battaglia !” (prof. Agostino Sanfratello, docente

universitario,Roma, 20-11-04),

38) “Carissimo, il sostenere le proprie idee con la convinzione di agire per una giusta causa è meritorio. Occorre

coraggio, e Lei ne ha certamente. Io non sono da meno, e continuo la mia battaglia. Altri ci seguiranno,

senza tessere di partito, ma coscienti di voler agire per il bene di tutti.” (Onorevole Vittorio Sgarbi, Ferrara,

21-12-1994);

39) “ preg.mo Avvocato, penso che Lei dovrebbe denunciare alla magistratura ogni azione che presenti

caratteristiche di illegalità. Quando è il caso, non mancare di querelare chiunque ed ogni fatto che siano

lesivi dei Suoi diritti. Le faccio ogni migliore augurio perché riesca a dare alle Sue cose un corso normale.

Cordiali saluti. “ (Antonio Guerin, direttore di Sentinella d’Italia, 6-4-1995);

40) “Caro Edoardo, ricevo oggi la tua lettera e ti ringrazio per le schede interessantissime. Quanto tu mi chiedi

circa l’abrogazione dei Consigli dell’ordine degli avvocati, mi vede, specie in questo momento, d’accordo con

te. Io insisterei nel presentare continue interrogazioni relative a determinate disfunzioni. Il risultato sarebbe

senz’altro più positivo anche per il ritorno che ne deriverebbe (pubblicizzazione del problema , impegno da

parte del ministro, ecc..). Un carissimo saluto ed un abbraccio”. (Onorevole Antonio Serena, all’epoca

senatore della Lega-Nord, ora deputato di Alternativa Sociale, 25-1-1996);

41) “Spettabile Avvocato, la ringrazio per avermi mandato tutto il materiale e per avermi messo a conoscenza

delle Sue vicissitudini, le quali ritengo un vero e proprio abuso. Comunque, con i tempi che corrono, è già

qualcosa che riusciamo ancora a scriverci. Sentiti saluti.” ( A.F, mio lettore di Genova, 12-8-04),

42) “ E ricordi : MOLTI NEMICI – MOLTO ONORE !” (R. G, ,mio lettore da Torino, 16-3-05),

43) “ Stimato Avvocato Longo, ho ricevuto tramite amici carissimi una Sua newsletter riguardante il “caso Longo”.

Mi rammarica profondamente il sapere ciò che Le sta accadendo e Le manifesto tutta la mia solidarietà

nonché il mio sdegno e il mio disgusto per la congiura di cui lei è fatto oggetto ; glielo esprimo come uomo,

come ex-studente in giurisprudenza e come “discendente” di una famiglia di avvocati. La prego di volermi

inserire nella Sua newsletter e Le porgo i miei più sinceri auguri e cordiali saluti, nella speranza di poterLe,

magari, essere anche d’aiuto in futuro”. (corrispondente, Roma, 17-3-05);

44) “ Caro Avvocato, sarò sempre al Suo fianco in questa battaglia. Boia chi molla. La saluto cameratescamente”

( Presidente Circolo culturale Excalibur, 17-03-05);

45) “tienimi sempre aggiornato. Un saluto romano ad un uomo coraggioso e leale” ( T.R., mio lettore, Lecce, 2003-

05);

46) “ A NOI ! NON MOLLARE MAI!” (mio lettore dagli Usa, 2-3-05);

47) “ Salve, volevo farLe gli auguri di Buona Pasqua a Lei e famiglia , incoraggiandoLa nella Sua lotta.

Romanissimi saluti. “ ( T.F., mio lettore, Genova, 26-03-05),

48) “ Egregio avvocato Longo, da attento lettore dei suoi articoli, Le esterno la mia più profonda stima e

solidarietà” (mio lettore, Bologna, 14-10-2002);

49) “ Caro Amico : permettetemi di dichiarare la mia solidarietà per Voi e per la giusta battaglia che state

svolgendo contro il materialismo ignorante e rapace e brutale di alcuni così chiamato “professionisti” del

tribunale di Pordenone e della mafia forense, volti ad impedire l’allertamento per la difesa della libertà di

pensiero e della parola politica : questo vostro allertamento è positivo per il bene comune del cittadino che

può così conoscere quegli insidiosi ed oppressivi dogmi tribali che si vogliono imporre a nostre spese e a

spese della comunità, imposizione che implica la violazione dei diritti fondamentali di libertà e quelli della

nostra Costituzione. Il tribalismo forense sionista di Pordenone, con l’aggiunta fornita dal B.nai-B.rith,

conosciuto anche come la Jewish Antidefamation League, hanno ordito un altro attentato per liberarsi di Voi,

Avvocato scomodo, con il gioco delle tre carte truccate, orchestrando una presunta accusa di “tentata

estorsione” di 200.000 Lire !!! Voglio ricordare che negli Stati Uniti questo tipo di perfidia è un trucco assai

praticato dalla Jewish Antidefamation League contro tutti qui politici che si oppongono alla poderosa ed

irruente intrusione di Uncle Shylock. (..). camerateschi saluti.” (ADR, mio amico ed assistito, Foggia, 26-122004);

 

50) “ Le prove e le difficoltà, spirituali e fisiche, siano per noi occasione per temprarci, rafforzarsi e crescere. La

fede che arde nei nostri cuori guidi i nostri passi e tenga salda la nostra determinazione a non tradire il

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nostro Condottiero Cristo Re, senza il quale nulla potremmo. L’ideale che ci spinge alla lotta politica contro

gli sgherri del principe delle tenebre, ci dia la fierezza di sentirci Italiani in questi tempi di demoralizzazione .

Il nostro onore di uomini giusti non venga mia meno e ci trovi sempre pronti alla chiamata. Un briciolo di

umiltà ci dia la temperanza necessaria a non inorgoglirci troppo. Mai tradire, Né Dio, né i camerati”. (un mio

lettore, dall’Irlanda, 27-12-2004);

51) “ Lettera del dott. Alberto Mazzer, dirigente del Movimento Fascismo e Libertà indirizzata al

quotidiano Il Gazzettino : “ Vorrei a nome mio personale e del Movimento che rappresento, inviare le più

sentite e vibranti contestazioni all’oscurantismo giornalistico, esercitato innanzi tutto sui vostri lettori. Mi

riferisco alle limitate, contenute, oscurate verità sulla vicenda che ha interessato l’avvocato Edoardo Longo

di Pordenone, recentemente assolto dal tribunale di Trieste. Infatti, nelle pubblicazioni, sono state oscurate le

più che legittime considerazioni e commenti dello stesso avvocato Longo alla sentenza, per il semplice fatto

che esse erano l’eclatante denuncia di una vera e propria campagna diffamatoria e della conseguente

macelleria giudiziaria, volta unicamente a far tacere un libero professionista, preparato e battagliero, ma

soprattutto non asservito o condizionato dalle variegate consorterie che non amano essere criticate o

contestate. Pertanto, nella consapevolezza che questa lettera non verrà pubblicata, vi giungano le mie urla

di protesta, contro l’oscurantismo esercitato nei confronti della vicenda dell’avvocato Edoardo

Longo.”(Alberto Mazzer, Movimento Fascismo e Libertà);

52) “ Caro avv.Longo, hanno tentato di imbavagliare la libertà di espressione e di pensiero di un cittadino italiano,

ma non ci sono riusciti, perché la vostra tenacia e la costanza hanno premiato il duro e faticoso lavoro svolto

dalla Vostra persona.” ( R.F., Lecce, 23-12-2004);

53) “ Carissimo camerata Longo, anche io voglio inviarti i più sinceri auguri per lo scampato pericolo , anche se

so che non sarà purtroppo l’ultimo, in quanto i viscidi e pericolosi nemici, annidatisi fra le fila degli enti ed

istituzioni, sono sempre lì, pronti a colpire alla prima occasione che gli si presenta. L’augurio è che certe

“sublimi” sentenze (quelle di primo grado) , vengano poi annullate ed essere valutate per quello che poi

sono, ovvero delle vere e proprie persecuzioni politico/giudiziarie contro dei liberi cittadini, unicamente

colpevoli di pensare ed agire secondo le loro scelte e convinzioni, nel rispetto delle regole e dell’altrui

pensiero. Queste sette massoniche “illuministe” non riusciranno MAI a sopraffare le legittime ed autentiche

verità a cui l’umanità, ovunque presente, tende, ma soprattutto, non riusciranno a vincere sulla VERITA’ ,

utilizzando la MENZOGNA. Il tuo defatigante cammino professionale, costellato da questi veri e propri

attentati alla tua persona che definire terroristici è poca cosa, sono lì a dimostrarlo, malgrado i pesanti costi

esistenziali da te sopportati, sono convinto che queste bestie settarie non avranno la meglio su di te,e su

quello che noi comunemente crediamo essere vero e giusto. Ti giungano anche i migliori auguri di buone

feste. Romanamente.” (Alberto Mazzer – M.F.L. – Roma);

54) “Capisco bene cosa intendi l’Italia è in mano a quel genere di poteri. Lottare contro di quelli significa

sacrificare la maggior parte della vita. Sono lobbies create e consolidate: anche se vinci, come hai descritto

anche tu, diecine di processi, la tua vita trascorre, come è trascorsa la mia e gli anni perduti non tornano più.

Anche tu dovresti trovare il modo di considerati danneggiato gravemente da tutti questi procedimenti e

chiedere un risarcimento di danni anche morali”. (T.G., perseguitato politico anticomunista, 14-12-2004);

55) “ Dopo una serie di killeraggi una GRANDE vittoria…non credo che la “bestia” si fermerà. Secondo te come

mai non hanno “forzato” la cosa per eliminarti ? 88”. (un mio lettore ed amico, Catania, 10-12-2004);

56) “Che la forza e la determinazione che ti contraddistinguono e fanno di te un raro esempio di virile coerenza

siano sempre con te …..!!!” (Una collega, 9-12-2004);

57) “ IO, DIRIGENTE DEL SINDACATO U.G.L., SOLIDARIZZO CON L’AVVOCATO LONGO. L’avvocato

Longo, per l’impegno politico e per l’attività di scrittore, è divenuto oggetto di costante diffamazione da parte

di ambienti dichiaratamente ostili alla pluralità delle idee e concezioni politiche. Ne è prova un metodico

stillicidio al quale l’avvocato Longo è stato sottoposto, e a un “tiro incrociato” perpetrato dall’Ordine degli

avvocati prima,e da ambienti affini a quelli giudiziari, poi. L’avvocato Longo è noto per l’estrema

preparazione professionale e la correttezza nei rapporti con i clienti, così pureè noto l’impegno profuso, con

evidente sensibilità sociale, per le categorie più fragili della società. Tutto questo è noto alla collettività

pordenonese ed è evidente, che questi ultimi “schizzi di fango” non possono certo nuocere all’immagine di un

professionista pulito e preparato”. (Fabrizio Schowick, dirigente UGL, da un articolo de il Messaggero Veneto

del 22-11-1997);

58) “ Già, sono d’accordo con quanto scrivi : i magistrati non rendono giustizia a chi è vittima di soprusi di altri

magistrati, perché fra loro prevale il senso di corporazione e non di giustizia e non vogliono creare contrasti

interni alla loro casta per non indebolirsi di fronte al loro braccio di ferro con il potere politico che vuole

riformare questa magistratura. Questo perché non ci sono giudici veri, sono tutti politici e fanno politica. Sono

le radici del male della nostra giustizia, credo insanabili. Però bisogna sperare di trovare ancora qualche

giudice onesto..altrimenti ero all’ “ergastolo-a-rate” che mi avevano costruito..” (BZ, perseguitato politico

anticomunista, 10-4-2005);

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59) (NDR : lettera in replica a un mio messaggio in cui scrivevo : “ L’altro ieri dovevo essere assolto dal tribunale

di Pordenone, giudice dott.ssa Piera Binotto, perché processato IN ASSENZA DI QUERELA ! Il processo era

già stato rinviato per questo. E’ stato rinviato ancora a maggio…..per permettere al pubblico ministero di

CERCARE ancora da qualche parte se trova la querela !!! Temo possano prefabbricarne una….Ti pare

giustizia , questa ? Sono SEI ANNI che è in piedi questo assurdo processo da terzo mondo o da Unione

Sovietica e chiedono ancora tempo per cercare querele che non sono mai state proposte ! Se non è

accanimento persecutorio questo…..). “ Conosco bene questo modo di agire : è proprio quello contro cui sto

combattendo. Però devi trovare magistrati affidabili e solo esponendo ad altre procure competenti ad

indagare su quella che ha abusato o omesso puoi farcela”. ( TD, perseguitato politico italiano, 3-4-2005);

60) “ Carissimo Avvocato, leggo sempre con attenzione i tuoi articoli e le tue riflessioni. Innanzi tutto volevo

comunicarti che in data 23 febbraio 2004, dopo aver ricevuto il giornale Il Popolo d’Italia, ho inviato una

lettera al Congressman James Sensenbrenner Chairman,a Washington D.C. 2051 USA, in cui chiedevo il

rispetto dei diritti civili a favore di Ernst Zundel, colpito ingiustamente per le sue idee e i suoi scritti. Ti ricordo

inoltre che il sottoscritto ha sempre e nel limite delle proprie possibilità, potuto attivarsi in aiuto o in supporto

a casi che il sottoscritto riteneva importante per le proprie convinzioni, indipendentemente dall’appartenenza

politica o partitica. Nel merito delle tue costanti battaglie per la libertà di pensiero e di professione, ti chiedo di

inviarmi l’ultima pubblicazione di TOGHE E FORCHETTE. Colgo l’occasione per inviarti i miei più sentiti

auguri di buon lavoro. Romanamente. Alberto Mazzer , M.F.L. – Roma ( 8-4-05);

61) “ Caro Edoardo, ho letto con interesse i tuoi ultimi interventi sul caso Holy War e, più in generale, su quanto

fa la “Polizia del Pensiero”. In tempi omologati come questi è, ahimè davvero vietato pensare. Mi ha fatto

molto piacere leggere della riedizione di Toghe & Forchette. Ho ancora la prima edizione (della Littoria), ma

gradire tenere nella mia libreria anche quest’ultima” ( GF, mio lettore, Ravenna, 4-4-05);

62) “ E’ vero : noi non siamo assolutamente liberi di esprimere quello che riteniamo giusto, né tantomeno, di

lavorare affinchè esso si realizzi. Sono certo, tuttavia, che non siano pochi gli uomini che si sentono

spiritualmente vicini a Longo, a Zundel e a tutti i coraggiosi che preferiscono rischiare la propria vita piuttosto

che tacere di fronte all’ignominia dilagante. Consoliamoci sapendo che a tempo debito emergerà un Frodo

talmente piccolo – almeno dal punto di vista della logica asurica – da giungere invisibile sino al centro del

potere adharmico che ci attanaglia e distruggerlo. Oltre ad esprimersi pubblicamente , credo però sia di

fondamentale importanza sottrarre la propria natura intrinseca alla tirannide della menzogna che alligna in

noi. Quantunque di malavoglia, Lao Tzu, il quale venne costretto a redarre “la Regola celeste” dal guardiano

di un passo , scrisse : “ Con lo studio ogni giorno s’acquista/con il tao ogni giorno si perde ed ancora si

perde/finchè si arriva al non-fare/cosa c’è di che il non-fare non faccia/l’acquisto dell’impero fu sempre senza

azione/e l’azione non basta a trarre a sé l’impero”. (Tao Te Ching, II, 48, a c. di A. Castellani, Fi ’54). Un

cordiale saluto” (mio lettore, Roma, 31-03-2005);

63) “ Alla fine il Diritto è logica..ho notato però che non ce ne è poi troppa tra la magistratura ! ( QR, perseguitato

politica tormentato dalla magistratura italiana, 26-3-05);

64) “ “ QUESTO REGIME SI DICE DEMOCRATICO MA INTANTO FA SEQUESTRARE I LIBRI. Con queste

righe intendo porre l’attenzione su un grave episodio di inibizione della libertà di pensiero in violazione

dell’articolo 21 della Costituzione. Si tratta , nella fattispecie, di una velina della polizia (Digos di Verona), del

18 agosto 1993, riguardante materiale ideologico sottoposto a sequestro e, tra questo, un saggio

dell’avvocato Edoardo Longo . E’ evidente che ogni forma di coercizione della libertà di pensiero, ancorché

incongruente con uno Stato dichiarato ‘ di diritto’ , non corrisponde a quell’ astratto ideale di libertà

caldeggiato dai padri costituenti. L’indagine della polizia, fondata su presupposti dichiaratamente ideologici,

ancorché in violazione di norme costituzionali, sembra appartenere, a regimi liberticidi e in contrapposizione

con le istanze volte a non ghettizzare tutte le minoranze : di pensiero, di cultura, eccetera. Un regime

“democratico” non può, certamente, comprimere la libera circolazione della stampa e di saggi dissidenti dallo

“status quo “ senza cadere negli errori di poco illustri “normalizzatori” e inquisitori di memoria anterinascimentale.

L’avvocato Longo, al di là del saggio in questione, condivisibile o meno, ha espresso un

convincimento, un’opinione che merita, come tale, il più ampio rispetto e men che mai la persecuzione

politica e inquisitoria di uno Stato che viene definito “democratico” e di ampia tutela delle minoranze, come,

appunto, lo sono i dissidenti e le voci fuori dal gruppo. Fabrizio Schowick, dirigente Cisnal. “(articolo de Il

Messaggero Veneto del 3-4-1997);

65) “In questo sistema a dettare legge sono bande di delinquenti travestite da pubblici ufficiali!” (un perseguitato

politico anticomunista, Roma, 2-5-05);

66) “ caro Edoardo, non mollare mai !” ( Francesco, un mio amico e camerata, Udine, 3-5-05);

67) “ma non dimentico anche l’avvocato Edoardo Longo, a cui va la mia vicinanza spirituale e la mia preghiera,

per le tribolazioni che sta attraversando” ( un mio amico, gestore di un Forum cattolico, 24-4-2005);

68) “caro Edoardo ! Sono veramente allibito per quello che succede ! Evidentemente i revisionisti danno sempre

più fastidio, ma mi sembra che gli ebrei stiano veramente esagerando. Occorre un buon articolo su IL

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POPOLO D’ITALIA , che è adesso l’unico giornale decisamente revisionista. Camerateschi saluti !” ( dott.

RT, mio corrispondente, revisionista, Firenze, 21-5-2003);

69) ( DA UNA PROTESTA DEL MOVIMENTO FASCISMO E LIBERTA’ ALL’ORDINE DEGLI AVVOCATI DI

PORDENONE).” Sento il dovere e l’obbligo, in ogni senso, di esprimerle la mia più vibrata e gridata protesta

ed indignazione, per l’illegale utilizzo dei ‘poteri istituzionali’ che fanno capo all’Ordine Forense che lei

presiede , che di fatto ne denigra e squalifica il ruolo, per tramite infamanti, demagogiche e strumentali

operazioni degne del più retrivo oscurantismo , oltre che persecutorie nei confronti di un cittadino che

nell’ambito del suo lavoro professionale si avvale del Diritto Costituzionalmente garantito, di esprimere

liberamente le proprie convinzioni ancorché non condivisibili sul piano politico e ideale dai componenti

dell’Ordine degli avvocati di Pordenone e non solo.” (Alberto Mazzer, Coordinatore centro Italia, Movimento

Fascismo e Libertà, 12-04-2005);

70) “ Egregio Avvocato Edoardo Longo, purtroppo costretto all’immobilità a causa dei ricoveri in ospedale a

causa della gamba maciullata dall’incidente stradale dell’ottobre 2000, non ho potuto scriverti per esprimerti

tutto il mio sostegno per la continua tua persecuzione per le Idee, pur non condividendole nelle linee estreme

nell’epoca della globalizzazione e del virtuale. Persecuzione da parte di quelle lobbies e dei loro capi che

oltre a perseguitare te hanno insabbiato il mio caso stratosferico e ridotto me e mia moglie privi di tutti i diritti

umani e delle libertà fondamentali”. ( Giovanni M, perseguitato dalla giustizia ingiusta del tribunale di

Pordenone, 16-04-2005);

71) “Carissimo camerata Edoardo, la tua vicenda rientra nella logica della persecuzione ai tuoi danni ( e non solo

tuoi), orchestrata da infami individui annidatisi nei consessi istituzionali al solo scopo di perpetuare una

ignobile campagna denigratoria nei confronti degli avversari, ancor più infame se indirizzata contro i “non

allineati” come te e tutti noi”. (Alberto Mazzer, dirigete del MFL, 20-aprile, 2005);

72) “ Carissimo Avvocato, non la conosco, ma vedo che ha su per giù la mia età e sta attraversando le stesse

tristi vicissitudini : ebbene, la “proscrizione” di cui lei mi accennava, è una cosa veramente barbara e incivile,

ma è nulla in confronto alle parole, ai gesti, alle espressioni, alle considerazioni che i Colleghi ritengono

esprimere ovviamente alle spalle e nei loro circoli massoni ! Come potrà comprendere, faccio l’avvocato

perché sono e mi ritengo una persona libera ed in tale ottica ho condiviso con estrema difficoltà, per non dire

per nulla, certi compromessi e certi ruffianamenti, che sembrano invece obbligatori nella nostra categoria, sia

nei rapporti con i Magistrati, fin anche con il personale di Cancelleria ! L’abnorme sanzione disciplinare che

mi è stata inflitta, altro non è cha la misura dell’abnormità dei Consigli dell’Ordine, intesi come istituzione,

della loro inutilità nel senso delle rilevazioni delle eventuali violazioni disciplinari, e viceversa della loro

estrema utilità per l’affermazione dei centri di potere e di supremazia, frutto dei ruffianamenti di cui sopra.

Questi centri di malavita andrebbero, a ragione, integralmente soppressi, perché all’alba del III Millennio, mal

si conciliano con lo spirito, la natura, le finalità della professione di avvocato e la sua posizione nella società.

Di fronte ad una tale organizzazione malavitosa, al cui servizio ci sono avvocati, magistrati, periti, clienti

pilotati e personale di cancelleria, una struttura così ben radicata ed omertosa , le parole sono inutili, ci

vogliono fatti !” ( avvocato Federico Ariis, perseguitato dalle cosche massoniche del mondo dell’avvocatura,

Udine, 2-4-1999);

73) “ Ad avere plagiato un mio importante libro, alla fine, è stata una banda di mafiosi ebrei, ma questo non mi

spinge ad odiare tutti gli ebrei. Dovresti riflettere un po’ su certe tue posizioni politiche, perché non si può

escludere che non ci possa essere una matrice politica ben definibile dietro la persecuzione che subisci”.

(mio corrispondente, 8-5-05);

74) “Caro Edoardo, tienimi , compatibilmente con i tuoi tanti impegni, aggiornato sulle Tue battaglie per la

LIBERTA’ DI PENSIERO. “Uomini siate, e non pecore matte, acchè il Giudeo fra voi di voi non rida” (Dante

Alighieri)”. (un mio lettore, Piacenza, 20-5-2005);

75) “ Io non mi meraviglio di quello che ti succede, perché io ne ho vite di peggio : io non fumo, non bevo e

considero drogati tutti quelli che lo fanno. Tutti qui sanno che ho convinto, con la forza del ragionamento,

tanti amici a smettere con la droga…non sono stato perseguitato ufficialmente per le cose che hanno

incrinato un certo “establishment” mafioso..ma per spaccio di spinelli in una pineta e appropriazioni indebite

di pochi spiccioli ! Figurati! ..reati che dovevano servire a screditarmi….Contro in Parlamento ho questo

governo di destra..io che sono di destra per nascita e non per partito preso, benché di una destra

liberaldemocratica….Come vedi, niente di nuovo sotto il sole : il metodo è sempre lo stesso ( mio

corrispondente, perseguitato dai poteri occulti, 11-05-05);

76) “ Tu dici che il tribunale di Pordenone è un manicomio ? Peggio ! E’ una latrina ! Indagare una persona per

sei anni e poi accorgersi che mancava la querela per procedere ! Ci devi scrivere senz’altro qualcosa in

proposito ! “ (mio lettore, Trieste, 18-05-2005);

77) “ Gentile Amico, anche in Austria il potere mondialista sta reprimendo le idee dissenzienti, anche attraverso

violazioni della legalità. Noi appoggiamo la sua battaglia per la libertà di pensiero.” (Herminio Redondo,

intellettuale nazionalista austriaco, 5-7-1997);

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78) “ Grazie per le copie del Suo libro ! le stiamo sistemando nel nostro archivio. Siamo lieti di poter contare su di

Lei in Italia !” (da parte dello staff dello “zundel-site”, 16-06-2005);

79) “ Mi sembra di ripercorrere i passi già subiti anche da me, quindi non è solo Pordenone ad agire così, ma un

po’ tutta la magistratura italiana, credo che ci siano alcuni procuratori corretti ed altri giudici corretti, un po’

qua e un po’ là..ma in generale , lo specchio è quello. Altrimenti lo stato della giustizia in Italia sarebbe ben

diverso. Si tratta, in sostanza, di infiltrazioni mafiose” Un perseguitato politico anticomunista, 7-6-05);

80) “ Caro Edoardo, ti auguro di liberarti al più presto dei ‘tuoi’ fastidi. Sursum corda !” (un amico editore, 26-0505);

 

81) “ Arrivato tuo plico ! Ti sono vicina moralmente !” (una Amica, 13-06-05)”;

82) “L’avvocato Longo è una delle tante vittime della repressione giudaico-massonica, ma è uno dei pochi che ha

il coraggio di rendere pubblica la sua vicenda e di intraprendere una “lotta al sistema” per difendere i propri

diritti.La sua battaglia non sarà vana. Altri lo seguiranno, almeno me lo auguro. Spero che il vespaio

sollevato da Longo crei un precedente che dia il via a una crociata contro quell’enclave giudiziaria faziosa

governata dalle toghe con la stella di Davide. Il mio contributo alla giusta causa è quello di diffondere con i

modesti mezzi in mio possesso, questo dossier, affinché l’opinione pubblica [ ovviamente NON quella

schiava del sistema “Jewish Power”] si faccia una vaga idea di come operano i figli di Sion e in che maniera

manipolano la verità. Vi invito a contattare direttamente l’Avvocato Longo per ricevere ulteriori notizie e

aggiornamenti in merito alla questione. Grazie a tutti coloro che daranno una mano alla diffusione di questo

caso” (il Titolare di un sito schedato dall’ ADL ( = “crimini, terrore e repressione dei regimi totalitari

comunisti”), 12-06-2005);

83) “ caro avvocato Longo, voglio sperare che per Voi tutto questo miasma repressivo che vi hanno creato nel

tribunale di Pordenone venga al più presto risolto : capisco esattamente il Vostro stato d’animo , vorrei darvi

una mano anch’io” (un amico, che fu combattuto e aggredito dai giudei in New-York, 6-6-05);

84) “ La verità, caro Edoardo, è che i giudici sono ingannati da bande di farabutti che manipolano tutto.Molti di

loro accettano questo sistema perverso, ma ce ne sono anche che attendono solo di avere un po’ di lumi, il

che in un paese ridotto come l’Italia non è facile” (un amico perseguitato politico, 21-07-05),

85) “ Onore a te, Edoardo : ‘ chi pratica la giustizia risplenderà in cielo come le stelle e sarà meritevole del

sorriso e dello sguardo di Dio’. Un caro saluto dal tuo amico e camerata Leo”. (un amico e mio lettore,

Torino, 7-7-05),

86) “ Ciao ! Ho letto qua e là il tuo dossier giudiziario, si vede proprio che hai colpito il drago alla testa.Le

reazioni erano anche ovvie ma se continuerai nell’opera, alla fine saranno controproducenti per gli stessi

individui che cercano di colpirti. Sei un esempio di tenacia e lucidità davanti a una macchina che agisce in

maniera scomposta” ( un collega e autore di vari saggi politici, Roma, 5-7-05)”,

87) “ Cher Maistre, bon courage dans ce terribile combat” (prof. Robert Faurisson, 12-07-05),

88) « Congratulazioni ! Conosciamo per nome e cognome le sedicenti « povere vittime » [ NB : il riferimento è al

consiglio dell’ordine degli avvocati di Pordenone ]. Gli stessi che hanno usato la magistratura sine fumus boni

juris per eliminare concorrenti scomodi. Vada avanti e chieda il commissariamento del “foro” (Ma quale

“foro”? usa dire scherzosamente un suo collega), invii tutto al consiglio nazionale degli avvocati : non

produrrà effetti concreti, ma resterà scritto da qualche parte, metta al corrente quanta più gente può.

Cordialmente” ( esponente politico di Destra aggredito dalla magistratura democratica , 4-7-05),

89) “ Caro Edoardo, noi “cattofascisti” siamo più coriacei di quanto alcuni neopagani, sedicenti camerati ma in

realtà portavoce di logge di destra, possano lontanamente immaginare. Giuda chi molla !” (mio amico e

lettore, dall’Irlanda, 7-7-05);

90) “In alto i cuori !” (mio amico, Gorizia, 26-6-05);

91) “ Caro camerata Longo, la vostra Autodifesa è presente negli scaffali della Biblioteca Municipale di Arthur

Avenue nel Bronx, centro storico della comunità italo-americana di New York. E’ un aggiornamento

essenziale : è una vergogna che non si legga niente di questi sguaiati accanimenti dei nostri tribunali , che è

quanto di più odioso possa esistere in un paese democratico ! processare la gente solo per quello che ha

pensato : ecco perché il nostro Paese si trova in questo miasma tribale sionista-massonico!” (un mio amico,

New York, 18-6-05),

92) “ Carissimo Avvocato Longo, mi permetto di ringraziarLa, commosso per le sue gentili parole, che non

merito. E’ stato un piacere averLa conosciuta ed ospitata nella lista che sono stato costretto a chiudere. Mi

mancherà !” (un amico cattolico tradizionalista cui equivoci personaggi hanno fatto chiudere una mailing-list

cattolica tradizionalista, 8-8-05);

93) “Difenditi e difenditi bene. Gli asini , vestiti da saccenti, lasciali ragliare. Cordiali saluti. ( Antonino Amato,

direttore di Ciaoeuropa e www.ciaoeuropa.it , 27-giugno, 05);

94) “ Caro Edoardo , siamo ancora vivi ?? Sperò di sì, nonostante l’asfissia della ‘libertà democratica’….( un

amico, Cormons, 24-8-05);

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95) “Caro Edoardo , leggo sempre con interesse gli e-mail che mi invii e mi sembra quasi impossibile che nella

patria del diritto possano succedere simili nefandezze e si possa essere perseguitati solo per le proprie idee

politiche. Cordiali saluti”. ( “Ludwig”, disegnatore controcorrente, Torino 25-08-05);

96) “La nostra preghiera e benedizione l’accompagnino sempre. I Frati Custodi di questo Santuario.” ( Santuario

di Madonna di Rosa, S.Vito al Tagliamento, PN, 16-08-05),

97) “Buongiorno Edoardo ! Sono stato trasferito in questo carcere grande come un paese intiero per motivi di

sicurezza. (…) Sarei contento se tu mi spedissi il libro di cui accennavo nell’ultima lettera a Pordenone,

quello dove hai ottenuto il dissequestro. Se puoi venire a trovarmi te ne sarei molto grato e ti pregherei di

portarmi una tua pubblicazione ( magari quella che è stata dissequestrata). Ne ho parlato qui ai compagni di

detenzione. Ho letto anche l’articolo sul Messaggero di Pordenone che parlava della tua assoluzione e della

chiusura preventiva del sito “Fascismo & Libertà”: Non ce la faranno mai a distruggerti : sei sempre andato

assolto in Autodifesa ! Sono con te ..e altri !” ( Giorgio R., mio cliente, mai stato militante politico. Ora si

firma con una Croce Celtica accanto al suo nome, Località omessa per motivi di cautela, 28-07-05);

98) “Caro Edoardo, ho letto la tua Autodifesa, di lettura per me in qualche punto difficile, ma che dà un’idea

chiara di che tipo di gente siano certi magistrati ( molti, a quanto sembra) e come ti possano aggredite in ogni

modo se ti considerano un nemico. Tu sei e sei stato bravo a tener duro come hai fatto”.( un mio amico ,

esponente della Lega Nord, 26-07-05);

99) “Caro avv. Longo, scrivo dagli u.s.a.; purtroppo vivo qui già da un bel po’ di tempo. Ricevo periodicamente la

vostra e-mail. Sono contento per Lei per come è uscito da questa situazione” ( Michele R., mio

corrispondente italiano dagli U.s.a., 31-8-05);

 

100) “Egregio Avvocato, ieri all’ufficio matricola del carcere l’ho nominata mio difensore. Ho letto in

carcere il suo libro dattiloscritto sulla sua Autodifesa. E’ incredibile come ce l’ha fatta a non farsi fregare da

quella gente schifosa ! La ringrazio se me ne vorrà inviare una copia, coopererò anch’io così alle spese di

edizione per i libri di questa coraggiosa battaglia, anche se chiuso in questo cesso posso fare ben poco.

Cordialmente.” ( mio cliente, recluso presso il carcere di Pordenone, 31-08-05);

101) “Quei figli di puttana della procura di Pordenone cercano di incastrarti con delle false

testimonianze ? Ci credo. L’unica cosa che non capisco è in cosa sia diversa la magistratura dalla mafia” . (

C.D:, mio amico e cliente, Aviano, 23-08-05);

102) “ Caro Edoardo, purtroppo come sai le mie precarie condizioni di salute non mi consentono di

seguire vertenze di una certa complessità come le tue. Ti rinnovo però la mia solidarietà augurandoTi ogni

successo nelle vicende che Ti vedono impegnato su diversi fronti. Con viva cordialità” (R.C., un Avvocato :

l’unico che a Pordenone mi ha espresso solidarietà pubblicamente e senza riserve, addirittura durante una

udienza penale, 1-8-05);

103) “ Ho letto le sue bozze del dossier “Per trenta denari”. E’ a dir poco raggelante che la

magistratura – i pubblici ministeri sono comunque dei magistrati a tutti gli effetti – faccia l’occhiolino

a dei delinquenti e ne titilli e avvalli delle false testimonianze ! Se penso che i magistrati dovrebbero

sorvegliare l’onestà altrui e sono invece dei delinquenti come i procuratori di Pordenone ! Scriva

presto questo libro, caro Avvocato ! E alleghi tutte le documentazioni scritte, a volte di altri magistrati

più onesti, che documentano la falsità di questi testimoni fasulli e corrotti dalla procura e della

Banda Bassotti che c’è dietro ! La gente deve sapere che chi giudica è spesso un criminale senza

scrupoli, che avvalla testimonianza false per far fuori oppositori scomodi. Faccia pervenire al

Ministro Castelli , che è una gran brava persona, questo dossier, il più presto possibile. Lo faccia

circolare, lo faccia leggere ai pochi magistrati onesti ancora in circolazione in questo merdajo che è la

magistratura (di destra o di sinistra, poco importa). Se fatica a trovare un Editore per questi testi,

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visto che gli editori fascisti sono dei pusillanimi, ci penso io a trovarglielo : qui l’etichetta politica

centra poco, quello che importa è che la gente per bene apra gli occhi su quale abisso di corruzione

vive la magistratura italiana ! Noi lo sappiamo da gran tempo, ormai.” (un amico, esponente del

centro-destra e intellettuale, Milano, 12-09-05);

104) “Io sono molto interessato a sapere come fanno i procuratori corrotti a proteggere dei testimoni falsi.

Ma non è possibile fare qualcosa per smascherare questo schifo ? Ho letto il suo dossier e questo è un

scandalo che nessuno conosce”. (mio cliente, Tarvisio, 12-9-05);

105) “ So che Lei, avvocato, è una persona intelligente, non un trinariciuto come molti suoi

“camerati” neofascisti non diversi in questo dai comunisti : tutti costoro, quando sentono parlare di

Berlusconi e delle sue critiche alla magistratura (non dimentichi che il Capo del Governo ha

dichiarato che i magistrati italiani andrebbero sottoposti ad esami psichiatrici !) , non ci vogliono

proprio sentire. Il problema sollevato da Berlusconi è vero. Lei non si illuda di avere giustizia dalla

magistratura : essa è una casta e nel contempo un partito politico : rendendo giustizia a Lei finirebbero

con il favorire proposizioni ideologiche di Destra che avversano come la morte, per cui, in nome della

loro convenienza politica, compiranno abusi indicibili per non permetterle di uscire vittorioso, ci può

scommettere. A quella gente non interessa la giustizia ( eguale per tutti !) ma solo il consolidamento

del potere mafioso che gli garantisce i privilegi. Da un giudice non si attenda onestà e giustizia:

hanno l’anima degli scrivani corrotti. Non renderanno mai giustizia a un “nazista”. Falsificheranno la

verità , pur di annichilirla e coprire i loro compagni di merende. Combatta piuttosto con l’arma della

verità e della opinione pubblica, che è più forte delle loro trame. A me è piaciuto molto il Suo testo

sui “processi paralleli”. Pubblichi libri e articoli, se riuscirà a farlo : le lobbies che controllano la

magistratura hanno in mano anche il “quarto potere”, sia attraverso i mass media più accreditati, sia

anche controllando una miriade di piccoli editori anche politicamente schierati in modo difforme tra

loro. E non mi dica che non lo aveva già capito..” (un mio lettore, elettore di Forza Italia, Roma, 1209-

05)”;

106) “Caro Amico, Lei deve attaccare di più su questa Rassegna quei filibustieri neo-fascisti che,

in accordo con le centrali giudiziario-forensi del Pensiero Unico, la hanno attaccata brutalmente.

Sono dei miserabili e dei delinquenti ! I suoi lettori sono con Lei e vogliono essere informati di più su

questa sordida manovra. La informo che in seguito alle aggressioni nei suoi confronti io non voto più il

MSFT e alle prossime elezioni non andrò a votare proprio”. (mio lettore, Rovigo, 4-9-05);

107) “ Se mio figlio mi dirà che da grande vuole fare il magistrato, gli darò una sberla !Che faccia il

ladro, piuttosto : sono entrambi mestieri disonesti, ma almeno il ladro fa fatica a rubare e corre

qualche rischio, il magistrato, invece, è lo stesso un delinquente, ma si ingrassa come un porco senza

correre rischi e senza rischiare niente. Con i nostri soldi ! Figli di puttana.” ( Mio lettore, Bologna, 3-905);

 

108) “ Lei ha una penna tagliente come un rasoio : come pensa che quei gufi impagliati del tribunale di

Pordenone gliela lascino passare ?” (mio lettore, Siena, 3-9-05);

109) “Sei meno solo di quanto immagini, solo che i tuoi nemici sono quasi tutti al “loro” posto e pronti a

lanciare sassi, ma tu li fermerai. Spero tu abbia capto cosa intendo ‘al loro posto’ …. Procuratori amichetti e

giudici corrotti..” (mia lettrice, Trieste, 3-9-05);

110) “Gentile Camerata Avv.Longo, La ringrazio di tutto cuore per avermi inviato il libro ‘Il Coltello di

Shylock’e un resoconto della storia della Sua oppressione subita per opera dei giudei e dei loro servi.

Nell’augurarle ogni bene, Le esprimo la mia solidarietà”. ( mio lettore, Trieste, 14-09-05);

111) “E’ tutta una tresca infame ! C’è una tresca legata quasi col sangue in quella merda di delinquenti [

NDC : giudici, avvocati e neofascisti di complemento] a Pordenone. Tu hai detto la verità anche riguardo alle

loro manovre. Ma vincerai. E lo fari con lo stesso metodo che hai adottato fino adesso : BLOCCARE TUTTO

fino a quando non percepirai che potrebbero andarti bene le cose. Forza e coraggio ! Abbi fede, che Dio è

più grande di loro e ti aiuterà” ( mia lettrice, Savona, 4-9-05)”;

112) “Di questi tempi prendere quasi in solitudine il Leviathano per il collo guardandolo fisso negli occhi, è

impresa per Spiriti Liberi e Arditi. Solo così si può ambire al riscatto contro i signori del denaro e dell’Usura !

Boja chi molla !” (mio lettore, Andrea da Milano, 15-09-05);

113) “Egregio Camerata Longo, Angelo Cauter mi ha dato da leggere un po’ di giornali del “Popolo

d’Italia”. Ho letto con vivo interesse i Suoi articoli contro i maledetti e nauseanti ebrei. Lei ha molto coraggio a

scrivere libri e articoli contro il regime giudaico-sionista-mondialista. “ ( Mio lettore, Trieste, 9-9-05);

114) “Caro Edoardo, nell’esprimerti la mia più piena ed incondizionata solidarietà nella battaglia

contro la “conventio ad excludendum” perpetrata nei tuoi confronti da certi fecal-omini , ho il piacere

di segnalarti questa pagina dell’Università degli studi di Tel Aviv -The Stephen Roth Institute (

http://www.tau.ac.il/Anti-Semitism/asw2003-4/italy.htm – che parla di te come di un illustre esponente

dell’antisionismo. “ ( F., mio commilitone ai tempi del Fronte della Gioventù missino, Pordenone, 1609-

05);

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115) “ Ciao, Edoardo ! Ho letto sulla lista “ Libeccio” quanto hanno scritto su quel fascista beota del

Piemonte ! Finalmente la gente con la testa, che non ragionava prima per via di interessi di cortile, fino a

quando non ha avuto la lezione sul grugno, si renderà conto di chi sei tu. Primo fra tutti quel “simpaticone” di

…. – Come noi, anche loro sono in contatto QUOTIDIANO, quindi per due anni hanno diffuso ogni cagata (

qui ci vuole la parola intera !) su di te. Al di là del tuo interesse politico, il tuo merito sta nella tua persona, nel

non arrenderti davanti a gente di merda che non vale un c…o. Finalmente la merda è uscita dal secchio ..e

puzza !” (mia lettrice, Pisa, 03-10-05 - Parole sante ! - );

116) “Caro camerata Longo, vorrei metterla in guardia dalla possibilità che salti fuori un altro confindente

di Shylock fra i suoi vari collaboratori e amici. Come dice il proverbio, fidarsi è bene, non fidarsi è meglio.

Proabilmente mis baglierò, ma può esserci sempre qualcuno disposto a tradire nel nome del dio denaro.

Certo che quello La ha tradita in maniera vergognosa e spudorata, in maniera davvero schifosa. (..) Bisogna

avere proprio una faccia di bronzo, anzi, una faccia da culo. Cordiali e camerateschi saluti e un

incoraggiamento nel proseguire la Sua ammirevole e lodevole battaglia per una giustizia giusta” ( un lettore

e amico, Trieste, 2-10-05) ;

117) “caro Edoardo, siamo tutti nel mirino delle stesse grinfie delle stesse lobbies. Il tuo libro renderebbe

un servizio utile a tutti quanti hanno a cuore la libertà di pensiero e di critica “ ( Studioso revisionista, Roma,

27-09-05);

118) “ ho letto con molto interesse i suoi testi sulle manovre persecutorie degli ordini forensi asserviti ai

sinedri, alle sinagoghe, alle logge massoniche e ai servizi segreti. Sono bastardi, con le loro manovre

davvero diaboliche ed asfissianti !” ( un mio lettore, Trieste, 30-09-05);

119) “ Giustizia sporca o immaturità civica ? Che ne dice di scrivere assieme il “dolo del magistrato”

evidenziando casi concreti ?” (mio lettore, perseguitato da una combine fra una procura e il consiglio

dell’ordine degli avvocati, Trento, 19-09-05);

120) “Camarada & Amico : muchas gracias per el mensaje. Estamos contigo !Saloo romano. “( Centro

Culturale Thule, Spagna);

121) “So che hai molto da fare e ti ringrazio per il libro (che scotta..) “IL COLTELLO DI SHYLOCK”. Hai la

mia stima particolare perché abbiamo gli stessi principi a riguardo della battaglia che da tanti anni stai

portando avanti duramente e con successo. Vorrei combattere come fai tu sia per la politica e la GIUSTIZIA

MOLTO INQUINATA E “PUZZOLENTE”e così via. Chiudo qui con un cordiale saulto e anche da parte di C.,

mio fedele compagno di “CASTELLO” ( NCD : Il “castello” è il soprannome del carcere di Pordenone). Boja

chi molla ! “ ( mio cliente, G., Pordenone, 20-09-05) ;

122) “ Ciao Edoardo, ho letto con piacere il “coltello di Shylock”. Ho letto con interesse la vicenda della

vedova di Schindler, di cui il famoso film di Spielberg. Ho letto che ha denunciato Spielberg e gli ha fatto

causa civile. Mi interessa perché come sai ho dovuto denunciare penalmente anche Spielberg per il plagio

del mio sito” (NDR : a proposito di ‘moralità giudaica’..) (mio corrispondente, Milano, 19-09-05);

123) L’ANONIMA ESTORSIONI IN AZIONE : A proposito di un recente tentativo di estorsione da parte

della “rinomata” avvocatura pordenonese ( 06-10-05) : Il consiglio dell’ordine degli avvocati, per il tramite di

un suo caudatario, mi ricatta chiedendo la rinuncia da parte mia ad una azione risarcitoria civile per loro

violazione della privacy nei miei confronti, in “cambio” della remissione da parte del caudatario di una

querela demenziale in un procedimento in cui sarò senz’altro assolto . Mi scrive un amico che mi informa

della manovra : “ Caro Edoardo, la condizione posta da B. è inaccettabile per molti motivi. Gli avvocati di

Pordenone stanno agendo tutti schierati “al loro posto” da autentici infami e pezzi di merda quali sono.

Compresi i procuratori della repubblica e i giudici, per farti fuori, e in piazza. Hanno agito nella convinzione

che tu non avresti fatto niente contro di loro (NDC : poveri illusi, si vede che non mi conoscono ancora bene

!) e che non te lo avrebbero permesso, i loro “amici”, avvocati pordenonesi per primi, tutti allineati e coperti a

salvare il deretano di quella autentica cosca mafiosa. B. ha sondato il terreno con una richiesta estorsiva,

eseguendo una specifica disposizione del coa. Non accettare il ricatto !” (NCD : proprio io??) ( mio

informatore, Pordenone , 6-10-05);

124) “Per me ed altri miei amici nazionalpopolari Lei è una persona coraggiosa e siamo anche onorati di

poter essere in contatto”. ( Movimento Giovani Molisani- Alleanza Federalista, 5-10-05)

COME CONTRIBUIRE ALLA MIA BATTAGLIA : Sono perfettamente convinto che il tempo dei processi popolari ai

tribunali giacobini non sia ancora tramontato.il Nuovo Ordine Mondiale non è ancora riuscito a chiudere tutti gli spazi

di libertà. Per cui è possibile levare la propria voce di protesta, pur nel silenzio addomesticato dei media che non

disturbano i “padroni” – ai quali uggiolano contenti per avere l’osso.. – e processare in piazza e pubblicamente i torvi

e criminali Inquisitori di Stato. Pur lasciando alla fervida fantasia e creatività di chi mi legge trovare modi sempre più

incisivi per protestare per quello che avete letto e leggerete con le mie periodiche news-letter, i modi più semplici e

facili per aiutarmi sono i seguenti che vi suggerisco :

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1) inviate al mio indirizzo i vostri commenti e giudizi su “il caso Longo” . verranno pubblicati, come una forma di

petizione, in questo periodico aggiornamento (mi scuso con i tanti che ho tralasciato a causa del caos delle

mie carte, ma rimedierò) e diffusi in Internet. Alzate la vostra voce di protesta contro la pulizia etnica del

dissenso politico ! Scrivete a : Edoardo Longo, e-mail : longo.e@libero.it -oppure all’indirizzo postale :

avvocato Edoardo Longo, viale Libertà, 27, 33170 Pordenone – Italia

 

2) Se avete dimestichezza con lo scrivere e disponete di una testata giornalistica o su web (sito) riprendete i

testi che vi invio e traetene spunto per scrivere articoli su questa vergognosa pulizia etnica del dissenso. Vi

ringrazio fin d’ora, come ringrazio quelli che lo hanno fatto finora (e sono tanti) . Informatemi di quanto

pubblicherete.

3) Inoltrate questo messaggio e le varie news-letter che invio ai vostri amici e corrispondenti.

4) Fate pubblicare sul web gli articoli di questa news-letter e inoltrateli nelle mailing-list o gruppi di discussione

cui siete iscritti.

5) Pubblicate gli articoli di questa rassegna e questo periodico aggiornamento su riviste e giornali aperti e

contro-corrente.

6) Se appartenete ad una associazione politica o culturale o ad un Movimento politico o di opinione,

organizzate incontri su “Il caso Longo” : come relatore sono disponibilissimo e dispongo sempre di documenti

che inchiodano le procure forcaiole alle loro responsabilità.

Per adesso è tutto.

Al prossimo aggiornamento e alle prossime news-letters…dal “paese delle aberrazioni giudiziarie” le notizie non

mancano mai …boja chi molla !

 

Pordenone, lì venerdì 7 ottobre 2005 .

Avv.Edoardo Longo longo.e@libero.it

DIFFONDETE QUESTO MESSAGGIO.

COMBATTETE I PROCESSI POLITICI

AI DISSIDENTI.

 

60

 

 

 

Segnalazione libraria (1):

(aggiornata al : domenica 5 febbraio 2006)

 

“ Non sul corame della tua soletta tu dovresti affilare quel coltello,

ma su quello più duro del tuo cuore, spietato ebreo ; non v’è alcun metallo, no , nemmeno

la scure del carnefice, che sia nemmeno metà affilato e tagliente

rispetto all’odio tuo.”

( William Shakespeare,da “Il Mercante di Venezia”)

 

Edoardo Longo

IL COLTELLO DI SHYLOCK

Vicende di ordinaria repressione giudaica

( “THE SHYLOCK’S KNIFE”)

dati del volume : pp 140, edito in Trieste, 2002, per le edizioni Rocca d’Europa, € 15,00.

Presentazione di G-A. Amaudruz e di Robin Hood. Illustrazioni di Ludwig, Chard, Mictalentecuhtili

2000. Traduzioni dei testi francesi di Pio de Martin. In appendice gli scritti di G.A. Amaudruz

proibiti dalla legge antirevisionista francese e un ampio saggio del prof. Juergen Graf sui processi

ai revisionisti. In appendice anche il testo integrale di due atti di querela nei confronti del

Tribunale di Pisa nel procedimento “Holy War against ZOG”.

L’argomento : “Il Coltello di Shylock” è un’opera che non trova eguali nel conformista panorama

della editoria italiana. Abituati da decenni alla propaganda mondialista per cui ogni critica verso il

mondo ebraico equivale al “male assoluto”, quest’opera svela i retroscena squallidi delle lobbies

ebraiche internazionali : attraverso un reticolo di leggi liberticide, ogni critico verso l’Ebraismo

internazionale si trova alla sbarra. L’autore, avvocato, trae dalla propria esperienza professionale

casi incredibili ma veri di malagiustizia ispirati dalle lobbies ebraiche : adolescenti, anziani ex

soldati ottuagenari, anziani pensionati : tutti processati fino all’annichilimento da procuratori della

repubblica invasati dalla servile volontà di servire le plutocrazie ebraiche e quella che Finkelstein

ha definito l’industria ebraica internazionale delle estorsioni. Processi politici e processi alle idee

intentati da moderni Shylock. Il volume evidenzia anche tracce di lettura di una occulta

connection fra Giudaismo e Massoneria con l’obiettivo segreto di ricostruire il Tempio di

Gerusalemme e ripristinare su scala universale l’antico rito perduto di Israele ritenuto da Rabbini

e Gran Maestri massonici essenziale per il dominio universale di Israele : un inquietante sguardo

sui segreti esoterici del Popolo Eletto, fra Riti segreti di Sinagoga e occulti rituali di Loggia.

Contiene le analisi ideologiche che negli anni 1990-1993 hanno scatenato la furia di Figli della

Vedova (servi di Sion e autentica Polizia del Pensiero occulta) nei confronti dell’autore,

servendosi del loro “braccio secolare” in ambito giudiziario (=il Consiglio dell’Ordine

forense,autentico Tribunale Speciale) : “ I segreti del Popolo Eletto”. “La Sinagoga di Saruman”, “

Malynski e la Guerra Occulta” .Il terrore di questa genìa era che l’Autore potesse scrivere un testo

intieramente dedicato alle connessioni occultiste fra Massoneria e Giudaismo : per questa

ragione cercarono di stroncare ogni impegno culturale dell’Autore attraverso il maglio disciplinare

dell’ordine forense cercando di realizzarne la “damnatio memoriae”.Questi articoli tratteggiano

61

 

 

 

una inquietante prospettiva che alcuni vogliono divenga realtà. Il volume ricomprende anche un

altro articolo che ha inquietato i sonni della Polizia del Pensiero : lo scritto “Giudei e giustizia

democratica” ( pubblicato in precedenza da Il Popolo d’Italia e da il Courrier du Continent).

Questo articolo è stato oggetto di una lunga e frenetica schedatura : sequestrato dalla direzione

didattica di un liceo di Mestre - Venezia perché gli studenti non potessero leggerlo , dalla Digos

della stessa città cui venne consegnato dalla squallida figura di detto Preside, sequestrato poi nel

corso delle indagini del caso “holy-war-against-Zog” e oggetto di una velina poliziesca della

sezione “world” della famigerata polizia politica italiana. Un articolo la cui attenzione repressiva

indica non solo il degrado dello stato italiano ,che assume il profilo di un Leviathano liberticida,

ma è un indiretto riconoscimento della validità ed efficacia dell’azione di critica svolta dall’autore

“politically incorrect” (ed incorreggibile..). Un articolato dossier sulla aggressione giudiziariodisciplinare

subita dall’Autore ad opera della occhiuta Polizia del Pensiero si può leggere su un

interessante sito anch’esso preso di mira dai servi di Sion :

http://www.komunismo.clara.co.uk/dossierlongo.htm

http://crimini.web-gratis.net/dossierlongo.htm -Di forte impatto anche le illustrazioni del libro, fra

cui la copertina di Ludwig e le vignette di Chard : indimenticabili quelle intitolate “shoah” e “la

memoria del pidocchio”. Prefazione al volume di G.A.Amaudruz. Ricca appendice documentaria :

gli altri articoli oggetto della furia del Leviathano giudiziario (“Gli Iniziati di Sion” di fonte anonima

e rielaborato qui dall’Autore, sequestrato dalla Procura di Pisa; oltre a un capitolo tradotto ora per

la prima volta in lingua italiana tratto dal libro “la Guerra senza nome” del capitano inglese

Ramsay, sequestrato dalla Procura di Pordenone) querele contro i giudici del caso “holy-waragainst-

zog”, articoli proibiti di G.A.Amaudruz ed uno studio dello storico Juergen Graf, chiudono

un volume autenticamente controcorrente.

 

Hanno scritto del libro :

1)” Questi e molti altri edificanti episodi delle democrazie europee, generalmente nascosti al

pubblico e che coinvolgono personaggi maggiori e minori, vengono portati alla luce nell’ultimo

libro antologico di Edoardo Longo ‘ Il coltello di Shylock’

(Pio de Martin, Rinascita, 25 maggio 2002)

2) “ Longo mette il dito anche su altre piaghe nascoste dalla ‘grande stampa’ “

(Pio de Martin, sentinella d’Italia, marzo, 2002)

3)” Una rasoiata in faccia all’ebraismo internazionale, una testa di porco lanciata in sinagoga,

ottantotto punti di sutura sulla piaga sionista : questo è il coltello di Shylock. Probabile prossimo

candidato ad un posto di rilievo sul sito del monitoraggio sull’”antirazzismo”..

(Alessandro Mereu, Avanguardia, luglio, 2002)

4) “ Giornalista nazionalista italiano, Edoardo Longo pubblica presso le Edizioni Rocca d’europa Il

Coltello di Shylock (le couteau de Shylock), atto d’accusa sulla repressione antinazionalista e

62

 

 

 

antirevisionista in Italia, mettendo in evidenza l’influenza di gruppi internazionali come il centro

Simon Wiesenthal di Los Angeles.

Faits & Documents, luglio 2002)

5) “Longo mette così in luce il ruolo ripugnante delle mafie massoniche, autentiche gangs di sicari

lobbistici. Una lettura raccomandata a tutti i nostri lettori che posseggano la lingua di Dante”.

(Le Libre Journal, 3 luglio 2002)

6) Longo è noto per aver attaccato completamente solo ,alcuni anni fa, La proiezione del film di

Spielberg Schindler’s List sulla televisione italiana che , secondo lui, « fomenta sentimenti

antitedeschi » e “incita all’odio razziale ». Collabora regolarmente al Courrier Du Continent dello

svizzero Gaston-Armand Amaudruz che presenta questa opera”.

(Conseil du Rèvisions, agosto 2002)

7) « ‘Il coltello di Shylock’ entra di prepotenza e di diritto nel novero delle opere del pensiero

‘politicamente non allineato’ confermando la valenza e l’impegno nella battaglia antimondialista

del suo autore, l’avvocato Edoardo Longo, da sempre in prima linea nell’azione di denuncia dei

melliflui giochi di potere e dei torbidi intrighi di palazzo intessuti da potenti lobbies occulte o

semisconosciute all’opinione pubblica ».

( Fronte Veneto Skinheads, L’Inferocito, giugno 2002)

8) “ Quest’opera non ha l’equivalente in Italia, perché svela i retroscena sordidi delle lobbies che

governano il mondo attraverso una rete di leggi liberticide”.

( Yvonne Schleiter, Rivarol, 14 giugno 2002)

9) “i suoi scritti hanno una grande qualità : Lei tratta gli Ebrei allo stesso modo con cui costoro

trattano i revisionisti”.

(Yvonne Schleiter, revisionista)

10) “Lei sta facendo notare che il vero problema mondiale è e sarà sempre l’ebraismo, in quanto

questa gente, da che mondo esiste, non vuole inserirsi all’interno delle varie società, ma

succhiarne il nettare e restare una comunità a parte che obbedisce solo alle loro leggi e usanze.

BASTA !!! Voglio precisare che a me personalmente non me ne frega niente della sorte dei

Palestinesi, pertanto il mio, oltre che essere un Antigiudaismo è un Antisemitismo completo,

pertanto è giusto come fa Lei affrontare il problema punto per punto argomentando, se permette,

le nostre vedute e posizioni del problema, staccandoci dal carro sia di “destra che di sinistra”, dei

“poveri palestinesi” .

(un Lettore di Genova, estate 2003)

11) “ Abbiamo letto il Vostro libro . E’ un testo storico che riguarda la nostra epoca. Il Vostro libro

informa con chiarezza della perfidia giudaica”.

( Comitato di Democrazia Diretta, marzo 2004 )

12) “Lei è giovane, si vede che ha molto, molto coraggio, è pieno di energia, e per quanto

riguarda gli ebrei, scrive delle cose che non siamo abituati a leggere. Lei ha sempre ragione in

quello che dice, Lei dice delle cose vere. Lei le scrive in un modo tanto impetuoso, quasi

aggressivo, che i Suoi articoli senz’altro fanno paura a persone che sono sempre state attente a

non essere troppo aggressive nei confronti degli ebrei. E’ possibile che non siamo mai riusciti a

vincere gli ebrei proprio perché abbiamo preso troppe cautele, troppe precauzioni con quel

popolo…Noi, goym, non abbiamo mai trattato gli ebrei come loro hanno trattato noi…E questo è

successo in tutta l’Europa, non solo in Italia o in Francia. Non osiamo mai parlare di questa gente

come fa Lei.”

( Un revisionista francese, primavera 2003)

13) “ Ho apprezzato il Vostro lavoro lungo gli anni”. (Mark Weber, studioso revisionista e

direttore del IHR, istituto di studi revisionisti),

63

 

 

 

14)” Gentile Amico, il vostro libro entrerà a far parte del nostro archivio. Siamo lieti di avere un

amico come Lei in Italia”. (dallo “zundel-site, 16-06-2005).

15)” caro Edoardo, ti ringrazio per il tuo ultimo lavoro che ho ricevuto oggi e che leggerò con

estremo interesse perché mi sto veramente incazzando con le posizioni del partito (NDR :

Alleanza Nazionale) sulla ‘questione’ palestinese”. (Onorevole Antonio Serena, 12-maggio-2002);

16) “ Il mio avvocato è una delle sole tre persone – esclusa la mia famiglia, ovviamente – che non

mi hanno mai fatto niente di male per le mie idee politiche. Mi ha fatto pure un regalo di Natale :

una copia del suo libro. L’ho letto in due giorni ! Sai cosa vuol dire ? E’ un concentrato di

antisemitismo ! Tutte cose vere, però…..”

( Nome riservato. Da una intercettazione telefonica

illegale , del dott. Felice Casson, ex procuratore

della repubblica di Venezia, ora candidato comunista alle elezioni politiche).

17) “ Cerchiamo tramite le letture di preparare l’antidoto al veleno sionista-giudaicointernazionale.

Alcuni dei testi che usiamo sono : “ i protocolli di Sion”, “L’Arcipelago Gualg” di

Solzenitsin, “The Red Wheel “ dello stesso, “ Il coltello di Shylock” dell’avv.Edoardo Longo,

“storia degli ebrei sotto il Fascismo “ di Renzo de Felice, “le menzogne degli ebrei” di Martin

Luthero.” (un circolo culturale antisionista, 16-01-2004),

18) “ Ill.mo Dott. Casson, il Ministero dell’Interno – Direzione Centrale della Polizia di

prevenzione, ha qui trasmesso una nota che riteniamo di Suo interesse e che trasmettiamo.

Riporta il nome dell’avvocato Edoardo Longo e riguarda il giudizio su un convegno svoltosi a

Venezia e organizzato dal “ centro Simon Wiesenthal, come sa sua Eccellenza. L’avvocato

Longo taccia tale convegno di “coordinare una nuova campagna di terrore giudiziario sionista per

soffocare il dissenso antimondialista..” e accusa “le toghe rosse della procura di Venezia, in

particolare il pubblico ministero dott. Felice Casson”(circa tale particolare si è già riferito con nota

del 16 dicembre scorso). F.to : IL DIRIGENTE LA DIGOS dott. V. Ciarambino. Venezia, 22

dicembre, 2003.” (da una schedatura della Polizia del Pensiero nei confronti dell’ Autore).

19) “ Si rende doveroso segnalare (NDR : al PM comunista dott. Felice Casson) che un

organizzatore del Convegno, il sig. COSTANTINI giovanni, vice-presidente dell’ Ass.ne

“OLOKAUSTOS”, segnalva una telefonata alla segreteria del Convegno con cui si chiedevano

informazioni sullo stesso. La chiamata sarebbe stata fatta dall’avvocato LONGO Edoardo di

Pordenone. A detta del CONSTATINI , il LONGO , sarebbe persona nota per le sue dichiarate

idee favorevoli all’antisemitismo. Lo stesso avrebbe pubblicato articoli sulla stampa e a mezzo

Internet. Il COSTANTINI forniva altre indicazioni circa siti web ospitanti testi dal contenuto

estremista. Si è provveduto alle successive ore 09.30 a effettuare una bonifica dei luoghi

interessati da convegno, compresi i vani adiacenti e le pertinenze, previo opportuno contatto con

gli organizzatori. Informato dirigente ufficio DIGOS per le valutazioni di specifica competenza.

Ispettore Polizia di Stato Leonzio COLESSO. Venezia, 7 dicembre 2003” ( una informativa della

Polizia del Pensiero che dimostra come la magistratura e la polizia italiana obbediscano come

cani agli ordini del centro Wiesenthal e della lobby ebraica internazionale, Venezia, 7-12-2003).

19) “ L’avvocato Edoardo Longo scrive libri come ‘ Il Coltello di Shylock’. Dobbiamo per prima

cosa provvedere subito a radiarlo dall’albo degli avvocati e a trovare avvocati disposti a

denunciarlo”.

64

 

 

 

( Franco Levi,ebreo, corrispondente dell’ ADL ebraica in Italia, in una direttiva segreta inviata da

questi nel maggio 2003 a gruppi estremisti sionisti e ad autorità di polizia dello stato italiano e

all’Interpol).

 

Echi : La Rivista Veritè & Justice ha pubblicato nel numero 17 del settembre 2002 la traduzione

della introduzione al libro di Robin Hood (“Storia di una battaglia”) : “Edoardo Longo : le couteau

de Shylock. Ce livre est l’historie d’un combat” : www.veritejustice.

com/Documents/Bullettin%20No%2017.doc - La sezione del MSFT di Biella ne ha

ospitato una recensione sul suo sito ufficiale. Altrettanto ha fatto la sezione veronese del MSFT

(www.msifiammatric.vr.it/DettagliNovus.cfm?IDP=1&IDPadre=13) Il senatore Antonio Serena del

Parlamento Italiano, indipendente, ha accusato in una interpellanza, la Svizzera di violare i diritti

dell’uomo per aver incarcerato il pluriottantenne prof. Amaudruz per aver pubblicato in Svizzera

degli articoli revisionisti che sono stati riprodotti come documento in appendice al presente

volume. (www.veritè-justice.com/Documents/Bullettin%No%2019.doc ).Il testo dell’interpellanza si

può leggere anche nel testo originario in lingua italiana su :

www.camera.it/_dati/leg14/lavori/stenografici/sed173/pdfbt11.pdf Il libro è stato anche segnalato

dalla Rivista Il Courrier du Continent, diretta dal prof. Amaudruz ed è stato citato nel libro del Prof.

Robert Faurisson sul revisionismo di Pio XII edito da Graphos di Genova, nonché segnalato nella

bibliografia revisionista indicata dall’Adelaide Institute del prof. Toynbee

(www.adelaideinstitute.org ). E’ possibile leggere l’ottima recensione al libro scritta da Alessandro

Mereu per la rivista Avanguardia anche su Internet : http://avanguardia.altervista.org./shylock.htm

Altra recensione su : http://members.xoom.Virgilio.it/avanguardia/Shylock. E su :

www.avanguardia.tv/articoli_coltello.htm . Il libro incontra notevole interesse negli Usa, di cui

riportiamo alcuni articoli di recensione : www.honestmediatoday.com/shylock.htm-e La

segnalazione libraria di un rilevante sito “Libertarian” : www.thebirdman.org/index7Temp/temp-

AbookOfPossibileworth-Frederick.htm , nonchè la segnalazione nel seguente Forum in cui si

segnala il libro come un importante segnale di un “risveglio italiano” nell’affrontare la questione

ebraica : http://engforum.prava.ru/showthread.php3?threadid=119052 . In seguito alle pressioni

ebraiche, sia l’autore che il libro sono schedati dall’ A.D.L. nella annuale schedatura

internazionale dei “targets” contro cui si avventano le lobbies ebraiche ( www.tau.ac.il/Anti-

Semitism/asw2002-3/italy.htm-65k .L’ADL è il braccio secolare della massoneria ebraica (B.nai-

B.rith) che in definitiva costruisce l’ossature principale del moderno Kahal giudaico. L’ A:D.L. ha

ripetuto il suo attacco criminale contro la libertà di pensiero dell’ Autore anche l’anno successivo,

65

 

 

 

definendo il sottoscritto 2autore di scritti antisemiti di estrema destra molto noto” :

www.tau.ac.il/Antisemitism/asw2003-4/italy.htm .E la Crociata Sionista dell’ ADL di Franco Levi ?

Non è andata del tutto a segno. L’ebreo Levi e i suoi correligionari, pur lividi di odio, non sono

riusciti a far radiare l’Autore dall’Albo. Non hanno neanche trovato a tutt’oggi, per quanto ci

risulta, degli avvocati disposti a denunciarlo (strano, conoscendo il putridume della categoria..) :

solo il pubblico ministero di Pordenone dott. Federico Facchin, vicino alla destra sionista, ha

drasticamente accentuato la sua operazione di aggressione giudiziaria dell’avv.Edoardo Longo,

come da accordi intercorsi già da tempo con gruppi di pressione mafiosi ed ora incentivati dalla

levata di scudi di parte ebraica. I danni derivanti dall’azione ebraica contro l’autore sono stati

limitati solo grazie allo sdegno sollevato nell’opinione pubblica dalla ignobile Crociata Sionista

indetta contro l’autore . Vanno in tal senso segnalate le testate giornalistiche che hanno scritto

articoli per denunciare questa turpe manovra, in primis il quotidiano Rinascita e il mensile

Avanguardia , nonché le testate Internet che hanno dato notizia della vicenda, quali il Bollettino

del Fronte Tradizionale, il sito Ciaoeuropa , quello de Il Franco Tiratore, il sito Gerarchia, vicino al

FSN, e la testata di controinformazione Ausonia. L’articolo del quotidiano Rinascita è reperibile

nel web : www.adelaideinstitute.org/Dissenters/longo.htm oppure presso L’archivio Ageausonia :

www.ageausonia.net/age2003/giu03.htm . Potete trovare il testo della Crociata Ebraica contro

l’Autore su : www.adelaideinstitute.org/Dissenters/longo.htm Potete trovare l’articolo presente

nell’antologia in oggetto (“il tempio di Saruman”) , unito ad una interessante intervista all’autore

effettuata nel maggio 2003 dal Bollettino l’Arco e la Clava, è reperibile a questo indirizzo di

gruppo di discussione Google : http://groups.google.it/groups?hl=it&lr=&ie=UTF8&

frame=right&th=9f76b563fb6d . Inoltre, la prima versione dell’articolo “Il tempio di Saruman”

pubblicato nel 1992 dalla rivista Aurora e ora presente nell’antologia in una versione più

dettagliata e riveduta dall’autore, è stato pubblicato nel sito di tale rivista che ha pubblicato gli

arretrati degli anni passati. Al momento, sul web mi risulta rimosso dal titolare del sito Aurora

proprio il numero contenente l’articolo in oggetto….Coincidenza con le pulizie di primavera di tutti

i siti…I giudei e i massoni sentitamente ringraziano dell’intervento “purificatore”…Se siete

fortunati, trovate ancora l’articolo al vecchio indirizzo dell’anno scorso :

http://members.xoom.virgilio.it/_XOOM/aurora/10longo.htm L’articolo primigenio è comunque

reperibile con un po’ di pazienza anche sulla lista di discussione della Google it.cultura.storia. Se

qualche intervento è stato omesso ce ne scusiamo : evidentemente mi sono mancate le

segnalazioni in proposito. Si invita a inviarle all’autore. Silenzio totale da parte di raggruppamenti

politici di sorta, con l’esclusione del Fronte Sociale Nazionale di Trieste che ha indetto una

conferenza-stampa sul caso nel giugno 2003. Franco Levi ha invece trovato dei collaboratori,

oltre che nella Procura di Pordenone, in taluni militanti neo-fascisti che hanno indetto una

violenta campagna diffamatoria telematica contro l’autore, volta a estromettere l’autore stesso

dal rapporto con l’opinione pubblica e ad attirare gli strali della magistratura filo-sionista sulla sua

attività pubblicistica , per inciso senza esito. Infatti, il Tribunale di Venezia, nel dissequestrare

copie del libro durante una inchiesta politica in cui l’autore non era coinvolto, ha dichiarato che il

volume rientra nell’ambito della lecita critica politica deprecandone il sequestro avventato. Si

precisa che l’autore, benché oggetto di un criminale linciaggio giudiziario ordito quale ritorsione

per il suo impegno professionale e pubblicistico , non è mai stato sottoposto a procedimenti

penali inerenti la sua attività pubblicistica ai sensi della Legge Mancino. La precisazione si rende

necessaria (il testo è assai scomodo per molti gruppi di pressione politici) a fronte della suddetta

campagna diffamatoria, volta a toglierlo dalla circolazione secondo gli auspici dell’ ADL. Come si

vede, i gangli sui cui l’Ebraismo può contare sono alquanto diversificati e trasversali . Il volume è

stato presentato a cura del Movimento Italiano d’Azione in Mestre-Venezia nel giugno 2002 e a

Viterbo a cura della Comunità Politica di Avanguardia nell’autunno dello stesso dopo abietti

sabotaggi della Polizia Politica italiana.

66


COME ACQUISTARE IL LIBRO : rivolgendosi direttamente all’autore all’indirizzo di posta

elettronica -longo.e@libero.it - oppure all’indirizzo postale : avvocato Edoardo Longo. Viale

Libertà, 27, 33170 Pordenone. Il corrispettivo dell’acquisto verrà devoluto dall’autore alle spese

legali del procedimento “Holy war against ZOG” , il procedimento del Tribunale di Pontedera

attraverso cui la lobby ebraica e la Procura pisana cercano mettere in stato d’accusa l’intiera

cultura occidentale tacciata di “antisemitismo”. Il procedimento più grave per la libertà d’opinione

in Italia di cui i media di regime hanno volutamente taciuto l’esistenza . L’acquirente del libro

riceverà regolare fattura quale contributo alle spese legali in oggetto. Segnalo con piacere il link

del sito Gerarchia che l’anno scorso ha dato comunicazione della campagna di solidarietà

processuale in oggetto : www.gerarchia.it/campagna.htm

§§§

SI INVITA A DIFFONDERE QUESTA

SCHEDA LIBRARIA :

UN CONTRIBUTO ALLA CONTROINFORMAZIONE.


 


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Il Fascista Cardini ieri sera era a Matrix da Mentana
by Fasci-news Saturday, Jun. 03, 2006 at 11:40 AM mail:

Il fascista Franco Cardini ieri sera era da Mentana a Matrix su canale 5. Ha parlato delle menzogne dell'11 settembre citando un documento del dipartimento di Stato e di ambienti neoconservatori che , nel settembre 2000, avevano apertamente auspicato un "evento eccezionale come una nuova Pearl Harbour": qualcuno riuscirebbe a rintracciare questo documento?

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Fascista = bugiardo
by Antifa Saturday, Jun. 03, 2006 at 11:58 AM mail:

Se è un fascista, mente di sicuro!
Dunque la versione ufficiale sull'11 settembre è vera.
Chi dice il contrario è fascista come Cardini.

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Chi è Franco Cardini
by Scovafasci Saturday, Jun. 03, 2006 at 12:06 PM mail:

GUARDATE CON CHI COLLABBORA CARDINI E POI DITEMI SE PUO' ESSERE CREDIBBILE


Antonino De Stefano, L'idea imperiale di Federico II, Saggio introduttivo di Claudio Mutti su “La teocrazia imperiale di Federico II”, 1978, pp. 262



NUOVA EDIZIONE
Antonino De Stefano, L'idea imperiale di Federico II, preceduto da “Una nota sulla regalità sacra” di Franco Cardini, 1999, pp. 270, € 18.00

http://www.insegnadelveltro.it/

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se è per quello ...
by ancora su Cardini Saturday, Jun. 03, 2006 at 12:11 PM mail:

se è per quello ......
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e la prefazione a un libro di Naziberto Bellucci di chi è?

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L'ayatollah Cardini
by Antifa Saturday, Jun. 03, 2006 at 12:23 PM mail:

E quest'altra difesa di Khomeini? Sempre lui, Cardini.

http://www.insegnadelveltro.it/

Ruhollah Khomeyni, Citazioni, pp. 48, 5,14
Alcuni brani tratti da scritti dell'ayatollah e da interviste da lui concesse. Ne risulta, certo, il quadro di un uomo profondamente assorbito dal ruolo carismatico che si è assunto; un uomo che, nonostante la sua conoscenza del mondo occidentale e non-musulmano, si sente anzitutto (e, diremmo, esclusivamente) un musulmano, e pensa e lavora in funzione dell'Islam. (…) Oggi, Khomeyni è senza dubbio impopolare in Occidente, e per molti motivi. È certo un uomo ispido, difficile, "pericoloso" in un senso molto ampio. È strano che si dimentichi tuttavia che questo mistico ottantenne è un uomo di grandi tradizioni politiche, un uomo di coraggio, un oppositore coerente del regime monarchico occidentalizzante, un estimatore cauto e severo di Mossadeq, un uomo perseguitato a lungo e duramente (la Savak gli ha anche ucciso un figlio, nel '77). Ed è un uomo politico, anche se non secondo i canoni occidentali. Comprenderlo, o almeno fraintenderlo un po' meno, può aver importanza per capire che cosa sta succedendo in una regione vitale della nostra terra. (Franco Cardini, "Antologia Vieusseux", 59, luglio-settembre 1980)

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Cardini fa l'indiano
by antifa Saturday, Jun. 03, 2006 at 12:32 PM mail:

Qui difende i nazisti indiani:



http://www.insegnadelveltro.it

Savitri Devi, L'India e il nazismo, pp. 64, 6,20
È uno strano scritto, significativo tuttavia di tutta una temperie politico-intellettuale (e meglio sarebbe dire politico-religiosa) poco conosciuta dagli storici dei movimenti "fascisti" e - lacuna ancor più grave - dagli storici del colonialismo e della "decolonizzazione". Giacché il nazionalsocialismo indiano fu, come il fenomeno filonazista di certi paesi e gruppi politici arabi, anzitutto un corollario della resistenza al colonialismo. Che questo possa sembrare e magari sia obiettivamente contraddittorio e aberrante, è un altro discorso: non si trattava, comunque, di "frange lunatiche", come il presidente Franklin Delano Roosevelt riteneva gli hitleriani di casa sua. In questo senso, la testimonianza della signora Devi è comunque degna d'interesse: anche perché dà un'immagine dell'Occidente visto dall'India assolutamente inedita per noi. È se vogliamo una "ragione dei vinti". (Franco Cardini, "Antologia Vieusseux", 59, luglio-settembre 1980 )

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e qui posta l'elogio dell'Islam sciita iraniano
by Franco e Ciccio Saturday, Jun. 03, 2006 at 2:47 PM mail:

beh nell'introduzione a "Conoscere l'Islam" - edizioni Il Cerchio - ecco cosa ha scritto il fascio cardini

DAGOBERTO BELLUCCI
CONOSCERE L'ISLAM
Le basi della dottrina Shi'ita
pp. 136 - € 14,00

«Questo libro presenta ai lettori italiani un profilo dell’Islam shi’ita nel suo carattere non solo propriamente religioso, ma anche teologico, mistico, profetico, metafisico, metastorico ed escatologico. Non è un libro da prendersi alla leggera né da leggere frettolosamente. La shi’iah, o lo “sciismo”, è un oggetto ancora abbastanza misterioso nelle conoscenze islamiche medie degli italiani, tuttavia la nebbia si sta dirandando; gli sciiti del sud dell’Iraq sono stati i protagonisti di una parte cospicua della storia recente di quel paese, e sono ormai note le vicende della persecuzione che hanno dovuto sopportare durante il regime di Saddam Hussein, così come quelle del loro ruolo nella resistenza all’aggressione statunitense del 2003. La storia dell’Islam shi’ita è particolarmente complessa e straordinariamente vivace sotto il profilo sia storico sia culturale. Una varietà di “differenze identitarie” da mantenere, da rispettare, da studiare, da conoscere».
Dalla prefaz. di Franco Cardini

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ora e sempre antifascismo
by katanga Saturday, Jun. 03, 2006 at 2:57 PM mail:

i fascisti fuori da Indymedia!

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dossier antifascista
by Hasta la victoria siempre Saturday, Jun. 03, 2006 at 3:12 PM mail:

I fascisti? NO PASARAN!
RICORDATEVI IL 25 APRILE DEL '45 MAIALI!

L’arcipelago della destra radicale

"Supplemento ai Quaderni dell'Assemblea Nazionale Anticapitalista".

 

L’arcipelago dell’estrema destra si presenta, ad una prima superficiale osservazione, come un insieme di sigle, partitini, gruppuscoli e movimenti separati tra loro, dalle linee spesso divergenti (o piuttosto “parallele”), costellato da divisioni, litigiosità interne e diatribe puramente ideologiche.

Ad un’analisi più attenta ciò che emerge, invece, sono i “fili comuni” che collegano questa pluralità di formazioni più di quanto comunemente si pensi. Le fonti di finanziamento, le collusioni, le sedi logistiche, i nomi stessi dei vari capi carismatici, ad un’indagine più accurata, mostrano forti aree di contiguità, nonché legami con alcuni settori dello Stato.

In tal modo è possibile scoprire come gruppi radicali, che fanno la propria fortuna grazie alla linea “dura e pura”, fascista tout court, in critica aperta con le scelte “borghesi” della destra parlamentare, ricevano finanziamenti, ed aprano sedi, in virtù di sotterranei accordi con il partito di Alleanza Nazionale. Proseguendo l’indagine è inoltre possibile fare luce sul ruolo di ben determinate aree che fungono da “camera di compensazione” in cui le giovani reclute delle diverse formazioni, più o meno radicali, operano fianco a fianco

Così come possono emergere le “ambigue” origini di gruppi che tentano di accreditarsi nella sinistra antagonista, con una linea dall’apparenza confusamente anticapitalistica, ma che mirano, in realtà, a “contagiare” i sentimenti più genuini e giovani con ideologie puramente nazionaliste (o “nazionalitarie”), nascondendosi dietro la parola d’ordine del superamento della “divisione” destra/sinistra. O ancora come in alcune sedi della destra istituzionale e di “governo” agiscano elementi noti dell’estrema destra neo-fascista e stragista, organizzatori di “campagne” xenofobe e razziste o di attacchi  a sedi dell’opposizione proletaria, dell’antagonismo diffuso o dei simboli del movimento operaio.

Infine come ancora oggi settori delle “forze dell’ordine” (polizia, carabinieri e finanza) si muovano coprendo le azioni di questi elementi, aspettando la legittima reazione di massa per reprimerla violentemente (vedi fatti di Milano dopo l’omicidio di Dax, le pesanti cariche allo spezzone degli immigrati ad una manifestazione antifascista a Torino  ecc…).

Senza dubbio il riemergere di quest’area è uno degli effetti di una più forte e decisa istituzionalizzazione del partito storico del neo-fascismo italiano, Alleanza Nazionale. Questo spostamento ha provocato una reazione di recupero dell’identità fascista da parte di gruppi vecchi e nuovi e la ricomparsa di leader storici dell’estrema destra.

Del resto il partito di Fini svolge oggi in parte quel ruolo “incubatore” del neo-fascismo radicale che fu proprio del Movimento Sociale Italiano di Almirante e Rauti dal dopo-guerra agli inizi degli anni ’90.

Accanto alla linea liberista e “neo-gollista”, infatti, convive in Alleanza Nazionale la linea del populismo, del neo-corporativismo e della “destra sociale”, vera anticamera del radicalismo e “trait d’union” con le formazioni più radicali dell’extraparlamentarismo.

Per questo motivo pensiamo sia utile riprendere l’indagine e la conoscenza di quel settore del fascismo radicale (principalmente dell’area romana intesa come “laboratorio politico”) che, come nel ventennio, rispunta con forza ogni qual volta le contraddizioni e le tensioni economico-sociali aumentano.

In questo dossier, infatti, abbiamo ripreso i frammenti di un’indagine già in atto emergente dal lavoro di differenti comitati, di onesti giornalisti, ripreso da siti internet, riviste e fonti istituzionali, nel tentativo di ricomprenderlo sotto forma di bilancio complessivo. Questi tasselli, assunti interamente o rielaboranti, servono a ricomporre un collage che dia una visione unitaria sul ruolo della destra neo-fascista dal dopo-guerra ad oggi.

Obiettivo di questo lavoro non vuol essere la ricostruzione del ruolo della forma-fascismo nella storia dello stato borghese, poiché non crediamo che il pericolo principale sia rappresentato oggi da un possibile salto “indietro”.

C’interessa piuttosto capire la funzione odierna delle ideologie reazionarie, in primis quella fascista e nazista, come sostegno al contenimento delle aspirazioni più genuinamente anticapitaliste del movimento di classe.

Di fronte alla ripresa di forti mobilitazioni operaie, alle imponenti manifestazioni contro la guerra e con l’emergere di movimenti che cominciano a radicarsi nel tessuto proletario, la classe dominante schiera le sue “guarnigioni” contro ogni tentativo di trasformazione rivoluzionaria dello stato di cose presente, lanciandole all’assalto degli avamposti della classe antagonista per gettare scompiglio e favorire la repressione.

Per questo motivo, il migliore antidoto è quello, ancora una volta, di fondere il sentimento e la difesa dei valori della Resistenza antifascista con quello, principale, della lotta al capitalismo su tutti i fronti.

Fascisti, razzisti e tutti quei loschi personaggi al servizio (più o meno consapevole) del mantenimento del potere della classe dominante saranno ricacciati nelle fogne da cui provengono solo togliendo loro l’acqua in cui nuotano, conquistando posizioni di classe nel tessuto sociale, allargando le lotte per il lavoro, per il diritto alla casa, per il diritto a servizi sociali gratuiti, generalizzando queste lotte contro la natura capitalista della società e legandole strettamente alle lotte antimperialiste nel resto del mondo.

“Conoscere e trasformare” questa è la consegna che ci ha indotto a produrre questo piccolo lavoro che speriamo sia utile a quanti, d’accordo in toto o solo in parte con noi, sono motivati da una spinta di ribellione e di opposizione all’avanzata di quello che per noi rappresenta l’essenza della reazione su tutti i fronti: l’imperialismo.

La strategia della tensione

Qual è il filo nero che lega gli avvenimenti di qualche decennio fa con la cronaca attuale e le odierne attività dei gruppi della destra radicale italiana? Dare qualche elemento per rispondere a questa domanda ci sembra essenziale per cominciare questo lavoro.

Molti personaggi - che ancora oggi popolano e dirigono la destra radicale (da Pino Rauti a Paolo Signorelli, da Adriano Tilgher a Roberto Fiore, da Franco Freda a Maurizio Boccacci fino a Gaetano Saya) - hanno un passato rilevante nella storia dell’anticomunismo e del terrorismo nero, della politica golpista e stragista attuata in Italia dai primi anni ‘70 ad oggi.

Ciò accade proprio in un momento in cui la feroce battaglia per la ridefinizione degli equilibri tra fazioni della borghesia, in atto in Italia da almeno un decennio, ha favorito la parziale riapertura dell’iter giudiziario riguardo alcune stragi: da Piazza Fontana alla strage di Via Fatebenefratelli davanti alla Questura di Milano (avvenuta nel 1973), fino a quella di Piazza della Loggia. Non si può dire che il “vaso di Pandora” sia rovesciato, ma qualche goccia di verità travasa inevitabilmente.

Questa nuova stagione (chiamata “Seconda Repubblica”) ha portato ondate di indagini e processi contro questo o quel dirigente politico “corrotto” o “colluso”, con feroci campagne mediatiche a sostegno di questo o quel filone giudiziario, arrivando persino a contrapporre parte del potere politico a quello giudiziario.

Il risultato vero è stato quello di raccogliere e contenere la sfiducia delle masse (alimentatasi in cinquant’anni di governo democristiano “filo-atlantista” prima e di “unità nazionale” poi) nei confronti delle istituzioni della democrazia rappresentativa borghese deviando, in seguito, questa spinta a sostegno di nuove e più efficienti “riforme”, tutte in nome della governabilità e della competitività internazionale.

Il medesimo obiettivo perseguito, ai giorni nostri, anche dal cosiddetto “movimento dei girotondi”, tanto per esser chiari.

Questa strategia è stata utilizzata, quindi, per legittimare un più “moderno” sistema bipolare, distogliendo l’attenzione delle classi lavoratrici dal fatto che la cosiddetta “strategia della tensione” e il sistema “clientelare” fossero, in realtà, facce della stessa medaglia del sistema di governo della borghesia italiana.

In questo contesto, la stragrande maggioranza dei partiti e degli uomini politici, a destra come a sinistra, essendosi riciclati “gattopardescamente” nella nuova fase bipolarista, hanno ancora diversi scheletri negli armadi accumulati negli anni della “Prima Repubblica” in nome della “pace sociale”, della “stabilità” e della difesa dell’ordine “democratico”.

Quanto detto è stato oggetto, negli ultimi anni, di continue strumentalizzazioni politiche da parte di tutte le fazioni “bipolari” in campo, nessuna esclusa, provocando, anche in questi mesi, insistenti tentativi di delegittimazione di questo o quel settore della Magistratura, della Finanza e della stessa Commissione Stragi. A tutt’oggi, si assiste ad una nuova pesante offensiva per tenere insabbiate le scomode verità dei decenni trascorsi, cercando di riaccreditare, per quanto riguarda le stragi impunite, persino fantomatiche piste anarchiche o attribuendo ridicoli ruoli ai servizi segreti dell’Est, infangando ancora una volta la memoria delle centinaia di vittime delle stragi di stato.

Eppure dalle inchieste in corso (soprattutto dalla sentenza di primo grado relativa alla strage alla Questura di Milano e dal dibattimento del processo sulla strage di Piazza Fontana) emergono alcuni elementi che propongono, in una determinata prospettiva, la corretta interpretazione storica e politica della “strategia della tensione”.

Non, dunque, l’azione di presunti settori “deviati” o “corrotti” finiti fuori del controllo delle istituzioni “democratiche”, quanto piuttosto un vero e proprio disegno della borghesia italiana orchestrato per mantenere il consenso in una fase storica difficile, attraverso una retorica da “emergenza nazionale” per far fronte al pericolo “destabilizzatore”. Tutto ciò non suonerà nuovo nemmeno alle orecchie più giovani.

Nuovi, del resto, non sono neanche i personaggi, i terminali, della destra neo-fascista che si fanno portatori di questa politica di “controllo e scompiglio” tra le fila del movimento di classe. Basti vedere i protagonisti di allora per rendersene conto. Un esempio per tutti: Ordine Nuovo.

Quest’organizzazione, fondata da Pino Rauti, è stata considerata l’esecutrice materiale di molte delle citate trame; formazione neonazista, Ordine Nuovo è al contempo anche una creatura concepita all’interno degli apparati statali, la cui evoluzione è stata accompagnata, finanziata e diretta dai servizi segreti italiani e statunitensi.

Non un solo esponente di rilievo del citato gruppo nel Triveneto è risultato, infatti, estraneo a legami o a rapporti di dipendenza, anche finanziari, dai servizi segreti. Persino negli atti processuali compare il lungo elenco di nomi in codice utilizzato dai servizi italiani per identificare i propri uomini all’interno di Ordine Nuovo, lo stesso vale per i servizi americani.

L’intreccio tra Ordine Nuovo di Pino Rauti ed il Fronte Nazionale, ma anche Ordine Nero di Franco Freda e Mario Tuti, e settori degli apparati statali si è sviluppato in modo capillare nel Veneto, autentico laboratorio della “strategia della tensione”, essendo un’area colma di strutture e basi militari italiane e NATO, a ridosso del confine con l’Est, dove nel dopoguerra sono state reclutate, in funzione anticomunista, interi apparati del personale di sicurezza della passata Repubblica Sociale di Salò. Non a caso la maggior parte degli attuali imputati nei processi per le citate stragi sono rimasti a lungo nell’ombra, protetti da una “rete” anticomunista di carattere nazionale ed internazionale.

Il Movimento Sociale Italiano ha svolto, senz’ombra di dubbio, l’importante ruolo di “casa comune” dei principali gruppi eversivi; un ruolo di copertura e di protezione. Il M.S.I. ha, infatti, accolto Ordine Nuovo al proprio interno, prima della strage di piazza Fontana, così come il gruppo La Fenice di Milano, responsabile del fallito attentato al treno Torino-Roma del 1973. Oggi Alleanza Nazionale ricopre in parte il ruolo che fu del MSI delegandolo, perlopiù, ad una sua corrente interna, quella della “destra sociale” ed al suo organo d’informazione, la rivista Area.

Il compito della NATO, invece, non è stato solo di ispirazione politica. Attraverso le sue basi, e le sue diramazioni all’interno delle istituzioni italiane ed euro-atlantiche, la NATO ha fornito supporto logistico ed organizzativo ai gruppi fascisti.

Gruppi quali Terza Posizione e Avanguardia Nazionale - i cui legami con gli apparati dei servizi segreti, della P2 e dei carabinieri sono ben noti - sono stati protagonisti del medesimo “canovaccio”. Oltre ad essere il braccio armato dei progetti “eversivi” della borghesia italiana (ad es. attraverso la loro struttura illegale chiamata Legione), i menzionati gruppi hanno attuato un’opera costante di corruzione delle coscienze più confuse e “ribelli”, in particolar modo nei settori giovanili, attraverso un’ideologia basata da un lato sui tradizionali miti fascisti, dall’altro su confusi concetti “sociali, anticapitalistici ed antimperialistici”, una sorta di recupero del fascismo delle “origini”.

Non a caso è questa la fonte d’ispirazione principale (organizzativamente e ideologicamente) dei gruppi della destra neo-fascista oggi più intraprendenti, quali Forza Nuova ed il Fronte Sociale Nazionale.

Questi gruppi sono stati fondati e diretti da quegli stessi personaggi che riscopriamo protagonisti dell’attuale rinascita della destra radicale neo-fascista, in tutte le sue varianti. Tilgher, Fiore, Morsello, Adinolfi, Terracciano, Boccacci, Neri, Murelli, Signorelli, Delle Chiaie, oltre agli stessi Freda e Rauti, sono ancora oggi sulla “cresta dell’onda”.

La cosiddetta “strategia della tensione”, in conclusione, è stata una strategia politica il cui motore va ricercato sia all’interno dei vertici di delicatissimi apparati dello stato (Servizi Segreti, Arma dei Carabinieri, Stato Maggiore della Difesa) che in un ampio arco istituzionale e politico, formatosi negli anni del dopo guerra e supportato dalle strutture dell’alleanza atlantica.

Dalle numerose inchieste indipendenti svolte dal movimento di classe, e persino da molti dei successivi processi, emerge, come dato storico inquietante, la consapevole discesa nella “illegalità” operata da una parte decisiva dello Stato allo scopo di “stabilizzare” un quadro politico-sociale in fermento.

Tutto ciò getta luce non solo sulla storia dello Stato italiano, sulla sua formazione e “maturazione” in direzione imperialista nel secondo dopoguerra, ma anche sulla natura della nostra borghesia e sulla sua disponibilità a porsi su di un terreno eversivo.

Oggi, seppur in un contesto differente, a fronte del rinascere di forti movimenti di contestazione al capitalismo e alle sue leggi, la rinnovata insorgenza dell’estrema destra in tutte le sue varianti, e dei loschi personaggi che la popolano, è certamente un fatto che deve far riflettere sia per ragioni di memoria storica, ma ancor più di analisi e battaglia politica.

I COLLEGAMENTI TRA STATO, SERVIZI, MASSONERIA ED EVERSIONE NERA

“Le Forze Armate sono con noi”…note dalla Relazione della Commissione Stragi

Il periodo che corre tra il 1970 ed il 1974 registra la proliferazione di movimenti extraparlamentari neo-fascisti, la nascita di organizzazioni eversive paramilitari o terroristiche, la moltiplicazione dei delitti politici - secondo forme affatto nuove per il Paese - la rinnovata virulenza della malavita comune e delle sue organizzazioni criminali.

Sono questi alcuni elementi che formano il quadro entro cui si sviluppa quella che venne definita la “strategia della tensione”, alimentata da settori dello stato preoccupati dalla miscela esplosiva rappresentata dalle forti tensioni sociali generate dalla crescente crisi economica e dalla conseguente instabilità e delegittimazione del quadro politico ed istituzionale.

Quegli anni, oltre ad essere caratterizzati, come abbiamo già visto, dall’intensa opera di politicizzazione delle attività massoniche, si contraddistinguono anche per i collegamenti che ci è consentito di identificare tra Licio Gelli, la Loggia P2, i suoi “qualificati” esponenti, i servizi, gli apparati repressivi ed il complesso mondo dell’eversione nera e della malavita.

Dai materiali pubblicati dalle varie commissioni parlamentari emerge, infatti, la ragionata convinzione che la Loggia P2 ed i servizi italiani si “collegano” più volte con gruppi ed organizzazioni eversive neo-fasciste, incitandole e favorendole nei loro propositi, con un’azione che mirava ad inserirsi in quelle aree secondo un disegno politico proprio, da non identificare con le finalità, più o meno esplicite, che quelle forze e quei gruppi si proponevano.

Innanzitutto, tra le situazioni nelle quali appare documentato un coinvolgimento diretto di Licio Gelli e degli uomini a lui collegati, vi è il cosiddetto “golpe Borghese”, tentato nella notte tra il 7 e l’8 dicembre 1970, con l’appoggio degli esponenti oltranzisti del Fronte Nazionale, appoggiati da settori dell’esercito e delle istituzioni.

Come tutte le tappe maggiori della “strategia della tensione”, la vicenda ha registrato un lungo iter processuale, conclusosi con sentenza passata in giudicato, ma è interessante lo stesso sottolineare come molti dei personaggi, che nel golpe ebbero un ruolo principale, appartengano alla Loggia P2 o alla massoneria in genere.

Questi elementi fanno da cornice a situazioni ancora più eclatanti circa il ruolo che due personaggi come Licio Gelli ed il Direttore del SID, Vito Miceli, ricoprirono durante e dopo il golpe.

Recentemente alcune deposizioni di personaggi appartenenti agli ambienti dell’eversione nera consentono di indirizzare l’attenzione direttamente su Licio Gelli in relazione al contrordine operativo che paralizzò il tentativo insurrezionale. E’ stato altresì testimoniato che Licio Gelli teneva il contatto con ufficiali dei carabinieri e che tra i congiurati era diffusa l’opinione che ambienti militari sostenevano o quanto meno tolleravano l’operazione. Certo è che il principe Borghese si esprimeva nel suo proclama con estrema chiarezza: “Le Forze Armate sono con noi”.

Accanto alla figura di Licio Gelli, un altro elemento di spicco nell’analisi di questa vicenda è costituito dal generale Vito Miceli, direttore del SID dal 1970 al 1974. In proposito quello che a noi interessa è rilevare come sia accertata l’esistenza di contatti tra il generale Miceli, allora nella sua veste di capo del SIOS, Orlandini e Borghese, contatti risalenti al 1969, epoca nella quale il generale entra nella Loggia P2. Tali eventi si accompagnano significativamente alla sua nomina al vertice dei Servizi, che il Gelli si vantò, come è noto, di aver favorito e che precedono di poco il tentativo di golpe guidato dal principe nero.

Questi dati vanno letti in parallelo con la successiva inerzia del generale nei confronti delle indagini sul Fronte Nazionale, condotte dal “reparto D” guidato dal generale Maletti.

Il dato relativo all’appartenenza di Licio Gelli a quegli ambienti va considerato anche alla luce delle successive attività che vedono il Venerabile impegnato nel sostegno agli imputati, attraverso un’azione in perfetta sintonia con la documentata inerzia del Direttore del SID.

Altri elementi di estremo interesse emergono anche dall’inchiesta di Padova sul movimento denominato Rosa dei Venti, condotta dal giudice Tamburino, nel quale troviamo la presenza di uomini iscritti al “Raggruppamento Gelli”.

A proposito di questa inchiesta va ricordato che il giornalista Giorgio Zicari ha testimoniato di aver collaborato con l’Arma dei carabinieri e con i Servizi segreti, entrando in contatto nel 1970 con Carlo Fumagalli e Gaetano Orlando, elementi di spicco del gruppo dei MAR.

Quando nel 1974 lo Zicari venne riservatamente convocato dal giudice Tamburino, gli accadde di ricevere nel giro di poche ore l’invito ad un colloquio con il generale Palumbo nel corso del quale l’alto ufficiale gli si rivolse in maniera minacciosa: “...il tema centrale fu che io non dovevo parlare, che poteva succedermi qualcosa, dei fastidi, che io avevo tutto da perdere dalla vicenda, che i magistrati stavano tentando di sostituirsi allo Stato, riempiendo un vuoto di potere, che non si sapeva che cosa il giudice Tamburino volesse cercare, che non ero obbligato a testimoniare...”.

E’ di particolare interesse, nel contesto di tali deposizioni, quanto dichiarò anche il generale Siro Rossetti, uscito nel 1974 dalla Loggia P2 in posizione “polemica” nei confronti di Licio Gelli.

L’alto ufficiale, riguardo all’esistenza di un’organizzazione “parallela” ai Servizi affermò: “...la mia esperienza mi consente di affermare che sarebbe assurdo che tutto ciò non esistesse...” ed ancora “...a mio avviso l’organizzazione è tale e talmente vasta da avere capacità operative nel campo politico, militare, della finanza, dell’alta delinquenza organizzata...”.

Anche riguardo le inchieste sui gruppi neo-fascisti toscani che si macchiarono di diversi attentati (specialmente ai treni) che funestarono l’Italia tra il 1969 e il 1975, emergono forti legami tra carabinieri, servizi segreti, ambienti fascisti e massoneria. E’ il caso del generale Bittoni, comandante della brigata dei Carabinieri di Firenze, che assunse il compito di coordinare le ricerche dei comandi di Perugia e di Arezzo e che si rivelò appartenente alla P2, così come due degli ufficiali superiori del comando di Arezzo incaricati delle indagini (uno di essi parlò della propria iscrizione come di una “necessità”).

Si aggiunga a questo che la stessa situazione si verificava per la Questura della stessa città, essendo accertata l’iscrizione alla Loggia non solo di due dei suoi funzionari, ma addirittura del questore pro  tempore.

In definitiva, sembra potersi concludere sul questo punto che le infiltrazioni piduistiche ad Arezzo nella Polizia e nei Carabinieri (ed il sospetto di infiltrazione anche nella magistratura, come si vedrà in seguito) servirono in quegli anni a conferire al Gelli un’aura di intangibilità, lasciandogli mano libera per le sue attività.

Un discorso a parte merita, poi, la strage del treno Italicus, perpetrata con la collocazione di un ordigno esploso nella notte fra il 3 ed il 4 agosto 1974.

La conclusione della Commissione è quella “che la strage dell’Italicus è ascrivibile ad una organizzazione terroristica di ispirazione neofascista o neonazista operante in Toscana; che la Loggia P2 svolse opera di istigazione agli attentati e di finanziamento nei confronti dei gruppi della destra extraparlamentare toscana; che la Loggia P2 è quindi gravemente coinvolta nella strage dell’Italicus e può ritenersene anzi addirittura responsabile in termini non giudiziari ma storico-politici, quale essenziale retroterra economico, organizzativo e morale”.

Mentre nella sentenza, seppur assolutoria, d’Assise 20.7.1983-19.3.1984 si legge (i numeri tra parentesi indicano le pagine del testo dattiloscritto della sentenza):

“(182) A giudizio delle parti civili, gli attuali imputati, membri dell’Ordine Nero, avrebbero eseguito la strage in quanto ispirati, armati e finanziati dalla massoneria, che dell’eversione e del terrorismo di destra si sarebbe avvalsa, nell’ambito della cosiddetta “strategia della tensione” del paese creando anche i presupposti per un eventuale colpo di Stato. La tesi di cui sopra ha invero trovato nel processo, soprattutto con riferimento alla ben nota Loggia massonica P2, gravi e sconcertanti riscontri, pur dovendosi riconoscere una sostanziale insufficienza degli elementi di prova acquisiti sia in ordine all’addebitalità della strage a Tuti Mario e compagni, sia circa la loro appartenenza ad Ordine Nero e sia quanto alla ricorrenza di un vero e proprio concorso di elementi massonici nel delitto per cui è processato”.

Significativamente, poi, si precisa in proposito: “(183-184) Peraltro risulta adeguatamente dimostrato: come la Loggia P2, e per essa il suo capo Gelli Licio (dapprima “delegato” dal Gran Maestro della famiglia massonica di Palazzo Giustiniani, poi - dal dicembre 1971 - segretario organizzativo della Loggia, quindi - dal maggio 1975 - Maestro Venerabile della stessa), nutrissero evidenti propensioni al golpismo; come tale formazione aiutasse e finanziasse non solo esponenti della destra parlamentare (all’udienza in data 27.10.1982 il generale Rosseti Siro, già tesoriere della Loggia, ha ricordato come quest’ultima avesse, tra l’altro, sovvenzionato la campagna elettorale del “fratello” ammiraglio Birindelli), ma anche giovani della destra extraparlamentare, quanto meno di Arezzo (ove risiedeva appunto il Gelli); come esponenti non identificati della massoneria avessero offerto alla dirigenza di Ordine Nuovo la cospicua cifra di L. 50 milioni al dichiarato scopo di finanziare il giornale del movimento (vedansi sul punto le deposizioni di Marco Affatigato, il quale ha specificato essere stata tale offerta declinata da Clemente Graziani); come nel periodo ottobre-novembre 1972 un sedicente massone della “Loggia del Gesù” (si ricordi che a Roma, in Piazza del Gesù, aveva sede un’importante “famiglia massonica” poi fusasi con quella di Palazzo Giustiniani), alla guida di un’auto azzurra targata Arezzo, avesse cercato di spingere gli ordinovisti di Lucca a compiere atti di terrorismo, promettendo a Tomei e ad Affatigato armi, esplosivi ed una sovvenzione di L. 500.000”.

Scrivono ancora, infatti, i giudici bolognesi: “(13-14) Premesso doversi ritenere manifesta la natura politica dell’orrendo crimine di che trattasi (anche in assenza di inequivoche rivendicazioni), data la natura dell’obiettivo colpito e la gravità delle prevedibili conseguenze della strage sul piano della pacifica convivenza civile (fortunatamente poi risultate assai modeste per la “tenuta” della collettività) e dato l’inserimento dell’attentato in un contesto di analoghi crimini politici verificatisi in Italia negli anni 1974-1975 (si pensi alla strage di Piazza della Loggia ed alle bombe di Ordine Nero)”; ed ancora: “(15) è pacifica l’immediata ascrivibilità del fatto ad un’organizzazione terroristica che intendeva creare insicurezza generale, lacerazioni sociali, disordini violenti e comunque (nell’ottica della cosiddetta strategia della tensione) predisporre il terreno adatto per interventi traumatici, interruttivi della normale, fisiologica e pacifica evoluzione della vita politica del Paese. Ebbene, non è dubbio che, nel variegato quadro delle organizzazioni terroristiche operanti in Italia negli anni in cui fu eseguito il crimine al nostro esame, l’impiego delle bombe e la loro collocazione preferenziale su obiettivi “ferroviari” caratterizzasse, usualmente, gruppi di ispirazione neofascista e neonazista (si ricordino gli attentati sulla linea ferroviaria Roma-Reggio Calabria in occasione dei disordini di Reggio Calabria e dei successivi raduni, il mancato attentato in cui venne ferito Nico Azzi, l’attentato di Vaíano, rivendicato dalle Brigate Popolari Ordine Nuovo, gli attentati dicembre 1974-gennaio 1975, per cui furono condannati dalla corte di assise di Arezzo proprio Tuti e Franci) e che fra tali gruppi debba annoverarsi come già vivo e vitale, nell’agosto 1974, quello ricomprendente Tuti e Franci”.

Quanto detto potrebbe bastare per legittimare le conclusioni sopra anticipate. A ciò si aggiunga che sospetti di protezione dell’ultra-destra eversiva gravano su ben individuati uffici della magistratura aretina. Persino la sentenza di Bologna (pag. 191) ne riferisce, confermando il convincimento degli eversori neri di poter contare sull’importante protezione di un magistrato affiliato ad una potentissima loggia massonica; agli atti risultano dichiarazioni assai gravi relative ad autorizzazioni di intercettazioni telefoniche non concesse ed ordini di cattura non emessi (pag. 2).

Nel periodo compreso tra la fine del 1973 ed il marzo del 1974 viene alla luce un’ulteriore iniziativa che vede coinvolti uomini risultati iscritti alla P2 o indicati, nella più volte ricordata relazione Santillo del 1976, come aderenti alla stessa quali Edgardo Sogno, Remo Orlandini, Salvatore Drago e Ugo Ricci.

Dai documenti in possesso della Commissione si può avanzare l’ipotesi che il gruppo, facente capo a Sogno, pur non ignorando le iniziative più tipicamente eversive, abbia sviluppato sin dalla fine degli anni Sessanta, per proseguire nella prima metà degli anni settanta, una linea “legalitaria”, muovendo però sempre dalla premessa di un grave pericolo per le istituzioni provocato dagli opposti estremismi e dalla incapacità delle forze politiche di farvi fronte. Tale linea quindi si pone gli obiettivi di realizzare riforme anche costituzionali e mutamenti degli equilibri politici al fine di dar vita ad un governo forte,  capace di resistere alle minacce incombenti sul paese. E’ possibile citare, in questo contesto, la costituzione dei Comitati di resistenza democratica, sorti nel 1971 per iniziativa di Edgardo Sogno, e le proposte avanzate nei periodici Resistenza democratica e Progetto 80.

Quello che più interessa ai fini della nostra indagine è che la complessa tematica legata al gruppo Sogno, le proposte di riforme costituzionali avanzate, come pure, in parte, la strategia adottata, rivelano punti di contatto con il Piano di rinascita democratica e la strategia di Gelli dopo il 1974.

Ricordiamo infine che nella busta “Riservata personale” che Gelli conservava a Castiglion Fibocchi era custodita la copia di un anonimo, per la quale ci fu richiesta di informativa su Gelli inviata alla questura di Arezzo nel marzo del 1975 dal giudice Violante che indagava sulla eversione di destra. Nell’anonimo leggiamo tra l’altro: “Il Gelli sembra inoltre collegato al gruppo Sogno e ad altri ambienti che fanno capo all’ex procuratore Spagnuolo oltre che ad ambienti finanziari internazionali”.

Un’ultima notazione sul delitto del giudice Occorsio, il quale avrebbe iniziato ad investigare sui possibili collegamenti tra l’Anonima sequestri ed ambienti massonici ed ambienti dell’eversione neo-fascista. Tale almeno fu la confidenza che Occorsio fece ad un giornalista il giorno prima di essere ucciso.

 

Le tendenze attuali

Nel panorama attuale, l’arcipelago dell’estrema destra si presenta vasto ed eterogeneo come non si verificava dagli inizi degli anni ’90 e, come allora, con una varietà di posizioni all’apparenza contrastanti.

Queste divisioni, più rivalità per il comando che diatribe di natura ideologica, sottendono però una certa volontà di ricomposizione dell’area neo-fascista sotto un’unica bandiera nera.

L’attuale parola d’ordine è quella dell’unità dell’area “nazional-popolare”, emersa da un’assemblea tenutasi ad Ostia il 9 e 10 novembre 2002, in cui si è tentato di lanciare questo processo ricompositivo tra le diverse fazioni alla destra di Alleanza Nazionale.

In realtà questo tentativo risponde più alle esigenze di sopravvivenza delle piccole formazioni, schiacciate dall’intraprendenza dell’unico gruppo che sembra avere una certa influenza sia sulle giovani potenziali reclute che sui settori della destra istituzionale: Forza Nuova.

Questa formazione politica è nata nel 1997 a Londra grazie all’azione ed ai finanziamenti (ne parleremo in seguito) di due elementi ben noti del neo-fascismo italiano ed internazionale: Massimo Morsello (ex-N.A.R.) e Roberto Fiore (ex-Terza Posizione).

Forza Nuova è un vero e proprio partito, collegato a livello internazionale con  movimenti neo-fascisti in diversi paesi: l’Inghilterra (dove c’è la centrale di Terza Posizione Internazionale), la Spagna (con i falangisti), l’Austria (con gli Haideriani), la Germania (con l’NPD) e la Francia (con il Front National di Le Pen). Fonte d’ispirazione di questa formazione, oltre all’ideologia fascista, all’anticomunismo e alla xenofobia, è il tradizionalismo cattolico (nel programma politico è prevista, tra l’altro, la richiesta di ripristino del Concordato del ’29 e l’abolizione dell’aborto).

L’egemonia che Forza Nuova esercita nel panorama dell’estrema destra italiana (unica formazione, insieme a Fiamma Tricolore ad avere un’estensione realmente nazionale), si deve principalmente alla sua forte identità ideologica, alle capacità finanziarie ed al suo attivismo, che ne fa di fatto un polo d’attrazione anche per militanti di altri gruppi quali Fiamma Tricolore, Fronte Nazionale o Azione Giovani. Non a caso Forza Nuova non ha risposto all’appello all’unità lanciato nella citata assemblea di Ostia.

In questa sede è nato, invece, il Movimento Nazional-Popolare, come forma di coordinamento di quell’area che comprende  Fiamma Tricolore, Fronte Sociale Nazionale, Rinascita Nazionale ed il Polo delle destre sociali, la cui prima iniziativa pubblica è  stata un corteo il 30 novembre a Bologna, a cui Forza Nuova non ha preso parte.

Questi gruppi sono radicati solo in alcune città, ma le palestre del “laboratorio” della destra neo-fascista continuano ad essere, come in passato, Milano, Padova e Roma.

La capitale rimane comunque il punto dove si concentrano le sigle più significative. E’ il caso anche del movimento Fascismo e Libertà (presente anche in Lombardia e Sicilia) o della nuova versione di Base Autonoma, di cui avremo modo di parlare meglio in seguito.

Negli ultimi anni, alle sezioni di Azione Giovani, si è affiancata, inoltre, Gioventù Europea , un’associazione nata nell’intento di avvicinare i giovani alla politica con la parola d’ordine della riscoperta delle radici culturali italiane ed europee e nelle cui assemblee (ma anche in manifesti o volantini) si promuovono campagne a sostegno della bandiera tricolore o dei militari italiani all’estero. Seppur con una certa autonomia, si tratta sostanzialmente di un’emanazione della sezione giovanile del partito di A. N., sorta per contrastare l’evidente emorragia di giovani militanti attratti da gruppi più radicali e all’apparenza meno “compromessi” col potere istituzionale.

Il mondo associativo dell’estrema destra è sempre stato assai ricco e variegato e, di recente, sembra aver ripreso il suo attivismo.

A Roma riveste un certo rilievo la Raido, organismo che s’ispira fortemente al pensiero di Evola.

La Raido non fa riferimento ad una frangia specifica dell’estrema destra, ma è collegata a diverse aree e si occupa principalmente della formazione ideologica dei militanti, attraverso pubblicazioni, conferenze, presentazione di libri, incontri e dibattiti. Nello stesso settore si muove anche l’associazione Lepanto, esistente da vent’anni e molto attiva nell’ambito dell’integralismo cattolico (la Militia Christi, per intenderci).

In questo panorama va menzionata inoltre la Destra Nazionale (sigla già esistente nel 1972 come corrente fascista filo-monarchica interna al M.S.I.), formazione in forte contrasto con Forza Nuova, capeggiata da un’ex appartenente ai servizi segreti della NATO.

Anche la Destra Nazionale non  ha aderito all’assemblea di costituzione dell’area nazional-popolare, ma i suoi leader dichiarano di  lavorare per un confronto tra le diverse formazioni fasciste romane e, in effetti, in Sicilia alle amministrative 2003 hanno promosso un’alleanza elettorale con Fiamma Tricolore ed il Fronte Sociale Nazionale.

Sempre appartenente all’estrema destra, ma anch’essa in aperta critica con l’area di Fiore (tacciato di filo-americanismo per le sue posizioni anti-islamiche) ,c’è, inoltre, la Comunità Politica d’Avanguardia.

Da questo filone comincia, poi, quella zona grigia che va sotto il nome di  “sinistra nazionale”. Sotto questa categoria vanno sussunte tutte quelle formazioni che, in nome dell’antiamericanismo e di un antimperialismo di facciata, sono riuscite ad accreditarsi in ristretti ambiti del movimento della sinistra antagonista, attraverso l’utilizzo di ambigue parole d’ordine quali “socialismo nazionale”, “comunismo nazionalitario” e tutta la terminologia ereditata dalla corrente proveniente dalla Linea Comunitarista, corrente fuoriuscita da una scissione del Fronte (Sociale) Nazionale di Adriano Tilgher. Non a caso una delle riviste di punta, fautrice di questa tendenza (già tristemente familiare dai tempi della formazione Lotta di Popolo che si muoveva in maniera simile negli ambiti del movimento del post-’68) si chiama Rosso è Nero.

Seppur ancor attaccati alla propria tradizione fascista, si rifanno alla stessa corrente ideologica anche le riviste Orion e Sinergie Europee.

Il retroterra politico

 

A partire dai primi anni ‘90, sia a livello nazionale che internazionale, si apriva una nuova fase per l’estrema destra  e, in particolare, per quei settori che in modo ormai esplicito facevano riferimento al passato nazista, un passato mai passato secondo la deformazione hitleriana del mito dell’eterno ritorno e che ora - con la cosiddetta “fine del comunismo” - simbolicamente rappresentata dalla caduta del Muro di Berlino - poteva tornare alla luce del sole.

Due circostanze significative testimoniano il passaggio dell’Italia attraverso la suddetta fase: la ricomparsa sulla scena nazionale di alcuni personaggi chiave della strategia della tensione, come Franco Freda e Stefano Delle Chiaie, capi storici rispettivamente di Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale (il primo assolto, in maniera sospetta, dalla strage di Piazza Fontana e il secondo, a suo tempo incriminato per trame eversive, rientrato dall’America Latina) e, in secondo luogo, l’affacciarsi sul panorama musicale italiano, seppur tardivamente rispetto al resto d’Europa, del movimento politico-musicale bonehead, per intendersi quelli che la stampa definirà impropriamente naziskin.

A seguito di ciò vengono formandosi in tutta Italia gruppi e gruppetti all’ombra del Movimento Sociale Italiano, composti sia da militanti più o meno vecchi dell’estrema destra extraparlamentare - spesso reduci da esperienze degli anni ‘80, quali i N.A.R. o Terza Posizione - sia dalle nuove leve, provenienti o dalle organizzazioni giovanili missine (F.d.G. e F.U.A.N.) oppure cresciute tra le curve-ultrà e  a suon di musica OI!.

In questa galassia, nasce nel ‘91 Base Autonoma, network nazionale, che raccoglie numerose formazioni tra  le quali:

- Movimento Politico (già Occidentale) di Roma, di Maurizio Boccacci (ex-Avanguardia Nazionale) fondato nel 1984;

- Veneto Fronte Skinhead a Padova e Vicenza, fondato nel 1985 da Piero Puschiavo;

- Azione Skinhead a Milano, capeggiati da Duilio Canu.

Queste le sigle più importanti, ma numerose sono le formazioni minori tra le quali, a Milano, quella di Forza Nuova, il cui nome sarà ereditato in seguito  (a partire dal ‘97) dall’attuale, omonimo raggruppamento.

Dietro le teste rasate e gli atteggiamenti da stadio di gran parte degli aderenti a Base Autonoma, ci sono anche teste pensanti.

Principale teorico di Base Autonoma  è un certo Sergio Gozzoli, della provincia di Pisa, ideatore della rivista L'Uomo Libero.

Nello stesso periodo viene fondato da Franco Freda un nuovo Fronte Nazionale (poi disciolto per legge) e da Stefano Delle Chiaie un’effimera Lega Nazionalpopolare; nonostante i toni critici  di entrambe le formazioni verso lo spontaneismo “naziskin” (non ancora veri soldati politici), le simpatie sono reciproche e i contatti non mancano; assoluta e generalizzata è ovviamente la sintonia in materia d’immigrazione, ovvero nell’avversione e nella lotta al “meticciato”.

Nei primi anni ‘90, altre formazioni d’estrema destra attive sono Meridiano Zero di Rainaldo Graziani (figlio di Clemente Graziani, ex-gerarca di Salò ed ex-Ordine Nuovo); la Comunità Politica Nazionale di Avanguardia, con la testata Avanguardia “Evoliana” fondata nel 1982 da Leonardo Fonte, su posizioni filo-islamiche; il Movimento Politico Antagonista, su posizioni “nazional-bolsceviche”, avente come riferimento le riviste Orion (Milano) e Aurora (Ferrara).

Nel ‘93 il ministero dell'Interno, in seguito ad una serie di aggressioni e attentati, dichiara (formalmente) fuorilegge Base Autonoma, ne chiude alcune sedi e incrimina diversi esponenti con l’accusa di “tentativo di ricostituzione del partito fascista”, “istigazione all'odio razziale”, etc.

Meridiano Zero invece, riesce a prevenire le prevedibili misure repressive, proclamando lo scioglimento dell’organizzazione.

In realtà l’attività delle formazioni neo-naziste continua, grazie all'ospitalità nelle sezioni del M.S.I., del Fronte della Gioventù, della CISNAL (oggi UGL), che viene ricambiata con aiuti, forniti in svariate occasioni, sottoforma di robusti servizi d’ordine per le manifestazioni missine, specie nel periodo in cui Pino Rauti  è segretario del M.S.I.

Tale connivenza viene mantenuta anche da Alleanza Nazionale, almeno fino allo “storico” congresso di Fiuggi (1995), congresso in cui Fini dichiara l’abbandono del passato missino (ma non il simbolo della Fiamma mussoliniana, soltanto oggi messo in discussione) in favore di una linea formalmente “democratica” di centro-destra.

Dopo Fiuggi, la destra nazi-fascista è attratta dalla nascita del Movimento Sociale - Fiamma Tricolore di Pino Rauti, ex-repubblichino, ex-Ordine Nuovo, ex-M.S.I.; ma dopo pochi anni, l’incapacità di seguire una linea politica coerente tra l’opposizione “dura e pura” ed il compromesso politico con il centro-destra, determina per Fiamma Tricolore la perdita progressiva di settori consistenti, a partire da intere sezioni della Gioventù Nazionale (come succede ad esempio a Padova), giungendo all’attuale grave crisi che, dopo la scissione del Movimento Sociale Europeo (del sindaco di Chieti Cucullo), vede oggi il partito di Rauti impegnato in un processo di riunificazione col Fronte Nazionale (movimento fondato nel ‘97 da un ex-dirigente di Avanguardia Nazionale, Adriano Tilgher, dopo la sua espulsione dallo stesso Movimento Sociale - Fiamma Tricolore).

A prendere il posto di Fiamma Tricolore, oltre al citato Fronte Nazionale, che al centro-sud ha avuto per qualche tempo una buona consistenza (anche elettorale), c’è Forza Nuova, mentre continuano il loro percorso indipendente i “filo-islamici” di Comunità Politica d’Avanguardia e sopravvive anche Fascismo e Libertà, piccolo movimento fondato da Giorgio Pisanò ed altri nostalgici della Repubblica Sociale Italiana, a suo tempo fuoriusciti dal Movimento Sociale Italiano.

La nascita di Forza Nuova permette in primo luogo la ricostituzione di quella che era stata, un tempo, Base Autonoma, ma con caratteristiche meno “movimentiste” e più “partitiche”; fin dalla sua nascita, infatti, ritroviamo al suo interno gli stessi personaggi e gli stessi gruppi che facevano riferimento, all’epoca, alla prima Base Autonoma, tra cui, anche, parte del Veneto Fronte Skinhead.

A questi gruppi si aggregano, inoltre, gli aderenti vicentini di Alternativa d’Azione e spezzoni, più o meno organizzati, di Fiamma Tricolore.

Forza Nuova si caratterizza subito per la sua abilità nel tessere rapporti con nuovi interlocutori politici e, allo stesso tempo, per la sua capacità nel raccogliere adesioni nei settori più disparati della destra: dal rampollo borghese di Azione Giovani ai “brutti ceffi” delle tifoserie con le svastiche, dalla “teste rasate” ai professori universitari, dagli integralisti cattolici ai fan del dio Thor, dalle “guardie padane” ai disoccupati napoletani (all’interno dei quali ha formato il proprio gruppo Forza Lavoro Disponibile).

MOVIMENTO SOCIALE - FIAMMA TRICOLORE

Dopo la frattura di Fiuggi e la nascita di Alleanza Nazionale, Pino Rauti - già combattente della Repubblica Sociale Italiana, fondatore di Ordine Nuovo negli anni ‘60 ed uno dei massimi dirigenti e segretario del Movimento Sociale Italiano - lascia il partito per continuare l’esperienza neo-fascista su di un altro percorso in grado di raccogliere tutto quello che di vivo era rimasto negli ambienti dell’estrema destra. “Non stiamo fondando niente di nuovo, vogliamo solo riaffermare la continuità della nostra storia - afferma Rauti. Sono gli altri quelli di Alleanza Nazionale ad aver operato una scissione, un tradimento, riconoscendo l’antifascismo e sciogliendo il vecchio partito”.

Il Movimento Sociale - Fiamma Tricolore si presenta nel 1995 come partito contenitore di tutto l’ambiente neo-fascista italiano, dai gruppi di più recente formazione, come quelli che ruotavano intorno al Movimento Politico, ai piùdatati, come nel caso degli ex di Avanguardia Nazionale riuniti intorno ad Adriano Tilgher e Stefano Delle Chiaie. Tra gli obiettivi prioritari del suo programma il Movimento Sociale - Fiamma Tricolore indica “la battaglia contro i poteri occulti e mondialisti”, la difesa della famiglia e la lotta all’aborto, ma soprattutto “l’opposizione totale” all’immigrazione.

Ma il tentativo di pescare nel contraddittorio patrimonio “anticapitalistico” di stampo fascista, recuperando lungo la strada i consensi dei delusi di quella che Rauti definisce la “berlusconizzazione” di Alleanza Nazionale, non paga. Tra il 1995 e il 2000 il partito di Rauti riesce a raccogliere soltanto tra l’1 ed il 2% dei voti anche se a livello locale alcuni accordi tra Movimento Sociale - Fiamma Tricolore e la Casa delle Libertà saranno determinanti per l’elezione di alcuni amministratori (sindaci, presidenti delle regioni e province).

Ma la formula Rauti manda in pezzi il partito, sancendo una serie di divisioni e fratture. I primi ad  uscire sono Giorgio Pisanò e i vecchi camerati di Fascismo e Libertà. Arriva quindi il commissariamento del settore giovanile del partito, riunito intorno alla pubblicazione Foglio di Lotta che contribuirà, dopo il 1997, alla nascita di Forza Nuova. Anche Modesto Della Rosa, l’unico deputato che aveva seguito Rauti dopo la scissione, lascerà il Movimento Sociale - Fiamma Tricolore. Sarà poi la volta di Adriano Tilgher nel 1997 che, in seguito all’espulsione dal partito, darà vita al Fronte Nazionale. Poche settimane prima si erano riuniti a Roma quasi 200 dirigenti missini per protestare contro l’allora attuale presidenza. La risposta di Rauti fu una serie di provvedimenti di espulsione.

“Provengono dalla cultura della destra extraparlamentare, incapace di integrarsi davvero nella vita di un partito, per questo non potevano restare più nella Fiamma” commentò Rauti. Tra il 1999 e il 2000 se ne vanno anche il Sindaco di Chieti Cucullo, un importante dirigente nazionale Cospito e l’europarlamentare Bigliardo fondatore del Movimento Sociale Europeo, che per quanto ne sappiamo si è già sciolto. Attualmente Fiamma Tricolore vive un periodo di grande crisi. Le sue componenti giovanili sono state assorbite da gruppi più radicali quali Forza Nuova o Base Autonoma e, per non scomparire, sta tentando di dar vita al Movimento Nazional-Popolare. Luca Romagnoli, recentemente, è stato eletto nuovo segretario, Rauti rimane come presidente “garante della linea politica” e, in termini di sopravvivenza elettorale, è stata varata l’alleanza “funzionale” con la Casa delle Libertà nel rispetto dell’identità politica e storica del partito.

DESTRA NAZIONALE

“Prepariamoci a batterci al fianco degli USA in quella che, probabilmente, o meglio sicuramente, sarà la Terza Guerra Mondiale. La civilizzazione contro la barbarie: come le antiche legioni romane che fecero un deserto e lo chiamarono pace. E’ il solo mezzo di cui disponiamo per salvare la nostra cultura, la nostra libertà, le nostre famiglie”.

Dopo gli attentati dell’11 settembre, quest’appello, presente sul sito del partito della Destra Nazionale, scompare.

“Nei prossimi mesi, l’Italia potrebbe essere colpita da attacchi d’una violenza inimmaginabile da parte dei paesi islamici del bacino mediterraneo. La nostra nazione potrebbe essere distrutta, prima che le forze alleate possano intervenire in aiuto alle Forze armate presenti sul nostro territorio. Un milione e mezzo di islamici sono già presenti sul nostro suolo. Quanti di loro ci attaccheranno? Le Forze armate e la Polizia saranno sufficienti a proteggerci? NO. La nostra difesa, deve venire da noi stessi con i Reparti di Protezione Nazionale. In caso di grave pericolo, saranno un valido supporto alle Forze armate. Vieni a combattere con noi, diventa una Camicia Grigia!”

Quest’organizzazione dispone d’un regolare statuto. “I Reparti di Protezione Nazionale si pongono come un’organizzazione volontaria di liberi cittadini che con il loro impegno vogliono esaltare i valori mai estinti che, da sempre, sono presenti nel cuore d’ogni italiano: Dio, Famiglia, Patria”.

Nonostante questa “libera associazione di cittadini” disponga di proprie uniformi militari, viene specificato nel suo regolamento che “I Reparti di Protezione Nazionale escludono l’uso delle armi e della violenza così come tutti gli altri comportamenti riconducibili a delle organizzazioni militari o paramilitari...”.

Questa dichiarazione d’intenti, all’apparenza angelica, non impedisce tuttavia al gruppo di inserire sul proprio sito, in bella evidenza, un link che rimanda alla pagina web di un vero e proprio supermercato militare con sede negli Stati Uniti. Qui, di fianco al banner pubblicitario della “Smith & Wesson” si possono fare comodamente compere tramite cardita di credito.

Gli USA esercitano sicuramente un fascino particolare sui dirigenti di Destra Nazionale che hanno persino ripreso, con qualche piccola modifica, il logo ufficiale della CIA per farne il simbolo del loro partito, proprio come un marchio di fabbrica. Non a caso il leader della Destra Nazionale altri non è che Gaetano Saya, un personaggio che ha fatto carriera nella rete occulta della NATO, “Gladio/Stay behind”.

Gaetano Saya, messinese, viene cresciuto dal nonno Matteo Francesco, all’epoca membro del Regio Esercito e aderente alla marcia su Roma,  che lo educa all’amore per la “Patria e per il Duce”.

Fin da giovanissimo, Saya simpatizza per il Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale e nel 1970, appena quattordicenne, partecipa alle famose “giornate di Reggio Calabria” (la rivolta per il capoluogo aizzate dai fascisti). Nel 1974, a soli diciott’anni, si arruola nel Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza e, dopo l’addestramento e una breve permanenza, viene ingaggiato dai Servizi Segreti della NATO come esperto in ISPEG, controspionaggio e antiterrorismo, da cui si congeda “ufficialmente” solo nel 1997.

Viene cooptato nella rete Gladio nel 1975 dal famigerato Generale Giuseppe Santovito, allora capo del SISMI e membro della P2, e, in seguito, iniziato in una Loggia Massonica riservata.

Da Apprendista di primo grado diviene, in breve, Maestro Venerabile della Loggia“Divulgazione 1”.

“Divulgazione 1”, loggia massonica ancor più segreta della P2, aveva una dimensione internazionale ed era parte integrante dei dispositivi sotterranei della NATO.

Nel Novembre 1997, viene citato come principale teste d’accusa della Procura della Repubblica di Palermo, nel processo contro Giulio Andreotti accusato dallo stesso Saya di essere il mandante dell’omicidio del Generale dei Carabinieri Carlo Alberto dalla Chiesa (anche lui membro della P2) nel 1982.

E’ in questa occasione che Saya dichiara pubblicamente, davanti ai giudici, di essere un vecchio agente segreto dell’Alleanza Atlantica e di aver mantenuto rapporti stretti con ambienti massonici americani e con Licio Gelli. A testimonianza di ciò esibisce la sua corrispondenza amichevole, proseguita fino agli inizi degli anni ’90, col Maestro Venerabile della P2.

Riguardo alle accuse mosse ad Andreotti, Saya afferma di aver ricevuto questa informazione direttamente dal generale Santovito “il 16 giugno 1982”, se ne ricordava perfettamente poiché lo stesso giorno a Palermo “aveva avuto luogo un regolamento di conti”, un clan mafioso aveva assassinato Alfio Ferlito, capo d’un clan rivale, crivellandolo di colpi durante il suo trasferimento da una prigione ad un’altra.

Congedatosi dai Servizi, e messosi in “sonno” Massonico, Saya è uno dei protagonisti della contestazione alla “svolta di Fiuggi”, 27 gennaio 1995, ed, insieme ad un gruppo di fedelissimi, decide di ridar vita al movimento politico fascista-monarchico della Destra Nazionale, già voluto da Almirante e poi soppresso.

Per Saya, il cambiamento di nome in Alleanza Nazionale, è stato un tradimento. “Fini ha venduto la bandiera del social-fascismo e del corporativismo per diventare una corrente, e neanche la più radicale, di Berlusconi”.

A partire da quella data, Saya riunisce attorno a sè un piccolo drappello di guardiani del tempio mussoliniano che si proclamano i soli leggittimi eredi del fascismo“degli ideali che il mondo intero ci ha invidiato: la Storia ci darà ragione”.

Il movimento della Destra Nazionale si strutturerà in partito il 12 luglio 2000 presentandosi, con scarsi risultati, alle elezioni amministrative del 2003, in lista congiunta con il Fronte Sociale Nazionale.

FORZA NUOVA

Forza Nuova, vecchi fascisti…

Nel maggio 1993 quasi tutte le formazioni neonaziste italiane (Movimento Politico, Meridiano Zero, Azione Skinhead e tutti i gruppi che componevano la prima Base Autonoma) vengono sciolte o si sciolgono spontaneamente e le centinaia di militanti che gravitano attorno a quell’area vanno ad ingrossare le fila del Movimento Sociale Italiano, poi Movimento Sociale - Fiamma Tricolore. E’ qui che inizia l’incubazione di Forza Nuova intorno alla rivista Foglio di Lotta, finanziato dal latitante a Londra Roberto Fiore.

Nel 1997 il leader del Movimento Sociale - Fiamma Tricolore, Pino Rauti, vieta la diffusione della rivista, intimorito dal consenso che questa incominciava a riscuotere, specialmente tra i più giovani. I militanti di Foglio di Lotta decidono allora l’uscita dal partito per dar vita ad una nuova creatura politica, Forza Nuova.

Forza Nuova nasce a Londra il 27 settembre 1997, e già nella data, giorno di Sant’Arcangelo Michele, fa riferimento diretto alla Guardia di Ferro, il movimento cattolico integralista, ultranazionalista e antisemita rumeno. Le attività di Forza Nuova saranno, durante i primi mesi, dirette da Londra, città in cui risiedono i due leader del partito, Roberto Fiore e Massimo Morsello. Sia Fiore che Morsello sono figure della destra neofascista anni ‘70. Fiore era uno dei capi di Terza Posizione mentre Morsello, in gioventù cantautore missino nei Campi Hobbit, proviene dai Nuclei Armati Rivoluzionari (N.A.R.) di Alibrandi e Fioravanti.

Fuggiti a Londra nel 1980 dopo la strage alla stazione di Bologna, inseguiti da mandati di cattura della magistratura italiana, i due hanno costruito un piccolo impero economico che ha offerto la base materiale per la creazione in Italia di Forza Nuova. Il giro d’affari delle società controllate da Fiore e Morsello si aggira intorno ai trenta miliardi l’anno. Al centro di questo piccolo impero economico l’agenzia di viaggi e società di servizi Meeting Point. In Italia esiste una rete di agenzie turistiche collegate a questo circuito imprenditoriale: la Easy London, che offre pacchetti casa-lavoro-studio a Londra.

Fiore e Morsello devono aspettare il 1999 per poter tornare in Italia, il primo dopo la caduta in prescrizione dei reati di cui è accusato, il secondo per motivi di salute (Morsello morirà, infatti, di tumore nel 2001).

A dare il benvenuto a Morsello, al suo rientro in Italia, vi è un comitato d’accoglienza composto da svariati deputati di Alleanza Nazionale come l’attuale presidente della Regione Lazio Francesco Storace, Alberto Simeone, oltre al parlamentare europeo di Forza Italia Ernesto Caccavale e all'ex sottosegretario alla giustizia Carlo Taormina.

Il programma di Forza Nuova è articolato in otto punti centrali, che mostrano la volontà di recuperare, un po’ in tutte le direzioni, il radicalismo di destra. Si va dalla richiesta di abrogazione della legge sull’aborto a proposte in favore di una legislazione che metta al centro la valorizzazione della famiglia e la crescita demografica. Si arriva a chiedere il ripristino del concordato tra Stato e Chiesa stipulato durante il fascismo.

Si propone, inoltre, la messa al bando della massoneria e di tutte “le sette segrete”; il blocco dell’immigrazione e un “rimpatrio umano” per gli immigrati, l’abolizione dell'usura e la formazione delle corporazioni dei lavoratori. Infine, Forza Nuova richiede l’abrogazione delle “leggi liberticide” Scelba e Mancino.

Nella propaganda ricorrono spesso parole d'ordine come “contro ogni droga”, nonché campagne in difesa dei prodotti made in Italy, intitolate “compra italiano”.

Oltre a ciò, numerosi sono i riferimenti al patrimonio caro a Terza Posizione, cioè a quella che fu la scuola quadri degli attuali capi di Forza Nuova, ad esempio, nell’esaltazione dello “stile legionario”, l’idea di un combattente politico sempre pronto e costantemente in azione.

Forza Nuova si presenta come partito (beneficiando in questo modo dei fondi pubblici), anche se, fin dall’inizio, aggrega attorno a sé elementi fuoriusciti dai più disparati movimenti: dal Movimento Sociale - Fiamma Tricolore ai sopravvissuti dell'esperienza politica di Base Autonoma dei primi anni ‘90. L’ultras calcistico padovano Paolo Cartossidis, l’ex leader di Azione Skinhead Duilio Canu, quello di Movimento Politico Maurizio Boccacci, sono solo alcuni dei personaggi che in questi anni sono stati veri e propri quadri all'interno di Forza Nuova.

I militanti vengono reclutati allo stadio tra le fila degli Ultras, negli ambienti dell’integralismo cattolico a destra di Comunione e Liberazione, tra i giovani delle altre formazioni di destra ormai in via d’estinzione (Movimento Sociale - Fiamma Tricolore, Fronte Sociale Nazionale di Adriano Tilgher ed il recentemente disciolto Fronte Nazionale di Franco Freda).

Nell’aprile 1999, Caratossidis, studente di Scienze Politiche, spiega la strategia movimentista di Forza Nuova in un’intervista a Repubblica: “Lo stadio, le discoteche, le birrerie e anche i centri sociali sono un bacino da sfruttare per la ricerca di voti e consensi…Se si fa propaganda con i volantini, mille distribuiti tra gli spalti hanno più valore che davanti a un supermercato. Con pochi soldi, uno striscione allo stadio ha una visibilità nazionale”.

Eppure, la xenofobia, l’omofobia, le continue rivendicazioni di discendenza diretta dal fascismo, non fanno di Forza Nuova un partito isolato. A livello locale numerosissime sono le collaborazioni intorno a tematiche specifiche (ad esempio raccolte firme contro l'immigrazione), ad iniziative di quartiere (spesso organizzate fianco a fianco ad Azione Giovani), così come gli accordi elettorali con il Polo delle Libertà (a Bologna, Padova, Milano..., Fiore stesso, invitato al congresso di Comunione e Liberazione, annunciò l’appoggio di Forza Nuova a Berlusconi per sconfiggere i “comunisti” alle elezioni).

Nel 2002, inoltre, viene saldato e consolidato il rapporto con la Lega Nord, in particolare con i suoi esponenti più radicali, costituendo un fronte comune nella lotta contro gli immigrati. Borghezio, ad esempio, è stato più volte invitato ad intervenire al termine di manifestazioni di Forza Nuova (anche a Roma il 2 novembre), mostrandosi perfettamente a suo agio di fronte a una selva di braccia tese.

Persino in occasione delle recenti polemiche medianiche che hanno visto Forza Nuova protagonista in seguito all’aggressione, in diretta TV, a Verona del presidente dell’Unione Islamici Italiani, Abdel Smith, che ha portato ai domiciliari 21 militanti dell’organizzazione (tra cui i dirigenti veneti), esponenti di Alleanza Nazionale e della Lega non hanno esitato ad esprimere solidarietà nei confronti degli arrestati; il solito Borghezio è andato a trovarli in carcere e il Sindaco di Treviso Gentilini (Lega Nord) ha auspicato proficue collaborazioni in vista delle elezioni.

In questi ultimi anni, a Roma, Forza Nuova è stato, senza dubbio, il gruppo più attivo a livello cittadino (senza contare i gruppetti di quartiere); il gruppo possiede persino un negozio, l’Emporio Italico con sede in via Luigi Ungarelli, nella zona della Batteria Nomentana. Ogni estate i forzanovisti riesumano la loro opposizione al Gay Pride, affiggendo manifesti omofobi e organizzando contromanifestazioni. In particolare nel 2000, quando Roma ospitò il World Gay Pride, Forza Nuova convocò una grossa mobilitazione, portando in piazza 600 neofascisti, che sarebbe dovuta culminare, il giorno del corteo del World Pride, in una contromanifestazione annunciata con minacce e paventati scontri. Ma la morte, qualche giorno prima, della giovane figlia di Morsello, e il lutto di tutto il partito, portano all’annullamento della provocatoria manifestazione (forse anche in previsione delle scarse probabilità di riuscire a sostenere quanto annunciato).

Agli appuntamenti fissi di Forza Nuova (28 ottobre, commemorazione della marcia su Roma, con visita alle tombe dei fascisti al Verano e 25 aprile, Festa della Liberazione, sempre al Verano per quello che loro considerano lutto nazionale) si sono aggiunti, quest’ultimo anno, banchetti, volantinaggi e raccolta firme in pieno centro (via del Corso) con cadenze quasi settimanali, oltre alla manifestazione a piazza Venezia svoltasi il 2 novembre 2002, con comizio finale dell'onorevole Borghezio della Lega Nord.

Del gruppo romano è anche Andrea Insabato, che nel dicembre 2000 rimase ferito nell’esplosione dell’ordigno che lui stesso aveva collocato davanti alla redazione del Manifesto. Insabato, fino ad allora “cassiere” di Forza Nuova, e anello di congiunzione con il movimento ultracattolico Militia Christi, viene, in seguito a questo episodio, declassato nelle conferenze stampa al rango di semplice simpatizzante del movimento, seppure “amico di sempre” di Fiore e Morsello. D’altronde, il primo a far visita a Insabato in ospedale è proprio un militante di Forza Nuova del quartiere di Primavalle, Giuliano Castellino (attuale capo di Base Autonoma). Per completare l’elenco possiamo infine menzionare Francesco Bianco, ex responsabile a Roma di Forza Nuova, nonché ex-N.A.R. protagonista di rapine e azioni insieme ai fratelli Fioravanti, Alibrandi e Anselmi. Bianco, pur rimanendo un personaggio minore della galassia N.A.R., è stato arrestato e condannato ad alcuni anni di galera per banda armata.

Easy London... cosa c’è dietro a Forza Nuova?

Da quasi quattro decenni la Gran Bretagna, in particolare Londra, è diventata il luogo in cui ex-terroristi neri e neo-fascisti, provenienti da ogni parte del mondo, possono trovare indisturbati rifugio dopo aver commesso le peggiori infamie.

Molti sono gli esempi, dal dopo guerra a oggi, cui si potrebbe far ricorso: dalla lunga latitanza in terra inglese di James Earl Ray, l’assassino di Martin Luter King, all’accoglienza che l’estrema destra locale offrì per diverso tempo a George Parisey, terrorista algerino, arrestato successivamente (grazie al lavoro di svariati militanti antifascisti) in compagnia di un comandante dell’Oswald Mosley’s Union Movement, vecchio gruppo ultra conservatore britannico.

I legami tra la destra internazionale e la Gran Bretagna sono, come ribadito, molto saldi; ma la connessione con l’Italia è sicuramente la più forte; sono italiani, infatti, i referenti dell’organizzazione meglio conosciuta come International Third Position ed è ancora grazie al contributo di italiani che la destra nazionale è riuscita a costruire, con l’appoggio di varie strutture locali, un enorme apparato finanziario capace di sostenere economicamente (in maniera più o meno nascosta) molte organizzazioni neo-fasciste in Europa ma, ovviamente, concentrando i maggiori sforzi e le maggiori sovvenzioni all’ Italia, dove il referente politico-militante si chiama Forza Nuova.

Se a qualcuno non fosse ancora chiaro i nostri manager in camicia nera rispondono ai nomi di Roberto Fiore - segretario di Forza Nuova- e Massimo Morsello (ora deceduto).

Cerchiamo ora di ricostruire la storia che ha portato due fascisti tout court dalla semplice latitanza alla costituzione di quel macro-apparato finanziario che trova la sua direzione nella società Meeting Point.

Quando Roberto Fiore e Massimo Morsello fuggirono dall’Italia, dopo la strage alla stazione di Bologna del 1980, erano i leaders riconosciuti dell’organizzazione d’estrema destra Terza Posizione.

Terza Posizione, organizzazione paramilitare, era sospettata fortemente di avere legami con la loggia massonica P2 di Licio Gelli, così come con gli ambienti dei servizi segreti e della malavita organizzata.

Dopo essere fuggiti in Libano, Fiore e Morsello riappaiono a Londra, all’inizio degli anni ‘80. Seguendo le relazioni pubblicate nell’agosto del 1998 su The Guardian, i due terroristi neri erano stati reclutati in Libano dai servizi segreti inglesi del Military Intelligence 6 (M16).

I due, sfruttando i consolidati agganci con il National Front (sciolto nel 1989) e con Nick Griffin (leader del British National Party, oltre che co-fondatore, con Fiore e Morsello di International Third Position) e, costruendo nuove alleanze, riescono nel 1986 ad inaugurare Meeting Point.

Meeting Point è una finanziaria che ha come maggior patrimonio una vastissima proprietà immobiliare (1300 appartamenti abitati esclusivamente da giovani, provenienti da tutta Europa, che per ragioni di lavoro o di studio o, semplicemente, per apprendere la lingua decidono di trascorrere un periodo in Inghilterra). La struttura che in Europa si occupa di reclutare giovani, inseriti poi a livello lavorativi tramite società di collocamento direttamente collegate a Meeting Point , si chiama Easy London (15 sedi in Italia).

Easy London propone a coloro che, ignari, vi si rivolgono un pacchetto pronto che offre viaggio, lavoro e alloggio ad un prezzo “interessante”.  Quello che, però, viene omesso dall’accattivante brochure è che i malcapitati, al loro arrivo in Gran Bretagna, saranno accolti nelle cucine del West End e che buona parte delle già magre paghe andrà ad ingrossare le casse di Fiore e soci. Inoltre, le confortevoli camere, illustrate nei depliants, non esistono, ma al loro posto ci sono micro-alloggi super affollati, con letti nei corridoi e bagni in comune per 15 persone, il tutto gestito (in clima militaresco) da decine di nazi-skin non solo italiani; è, infatti, del quotidiano “Mail” del 20/9/99 la notizia che Fiore avrebbe fatto arrivare dalla Polonia un “esercito” di boneheads per meglio gestire i quasi seimila giovani europei che annualmente entrano in contatto con la società. Molti sono i racconti (alcuni di esperienze dirette) che parlano di pestaggi notturni ad affittuari in ritardo o semplicemente non in linea con la gestione.

Ma le grosse rendite per la Meeting Point non si esauriscono nella percentuale sottratta agli stipendi e dalla riscossione degli affitti molto alti, nonostante il mercato immobiliare londinese sia già caro di per sé; infatti, tra le molteplici attività della holding troviamo una catena di ristoranti, negozi alimentari di prodotti italiani, una casa discografica e alcune scuole di lingua, come quella di Westminster Bridge Road dove, secondo la magistratura italiana, si tengono periodicamente congressi di organizzazioni fasciste di tutta Europa e il cui contratto d’affitto era intestato direttamente a nome di Morsello.

Tutto questo, dal reclutamento di nazisti all’enorme impero finanziario, potrebbe per certi versi sembrare fantascienza, ma non lo è, soprattutto se teniamo conto che non si è ancora parlato dei maggiori sostenitori della coppia Fiore Morsello ed è giunto il momento di farlo.

Si tratta di due organizzazioni ultra-cattoliche (come potevano mancare) che fin dagli inizi della latitanza hanno offerto ai due protezione e, soprattutto, denaro; stiamo parlando del St.George’s Educational Trust e St.Michael’s the Arcangel Trust.

La prima organizzazione menzionata, di cui Fiore è l’amministratore, è direttamente collegata alla St.George League, un piccolo quanto ricchissimo gruppo nazista in contatto con personaggi e fondi delle ex-SS; la seconda, ma non quanto a ricchezza, prende il nome dall’Arcangelo Michele santo patrono dei miliziani della guardia di ferro del leader fascista rumeno Corneliu Codreanu. Le due organizzazioni sono proprietarie di una fitta rete di charity shop (letteralmente “negozi della carità”), la cui principale funzione è quella di fornire la migliore copertura possibile a International Third Position contribuendo comunque, in maniera determinante, a riempirne le casse.

Lo scopo ufficiale delle charity (la cui fitta rete conta 8 negozi solo a Londra) è quello di promuovere la diffusione della religione cattolica in un paese a maggioranza protestante, anche se il Vaticano ha sempre negato il proprio appoggio a questo tipo di forme caritatevoli; nonostante ciò migliaia di cattolici inglesi, per lo più ignari riguardo la loro reale attività, continuano a frequentare le charity dove tra immagini di madonne, abiti usati e dischi possono trovare testi revisionisti e varie pubblicazioni fasciste. Se la presenza di tali libri non fosse abbastanza esplicita riguardo l’ispirazione politica da cui traggono origine queste organizzazioni, basta spingersi a visitare i rispettivi siti internet su cui è possibile acquistare poster di Hitler e Mussolini, libri di propaganda nazista, pubblicazioni antisemite e inneggianti alla superiorità della razza bianca.

Non c’è da stupirsi quindi se proprio la St.Michael’s Trust ha deciso di “donare” 21 milioni di lire per la costruzione di una chiesa, che dovrà sorgere nel nuovo villaggio fascista a nord della Spagna (progetto di Fiore del quale ci occuperemo in seguito) e se la somma restante proviene da un assegno staccato  dalla Barclays Bank e intestato a Meeting Point, il cui patrimonio economico, va ricordato, ammonta a più di 30 miliardi di lire.

Come ogni società che si rispetti anche Meeting Point necessita di reinvestire i propri utili (non potendo scaricare dalle tasse le sovvenzioni ai fascisti nostrani) e parte di questi Fiore ha deciso di impegnarli nella ricostruzione di un villaggio a circa 80 Km da Valencia, “Los Pedriches”; nel 1996, con la spesa iniziale di circa 40 milioni, Meeting Point acquista i primi quattro fabbricati all’interno del villaggio e da allora gruppi di fascisti di mezz’Europa hanno contribuito alla costruzione di alcune abitazioni, una cappella e un ostello per famiglie. In risposta alla valanga di critiche piovutagli addosso nell’ultimo periodo (da quando la frequentazione di elementi nazisti è nettamente aumentata), Fiore ha controbattuto che il loro è un semplice progetto turistico che gode, oltretutto, dell’avallo del ministero del turismo spagnolo che avrebbe offerto il proprio aiuto economico al progetto di rilancio del turismo in quel territorio.

Ovviamente le finalità di questa impresa sono ben altre; l’obiettivo è quello di creare un rifugio sicuro in cui ospitare fascisti in fuga da tutto il mondo, organizzare convegni e colonie estive; del resto, il villaggio viene reclamizzato come luogo in cui sperimentare l’esperienza di un “ordine nuovo” e dove i giovani europei verranno formati e rieducati in modo da non “parlare, muoversi, agire come dei negri”, e queste esternazioni da dove potevano provenire se non dai siti ufficiali delle già citate St.George e St.Michael Trust?

Dunque, i collegamenti internazionali di Forza Nuova si diramano attraverso il circuito dell’International Third Position in Germania, Polonia, Romania, Galles, Inghilterra e Stati Uniti;  nonostante ciò, alle elezioni europee del ‘99 i candidati di Forza Nuova - presentatisi con la Lista Cito - hanno ottenuto poche centinaia di voti.

Quanto trattato in queste pagine non è altro che una panoramica sommaria sull’impero finanziario che Meeting Point, e più in generale International Third Position, è riuscita a costruirsi attorno, con l’aiuto di una fitta quanto complicata rete di contatti stretti con le peggiori strutture della destra radicale e dell’ortodossia cattolica presenti in Europa; ricordiamoci che Forza Nuova è, in Italia, il braccio militante di questa struttura. Non siamo, dunque, di fronte a fenomeni già conosciuti, riconducibili semplicemente a gruppi di boneheads tenuti insieme da una sigla poiché, oltre a questi personaggi, non sono pochi, all’interno dell’organizzazione, i fautori dell’azione (pensiamo alle rapine di autofinanziamento) e, senza dubbio, a molti tra i potenti amici di Forza Nuova non dispiacerebbe assistere al ritorno dello spontaneismo armato caro a Fiore.

BASE AUTONOMA

Base Autonoma è tra le più recenti e attive formazioni dell’estrema destra romana; le sue prime apparizioni risalgono all’estate 2002.

In realtà il nome Base Autonoma fu già utilizzato negli anni ’90 per indicare un raggruppamento di realtà neo-fasciste presenti su tutto il territorio nazionale, tra cui il Movimento Politico di Roma capitanato da Maurizio Boccacci.

Boccacci è, infatti, anche il leader dell’attuale versione di Base Autonoma; il suo percorso politico inizia a metà degli anni ‘80, quando fonda, a Grottaferrata, il Movimento Politico Occidentale, poi Movimento Politico tout court (dopo la fusione con la Divisione Artistica del Fronte della Gioventù nel 1989).

Sono gli anni in cui avviene la trasformazione sociale di parte del mondo neofascista. Emerge anche in Italia il fenomeno erroneamente chiamato naziskin ed il formarsi di una sottocultura razzista ed estrema, in special modo nelle periferie delle grandi città e tra le curve degli stadi. La xenofobia, il rifiuto dell’immigrazione e l’antisemitismo, faranno da sfondo a questi gruppi che tenteranno, per accattivarsi consensi specialmente nei settori giovanili, anche la costruzione in Italia di un circuito nazi-rock.

A Roma il Movimento Politico riesce ad avere una certa risonanza, nel giro di pochi anni, grazie al clamore sollevato sui media da alcune sue azioni, emergendo come il settore meglio strutturato in questa nuova fase del neo-fascismo. Oltre agli incontri internazionali e al corteo nazionale del febbraio ‘92, conclusosi a Roma, a piazza Venezia, tra slogan e saluti fascisti, i militanti del gruppo si resero responsabili di una lunga serie di violenze, pestaggi e accoltellamenti ai danni di compagni e immigrati, nonché di svariate provocazioni culminate con l’affissione di decine di stelle di David gialle su negozi di commercianti ebrei.

Svolgendo un lavoro sotterraneo, il Movimento Politico sfruttava l’organizzazione di concerti e l’uso sistematico dello stadio come spazio di aggregazione giovanile. Lo stesso Boccacci sarebbe stato condannato per gli scontri e per l’aggressione, compiuta prima dell’incontro di calcio Brescia-Roma, nel ‘94 ai danni di un funzionario di polizia.

Attorno al Movimento Politico di Roma era, inoltre, nato un network nazionale, denominato già allora Base Autonoma, sciolto nel ‘93 in virtù del “Decreto Mancino” promulgato quello stesso anno per frenare il diffondersi di atti violenti e l’incitamento all’odio razziale; la cosa singolare in questa vicenda è che venne sciolto il network, ma non i gruppi e le associazioni che ne facevano parte!

Ecco un’intervista a Boccacci dal Manifesto del 1992 sulla strategia del gruppo: “Quantitativamente, a livello di militanti, il Movimento Politico a Roma avrà 400/500 persone, e in più, un insieme di simpatizzanti che lo sostengono. Una cinquantina sono skinhead, mentre in tutta Italia siamo nell’ordine di 4/5000 militanti suddivisi in varie realtà cittadine. Per esempio a Vicenza il Veneto Fronte Skinheads, a Milano Ideogramma ed Azione Skinhead ed altri gruppi in altre città. Abbiamo dato vita al Veneto Fronte Skinheads ed Azione Skinhead per contrastare l’equazione corrente di skin uguale teppista, ma entrambe sono associazioni culturali, mentre la linea politica è decisa dal Movimento Politico a Roma. Inoltre organizziamo concerti come mezzo di comunicazione verso l’esterno e per diffondere determinati prodotti musicali. I concerti sono anche un mezzo per finanziare le associazioni. Se sono razzista? Il valore che diamo a questa parola significa difesa della razza, della civiltà e delle tradizioni. Ne consegue un discorso sull’autodeterminazione dei popoli. E se per antisemita intendi antiebraico, si, sono antisemita. Dato che gli ebrei combattono per dominare sul mondo e sugli altri popoli, io sono antiebraico”.

Ma lo scioglimento del ‘93 non pone fine all’avventura politica di Boccacci e di altri quadri di Base Autonoma. Coinvolto in prima persona nelle aggressioni e nelle violenze che vedono protagonisti i militanti di Movimento Politico, la storia di Boccacci si può seguire sulle cronache dei giornali, che lo vedono alla guida di un centinaio di naziskin, il 16 aprile 1994, nell’assalto al centro sociale Break Out di Primavalle, successivamente arrestato negli scontri allo stadio di Brescia, il 20 novembre 1994, in seguito all’accoltellamento di un poliziotto e, infine, candidato sindaco nelle liste di Forza Nuova a Frascati.

Ma la nuova Base Autonoma non fa capo unicamente a Boccacci; l’altro leader riconosciuto è Giuliano Castellino, più volte presentatosi come il responsabile politico di tale formazione, e, anche lui, vecchia conoscenza del panorama neo-fascista romano. Frequentatore delle comitive fasciste di Primavalle nei primi anni novanta, elemento di raccordo tra coatti destrorsi, ultras di quartiere ed il Movimento Politico di Boccacci, lo ritroviamo in cima alla stele di Axum per protesta contro la restituzione dell’obelisco (da conservare in quanto “trofeo” fascista); è, successivamente, tra gli indagati per l’attentato al cinema Nuovo Olimpia di Roma del 25.11.99, dove fu ritrovato dell’esplosivo fuori dai locali durante la programmazione dell film sul nazista Heichmann (rivendicato, poi, da un misterioso Movimento Antisionista, insieme all’attentato al museo della Liberazione di via Tasso), infine anche lui nelle liste di Forza Nuova alle elezioni per il Comune di Roma. Attualmente sposato con la figlia del defunto leader di Forza Nuova, Morsello, continua a frequentare la tifoseria ultras romanista, anche se con poco seguito.

Sia Boccacci che Castellino ruotano attorno al centro convegni - libreria Laboratorio d’Idee, sito nel quartiere Ostiense, promotore di numerose iniziative e dibattiti che hanno visto la partecipazione anche di esponenti di Alleanza Nazionale.

La attuale Base Autonoma raccoglie in toto l’eredità del Movimento Politico, ponendosi in continuità con il discorso lasciato aperto nel ‘93. Le parole d’ordine sono “Patria, Socializzazione e Antagonismo”, un misto di fascismo socialisteggiante del primo periodo e di sottocultura xenofoba che li porta a descrivere una “millenaria civiltà italiana” minacciata dal mondialismo e dall’immigrazione, in cui l’ambigua sovrapposizione dei due concetti porta ad identificare nell’immigrato l’incarnazione della “dittatura mondialista” da combattere. L’immigrazione viene dipinta come il tentativo violento di cancellare le tradizioni nazionali, conseguenza di un preciso disegno di omologazione/annientamento delle culture, portato avanti da una confusa alleanza “americano-giudaico-massonico-comunista”. Questa lettura, in chiave cospiratoria, del fenomeno dell’immigrazione e, più in generale, della globalizzazione consente a Base Autonoma di portare avanti un discorso astrattamente antagonista e ribelle rispetto ai cosiddetti poteri forti (sostanzialmente l’America, ma anche il comunismo, colpevole di aver consegnato l’Italia agli Stati Uniti attraverso la Resistenza!) ed allo stesso tempo di propagandare il razzismo più becero individuando negli stranieri gli strumenti materiali di quel disegno.

 A ragione di ciò, la prima vera apparizione pubblica di Base Autonoma nelle piazze, anticipata dall’affissione di alcuni striscioni contro gli immigrati nell’estate del 2002,  si è verificata il 28 ottobre 2002, simbolica data degli 80 anni della marcia su Roma, quando Boccacci & co. hanno inteso  convocare una provocatoria sfilata a piazza Vittorio, cuore multi-etnico del quartiere Esquilino, per “liberare gli italiani prigionieri in territorio straniero” e per “riappropriarsi delle strade”, annunciata da un capillare imbrattamento dei muri di Roma con scritte e manifesti e, in seguito, da uno striscione (“28 ottobre-marciare per non marcire”) innalzato, durante il derby, dal gruppo ultras romanista Tradizione Distinzione alla vigilia dell’evento. Peraltro, proprio nel settore di Tradizione Distinzione sventolava, nelle settimane precedenti la sfilata, la bandiera di Base Autonoma, un tricolore con al centro il fascio littorio stilizzato. La manifestazione si è poi rivelata un fallimento per chi pensava che i consensi raccolti allo stadio si traducessero automaticamente in militanza politica, la qual dovrebbe indurre ad un più approfondito ragionamento rispetto al retroterra socio-culturale del complesso fenomeno - ultras.

A prescindere da ciò, il 28 ottobre militanti e simpatizzanti di Base Autonoma si ritrovano in 80 a presidiare un angolo di piazza Vittorio, circondati dalla polizia, mentre centinaia di militanti antifascisti insieme ai diversi comitati di immigrati gli impediscono qualsiasi tipo di agibilità di piazza.

Ancora, il 14 dicembre, una trentina di militanti di Base Autonoma manifestano per l’indulto sotto il carcere di Regina Coeli per dare un senso al termine “antagonismo” che tanto gli piace utilizzare; ancor meno di trenta i militanti che, successivamente, fanno irruzione in un McDonald’s per protestare contro la “globalizzazione americana”.

Nell’anniversario della “strage” di Acca Larentia, Castellino e Boccacci sfilano in testa ad un corteo di 300 neofascisti, corteo al quale Base Autonoma ha aderito ufficialmente, ma che vede la partecipazione di tutte le realtà neofasciste cittadine, da Forza Nuova a Fiamma Tricolore. Di recente una manifestazione di Base Autonoma a Genzano di Roma, con tanto di bastoni e di disposizione “militare” dei partecipanti (schierati a modi di falange romana), ha visto, tra gli altri, la partecipazione di un consigliere comunale di Alleanza Nazionale.

In una città in cui Forza Nuova da qualche anno ha inglobato tutte le peggiori pulsioni xenofobe e neofasciste, finendo praticamente per diventare l’unico movimento di estrema destra organizzato e numericamente concreto, che sottrae militanti a tutte le altre formazioni di estrema destra (fatta eccezione per alcune realtà territoriali già radicate da anni nei quartieri, o per alcune realtà studentesche), l’apparizione di Base Autonoma è importante in quanto si situa “alla destra” di Forza Nuova e non in contrapposizione a quest’ultima, ma proponendosi, di fatto, come suo “braccio armato”, da stadio e stradaiolo.

Sebbene Boccacci e Castellino ci tengano a tenere distinti i due movimenti (specificando però che non vi è concorrenza), non è casuale che la carriera politica dei dirigenti di Base Autonoma in questi ultimi anni si svolge internamente a Forza Nuova, che i manifesti delle due formazioni appaiono nelle stesse zone e con gli stessi formati; infine non è casuale che quest’anno, per la prima volta da diverso tempo, Forza Nuova non ha organizzato parate commemorative in occasione del 28 ottobre, lasciando a Base Autonoma la paternità dell’unica iniziativa evidentemente condivisa.

La preparazione della citata manifestazione, con toni esasperatamente provocatori e con continui inviti allo scontro rivolti agli antifascisti romani, mostrano Base Autonoma per ciò che realmente è, vale a dire un’organizzazione militante nata e cresciuta nei settori del neofascismo da stadio, all’interno di gruppi quali Tradizione Distinzione della Roma o Banda Noantri della Lazioi, le cui scritte sui muri romani spesso si accompagnano a quelle della formazione dell’estrema destra neo-fascista.

FRONTE NAZIONALE di Franco Freda

“Cinque anni fa facemmo un’azione di preveggenza sulla questione dell’immigrazione rispetto a proposte che oggi vengono fatte da molte forze politiche ‘democratiche”.

Ha avuto facile gioco Franco “Giorgio” Freda nel difendersi dalle accuse di istigazione all’odio razziale nel processo di Verona che, insieme a quest’ultimo, vede il coinvolgimento di 49 militanti del Fronte Nazionale accusati, in ultima analisi, di ricostituzione del partito fascista. Al termine dell’iter processuale, il 7 maggio 1999, la prima sezione penale della Cassazione condanna Franco Freda a tre anni di reclusione per violazione della legge Mancino, detta anche “antinaziskin”, in seguito alla costituzione del Fronte Nazionale. Freda sconta sette mesi di carcere senza i benefici generalmente concessi per i brevi residui di pena.

Le indagini sul Fronte Nazionale erano iniziate nel 1992, a Verona, sotto la direzione del PM Guido Papalia, in seguito alla distribuzione di volantini di stampo apertamente xenofobo. La suprema Corte di cassazione, col patteggiamento, lascia cadere l’accusa di istigazione all’odio razziale, accogliendo la richiesta del legale di Freda, l’avvocato Carlo Taormina, e del PG della Cassazione di derubricazione del reato ascritto all’imputato – condannato, invece, dalla Corte di Assise di Appello di Venezia a poco meno di 6 anni di reclusione, per ricostituzione del partito fascista – in violazione alla legge Mancino.

Insieme a Freda sono stati condannati a pene minori 41 imputati, gravitanti attorno al Fronte Nazionale, tra questi Cesare Ferri (20 mesi) e Aldo Gaiba (16 mesi). Nell’autunno 1995 la ricetta apertamente razzista del movimento (“chiusura effettiva delle frontiere all’immigrazione extraeuropea, espulsione immediata degli stranieri clandestini, cancellazione graduale sino all’abrogazione totale della cosiddetta “legge Martelli” e il rimpatrio di tutti gli stranieri extraeuropei il cui soggiorno in Italia risulta finora consentito dalla stessa”) raccoglie insospettati consensi. “Non sono intollerante – si difende al processo di primo grado Freda – sono intransigente per quello che riguarda il destino delle future generazioni. Abbiamo il dovere di difendere le origini e l’essenza del nostro popolo italiano, di razza bianca e di cultura europea”.

Il sito Internet della libreria AR diffonde un significativo sunto del punto di vista del Fronte Nazionale sulla questione: “Il dovere di noi Europei, discendenti dalle genti arie d’occidente, è quello di destare le nostre coscienze, attraverso una sorta di ‘educazione militare dell’anima’: ricordare quella grandezza e divinità che costituisce il retaggio dei nostri avi indoeuropei – e che verrebbe annientata nella convivenza con una massa mondiale magmatica. Ricordare e insorgere. Lottare – senza tumulti, né violenze da noi provocati, ma senza transigere col dovere di contrastare la prepotenza degli allogeni – per la salvaguardia delle nostre comunità nazionali e razziali in Europa. Ricordare. Evocare e richiamare alla vita l’antenato ario che è in noi. Tornare alle origini dell’uomo di razza che è stato autore e generatore delle nostre stirpi – ovvero della cultura, dei costumi delle forme di vita della nostra specie. Insorgere. Difendere con generosità di cuore e perseveranza di opere quella terra e quel sangue che incarnano e manifestano, nell’ordine fisico e biologico, quelle potenze naturali, metafisiche e metabiologiche, che sono gli dei del Sangue e della Terra. ‘Consacrare’ a loro la nostra volontà significa purificarla dalla decadenza – e purificarla equivale a stabilire la condizione fondamentale dell’esito vittorioso del nostro agire. Saranno essi, infatti le guide – disincarnate e invisibili, ma presenti – del nostro ‘cammino di ronda’ nella fortezza europea”.

Tornato in libertà nel 1985, con la definitiva assoluzione per la strage di Piazza Fontana, Freda si è affannato per anni a spiegare che non aveva intenzione di fare politica, anzi (esagerando) ha ripetutamente negato di averla mai fatta. “Il mio – si è schernito – è solo allevamento pollitico”. Pedagogia rivoluzionaria, opera lenta di formazione di una nuova generazione di “uomini differenziati” per portare il testimone oltre il crepuscolo del Kali–yuga.

Sembrava aver accettato la critica feroce di Zani: “Freda? Tanto di cappello per l’opera di editore, ma nulla da vedere con la lotta rivoluzionaria”. Poi, improvvisa, la folgorazione. Inizio anni 90Col montare di uno stato d’animo xenofobo che dalle viscere del Paese affiora nelle prime ondate leghiste, Freda riscende in campo, raccontando la lezione di Evola (“Nell’Idea va riconosciuta la nostra vera patria. Non l’essere di una stessa terra o di una stessa lingua, ma l’essere della stessa Idea è quel che oggi conta”) si erge a paladino della civiltà europea minacciata dalla “invasione allogena”.

Al giornalista che crede di vedervi una regressione ideologica rispetto alle tesi rivoluzionarie della “Disintegrazione del sistema”, replica secco: “Sono stato chiamato...”.

Nel 1969 Il manifesto del militante del fronte europeo aveva demolito il mito dell’Europa Nazione, tanto caro ai giovani fascisti missini (ed ora di Alleanza Nazionale): “Agli inizi credevamo che l’Europa fosse veramente un mito, e rappresentasse un’idea forza: (...) gli stessi ragazzotti neofascisti guaiscono: Europa–Fascismo–Rivoluzione (...) senza verificare se esista in realtà un’omogenea civiltà europea (...) alla luce di una situazione storica mondiale per cui il guerrigliero latinoamericano aderisce alla nostra visione del mondo molto più dello spagnolo infeudato ai preti e agli Usa; per cui il popolo guerriero del Nord Vietnam, col suo stile sobrio, spartano, eroico di vita, è molto più affine alla nostra concezione dell’esistenza che il budello italiota o franzoso o tedesco–occidentale: per cui il terrorista palestinese alle nostre vendette dell’inglese (europeo? ma io ne dubito!) giudeo o giudaizzato (...). L’Europa è una vecchia baldracca che ha puttaneggiato in tutti i bordelli e che ha contratto tutte le infezioni ideologiche (...) una baldracca il cui ventre ha concepito e generato la rivoluzione borghese e la rivolta proletaria; la cui anima è stata posseduta dalla violenza dei mercanti e dalla ribellione degli schiavi. E noi, a questo punto, vorremmo redimerla?”.

Vent’anni dopo la risposta è positiva. Il programma del Fronte Nazionale, “sodalizio politico che intende custodire i lineamenti essenziali che formano lo Stato nazione... è chiarissimo: “la lotta senza tregua all’immigrazione extraeuropea, la bonifica e il risanamento della vita nazionale dai vari agenti di disfacimento, la segregazione progressiva dei veicoli di infezione sociale, la difesa inattenuata del lavoro e dell’occupazione, la restituzione ai membri della comunità nazionale di spazi di vita sociale”. Che poi l’organizzazione raccogliesse una settantina di militanti in tutta Italia, nonostante la felice intuizione sul potenziale di massa della xenofobia, è la prova che Freda con la politica “non ci azzecca”.

La condanna dei militanti del Fronte Nazionale (e per Cesare Ferri è la prima condanna dopo le assoluzioni in serie collezionate per Ordine nero, il MAR di Fumagalli, l’omicidio Buzzi e la strage di Brescia) serve solo a confermare lo scollamento tra l’esercizio della giurisdizione e la realtà effettuale delle cose.

 Il Fronte Nazionale era stato fondato al Solstizio d’Inverno 1990, e legalmente il 12 gennaio successivo da un notaio di Ferrara, da Freda, Gaiba, Enzo Campagna, Antonio Sisti e Ferdinando Alberti. La sede centrale è a Milano, a via Bergamo 12. Le funzioni di “rappresentanza, guida e coordinamento” sono affidate a Freda per i primi tre anni.

Nel primo anno il Fronte Nazionale - che ha sedi attive a Milano e Verona e presenze organizzate a Torino, Varese, Brescia, Ferrara e Battipaglia - si limita per lo più a fiancheggiare le edizioni di AR, che hanno la centrale operativo-editoriale a casa di Freda, a Casale di Brindisi e libreria e magazzino a Salerno. Il 2 dicembre 1992 il procuratore capo di Monza chiede l’archiviazione di una denuncia dei Verdi contro i dirigenti del Fronte Nazionale per manifesti apologetici di fascismo, nazismo e discriminazione razziale.

Il blitz scatta a Verona. L’8 luglio 1993 il GIP ordina la custodia cautelare per i dirigenti nazionali Freda, Ferri, Gaiba, e per i quadri veronesi Trotti, Stupilli, Wallner. Maurizio Trotti, 36 anni, è lo psichiatra di Abel e Furlan, i due di Ludwig. Un altro degli arrestati è uno dei leader delle “Brigate Gialloblù”, uno dei raggruppamenti della tifoseria del Verona calcio.

L’ordinanza del GIP recita: «Il Fronte Nazionale persegue finalità antidemocratiche di stampo nazifascista, ponendosi come vero e proprio nucleo organizzato di ricostituzione del disciolto Partito Nazionale Fascista. Sono dichiarate le posizioni di “radicalismo razzista”, di salvaguardia dell’integrità etnico-culturale della stirpe nazionale dalle commistioni e contaminazioni derivanti dall’immigrazione con “formulazioni teorico-propagandistiche tese a suscitare odio razziale e avversione contro gli extraeuropei”, nel quadro di una più ampia visione secondo cui “spetterebbe alla razza bianca una funzione egemone”. Capzioso è l’argomento sostenuto da Ferri nel solstizio: il FN non odia l’altro, il diverso, ma difende la nostra razza e radice, al pari dell’altrui. Di inequivoca ispirazione nazifascista (...) l’adozione di un monogramma giocato sull’equivoco di una stilizzazione delle iniziali che, in realtà, corrisponde alla rappresentazione grafica di mezza croce uncinata, con significato di sintesi provvisoria di una palingenesi in divenire verso il suo completamento, il recupero con tutti i suoi ritualismi della celebrazione del solstizio di inverno (celebrato due volte, nel ‘91 e nel ‘92, a Bardolino) “adottando metodiche di controllo ambientale di tipo squadrista”».

L’inchiesta veronese è partita proprio dalla celebrazione del Solstizio di Inverno del 1992 all’Holiday Inn di Bardolino, concluso con il rogo di una pira e il canto dei Carmina Burana. Alla cerimonia hanno partecipato 50 militanti, con alla presidenza Freda, Ferri e Trotta. Per l’occasione, in vista dei maggiori rischi previsti nel futuro con il varo imminente della legge Mancino, Freda chiede una rinnovata adesione dei militanti e decide la rifondazione del Fronte Nazionale, sulla base di una più attenta selezione dei partecipi “da circoscrivere alle persone più convinte, determinate e motivate”.

Un reclutamento per altro già assai selettivo, se imponeva il filtro del responsabile di zona per tenere sotto controllo per un anno il candidato militante. Nell’appartamento veronese di Trotti, cade nelle mani degli inquirenti l’organigramma del gruppo: 4 coordinatori di zona, tra cui Ferri e Gaiba, dai quali dipendono i responsabili territoriali (tra i quali Trotti, a Verona) un addetto amministrativo a Milano, la libreria a Salerno.

Il 24 luglio il GIP concede gli arresti domiciliari a Wallner. Il collegio che respinge l’istanza di Ferri sottolinea il mancato passaggio dalla teoria alla pratica e l’inidoneità dei mezzi (meno di 107 milioni di bilancio annuale) alla ricostruzione del Partito Nazionale Fascista e conferma la custodia per la legge Mancino. A settembre solo i tre leader nazionali restano in carcere. Dei 64 imputati iniziali, 49 sono rinviati a giudizio e - nell’ottobre 1995 - 45 sono condannati: Freda a 6 anni, Ferri e Gaiba a 4 anni, gli altri a pene minori.

Dopo la condanna in appello, il Viminale dispone lo scioglimento del gruppo confermato definitivamente da una sentenza del 1999.

FRONTE SOCIALE NAZIONALE di Adriano Tilgher

Il Fronte Nazionale di Adriano Tilgher (per distinguerlo dalle omonime esperienze del principe Borghese e di Franco Freda) – oggi Fronte Sociale Nazionale - nasce da una scissione della Fiamma Tricolore nel settembre 1997, ma rappresenta a tutti gli effetti la continuità storica di un’esperienza politica, quella di Avanguardia Nazionale, che, attraverso innumerevoli rigenerazioni, vanta ormai 40 anni di storia.

Dopo il fallimento dell’esperienza organizzativa tentata con lo stragista Stefano Delle Chiaie agli inizi degli anni ‘90, la Lega Nazional Popolare-Alternativa Nazional Popolare, un gruppo di avanguardisti storici, guidati da Tilgher e affiancati dall’ex-parlamentare missino Tommaso Staiti di Cuddia, partecipa al processo di rifondazione missina, acquisendo un potere notevole all’interno del Movimento Sociale - Fiamma Tricolore. All’espulsione di entrambi da parte di Rauti a metà del luglio’97, seguono, a catena,  le dimissioni di tutti i quadri della componente.

L’operazione è ghiotta, così Tilgher decide di bruciare i tempi annunciando, il 28 settembre, la nascita del Fronte Nazionale.

Nel Fronte Nazionale confluiscono le esperienze, inizialmente transitate nella Fiamma, di Alternativa Nazional Popolare e della rivista La spina nel fianco (il cui primo animatore, Marcello De Angelis, ex-portavoce degli esuli di Terza Posizione, è poi passato nei ranghi della destra sociale di Gianni Alemanno e Francesco Storace).

Il programma privilegia la “lotta all’immigrazione” e alla “società multirazziale”, e in opposizione al “mondialismo”, invoca una “Europa unificata” e l’uscita dell’Italia dalla NATO.

Il Fronte, quasi inesistente al nord, riesce a raccogliere 25 mila voti alle elezioni provinciali di Roma nel 1998 (18 mila nella sola capitale). Nel 1999 subisce la scissione della componente “nazional-comunista” che si aggrega attorno alla rivista Rosso è Nero di Carlo Terracciano e Maurizio Neri. In occasione dell’anniversario della “strage di Acca Larentia” (il 7 gennaio 1978: due militanti della sezione missina, noto covo di squadristi, furono uccisi da un commando delle BR ed un terzo nei successivi scontri con i carabinieri), nel 2000, viene distrutta in un attentato incendiario la sede nazionale del Fronte di via Taranto, a Roma.

Leader del Fronte Nazionale incontrastato è Adriano Tilgher, delfino storico di Stefano Delle Chiaie, che nel movimento mantiene un ruolo defilato, prima alla testa dell’agenzia di stampa Publicondor e in seguito impegnato nella costruzione e gestione di un’emittente televisiva in Calabria.

Altre figure note sono: Paolo Signorelli (tra i massimi dirigenti di Ordine Nuovo, più volte inquisito per omicidio: tre ergastoli annullati in successivi gradi di giudizio e nove anni di carcere preventivo), Enzo Erra (il leader della prima corrente giovanile evoliana nel MSI dei primi anni ‘50, Imperium) e Rutilio Sermonti (autore, insieme a Rauti, di una Storia del fascismo in sei volumi).

A inizio giugno 2000 si svolge a Roma quello che gli organizzatori hanno definito “un forum nazionale per la costruzione del movimento unitario antagonista”. Partecipano un po’ tutti, eccetto Forza Nuova. Stefano Delle Chiaie, su Publicondor, così presenta l’iniziativa in cui il Fronte Nazionale ha un ruolo centrale: “Quella che pareva ai soliti disfattisti una scommessa impossibile sta diventando realtà. Sappiamo che ci vuole tempo...Ma è il momento di credere e costruire”. L’obiettivo è la Cosa nera, una Margherita della destra che possa dialogare col Polo.

Nell’attesa, il Fronte Nazionale organizza in Molise il “campo dei ribelli” dove i giovani del movimento possono vivere una vita sana e marziale: alzabandiera, tecniche di marcia e di movimento, con tanto di “rompete le righe” finale.

A dicembre 2000 la Conferenza Programmatica per “discutere di unità e di elezioni”, convocata dalla Direzione nazionale del Fronte, prende atto del sostanziale fallimento del progetto unitario. Enzo Erra rivisita le tappe del percorso “che avrebbe dovuto condurre alla costruzione del nuovo soggetto politico alternativo per il quale si era impegnato il Segretario nazionale del MS Fiamma Tricolore, Pino Rauti”. Erra constata con amarezza “dopo un’ennesima recentissima proposta avanzata dalla Presidenza collegiale del Fronte Nazionale intesa a realizzare il processo unitario, la mancanza di volontà concreta da parte della dirigenza del MS-FT a convenire sulla creazione del Movimento di alternativa antagonista al sistema di potere nazionale e sovranazionale”.

Dal Piaz e Silvestri, esponenti dell’opposizione interna al MS-FT, dichiarano la loro disponibilità futura ad aderire ad un eventuale nuovo soggetto politico, privilegiando al momento l’azione giudiziaria da loro promossa nei confronti della dirigenza del Partito.

Aderiscono, invece, subito al Fronte Nazionale i dirigenti siciliani del MS-FT, Maltese e Rao, a nome delle Federazioni di Palermo, Trapani ed Enna e poi Di Salvo, Melchiorre e Pecchioli, rispettivamente per le Federazioni di Isernia, Benevento e di Genova.

Il Fronte Nazionale, pur non riuscendo ad attingere al ruolo complessivo di polo unitario della destra radicale, finisce col diventare il catalizzatore iniziale della continua diaspora missina: tra i transfughi di Rauti, spicca la personalità di Clemente Manco, già deputato del MSI e infine presidente del disciolto Movimento Sociale Europeo, il gruppo nato nell’inverno 2000 intorno all’europarlamentare della Fiamma, Roberto Bigliardo (poi rientrato nell’estate 2001 in Alleanza Nazionale).

Dopo l’11 settembre, il Fronte Nazionale accentua i toni anti-americani e filo-islamici.

Il congresso costituente dell’autunno 2001, che trasforma il movimento in Fronte Sociale Nazionale, confermando la leadership di Adriano Tilgher, viene criticato da diverse componenti dell’area “nazional-rivoluzionaria”, poiché brucia le aspettative di un processo unitario, ambito da più parti, ma che necessariamente viene scontrandosi con la naturale rissosità e con lo spirito di scissione propri dell’ambiente.

Nel gruppo dirigente, emerso dal congresso, hanno particolare visibilità i fuoriusciti dalla Fiamma, come Silvestri e Del Piaz, ma ci sono anche nomi noti degli anni di piombo, come Manlio Portolan, già fiduciario di Ordine Nuovo nel Friuli-Venezia Giulia e indicato da Vincenzo Vinciguerra come componente della rete di sicurezza atlantica, e come Alfredo Graniti (un avanguardista, arrestato nell’aprile 1981 mentre tentava di espatriare con due latitanti dei N.A.R., Massimo Carminati (poi assolto in primo grado dall’accusa di essere stato l’esecutore nell’omicidio di Mino Pecorelli) e Mimmo Magnetta, recentemente coinvolto nelle indagini per l’omicidio di Alessandro Alvarez (un ex militante di Alternativa Nazional Popolare, ucciso nel marzo 2000 nel Milanese).

Nella primavera 2003 Roma è tappezzata dai manifesti del Fronte Sociale Nazionale che tenta di sfruttare le elezioni amministrative per avere maggiore visibilità. Anche questo raggruppamento è impegnato nel progetto di ricomposizione dell’area nazional-popolare (in apparente contrasto politico con Forza Nuova).

Fronte Sociale Nazionale poteva contare, inizialmente, anche sul quotidiano Rinascita, diretto da un altro nome noto dell’estrema destra del passato, Ugo Gaudenzi, ex militante di Lotta di Popolo.

Attorno a questa rivista nasce un’aggregazione su cui è il caso di soffermarsi: Rinascita Nazionale.

RINASCITA NAZIONALE

Si tratta di una delle più recenti formazioni dell’estrema destra italiana, pur avendo in realtà una lunga storia alle spalle. E’ necessario soffermarsi brevemente su Rinascita Nazionale essendo una formazione che segue con costanza i siti d’informazioni del movimento antagonista (tipo Indymedia), cercando di conquistarsi credibilità in questi settori .

Rinascita Nazionale nasce nel luglio del 2000 dalla Convenzione Nazionale organizzata da sei testate: Rinascita, Orientamenti, l’Uomo libero, Italicum, Avvento, Utopia configurandosi come confederazione di gruppi, testate “nazionalpopolari”, centri culturali, gravitanti attorno al quotidiano Rinascita.

Rinascita, prima legato al PSDI (riciclaggio dell’Umanità), poi riassorbito nell’organo informativo del Fronte Nazionale di Adriano Tilgher, diviene infine soggetto autonomo che andrà per l’appunto a dar vita a Rinascita Nazionale. Il leader del giornale e del movimento, Ugo Gaudenzi, ex Lotta di Popolo, gruppo “nazi-maoista” degli anni ‘70, è passato dai movimenti antisemiti ed antimperialisti alla sinistra socialista (esiste da qualche tempo anche un gruppo che si chiama Rifondazione Socialista, con tanto di falce e martello). Questo ambiguo personaggio, dopo un ventennio di militanza giornalistica nell’area della sinistra riformista (tra l’altro, corrispondente dal Libano per l’ANSA), fa, infine, ritorno all’equivoca area di appartenenza, che strizza l’occhio ai movimenti no-global per le loro pulsioni anti-americane ed anti-mondialiste, ma che scende in piazza tra croci celtiche ed braccia tese.

Il quotidiano è diffuso in edicola in Campania, Lazio, Lombardia, Toscana, Umbria, Marche, Abruzzo e Puglia e si avvale della collaborazione di quadri storici della componente tercerista, da Carlo Terracciano a Gabriele Adinolfi.

Il simbolo di Rinascita Nazionale riproduce, senza grandi variazioni, lo stemma utilizzato dalla divisione italiana delle Waffen-SS.

Nicola Cospito, un ex fedelissimo di Rauti, uscito dalla Fiamma Tricolore per aderire al Movimento Sociale Europeo e che poi promuove il Collegio Costituente per l’Unità e la Dieta delle Comunità Nazional-Popolari, spiega che lo scopo di Rinascita è di riaggregare i militanti dispersi dell’estrema destra.

Al Nord l’interlocutore privilegiato è la Lega. Pietro Sella, coordinatore nord di Rinascita, fa parte degli oratori dell’Università dei Giovani Padani , sorta a Erba il 10 settembre 2000. Nel ‘90 Sella pubblica un libro intitolato “Prima d’Israele” dove si legge: “Retrocedendo nei secoli ci s’imbatte in una serie di episodi che dimostrano come l’antisemitismo sia fenomeno tutt’altro che occasionale e tutt’altro che irrazionale...”.

Il 3 dicembre 2000 a Roma si svolge la prima assemblea dei quadri nazionali che si riuniscono: “per una larga, comune azione per la rinascita del nostro popolo, della libertà, della giustizia sociale in Italia e in Europa. Un laboratorio di uomini attivi ha rinunciato a trincerarsi in steccati nominalisti, per partecipare senza riserve ad una battaglia politica attiva sul terreno nazionale e sociale. Senza rinunciare alle proprie individuali e naturali differenze, un insieme di uomini liberi ha dichiarato la sua più totale disponibilità al "fare", a costruire giorno dopo giorno una macchina da guerra, un partito-movimento, una concentrazione di forze nazionali, socialiste e popolari capace di mandare in rovina il regime della liberal-democrazia, della schiavitù, del profitto e dell’usura”.

Il programma, un misto di antimondialismo, sindrome securitaria e nazionalpopulismo, è articolato in cinque campagne nazionali:

1) per l’immediato blocco dell’immigrazione extraeuropea;

2) per l’abrogazione delle politiche antisociali, delle svendite, delle privatizzazioni, delle delocalizzazioni delle attività produttive, del lavoro detto in affitto o precario o flessibile;

3) per la sovranità nazionale e, naturalmente, militare italiana ed europea, con l’abrogazione delle leggi e delle norme che rendono “sudditi” degli atlantici uomini e popoli;

4) in favore della produzione agro-alimentare nazionale ed europea;

5) per la sicurezza dei cittadini.

In questo contesto il quotidiano diventa “una potente cinghia di trasmissione del pensiero antagonista alla liberal-democrazia. Il luogo geometrico d’incontro di chi ritiene di non avere condotto il suo cervello all’ammasso della globalizzazione economica della miseria, del pensiero unico che ogni cosa e ogni persona livella e rende schiava di una società senza memoria e priva di avvenire”.

Per una breve fase Rinascita Nazionale entra nell’orbita del Movimento Sociale Europeo, la scissione di Fiamma Tricolore promossa dall’eurodeputato Bigliardo, che però ben presto si sfalda, liberando decine di quadri storici, da Nicola Cospito a Stefano Aiossa, che danno vita a un nuovo contenitore unitario, la Costituente per l’Unità, mentre Bigliardo rifluisce in AN.

Il convegno “Gli Stati Generali per l’indipendenza dei Popoli”, promosso a Napoli il 22 e 23 settembre 2001, con un massiccio investimento pubblicitario, punta sulla spinta emotiva dell’attacco agli USA, ma si rivela un clamoroso tonfo organizzativo, anche se è l’occasione per una netta presa di posizione filo-islamica e anti-americana.

Rivitalizzati, probabilmente, dal progetto Movimento Nazional Popolare hanno lanciato di recente a Roma un’ampia campagna mediatica. La direzione di Rinascita Nazionale a Roma dovrebbe essere a Prati, in Via Ottaviano 9, nell’ex sezione del Movimento Sociale - Fiamma Tricolore, prima, e Movimento Sociale Europeo, poi.

SINERGIE EUROPEE

Arriviamo ora ad un capitolo assai delicato di questa full immersion nell’arcipelago della destra neo-fascista, quello della vecchia anima nazional-bolscevica (che trae origine nell’esperienza repressa da Hitler nella Germania degli anni ‘30) della “sinistra fascista”.

Il movimento, tradizionalmente forte in area franco-belga - in continuità con l’esperienza storica della Giovane Europa di Jean Thriart - rifiuta d’essere collocato nello schieramento della destra borghese, si oppone al capitalismo e alla globalizzazione, prospetta la creazione di uno “spazio eurasiatico” in funzione anti-americana, sostiene i movimenti antimperialisti e gli “Stati Canaglia” che si contrappongono agli Stati Uniti. Dall’Iraq alla Serbia, da Cuba alla Corea del Nord.

In Italia la testata di riferimento è Orion, fondata agli inizi degli anni ‘80 ed oggi espressione della rete italiana di Sinergie Europee, in cui sono confluite precedenti esperienze organizzative: Nuova Azione di Marco Battarra e il Movimento Antagonista - Sinistra Nazionale, nato attorno al mensile Aurora, uscito per la prima volta nell’88, su iniziativa di ex-rautiani facenti capo alla Comunità Politica “B. Niccolai” con sede a Modigliana (Fo) e al Circolo “A. Romualdi” di Cento (Fe).

 La nuova sintesi dell’area, che si aggrega attorno alla personalità carismatica di Maurizio Murelli, si propone sotto diverse sigle organizzative: dal Fronte Europeo di Liberazione a Sinergie Europee. L’internazionale rosso-nera, nata da una costola della nuova destra francese, ha caratteri di originalità: “una peculiare visione in chiave islamica della possibile alleanza con l’ex-Unione Sovietica ed il mondo islamico, appunto attraverso la mediazione dell’Islam”.

Nell’area “nazional-comunista” non esistono problemi di appartenenza religiosa e convivono tranquillamente cattolici tradizionalisti, pagani come Murelli, Battarra (che dichiarano però di avere da tempo abbandonato i riti del solstizio), Carlo Terracciano e Alessandra Colla (cultrice di Ipazia, la prima martire del paganesimo), agnostici come Chicco Galmozzi (ex di Prima linea) e musulmani convertiti come Claudio Mutti.

Sull’aggregazione esistente ha un peso culturale, almeno pari all’insorgenza “rosso-bruna” in Russia, il boom neo-celtico, che ha per altro ispirato il fenomeno della Lega, sviluppandosi negli anni ‘80 su scala europea e rompendo il tradizionale schema che vedeva un certo tipo di destra politica interessato unicamente alla Roma imperiale o ai primordi germanici in Europa.

Se negli Stati Uniti e in Germania rappresentanti significative del femminismo estremizzano il discorso sul simbolo della “strega”, dedicandosi al culto panteistico della Terra, nazionalisti bretoni o scozzesi riscoprono la religione dei padri nel quadro di un movimento di revival politico. Il neo-celtismo fa proseliti anche nella costellazione della destra radicale che si richiama all’esperienza dei nazional-bolscevichi, liquidata brutalmente dalle SS per le loro tendenze “sinistrorse”.

I “partigiani europei”, eredi di quella Giovane Europa di Jean Thiriart, si definiscono come “una fazione dell’estrema destra, che, passando attraverso il neofascismo si è evoluta verso il nazionalismo rivoluzionario e l’estrema sinistra anti-sionista, libertaria e non dogmatica”.

 Da un “insieme eterogeneo di correnti ideologiche (dai neonazisti veri e propri ai corporativisti, dai teorici della rivoluzione conservatrice ai “cercatori del Graal”, dalla sinistra fascista alla corrente spiritualista e idealista dello stesso fascismo, dai razzisti ariani e celti ai semplici anticomunisti duri)”, questa scheggia “rivoluzionaria” approda ad una posizione “antimperialista” e antimondialista, di lotta dura alla “congiura delle élite” plutocratiche, sioniste e massoniche e dalla parte dei popoli.

Orion è, dunque, la punta di diamante di un composito schieramento di gruppi che manifestano “simpatia”, pur non appartenendo alla comunità islamica, per un’evidente identificazione nell’Islam teocratico e guerriero, cavalleresco e gerarchizzato, un idealtipo della società da costruire.

Orion non è riducibile alla “deriva islamica” che ha investito l’area su scala continentale, creando una spaccatura verticale con quei camerati che quando sentono parlare di arabi “mettono mano alla spranga”.

La traiettoria umana e politica di Maurizio Murelli è cominciata nella piazza più nera d’Italia per approdare alla Piazza Rossa più famosa del mondo. Una vicenda resa interessante dal fatto che Murelli, 11 anni di galera per concorso nell’omicidio del poliziotto Antonio Marino nel corso di durissimi scontri di piazza nell’aprile 1973, è riuscito ad evitare la trappola della criminalizzazione in cui sono caduti molti suoi camerati.

A differenza di tanti estremisti che hanno a lungo sofferto della crisi di abbandono dal MSI, Murelli non ha rimpianti: “Giudicai il comportamento del MSI vile e squallido, ma mi reputo responsabile di tutto quello che ho fatto. Sono scelte che io rivendico, e non rinnego nulla”.

All’uscita del carcere gli ultimi fuochi di guerriglia si sono spenti e Murelli individua la sua missione di “uomo di milizia”: con il Centro culturale Barbarossa di Saluzzo (un gruppo di ex appartenenti ad Europa Civiltà) dà vita alle omonime edizioni e alla rivista Orion.

Il gruppo - dopo un breve flirt con i leghisti - trae nuova linfa dalla nascita dell’opposizione nazional-comunista in Russia che lo folgora “sulla via di Damasco” nell’elaborazione di un rinnovamento della strategia di fase.

 Murelli sottolinea con soddisfazione il dinamismo della nuova destra russa nel superare la contrapposizione che ha segnato il fronte della guerra civile europea: “Noi pensiamo - spiega Murelli - che all’interno dell’evoluzione del pensiero comunista, che non è solo quello marxista, ma che ha tradizioni diverse e antichissime, e all’interno di quella che è stata la sintesi fascista di valori tradizionali e nazionali, ci siano i presupposti per ricostruire un’ipotesi politica, economica e sociale”.

La rivista tira duemila copie ed è lo snodo di un piccolo circuito editoriale, con un centro studi, un bollettino monografico, Origini, la casa editrice Barbarossa e una libreria fantasy al centro di Milano, La bottega del fantastico, che dà anche da campare all’alter ego di Murelli, Marco Battarra.

Al movimento - che ha diverse decine di simpatizzanti in tutt’Italia - aderiscono i due più noti discepoli di Franco Freda (in rotta da anni col “maestro”), Claudio Mutti e Carlo Terracciano e uno dei fondatori di Prima Linea: Chicco Galmozzi, dissociato dalla lotta armata e convertito al dannunzianesimo. Un melting-pot che consente a Murelli di affermare con orgoglio: “Tutti gli irriducibili, sia che provengano da destra che da sinistra, che siano pagani o fondamentalisti islamici, che siano cattolici vandeani o anarchici bestemmiatori di ogni dio, transitano per Orion”.

Quelli che vanno a fondare Sinergie Europee dichiarano apertamente che “la politica va intesa per quel che realmente è: la continuazione della guerra con altri mezzi” e annunciano la ridiscesa in campo in un processo di aggregazione su scala europea che richiama con forza l’esperienza degli anni ‘60 di Jean Thiriart, l’ex Waffen SS teorico del “nazionalbolscevismo”, che voleva costruire un partito europeo (armato) per la liberazione e l’unificazione del continente, da Brest a Vladivostock.

Negli ultimi anni a Sinergie Europee si sono avvicinati anche quadri storici di altra provenienza, dal fondatore di Terza Posizione, Gabriele Adinolfi, a Rainaldo Graziani, fondatore di Meridiano Zero e figlio di Clemente (ex-gerarca appartenente alla X Mas).

E’ proprio il professor Claudio Mutti l’intellettuale di punta e il garante internazionale dello schieramento nazional-comunista e della sua continuità politica ed ideale: tra una disavventura giudiziaria e un’altra (tutte finite nel nulla) è infatti transitato per Giovane Europa, Lotta di Popolo per poi ripiegare in un’indefessa attività pubblicistica ed editoriale. Convertito all’Islam, è l’animatore delle Edizioni all’Insegna del Veltro (80 volumi in catalogo, più altri 500 di case editrici minori in distribuzione e larga diffusione dei suoi scritti nelle caselle di posta di tutti i gruppi di solidarietà con la Palestina).

Specializzato in filologia ugro-finnica, Mutti si è visto stroncare una promettente carriera universitaria per le ripetute disavventure giudiziarie ed ora insegna latino e greco al liceo.

Profondo conoscitore del rumeno, dell’ungherese e dell’arabo, autore di decine di volumi, è traduttore di Khomeini e di Gheddafi, ma anche il responsabile del boom politico ed editoriale di Codreanu e della Guardia di Ferro romena nell’Italia degli anni ‘70.

I procedimenti giudiziari non hanno piegato la sua determinazione. Mutti continua a militare nei ranghi della area “rosso-bruna” che da trent’anni, sotto diverse formule e ipotesi organizzative, tenta la ricomposizione degli opposti estremismi in una nuova sintesi, “un polo analogo...a quello che in Russia aggrega comunisti e nazionalisti contro il governo filoamericano. In Italia dovrebbe trattarsi di un polo antagonista a quell’ideologia liberal-democratica e occidentalista che egemonizza sia la destra sia la sinistra”.

Il suo contributo originale a Orion è l’affermazione della centralità della geopolitica: i frequenti viaggi all’estero sono funzionali alla “visione imperiale” ereditata da Thiriart. L’obiettivo politico è sempre la liberazione dell’Europa. Nella fitta trama di rapporti internazionali (i “partigiani europei” dell’area franco-belga, i nazionalisti celti dalla Scozia alla Galizia), Mutti - mettendo a frutto la conoscenza delle lingue - allaccia contatti nelle ex repubbliche sovietiche e nei paesi islamici: l’opposizione russa unita nel Fronte di Salvezza Nazionale; il Movimento della Romania, erede della Guardia di Ferro; filoni vicini all’ideologia degli ayatollah iraniani.

L’ultimo segmento di questo quadro della destra plurale arriva dall’Università d’Estate 2000, organizzata da Sinergie Europee, presso un agriturismo della provincia di Varese di proprietà di Rainaldo Graziani, il figlio di Clemente Graziani, uno dei fondatori di Ordine Nuovo, che condivide con Murelli la passione per Junger.

Come ha spiegato uno degli organizzatori, Gabriele Adinolfi sulla rivista Orion:

“Vi è stata una coesione immediata di gruppi eterogenei: una trentina di realtà provenienti da oltre quaranta città italiane; realtà autonome, realtà metapolitiche e realtà militanti tra le quali spiccavano quadri nazionali di Forza Nuova, quadri della Fiamma, assessori di AN che non erano saltimbanchi del politichese ma espressioni di realtà militanti territorialmente radicate; il tutto condito dalla presenza leghista”.

Gran parte degli interventi sono stati già raccolti in un volume intitolato “Il pensiero armato. Idee-shock per una cultura dell’azione”.

Tra questi spiccano l’editore dell’Uomo libero, Mario Consoli, (autore de “Il denaro, grimaldello del potere mondialista”), il negazionista Jurgen Graf (autore de “Il revisionismo storico”), il leader del Veneto Fronte Skinhead, Piero Puschiavo, (autore di “Un senso di appartenenza. I valori della comunità skinhead”).

Anche considerando la giovane età di molti dei partecipanti, “si sono gettate le basi per l’opportunità - scrive Maurizio Murelli su Orion - di creare una rete antagonista oltre i normali schemi organizzativi; sarà il futuro a dirci se sarà messa a frutto”.

I CIRCOLI COMUNITARISTI

Come sopra detto, esiste da sempre a destra la ricerca di radici “rivoluzionarie”, ovvero di “sinistra”, del fascismo e del nazismo che porta alcuni militanti a rompere con il proprio ambiente di appartenenza per approdare su opposta sponda. E’ l’esperienza storica, ormai quasi secolare dei “fascisti rossi” o della “sinistra fascista”.

Le esperienze meno lontane ci riportano alle frange movimentiste di Università Europea, approdate al movimento “comunista rivoluzionario” nel ‘68; all’esperienza di Indipendenza, un gruppo di ex militanti di Terza Posizione passati attraverso l’esperienza della lotta armata degli ultimi N.A.R. e del carcere e approdati a posizioni di sinistra “nazionalitaria”.

Nella maggior parte dei casi - da Lotta di Popolo a Sinergie Europee -  finisce per prevalere il senso di appartenenza tribale alle proprie tradizioni ed origini puramente fasciste.

Più di recente è da segnalare l’esperienza di alcuni militanti dei Circoli Comunitaristi provenienti dallo sviluppo della “Linea comunitarista”, componente organizzata del Fronte Nazionale di Adriano Tilgher. Questi ultimi cominciano con il promuovere un Bollettino del Fronte Olista scegliendo come titolo Rosso è Nero, con un evidente richiamo ai “fascisti rossi”, la componente “socialistica” propria del “diciannovismo”, poi riemersa nella Repubblica Sociale Italiana.

Il riferimento al nazional-bolscevismo tedesco degli anni ‘20 e ‘30 traspare nella scelta dei primi simboli: l’aquila prussiana con la spada, la falce e il martello.

Il primo numero del novembre ‘98 espone la posizione “nazional-comunitaria”, partendo dal consueto superamento dei concetti di destra e sinistra: “Il fascista cattivo e nostalgico non mette paura a nessuno, anzi è utile e funzionale al sistema. Quello che mette veramente paura è il rivoluzionario. Questo non significa certo diventare di sinistra, perché questa sinistra ci disgusta quanto la destra. Significa oltrepassare i limiti imposti dalla cultura borghese e creare una nuova concezione della politica”.

Fin qui niente di nuovo: siamo alla semplice riproposizione delle tesi, allora innovative, di Costruiamo l’azione. Il leader della componente è infatti un quadro storico dello spontaneismo armato, quel Maurizio Neri, dal cui arresto dopo la strage di Bologna (insieme, tra gli altri, alla Mambro, a Fioravanti, a Fiore e Morsello) è scaturita la prima inchiesta giudiziaria contro la rivista ed il gruppo diretto da Paolo Signorelli e Massimiliano Fachini.

La spaccatura si consuma nell’estate del 1999, nel momento di massimo avvicinamento del Fronte Nazionale di Tilgher all’accordo elettorale con la Fiamma Tricolore di Rauti ed il Polo delle Libertà. A questo punto “l’area nazional-rivoluzionaria e nazional-comunista può e deve intraprendere una necessaria revisione dottrinaria ed ideologica (...) per trovare una sua strada del tutto autonoma”.

Il primo sbocco è un convegno (Febbraio 2000) che si svolge in occasione del primo anniversario dell’attacco della NATO alla Jugoslavia. All’iniziativa partecipa Luc Michel, presidente del Partito Comunitarista Nazionaleuropeo. Molti i relatori “nazional-comunisti”: oltre a Carlo Terracciano, della più volte citata rivista Rosso è Nero, Yves Bataille, Dragos Kalajic, Chicco Galmozzi (ex di Prima Linea), ma anche un ex missino doc come Tommaso Staiti di Cuddia.

Parte forse da qui (aprile-settembre 2000) il breve feeling politico dei Circoli Comunitaristi con il Partito Comunitarista Nazionaleuropeo, attivo soprattutto in Belgio, Francia e Germania. Si tratta di un gruppo transnazionale che rivendica la diretta filiazione dall’esperienza organizzata della Giovane Europa di Jean Thiriart. Il gruppo, dissoltosi alla fine degli anni ‘60, era stato rifondato come Parti Communautaire Européen in Belgio negli anni ‘80, ma il suo rilancio internazionale è collegato all’auspicio di un’alleanza in Russia tra nazionalisti e comunisti che hanno fatto tornare Thiriart alla politica attiva sino alla sua morte, avvenuta alla fine del ‘92.

Ed è proprio sulla base della critica dottrinaria al thriartismo ed al “comunitarismo europeo” che avviene la rottura dei Circoli Comunitaristi con Il PCN. Da questo momento i primi affermano con forza che il loro scopo è quello di perseguire una collocazione “in seno alla sinistra anticapitalista ed antimperialista”. A ottobre 2000 nasce la Rete Italiana dei Circoli Comunitaristi che trasforma la testata in Comunitarismo con il sottotitolo Democrazia diretta - Socialismo liberazione, e dichiara consumata la rottura con gli ambienti nazional-rivoluzionari.

Nel bilancio politico di “un anno di lotta” si sottolinea la centralità della proposta portata all’interno del movimento anti-globalizzazione e tra le forze antimperialiste “per la costruzione di un fronte di sinistra europea antagonista che si batte per il socialismo e che considera il dato nazionale un fattore imprescindibile”. Nel maggio 2001 – per loro stessa ammissione – l’esperienza dei Circoli Comunitaristi si esaurisce definitivamente. Essi si sciolgono e dichiarano la più totale rottura con gli ambienti della destra estrema per passare a quello che loro chiamano il “comunismo nazionalitario”.

L’ultima ridefinizione identitaria, è dell’estate del 2001: “per rafforzare la comunicazione con le altre realtà della sinistra anticapitalistica e antimperialista: autoscioglimento…per dare vita alla formazione dell’Unione dei Comunisti Nazionalitari, cambiamento del nome della rivista…in Resistere!, cambiamento del vecchio simbolo (falce, martello e spada incrociati ), apertura di un nuovo sito-internet”.

Il “comunismo” ed il “marxismo” sembrerebbero dunque essere l’ultimo approdo, con la nascita della Unione dei Comunisti Nazionalitari (dai quali si è allontanato Terracciano), che vanta alcuni circoli sparsi sull’intero territorio nazionale ed un sito internet. La Unione dei Comunisti Nazionalitari rivendica un’identità di sinistra radicale e, di fronte all’ostilità di gran parte del movimento di classe, adduce, a motivo di “legittimazione”, l’adesione ad alcuni campi antimperialisti.

 La loro rivista Comunitarismo viene definita “punto di riferimento di una corrente di pensiero Comunista Nazionalitaria, punto di arrivo di una lunga elaborazione teorica il cui approdo irrevocabile è la totale collocazione all’interno dell’area di sinistra antifascista, anticapitalistica, antimperialista e marxista”.

A quei settori della sinistra antagonista che restano però convinti (a nostro avviso giustamente) che si tratti di un tentativo di infiltrazione, la Unione dei Comunisti Nazionalitari così risponde: “se alcuni settori della sinistra ancora dubitano di noi è anche per motivi legati alle analisi sull’imperialismo e sulle lotte di liberazione nazionale nel mondo. Siamo fiduciosi, comunque, che il tempo farà sfumare anche le ultime diffidenze”.

Ma anche quest’esperienza non ha fatto “breccia” negli ambiti sinceramente anticapitalisti ed antimperialisti ed ora è stata riciclata nell’esperienza di Socialismo e Liberazione (dal sottotitolo della vecchia rivista). Così il medesimo gruppo cambia gattopardescamente nome rilanciando il medesimo progetto: “l’UCN (Unione Comunisti Nazionalitari) si è sciolta un anno fa (marzo 2002) proprio allo scopo di facilitare il dialogo con le altre componenti comuniste, antimperialiste ed anticapitaliste e di eliminare ostacoli alla mutua comprensione con altre realtà politiche antagoniste; l’associazione "Socialismo e Liberazione" non è in nessun modo un organizzazione centralizzata e gerarchizzata, bensì è un associazione culturale aperta a tutte le libere individualità che intendono diffondere idee e tesi anticapitaliste ed antiimperialiste; l’associazione "Socialismo e Liberazione" per queste sue caratteristiche è composta da diverse anime, tra cui quella comunista e nazionalitaria e utilizza strumenti di diffusione come la Rivista, siti internet e forum di discussione”.

La fenice “nazional-comunista” traccia questa linea nel suo primo editoriale sul nuovo sito: “L’editoriale di questo numero lo vorremmo dedicare ad una spiegazione chiara e definitiva sulla linea politico - culturale che anima la Rivista ed il gruppo umano che la promuove. In questi ultimi mesi, abbiamo cercato di stabilire con altre realtà di compagni un dialogo costruttivo che ponesse le basi per una fattiva unione delle forze, posto che il settarismo e le granitiche certezze non hanno mai costituito, per fortuna, un problema per noi. L’esito, è bene dirlo apertamente, non è stato dei più felici, perché come spesso accade ci scontriamo con visioni vecchie quanto il cucco, come l’economicismo o il vetero-marxismo più pervicace, che ostacolano oggettivamente la nostra ricerca di un “pensiero nuovo” che si alimenti del contributo scientifico marxista, ma che, nel contempo, contenga in sé il fattore nazionalitario”.

Ormai smascherato, il gruppo (guidato sempre da Maurizio Neri che firma gli articoli principali) si trincera dietro una posizione da “incompresi” in un mondo marxista che sarebbe legato a “vecchi schemi” e dove la provenienza politica “differente” è sinonimo di “emarginazione”.

Una certa legittimazione politica gli viene dai contributi dell’unico filosofo “marxista” da loro considerato “moderno”, ovvero che da leggittimità alle tesi del “comunismo nazionalitario”: Costanzo Preve.

I suoi articoli ed i suoi contributi sono posti, infatti, in grande evidenza sul sito e sulla rivista del gruppo.

In particolar modo quelli su Comunitarismo e Comunismo dove Preve spiega le sue ragioni circa la legittimità ed il “diritto di cittadinanza” dell’idea di “comunismo nazionalitario” e della sua “collaborazione” coi gruppi che se ne fanno portatori. “Per queste ragioni, e per molte altre di questo tipo, ho personalmente deciso fin dal 1997 di collaborare con la rivista romana Indipendenza, che sostiene una versione democratica della questione nazionale cui ha dato il nome di nazionalitaria”.

Uno degli assi portanti a sostegno della teoria è, dichiaratamente, il pensiero delle correnti “neo-comunitariste” di Etzioni (“fulminato” dalla vita comunitaria nei Kibbutz israeliani) e Mac Intyre, idee di cui ci si può “nutrire” nelle riviste e nelle associazioni culturali legate al pensiero neo-fascista “celtico” come Ideazione e Diorama (di Marco Tarchi, altro personaggio della destra che ha cercato di accreditarsi negli ambienti, questa volta, no-global) o nei manifesti delle “Comunità Giovanili” (come, ad esempio, quella di Parma).

Ovviamente l’altro piatto forte di Preve, servito sulla tavola ben imbandita dai moderni seguaci del “nazional-comunismo”, è quello del superamento storico della dicotomia “destra-sinistra” che ci pone in termini “limitanti” di fronte agli sbocchi politici necessari per affrontare il moderno imperialismo e di fronte agli strumenti del marxismo “ortodosso” inadatti a leggere il fallimento del “comunismo novecentesco”. 

Un superamento della “pregiudiziale” nei confronti della possibilità di uno spostamento di posizioni politiche “da destra a sinistra” che Preve auspica seppure, ammette, “…ne siamo ancora lontani. Fino a quel momento, non vedo come si possa negare a priori, senza neppure esaminarla e verificarla, la buona fede politica e filosofica di chi si sposta da sinistra a destra (come ad esempio Adriano Sofri) o di chi si sposta da destra a sinistra.”

COMUNITA’ POLITICA D’AVANGUARDIA

Nel panorama della destra neo-fascista, un’altra visione “geopolitica” originale, che colloca il faro del movimento nazional-rivoluzionario a Teheran, è quella che caratterizza la Comunità Politica di Avanguardia, la componente che si è aggregata intorno al progetto Eurasia-Islam, promosso nel 1991 dalla rivista Avanguardia, fondata nell’82 da un rautiano trapanese, Leonardo Fonte.

“Fautrice di un’alleanza spirituale e tradizionale con l’Islam rivoluzionario”, la rivista indica nell’Iran il baluardo e la sentinella della lotta antimondialista e si definisce come “lo spazio di riferimento culturale, il fronte di convergenza politica e il bando di mobilitazione totale della leva antisistema che fascinerà, raccoglierà, ordinerà e attiverà le migliori energie militanti dell’estrema destra, ricomponendole nel quadro della forma politica denominata Comunità Politica Nazionale d’Avanguardia”.

Le microcomunità locali dovrebbero esprimere “l’aristocrazia politica del futuro partito rivoluzionario di massa, nel quale si realizzerà l’unità politica del fronte antimondialista”.

Nonostante i propositi roboanti la rete militante è modesta: il Centro librario Knut Hamsun di Trapani, sede della redazione centrale, il Centro studi Cristianesimo e Islam di Marsala, guidato da Gioacchino Grupposo, il Circolo culturale Avanguardia di Pescara, che fa capo a Maurizio Lattanzio, già autore delle edizioni di Ar, oltre ad una serie di redazioni sparse che coincidono spesso con le abitazioni dei militanti.

Breve vita ha avuto la redazione emiliana (anche se il responsabile, Dagoberto Bellucci, continua a collaborare) e umbra (per dissensi ideologici), mentre nell’estate 1995 la redazione lombarda (costituita un anno prima) è “sospesa” per sei mesi.

A dimostrare l’alto tasso di “litigiosità” interna è la vicenda della comunità militante di Perugia, che proviene dall’esperienza del Fronte Europeo;  guidata da Mario Cecere costituisce una redazione locale dall’autunno 1993 all’estate successiva, quando lo stesso Cecere viene espulso con l’accusa di slealtà, m avendo mantenuto rapporti con Stefano Delle Chiaie, Pino Rauti e una studentessa in contatto con Vincenzo Vinciguerra per una tesi di laurea sulla strage di Peteano.

Presenze si registrano anche a Viterbo, Tricase, dove Andrea Chiuri costituisce una comunità militante e realizza un opuscolo sul Chiapas, oltre che a Bari, a Bergamo, a Varese, a Massa Carrara, a Sassari (che poi dà vita a una redazione che cura un supplemento regionale), a Treviso.

Poco più di una decina di camerati partecipano al convegno nazionale di Perugia del gennaio 1994 e Lattanzio commenta amareggiato: “nonostante la geometrica perfezione politica delle coordinate progettuali da noi delineate, risulta oggettivamente asfittico il percorso antropologico”. Ne consegue la definitiva chiusura di ogni tentativo di realizzare alleanze culturali nell’area di estrema destra “al di fuori di Avanguardia – nell’area di estrema destra - non esistono dunque individui animati da un’autentica volontà politica di lotta al sistema”.

L’isolamento è il prodotto degli scontri successivi con gli skin e, in seguito, con il gruppo della rivista Orion.

Netta era stata la rottura - al convegno a Pacentro nel giugno 1992 - con l’area skin sul tema dell’Islam. Per Avanguardia, l’Europa del potere bianco non va difesa ma disintegrata, “premessa strategica assolutamente pregiudiziale”. Il violento antagonismo tra skin e arabi-musulmani è considerato un autogol a favore del potere mondialista.

La polemica prosegue dopo l’operazione Runa (il blitz contro Movimento Politico e l’area skin nel maggio 1993): Bellucci sbeffeggia gli ambienti - scioltisi come neve al sole dinanzi all’applicazione del decreto Mancino - e polemizza con i camerati del fu Meridiano Zero, colpevoli di ritenere la dottrina tradizionale islamica conforme al progetto mondialista.

Nonostante le evidenti affinità con Orion - che ha diffuso (e finanziato) a lungo la rivista nelle librerie di Milano e di Pieve di Cento - i toni dello scontro sono assai aspri. Dalla diversa centralità geopolitica (Iran versus Russia), si finisce beceramente sul personale. Mutti protesta per le adesioni di Avanguardia alle tesi di Vinciguerra (accusandolo di aver fatto parte della struttura di sicurezza atlantica). Lattanzio dà del “ruffiano” a Murelli.

Avanguardia attacca Orion per aver gonfiato il ruolo dell’opposizione nazional-comunista e il peso specifico dei gruppi fascisti. Il crescente isolamento accentua il delirio di onnipotenza: “La Comunità Politica di Avanguardia può essere giustamente definita come ultimo caposaldo planetario nella lotta contro il nuovo ordine mondiale, contro le lobbies palesi e occulte del giudaismo e della massoneria mondiale che trovano nell’usura e nell’Alta Finanza il loro monopolio di controllo e di dominio del mondo”.

Avanguardia è travagliata da una successiva crisi di leadership: in un trafiletto, senza soffermarsi sulla decisione, si rende noto che Lattanzio ha rinunciato alla responsabilità di coordinatore politico delle microcomunità. La sua scelta di “spostarsi di lato” non va comunque nella direzione di una  ricomposizione “diplomatica” con gli altri gruppi. Anzi, la tensione è accentuata dalla decisione di ripubblicare vecchi saggi e memorie difensive del Vinciguerra, motivata con la totale adesione all’analisi del responsabile della strage di Peteano sull’asservimento dell’estrema destra ai servizi di sicurezza atlantici, proprio nella fase in cui la collaborazione di Vinciguerra con i magistrati ha portato al rilancio delle inchieste sul terrorismo nero e le stragi negli anni ‘70.

La rete militante resta sparuta: le redazioni sarda, lombarda ed emiliana coincidono con le abitazioni dei tre responsabili, Gino Scanu, Paolo Rada e Manuel Negri, mentre scompare dalla gerenza ogni riferimento a Lattanzio.

IL TRADIZIONALISMO CATTOLICO

In nome del rifiuto del “mondo moderno”, della “democrazia e dell’egualitarismo”, le componenti del tradizionalismo cattolico si sono spesso intrecciate con l’articolato arcipelago neofascista. L’associazione di gran lunga più importante e longeva è, senza dubbio,  Alleanza Cattolica che raccoglie attorno a sé numerosi intellettuali, da Marco Tangheroni, direttore del dipartimento di storia medioevale all’Università di Pisa, agli avvocati Mauro Ronco, docente di diritto penale all’Università di Modena e Benedetto Tusa, difensori nel processo per la strage di Piazza Fontana rispettivamente di Carlo Maria Maggi e Giancarlo Rognoni; dal magistrato Alfredo Mantovano, protagonista di una rapidissima ascesa in Alleanza Nazionale (da responsabile della giustizia a coordinatore nazionale e oggi sottosegretario degli Interni) a Massimo Introvigne, direttore del CESNUR (Centro Studi sulle Nuove Religioni).

Secondo una rivista “anti-massonica”, l’intero capitolo francese dell’associazione apparterrebbe alla minoranza di destra della massoneria: “La direzione del Cesnur France, associazione di studi sui ‘nuovi movimenti religiosi’ (chiamati anche sètte), filiale del Cesnur Italia diretta dal sociologo cattolico Massimo Introvigne, sembra controllata dalla Gran Loggia nazionale francese, con la presenza nel consiglio di amministrazione del professor Antoine Faivre, redattore in capo dei Cahiers Villard de Honnecourt, dell’avv. Olivier–Louis Séguy e del professore Roland Edighoffer”.

Séguy e il suo collega Jean–Marc Florand (quest’ultimo, sorprendentemente, un omosessuale militante) sono entrambi estremisti di destra e hanno fatto conferenze per il Front National per oltre dieci anni. Florand difende regolarmente i Testimoni di Geova nei processi. Un altro leader dell’estrema destra francese associato a Massimo Introvigne, per la comune appartenenza al Gruppo di Tebe (un gruppo di studio accademico sulle sètte, denunciato come superloggia esoterica dalla rivista tradizionalista Sodalitium) è Christian Bouchet, leader dell’ala tercerista, espulso da Troiseme Vie e oggi membro della setta antisemita americana della World Church of the Creator, protagonista, tra l’altro, di vari episodi  di violenza razzista.

Lo stemma di Alleanza Cattolica ha l’aquila nera di San Giovanni e al centro il Sacro Cuore sormontato da una croce, il simbolo della Vandea reso popolare da Irene Pivetti.

Gli aderenti ad Alleanza Cattolica rivendicano con orgoglio la propria identità di destra («Se per destra si intende la reazione storica a quel grande processo di secolarizzazione che è stata la Rivoluzione francese, ebbene sì, allora noi siamo di destra. Ma il termine che preferiamo è “controrivoluzionari”»), ma negano di essere fascisti.

“Fino a cinque anni fa – precisa Marco Invernizzi, responsabile della sede di Milano, nel corso di un’intervista nel 1994 – mi sarei vergognato a dichiararmi antifascista: non volevo fare la figura di chi segue il vento (...) ma sono culturalmente, dottrinalmente antifascista, anche se mi sono preso del “fascista” per tutta la vita”.

Giovanni Cantoni, che ne è il reggente (“per conto della Madonna”), ha dato vita con altri militanti all’IDIS (Istituto per lo studio e l’informazione sociale), istituto che pubblica ogni settimana sul Secolo d’Italia (e sul proprio sito web) un Dizionario del pensiero forte, con un’evidente ambizione di pedagogia politica. Un pensiero ispirato alle dottrine controrivoluzionarie cattoliche della TFP, ma irrobustito dalla linfa vitale della nuova destra americana. Il curatore della pagina, Marco Respiti, è un esplicito apologeta del catto-capitalismo. Alleanza Cattolica non ha mai nascosto il proprio impegno politico, in uno spettro abbastanza ampio: se l’interlocutore privilegiato è Alleanza Nazionale, non mancano i rapporti con il C.C.D. (Introvigne e l’ex capogruppo alla Camera, ora membro laico del CSM, il torinese Vietti), ma anche con la destra radicale. Aldo Carletti, membro sia del CESNUR che di Alleanza Cattolica, è intervenuto ad un convegno organizzato a Varese dal Centro Studi Trans Lineam, animato da Rainaldo Graziani (ex-Meridiano Zero).

Scrivendo su Orion, Lucio Tancredi ha accusato Alleanza Cattolica di aver infiltrato la “destra radicale” nel tentativo di convertirla al neoconservatorismo di marca statunitense.

I più feroci critici di Alleanza Cattolica e dei complessi giochi di Introvigne e del suo Cesnur sono però i gruppi cattolico–tradizionalisti che non hanno deflettuto da posizioni intransigenti: la scismatica Fraternità Pio X e i sedevacantisti di Sodalitium, l’organo ufficiale dell’Istituto Mater Boni Consilii, la comunità che ha sede a Verrua Savoia, non perdono occasione per rievocare le intense frequentazioni comuni con monsignor Lefebvre e le originali posizioni di estrema destra. Anche Introvigne, prima di scoprirsi apostolo della libertà religiosa di gruppi come Nuova Acropoli, non esitava a invocare ricette repressive contro il dilagare di droga e pornografia, considerate nel pensiero controrivoluzionario di Correa de Oliveira, manifestazioni della “quarta rivoluzione”.

Dello stesso segno è la riscoperta del pentecostalismo e la valorizzazione dei movimenti carismatici vent’anni fa collegati dal “profeta” brasiliano alla cultura della droga e liquidati da Alleanza Cattolica come manifestazioni della tribalizzazione della Chiesa.

L’organizzazione “si propone la propagazione positiva e apologetica, quindi anche polemica, e la realizzazione della dottrina sociale della Chiesa, applicazione della perenne morale naturale e cristiana alle mutevoli circostanze storiche. La sua azione si situa nel campo dell’instaurazione cristiana dell’ordine temporale; è mossa dalla carità politica” e si pone lo scopo di costruire “una civiltà che possa dirsi a buon diritto cristiana, in quanto rispettosa dei diritti divini e consapevolmente vivente all’interno delle frontiere poste dalla dottrina e dalla morale della Chiesa”. Ad ispirare il movimento è la promessa della Madonna a Fatima: “Infine, il mio Cuore Immacolato trionferà”. Nell’attesa di inserire la società nelle “frontiere” della nuova civiltà, Alleanza Cattolica presta particolare attenzione “alle forze che mirano all’instaurazione dell’antidecalogo e della menzogna dottrinale e morale, con specifico riferimento al processo storico che va dalla crisi rinascimentale e protestantica al socialcomunismo e oltre, cioè alla Rivoluzione che si vuole intronizzare al posto di Dio e della sua legge”. Un posto di rilievo spetta anche al Centro Lepanto, nato da una scissione di Alleanza Cattolica, maturata su un primo cedimento dottrinario di A. C., una posizione non intransigente contro ogni tipo di aborto. In occasione del referendum indetto dal Movimento per la Vita nel 1981, Alleanza Cattolica si era dichiarata contraria, perché troppo permissivo sulla questione dell’aborto terapeutico poi, in seguito alle pressioni delle gerarchie vaticane, poche settimane prima del voto, aveva abbandonato l’astensionismo e propagandato il sì.

Il centro ultracattolico, che vanta aderenti in tutte le grandi città italiane e migliaia di simpatizzanti, ha sede in un minuscolo appartamento del Ghetto ebraico di Roma, a via dei Delfini. L’animatore del Centro Lepanto è un docente di storia dell’Università di Cassino, Roberto de Mattei, già assistente, assieme a Rocco Buttiglione, di Augusto del Noce, travolto da divorante passione per la Vandea.

Sulle questioni morali i lepantini sono di un rigore assoluto: tutti i celibi fanno voto di castità, “l’omosessualità è un peccato che grida vendetta davanti a Dio”. Numerose le campagne su questo fronte: da quella contro la bestemmia al boicottaggio della tournée di Madonna. Altrettanto intransigenti per quanto riguarda la ritualità: a Roma sono stati autorizzati a seguire la messa preconciliare in latino, la cui restaurazione era alle origini dello scisma lefebvriano: “Siamo legati ad una tradizione – spiega De Mattei – rigorosa e guardiamo con simpatia alle élite culturali, aristocratiche, religiose. Nel ‘82 i nostri avversari non erano gli islamici, piuttosto i comunisti, italiani e non. Oggi ci sono pericoli emergenti più gravi, il primo è l’invasione islamica. Noi non siamo politici, anche se facciamo tutti riferimento all’area del Polo delle Libertà. La nostra preoccupazione, sia allora nei confronti dei comunisti, sia oggi nei confronti dell’Islam è squisitamente religiosa”. Il timore del professor De Mattei è che, dilagando le conversioni all’islamismo, gli italiani rivendichino il diritto alla poligamia. Il vicepresidente del Centro Lepanto, Stefano Nitoglia, autore del volume “Islam. Anatomia di una setta” è lapidario: “Settario nell’accezione cristiana di separato. Alla luce di quanto sta accadendo (...) siamo stati profetici anche nella scelta del simbolo, il crociato a braccia conserte e il motto della Genesi che dice: ti schiacceremo, rivolto alla testa del serpente”.

Il Centro Lepanto è assurto a fama nazionale soltanto nel 1995 per il Rosario di riparazione dopo l’inaugurazione della Moschea di Roma, godendo, tra l’altro, dell’entusiastica adesione dell’allora presidente della Camera, Irene Pivetti, mossa allora da preoccupazioni di natura squisitamente politica. Scarso rilievo ebbe, nell’inverno ‘93, la sua dura e isolata presa di posizione contro la legge Mancino: l’allora presidente della Consulta cattolica della Lega Nord rivendicava il diritto di “pensare male” delle grandi ondate immigratorie e dei processi di integrazione. Sapeva bene che queste idee non erano circoscritte a qualche centinaio di teste rasate, ma innervavano il senso comune dello zoccolo duro leghista e avevano ampia circolazione in ambienti cattolici fondamentalisti. Un patrimonio collettivo che affonda le radici nella discriminante di fondo dei movimenti anticonciliari: il rifiuto dell’ecumenismo, l’affermazione perentoria del primato cattolico.

Nell’ottobre del 1993, in un convegno ufficiale della Consulta cattolica si teorizzò esplicitamente che non tutte le religioni hanno gli stessi diritti: “Gli altri devono convertirsi, non essere riconosciuti” dichiarò in quella sede la Pivetti. Nelle maglie della legge Mancino ha finito per incappare il tradizionalismo cattolico: nel febbraio del 1995, la procura di Verona ha ordinato decine di perquisizioni ad abitazioni di esponenti integralisti e attivisti di destra per “istigazione al razzismo”.

Tra i sospettati l’addetto stampa di A.N., Giovanni Perez e il consigliere comunale della Lega, Maurizio Grassi, già militante di Famiglie cattoliche, l’associazione fondata da Nicola Cavedini per “combattere l’infiltrazione dei catto-comunisti nella compagine ecclesiastica”. L’inchiesta del pm Guido Papalia – aperta dopo la distribuzione di centinaia di volantini con pesanti accuse al settimanale diocesano Verona fedele e al mensile dei Comboniani Nigrizia – interessa numerose associazioni cattolico–tradizionaliste: il Comitato Principe Eugenio dell’odontoiatra Marco Battei, ispirato al Savoia che difese Vienna dai turchi (“Attenti all’invasione musulmana, perché rischiamo di diventare la Mecca della Padania...Siamo reazionari e ci battiamo per il ritorno della società tradizionale”); Famiglia e civiltà di Palmarino Zoccatelli, sindacalista CISNAL (oggi UGL) e organizzatore di rabbiosi boicottaggi del film di Godard “Je vous salue Marie” e del concerto di Madonna, animatore del Comitato SOS Italia, promotore di due referendum contro la legge Martelli sull’immigrazione (“Vogliamo difendere la famiglia e la civiltà cristiana”); il monarchico Sacrum Imperium di Maurizio Ruggiero, dapprima noto come l’Anti-’89, che si batte contro “l’egualitarismo nato dalla rivoluzione francese, il risorgimento, per il ritorno dell’Italia preunitaria”.

Questo gruppo, fondato per il bicentenario della Rivoluzione francese da un’insegnante fiorentino, Pucci Cipriani, diffonde per abbonamento il trimestrale Controrivoluzione ed è presente anche a Genova, a Napoli e a Firenze: si caratterizza da subito per l’assoluta intransigenza in campo politico e per i durissimi attacchi ad Alleanza Cattolica, colpevole di cedimenti opportunistici nello scontro con la “setta democristiana”. Cipriani è tra gli animatori degli annuali raduni di Civitella del Tronto, ultima sacca di resistenza borbonica nel 1860.

La campagna contro la sfilata per il gay pride a Roma nell’anno del Giubileo - in cui gioca un ruolo da protagonista Forza Nuova - riporta alla ribalta i lepantini. I cattolici integralisti organizzano una “fiaccolata riparatrice”, che raccoglie un migliaio di persone, per “espiare l’offesa arrecata dal gay pride alla capitale del cristianesimo”.

Roberto de Mattei spiega le ragioni dell’iniziativa: “Proclamare l’esistenza di un ordine naturale e cristiano oggettivo e immutabile, come unico e necessario fondamento di ogni società bene ordinata”. L’iniziativa ha ampio sostegno politico nel centro destra. Alla conferenza stampa di presentazione partecipano autorevoli parlamentari, tra i quali il vicepresidente della Camera dei deputati Carlo Giovanardi (del C.C.D.), il presidente dei deputati e della Consulta per i problemi etico-religiosi di Alleanza Nazionale, Gustavo Selva, e Maria Burani Procaccini, segretario di presidenza della Camera e presidente della Consulta per i problemi etico-religiosi di Forza Italia. Alla fiaccolata integralista prende parte anche il deputato di A.N. Domenico Gramazio, che in precedenza aveva provveduto a far distribuire volantini in cui si invitavano“i cittadini ad aderire e partecipare alla manifestazione”.

Su posizioni estremamente radicali sono infine i gruppi di Militia Christi, gli ultra – fascisti - antiabortisti nei cui ranghi militano elementi di Forza Nuova come Andrea Insabato, l’autore dell’attentato al Manifesto, e Holywar, cattolici tradizionalisti antisemiti, il cui sito web è stato per un periodo oscurato per istigazione all’odio razziale: conteneva, tra le altre cose, anche l’elenco dei cognomi degli ebrei italiani.

I MOVIMENTI DI ESTREMA DESTRA IN EUROPA

Si chiama Euronat (affiancata da Euronat Giovani) ed è la rete europea che raccoglie organizzazioni di estrema destra cui aderiscono, oltre al gruppo italiano Forza Nuova, il Partito Nazionalista Slovacco, il Vlaams Block belga, il Fronte Ellenico e la spagnola Democracia Nacional. In questo circuito nero sono presenti anche il Movimento Patriottico Popolare Finlandese, il Partito della Grande Romania, il Partito Svedese Democratico, Aliancia Nacional portoghese, il Deutsche Volksunion ed il Partito Nazionalista serbo. Per quanto riguarda la Francia, è il Front National di Le Pen  a mantenere saldi legami con la rete, finanziando gruppi dell’ultra destra antiebraica in tutta Europa. Allo stesso tempo, mediante la via parlamentare, mantiene nel suo paese un consenso del 10% circa.

Ovviamente, questi gruppi, aldilà delle peculiarità locali, condividono modalità d’azione violente e una serie di “punti fermi”: la riscoperta dell’identità nazionale, il blocco delle immigrazioni (accusate di mettere in pericolo le culture locali), la rivendicazione di uno stato forte con un unico partito al potere, il ritorno al “sacro”, l’abrogazione delle leggi abortiste e la concezione della famiglia come fulcro della crescita demografica. Periodici sono gli incontri di scambio e di coordinamento, alcuni dei quali si sono svolti proprio nel nostro paese.

Nel novembre del 1998, infatti, si è tenuta a Trieste una convention organizzata dal Fronte Unitario degli Italiani (associazione neo-irredentista diretta dal triestino Mario Ivancich), il cui ospite d’onore era proprio il francese Le Pen. “Crimini contro l’umanità in tempo di pace e mancata applicazione del diritto internazionale nella questione ancora aperta della Venezia Giulia a 50 anni dalla fine del secondo conflitto mondiale”, questo il titolo che richiama alcuni temi ricorrenti in diversi settori della destra locale, dagli “estremisti” di Forza Nuova e Fiamma Tricolore, ai “democratici” di Alleanza Nazionale e delle varie associazioni degli esuli istriani.

Al fine di consolidare i contatti, lo scorso agosto, a Villa Umbra (Perugia), la rivista Orion ha organizzato un convegno dal titolo apparentemente innocuo, “Università Estate”, dove si sono incontrati diversi esponenti della destra radicale europea. Già nel maggio del 2000 si era tenuto un incontro a Groppello di Gavirate (Varese) al quale erano presenti vecchie conoscenze del circuito nero italiano: ex esponenti di Avanguardia Nazionale, di Meridiano Zero oltre, ovviamente, ai membri milanesi della rivista Orion.

Quello delle Sinergie Europee è un fenomeno che non va sottovalutato sia per l’adesione che queste sigle riscuotono nei loro paesi, che, in alcuni casi, per i successi elettorali ; emblematico l’esempio di Haider in Austria, dimostrazione del fatto che esiste per queste frange la possibilità di uscire dal minoritarismo.  Una breve panoramica nei diversi paesi europei delle differenti formazioni della destra radicale può risultare utile a completare il quadro fin qui esposto.

Gran Bretagna

Qui il National Party è strettamente collegato a quei gruppi dell’estrema destra europea che fanno della “cultura bianca” il loro stendardo ed è, allo stesso tempo, affiancato dal minoritario mondo cattolico dell’ ultradestra, violentemente antisemita.

A Londra, vivono, inoltre, la maggior parte dei latitanti dell’ estrema destra europea; del resto, l’organizzazione extraparlamentare più consistente, è Third Position (Terza Posizione) di cui abbiamo già avuto occasione di parlare.

Third Position fa parte di un movimento internazionale chiamato “The International Third Position” (con sedi anche negli Stati Uniti e Messico e legami forti con ambienti dei servizi segreti). Il suo slogan è “For England and the English” ed i suoi punti fermi sono: la centralità della famiglia e la lotta all’aborto, il recupero della dimensione sacra, la difesa della “razza bianca”, la lotta all’omosessualità come degenerazione morale, il ritorno alla vita rurale, il tutto insieme alla richiesta di una legislazione più severa e della pena di morte. Esiste anche una sezione giovani, che conta diverse adesioni nelle scuole superiori e pubblica mensilmente la rivista, The Voice of St. George.

Spagna

Il più importante movimento extraparlamentare dell’estrema destra spagnola è, attualmente, Democracia Nacional (della rete Euronat), fondata nel 1995 da Juan Peligro, erede diretta della Falange spagnola. Il programma politico di Democracia Nacional sostiene i “valori” fondamentali a cui aderisce la rete nera europea, affiancati dall’interesse per l’ambiente e l’ecologia. Di frequente, promuove campagne, con l’appoggio di altri movimenti locali, contro l’aborto e l’uso di droghe leggere. Tra le pubblicazioni del movimento: “L’alternativa a la mundializacion. Bases políticas contra el pensamiento único” e “Aborto: Crimen Permitido. Acabemos con el genocidio que está sufriendo nuestro pueblo”.

Belgio

Nel dopoguerra si forma in Belgio il Mouvement d’Action Civique (MAC). Tra i dirigenti del movimento neofascista c’è Jean François Thiriart (che usa lo pseudonimo di Jean Tisch), ex collaborazionista durante la Seconda Guerra Mondiale e leader della corrente europea del nazional-comunitarismo. La formazione giovanile del MAC è Jeune Nation.

Negli anni ‘50 l’estrema destra belga era composta dal Movimento Sociale Belga, membro dell’Internazionale Nera, e dalla VolksUnie, movimento nazionalista fiammingo.

A tutt’oggi, il circuito nero in Belgio è diviso in due tronconi: la parte francese, dominata dal lepenista Front National (fondato nel 1985), e la parte fiamminga, egemonizzata dal Vlaams Block che nel ‘91 ha ottenuto il 6,6% di voti e 12 seggi in Parlamento.

Esistono inoltre diverse organizzazioni giovanili, per lo più violente e più o meno legate ai gruppi sopra menzionati, come Assault nella zona francofona e Vorstort (Avanguardia) nella parte fiamminga.

Austria

La vittoria del partito di Jörg Haider (FPO) non nasce solo su di un terreno elettoralista, ma si erge su un tessuto già articolato, formato per lo più da gruppi violenti.

Il più noto, tra questi gruppi, è Vapo, fondato nel 1986 da uno studente il cui obiettivo finale consisteva nel dar vita al quarto Reich.

I “naziskin” militanti in Austria sono circa duemila, divisi in una trentina di gruppi; loro organo di stampa è “Halt”, giornale neonazista con una tiratura di circa ventimila copie.

Alle ultime elezioni nazionali, il FPO, la cui leader è Susanne Riess-Passer, ha conseguito il 26,9% di voti e a Vienna numerosi quartieri, tradizionalmente roccaforti dei socialisti, sono ora passati all’estrema destra.

Germania

Nell’ambito della destra neonazista, troviamo: il DVU - Deutsche Volksunion (appartenente alla rete Euronat), i Republikaner ed il NPD (Partito nazionaldemocratico tedesco), formazioni marginali che hanno seguito soprattutto nelle lands orientali e tra i giovani. Il NPD, considerato tra gli ispiratori della violenza xenofoba che attraversa la Germania, rischia di essere dichiarato fuorilegge dalla Corte Costituzionale tedesca.

Polonia

In Polonia stanno crescendo i gruppi estremisti cattolici ed i movimenti naziskin. Inoltre, la Confederazione della Polonia Indipendente e la Nazionaldemocrazia non nascondono la loro fede neo-hitleriana.

D’altronde, in tutta l’Europa dell’Est, l’adesione alle organizzazioni di estrema destra è in vertiginoso aumento. Il partito polacco Movement for Poland’s Reconstruction di Jan Olszewski mantiene un consenso stabile attorno al 0,7 %.

Svezia

In Svezia, come negli altri paesi scandinavi, l’estrema destra è rappresentata dal Partito del Progresso, di ispirazione lepenista, che negli ultimi anni ha riscontrato un forte incremento elettorale. Altri movimenti “neri” sono: il Partito Democratico (aderente a Euronat), il Partito della Madrepatria, Stop all’Immigrazione e il Fronte di Resistenza Ariana (semi-clandestino).

Francia

Nell’ambito della scena politica francese, accanto ai tradizionali partiti di ispirazione gollista, troviamo il Front National di Le Pen, nato agli inizi degli anni ‘80 ed affermatosi alle Presidenziali del 1992 con il 13,9% di adesioni. Le frange estremiste di quest’area sono: il FANE (i Fasci Nazionali Europei), TroisiemeVoie, Jeunesse Nationaliste Revolutionnaire e Skinhead de France.

SOTTOCULTURA GIOVANILE E MUSICA   

Non tutti sono al corrente dell’esistenza di un ampio settore musicale con cd, dischi, demo-tape e concerti che si svolgono regolarmente in tutta Italia, che fa capo a gruppi di destra.

RAC (Rock Against Communism) e White Power Music, così si definiscono i primi generi musicali delle nazi-band a livello mondiale.

Essendo la musica un elemento di aggregazione giovanile, una destra radicale “movimentista” non poteva che creare un circuito proprio. I veneti Peggior Amico sono fra le prime band RAC italiane (primi anni ‘90). Li contraddistinguono voci basse e roche, testi razzisti e inneggianti alla violenza, una musica, per intenderci, più vicina all’heavy metal che non allo ska o all’Oi!.

Nello stesso periodo nasce la band romana Intolleranza, vicina al Movimento Politico; il loro pezzo “orda nera” è un vero inno al razzismo: “Sui bus, nella stazione, nelle strade, nei quartieri / l’invasione degli immigrati, oggi sono più di ieri / Si professano sfruttati, ma a me non fanno pena / sono pronti ad infilarti un coltello nella schiena / orda nera orda nera” (sic!).

In realtà, in Italia, già a partire dagli anni ’70,  nasce e si sviluppa un ristretto circuito di cantautori e band di destra, sotto l’etichetta “musica alternativa”, che senza troppa fantasia imitavano la musica d’autore del momento. Oltre al già citato Massimo Morsello (chiamato il “De Gregori Nero”), c’erano gli Janus e La Compagnia dell’Anello che si esibivano prevalentemente durante i Campi Hobbit e le feste del Fronte della Gioventù, l’organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano prima e di Alleanza Nazionale poi, l’attuale Azione Giovani.

Oggi, il nuovo orientamento musicale di destra prende il nome di “rock identitario” differenziandosi dal rock “white power” per sonorità più orecchiabili, voci più pulite e per testi “meno espliciti”. Basta con il razzismo becero e spazio alla difesa dell’identità nazionale, allo spirito comunitarista ed al ribellismo giovanile al fianco di un “sano” anticomunismo ed uno pseudo-anticonformismo.

I gruppi più popolari al momento sono gli Zeta Zero Alfa ed i 270Bis, entrambi romani. Suonano alle feste di Alleanza Nazionale, ma anche ai raduni di Forza Nuova, e in locali, birrerie o dove trovano spazio. Esistono etichette indipendenti, la Rupe Tarpea Records e la Tuono Records con accattivanti siti internet dove è possibile leggere recensioni musicali e informarsi sui concerti (www.perimetro.com), nonché web-radio che trasmette solo “rock identitario”. Gli Zeta Zero Alfa sono probabilmente la band italiana più importante nel settore della destra musicale, coloro che riscuotono maggior consenso e vendono più dischi. Il gruppo ha, inoltre, una birreria a Colle Oppio, poco distante dalla “gay-street”, e fa parte dell’occupazione di Casa Montag, uno spazio occupato dai fascisti alle porte di Roma, nel luglio 2002. Gli adesivi del gruppo sono sui muri di tutta Roma.

Nel loro sito non ci sono simboli riconducibili direttamente al fascismo, anzi tra i testi consigliati troviamo Chomsky e Marcos, ma questo non deve trarre in inganno, essendo evidente la loro appartenenza.

Sui 270Bis il discorso è più ampio. Il nome del gruppo ha come riferimento l’articolo del codice penale sull’associazione sovversiva.

Il cantante del gruppo, Marcello De Angelis, è anche il direttore di Area, la rivista politica di Alleanza Nazionale, ed è fratello del defunto Nanni De Angelis, morto in carcere dopo il suo arresto, con cui ha condiviso la militanza in Terza Posizione. Dopo la latitanza, Marcello De Angelis è rientrato in Italia per scontare la condanna per associazione sovversiva. E’ stato l’unico quadro intermedio di Terza Posizione condannato per “reati politici” senza nessun fatto materiale. Di nuovo in libertà, De Angelis collabora con Italia Settimanale, è tra gli animatori di Spina nel Fianco e, infine, compone la band. E’ tra gli ideologi del Fronte della Gioventù prima e di Azione Giovani poi, fa parte della corrente sociale di Alleanza Nazionale di Alemanno e Storace e nel 1996 da vita alla rivista propria di questa corrente: Area. De Angelis è la voce più nota della destra neofascista e le sue canzoni sono cantate a memoria sia dai giovani skin che dai quadri del partito. Gli arrangiamenti del gruppo sono ben curati, un rock facilmente orecchiabile  e testi diretti. “Bye bye, spara sulle posse” recita il ritornello di una canzone dedicata ai gruppi di sinistra, ma il top lo troviamo in “Claretta e Ben” canzone omaggio alla Petacci e a Mussolini: “Han Ballato sui loro corpi / han sputato sul loro nome / han nascosto le loro tombe / ma non li possono cancellare...piovono fiori su piazzale Loreto...io ho il cuore nero / e me ne frego e sputo / in faccia al mondo intero”.

Colleghi in Alleanza Nazionale, e vecchi amici del De Angelis, sono Piso e Dimitri, quest’ultimo, insieme a Fiore e Adinolfi, fondatore di Terza Posizione.

Ancora, tra i gruppi romani, ricordiamo gli Aurora (rock identitario), i Dente di Lupo (band boneheads, musica rac oi!), i Londinium SPQR (di recente sciolti), Innato Senso d’Allergia (“streetpunk”) ed i Janus (rock identitario).

Proprio gli Aurora sono tra i fondatori di Musicazione, etichetta musicale e non, legata ad Azione Giovani.  Da quanto detto, è evidente come gli ambienti giovanili, per quel che concerne il versante musicale, non siano affatto frammentati. 

Questo fenomeno, anche se non propriamente di massa, non va certo considerato marginale o poco pericoloso. Per dare un’idea della portata del fenomeno, ricordiamo che nel mese di gennaio  i 270 bis hanno suonato nel quartiere Torrino, in ricordo di Alberto Giaquinto; ad Anzio, vicino Roma; al locale “Avalon”, sulla via Nomentana, in ricordo di Acca Larentia; presso la Casa Montag, contro lo sgombero, insieme agli Innato Senso d’Allergia, i Dente di Lupo, gli Aurora, i Rock’n’Roll Soldiers ed, ovviamente, gli Zetazeroalfa; infine presso il locale “Cafè de la Paix” in via Evandro 8 (dietro alla sede di Acca Larentia).

LO STADIO

“Le folle che vanno allo stadio fanno parte del tessuto sociale e là noi costruiamo il nostro lavoro politico. Noi non siamo i padri degli hooligans, ma siamo disposti ad adottarli”. (Roberto Fiore e Massimo Morsello su L’Espresso del 17.02.2000).

Legami e contatti tra gruppi ultras ed elementi del neofascismo romano esistono da sempre, sia nella curva nord laziale, storicamente di destra, che in quella romanista, più sinistreggiante e sostanzialmente apolitica. Dagli inizi degli anni ‘90 ad oggi, però, la curva sud è decisamente passata a destra. La maggior parte dei gruppi ultras è “culturalmente” di destra o apertamente fascista. Anche se è necessario fare dei distinguo.

I famigerati “scontri di Brescia” del 1994, considerati lo spartiacque della politicizzazione fascista della curva romanista, mettono in evidenza come, in alcuni gruppi ultras, esistono delle componenti neofasciste organizzate che, prendendo a pretesto la partita domenicale, compiono veri e propri addestramenti, con raid nei confronti delle forze dell’ordine, grazie anche all’appoggio di ultras neofascisti di altre tifoserie. In quel periodo i gruppi di Opposta Fazione e dei Boys Roma sono i gruppi più politicizzati in curva sud. Alcuni esponenti di spicco dei Boys saranno candidati nelle liste del Movimento Sociale Italiano durante le elezioni amministrative a Roma, quelle del confronto Fini-Rutelli.

Dopo l’escalation dei primi anni ‘90 con scontri, aggressioni e violenze in varie in città italiane, la situazione si normalizza fuori e dentro gli stadi. La cacciata del gruppo storico romanista, il CUCS (Commando Ultrà Curva Sud), nasce da motivazioni ben più affaristiche che politiche, sulla falsa riga di quanto accade nella curva nord della Lazio. A differenza delle tifoserie laziali, nella curva romanista esistono svariati gruppi fondamentalmente di destra ma diversi nella “mentalità ultras”. Attualmente il gruppo più politicizzato, tra le fila della tifoseria romanista, è Tradizione Distinzione Roma che non fa nulla per nascondere la sua appartenenza.

Evidenti sono, infatti, i legami con Base Autonoma, visto che spesso e volentieri è possibile notare una bandiera tricolore con tanto di simbolo di Base Autonoma che sventola sopra il loro striscione. Durante il derby del il 27.10.02 il gruppo ha esposto uno striscione con la scritta “28.X.02 Marciare per non marcire”, evidente riferimento al corteo che avrebbe tenuto Base Autonoma il giorno dopo a Roma a Piazza Vittorio.

In una intervista al gruppo, un suo esponente spiega: “Tengo a sottolineare il rapporto dei ragazzi di Tradizione Distinzione con il Laboratorio di idee, un’associazione culturale impegnata nel sostegno di quanti vivono situazioni di difficoltà ed anche il fatto che molta parte dei soldi ricavati dalla vendita del materiale del gruppo sono utilizzati per sostenere alcuni amici attualmente detenuti”.

Promotrice di una fanzine dal nome Blackshirt (camicia nera), il gruppo Tradizione Distinzione conduce tutti i pomeriggi una trasmissione su Radio Flash dove, tra discorsi qualunquisti e dai toni accesamente razzisti, con sottofondo musicale nazi-rock,  si parla anche di calcio.

Nella stessa intervista, esponenti del gruppo sintetizzano così la scelta del loro nome: “La parola Tradizione o gli uomini della tradizione li troviamo, infatti, soltanto nei rari, ma proprio per questo preziosi, testi destinati all’uomo della Milizia, un uomo di provata ed elevata spiritualità che se occorre si lancia al combattimento richiamato dalla fedeltà della propria natura e della propria immagine del mondo. Si veda Evola, Eliade o Spengler. La complessità delle tematiche così profonde non ci permette di andare oltre anche perché conosciamo i nostri limiti umani e riuscire a vivere come i maestri sopracitati non è per niente semplice. Tuttavia c’è chi, come noi, prova ad avvicinarsi. Da qui il significato Distinzione. Queste in sintesi le ragioni della nostra denominazione. Il nostro gruppo, a differenza di altri, ha scelto questo nome mai visto negli stadi italiani, proprio perché ci sentiamo rappresentanti di verità ancestrali, innate dentro di noi che poco hanno a che vedere con la moda di essere destra”.

Gli appartenenti a Tradizione Distinzione provengono in grossa parte dalla zona di Piazza Bologna, luogo storico dei neofascisti romani.

Il merchandising del gruppo (venduto nel loro negozio, nel quartiere Nomentano) presenta cappellini con il tricolore ed il fascio littorio o con lo stemma della divisione belga delle SS “Charlemagne”. Sul sito è apertamente dichiarata la matrice fascista del gruppo e, del resto, i libri consigliati sono prevalentemente di Evola o di Freda. Da segnalare, inoltre, che durante la partita Roma-Brescia del gennaio 2003 era presente in curva un banchetto di raccolta firme pro-Priebke, retto da esponenti del gruppo. Durante una loro trasmissione radiofonica, giovedì 27.02.03, è intervenuto direttamente Giuliano Castellino per pubblicizzare la manifestazione, organizzata da Base Autonoma, che si sarebbe tenuta a Roma due giorni dopo, manifestazione a cui il gruppo ha aderito ufficialmente. In aggiunta a ciò, nelle ultime partite si è notato sopra il loro striscione, uno stendardo raffigurante il logo di Casa Montag, simbolo di una “amicizia” confermata anche dai microfoni della radio.

Negli ASR ULTRAS, invece, nonostante la presenza di alcuni forzanovisti e fascisti di varia provenienza, si ha ancora la sensazione di un gruppo poco politicizzato e più concentrato sulla cultura ultras in senso stretto.

Altri gruppi che gravitano intorno all’area neofascista sono gli Ultras Roma Primavalle e gli Asr Clan anch’essi aderenti al corteo anti-immigrazione, promosso da Base Autonoma.

Un discorso a parte meritano Boys e Ultras Romani, storicamente e culturalmente di destra.

Queste formazioni utilizzano un’iconografia decisamente di destra ma, probabilmente, più per la vendibilità dei “marchi” che per progettualità politica vera e propria, anche se la loro appartenenza viene manifestata in maniera evidente, come testimonia la bandiera con l’ascia bipenne, simbolo che fu già di Ordine Nuovo. Boys è, senz’altro, il gruppo ultras più vecchio della curva sud e da sempre politicamente di destra. Per Ultras Romani il discorso è simile. Nati da una costola dei Boys, provengono dal litorale laziale (Ostia e zone limitrofe). Formazione essenzialmente giovane, si è distinta ultimamente per aver difeso gli ultras laziali dopo l’aggressione ad un marocchino nel quartiere Ostiense e per i numerosi striscioni contro la repressione poliziesca, i giornalisti e le tifoserie di sinistra.

Infine c’è il Gruppo Monte Verde schierato più decisamente a destra.

Nella partita Roma-Chievo questi ultimi hanno esposto uno striscione con la scritta: “Totti: tu no, noi si”, in aperta polemica con il giocatore che ha prestato il volto allo spot antirazzista promosso dal Comune di Roma.

 Relativamente più semplice il discorso per quanto riguarda la tifoseria laziale, essendo la curva nord  egemonizzata da almeno 15 anni da un unico gruppo: gli Irriducibili Lazio.

Gli Irriducibili Lazio sono un gruppo Ultras “moderno” con una catena di negozi, una linea di merchandising, Original Fans, ed una trasmissione radio molto seguita, La Voce della Nord (dal nome della loro fanzine che distibuisce più di 5.000 copie a numero). Gli Irriducibili, nonostante la loro attiguità a gruppi della destra radicale romana, formano loro stessi un gruppo politicizzato a sé stante. Infatti, nella curva nord hanno trovato spazio, con bandiere e striscioni, un po’ tutte le formazioni della destra radicale e questo non sarebbe stato possibile senza il loro assenso. Tra l’altro, uno dei capi storici della formazione si è presentato alle amministrative tra le fila di Forza Nuova.

Nonostante ciò, il gli Irriducibili non sembrano voler tirare le fila a nessuna formazione, essendo già di per sè stessi formazione fascisteggiante, razzista, antisemita, omofobica, formalmente attenta al sociale, comunitarista e “ribellista”. Basti pensare agli striscioni “contro la repressione”, “contro la polizia”, “in ricordo di amici ultras morti per rapina”, “ai carcerati”, “al fianco della “Tigre Arkan”, “contro le guerre “imperialiste” e per finire allo striscione sulla morte di Carlo Giuliani che recitava: “ideali diversi, onore a Carlo Giuliani”.

 Sempre appartenenti alla tifoseria laziale,  Viking Lazio ed i Commandos Monteverde Lazio ‘74 sono due gruppi ultras storici molto vicini alla destra radicale, ma marginalizzati dall’egemonia incontrastata degli Irriducibili. L’incendio di qualche anno fa del Lazio Point di via Portuense, gestito da figure storiche della tifoseria laziale di Monteverde,  sembra stato un “segnale” a non mettersi in concorrenza con la catena dei negozi degli Irriducibili.

La Banda Noantri, invece, è il gruppo emergente in curva nord. Composto prevalentemente da giovani, nascono dalla scissione della componente più radicale e politicizzata degli Irriducibili. Probabilmente stufi delle gestione affaristica dei “fratelli maggiori”, vogliono rappresentare l’ala dura della tifoseria laziale. Il loro legame con Base Autonoma è evidente; alcuni del gruppo ne fanno ufficialmente parte ed all’interno girano volantini di questa formazione (come per la manifestazione anti-immigrazione del 28 ottobre 2002). La città è tappezzata da scritte della Banda sistematicamente accompagnate da celtiche o svastiche. Spesso le scritte di Base Autonoma e Banda Noantri, compaiono a pochi metri di distanza, tratteggiate con la stessa mano.

Facciamolo all’inglese

Negli stadi, denuncia il deputato diessino Roberto Sciacca, “s’intravede sempre più chiaro un piano della destra estrema per egemonizzare le curve e reclutare militanti. Non è solo un fenomeno italiano, ma europeo. Con evidenti agganci con analoghe esperienze neonaziste inglesi”. Gli risponde Fabrizio Piscitelli, 33 anni, alias Diabolik, considerato la mente degli Irriducibili della Lazio, un’aggregazione di tifosi nata nel 1987 e che nel 1993 ha preso il sopravvento sui più apolitici Eagles Supporters. “Noi siamo di destra”, spiega, “ma la politica deve restare fuori dallo stadio. Non capisco perché si possono tollerare giocatori che espongono tatuaggi del Che e non la curva nord che sventola qualche celtica. Che cosa c’entriamo con il nazismo? Il problema è un altro: i militanti di destra non hanno cittadinanza con questo governo. Sono stati cacciati dalle scuole, dai centri sociali e adesso si vorrebbe buttarli fuori pure dalle curve”.

Anche Diabolik è un simpatizzante di Forza Nuova, movimento fondato in Inghilterra nel 1996 dai “rifugiati” Roberto Fiore e Massimo Morsello, due estremisti di destra già condannati per appartenenza ai NAR e diventati ricchi in Gran Bretagna grazie all’attività della loro Easy London: una sorta di agenzia di viaggi che manda ogni anno migliaia di giovani a lavorare all’estero. A Roma la Easy London è diretta da un altro ex leader degli Irriducibili, Maurizio Catena, e forse proprio per questo il gruppo dei supporter della Lazio è stato il primo a introdurre nel nostro paese il tifo all’inglese, niente tamburi, solo voci e mani, stendardi e sciarpe colorate. Accanto all’attività di tifo vero e proprio, questo gruppo di ultras ne ha però un’altra, molto più commerciale.

Soprannominati con cattiveria dagli avversari “Irriducibili spa”, i tifosi laziali (5 mila iscritti e 100 attivisti) pubblicano una fanzine patinata, “La voce della Nord” (l’editore è Diabolik), hanno un sito Internet sempre aggiornato e dispongono di cinque punti vendita del loro materiale firmato “Original fans”. In più possono contare su angoli riservati nei negozi ufficiali Lazio Point e una sorta di banchetto allo stadio durante le partite. Fatturano insomma decine di milioni. Con la loro presenza massiccia, la compattezza e l’aggressività gli Irriducibili hanno finito per costituire un problema per la Lazio di Sergio Cragnotti. La dirigenza ha tentato di tagliarli fuori dalla gestione delle trasferte, ha chiuso il rubinetto dei biglietti omaggio, ha revocato a uno a uno una serie di benefits.

Ma dopo due mesi di faccia a faccia a muso duro è stata costretta a fare marcia indietro.

Tutto è iniziato nell’agosto del ‘99, quando Cragnotti ha deciso di far pagare 4 mila lire il biglietto d’ingresso al centro sportivo di Formello dove si allena la squadra e ha fatto sapere che chi voleva andare in trasferta doveva acquistare il pacchetto dal tour operator Francorosso. “Per esempio per la trasferta organizzata a Montecarlo per la partita di Champion’s League, contro il Bayer Leverkusen, un tifoso spendeva 750 mila lire, mentre organizzata da noi costava solo 350 mila”. Iniziano le proteste, sia degli ultras che dei club Lazio.

Due pizze in faccia

Alla presentazione all’Olimpico della nuova formazione appare uno striscione “Noi non siamo pomodori”. A Formello fanno capolino scritte offensive contro la figlia di Cragnotti. La società manda in avanscoperta Guido Paglia, dirigente Cirio. “Faceva l’amicone, promesse su promesse che regolarmente non venivano mantenute”. A ottobre, si arriva allo scontro finale. La Lazio annuncia che non permetterà più agli ultras di assistere agli allenamenti. Gli Irriducibili come risposta organizzano a Formello una festa del tifoso con porchetta. “E proprio quel giorno diramiamo anche un comunicato firmato dai tifosi biancocelesti (club e ultras insieme) in cui proclamiamo lo sciopero del tifo. Paglia all’hotel Summit, dove sono riuniti tutti i tifosi, dice che non esiste un vero malcontento e che siamo solo noi, gli Irriducibili, a montare il tutto”. “È stato più forte di me”, racconta Diabolik: “Quando l’ho visto gli ho dato due pizze in faccia e un calcio nel sedere”. Il risultato? Nella trattativa Paglia viene sostituito dal deputato di Alleanza Nazionale, Gigi Martini (storico terzino della squadra scudetto del ‘74). Il biglietto d’ingresso a Formello è abolito “almeno per ora”, i costi del pacchetto offerto dalla “Francorosso” vengono ridotti, e una quota di biglietti, variabile a seconda della partita, vengono gestiti, in pratica venduti, dagli ultras. La Lazio ha calato le braghe.

Le frange più estreme delle tifoserie sono insomma in grado di condizionare le dirigenze delle squadre. E se poi possono agitare anche lo spauracchio dell’appartenenza a formazioni di destra, con tanto di cori, saluti romani e striscioni razzisti (per i quali le società sono costrette a pagare salatissime multe), tanto meglio. I presidenti, da nord a sud, capitoleranno ancora più facilmente. Il fenomeno è emerso in tutta la sua evidenza il 20 novembre del ‘94, in occasione degli scontri che a Brescia portarono al ferimento del vice-questore Giovanni Selmin. Nel ‘96 le indagini della Digos hanno permesso di stabilire che quel giorno gli incidenti non scoppiarono a caso. Il raid di Brescia era infatti stato deciso a tavolino e vi avevano partecipato non solo ultras della Roma, ma anche della Lazio.

Alla base di tutto, secondo l’accusa, c’era la volontà di ricattare la nuova dirigenza giallorossa che, con l’avvento alla presidenza di Franco Sensi, aveva tentato di revocare le agevolazioni concesse dal vecchio patron, l’andreottiano Giuseppe Ciarrapico. Ma non basta. Al blitz aveva preso parte anche Maurizio Boccacci, interista, leader dei naziskin italiani, fondatore del disciolto Movimento Politico Occidentale, intenzionato con la violenza a recuperare popolarità. Gli andrà male. Verrà condannato insieme a un gruppo di pregiudicati per reati comuni. Sempre nel ‘96, a Roma, finiscono in manette altri 7 capi ultras della curva giallorossa. Sono accusati di aver minacciato funzionari della società per ottenere pacchetti di biglietti da rivendere a caro prezzo alle spalle dei tifosi veri: lo dimostrano le intercettazioni telefoniche. Ma la Roma, timorosa di contestazioni, subisce senza denunciare nulla. Il processo è in corso. Tra gli arrestati del ‘96 vi sono, tra gli altri, Fabrizio Carroccia, detto “Er Mortadella”, grande amico del direttore generale della Juventus Luciano Moggi (ancora oggi invitato ad assistere gratis alle partite dei bianconeri) e Mario Corsi, popolare speaker romanista di Radio Incontro, l’emittente privata della Capitale che oggi ha ottenuto in sub-appalto da RDS le radiocronache delle partite dei giallorossi. Anche Corsi ha un passato di estrema destra. Ora lo rinnega. 

Bibliografia

Molti dei dati e dei testi presenti su questo dossier sono stati estratti - interamente, sintetizzati o rielaborati - da dossier ed articoli presenti nei seguenti archivi:

Umanità Nova - http://www.ecn.org/uenne

Indymedia - http://italy.indymedia.org 

Misteri d’Italia - http://www.misteriditalia.it/

Altre Mappe - http://www.altremappe.org

http://www.amnistia.net/librairi/amnistia/n06/gladmil.htm

http://www.strano.net/stragi/tstragi/relmp2/rel14p2.htm

Corte costituzionale, sentenza 231/75: Deposizioni Cherubini e Carlucci. Vedasi anche deposizione Filastò, 3 luglio 1981, resa al dott. Cappelli della Procura della Repubblica di Arezzo. Vedasi la deposizione Zanda, 23 novembre 1982, al sostituto procuratore della Repubblica di Bologna e Carlucci, 10 febbraio 1982, alla Assise di Bologna.

“Calcio e politica: la vera mappa dell’odio” da L’Espresso, 2 dicembre 1999

. Meglio è andata alle amministrative: 1,6 per cento alla provincia di Lodi, con punte del 14 per cento a Somaglia e Salerano e un 8 per cento a Metaponto; attualmente stanno stringendo alleanze e patti elettorali con la Casa delle Libertà o solamente con la Lega, a seconda dle regioni.

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Scovasomari non è morto
by Scovasomari Sunday, Jun. 04, 2006 at 12:07 PM mail:

a quanto sembra pure scovasomari non starebbe affatto in salute.


ASINO! SONO IN PERFETTA SALUTE D'ANIMA E DI CORPO !

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solidarietà a scovasomari
by anti-sionista Sunday, Jun. 04, 2006 at 3:53 PM mail:

ringraziamo e siamo lieti che scovasomari sia ancora tra noi in piena salute (alla faccia dei corvi portasfortuna della sinagoga che lanciano jatture a destra e a manca)

tornata Amina e anche Scovasomari direi che manca solo Dagoberto e Claudio e poi si ricomincia allegramente a cazzieggiare su questo sito di imbecilli!

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tutti fasci
by antifa Tuesday, Jun. 06, 2006 at 12:22 PM mail:

Franco Cardini - era da Mentana giovedì sera a "Matrix" a parlare dell'11 settembre 2001 - è un notissimo intellettuale della destra antiglobalizzazione su posizioni filo-islamiche (ha scritto molti saggi su l'Islam) e non stupisce che abbia pubblicato per le Edizioni All'Insegna del Veltro del nazista Claudio Mutti nè elogiato i nazisti indiani amici di Hitler.
Cardini scrive saggi per molte case editrici in particolare Il Cerchio di Rimini. Le sue tesi sono meno complottiste di quelle di un Maurizio Blondet ma tutto sommato non si discostano di troppo dall'area comunitarista e dal Campo Antimperialista.

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C'é una bella differenza!
by cccp Tuesday, Jun. 06, 2006 at 12:52 PM mail:

Non è giusto mettere sullo stesso piano uno storico del valore di Franco Cardini con i vari Blondet, Mutti e altri esponenti dell'estrema destra complottista e più o meno nazistoide italiana.
Cardini ha sicuramente un ben altro spessore culturale, intelligenza politica e anche storie diverse alle spalle rispetto a individui come quelli nominati sopra.
Mutti è un tipico esponente dell'estrema destra terzoposizionista una delle teste pensanti del neofascismo da quarant'anni a questa parte; Blondet è ammorbato da un virus quello di vedere ovunque la mano di un ebreo , i complotti degli ebrei e simili scemenze.
Non ho mai sentito fare a Cardini alcuna dichiarazione antisemita nè razzista; è pacatamente aperto a qualsiasi dialogo e da anni si è schierato contro la guerra assimmetrica statunitense.
Cardini è anche un esperto dell'Islam oltre che uno studioso del mondo medioevale. Se abbia mai pubblicato per le edizioni del Veltro non saprei così come mi sembra strano che sia stato lui a mettere la firma di introduzione su un libro di quell'antisemita infame di Bellucci.
Per me avete raccolto informazioni sbagliate anche sulla sua adesione al Campo Antimperialista perchè Cardini - ma direi anche Mutti - non è persona da aderire ad iniziative come quelle dei Pasquinelli e compagnia bella.
Mutti per altri motivi Cardini per i suoi non avrebbero mai dato la loro adestione al Campo

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DIFFERENZA? MA SEI SCEMO O SEI UN FASCIO?
by x cccp Tuesday, Jun. 06, 2006 at 1:05 PM mail:

Chiedo scusa agli admin ma è necessario rispondere a questo poveraccio che si firma cccp. Cardini non sarebbe fascista secondo te perchè ha semplicemente uno "spessore" culturale (???) superiore a quello di Mutti e Blondet?
Ma che cazzo di ragionamenti fai?
Visto poi quanto affermi prova a dare un occhio ai nomi che compaiono qua sotto nella paginata dedicata alla cultura del sito neofascista http://www.italiasociale.org e , accanto al tuo "non-fascista" Cardini ci trovi sempre i soliti nomi: Dal Cortivo, Massimo Fini, Bellucci, Mutti, Scalea, Vernole, insomma le redazioni di Eurasia, quella di Rinascita, Orion e altro ciarpame neofascista.
E tu continui a credere che Cardini non sia fascista?
o sei un idiota o sei un fascio mascherato

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Ultimo aggiornamento: domenica 28 maggio 2006

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e adesso spero proprio che la smetterai di scrivere stronzate!
by x cccp Tuesday, Jun. 06, 2006 at 1:12 PM mail:

Hai letto? spero che la pianterai di scrivere cazzate. Cardini pubblica sui siti dell'estrema destra al fianco dei suoi amichetti nazi. Hai letto bene i nomi?
Hai un idea di chi sia Gozzoli? E' della redazione dell'Uomo Libero - gli antisemiti razzisti di Milano - legato fino a qualche anno fa agli ambienti nazi-skin di Milano (prima della chiusura si chiamavano Azione Skinheads).
Gozzoli è stato assieme a Piero Sella pure indagato per violazione della Legge Mancino contro attività antisemitiche e razzistiche. Visto i contenuti del mensile L'Uomo Libero è assurdo ma sono ancora tutti a piede libero e continuano a pubblicare saggi di storia a favore del Nazismo e del Fascismo e contro Israele

Gozzoli ha pubblicato "Le radici e il seme"; Sella ha invece pubblicato "L'Occidente contro l'Europa" e "Prima di Israele" (antisemitissima ricostruzione storica della nascita dello Stato israeliano).

Furono proprio quelli di L'Uomo Libero a ospitare a ssieme al capo della destra romana Maurizio Boccacci il noto storico negazionista David Irving dieci anni fa.

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Neofascisti. come distinguere
by francesco Wednesday, Jun. 07, 2006 at 9:54 AM mail:

L'estrema destra italiana oggi si è divisa praticamente in due campi: da un lato ci sono i movimenti razzisti e xenofobi dall'altro lato invece quelli che possiamo definire "comunitaristi" o che comunque ripropongono l'idea terzoposizionista di Jean Thiriart sul superamento della destra e della sinistra.

I razzisti schietti e dichiarati sono quelli che hanno seguito la linea data da Franco Freda alla fine degli anni ottanta con la fondazione del Fronte Nazionale (poi sciolto d'autorità per "ricostituzione del partito nazionale fascista").

L'intero gruppo delle edizioni di "Ar" segue questa linea così come la stragrande maggioranza dei vecchi militanti della Base Autonoma.

Razzisti anche i loro ideologi ( riviste come "L'Uomo Libero" dei vari Gozzoli, Sella ecc. ecc.) e xenofobe le principali formazioni politiche dell'area neofascista (Alternativa Sociale della Mussolini, Fronte Sociale Nazionale di Tilgher, Forza Nuova di Fiore e il Movimento Fiamma Tricolore di Romagnoli).

A metà strada tra i due blocchi troviamo oggi "Orion" - un tempo organo del "fronte antimondialista" con idee che definivano "nazionalbolsceviche" o "nazionalcomuniste" - da un triennio diretta da Adinolfi ex di Terza Posizione rifluito su posizioni fasciste vecchio stampo.

Anche il quotidiano "Rinascita" ospita sia interventi dei vari Gozzoli e Sella che altri di ambienti terzoposizionisti.

Tra questi ultimi citerei soprattutto la rivista "Eurasia" , rivista di geopolitica alla quale collaborano vecchie firme del neofascismo italiano ma anche ideologi marxisti come Preve, la Scheidt, Scalea ecc. ecc.

Antisemita rimane "Avanguardia" stampata a Trapani e diretta dall'ex rautiano Leonardo Fonte così come dichiaratamente antisemite sono le case editrici del Veltro di Parma (che pure è responsabile editorale di "Eurasia"), Effedieffe di Milano, Effepi di Genova.

I siti on line dell'estrema destra sono quelli già citati: da italia sociale a politica on line passando per aljazira e rinascita.

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L'Iran ai mondiali: i neonazisti sosterranno la squadra di Ahmadinejad
by Iran ai mondiali: neonazisti pronti Wednesday, Jun. 07, 2006 at 10:01 AM mail:

L'iran è arrivato in Germania. Nel paese dei forni crematori e della soluzione finale contro gli ebrei sembra che si stia solo attendendo l'inizio dei campionati mondiali di calcio con un occhio di riguardo alla nazionale iraniana.
L'Iran dell'antisemita Ahmadinejad è arrivato alla fase finale dove se la vedrà con Portogallo, Angola e Messico.
Gli iraniani potrebbero anche riuscire a superare il primo turno prospettiva inquietante per gli organizzatori del mondiale visto che il presidente iraniano ha dichiarato la sua intenzione di partecipare!
Già i neonazisti tedeschi hanno comunicato che tiferanno Iran!

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peccato che ai mondiali non sia arrivato israele!
by fahreneith x squalo , deborah faith ecc Wednesday, Jun. 07, 2006 at 10:13 AM mail:

E' davvero un peccato che ai mondiali in Germania non ci sia anche la nazionale di Israele (purtroppo a calcio, e non solo a quello, sono un pò pippe!).

Sai che bel divertimento un Iran-Israele???

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"ideologi marxisti come Preve, la Scheidt"
by antisparacazzate Sunday, Jun. 18, 2006 at 12:13 PM mail:

Così Preve la Scheidt sarebbero "marxisti"... tanto "marxisti" da farsela con Mutti, Murelli, Martinez, cardini, con quelli di Orion e di Eurasia, con la peggiore feccia del fascismo italiano...

Ma per favore, evitiamo le idiozie: Preve e la Scheidt sono tanto fascisti quanto i loro compagni di merende!

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x l'orco qui sopra
by Ammazzaorchi Sunday, Jun. 18, 2006 at 12:41 PM mail:

Giù le mani dai bambini!

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