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Per un 25 aprile di lotta: libertà per gli antifascisti arrestati
by R.A.P. Monday, Apr. 24, 2006 at 9:42 AM mail:

NON ESISTONO ANTIFASCISTI "BUONI" E ANTIFASCISTI "CATTIVI", MA ANTIFASCISTI MILITANTI. SONO I NUOVI PARTIGIANI, CHE LOTTANO PER LA MEMORIA, PER LA LIBERTÀ DI RESISTENZA, CONTRO LE NUOVE DESTRE, CONTRO OGNI ADUNATA FASCISTA! SEMPRE

NON ESISTONO ANTIFASCISTI "BUONI" E ANTIFASCISTI "CATTIVI", MA ANTIFASCISTI MILITANTI.
SONO I NUOVI PARTIGIANI, CHE LOTTANO PER LA MEMORIA, PER LA LIBERTÀ DI RESISTENZA, CONTRO LE NUOVE DESTRE, CONTRO OGNI ADUNATA FASCISTA!
SEMPRE

L'11 marzo 2006 a Milano, città medaglia d'oro della Resistenza, sotto l'egida ipocrita di una campagna elettorale che ha oscurato ogni voce stonata, sfila, protetta dalla polizia, la fiamma tricolore, alleata alle elezioni della C.d.L. Il corteo nazifascista era stato programmato per il 21 gennaio, in coincidenza della settimana della Memoria della Shoah, ma il questore di Milano ne ordinò il rinvio, su richiesta delle autorità cittadine, per "motivi di sicurezza e di ordine pubblico", meritandosi i ringraziamenti del consigliere diessino e sionista Emanuele Fiano, per "non aver leso nessun diritto", incluso quello dei fascisti di manifestare in un'altra occasione "e per aver salvaguardato la memoria del Paese" per una settimana. Così hanno pensato bene di spostare l'adunata fascista a marzo, in un mese intriso di sangue e ricordi dolorosi per questa città, come l’assassinio di Fausto, Iaio e Dax e i pestaggi polizieschi dei compagni accorsi all’ospedale San Paolo. Il corteo nazifascista, per giornali e TV, si è svolto in maniera "pacifica".
Come se potesse essere considerato "pacifico" e democraticamente lecito lo sfilare al grido di Duce Duce, con celtiche, bandiere e cori razzisti di un partito da sempre funzionale agli interessi del capitale e dell'imperialismo, brodo di coltura di stragisti, sicari e mercenari sguinzagliati contro i movimenti popolari di lotta e le lotte di resistenza dei popoli nel mondo, militanti antirazzisti e immigrati.
L'11 marzo 2006 a Milano, in 300 hanno avuto il coraggio e l'intransigenza di partigiani, che non volevano accettare a nessun costo l'ignobile parata fascista. Sono stati lasciati soli, ma sono scesi in piazza ugualmente, con giustissima rabbia e motivata determinazione.
300 antifascisti - giovani, operai, precari - sono stati accerchiati e massacrati a freddo, esattamente come per il G8 a Genova, in un'assurda caccia all'uomo. Ma anche più che in occasione della battaglia di Genova, ad accanirsi con maggiore livore sui compagni, sono stati gli organi d'informazione, che hanno scatenato una campagna di criminalizzazione orchestrata ad ampio raggio con la classe politica istituzionale sull'onda della campagna elettorale.
Tutti i partiti di destra come di "sinistra" non hanno speso una parola sui neofascisti che hanno marciato a Milano, né hanno fatto nulla per evitarlo, anzi, hanno bollato i compagni come "teppisti" e si sono schierati con gli squadristi in divisa, che li avevano aggrediti e rastrellati per proteggere il corteo neonazista e indiscriminatamente trattenuti in carcere con l'accusa di "concorso in devastazione e saccheggio".
E con questa filosofia dell'ignoriamoli per non dargli importanza li hanno legittimati sulla piazza e in Parlamento.

25 compagne e compagni arrestate/i a Milano sono ancora in carcere
numerosi processi contro altri giovani antifascisti sono ancora in corso
mentre teste rasate e squadristi in divisa continuano ad avere mano libera

Finché non li avremo liberati non avremo nulla da festeggiare, tanto meno in questo 25 aprile. La lotta dei Partigiani ,"banditi" e "delinquenti" di allora, è la stessa dei "teppisti" o "terroristi" oggi, e non si ferma.

CONTRO LO STATO DI POLIZIA, LA REPRESSIONE SOCIALE E POLITICA
LA DETENZIONE DI MASSA DEI MILITANTI ANTAGONISTI
ORA E SEMPRE RESISTENZA!
ANTIFASCISMO MILITANTE!
LIBERE/I TUTTE/I! LIBERE/I SUBITO!

Come scrive in una sua lettera dal carcere una delle arrestate:
"Ognuno di noi deve dare qualcosa per far sì che pochi di noi non siano costretti a dare tutto"


Rete Antifascista Perugina

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I fascisti
by E.F. Monday, Apr. 24, 2006 at 9:44 AM mail:

"I fascisti si dividono in due categorie: i fascisti e gli antifascisti"

Ennio Flaiano

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X E.F.
by Fabio Monday, Apr. 24, 2006 at 9:54 AM mail:

Tu sei un emerito Coglione!non serve neanche argomentare..

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E ce li vedi tu!
by io Monday, Apr. 24, 2006 at 10:08 AM mail:

Bel post , ma ti sei dimenticato di dire che i 300 "eroi" sono scesi in piazza 3 ore e mezza prima della manifestazione della sfiamma , e hanno incendiato macchine e distrutto vetrine , questi sono i fatti!
Non credo che i partigiani di un tempo si sarebbero comportati in questa maniera!

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io non c'entro
by E.F. Monday, Apr. 24, 2006 at 10:11 AM mail:

Non l'ho scritto io l'aforisma:

Biografia di Ennio Flaiano
(1910-1972)

Ennio Flaiano nasce a Pescara, il 5 marzo 1910. Ha studiato architettura, passando poi al giornalismo ed alla critica cinematografica e teatrale: nel 1939 è recensore per il settimanale "Oggi", quindi collabora a "Documento", "Cine Illustrato", "Mediterraneo", "Star", "Domenica", "Il Mondo". La sua attività di sceneggiatore inizia con "Pastor Angelicus" (1942) di Romolo Marcellini, ed è destinata a continuare, parallela alla sua carriera di scrittore, con non minore fortuna.
Come narratore, esordisce nel '47 con il romanzo "Tempo di uccidere", vincitore del Premio Strega: dal libro verrà tratta nel 1989 una versione per il cinema, diretta da Giuliano Montaldo.
Mentre i suoi articoli di critica, cronaca e costume proseguono senza interruzione sulle pagine di "L'Europeo", "La Voce Repubblicana", "Il Corriere della Sera", egli firma innumerevoli soggetti e sceneggiature che trovano realizzazione in oltre 60 film: nella sterminata mole di titoli, ricordiamo "Roma città libera" (1948), "Guardie e ladri" (1951), "La romana" (1954), "Peccato che sia una canaglia" (1955), "Le notti di Cabiria" (1957), "La dolce vita" (1960), "La notte" (1961), "Fantasmi a Roma" (1961), "La decima vittima" (1965), "La cagna" (1972).
In particolare, il rapporto con Fellini - cominciato nel '51 con "Luci del varietà" e durato sino a "Giulietta degli spiriti" (1965) - si rivelerà intenso e assai fruttuoso: l'ironia, lo sguardo lucido e impietoso del Flaiano gioveranno non poco alla riuscita di molte pellicole del regista riminese, da "Lo sceicco bianco" (1952) a "I vitelloni" (1953), da "La strada" (1954) a "Il bidone" (1955), fino a quel capolavoro che è "Otto e mezzo" (1963).
Tornando alla vicenda letteraria del Nostro, meritano menzione i due volumi di racconti e satira "Diario notturno" (1956) e "Una e una notte" (1959), cui faranno seguito "Il gioco e il massacro" (1970, Premio Campiello), i 5 testi teatrali di "Un marziano a Roma e altre farse" (1971) e "Le ombre bianche" (1972).
Nei due tomi di "Opere. Scritti postumi" ed "Opere 1947-1972" della collana Classici Bompiani (1988 e 1990) sono confluiti i suoi testi letterari, mentre un'ampia scelta dei carteggi è stata riunita in "Soltanto le parole".

Ora scrivi tu il tuo curriculum, così vediamo chi è più coglione tra te e lui.

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è un film già visto e non mi piace
by mumia Friday, Jun. 02, 2006 at 12:48 AM mail:

A IO che, come altri, pensa ancora che si possa esprimere una solidarietà di classe "condizionata", è necessario rinfrescare la memoria, dato che ne fa una questione puramente cronologica. Magari quel giorno preferiva fumarsi qualche spinello a Roma e ricevere una strizzata d'occhio dai candidati dell'Unione, che l'unica cosa di sinistra che hanno promesso di fare è abrogare la nuova legge sulla droga, ma per il resto…è storia di questi giorni e dato che ci siamo ve la canterò tutta:

Il 4 marzo 2006 fu lanciato il seguente appello a tutti gli antifascisti:

"APPELLO A TUTTI GLI ANTIFASCISTI PER CONTRASTARE ATTIVAMENTE LA PARATA NEOFASCISTA CHE LA FIAMMA TRICOLORE HA IN PROGRAMMA PER L’11 MARZO A MILANO.
L’ASSEMBLEA ANTIFASCISTA DI MOVIMENTO CHE SI È TENUTA IN PERGOLA GIOVEDÌ SCORSO HA PRESO UNA CHIARA POSIZIONE CONTRO LA PROVOCAZIONE FASCISTA DELLA FIAMMA DI SABATO PROSSIMO. IN CONCOMITANZA CON LA MARCIA NERA VERRÀ LANCIATA UNA GIORNATA DI MOBILITAZIONE. IL PRIMO APPUNTAMENTO DELLA GIORNATA SARÀ UNA CONFERENZA STAMPA IN PORTA VENEZIA ALLE 12.00, DOVE DENUNCEREMO IL CARATTERE RAZZISTA, FASCISTA E ANTISEMITA DI QUESTA ORGANIZZAZIONE E LA STRETTA CONNIVENZA CON LE DESTRE DI GOVERNO.
LA CONFERENZA OLTRE AD INFORMARE PERMETTERÀ A TUTTI GLI ANTIFASCISTI DI CONCENTRARSI NELLA PIAZZA DA CUI POCHE ORE DOPO DOVREBBE PARTIRE IL CORTEO DELLA FIAMMA. MA NON SUCCEDERÀ SE LA NOSTRA MOBILITAZIONE SARÀ LARGA E DETERMINATA, DA PORTA VENEZIA NON ANDREMO PIÙ VIA E TUTTO CIÒ CHE ACCADRÀ DALLE 12.00 IN POI SARÀ COMPLETA RESPONSABILITÀ DELLE SCELTE POLITICHE DELLE “AUTORITÀ CITTADINE”. CHE SI TROVERANNO DI FRONTE UN SEMPLICE DILEMMA: REGALARE PER ORE UN PEZZO DEL CENTRO CITTADINO MILANESE ALLE DESTRE XENOFOBE AL PREZZO DI ELARGIRE ROBUSTE DOSI DI VIOLENZA POLIZIESCA CONTRO GLI ATTIVISTI ANTIRAZZISTI. OPPURE RENDERSI CONTO CHE LA SFILATA DI QUESTI BECERI INTOLLERANTI È INACCETTABILE NELLE NOSTRE CITTÀ, ANCOR PIÙ A MILANO MEDAGLIA D’ORO ALLA RESISTENZA, CHE DA TEMPO È DIVENUTA UN CROCEVIA DI CULTURE DIVERSE CHE SEMPRE PIÙ NE ARRICCHISCONO IL TESSUTO SOCIALE. …"

La manifestazione dei fasci, che avrebbe dovuto svolgersi nel primo pomeriggio (alle 15 era previsto il concentramento), si sarebbe potuta evitare se ci fosse stata una risposta più ampia e si fosse risposto all'appello di partecipare uniti alla contestazione di Milano, appello di cui riporto uno stralcio, sempre per rinfrescarsi la memoria:

"…E’ IMPORTANTE CHE QUESTA MANIFESTAZIONE ABBIA CARATTERE NAZIONALE, QUINDI CHIEDIAMO A
TUTTE LE ORGANIZZAZIONI DI CONCENTRARE SFORZI E PERSONE NELLA MANIFESTAZIONE ANTIFASCISTA
DI MILANO E DI RINVIARE L’INIZIATIVA ANTIPROIBIZIONISTA A ROMA. NOI COMPRENDIAMO IL
VALORE DELLA MANIFESTAZIONE ANTIPROIBIZIONISTA DI ROMA, MA RITENIAMO CHE IN ALCUNI
MOMENTI OCCORRE FARE DELLE SCELTE PRIORITARIE. RIMANDARE LA MANIFESTAZIONE DI ROMA NON
MODIFICHEREBBE ASSOLUTAMENTE LA SUA EFFICACIA POLITICA; AL CONTRARIO MANIFESTARE A
MILANO, MEDAGLIA D’ORO DELLA RESISTENZA, PER IMPEDIRE AI FASCISTI ALLEATI DI BERLUSCONI
DI SFILARE E DI PRENDERE LA PAROLA E QUINDI DI ESSERE LEGITTIMATI RAPPRESENTA NON SOLO UN
ATTO DOVEROSO DI COERENZA ANTIFASCISTA, MA ANCHE UNA FORTE IPOTECA PER LA DIFESA PRESENTE
E FUTURA DELLA NOSTRA AGIBILITÀ POLITICA E DEGLI SPAZI DEMOCRATICI.
SIAMO SERI, NON USIAMO “TRUCCHI” O PRETESTI PER DIVIDERCI IN QUESTA CIRCOSTANZA. IL
PRETESTO CHE “ SIAMO IN CAMPAGNA ELETTORALE E QUINDI NON SI DEVONO DISTURBARE I
MANOVRATORI (PARTITI)” FA PARTE DI UN RAGIONAMENTO POLITICO SUBORDINATO ALLE FORZE DI
CENTRO E DI SINISTRA CHE SOTTOVALUTANO IL PERICOLO DEI RIGURGITI DI QUESTI RIFIUTI DELLA
STORIA. SAPPIAMO COME STORICAMENTE QUESTE POSIZIONI ABBIANO FAVORITO NEGLI ANNI ’20
L’AFFERMAZIONE DEI FASCISTI.
NON INVENTIAMOCI APPOSITAMENTE INIZIATIVE, MANIFESTAZIONI O CORTEI PER NON VENIRE A
MILANO E PER DIVIDERE LO SCHIERAMENTO ANTIFASCISTA…"

Si sarebbe potuta evitare se lo schieramento antifascista non si fosse parcellizzato in tante iniziative a contenuto analogo o parallelo: a Roma, contemporaneamente alla manifestazione di Milano, si è svolta anche una manifestazione antifascista e in luogo diverso da quella antiproibizionista, che ha visto scendere in piazza 50.000 persone circa.

Cari commentatori di Indy ed in particolare caro "io" del "ce li vedi tu", ho tanto tempo da perdere (per disoccupazione e non per scelta), da dedicarne un po' anche a voi, perché è importante dire l'ultima parola e lo si può fare in tanti modi. Come fece mia nonna, "partigiana di un tempo", poco prima di morire. Non era un'intellettuale, era una proletaria, antifascista, comunista sincera, combattiva.
Queste furono le sue ultime parole che ebbi il privilegio di ascoltare: <<MUOIO CON GRANDE TORMENTO E PREOCCUPAZIONE PER I GIOVANI DI OGGI, CHE NON RICORDANO L'ORRORE, LA GUERRA, LE PERSECUZIONI, IL TERRORE E LA TORTURA DEL REGIME MONARCHICO E FASCISTA, …IN QUESTA CITTÀ C'È ANCORA L'EFFIGE DEL RE "BUONO" SOPRA IL NEGOZIO.…E NESSUNO HA FATTO QUALCOSA PER DISTRUGGERLA, NEANCHE UN SECCHIO DI VERNICE, UN FALÒ…QUALCHE AZIONE….>>
Allerta antifascista, antifascismo militante. Questo è il messaggio che mi ha lasciato una "partigiana di un tempo". Certo una teppista anche lei secondo i vostri canoni. Per me "partigiana" tradita dagli stessi Togliatti, Berlinguer ecc. Ma è alla sua memoria e a quella dei compagni che con lei hanno combattuto per la libertà, prima e dopo la "Repubblica" che la mia coscienza si sente di obbedire, non certo alle approssimazioni becere di un revisionismo storico insidioso alle quali voi obbedite, proni davanti alla TV.
Caro/a IO, sappi che "i partigiani di un tempo" si sarebbero pentiti di una sola cosa di fronte a questo schifo: aver seppellito scarponi e fucile!

E se il post ti è piaciuto cuccati anche questo:

NON ESISTONO ANTIFASCISTI "BUONI" E ANTIFASCISTI "CATTIVI", MA ANTIFASCISTI MILITANTI. SONO I NUOVI PARTIGIANI, CHE LOTTANO PER LA MEMORIA, PER LA LIBERTÀ DI RESISTENZA, CONTRO LE NUOVE DESTRE, CONTRO OGNI ADUNATA FASCISTA!
SEMPRE

E' ora di fare i conti con le contraddizioni in seno al centro-sinistra ora che si prospetta, con la vittoria dello stesso, un periodo paralizzante di "contentini" e riconciliazione sociale.
Ora che è passata la tempesta pre-elettorale, un ciclone monolitico che ha oscurato ogni voce stonata al di fuori del coro mediatico, rifacendo il trucco ora a questa, ora a quell'altra coalizione e strumentalizzando, per qualche voto in più, qualsiasi evento, dai fatti di Milano dell'11 marzo, alla tragedia del piccolo Tommasino, sì da creare e riproporre alla competizione elettorale, un'opinione pubblica con il bisogno di securitarismo (e perché no? Magari anche di pena di morte!).
Così sono andati avanti per mesi ed anni, dividendo e demonizzando, con lo spauracchio manicheo del terrorismo ("l'America non può lasciarsi indebolire dal rispetto dei diritti umani"), chiunque esprimesse un disagio sociale con la lotta di classe, criminalizzando chiunque si opponesse con radicalità alla guerra, all'imperialismo, al neocolonialismo, alla riabilitazione del fascismo e al revisionismo storico, alle leggi razziste (Bossi-Fini e Turco-Napolitano, che istituiva i CPT), al negazionismo, alla precarietà, allo sfruttamento delle risorse umane e ambientali, all'egemonia dell'integralismo cattolico nella vita della Repubblica. Come se questi fossero effetti collaterali ineluttabili di una "democrazia" avanzata e non di un sistema capitalistico scelleratamente neoliberista. Come se questa democrazia, costruita sul e col sangue dei nostri partigiani, avesse tradito la loro memoria, la loro e la nostra lotta per un mondo migliore, libero dal giogo fascista.
Ma ci vuol poco a capire che dietro il bisogno forcaiolo di "sicurezza", vero cavallo di battaglia di questa ed altre precedenti tornate elettorali, si nasconde una sequela di diritti negati: il diritto al lavoro, alla casa, alla salute, a una società laica di uomini e donne liberi ed uguali, senza più classi né sfruttamento né discriminazione razziale, sociale o sessista, il diritto alla Resistenza dei popoli oppressi, il diritto di resistere allo stato di cose presente e di rilanciare l'offensiva per il suo cambiamento, per rispondere ai bisogni reali, di classe, ancora inelusi. Come il bisogno di libertà e di antifascismo che i compagni e le compagne hanno portato in piazza l'11 marzo a Milano con giustissima rabbia e motivata determinazione, meritandosi l'accusa di "concorso in devastazione e saccheggio" per aver manifestato, nella città medaglia d'oro della resistenza, contro un'intollerabile parata fascista.
L'11 marzo 2006 a Milano, sotto l'egida ipocrita di una logorante campagna elettorale, sfila, protetta dalla polizia, la fiamma tricolore, alleata alle elezioni della C.d.L. Il corteo nazifascista era stato programmato per il 21 gennaio, in coincidenza della settimana della Memoria della Shoah, ma il questore di Milano ne ordinò il rinvio, su richiesta delle autorità cittadine, per "motivi di sicurezza e di ordine pubblico", meritandosi i ringraziamenti del consigliere diessino e sionista Emanuele Fiano, per "non aver leso nessun diritto", incluso quello dei fascisti di manifestare in un'altra occasione "e per aver salvaguardato la memoria del Paese" per una settimana. Così hanno pensato bene di spostare l'adunata fascista a marzo, in un mese intriso di sangue e ricordi dolorosi per questa città, come l’assassinio di Fausto, Iaio e Dax e i pestaggi polizieschi dei compagni accorsi all’ospedale San Paolo. Il corteo nazifascista, per giornali e TV, si è svolto in maniera "pacifica".
Come se potesse essere considerato "pacifico" e democraticamente lecito lo sfilare al grido di Duce Duce, con celtiche, bandiere e cori razzisti di un partito da sempre funzionale agli interessi del capitale e dell'imperialismo, brodo di coltura di stragisti, sicari e mercenari sguinzagliati contro i movimenti popolari di lotta e le lotte di resistenza dei popoli nel mondo, militanti antirazzisti e immigrati.
Quel giorno, a Milano, 300 antifascisti (giovani, operai, precari) sono stati accerchiati e massacrati a freddo, esattamente come a Genova, in un'assurda caccia all'uomo. Ma ad accanirsi con maggiore livore sui compagni, sono stati gli organi d'informazione, che hanno scatenato una campagna di criminalizzazione orchestrata ad ampio raggio con la classe politica istituzionale sull'onda della campagna elettorale. E i leader dei maggiori partiti ed organizzazioni, legati alla cosiddetta sinistra istituzionale, non hanno speso una parola sui neofascisti che hanno marciato a Milano, né hanno fatto nulla per evitarlo, anzi, hanno negato ai compagni il diritto all'autodifesa chiamandoli "teppisti" ed hanno espresso solidarietà alle forze squadriste della reazione che proteggevano il corteo della fiamma tricolore. E con questa filosofia dell'ignoriamoli per non dargli importanza hanno legittimato i fascisti sulla piazza e in Parlamento, riabilitando i repubblichini e facendo rientrare i Savoia in Italia.
Questo sì è stato un atteggiamento suicida, quello di chi non ha avuto il coraggio di mettersi in gioco nella lotta antifascista come in altre, assumendosi le responsabilità del proprio complice silenzio e infierendo sui compagni che si sono spesi fino all'ultima goccia di libertà, nascondendo la propria vile miseria dietro un microfono, uno schermo televisivo, una testata giornalistica, un newswire di indymedia, una viscida parata in corso Buenos Aires. Chi erano poi questi commercianti di Milano che si sono sentiti così offesi dai militanti antifascisti da arrivare al linciaccio? I giornali li hanno dipinti come "la società civile che si ribella al degrado". A prescindere dal fatto che il "linciaggio" non è certo il modo più lusinghiero di condurre una battaglia di civiltà contro il degrado perché esso stesso indice d'inciviltà e di degrado, non sarebbe stato invece un gesto di civiltà e di democrazia chiudere quel giorno i negozi in segno di protesta e di lutto cittadino per la consegna della Città della Liberazione alla fiamma tricolore?
La manifestazione dei fascisti si sarebbe potuta evitare se ci fosse stata una risposta più ampia e si fosse risposto all'appello di partecipare uniti alla contestazione di Milano. Ma i compagni antifascisti sono stati lasciati soli: lo stesso giorno, a Roma, 50.000 persone, con il sorriso rassicurante e ruffiano di tutti i partiti dell'unione, partecipavano ad un pacifico quanto procrastinabile corteo antiproibizionista, comunque passato sotto silenzio dai mass-media.
Si sarebbe potuta evitare se l'Italia fosse stata un paese democratico, se la sua costituzione non fosse stata TRADITA da quegli stessi politici che, pur erigendosi a paladini della stessa non hanno, di fatto, impedito lo svolgimento del corteo nazifascista, preoccupandosi unicamente di accarezzare, a fini elettorali, il ceto della media e ricca borghesia di Milano.
Si sarebbe potuta evitare rispettando quel principio della nostra costituzione che proclama: " È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista". Costituzione costruita sul sangue dei partigiani, gli unici combattenti che possiamo riconoscere come "nostri soldati" e non quella banda di criminali-mercenari-torturatori in "missione di pace" a Nassiriya! Un altro ossimoro di questa guerra, la guerra "preventiva" del centro-destra con Bush e quella "umanitaria" del centro-sinistra con Clinton.
Questo sistema si regge sull'illusionismo, sugli inganni, sulle contraddizioni che non emergono dal liquame della propaganda consumistico-imperialista mass-mediatica.
Così giù botte agli antifascisti, e dagli con questa teoria degli opposti estremismi, ma a quanto pare, solo agli estremisti di destra è stato consentito di sfilare in beatitudine, con le loro croci celtiche, i saluti romani, gli inni fascisti e xenofobi. I compagni più "fortunati" sono stati quelli che, paradossalmente, hanno preso più "mazzate" e per questo, probabilmente, sono stati rilasciati. Gli altri sono stati tratti in arresto. Ma sulla violenza inaudita della polizia non è stato detto niente, così come furono silenziate, il 17 marzo 2001, le violente cariche a Napoli e le torture dei compagni alla caserma Ranieri. Ma già, anche allora eravamo in clima elettorale: I violenti sono gli antifascisti, lo dicono tutti, dal governo all'opposizione, da quelli che commemorano le foibe ai bottegai di Milano, dai bambini delle scuole di Milano in lacrime al Vaticano, ai nostri stessi vicini di casa. TUTTI hanno abboccato all'amo elettorale del centro-sinistra e/o del centro destra.
E la storia si ripete e gli istanti di memoria, sfigurati dal revisionismo, vengono relegati a qualche giorno di commemorazione: il 25 aprile, la settimana dal 21 al 27 gennaio o il 2 giugno.
Ma la lotta dei Partigiani, "banditi" e "delinquenti" allora, "teppisti" o "terroristi" oggi, non si è fermata al 25 aprile 1945, non si è fermata l'11 marzo 2006, non si è fermata il 9 e 10 aprile 2006 (nonostante la "tregua" elettorale!) e non si fermerà. La lotta per la libertà, contro il fascismo è una necessità imprescindibile!
L'11 marzo 2006 a Milano, in 300 hanno avuto il coraggio e l'intransigenza di partigiani, che non volevano accettare a nessun costo l'ignobile parata fascista. Sono stati lasciati soli, ma sono scesi in piazza ugualmente. Finché non li avremo liberati non avremo nulla da festeggiare.

25 compagne e compagni arrestate/i a Milano sono ancora in carcere
numerosi processi contro altri giovani antifascisti sono ancora in corso
mentre teste rasate e squadristi in divisa continuano ad avere mano libera

CONTRO LO STATO DI POLIZIA, LA REPRESSIONE SOCIALE E POLITICA
LA BULIMIA CARCERARIA, LO STATO PENALE GLOBALE

ORA E SEMPRE RESISTENZA!

ANTIFASCISMO MILITANTE!

SOLIDARIETA' AGLI ANTIFASCISTI ARRESTATI!
SENZA CONDIZIONI

LIBERE/I TUTTE/I!
LIBERE/I SUBITO!



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