Vive i suoi primi anni a Chiotti in Val Germanasca, una contrada di appena 100 abitanti, dove frequenta le scuole elementari, i primi due anni nelle pluriclassi. Poi si trasferisce a Villar Perosa, la cittadina della Famiglia Agnelli.
A 17 anni si iscrive a Democrazia Proletaria (DP), partito politico della Nuova Sinistra, nei cui organismi dirigenti entrerà negli anni successivi. Dopo essersi diplomato all'Istituto tecnico industriale inizia a lavorare come operaio, nel 1978, allo stabilimento FIAT del Lingotto, dove distribuisce volantini e si occupa del bollettino operaio.
La sua passione per la politica si fonde con l'impegno nella Chiesa valdese: ha fatto parte della Federazione Giovani Evangelici Italiani, di cui è stato segretario nazionale dal 1985 al 1986. "Ci sono molte superfici di contatto con la politica" dice, "questi sono i due luoghi in cui mi sono formato e ho iniziato a fare attivita' di base".
Dai 27 anni in poi entra in politica a tempo pieno dopo la Cassa integrazione alla FIAT. In quegli anni, Ferrero costituisce anche una cooperativa agro-forestale chiamata 'Coop Agrovalli', attualmente ancora attiva.
Dopo lo scioglimento di DP nel Partito della Rifondazione Comunista (PRC), Ferrero ne diviene capogruppo consiliare a Torino. Diviene a capo di una corrente di minoranza del partito, erede della vecchia maggioranza di DP (con lui ci sono Luigi Vinci e l'ex-segretario di DP Giovanni Russo Spena), che nel IV Congresso del 1996 andrà a sostenere la mozione del segretario, Fausto Bertinotti. Dal 1995 fa parte della Segreteria nazionale di Rifondazione; è stato responsabile del Dipartimento associazionismo e movimenti e, incarico che ricopre anche attualmente, dell'Area lavoro, economia e diritti sociali.
Alle politiche del 2006 viene eletto per la prima volta deputato del PRC, nella circoscrizione Piemonte II.
Il 17 maggio del 2006, con la formazione del secondo governo Prodi, viene nominato Ministro della Solidarietà Sociale, con delega in materia di politiche sociali, flussi di lavoratori extracomunitari, politiche antidroga e Servizio civile nazionale.
Appassionato di musica, soprattutto Jazz, suona la chitarra, il pianoforte e anche il violino. Ascolta e suona anche folk e rock. Pratica l'alpinismo e l'arrampicata, spesso con suo figlio, ma anche ciclismo e podismo. Ha due figli, Nicolò di 12 anni e Agnese di 18. --------
(già lo sapeva lui dei cocainomani..)
Droga e leggi Ferrero e la droga: proviamo le stanze del buco «Possibile un test». La Cdl: spaccio di Stato. Il ministro sulla cocaina: diffusa tra i politici
STRUMENTI VERSIONE STAMPABILE I PIU' LETTI INVIA QUESTO ARTICOLO ROMA — L’intervista a Radio Radicale è al mattino. E così c’è tempo tutta la giornata per quel dibattito che si accende infocato e va avanti fino a sera. Paolo Ferrero, ministro della Solidarietà Sociale, ha detto ai microfoni: «Non ho nessuna contrarietà preconcetta a forme di sperimentazione di riduzione del danno degli stupefacenti, come ad esempio le shotting room, ovvero le cosiddette stanze del buco». E l’opposizione ha dato fuoco alle polveri. Alfredo Mantovano, ex sottosegretario all’Interno di An, in prima linea. Decreta lapidario: «È uno scandalo: Ferrero propone lo spaccio di Stato». Anche dall’interno della maggioranza si leva una voce critica: quella di Rosy Bindi, ministro per la Famiglia: «Paolo Ferrero parla a titolo personale e non del governo: nel programma dell’Unione non c’è alcuna ipotesi di avviare la sperimentazione delle stanze del buco». Ma Paolo Ferrero non batte ciglio: «Certo che parlo a titolo personale: mi è stata chiesta un’opinione all’interno di un’intervista lunga e articolata. Il programma di governo sulla droga è ben chiaro: sterilizzare la legge Fini-Giovanardi». Due i punti cardine della modifica: «Dobbiamo dividere nettamente le droghe pesanti da quelle leggere. Perché hanno effetti profondamente diversi e non bisogna ingenerare confusione nella testa dei più giovani. Poi bisogna fare anche una netta distinzione tra lo spaccio e il consumo: per il primo vogliamo punizioni anche molto pesanti, mentre il consumo deve essere completamente depenalizzato». È Carlo Giovanardi che a questo punto esplode. L’ex ministro, che ha fatto approvare la legge sulla droga a fine legislatura, non esita: «Ferrero provoca così danni irreparabili dal punto di vista culturale, indicando ai giovani la droga, leggera o pesante che sia, non come un pericolo mortale, ma come qualcosa con la quale sia possibile convivere». Ma la verità è che il ministro Ferrero ieri ha detto molto di più a Radio Radicale. Ha alzato la voce. Meglio, il tiro. «Anche tra i politici è diffuso il consumo di cocaina. Lo si è visto da qualche inchiesta giudiziaria di alcuni anni fa che ci sono droghe che girano nei Palazzi. Forse non è nemmeno un caso che le tabelle fatte dal precedente governo fossero più permissive sul versante cocaina che su quello della cannabis ». E questa volta è Gabriella Carlucci, deputata di Forza Italia, che reagisce: «Ferrero insinua l’uso di cocaina tra i politici? Delle due l’una: o ha le prove e allora dovrebbe andare dai magistrati a fare i nomi, oppure si è inventato tutto e dovrebbe subito dimettersi ». Ma è l’unica, la Carlucci. Mentre Andrea Ronchi, portavoce di An, sottolinea «l’imbarazzante silenzio di Francesco Rutelli e dei cattolici dell’Unione» davanti alla «proposta del ministro che purtroppo è coerente col programma dell’Unione». «Sulla vita non si può scherzare», e quindi Ronchi sollecita l’opinione di Rutelli sulla proposta Ferrero. Tutti gli altri si concentrano sulle stanze del buco. Dagli operatori dei Sert, la Federserd in prima linea, arriva un plauso al ministro, così come dall’europarlamentare di Rifondazione Vittorio Agnoletto (medico che si è occupato di droga per vent’anni). Che dice: «La stanza del buco è una questione sanitaria sperimentata già in molti Paesi d’Europa. La politica non ci deve entrare». Ma le dichiarazioni si sprecano. Roberto Maroni, Lega: «Ci impegneremo in ogni modo a contrastare questi progetti». Luca Volontè, Udc: «C’è un limite a tutto. Ferrero vuole introdurre la licenza di spaccio e magari affidarla ai Centri Sociali?». Alessandra Mussolini, Alternativa sociale: «Il messaggio di Ferrero lascia sconcertati: è una seria minaccia verso i giovani». Alessandra Arachi 13 giugno 2006
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