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Repressione ad Oaxaca
by Falce Martello Sunday, Nov. 05, 2006 at 4:17 PM mail:

Repressione ad Oaxaca (Messico) Scritto da Luis Enrique Barrios


La frusta della controrivoluzione

Domenica mattina, 29 ottobre, quattromila agenti della Polizia federale preventiva sono entrati nella città di Oaxaca, ponendo fine all’occupazione da parte dell’Assemblea popolare dei popoli di Oaxaca (Appo) del centro della città che durava da centosessanta giorni.

Il presidente Vicente Fox, a cui resta poco più di un mese di mandato, ha esclamato raggiante che “ad Oaxaca si è ristabilita la pace sociale”.

Quella che regnava ieri ad Oaxaca in realtà era la pace di lor signori, era l’ordine borghese ricostituito lasciando quattro morti per le strade della città, decine di feriti e centinaia di arresti.

Oaxaca poteva rappresentare un esempio per le masse messicane, e doveva essere schiacciata, nell’ottica della classe dominate. Iniziata a giugno come una lotta di categoria, con gli insegnanti che richiedevano un aumento del salario, la mobilitazione aveva assunto i connotati di una vera e propria rivolta popolare e si era intrecciata con la protesta contro la frode elettorale nelle elezioni presidenziali perpetuata dallo stesso Fox e dal suo partito, il Pan.

Ben presto le masse a Oaxaca avevano messo in discussione l’ordine costituito, chiedendo le dimissioni dell’odiato governatore dello stato, Ulises Ruiz, dirigente del Pri, il partito che per quasi ottant’anni è stato dominatore incontrastato del Messico.

I lavratoni e i contadini di Oaxaca hanno costituito una vera e propria comune: l’Appo, formata da delegati eletti e revocabili e rappresentativa di oltre 350 organizzazioni popolari. Un organismo di contropotere che si era dotato di strumenti di autodifesa.

Le masse avevano compreso bene infatti il pericolo di una repressione imminente. Avevano eretto barricate presso tutte le entrate della città e la Pfp ha impiegato ben sei ore per aver ragione degli insorti.

L’eventualità di un successo della reazione era stata presa in considerazione anche dai marxisti del Militante, in un articolo che pubblichiamo di seguito.

Luis Enrique Barrios spiega efficacemente come l’unica propspettiva per la lotta di Oaxaca era una generalizzazione a tutto il Messico ed indica nella mancanza di una direzione rivoluzionaria il pericolo principale per la comune di Oaxaca.

Mancanza che si è sentita anche in questi giorni. Andres Manuel Lopez Obrador (Amlo), il candidato della sinistra messicana privato della vittoria alle elezioni presidenziali dello scorso luglio a causa di giganteschi brogli elettorali, ha solidarizzato con le masse di Oaxaca, ma purtroppo solo a parole, Se Amlo avesse lanciato la parola d’ordine dello sciopero generale in solidarietà con l’Appo, milioni di messicani avrebbero risposto all’appello in maniera entusiasta.

Le masse vogliono azione, non solo belle dichiarazioni!

Tuttavia, nulla è ancora perduto. Lo stato borghese ha vinto una battaglia nella vera e propria guerra di classe che sta scuotendo tutto il Messico. I padroni, la Chiesa, i mass media e l’amministrazione Bush tirano oggi un sospiro di sollievo, sollievo che sarà di breve durata,

Il nuovo presidente Calderon assumerà il potere il 2 dicembre, ma è un potere non riconosciuto da milioni di messicani, che si sono mobilitati in questi mesi contro la frode elettorale. La Pfp non potrà rimanere all’infinito ad Oaxaca. E mille altre Oaxaca sono pronte ad esplodere. E quando il movimento assumerà un carattere nazionale, determinato a farla finita con tutti gli Ulises Ruiz e i Calderon, niente potrà fermarlo.

31 ottobre 2006


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Oaxaca in rivolta: la trappola del riformismo


È necessaria una politica socialista!


Dopo più di 150 giorni di conflitto, la situazione a Oaxaca è entrata in una fase cruciale che mette tutti di fronte ad un’alternativa senza vie di mezzo: o la APPO (Assemblea popolare dei popoli di Oaxaca) riesce a dare al movimento un carattere rivoluzionario nazionale oppure questo sarà schiacciato dalla repressione violenta del regime favorita dall’ambito esclusivamente locale della mobilitazione. In definitiva l’alternativa è tra rivoluzione socialista o barbarie capitalista.

Sfortunatamente è proprio la ricerca di una via di mezzo ciò che sta trasformando la lotta del popolo di Oaxaca nel suo esatto contrario. La formazione della APPO rappresenta un grosso passo avanti in questa lotta; quest’assemblea rappresenta infatti un vero e proprio soviet grazie al quale il movimento è maturato fino al punto di imporsi come organo di potere popolare capace di sfidare lo stato borghese ad ogni livello; municipale, statale (rappresentato da Ulises Ruiz) e federale, controllato da Vicente Fox. Grazie a questa sfida i rappresentanti dello stato borghese non sono più in grado di governare Oaxaca.

Noi lavoratori messicani dobbiamo mantenere il nostro appoggio alla APPO e alla lotta del pueblo di Oaxaca facendo tesoro tutto il meglio dell’esperienza di questo organo di potere. Ma dobbiamo anche evidenziare i limiti propri della direzione del movimento che già stanno costando cari, come il cuneo piantato dal governo locale per dividere la forza principale del movimento, gli insegnanti di Oaxaca, nel tentativo di isolare e sottomettere la APPO, vera e propria trappola in cui è caduto il dirigente della sezione 22 Enrique Rueda. Se non si adotterà una politica differente le cose potranno complicarsi rendendo più facile la repressione violenta dello Stato contro lavoratori e contadini di Oaxaca.

La lotta degli insegnanti è cominciata con la richiesta di aumenti salariali tramite un diverso meccanismo di contrattazione. E’ stata questa rivendicazione a motivare l’inizio dell’occupazione del centro storico della città. La totale chiusura del governatore Ulises Ruiz nei confronti degli insegnanti ha provocato il tentativo violento, da parte delle forze del governo locale, di disperdere il blocco. Dopo ore di scontri la polizia è stata respinta e il blocco mantenuto. In risposta alla repressione le masse oppresse si sono lanciate in mobilitazioni oceaniche, mai viste nella storia del paese fuori dal DF (lo stato di Città del Messico, ndt), e hanno adottato come parola d’ordine principale la caduta di Ulises Ruiz.

A questo punto le proposte di Fox al movimento sono state di ridefinire il contratto degli insegnanti locali, concedere indipendenza economica alla Sezione 22 del loro sindacato, convocare l’attuale e la passata amministrazione del governo statale, promuovere una riforma politica per permettere un referendum revocatorio della carica di governatore, ecc...Queste concessioni, nelle condizioni precedenti alla trasformazione della APPO in un reale organo di potere popolare, avrebbero anche potuto essere sufficienti. Ma considerato lo sviluppo del conflitto e, appunto, dei poteri dell’assemblea, qualunque offerta non accompagnata dalla destituzione del governatore sarebbe stata inadeguata, dato che la APPO rappresentava ormai, oltre agli insegnanti, tutte le masse oppresse che irrompevano sulla scena. E ciò che ha moltiplicato le forze della APPO è stato l’odio, accumulato dalle masse in anni e anni di oppressione, di sfruttamento capitalista e di umiliazioni, verso il regime e sistema capitalista. Oaxaca è sempre stato uno degli anelli più deboli del decrepito capitalismo messicano, ed intere generazioni di popolazione hanno sofferto le conseguenze di questa situazione.

La ricerca di una via d’uscita dalla decadente espressione assunta in questo stato dalla barbarie capitalista ha trasformato ciò che è iniziato come una lotta degli insegnanti nel catalizzatore in grado di esprimere i fiumi di odio accumulati nei decenni dalle masse di Oaxaca deprivate di tutto ed ha trovato l’elemento unificante nella rivendicazione più importante espressa dal movimento: la caduta di Ulises Ruiz.

Agli occhi delle masse oppresse di Oaxaca, il governatore rappresenta tutto ciò contro cui combattono. In questa situazione, qualunque accordo che non contempli la sua destituzione sarà per loro solo un tradimento.

Proprio quello che Sta accadendo ad Enrique Rueda, dirigente degli insegnanti, che insiste nel chiedere la fine dello sciopero basandosi sulle offerte della Segreteria del Governatore malgrado il rifiuto da parte del Senato della Repubblica a dichiarare decaduti i poteri pubblici ufficiali a Oaxaca.

Nonostante le divisioni alimentate dal Governo locale con l’appoggio di Enrique Rueda, il movimento si mantiene saldo nell’esigere la testa del governatore contro le evidenti intenzioni di Fox e del PRI. Il regime ha ottime e pesanti ragioni per evitare la caduta di Ulises Ruiz, perchè se le masse di Oaxaca ottenessero questo risultato si creerebbe un grave precedente per il prossimo governo del PAN: la sconfitta di Ulises Ruiz mostrerebbe alle masse operaie e contadine di tutto il Messico il percorso da seguire anche nel caso di Felipe calderon, e ciò sarebbe inaccettabile per la borghesia.

Ci troviamo quindi di fronte ad un’enorme contraddizione: da un lato la volontà delle masse di far cadere il governatore, dall’altra l’ostinazione borghese affinchè ciò non accada. Ci sono solo due possibilità: o il movimento si spinge in avanti o lo Stato imporrà violentemente la sua volontà.

La lotta di classe ha le proprie leggi che indicano, in una situazione di dualismo di potere come quella che da qualche mese si vive ad Oaxaca, come l’unica alternativa per i lavoratori consista nell’assestare al nemico un colpo decisivo passando sul terreno delle espropriazioni ed instaurando un governo operaio,che organizzi il popolo armandolo e imponendo la sua volontà a borghesi e latifondisti.

Si potrebbe obiettare che Oaxaca non è tutto il Messico. Questo è sicuro, ed infatti non sosteniamo la presa del potere solo in questo stato. Abbiamo già detto come Oaxaca rappresenti un anello debole per il capitalismo messicano, ma proprio per questo la soluzione ai problemi di questo stato non è cosa marginale rispetto alla totalità dei problemi del capitalismo messicano nel suo complesso.

Ecco perchè, coscienti della situazione, insistiamo per un programma di lotta che toglierebbe la APPO dall’isolamento regionale in cui è confinata, dando impulso ad una lotta nazionale in grado di unificare le richieste del popolo di Oaxaca con quelle dei lavoratori e dei contadini di tutto il paese e vincolandola alla lotta per il socialismo, quindi all’ espropriazione di banchieri, imprenditori e latifondisti. Questo vincolo programmatico deve essere appoggiato con la convocazione di un vero sciopero generale (cioè uno stato di agitazione che coinvolga tutti i lavoratori) contro Fox, contro l’imposizione di Calderon e per la caduta di Ulises Ruiz. Tramite la mobilitazione contro la frode elettorale, le masse hanno fornito, a livello nazionale, ampia dimostrazione del proprio animo pronto alla lotta. Un appello serio e combattivo per lo sciopero generale troverebbe una risposta immediata; considerando l’attuale livello di polarizzazione questo sciopero potrebbe trasformarsi in una lotta insurrezionale tramite cui lavoratori, contadini e soldati rivoluzionari potrebbero prendere il controllo della società, nazionalizzando i settori fondamentali dell’economia.

E’ inoltre necessario sviluppare azioni politiche tese ad influenzare la massa dei soldati affinchè questi passino dalla parte del popolo in lotta.

Una politica di questo genere trasformerebbe la questione di Oaxaca in questione nazionale permettendo la formazione, in ogni stato del paese, di organi ad autentico potere operaio con un coordinamento generale ad opera di un vero e proprio soviet nazionale.

Sfortunatamente il riformismo non è in grado di fornire una soluzione di questo tipo. Malgrado le buone intenzioni, ad una direzione politica che non abbia l’obiettivo di andare oltre il capitalismo non resta che l’alternativa del negoziato. Ma la lotta di classe arriva sempre ad un punto in cui non c’è più spazio per la negoziazione, un punto in cui l’unica alternativa è tra rivoluzione o controrivoluzione. Ed in queste condizioni il negoziato può facilmente trasformarsi nello strumento di distruzione del movimento. Di fatto il riformismo è la strada senza uscita imboccata da Enrique Rueda e da altri dirigenti che sono vittime delle loro stesse politiche.

Inoltre il riformismo è un freno che sta impedendo ad altri dirigenti a livello nazionale di promuovere azioni decise a sostegno della lotta della APPO. Si veda il caso dello stesso Lopez Obrador che, pur avendone la possibilità, si è ben guardato dal lanciare appelli di mobilitazione in appoggio alla gente di Oaxaca. Il suo approccio riformista non gli permette di vedere come la lotta di Oaxaca stia dentro il contesto della lotta di classe generale in atto nel paese, nè che i problemi dei nostri fratelli rivoluzionari di quello stato sono esattamente gli stessi dei milioni che si sono mobilitati per difendere il proprio voto. AMLO potrebbe facilmente convocare da un giorno all’altro almeno un milione di persone nello zocalo della capitale per fermare le intenzioni repressive nei confronti della APPO ed esigere la cacciata di Ulises Ruiz. Noi lavoratori messicani abbiamo il dovere di chiedere al dirigente del PRD che prenda posizione ed agisca di conseguenza in favore della lotta della popolo di Oaxaca.

Malgrado le minacce, Fox non ha ancora osato a sferrare un colpo decisivo contro la APPO. Le titubanze del presidente riflettono il nervosismo dei borghesi verso l’uso della violenza. Sanno che Oaxaca può facilmente trasformarsi nelle nuova Atenco; sanno che, come già successo a Sicartsa, le forze dell’ordine potrebbero anche essere sconfitte; conoscono i rischi insiti nell’utilizzo di un esercito in cui il 70% degli effettivi ha votato per Lopez Obrador; sanno che molto facilmente, malgrado l’atteggiamento dei dirigenti nazionali, usare la repressione a Oaxaca significherebbe propagare l’incendio e spingere le masse di tutto il paese ad un livello di lotta superiore rispetto all’attuale. La borgesia è impigliata nel filo spinato!

Tutto ciò permette ancora alla APPO di attuare una politica attendista, ma questa situazione non durerà all’infinito. E’ urgente la convocazione di un’assemblea con delegati eletti democraticamente in grado di ridefinire tattica e programma di lotta del popolo di Oaxaca permettendo alla mobilitazione locale di allargarsi a livello nazionale facendosi carico della lotta di tutti i lavoratori del paese. L’unica strada possibile è quella tracciata da programmi e tattiche dei bolscevichi, guidati da Lenin e Trotsky, che riuscirono, nel 1917, ad unificare la lotta di tutta la Russia e a portare il proletariato al potere.


FALCE MARTELLO

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W l'Anarchia!
by anarchico Sunday, Nov. 05, 2006 at 8:04 PM mail:

Nell' ottobre del 1917 in Russia non andò al potere il proletariato - che già stava esprimendo in maniera generalizzata il suo contropotere nei soviet da esso creati autorganizzandosi dal febbraio ( mese in cui scoppia la rivoluzione ) - andò al potere - con un abile colpo di mano - il partito bolscevico utilizzando strumentalmente la parola d'ordine "tutto il potere ai soviet". Subito dopo la presa del potere da parte dell'élitè bolscevica, quest'ultima comincerà una politica autoritaria - statalista - tesa ad annullare il contropotere autonomo dei soviet. Si trattò di una politica dittatoriale che contribuì a soffocare la rivoluzione sociale.
A Oaxaca - e in altre insurezioni che ci saranno - quello che proprio non serve, ed è da contrastare risolutamente - se si vuole che la rivouzione sociale cresca - è il riemergere di nefaste "direzioni bolsceviche" che vogliono "comandare in nome e per conto del proletariato". Dunque NO al riformismo con i suoi inganni, ma anche NO al bolscevismo!
SI' all'autorganizzazione politica diffusa, coordinata e plurale, SI' al federalismo orizzontale fra libere Comuni e SI' all'autogestione socio-economica da parte di libere associazioni di produttori e consumatori!
NE' SERVI NE' PADRONI!
W L'ANARCHIA!

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