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Noi, i precari esclusi dal ministero del lavoro
by dal manifesto Wednesday, Nov. 29, 2006 at 7:01 PM mail:

«Noi, i precari esclusi dal ministero del lavoro». Damiano ha stabilizzato 18 operatori, ma restano fuori 16 cocoprò storici messi alla porta da Maroni.

E' vero: il ministro del lavoro Cesare Damiano ha stabilizzato 18 operatori del call center del suo stesso ministero, eredità precaria (erano cocoprò) della passata gestione Maroni. Oggi sono un vero «vanto», ed è anche giusto: il lavoro precario va prima di tutto debellato nel grande pancione pubblico, per poi essere efficaci nel privato. E' pure vero che i 18 in questione non sono affatto diventati ministeriali, assunti all'interno, ma restano esternalizzati, in appalto presso la Gepin, società controllata dal gruppo Poste, con un contratto part time dei metalmeccanici. Ultimo dato: gli ex cocoprò oggi a tempo indeterminato non hanno una collocazione precisa, essendo il loro ruolo «spacchettato» tra i due ministeri (del lavoro e della solidarietà sociale, guidato da Paolo Ferrero) figli del vecchio dicastero del welfare. Così rispondono per conto di entrambi, a seconda dei numeri verdi attivati. E fin qui tutto bene.
Ma c'è un ma. Ci sono altri 16 operatori, alcuni precari al ministero da 10 anni, che sono rimasti fuori dalla stabilizzazione, e oggi non sanno dove sbattere la testa. Il fatto è che per loro, in campagna elettorale, quando era al governo ancora il centrodestra e il ministro era Roberto Maroni, la sinistra si è spesa in interrogazioni parlamentari e i sindacati ne hanno fatto una bandiera, ma oggi su questi ex telefonisti «fantasma» è calato il silenzio. Come dire, «non fanno notizia». Per capire meglio, tracciamo la storia del telefono ministeriale.
Il centro consulenze telefoniche del ministero è nato nel 1995, allora come «Drogatel», per fornire informazioni sulla lotta alle tossicodipendenze: i lavoratori avevano contratti cococò con l'Istituto superiore di sanità. Nel 1998 l'appalto è passato all'istituto Medicina sociale, mentre nel 1999 è entrato un privato, la Ericsson. Oltre ai cococò sono stati attivati anche contratti in partita Iva, con una flessibilità massima: gli operatori hanno sempre lavorato su 3 o 4 giornate, ma a piacere dei coordinatori interni (dipendenti del ministero) i turni potevano essere prolungati su giornate aggiuntive, con preavviso di poche ore. Precari à la carte. Nel frattempo, vale la pena specificarlo, gli operatori hanno cominciato a dare risposte sulle normative per l'immigrazione, la legge 30, i congedi parentali e i bonus bebé, diventando 34 grazie a nuove assunzioni (sempre precarie). Tutti laureati e specializzati: educatori, legali, psicologi.
«Abbiamo attraversato governi di sinistra e di destra - spiega Monica Valli, oggi disoccupata - ma la costante era il destino da precari. Nessuno parlava di assunzioni, e il massimo dell'incertezza lo abbiamo raggiunto a fine 2005, quando l'appalto è passato dalla Ericsson alla Gepin». La Gepin, il 6 dicembre 2005, rassicura gli operatori, in scadenza a fine dicembre: prenderemo tutti. Ma il 23 dicembre, come racconta l'interrogazione presentata il 23 febbraio 2006 da Giorgio Pasetto (Margherita), vengono contattati solo 14 consulenti, mentre a tutti gli esclusi (20), dopo oltre 10 anni di lavoro non viene neppure dato l'onore di un benservito. Dovranno dedurre da soli che il ministero del lavoro non darà più lavoro. I 14 «beneficiati» dalla Gepin vengono messi a lavorare presso una sorta di sottoscala del Laurentino, pagati 600 euro al mese come cocoprò. Sarà poi Damiano a farli assumere stabilmente, riportandoli in sede (altri 4 dei 20 esclusi, infine, sono stati assorbiti di recente).
Ma i restanti 16? «La cosa più grave - spiega Giuseppe Palumbo, Fp Cgil - è che ancora oggi hanno ruoli di dirigenza nel ministero quei componenti della direzione che non hanno previsto, nel cambio di appalto, una clausola per il mantenimento di tutti i 34 posti. Il nuovo governo ne ha trovati 18 al lavoro, e quelli ha stabilizzato. Ma certo, ne restano altri 16, che hanno 10 anni di precariato alle spalle e che dovrebbero essere ricollocati. Il problema lo abbiamo già posto. Speriamo che i ministri Damiano e Ferrero intervengano presto».




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