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OPUS DEI gli amici di lilliput
by onnipotenshit Thursday, Jan. 16, 2003 at 4:10 PM mail:

Proviamo a vedere chi sono questi amici della rete lilliput. Nessuno, nemmeno i sovversivi Vitaliano e company hanno preso posizione su questi loschi figuri.

OPUS DEI. Il prete del mistero sale in paradiso
di Attilio Giordano tratto da Venerdì 4 0ttobre 2002

Dopodomani il papa santificherà Escrivá de Balaguer, il sacerdote che ha fondato l'organizzazione più segreta (e più discussa) della Chiesa. Ma che cos'è? E quali sono le regole? Abbiamo provato a indagare

ROMA. Dopodomani la Chiesa cattolica avrà un nuovo santo: Josemaria Escrivá de Balaguer, fondatore dell'Opus Dei, morto nel 1975 e beatificato dieci anni fa. E� l'ultimo segnale di un rapporto strettissimo tra l'istituto e Giovanni Paolo II, lo stesso papa che, dopo anni di diffidenza vaticana, concesse all'Opus Dei, nel 1982, lo status di «prelatura personale»: un'organizzazione che non risponde alla gerarchia, ma solo al papa in persona.
L'istituzione, quanto poche altre, è da sempre circondata da un velo di mistero e da sentimenti fortissimi: dall'adesione assoluta dei suoi 80 mila fedeli, all'odio assoluto dei moltissimi detrattori.
Come per ogni organizzazione religiosa, è importante capirne il Dna. Nasce in Spagna, a Madrid, il 2 ottobre 1928. Balaguer (nato a Barbastrio, 9 gennaio 1902), rispetto agli altri giovani cattolici, ha studiato in una università statale, che allora corrispondeva ad un privilegio, e conosce il mondo. Qui, in un clima di cattolicesimo perseguitato, si forma l'idea che solo un'organizzazione vasta, rigida e specializzata potrà opporsi al crescente ateismo e alle sue violenze (che allora, spesso, erano reali e terribili). Dunque: un rigidissimo anti‑comunismo che diventa presto anti‑modernismo totale. I movimenti non sono partiti né filosofie: faticano a rinnovarsi, e ogni adeguamento appare tradimento. Così i più feroci critici dell'Opus Dei, in questi anni, sono coloro che ne sono usciti: come Maria Del Carmen Tapia, ex adepta, che con il suo �Oltre la soglia� (1996, Baldini & Castoldi, pp. 380, 16,53 �) getta una luce sinistra sull'istituzione: manipolazione, segretezza parossistica, affari illegali, plagio, violenze. Non è la sola: Balaguer, per strada, perde alcune delle sue colonne portanti, uomini che avevano creato l'opera, come il teologo Raimundo Panikkar, suo delfino, divenuto poi fautore dell'incontro tra diverse religioni e della lettura intertestuale.
L'Opus Dei ha una «quida», il Prelato, e una gerarchia di adederenti. Che sono sacerdoti solo per una piccolissima parte (circa 1500), e laici per il resto. Laici che si dividono in «numerari», poche migliaia che fanno voto di castità, ed abitano, normalmente, in case comuni devolvendo all'Opus Dei tutto ciò che guadagnano; «soprannumerari», che possono sposarsi e vivere in famiglia; e infine «cooperatori», che collaborano professionalmente e possono, addirittura, essere non cattolici. Nelle case, di solito piccole, sparse nel mondo (in Italia l'Opus Dei ha circa 4 mila aderenti), può accadere che un laico sia gerarchicamente superiore ad un sacerdote. Conta lo spirito.
L'Opus Dei si trasferisce a Roma negli Anni Quaranta e cresce organizzandosi. Secondo dati fatti filtrare dall'Opus stesso, la prelatura avrebbe «influenza» in 179 università, 630 quotidiani e riviste, 52 catene televisive. Con ciò surclassando il potere dei Gesuiti che, infatti, sono tra i più ostili all'istituto.
La svolta dei potere dell'Opus Dei è proprio nell'avvento del nuovo papa. Si dice che Giovanni XXIII dell'Opus Dei avesse timore e che Paolo VI li avversasse apertamente. Certo, Montini non riceveva neppure Escrivá de Balaguer. C'era un buon motivo. Proprio durante il suo pontificato, il papa aveva espresso l'intenzione di fondare un partito cristiano in Spagna. L'Opus Dei, in odore di grande vicinanza al regime di Franco (alcuni ministri del regime venivano dall'opera), fu incaricato di attuare il proposito. Ma da Escrivá venne un gran rifiuto. Disobbedire al papa era grave in sé, ma ancor di più per chi era accusato di voler formare una chiesa parallela.
Dopo la morte di Paolo VI, si racconta, l'Opus Dei cerca di influire sul successore. Alla morte, improvvisa e misteriosa, di Luciani (comunque gradito all'Opus Dei), inizia uno scontro di potere che si dipanerà per tutto il pontificato di Wojtyla. Vedendo un papa mediatore tra più fazioni, ma con il cuore vicino all'Opus Dei. Il paolino Paolo Rocca fa una ricerca, lunga e osteggiatissima, sull'Opus Dei. E conferma: ci sono norme palesi e norme occulte. La segretezza, sempre negata a parole, è fondamentale. Due regole lo ímporrebbero, anche nei confronti dei vescovi (ancora: ribelli alla gerarchia). E poi ci sono i «cooperatori», che sarebbero sponsor ricercati tra uomini d'affari, avvocati, medici, notai, docenti universitari, giornalisti.
Pochi fanno outing, cioè si rivelano espressamente: lo fa, per esempio, il celebre chirurgo Raffaello Cortesini, allora «numerario» (oggi sposato), che all'Europeo rivela la sua vita povera e austera, difende le pratiche di mortificazione, gli orari monacali, e i suoi lauti guadagni devoluti all'opera. Lo fa il giornalista Rai Claudio Angelini. Di moltissimi «si dice» (e nessuno smentisce): da Ettore Bernabei, ex direttore generale Rai, a Ombretta Fumagalli Carulli, da Marcello Dell'Utri a Roberto Mezzaroma, il costruttore. Non mancano i simpatizzanti, da Andreotti a Cossiga (che non si perde una cerimonia, come il presidente di Bankitalia, Fazio).
Dopo lo scandalo P2 e la legge contro le associazioni segrete, la questione Opus Dei arriva in Parlamento (interpellanza di Franco Bassanini e Stefano Rodotà, febbraio 1986), ma l'allora ministro dell'Interno Scalfaro replica secco, sollevando il fastidio dell'aula con lunghe citazioni in latino: che i nomi di chi aderisce all'Opus Dei non siano pubblici non configura la segretezza. Amen.
E poi, è davvero potente l�Opus Dei? Per i primi dieci anni di pontificato di Wojtyla non c'è dubbio, l'influenza è evidente. Viene dall'Opus il portavoce Navarro Vals, ed è in stile Opus «il papa viaggiatore», esternatore, anticomunista come solo un polacco (o un vecchio spagnolo cattolico) può esserlo.
L'Opus Dei accetta, a differenza di altri, di fare il «lavoro sporco» in Sudamerica. Si tratta di smantellare la teologia della liberazione e tornare all'antico. Ciò avviene senza mediazioni. La Chiesa deve gestire la vergogna degli appoggi vaticani ai dittatori sanguinari in Cile e Argentina, di un nunzio (Pio Laghi) che giocava a tennis con il capo dei torturatori di Pinochet, il comandante della Marina ammiraglio Massera (lo racconta Italo Moretti nel suo In Sudamerica, Sperling&Kupfer, 2000, pp. 256, 12,39 �), dell'amicizia tra il cardinal Sodano e lo stesso Pinochet. Eppure sembra preoccuparsi di più dei preti del popolo. Vengono sostituiti, quasi tutti, con uomini dell'Opus Dei. Il più clamoroso è Femando Sáenz Lacalle, che diventa arcivescovo di San Salvador. dopo il martire Oscar Romero e il salesiano Arturo Rivera.
La beatificazione di Balaguer, nel '92, riapre le polemiche. Molta gerarchia si rivolta. Ex dell'Opus tirano fuori tutto il male possibile. Balaguer si comprò un titolo nobiliare. E� un atto da santi? Balaguer era franchista e antisemita. Nel suo libro, Il Cammino, si trova l�immagine di un uomo deciso, autoritario. Newsweek parla dì processo di beatificazione manipolato. L'opera, certo, si occupa anche di cose molto terrene: attacca i giudici di Palermo che incriminano Andreotti. Attacca l'Ue che se la prende con Haider. Si sostiene che nella sede centrale di via Bruno Buozzi, a Roma, passino tutte le informazioni e arrivino tutti i documenti possibili. Anche un agente della Cia, arrestato, confessa di essere dell'Opus Dei. Infine, ed è storia recente, si accusa la prelatura di prefigurare l'elezione del nuovo papa. Il candidato? Sarebbe l'attuale, nuovo, arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi. Ha insegnato, a Roma, all'università dell'Opus Dei. E� conservatore, soprattutto su famiglia e genetica. Un suo libro del '99 ha la prefazione di Antonio Fazio. E sulla Stampa di Torino ha incensato Escrivá. Il santo è stato ottenuto, e finirà sugli altari per la devota soddisfazione di uno stuolo di fedeli grati e invaghiti. Dice un teologo: «Lo sa quanti sono i cardinali controllati dai Focolarini? Trecentocinquanta. E perché si parla poco dei Focolarini e tanto dell'Opus Dei?». Potere del mistero.
Attilio Giordano


http://www.disinformazione.it

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Chi comanda in ...
by Aprite gli Occhi Thursday, Jan. 16, 2003 at 4:39 PM mail:

... Lombardia ? Formigoni => CL => CompagniaDelleOpere => OpusDei
... Italia ? Silvio B. => Mafia & P2 => OpusDei

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Opus Dei = associazione a delinquere di stampo mafioso
by Toto' Thursday, Jan. 16, 2003 at 4:50 PM mail:

E fin qui mi sembra pacifico.
Ma cosa c'entrerebbe la Rete di Lilliput, scusa?
Controllare le fonti prima di sparare, thanks.

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Penoso
by titolo Thursday, Jan. 16, 2003 at 5:03 PM mail:

Patetico. Poi state a discutere in centinaia di post su chi è più "infame", chi più "delatore", chi è l'"informatore" e poi non perdete occssione per spalarvi merda addosso l'uno con l'altro. Sì che basterebbe andare su google e digitare "delatore", o prendere lo Zingarelli e cercare la parola "infame", per capire la tristezza di tutto questo.

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RETE LILLIPUT&TETTAMANZI
by HAACKE Thursday, Jan. 16, 2003 at 6:10 PM mail:

andate sul sito Vita.it della lilliput ,cercate sul motore di ricerca,io ho trovato questo c'é né tantissimo,per capire la profonda "amicizia" dei pretinoglobal e Tettadiminchia


Giovedì, 16 gennaio 2003



 


La nomina di Tettamanzi. E a Milano arriva la "tuta di porpora"

di Ettore Colombo (e.colombo@vita.it)

07/07/2002


Lo definì così Cossiga, con tono spregiativo, per bollare il suo appoggio ai cattolici anti g8. Ma il cardinale di Genova non è un progressista, è un tradizionalista capace di dialogo. Dicono di lui..
Se parlate di vita, parlate sempre di vita umana. Dà un senso di pienezza vero, maggiore». Di Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Genova in procinto di diventare cardinale di Milano come successore di quel Carlo Maria Martini che ha segnato la storia e la vita della diocesi ambrosiana e che lo consacrò vescovo proprio nel Duomo di Milano, ricorda in particolare queste parole Riccardo Moro. L'economista cattolico, presidente di quella fondazione Giustizia e solidarietà che ha preso il posto della campagna contro il debito dei Paesi in via di sviluppo, lo incontrò, proprio a Genova, in un momento cruciale, quello che precedette il G8 e in particolare quell'incontro, «Sentinelle del mattino: guardiamo il G8 negli occhi», che il 7 e l'8 luglio 2001 riunì più di 50 associazioni cattoliche e ben 250 congregazioni missionarie e religiose contro la globalizzazione dei potenti della Terra.

Una vita ambrosiana
Tettamanzi prese parte a quell'incontro, che peraltro ricevette il pieno assenso della Cei e del suo presidente, il cardinale Camillo Ruini, ponendosi l'obiettivo e l'urgenza di «cancellare il debito estero per i Paesi più poveri» e ribadendo con forza «la scelta preferenziale della Chiesa per i poveri».
«Tuta di porpora», disse di lui con la consueta perfidia l'ex presidente della Repubblica, Francesco Cossiga nel tentativo di assimilarlo alle 'tute bianche' di Luca Casarini nei giorni successivi al G8 («Ricordo ancora», continua Moro, «il suo profondo dolore per le violenze che Genova subì allora»). E «Cappellani della marchesa di turno» definì i promotori di quell'incontro, tacciandoli del reato di simpatie no global, monsignor Alessandro Maggiolini, vescovo di Como e ultras berlusconiano.
Brianzolo doc, nato 67 anni fa nel paese di Renate, entrato in seminario a 11 anni (e nei seminari della diocesi ambrosiana trascorre oltre 40 anni coprendo ogni ruolo: alunno, professore e rettore), uomo mite e dal carattere aperto, semplice anche se dai profondi studi e dalla brillante scrittura, Tettamanzi non è affatto un progressista, come dice la trita e ideologica suddivisione dei porporati italiani in auge dai tempi del Concilio Vaticano II (l'altra categoria essendo quella dei conservatori), Tettamanzi è anche un apprezzato autore di importanti saggi (il penultimo sul diavolo, Il grande tentatore e l'ultimo sulla globalizzazione, La sentinella del mattino), nonché una 'bella penna'. Come dimostra il suo lungo e oscuro lavoro di ghostwriter per molti discorsi di Giovanni Paolo II.
Nominato arcivescovo di Ancona nel 1989 e divenuto nel 91 segretario della Cei, divenne arcivescovo di Genova nel 95 e nel 98 fu nominato cardinale, entrando anche nella lista degli aspiranti al soglio pontificio.
A dir la verità, più volte il suo nome è stato fatto proprio in relazione alla difficile e tormentata successione che si prospetta nella Chiesa cattolica per la successione, sul soglio di Pietro, di Karol Wojtyla. Tettamanzi viene ormai considerato da tempo dai vaticanologi (ministri dell'unica e presunta scienza esatta sopravvissuta all'estinzione della sua consorella, la creminologia) in calo nella rosa dei papabili.
Schiacciato su una falsa immagine no global, lui che è un appassionato studioso di bioetica, e conquistato il plauso dei contestatori interni alla Chiesa (da padre Alex Zanotelli a don Luigi Ciotti), Tettamanzi gode, in realtà, del consenso delle gerarchie vaticane più in vista e ufficiali, nonché di importanti, e diversissime tra loro, aree, dall'Opus Dei alla Comunità di sant'Egidio, mentre gli unici attriti di linea episcopale di Tettamanzi si registrano con l'ala progressista, capeggiata proprio da quel cardinal Martini che, raggiunto il limite dei 75 anni d'età, ha deciso di andare in pensione senza chiedere proroghe speciali al Papa, pronto a trasferirsi a Gerusalemme per studiare le Sacre Scritture e stare 'vicino a Dio'.
Erediterà da Martini una diocesi difficile quanto viva, Tettamanzi, ma non viene da una città facile. Di lui, a Genova, tutti sottolineano la grande umanità, la capacità d'ascolto e la memoria visiva.
Stimato e apprezzato anche a sinistra, dall'attuale sindaco Pericu al vicesindaco Montaldo, in particolare per come si è sempre dimostrato attento ai problemi del lavoro e della crisi dell'industria (a Genova è drammatica quella della siderurgia, spiega il segretario della Fiom, Franco Grondona, e «l'arcivescovo ci è sempre stato vicino dicendoci sempre: 'Prima di distruggere, bisogna costruire'»), ma anche a quelli sociali e drammatici dei quartieri degradati, zone dove si sporca le mani un prete come don Gallo, che con la consueta verve racconta: «Tettamanzi, come anche lo storico cardinale di Genova, Siri, e il suo successore Canestri, sono stati grandi vescovi e delle figure umanissime che mi hanno sempre protetto, aiutato, incoraggiato. Da Tettamanzi non ho ricevuto mai un'ammonizione, nonostante durante la guerra nei Balcani mi sia rifiutato di dire messa o nei giorni del G8 sia andato in piazza anch'io. Lui mi parlava. A lungo».

Il ricordo di Giuliani
Giuliano Giuliani, padre di Carlo, interpellato da Vita, sottolinea «il grande equilibrio e il profondo senso pastorale, e anche un laico come me non può che apprezzare tali doti». Chiunque lavorò nel Genoa social forum, come Alberto Zoratti di Lilliput, non dimenticherà mai l'incontro del 7 luglio.
Le parole più belle su Tettamanzi sono però di Giovanni Bianchi, ex presidente delle Acli e oggi deputato della Margherita, un brianzolo doc proprio come don Dionigi: « è un padre, un vero pastore di anime che sa quant'è importante comunicare, ma preservando il messaggio. E il messaggio che Tettamanzi porterà a Milano sarà di pace, arguzia, intelligenza e umanità. Perché, come dice lui, l'economia deve servire l'uomo. Non il contrario».



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S.Tettamanzi Protettore
by (A) Thursday, Jan. 16, 2003 at 7:31 PM mail:

NON LO SAPEVO
CHE TETTAMANZI PROTEGGESSE GALLO
COL PLAUSO DI ZANOTELLI E CIOTTI
Perchè non lo assumiamo come nostro santo protettore
Se come dicono diventa papa ci può sevire!!!!
Né DIO Nè STATO Né SERVI Nè PADRONI
ANARCHIA RIVOLUZIONE

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X Fra
by HA(A)CKE Sunday, Jan. 19, 2003 at 3:54 PM mail:

Frà, visto che sei addentro ai lillipuziani, smentisci che
LA RETE LILLIPUT non ha rapporti con TETTAMANZI
Per chi ha dei dubbi andate su Google, cliccate Tettamanzi e Buon divertimento........
Oppure vuoi negare che tettamanzi non è un potente esponente dell'Opus Dei?
Ricordati che dire bugie è peccato!!!!!
CONSIGLIO A TUTTI GLI SCETTITI USATE I MOTORI DI RICERCA........

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non mi risulta
by ateo Sunday, Jan. 19, 2003 at 4:03 PM mail:

non sono un credente
sono ateo e anarchico
ma ho le orecchie, cli occhi e la bocca
quindi parlo ascolto vedo.

Ho conosciuto un ragazzo, un cristiano, della rete
di lilliput.. nella chiesa i suoi "miti" sono Zanotelli,
Vitaliano e Gallo.. partecipa al movimento.
E' stato a Genova, a Firenze e alle macie della pace.

In conclusione ha marciato con noi, con me, e non solo per fare numero!

Credo che il problema OPUS DEI e tutti gli altri
problemi legati ai silenzi del clero/nero/massone
siano cose serie e non sottovalutabili
ma non è facile in un sistema gerarchico
come quello cattolico prendere posizioni forti
contro Roma...
Questo è sicuramente un limite con cui fare i conti
ma da qui a dire che
LILLIPUT stringela mano all'OPUS DEI......
Non è vero almeno non alla base...

continuerò a marciare con la rete Lilliput
continuerò a camminare domandando

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A MARCIARE?
by (A) Sunday, Jan. 19, 2003 at 4:14 PM mail:

TU VAI A MARCIARE CON LILLIPUZIANI?
E dove vai a fare la marcia con i marci?
se intendi che partecipi ai cortei con i ZanotelliANI
tu anarchico che difende i preti .....ma faccia il piacere,comunque non hai risposto, sei in malafede.....

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