CONOSCERE WOLFOWITZ
Il 9dicembre 2001, il viceministro della Difesa Paul Wolfowitz ha acceso solennemente la “menorah nazionale” (il candelabro a sette braccia) sul Campidoglio. Gli erano al fianco due rabbini Lubavitcher:l’onnipresente Levi Shemtov, il conduttore dei “seminari”politici, e suo fratello, Abraham Shemtov. Scopriamo così dal lirico articolo che il Washington Post dedica all’evento il giorno dopo (titolo: “la calda fiammella della speranza”)che esiste in Usa una “menorah nazionale”.Ovviamente non esiste, poniamo, un presepio nazionale. E nessun ministro americano andrebbe solennemente a visitarlo. Ciò violerebbe il principio della separazione fra stato e religione, in Usa assai rigida. Ma c’è sempre un’eccezione per gli ebrei: Wolfowitz s’è comportato come se l’hassidismo fanatico di cui è devoto fosse la religione di stato. Probabilmente lo è. Come abbiamo appreso dai Lubavitcher, vigono due leggi distinte, una per il popolo eletto e sovrano, l’altra - più coattiva - per gli inferiori noachici. Di fatto, Wolfowitz è famoso per il suo disprezzo di ogni regola e convenzione, internazionale o di stato. Già all’indomani dell’ 11 settembre, il viceministro del Pentagono proclamava che - essendo più che evidenti i legami fra Al-Qaeda e Saddam Hussein, il leader irakeno - bisognava immediatamente attaccare l’Irak. Anzi di più:”Liquidare gli stati che sostengono il terrorismo”,tutti quanti. Per la precisione, tutte le nazioni che possono costituire una minaccia per lo stato ebraico, anche potenziale. Secondo il Village Voice,che al personaggio ha dedicato un sarcastico articolo (21 novembre 2001), Wolfowitz spin-.42
geva “per estendere l’azione militare contro l’Irak, la Siria e il Libano, praticamente identificando così l’interesse nazionale di Israele con quello degli Usa” . Sempre pensoso del bene di Israele, Wolfowitz premeva per mettere anche Arafat nella lista dei terroristi da punire con la forza statunitense, e per azioni “liquidatorie”degli Usa contro Hamas e gli Hezbollah. Wolfowitz è uno stupido, commentava un (anonimo) alto funzionario della Cia interpellato dal Village Voice:”Nell’ambiente dello spionaggio siamo tutti d’accordo che, se vogliamo perseguire davvero la rete di Bin Laden, abbiamo bisogno di informazioni;e per questo dobbiamo lavorare con i nostri alleati [musulmani], e questo richiede cooperazione.Colin Powell ha fatto un buon lavoro in questo senso, mettendo assieme un’ampia coalizione e tenendola unita.Egli capisce benissimo che se colpiamo l’Irak, ogni coalizione si spacca in un nanosecondo.E colpire Hamas o gli Hezbollahsarebbe un terribile errore:[...]né l’uno né l’altro hanno compiuto atti aggressivi contro gli americani, e se li colpiamo, cominceranno a prendere di mira interessi americani”. Fatto è, spiegava il periodico di New York, che Wolfowitz sta cercando di forzare la politica estera americana, spalleggiato da una sua “camarilla” (cabal) al Pentagono. Ne fanno parte il sottosegretario alla Difesa Douglas Feith, i vicesegretari Peter Rodman e J.D. Crouch, il “camerata di sempre di Wolfowitz, Richard Perle”, e i membri dello studio di consulenza militare Defense Policy Board, che Perle presiede; “inoltre, in modo meno visibile, alcuni falchi del Dipartimento di Stato, che sono stati imposti a Colin Powell [ministro degli Esteri], come il sottosegretario John Bolton.Per costoro, gli eventi di dite mesi fa [l’11 settembre] rappresentano quasi un’opportunità da sogno per realizzare il loro programma estremista”. Wolfowitz, Feith, Perle e Bolton sono ebrei. E praticamente tutti ebrei sono i membri della “camarilla”, scatenatisi dopo 1’ 11 settembre a cogliere “l’opportunità da sogno”. RichardPerle, come sappiamo già, presiede il Defense Policy Board, un centro-studi privato (parte anch’esso della molto articolata lobby ebrai-.43
ca) che fornisce, richiesto o no, “consigli”al governo. Il 19-20 settembre, mentre il fumo acre si levava ancora dalle macerie delle due Torri, i centro-studi di Perle tenne una riunione fiume di 19ore cui parteciparono anche DonaldRumsfelde Wolfowitz, ossia il ministro e viceministrc in carica. Ne uscì la proposta di una nuova guerra contro Saddam, e d:frazionare l’Irakin mini-stati etnici. Le proposte furono messe per iscritto, in una “lettera aperta al presidente”, firmata da vari columnist ed “esperti”(primo firmatario, William Kristol, del WeeklyStandard, pos seduto dall’israelita britannico Rupert Murdoch). Nella lettera non s mancava di deridere Colin Powell per il suo sforzo di “costruire una coalizione”di paesi islamici contro il terrorismo. Un’altra lettera aperta fu spedita a Bush da un altro centro di studi strategici, Project for the new american century:i cui membri sono, notò il Vil lage Voice,”glì stessi del Defence PolicyBoard’ ‘. La tesi generale di questi gruppi, ossia della “camarilla”, è la seguente “Ilegami tra Al Qaeda, Saddam, Hamas, Hezbollah, e in pratica ogni altro gruppo islamista, sono chiari e noti hanno bisogno di essere documentati;di qui la necessità di un rapido dispiegamento di bombe, e sé possibile di truppe, in Irak, Siria e Libano”. Dopo l’esplosione del caso dell’antrace (poi risultato originare dal laboratorio militare americano di Fort Detrick), Wolfowitz e i suoi si prodigarono in immediate dichiarazioni pubbliche, per dire che questo fatte “provava”che Saddam era complice di Bin Laden, e reiterava il suo caldo invito a ‘liquidare gli stati che appoggiano il terrorismo, dovunque E
‘ Si noti che il nome di questo centro-studi, “Progetto per il nuovo secolo americano”ha un sapore Lubavitch.
Sappiamo quale progetto il rebbe nutra per il “Nuovo Secolo”Di fatto gli stessi personaggi, capeggiati dal solito
Perle, l’8 luglio 1996 scrissero un documento che “consigliava”all’allora primo ministro di Israele, Ben Netanyahu,
un “taglio netto” (a clean break)con il processo di pace. I suggerimenti comprendevano: l’occupazione e l’annessione
ad Israele della striscia di Gaza e dei West Banks, cos ì ponendo fine ad ogni autonomia palestinese; l’eliminazione di
Saddam Hussein, e in prospettiva la destabilizzazione della Siria, dell’Iran e dell’Arabia Saudita.
1 Village Voice,cit..44
in ogni momento”. A suffragio di questa tesi, citava uno studio di un terzo centro-studi, American Enterprise Institute (indovinate quali membri lo compongono). Colin Powell dovette dichiarare pubblicamente - e lo fece con tagliente laconicità - che Wolfowitz, il vice ministro,”non parla a nome del governo”.
Da più parti si fece notare che quei legami fra il dittatore irakeno e il fanatico saudita non erano affatto provati. Anzi erano praticamente da escludere. A quel punto, attesta il Village Voice, Wolfowitz in persona spedì, a raccogliere le “prove”
mancanti, un membro assai importante del Defence Policy Board:James Woolsey. Già direttore della Cia, Woolsey è anche membro del Council ori Foreign Relations (CFR). È istruttivo sapere che già nel corso del 1998 il CFR aveva condotto un war-game, un “gioco
strategico” simulato, dal titolo altamente significativo:”The next financial crisis: warning
signs, damage contro and impact” 3 .Nel gioco si immaginava che “l’ imminente crisi
finanziaria”’avrebbe coinciso con un acuto allarme-terrorismo (quando si dice la chia- roveggenza);lo scenario utilizzato prevedeva che il presidente fosse liquidato dai terroristi, sicché gli Usa sarebbero stati gestiti da un “comitato di crisi”non eletto. Woolsey aveva partecipato a quella simulazione profetica. Ma di questo dovremo riparlare. Per ordine di Wolfowitz, l’exdirettore della Cia si reca dunque in Gran Bretagna, alla ricerca di “prove”che collegassero uno dei presunti dirottatori del WorldTrade Center, Mohamed Atta (che aveva vissuto in Inghilterra) con lo spionaggio irakeno. Prende contatto con esuli irakeni. Le sue ricerche lo portano nel paesello di Swansea, nel Galles. Ma essere stato direttore della Cia non garantisce di essere un bravo agente sul campo:Woolsey suscita l’attenzione della polizia locale che, a quanto pare, lo ferma. Controllo delle generalità, e incredulo stupore. Il capo della polizia allerta ScotlandYard. Conclusione:l’ambasciata Usa a Londra ri-‘
Executive Intelligente Review, 26 ottobre 2001..45 ceve una richiesta di chiarimento:il dottor Woolsey sta svolgendo le sue indagini in veste ufficiale, o da privato?In tal modo, è dagli inglesi che la Cia e il Dipartimento di Stato vengono a sapere della misteriosa missione di Woolsey. Powell e Tenet (il nuovo capo della Cia) fanno filtrare la storia al Village Voice,nostra preziosa fonte di tutta la vicenda. L’ottimo articolo di Jason Vest, pieno di sarcasmo e di intelligente conoscenza dei retroscena, conclude tuttavia con un’ingenuità. Wolfowitz, dice, è stato “imbavagliato”e forse non nuocerà più. Grave errore:nonostante le gaffes, il goffo intrigo le falsità rivelate e le vere idiozie del gruppo ebraico, il presidente Bush sta attuando precisamente il piano della camarilla Wolfowitz. Mentre è Colin Powell, il moderato, adessere imbavagliato ai margini del governo.”Ci stiamo avviando alla prossima Guerra dei cent’ anni”,annunciò (14 ottobre 2001) un anonimo membro della camarilla (probabilmente Perle) all’ Observer di Londra;e difatti Bush parla di guerra “infinita”, “di durata lunghissima”.I termini sono praticamente gli stessi. Arafat,”da liquidare”secondo Wolfowitz, ha “deluso profondamente”Bush che non lo crede più un interlocutore valido. Eccetera. Ma chi è l’origine di quella terminologia di guerra-apocalisse?Il 29ottobre 2001 il già citato American Enterprise Institute (uno dei centri-studi di Perle e della lobby ebraica) ha tenuto una giornata di discussione. Moderata da Perle, la riunione ha visto la presenza di Michael Leeden. Una presenza illuminante per sé:ebreo, Leeden è stato coinvolto in non chiari affari di intelligente;in anni non troppo lontani ha abitato in Italia, dov’era diventato un esperto del “terrorismo rosso”;più tardi, ha collaborato alla Biblical Review,una rivista molto interessata alle ricerche “archeologiche”sull’esatta ubicazione del “Tempio”ebraico di Gerusalemme, allo scopo di tentare di ricostruirlo (scopo di parecchi gruppi fondamentalisti ebraici). Che cosa dice Leeden all’ American Enterprise?Ecco le sue frasi esatte.”Basta coi
compromessi. Questa è guerra totale. Combattiamo una quantit à di nemici diversi, e ce ne
sono a quintali. E tutto questo dire: be’ ,
45.46 prima andiamo in Afghanistan, poi finiremo l’Irak, poi ci guardiamo attorno a vedere com’è la situazione, questo è il modo più sbagliato di affrontare la cosa.Perché questi [i terroristi e gli stati islamici] si parlano l’un l’altro e lavorano tutti insieme. Dobbiamo semplicemente applicare la nostra visione del mondo, adottarla integralmente, e non tentare di essere intelligenti e rappezzare intelligenti soluzioni diplomatiche, ma sferrare una guerra totale contro questi tiranni:tutto andrà molto bene, e i nostri figli canteranno canzoni sulla nostra azione fra anni ed anni ancora” ‘ .
È, quasi parola per parola, lo stesso discorso che abbiamo trovato nei testi dei Lubavitch. La guerra totale, la guerra finale. La guerra messianica. Inutile fare alleanze, perché nell’era del messia Israele non ha da fare concessioni. Il successo è assicurato dall’alto. Agli eroi di quest’epoca si canteranno inni. E la politica degli Stati Uniti - all’insaputa dei cittadini, i goym che moriranno nella guerra dei cent’anni - è guidata completamente da questo spirito, da questo millenarismo paranoide.
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