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notizie da Trieste
by malvivent Wednesday, Mar. 26, 2003 at 2:47 PM mail:

notizie assebmlate dal giornale locale - università - censura - picchiate ragazze allo stadio da ultras domenica - assemblea (sempre Università)

Consigli garbati ma fermi per ottenere la rimozione dei vessilli che tappezzavano finestre e non solo dell’Università Bandiera della pace tabù all’Ateneo Anche un sito Internet gestito dai bibliotecari è stato censurato Poi sui computer sono riapparsi i colori dell’arcobaleno ma sono stati tolti i link di connessione con altre realtà del pacifismo Le bandiere arcobaleno della pace non piacciono a certi funzionari dell’Università. Discretamente ma nemmeno tanto, ai dipendenti dell’Ateneo e agli studenti che le avevano esposte in punti visibili dell’Università, è stato dato il «consiglio» di rimuoverle. Nessun atteggiamento da stadio dove due ragazze con la bandiera arcobaleno domenica sono state picchiate nella curva frequentata usualmente dagli ultras. Nessun «diktat» da caporale di giornata. Nessun ordine tassativo e imprescindibile, ma piuttosto il sapore amaro dell’oscuramento e di una sottile normalizzazione delle idee. Anche di quella di pace. La rimozione delle bandiere arcobaleno dall’Università non è stata puramente fisica. Ha coinvolto anche la realtà virtuale di un sito Internet gestito dai bibliotecari dell’Ateneo. Il sito è stato oscurato. Non si sa da chi, certo da qualcuno che riteneva di averne il potere e il diritto, visto che si tratta di sito ufficiale dell’Università. La voce dell’oscuramento e della censura è corsa per aule, studi di docenti, biblioteche, corridoi, sedi sindacali. Il Consiglio di facoltà di lettere e Filosofia si è riunito e ha espresso «la propria solidarietà al personale della biblioteca dell’Ateneo che ha dovuto subire l’oscuramento di parte del sito dove aveva ospitato la bandiera della pace. Il Consiglio di facoltà chiede che sia ripristinato il diritto di espressione all’interno dell’Università, dentro e fuori l’ambito bibliotecario». Lunedì si è svolta anche un’assemblea di studenti che ha presentato uguale richiesta. Ieri il sito è riapparso sugli schermi dei personal computer ma incompleto. I colori arcobaleno sono stati ripristinati ma sono stati tolti i link che connettevano il sito della biblioteca con altre realtà del pacifismo. «Forse qualcuno si è reso conto che come Università con questi oscuramenti rischiavamo di scivolare nel ridicolo» ha affermato ieri Sergio Padovan, segretario dello Snur-Cgil. «Non sappiamo se è stato dato un ordine di rimozione. E’ più probabile che qualche zelante funzionario abbia assunto questa iniziativa spontaneamente. Poi ha fatto retromarcia davanti alle reazioni indignate di docenti e studenti. Certo è che la circolare del governo che sottolinea che gli uffici pubblici possono esporre unicamente le bandiere dell’Europa, dell’Italia, della Regione e del Comune, lascia spazio a molte interpretazioni anche arbitrarie. Viene da chiedersi se questa interpretazione vale unicamente per i pennoni ufficiali o anche per le finestre laterali, per i balconi esposti sulle facciate o per quelli che guardano su cortili interni. Vien anche da chiedersi se la regola del Governo vale per gli interni degli uffici, per gli appendiabiti collettivi o personali o anche per lo sfondo dei computer. Come sindacati ci stiamo occupando di questi oscuramenti. Abbiamo in programma una riunione. I rimproveri dei funzionari, va precisato, al momento sono stati solo verbali». c.e. Indignazione per l’aggressione alle due minorenni che sventolavano la bandiera della pace allo stadio Solidarietà alle ragazzine malmenate Chiesta una pronta individuazione dei responsabili Non si sono fatte attendere le attestazioni di solidarietà alla due ragazze che sono state malmenate al «Rocco» perché sventolavano la bandiera della Pace. In un comunicato il Comitato permanente pace convivenza e solidarietà esprime «forte indignazione per l’aggressione subita da due ragazze minorenni colpevoli di aver sbandierato il vessillo della pace durante l’incontro di calcio svoltosi domenica scorsa allo stadio tra Triestina e Lecce. Auspica che le forze dell’ordine individuino prima possibile i teppisti responsabili di tali atti incivili e vigliacchi prendendo seri provvedimnenti nei loro confronti». Analoghe espressioni di solidarietà sono state manifestate in nome e per conto della Margherita da Bruna Tam la quale ricorda che la Triestina stessa durante parecchi incontri ha indossato la maglia con la colomba della pace e la scritta Pace non guerra. «Invito tutti i tifosi - aggiunge la Tam - a testimoniare la loro richiesta di pace intensificando l’esposizione della bandiera della pace sui balconi delle poroprie abitazioni e portandola numerosi anche allo stadio». I componenti la Pro Pace, squadra che milita nella serie C del Torneo Città di Trieste, infine, esprimono solidarietà a loro volta alle due ragazzine e auspicano che episodi del genere non si verifichino più. Nell’edificio H3 in piazzale Europa più di 250 universitari e una quindicina di professori di varie facoltà. Approvato un documento che ripudia le azioni belliche Studenti e docenti uniti nel dire «no» alla guerra «Studenti e docenti contro la guerra» è lo slogan con cui si è mobilitato il mondo universitario triestino per scandire un altro «no» alla guerra in Iraq. Con il «giallo» della bandiera di cui parliamo qui sopra. Non soltanto bandiere arcobaleno appese in tutto l'ateneo però, ma anche manifestazioni, assemblee, incontri informativi, dibattiti sui temi della guerra ed altre iniziative creative e spettacolari, promosse da gruppi e collettivi studenteschi, con la stretta collaborazione del Cursp (Centro universitario di studi e ricerche per la Pace). Oltre ad aver aderito alle manifestazioni di giovedì e sabato scorsi a Trieste e domenica ad Aviano, un gruppo di studenti mascherati ha interrotto giovedì scorso le lezioni in varie facoltà, entrando nelle aule al suono di allarme bombardamenti. «Suonavano la chitarra ed il sax, recitavano poesie ed annunciavano l'assemblea intitolata Studenti e docenti contro la guerra» dice Teo, uno studente di Lettere. L'assemblea di lunedì pomeriggio ha riunito, nell'edificio H3 in piazzale Europa, più di 250 studenti ed una quindicina di docenti di varie facoltà. Moderata da Claudio Venza, docente alla Facoltà di storia, e animata da interventi, opinioni, critiche e proposte di molti studenti ed alcuni docenti, l'assemblea ha approvato una mozione sottoscritta da una ventina di docenti del Dipartimento di matematica, in cui, secondo le parole del prof. Logar, «si ribadisce il ripudio della guerra per fedeltà all'articolo 11 della nostra Costituzione». Gli studenti hanno inoltre manifestato la loro indignazione di fronte «all'autoritaria» rimozione della bandiera della pace dal sito Internet della biblioteca universitaria. «Tale atto viola fortemente la libertà di espressione all'interno di una struttura - come l'università - alto centro di cultura e di pensiero libero», scrive l'altra mozione approvata nell'assemblea di lunedì. Durante la riunione è stato distribuito materiale informativo sui coinvolgimenti di alcune università italiane nella ricerca a fini bellici e sulle azioni di protesta contro la guerra, in corso in vari atenei. Molti studenti hanno inoltre sottolineato la necessità di un'informazione più ampia ed approfondita su numerose problematiche collegate alla guerra in corso: la storia dell'Iraq, l'economia ed il petrolio, il diritto internazionale, il ruolo della comunicazione ecc. E proprio durante un'altra assemblea, tenutasi ieri nella Facoltà di Lettere e filosofia, si è infatti stabilita una giornata di studi sul tema «La cultura contro la guerra» con interventi di tipo letterario, storico e poetico, in programma per mercoledì 2 aprile, a partire dalle 15, in un'aula ancora da individuare. Gli studenti hanno inoltre segnalato la disponibilità di un'aula presso il Dipartimento di filosofia in via dell'Università 7, allestita come punto informativo e di coordinamento delle prossime iniziative. Il gruppo sempre più numeroso di studenti e docenti contro la guerra vuole «trasformare l'Università in un luogo di opposizione alla guerra e di costruzione di un mondo e di una cultura di pace». Eva Ciuk

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