Indymedia Italia


L'articolo originale e' all'indirizzo http://italy.indymedia.org/news/2003/04/248085.php Nascondi i commenti.

Israele uccide un altro pacifista americano
by durden Sunday, Apr. 06, 2003 at 9:39 AM mail:

Giustiziato un altro pacifista americano da israele. ovviamente si preparano a dire "di non esser stati loro" come nel caso Ciriello.

Israele uccide un al...
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Medio Oriente. E’ morto il pacifista americano ferito a Jenin


Tel Aviv, 6 aprile 2003

È morto Brian Avery, il pacifista statunitense di 24 anni, originario di Albuquerque, nel Nuovo Messico, rimasto ieri seriamente ferito a Jenin, in Cisgiordania, colpito probabilmente da un colpo sparato da militari israeliani. L'annuncio della sua morte è pubblicato nel sito internet del quotidiano spagnolo El Mundo.


I militari israeliani avrebbero sparato contro il giovane da un blindato, secondo quanto ha raccontato un suo amico di nazionalità svedese, Tobias Karlsson. Avery ha riportato una grave ferita sul volto ed è morto dopo essere stato ricoverato presso un ospedale israeliano.


L'esercito di Israele ha spiegato che i soldati a Jenin si sono limitati a rispondere al fuoco. Contro questi sarebbero state lanciate bombe artigianali. Inoltre i soldati impegnati nell'azione non avrebbero avuto la percezione di aver colpito qualcuno .

Avery e Karlsson, entrambi attivisti del Movimento Internazionale per la Solidarietà, si trovavano in Cisgiordania per fare da scudi umani per prevenire le operazioni militari dell'Esercito israeliano nei Territori.

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pacifista americano
by lubna Sunday, Apr. 06, 2003 at 9:45 AM mail:

bastardi, non vogliono nessun testimone per i loro crimini. onore a chi in questi tempi di merda, decide di rischiare la sua vita per aiutare una lotta di resistenza o di liberazione.

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scudi
by rodolfo Sunday, Apr. 06, 2003 at 12:06 PM mail:

Era andato a fare da scudo umano. Conosceva i rischi.
Come al solito, questi pacifisti pretendono l'immunità e pretendono che tutti si sia dalla loro parte e che quando ci sono loro di mezzo un esercito impegnato inoperazini anti terrorismo si fermi. Be' state a casa vostra oppure dimostrate anche contro hamas, jihad, contro lo sfruittamento dei bambini palestinesi d aprted ei delinqienti di Arafat. Ma non lo fate e infatti non siete crdibili perchè vi manca la buona fede, perchè le vostre azioni sono solo anti israeliane e anti americane.
Ma delle stragi di Saddam ne avete avito notizia e delle fucilazioni su due piedi della polizia di Araft ne sapete qualcosa? Tornate a casa che è meglio.

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pacifisti d'intralcio
by colono infastidito Sunday, Apr. 06, 2003 at 12:29 PM mail:

certo che questi scudi disumani che si mettono in mezzo a intralciare le sane operazioni di bonifica contro i terroristi arabi, cominciano a diventare un pò fastidiosi.
La loro carne si impiglia nei cingoli dei carrarmati e fa sprecare pallottole destinate ai terroristi che si oppongono alla stanziamento dei santi coloni.
Bisognerà istruire meglio i tg nostrani di divulgare un pò di notizie che distraggano questi cojoni che s'indignano, per esempio quella di Arafat che sfrutta i bambini palestinisi andrebbe benissimo

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scudi
by rodolfo Sunday, Apr. 06, 2003 at 12:29 PM mail:

Era andato a fare da scudo umano. Conosceva i rischi.
Come al solito, questi pacifisti pretendono l'immunità e pretendono che tutti si sia dalla loro parte e che quando ci sono loro di mezzo un esercito impegnato inoperazini anti terrorismo si fermi. Be' state a casa vostra oppure dimostrate anche contro hamas, jihad, contro lo sfruittamento dei bambini palestinesi d aprted ei delinqienti di Arafat. Ma non lo fate e infatti non siete crdibili perchè vi manca la buona fede, perchè le vostre azioni sono solo anti israeliane e anti americane.
Ma delle stragi di Saddam ne avete avito notizia e delle fucilazioni su due piedi della polizia di Araft ne sapete qualcosa? Tornate a casa che è meglio.

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israele stato nazista
by (A) Sunday, Apr. 06, 2003 at 12:54 PM mail:

israele stato nazist...
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rodolfo s'è incantato
by duracell Sunday, Apr. 06, 2003 at 1:34 PM mail:

la puntina s'è inceppata e le pile scaricate, che venga qualche rabbino a ridargli la carica

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questione di umanita
by Generale Sunday, Apr. 06, 2003 at 2:29 PM mail:

io sono un attivista e so cosa vuol dire fare interposizione in palestina.. e sono qui ora..
rodolfo: tu sei una persona senza umanita e io ti disprezzo per questo..
noi non veniamo a rischiare il culo per fare manifestazioni pro o contro qualcuno.. noi veniamo qui per fare in modo che la popolazione non subisca il trattamento disumano che le e assicurato invece ogni giorno dall esercito israeliano..
a me non importa un cazzo di arafat: la popolazione comunque subisce le scelte sbagliate dei suoi leader..
a me importa solo della gente qualunque, quella che per te non ha un volto e un nome, ma per me si..
io conosco le loro storie e le loro vite.. se si possono ancora chiamare cosi..
prima che un fatto politico e un fatto di umanita: aiutare qualcuno che vive in maniera indecente e disperata..
e il fatto che i carnefici stavolta siano gli ebrei non fa alcuna differenza: un carnefice e un carnefice e una vittima e una vittima..
se ti dovessi trovare un giorno a vivere quello che la popolazione di jenin vive quotidianamente da anni io verrei a darti una mano.. ma probabilmente tu non lo faresti per nessun altro
ecco perche dico che sei una bestia e non hai nulla che ti definisca come uomo
rifletti.. anzi vieni a vedere con i tuoi occhi, se hai le palle


un saluto a tutti i compagni

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pover'uomo
by bicio Sunday, Apr. 06, 2003 at 7:53 PM mail:

Rodolfo è un pover'uomo, uno che parla per dare aria alla bocca. E come tutti i suoi degni compari, è in prima fila a pontificare.
Ma cosa farebero questi bravi cittadini, sempre alla finestra a invocare legge e ordine, se dovessero LORO partecipare alla guerra, o essere in qualche modo direttamente coinvolti?
Passerebbero le giornate a cercare una qualche giustificazione per imboscarsi, magari inventandosi una menomazione inesistente per evitare di partire!
Il mondo è pieno di Rodolfi: li sentivi parlare, nei bar, dopo Genova.
Dirci che ne avevamo prese troppo poche, che se fosse per loro ci avrebbero arrestati e picchiati uno per uno.
Sono talmente servi, servi dentro, che disprezzano tutti coloro che lottano per ogni libertà.
E lo fanno unicamente per compiacere il padrone di turno, sperando, forse, di ottenere in cambio qualche regalìa.
Leccare il culo al padrone può sempre tornare utile.
E poi, nel caso le lotte democratiche abbiano successo, i primi beneficiari sono proprio loro, i Rodolfi...
Saranno certamente lì, in prima fila a dire "io c'ero!!! Sono stato con voi dal primo momento!!!"

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E QUESTI?NON SONO MORTI?
by DANIEL Sunday, Apr. 06, 2003 at 9:08 PM mail:

E' dal 1976 che l'ex regno di Acheh, nel nord dell'isola di Sumtra, lotta per l'indipendenza dalla pluridecennale occupazione indonesiana.
Ma la fase più dura degli scontri è iniziata nel 1989. Le truppe speciali dell'esercito di Giacarta, con il sostegno finanziario e logistico della compagnia petrolifera Mobil (interessata ai ricchi giacimenti della zona), per reprimere la rivolta separatista del movimento islamico Aceh Merdeka (Aceh Libero) ha commesso atroci violenze contro la popolazione civile dei villaggi della zona.

Solo negli anni '90 si sono contati 50mila morti e 40mila desaparecidos e migliaia di casi di torture e stupri perpetrati dai militari indonesiani.

Le violenze sono diminuite d'intensità dopo l'uscita di scena nel 1998 del dittatore Suharto. Ma un accordo di pace è ancora lontano.

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E QUESTI?NON SONO MORTI?
by DANIEL Sunday, Apr. 06, 2003 at 9:09 PM mail:

In questa ex colonia belga, abitata in maggioranza da popoli di etnia Hutu (85%), i Tutsi hanno sempre controllato le istituzioni, soprattutto l'esercito. La guerra civile tra Hutu e Tutsi, scoppiata fin dall'indipendenza (1962), ha avuto una tragica escalation nel 1972, quando avvenne il massacro di 300mila Hutu da parte dei Tutsi.
Un altro anno terribile è stato il 1993, quando i combattimenti seguiti all'assassinio del primo presidente democraticamente eletto (di etnia Hutu), hanno lasciato sul terreno oltre 200mila morti. Un nuovo golpe dei militari Tutsi nel 1996 ha rinfocolato la guerra civile, provocando altre decine di migliaia di morti da entrambe le parti e ingrossando ulteriorimente i biblici flussi di rifugiati ammassati al di là dei confini con Tanzania e Rep. Dem. del Congo (ex Zaire).

I due maggiori gruppi ribelli Hutu sono il Fronte di Liberazione Nazionale (FNL) e le Forze per la Difesa della Democrazia (FDD).

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E QUESTI?NON SONO MORTI?
by DANIEL Sunday, Apr. 06, 2003 at 9:10 PM mail:

Ex colonia francese fino al 1962, l'Algeria ha conosciuto le prime elezioni multipartitiche solo nel 1992, stravinte dal Fronte Islamico di Salvezza (FIS). Ne è seguito un golpe dei militari che hanno anullato il risultato elettorale e messo fuori legge il FIS. Questo, organizzatosi militarmente nell'Armata Islamica di Salvezza (AIS) e affiancato dal Gruppo Islamico Armato (GIA), ha iniziato una violenta lotta contro il regime, presto degenerata in cruenti atti terroristici contro la popolazione civile, costretta a soffrire anche le violenze dell'Esercito di Algeri.

Nel 1999, dopo 7 anni di guerra e 100mila morti, il primo presidente civile, Boutefilka, ha lanciato il processo di pace, offrendo l'amnistia in cambio del disarmo dei gruppi islamici. Molti hanno accettato lo scambio, ma non le fazioni integraliste come il GIA, che ha continuato a seminare terrore e morte nei villaggi del Paese.

Ma non sempre le cose sono come sembrano: a febbraio, il governo algerino ha fatto di tutto per impedire la pubblicazione in Francia del libro "La sporca guerra" dell'ex ufficiale algerino Habib Souaidia, che racconta, per esperienza diretta, come la gran parte dei massacri di civili che hanno insanguinato l'Algeria negli ultimi anni non sono attribuibili al "terrorismo islamico", bensì alla "strategia della tensione" usata dal regime militare di Algeri per giustificare agli occhi della comuità internazionale la sua permaneza al potere.

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E QUESTI?NON SONO MORTI?
by DANIEL Sunday, Apr. 06, 2003 at 9:11 PM mail:

Dal 1989 al 1995 questo Paese ha conosciuto una feroce guerra civile tra il governo di Samuel Doe e i ribelli fedeli al leader Charles Taylor. Oltre 250mila le vittime.

Dopo l'accordo di pace del '95, Taylor è salito al potere istaurando a Monrovia un regime del terrore: la sua polizia speciale non ha avuto pietà con gli ex oppositori del Movimento Unito di Liberazione (ULIMO), perseguitati, arrestati, torturati e uccisi a centinaia. Taylor, desideroso di conquistare le miniere di dimanti della confinante Sierra Leone, finanzia e appoggia i ribelli del RUF che là combattono dal 1991.

Nel luglio del 2000 l'ULIMO, riorganizzatosi oltre il confine con la Guinea Bissau, è ritornato a combattere nel nord del Paese.

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E QUESTI?NON SONO MORTI?
by DANIEL Sunday, Apr. 06, 2003 at 9:12 PM mail:

India - Pakistan : l'orlo del precipizio

Dal 1948 India e Pakistan si contendono con le armi la regione dal Kashmir. La popolazione di questa zona, in gran maggioranza musulmana, è più favorevole all'annessione al Pakistan, anch'esso musulmano. Ma esiste anche un forte movimento armato indipendentista, che comunque rivolge le sue armi principalmente contro l'esercito d'occupazione indiano. Le truppe di Nuova Dehli si sono rese colpevoli di massacri e violenze contro la popolazione civile. La guerra ha causato fino ad oggi oltre 70mila morti e centinaia di migliaia di rifugiati di entrambe le parti. La situazione è diventata più tesa da quando, nel 1998, sia India che Pakistan hanno condotto una serie di test con bombe nucleari, minacciando di usarle nel conflitto per il Kashmir. I combattimenti sulla linea di confine continuano incessantemente.

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!!!!!!
by DANIEL Sunday, Apr. 06, 2003 at 9:14 PM mail:

CON QUESTI POST NON VOGLIO DARE RAGIONE AD ISRAELE O GIUSTIFICARE QUELLO CHE POTREBBE ESSERE SUCCESSO,MA FARVI NOTARE,CON I FATTI,COME ANCHE VOI,ESATTAMENTE COME GLI USA,GUARDATE SOLO AI VOSTRI INTERESSI E A QUELLO CHE VI FA PIU'COMODO

NO AL PACIFISMO A SENSO UNICO...LA GUERRA NON SI FA DA SOLI!!!

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Warnews
by prometeo Sunday, Apr. 06, 2003 at 9:17 PM mail:

Queste informazioni le hai prese dal sito Warnews.org: mi pare doveroso citarlo!

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Mr
by Luca Monday, Apr. 07, 2003 at 1:55 AM mail:

certo che vedere queste immagini mi fa veramente pensare che ci sia qualcosa di abnormemente sproporzionato, e mi dispiace rivedere un anti ebraismo così becero e stupido che verrebbe da ridere se non ci fosse che da piangere per il cretino che ha disegnato questo banner

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x promoteo
by daniel Monday, Apr. 07, 2003 at 9:42 AM mail:

hai ragione prometeo......di solito lo scrivo...mi sono dimenticato...queste informazioni vengono da WARNEWS.ORG

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CHE COSA HA PROVOCATO L'ONDATA DI VIOLENZA E DI TERRORISMO PALESTINESI CHE HA AVUTO INIZIO
by daniel Monday, Apr. 07, 2003 at 9:51 AM mail:

Contrariamente a quanto sostengono i palestinesi, la visita dell’allora leader dell’opposizione Ariel Sharon al Monte del Tempio di Gerusalemme, alla fine di settembre del 2000, non è la causa dello scoppio della violenza palestinese. L'ondata di terrorismo è piuttosto il risultato di una scelta strategica palestinese di usare la violenza, anziché i negoziati, come principale strumento per promuovere la loro causa.
I colloqui di pace israelo-palestinesi presero il via nel settembre del 1993, sulla base del chiaro impegno del leader dell’O.L.P., Yasser Arafat, di abbandonare il terrorismo e impegnarsi per una soluzione negoziata. Purtroppo, nell'autunno del 2000, la leadership palestinese violò quell’impegno, prendendo la decisione strategica di intraprendere la strada della violenza piuttosto che dei negoziati, già mesi prima della visita al Monte del Tempio. Gli stessi Ufficiali palestinesi divulgarono questo fatto in alcune dichiarazioni fatte attraverso i media di lingua araba. Il 6 dicembre 2000, il semiufficiale quotidiano palestinese “Al-Ayyam” riportò ciò che segue:

Parlando ad un simposio a Gaza, il Ministro delle Comunicazioni palestinese Imad Al-Falouji, confermò che l'Autorità palestinese si stava preparando allo scoppio dell'attuale Intifada sin dalla conclusione dei colloqui di Camp David, in conformità alle istruzioni date dallo stesso Presidente Arafat in persona. Falouji affermò, inoltre, che Arafat aveva lanciato questa Intifada quale stadio culminante dell’immutabile posizione tenuta dai palestinesi durante i negoziati, e che non voleva essere soltanto una protesta alla visita del leader dell’opposizione israeliana Ariel Sharon al Monte del Tempio.

In modo ancor più significativo, il mito della visita al Monte del Tempio fu ridimensionato, nell’aprile 2001, dalla Commissione di Mitchell (ufficialmente nota come Commissione d’inchiesta di Sharm el-Sheikh). Questa commissione, composta da leader americani ed europei, e presieduta dal Senatore degli Stati Uniti George Mitchell, indagò ampiamente sulla causa delle violenze scoppiate nel settembre 2000, respingendo le tesi palestinesi riguardo alla visita al Monte del Tempio. Era ormai chiaro che le vere radici dell’attuale situazione erano da ricercare nel rifiuto palestinese del concetto di una risoluzione del conflitto negoziata pacificamente.

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È VERO, COME AFFERMANO I PALESTINESI, CHE LA CAUSA DELLE VIOLENZE E’ L’"OCCUPAZIONE&q
by daniel Monday, Apr. 07, 2003 at 9:52 AM mail:

Al contrario; nonostante le loro affermazioni, porre fine a ciò che i palestinesi vedono come "occupazione" non è il principale problema della contesa, giacché la questione si sarebbe potuta affrontare equamente attraverso i colloqui già in corso quando è esplosa la violenza, nel settembre del 2000.
Quando il rapporto della Commissione Mitchell ha messo in luce come i portavoce palestinesi non potessero più attribuire la responsabilità della violenza alla visita presso il Monte del Tempio, i palestinesi hanno cominciato allora ad asserire che la violenza è una risposta alla "occupazione" della Cisgiordania e di Gaza da parte di Israele.

Questa affermazione ignora eventi precedenti e successivi al 1967 - allorché Israele acquisì il controllo dei territori in seguito a una guerra di autodifesa - che provano come non sia la "occupazione" la vera causa del terrorismo palestinese. Non soltanto il terrorismo palestinese è precedente alla presenza israeliana nei territori, ma spesso è stato molto più brutale, come nel 1996, proprio nei momenti in cui il processo di pace era nel pieno delle attività e la fine della “occupazione” a portata di mano. Questi atti di terrorismo dimostrano chiaramente che i terroristi palestinesi non si oppongono alla “occupazione”, ma alla pace raggiunta con un compromesso.

L’attuale ondata di violenza è iniziata subito dopo che intensi negoziati ad alto livello erano stati condotti per trovare una soluzione permanente del conflitto israelo-palestinese. Nel luglio del 2000 si tenne a Camp David il summit di pace per il Medio Oriente, presieduto dal presidente degli Stati Uniti Bill Clinton con la partecipazione del presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese [A.N.P.], Yasser Arafat, e l’allora Primo Ministro d’Israele Ehud Barak. Data la natura del conflitto, un accordo negoziato si sarebbe potuto realizzare solamente se entrambe le parti avessero dimostrato flessibilità durante il summit. Israele espresse la sua buona volontà di raggiungere compromessi di vasta portata, senza precedenti, per arrivare a un accordo accettabile e durevole. Ma nonostante questo segno di buona volontà, quando, alla leadership palestinese, fu chiaro che sarebbero stati necessari dei compromessi reciproci e che Israele non avrebbe potuto accontentare ogni richiesta palestinese, l'Autorità palestinese scelse di interrompere i negoziati, senza offrire, da parte sua, alcuna proposta alternativa. Il presidente Clinton concluse il summit attribuendo la responsabilità del fallimento dei colloqui ad Arafat. È chiaro, pertanto, che l’attuale ondata di terrorismo palestinese, iniziata in seguito al fallimento del summit di Camp David, non ha nulla a che fare con una spontanea azione palestinese di "resistenza all'occupazione". La verità è esattamente l’opposto: il ricorso alla violenza ebbe inizio come un tentativo disperato, da parte della leadership palestinese, di riconquistare la simpatia del mondo di fronte alle critiche diffuse che le venivano mosse per aver rifiutato le proposte di pace israeliane a Camp David. Quindi, la violenza non fu causata dalla "occupazione", ma dal rifiuto, da parte della leadership palestinese, dei negoziati che avrebbero risolto il problema attraverso un compromesso, in maniera pacifica.

Di fatti, nei vari negoziati condotti tra Israele e i palestinesi dal settembre 1993, Israele si è spinto molto oltre nell'assecondare le aspirazioni palestinesi nella Cisgiordania e a Gaza. Israele accettò di negoziare l’istituzione di un’Autorità Palestinese eletta, che estendesse gradualmente la sua giurisdizione e autorità. Dopo un massiccio ritiro israeliano, l'Autorità palestinese ha amministrato una porzione significativa di territorio e ben il 98% della popolazione palestinese tra Cisgiordania e Gaza.

Ma Israele non si limitò a questo. Il Governo israeliano espresse ai palestinesi, durante il summit di Camp David del luglio 2000, e poi ancora ai colloqui di Taba, a gennaio del 2001, la sua buona volontà di accettare compromessi politici, storici e strategici di vasta portata per raggiungere la pace. Ma in seguito alcune critiche che sminuivano queste proposte senza precedenti, mosse dai palestinesi, sono state smentite e confutate dalle più alte personalità coinvolte nei negoziati: in una intervista televisiva del 22 aprile 2002, l’inviato speciale degli Stati Uniti, Dennis Ross, definì "completamente falsa" l’affermazione secondo la quale la Cisgiordania sarebbe stata divisa in cantoni, sottolineando invece che il territorio offerto "era contiguo".

Israele aveva cercato di chiarire le sue divergenze con i palestinesi al tavolo dei negoziati, ma l'Autorità Palestinese non era ancora disposta ad abbandonare la sua strategia di lotta armata. La decisione dei palestinesi di ricorrere alla violenza ha minato la pietra fondante del processo di pace: la comprensione del fatto che la soluzione deve basarsi sul compromesso piuttosto che sulla non-trattabilità, e sul negoziato piuttosto che sulla violenza.

Il ricorso ad attacchi terroristici contro civili non può mai essere giustificato, specialmente quando esiste un accordo su un processo di negoziazione per risolvere le questioni del conflitto. All'Autorità Palestinese era stata data un’opportunità unica di risolvere il conflitto attraverso negoziati e compromessi, con l’opportunità di poter procurare dei benefici considerevoli e tangibili alla sua gente. Il ramoscello d’olivo di Israele, però, fu contraccambiato con una pioggia di fuoco ed con una schiera di attentatori suicidi. Sebbene i palestinesi sostengano ferventemente il contrario, l'unica vera origine dell'ondata di violenza e di terrorismo, cominciata nel settembre 2000, è la decisione intenzionale, da parte dell’Autorità Palestinese, di usare la violenza come strumento politico.

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PERCHÉ LA VIOLENZA NON TERMINA?
by daniel Monday, Apr. 07, 2003 at 9:53 AM mail:

Non vi è alcun "circolo di violenza", vi è piuttosto un’azione violenta da parte palestinese, seguita dalla reazione difensiva israeliana. La violenza non può finire finché i palestinesi non abbandonano il terrorismo, permettendo ai negoziati di pace di riprendere.
Vi sono alcuni che sostengono che gli israeliani e i palestinesi siano stati travolti in un "circolo di violenza". Sempre secondo questa logica, delle misure unilaterali da parte di Israele porrebbero termine a questo circolo. Ma questa visione tralascia la caratteristica dominante del conflitto: azione violenta palestinese seguita da risposta difensiva israeliana. Se la violenza palestinese e il terrorismo finissero Israele non avrebbe alcun motivo di adottare delle contromisure difensive.

L’attuale confronto è stato iniziato intenzionalmente, e continua ad essere sostenuto dalla leadership palestinese, come una loro scelta strategica. Questo era vero sin dai primissimi giorni della crisi, e rimane vero tutt’oggi. Yasser Arafat e l'Autorità Palestinese hanno:

● autorizzato le milizie dei Tanzim (un organo di al-Fatah, la fazione dell’O.L.P. che fa capo a Yasser Arafat) a sparare su civili e soldati israeliani con armi fornite dall'Autorità Palestinese, e a esegue attacchi contro israeliani con esplosivi provenienti dagli arsenali dell’A.N.P.

● finanziato attività e infrastrutture terroristiche. Documenti acquisiti durante l’operazione “Scudo Difensivo” forniscono dettagli sui finanziamenti forniti ai Tanzim e alle Brigate dei Martiri al-Aqsa di al-Fatah. Alcuni fondi sono stati elargiti direttamente ai terroristi, altri destinati alla produzione e al rifornimento di bombe e armi;

● fatto niente per smantellare le infrastrutture terroristiche che prosperano nelle aree sotto controllo dell’Autorità Palestinese, assicurando per tutto questo tempo un santuario per le organizzazioni terroristiche come Hamas e il Jihad islamico;

● fatto nessun sforzo per arrestare i diretti responsabili degli attacchi terroristici;

● rilasciato dozzine di terroristi di Hamas e del Jihad islamico che erano già nelle prigioni palestinesi, lasciando intendere così a queste organizzazioni di avere via libera per lanciare attacchi contro cittadini israeliani;

● rifiutato di raccogliere e ritirare le armi illegali, in conformità agli obblighi previsti dagli accordi israelo-palestinesi esistenti. Anzi, l'Autorità Palestinese ha invece tentato di procurarsi di contrabbando e di produrre localmente enormi quantità di armi e munizioni illegali, incluse armi pesanti, come mortai e razzi Katyusha;

● usato i loro media ufficiali per incitare i palestinesi, in particolar modo i bambini palestinesi, alla violenza continuata contro Israele;

● alimentato la venerazione degli attentatori suicidi come eroi, incoraggiando, in tal modo, altri a seguire le loro orme;

● approfittato di ogni tentativo israeliano di alleviare le restrizioni sulla vita quotidiana dei palestinesi per lanciare nuovi attacchi a civili israeliani.



Questa politica della leadership palestinese ha condotto ad una lunga serie di sanguinosi attacchi terroristici, inclusi attacchi suicidi e autobombe in città israeliane, così come sparatorie ed imboscate tese dai margini delle strade, aventi come bersaglio macchine di privati, veicoli commerciali e scuolabus. Fin dal settembre 2000, i Tanzim di al-Fatah e le Brigate dei Martiri di al-Aqsa hanno compiuto, da soli, più di 1.500 attacchi terroristici e tentativi di attacchi.

Negli accordi firmati con Israele, l'Autorità Nazionale Palestinese si era impegnata a fermare la violenza, ad arrestare i terroristi e a smantellare le loro infrastrutture, a sequestrare le armi illegali e a cessare l’incitamento alla violenza. Dopo tutti questi anni trascorsi dagli Accordi di Oslo del 1993, l’A.N.P. non ha fatto niente per mantenere il suo impegno di porre fine al terrorismo. Al contrario, la leadership palestinese ha incoraggiato e sostenuto attivamente le attività terroristiche. È evidente che la violenza continuata non è una conseguenza delle capacità dell'A.N.P. di prevenire il terrorismo, ma piuttosto il frutto della sua stessa volontà.

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Le menzogne su Israele.di Ehud Gol, Libero, 3 aprile 2003
by daniel Monday, Apr. 07, 2003 at 10:01 AM mail:

Di recente vari politici e giornalisti in Europa sono andati ripetendo un’idea quanto mai lontana dalla realtà storica e dai fatti. Il presupposto su cui poggia è che quanto vale per l’Irak che non ha rispettato le risoluzioni delle Nazioni Unite (e per questo motivo è sotto attacco) dovrebbe valere anche per Israele, ugualmente rea di ignorare le decisioni dell’Organizzazione e del Consiglio di Sicurezza. Gli amanti di questo sillogismo di solito non mancano di appellarsi alla comunità internazionale perché eviti di applicare due pesi e due misure e implicitamente chiedono un trattamento più duro verso Israele.



In realtà, ogni parallelismo tra i due casi appare non solo infondato ma anche vigliacco e ipocrita. Tanto per cominciare bisognerebbe ricordare che l’Irak è uno stato totalitario. Da decenni è sotto la guida di un tiranno che ha fatto ricorso ad armi chimiche contro la sua stessa minoranza curda, un uomo che ha massacrato a sangue freddo migliaia di shiiti e altri oppositori, un leader che ha invaso uno stato vicino, il Kuwait, per appropriarsi del suo petrolio, un Presidente che ha lanciato missili balistici contro l’Arabia Saudita, Israele e Kuwait. Le acrobazie verbali dei detrattori di Israele vogliono far dimenticare che Israele è un paese libero e democratico costretto a difendersi per i 55 anni della sua esistenza dalle tendenze omicide dei regimi dittatoriali e tirannici che lo circondano.



I nemici di Israele non si stancano di ripetere, giorno dopo giorno, il vecchio assioma per cui Israele non rispetterebbe le risoluzioni internazionali. Eppure, non si possono stabilire parallelismi tra le ripetute condanne dell’Irak da parte del Consiglio di Sicurezza e la discussione del conflitto israelo-palestinese. Sia le circostanze che le risoluzioni adottate erano completamente diverse. Ogni tentativo di legare o fare paragoni tra le due situazioni è completamente sbagliato e l’analisi della presunta mancata aderenza di Israele alle risoluzioni dell’ONU lo dimostra chiaramente.



La risoluzione 181 del 1947 dichiara che “uno stato arabo e uno stato ebraico indipendenti ... dovranno sorgere in Palestina”. I leader ebraici hanno immediatamente accettato la partizione. I leader arabi, inclusi gli stati membri delle Nazioni Unite, hanno rifiutato la risoluzione e non ne hanno mai consentito l’applicazione. Per loro non c’era posto per partizioni: volevano tutto il territorio per sé. Semplicemente non c’era posto per uno stato ebraico. L’unica cosa che seppero fare fu lanciare una campagna militare e terroristica contro gli ebrei.

Israele rispetta le risoluzioni ONU. Gli arabi no.



La risoluzione 194 del 1948 prevede il ritorno dei rifugiati che “desiderano vivere in pace con i loro vicini”. Israele ha accettato la risoluzione e, oltre ad aver accolto centinaia di migliaia di rifugiati ebrei fuggiti o cacciati dai paesi arabi, si è detta pronta ad ricevere circa cento mila rifugiati palestinesi. Peccato che la leadership arabo-palestinese pretenda il ritorno dei rifugiati e di tutta la loro discendenza, ossia 3 milioni e mezzo di palestinesi. In parole semplici, una ricetta per la distruzione del piccolo stato d’Israele che tra i suoi sei milioni di abitanti conta già un milione di cittadini arabi. Peccato anche che la risoluzione 194 sia stata rifiutata in primis dagli stati arabi stessi.

Israele rispetta le risoluzioni dell’ONU. Gli arabi no.



Le risoluzioni 242 del 1967 e 338 del 1973 invocano il rifiuto della violenza e negoziati bilaterali tra Israele e i suoi vicini arabi. Fanno appello ad Israele affinchè in cambio della pace restituisca i territori sui quali ha esteso il suo controllo in seguito alla guerra. I trattati di pace che Israele ha firmato con Egitto e Giordania si basano su queste due risoluzioni. Ad esse si richiamano direttamente anche gli accordi di Oslo e Washington firmati con i palestinesi. L’offerta di pace avanzata dal Primo Ministro Barak a Yasser Arafat nel 2000 era un chiaro tentativo di completare l’applicazione della 242 e della 338. Arafat ha rifiutato la proposta e ha pensato bene di lanciare una micidiale campagna terroristica. Israele rispetta le risoluzioni ONU. I palestinesi no.



La risoluzione 425 del 1978 invocava il rispetto dell’integrità territoriale del Libano e invitava il governo libanese a “garantire il ripristino della sua effettiva autorità” nel sud del Paese. Israele si è ritirata da tutto il territorio e l’ONU ha verificato la portata del ritiro sanzionando l’adempimento da parte israeliana a quanto prescritto dalla 425. Ad oggi il Libano non ha ancora preso controllo del suo territorio meridionale lasciando invece l’intera area nelle mani dell’organizzazione terroristica di Hizbullah che ne approfitta per continuare a lanciare attacchi terroristici contro i villaggi israeliani d’oltreconfine. Nel frattempo il governo francese assicura che Hizbullah è una legittima organizzazione con scopi sociali ed educativi. Il mancato adempimento da parte libanese della risoluzione 425 non sembra disturbare la Francia, membro permanente del Consiglio di Sicurezza. Israele adempie alle risoluzioni dell’ONU. Il Libano no.



Vero, si adottano due pesi e due misure quando si tratta di far rispettare le risoluzioni dell’ONU. Israele viene accusata di inadempienza, ingiustamente. L’Irak viene accusato di inadempienza, giustamente. I palestinesi non sono accusati di inadempienza. E nemmeno il Libano.



Certi europei che di recente si sono affrettati ad emettere giudizi sul rispetto delle risoluzioni da parte d’Israele farebbero meglio a ripassarsi un po’ di storia prima di dar fiato alle trombe. Certo, è comprensibile il loro desiderio di compiacere il mondo arabo con dichiarazioni che trasudano doppiezza e ipocrisia, ma prima o poi la verità viene a galla.



Per quanto ci riguarda siamo sicuri che la presidenza italiana all’Unione Europea che avrà inizio a luglio saprà come allontanare l’Unione da queste falsità e cosi’ facendo rafforzerà l’Europa e renderà più costruttivo il suo ruolo nel Medio Oriente. Accuse automatiche e menzogne ai danni di Israele riflettono l’opinione di quei leader europei che hanno interessi diversi dalla verità e dalla giustizia.





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Bambini e Terrore
by daniel Monday, Apr. 07, 2003 at 10:06 AM mail:

sfruttamento e sacrificio di bambini da parte del terrorismo palestinese
Gennaio 2003

Sin dallo scoppio della violenza palestinese e dell’ondata di terrorismo dal settembre 2000, i Palestinesi hanno posto i loro bambini in prima linea al conflitto. Bambini hanno preso parte a dimostrazioni violente, servendo da scudi umani per i criminali armati che stavano dietro di loro e sparavano ai soldati e ai civili israeliani.

L'Autorità palestinese continua a chiudere un occhio su questo fenomeno, e non ha mai adottato nessuna misura per impedire ai suoi bambini di essere trasformati in armi e scudi dai terroristi.

Chiunque abbia un po’ di confidenza col sistema di istruzione palestinese non rimarrà sorpreso da questo fenomeno: i testi scolastici palestinesi sono pieni di bugie viziose e di incitamento contro Israele e gli ebrei, trasmettendo chiaramente il messaggio che la violenza non solo è lecita ma anche auspicabile. Inoltre i libri di testo palestinesi non contengono alcun riferimento a Israele e non fanno alcuna menzione del processo di pace cominciato oltre un decennio fa a Madrid.


Nell'estate del 2000, nel pieni dei negoziati di pace tra l'Autorità palestinese e Israele varie televisioni di tutto il mondo mandarono in onda dei servizi sui campi estivi palestinesi. I bambini che frequentavano questi campi erano addestrati all'uso di armi invece che a divertirsi con giochi e attività come tutti i loro simili nel mondo.

Organizzazioni terroristiche palestinesi si avvalgono sempre piu' di bambini e di minori in atti di terrorismo. Nel corso degli ultimi nove mesi, piu' di tredici minori palestinesi hanno compiuto, o tentato di compiere, attacchi suicidi. Chiaramente viene sfruttato l'aspetto innocente dei bambini per poter compiere queste atrocità. Questo fenomeno viola chiaramente i diritti universali di questi bambini, così come stabilito dalla Convenzione Internazionale dei Diritti del Bambino (convenzione che Israele ha sottoscritto), e dovrebbe essere di grande preoccupazione per la comunità mondiale. Non è nient’altro che il vergognoso sfruttamento di giovani innocenti da parte di organizzazioni terroristiche.

Riportiamo di seguito alcuni esempi di attacchi nei quali sono stai coinvolti minori palestinesi:

JamiI Hamid, 16 anni, di Betlemme, arruolato da Al-Fatah, si è fatto esplodere il 31 marzo 2002, fuori di una clinica medica a Efrat, ferendo sei cittadini israeliani.

Shirin Rabiya, una ragazza di 15 anni, trattenuta per interrogatori quando l’esercito israeliano entrò a Betlemme, ammise di essere stata reclutata da suo zio, un vecchio attivista dei Tanzim nell'area, per compiere un attacco suicida in Israele.

Anwar Hamad, un giovane diciassettenne di Rafiah, fu inviato per portare a termine un attacco suicida contro una convoglio di veicoli dell’esercito israeliano nella Striscia di Gaza. Prima del suo reclutamento da parte di Al-Fatah, Anwar, un adolescente analfabeta e privo di istruzione, era coinvolto nell'uso e nel traffico di droga.

Muhammed Abu Khader, uno studente di 17 anni originario di Nablus, ma attualmente abitante a Tamoun: il 2 agosto 2001 fu scoperto mentre tentava di abbordare un autobus israeliano vicino a Beit Shean, mentre indossava una bomba.

Mahmoud Qudsi, studente liceale di 17 anni di Tulkarem: fu bloccato vicino alla città israeliana di Tira, mentre portava una cintura esplosiva. Era in viaggio per compiere un attacco suicida.



Ahmed Salamiyeh, una sedicenne di Gaza, uccisa il 16 aprile 2002, nei pressi di Dugit, mentre portava due bombe-tubo e una bottiglia di esplosivo.

Hitam Assad Abu Shouka, un ragazzo di 14 anni che vive a Sheikh Radwan, fu ucciso insieme con un altro terrorista vicino al recinto protettivo di Dugit, il 18 aprile 2002. Addosso gli furono trovati due bombe-tubo, un coltello da commando e una mappa della Striscia di Gaza in cui erano evidenziati degli obiettivi ebraici.

Durante i combattimenti nel campo profughi di Genin, un quattordicenne fu fermato, e gli fu chiesto consegnare la sua borsa per un’ispezione. Il ragazzo gettò la borsa e tentò di fuggire. La borsa conteneva tre bombe-tubo del peso di 4,5 kg.

Il 23 aprile tre minori palestinesi furono uccisi, mentre tentavano di infiltrarsi nella comunità di Netzarim. I tre erano armati di ordigni esplosivi, granate a mano, coltelli e un'ascia. Fonti palestinesi riportarono che i tre ragazzi, Yousuf Zakout, 14 anni, IsmaiI Abu Nada, 13 anni, e Anwar Khamdouna, 13 anni, avevano precedentemente partecipato a una riunione nella quale la gioventu' era stata incoraggiata a compiere attacchi contro Israele.

Questi giovani, ragazzi e ragazze, sono incoraggiati dall'Autorità palestinese - e spesso anche dai loro stessi genitori - a raggiungere lo status glorioso del "martirio". Vengono istruiti e cresciuti in un ambiente di odio verso gli altri esseri umani, ma essi stessi diventano delle vittime, apparentemente per il bene della società palestinese.

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Le Vittime
by daniel Monday, Apr. 07, 2003 at 10:07 AM mail:

Nello stesso arco di tempo 70 bambini e giovani israeliani sono stati uccisi da terroristi palestinesi in discoteche e ristoranti, feste private e celebrazioni religiose, presso fermate di autobus e su scuolabus, e anche nelle loro stesse case. Ovunque essi sono state le vittime innocenti di un terrorismo indiscriminato.


Segue un elenco di bambini israeliani assassinati da terroristi palestinesi a partire dal settembre 2000:



21novembre 2000 - Itamar Yefet, 18 anni, di Netzer Hazani, morì per una ferita d’arma da fuoco alla testa, causata dal fuoco di un cecchino palestinese allo snodo stradale di Gush Katif.



17 gennaio 2001, Ofir Rahum, 16 anni, di Ashqelon si recò a Gerusalemme per incontrare una giovane donna con la quale aveva avuto dei contatti via internet. Lei lo condusse poi verso Ramallah. Arrivati in un posto prestabilito, un altro veicolo si accostò e dal suo interno tre banditi palestinesi gli spararono più di 15 colpi. Un terrorista portò via il corpo di Rahum e andò a scaricarlo, mentre gli altri fuggirono nel secondo veicolo.



26 marzo 2001 - Shalhevet Pass, 10 mesi, uccisa dal fuoco di un cecchino mentre giocava in un parco, all'entrata del quartiere Avraham Avinu di Hebron.



28 marzo 2001 – Eliran Rosenberg-Zayat, 15 anni, di Ghivat Shmuel e Naftali Lanzkorn, 13 anni, di Petah Tikva, furono uccisi in un attacco suicida alla stazione di servizio Mifgash Hashalom ("incontro" di pace) di Neve Yamin, a est di Kfar Saba, mentre aspettavano il loro scuolabus.



9 maggio 2001 - Yossi Ish-Ran, 14 anni, e Kobi Mandell, 14 anni, entrambi di Tekoa, furono trovati lapidati in una caverna a circa 200 metri da Tekoa, nel sud del deserto di Giudea, dove vivevano.



1 giugno 2001 - Marina Berkoviski, 17 anni, di Tel Aviv; Ilya Gutman, 19 anni, di Bat Yam; Anya Kazachkov, 16 anni, di Holon; Katherine Kastaniyada-Talkir, 15 anni, di Ramat Gan; Aleksei Lupalu, 16 anni, dell'Ucraina; Mariana Medvedenko, 16 anni, di Tel Aviv; Irina Nepomneschi, 16 anni, di Bat Yam; Yelena Nelimov, 18 anni, di Tel Aviv; Yulia Nelimov, 16 anni, di Tel Aviv; Raisa Nimrovsky, 15 anni, di Netanya; Simona Rodin, 18 anni, di Holon; Liana Sakiyan, 16 anni, di Tel Aviv; Maria Tagilchev, 14 anni, di Netanya; Irena Usdachi, 18 anni, di Holon uccisi quando un attentatore suicida si fece esplodere fuori della discoteca Dolphinarium di Tel Aviv, sul lungomare, poco prima della mezzanotte di venerdi. Yael-Yulia Sklianik, 15 anni, di Holon e Yevgenia Dorfman, 15 anni, di Bat Yam morirono per le ferite riportate nell’attacco. Altre cinque persone furono uccise e 120 ferite nell’esplosione.



11 giugno 2001 - Yehuda Shoham, 5 mesi, di Shilo, morì a causa delle ferite subite in una fatale sassaiola, avvenuta il 5 giugno. Egli era stato ferito in modo critico da una pietra gettata contro la macchina della famiglia presso Shilo, in Samaria.



24 luglio 2001 - il corpo di Yuri Gushchin, 18 anni, di Gerusalemme, brutalmente assassinato, con segni di pugnalate e ferite d’arma da fuoco, fu ritrovato a Ramallah.

26 luglio 2001 - Ronen Landau, 17 anni, di Ghivat Ze'ev, fu ucciso da colpi sparati da terroristi palestinesi, mentre tornava a casa da Gerusalemme con suo padre.

9 agosto 2001 - Tehila Maoz, 18 anni, di Gerusalemme; Michal Razielf, 16 anni, di Gerusalemme; Malka Roth, 15 anni, di Gerusalemme; Ra’aya schijveschuurder, 14 anni, di Neria; Avraham Yitzhak schijveschuurder, 4 anni, di Neria; Hemda schijveschuurder, 2 anni, di Neria; Tamara Shimashvili, 8 anni, di Gerusalemme; e Yocheved Shoshan, 10 anni, di Gerusalemme, furono uccisi assieme ad altre sei persone in un attacco suicida alla pizzeria Sbarro, all'angolo di King Gorge street e Jaffa Road, nel centro di Gerusalemme. 130 persone furono ferite nell'attacco.

9 agosto 2001 - Aliza Malka, 17 anni, studentessa al Kibbutz Merav, fu uccisa da terroristi in una sparatoria all'ingresso del kibbutz, nella regione di Ghilbòa, a ovest di Beit Shean. Tre adolescenti che erano con lei nella macchina furono ferite, una in modo grave.

4 novembre 2001 - Shoshana Ben-Yishai, 16 anni, di Betar IIit e Menashe (Meni) Regev, 14 anni, di Gerusalemme furono uccisi da un terrorista palestinese, che aprì il fuoco con un mitra, poco prima delle 4 di sera, contro l’autobus della linea 25 dell’Egged, allo snodo del quartiere di French Hill, a Gerusalemme nord. 45 persone furono ferrite nell’attacco.

1 dicembre 2001 - Assaf Avitan, 15 anni, di Gerusalemme; Israel Ya'akov Danino, 17 anni, di Gerusalemme; Yosef EI-Ezra, 18 anni, di Gerusalemme; Golan Turgeman, 15 anni, di Gerusalemme; e Adam Weinstein, 14 anni, di Ghivon Hahadasha furono uccisi, mentre 180 persone furono ferite, di cui 17 gravemente, quando degli ordigni esplosivi furono fatti esplodere da due attentatori suicidi, verso le 11:30 di sabato sera a Ben Yehuda Street, l’isola pedonale al centro di Gerusalemme. Un’autobomba esplose circa 20 minuti più tardi. Hamas rivendicò l'attacco. Ido Cohen, 17 anni, di Gerusalemme, ferito fatalmente nell'attacco, morì in seguiti alle ferite l’8 dicembre. Altre cinque persone furono uccise nell'attacco.

12 dicembre 2001 - Yair Amar, 13 anni, di Emmanuel; Avraham Nahman Nitzani, 17 anni, di Betar Ilit e altre nove persone furono uccise da tre terroristi che attaccarono l’autobus della linea 189 della compagnia Dan, e molte macchine di passeggio, con bombe a mano, granate anticarro e fuoco di armi leggere, all'ingresso di Emmanuel, in Samaria, alle 6:00 di sera. Altre 30 persone rimasero ferite nell’attacco. Al-Fatah e Hamas rivendicarono l'attacco.

6 febbraio 2002 - Yael Ohana, 11 anni, fu assassinata in casa sua da un terrorista armato che si infiltrò nel centro abitato di Moshav Hamra, a metà strada tra Gerico e Beit She'an, nella Valle del Giordano, la sera del mercoledì e aprì il fuoco. Anche la madre di Yael, Miri, e un soldato riservista dell’esercito israeliano furono uccisi nell'attacco. Il terrorista che penetrò nella casa degli Ohana indossando l’uniforme dell’esercito israeliano, fu poi ucciso dalle forze di Tsahal (l’esercito israeliano). Al-Fatah e Hamas rivendicarono l’attacco.

16 febbraio 2002 - Nehemia Amar, 15 anni, e Keren Shatsky, 15 anni, entrambi di Ghinot Shomron, furono uccisi e circa 30 persone furono ferite, di cui sei in modo grave, quando un attentatore suicida si fece esplodere, sabato sera, in un pizzeria nel centro commerciale di Karnei Shomron, in Samaria. Rachele Theler, 16 anni, di Ghinot, morì il 27 febbraio a causa delle ferite riportate. Il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina rivendicò l'attacco.

2 marzo 2002 - dieci persone furono uccise, tra cui Shiraz Nehmad, 7 anni, e Liran Nehmad, 3 anni, di Rishon LeZion, Shaul Nehmad, 15 anni, di Rishon LeZion, Lidor Ilan, 12 anni, e sua sorella Oriah, 18 mesi, di Rishon LeZion, Ya'akov Avraham Eliyahu, 7 mesi, di Gerusalemme, mentre oltre 50 furono i feriti, di cui 4 in modo critico, durante un attacco suicida, alle 19:15 di sabato, nei pressi di una yeshivà, nel quartiere ultra-ortodosso di Bet Israel, nel centro di Gerusalemme, dove molte persone si erano riunite per la celebrazione di un bar-mitzva. Il terrorista fece esplodere la bomba nei pressi di un gruppo di donne che aspettavano con i loro bambini nei passeggini i loro mariti, per lasciare la sinagoga vicina. Le Brigate dei Martiri di AI-Aqsa di Al- Fatah rivendicarono l'attacco.

7 marzo 2002 - Arik Krogliak di Beit EI, Tal Kurtzweil di Bnei Brak, Asher Marcus di Gerusalemme, Eran Picard di Gerusalemme e Ariel Zana di Gerusalemme, tutti diciottenni, furono uccisi, e 23 persone furono ferite, di cui quattro gravemente, quando un bandito palestinese penetrò all’interno dell'accademia di addestramento pre-militare, nell’insediamento di Atzmona, nel blocco di Gush Katif. Hamas rivendicò l'attacco.

9 marzo 2002 - Avia Malka, 9 mesi, del Sud Africa, e un altro civile furono uccisi, mentre 50 persone furono ferite molto gravemente, quando due palestinesi aprirono il fuoco e lanciarono granate contro automobili e pedoni nella città costiera di Netanya, la sera di sabato, nei pressi del lungomare e degli hotel della città. I terroristi furono uccisi dalla polizia di confine israeliana. Le Brigate dei Martiri di AI-Aqsa di Al-Fatah rivendicarono l'attacco.

12 marzo 2002 - Atara Livne, 15 anni, del Kibbutz Vanita, fu uccisa quando due terroristi aprirono il fuoco, in un’imboscata contro delle vetture israeliane in viaggio tra Shlomi e il Kibbutz di Metzuba, presso il confine settentrionale col Libano. Cinque persone, tra cui la madre di Atara, Lynne, furono uccise, e sette furono ferite. L’esercito israeliano uccise i due banditi, che erano travestiti con le uniformi di Tsahal, e compì ricerche a larga scala per trovare altri eventuali terroristi.

17 marzo 2002 - Noa Auerbach, 18 anni, di Kfar Sava, fu uccisa e 16 persone furono ferite quando un terrorista aprì il fuoco sui passanti, nel centro di Kfar Sava. Il bandito fu ucciso dalla polizia.

29 marzo 2002 - Rachel Levy, 17 anni, fu uccisa assieme alla guardia di sicurezza, e 28 persone furono ferite, di cui due gravemente, quando un attentatore suicida donna si fece esplodere al supermercato di Kiryat Yovel, a Gerusalemme. Le Brigate dei Martiri di AI-Aqsa di Al-Fatah rivendicarono l'attacco.

31 marzo 2002 – 14 persone furono uccise, tra cui Ran Koren, 18 anni, e Gai Koren, 15 anni, Orly Ofir, 16 anni, Ofer Ron, 18 anni, e Adi Shiran, 17 anni, tutti di Haifa, mentre oltre 40 furono i feriti, in un attacco suicida a Haifa, nel ristorante Matsa della stazione di servizio presso il centro commerciale “Grand Canyon”. Hamas rivendicò l'attacco.

27 aprile 2002 - Danielle Shefi, 5 anni, una delle quattro persone uccise da terroristi, vestiti con uniformi di Tsahal, e con attrezzatura da combattimento, penetrarono nel centro abitato di Adura, a ovest di Hebron. I terroristi entrarono in molte case, e uccisero Danielle, che stava giocando nella camera da letto dei suoi genitori con la madre e due fratelli più piccoli. Il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina rivendicò l’attacco.

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QUESTA GENTE CHE COLPE AVEVA?
by daniel Monday, Apr. 07, 2003 at 10:09 AM mail:

ERA GIUSTO CHE MORISSERO?!COME NON E' GIUSTO CHE MUOIANO IN PALESTINA...........I CIVILI PAGANO SEMPRE PER GLI ERRORI DELLE RISPETTIVE LEADERSHIP POLITICHE......

NO AL PACIFISMO A SENSO UNICO...

SE PIANGETE TANTO PER I CIVILI PALESTINESI PERCHE' NON FATE LO STESSO PER QUELLI ISRAELIANI?ALLORA CHI FA DIFFERENZE TRA I MORTI?


NO MORE WAR!!!!!!

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x daniel
by Generale Monday, Apr. 07, 2003 at 1:33 PM mail:

i volontari aiutano chi ne ha piu bisogno: ora prova a fare un paragone tra un civile israeliano che ha alle spalle uno stato e un civile palestinese, magari di gaza, che non ha niente su cui contare... tranne forse l aiuto di qualcuno che rischia il suo culo e le sue comodita..
ripeto: vieni a vedere con i tuoi occhi prima di giudicare quello che fanno gli altri...
( io eviterei di postare articoli presi da libero, che ne dici?)

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x generale
by daniel Monday, Apr. 07, 2003 at 1:57 PM mail:

io parlavo di colpe...forse il civile israeliano ha meno diritto di vivere di un palestinese?!E' questo che non capisco,non voglio dare ragione a Israele,ma vorrei che fosse ben chiaro che le colpe le hanno entrambe le parti...questo non si dce mai...sembra,da come la descrivete voi,che Israele faccia la guerra da solo mentre invece combatte davanti ad un nemico molto pericoloso,Se i palestinesi non hanno nessuno non e' certo colpa d'Israele,i Palestinesi sono schiavizzati e tenuti nella piu' completa ignoranza da un'elite politico/militare che non ha niente da invidiare a quella irachena...dimmi un po':secondo te e' giusto che Arafat dia 1000$ ad ogni ospedale,ufficio pubblico,scuola per ogni foto di martiri appesa ai muri con incitamenti a fare lo stesso quando i bambini palestinesi muoiono di fame?potrei fare altri 1000 esempi della situazione tragica palestinese....
Dovrei andare a vedere?cosa intendi?!io in Israele ho la famiglia,ho perso molte persone care in questa sporca guerra,e ti assicuro che vorrei che finisse domani....io la situazione la conosco molto bene,,,,hai mai ricevuto una telefonata che ti diceva:"Ah..il tuo amico/fratello/padre/madre sono saltati in aria in un bar?" beh..io si...quindi di che parli?!

NO MORE WAR!!!!

W ISRAELE W PALESTINA
2 POPOLI2 NAZIONI

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Paradossi
by Alvy Monday, Apr. 07, 2003 at 2:06 PM mail:

E' strano: Io e Daniel ci battiamo per riconoscere i diritti di entrambe le parti, condannando sia gli sbagli d'Israele che quelli dei palestinesi. Chi ci risponde, invece, condanna solo Israele e santifica i palestinesi.
Chi è più "di parte"?

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re
by Generale Monday, Apr. 07, 2003 at 2:15 PM mail:

che tu abbia perso qualcuno a te caro mi dispiace.
e una sporca guerra come la chiami tu e io sono d accordo..
non ho mai detto che arafat e l anp siano esenti da colpe e infatti io qui lavoro con la societa civile e la gente qualunque che subisce le decisioni sbagliate dei suoi leader..
il mio punto di vista e quello di una persona che si da da fare per aiutare chi vive nella disperazione quotidiana, e comunque si mi sono arrivate telefonate in cui mi si annunciava la morte di qualche amico..
la condizione e pessima per tutti, ma per qualcuno e peggio e questo tu non lo puoi negare..
magari sei stato in israele, ma non credo che tu sia mai stato nei territori...
io li ho visti entrambi e non alcun dubbio su dove e necessario andare a dare una mano..
ho poche certezze nella vita ma questa e una di quelle

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